Chi non fisica non rosica

Questa lunghissima e straordinaria discussione, una delle più articolate mai emerse dal nostro club online di ucronisti, comincia con la solita proposta del nostro Webmaster William Riker:

Nel 1896 il fisico francese Henri Becquerel, che si stava dedicando allo studio della fosforescenza dei sali di uranio, mise questi ultimi nello stesso cassetto in cui teneva delle lastre fotografiche protette contro la luce. La mattina dopo si accorse che le lastre erano rimaste impressionate anche se non erano mai state esposte alla luce del sole. Pare che altri prima di lui fossero incorsi nello stesso incidente, ma avevano buttato via le lastre dopo aver preso a pedate i loro assistenti per la scarsa cura del materiale. Becquerel invece concluse che l'uranio emetteva dei raggi misteriosi capaci di impressionare le lastre: aveva scoperto la radioattività. Ma se anche lui dà la colpa al suo assistente e butta via tutto?

Lo stesso anno la brillante studentessa polacca Maria Sklodowska non può dedicare la propria tesi di laurea allo studio della radioattività, preferendo studi di chimica, e così non sposerà mai il suo professore Pierre Curie, e di conseguenza non diverrà mai Marie Curie. Naturalmente è probabile che la radioattività venga scoperta comunque nei dieci o vent'anni seguenti (da Ernest Rutherford o da Enrico Fermi), ma senza il genio della Curie la Fisica Atomica e la Fisica Nucleare stenteranno a decollare, anche lo sviluppo della Meccanica Quantistica sarà più lento, e di conseguenza il Progetto Manhattan non partirà, e non verranno gettate le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Paradossalmente però, se lo sviluppo della tecnologia nucleare sarà più lento, presumibilmente si arriverà ad uno scontro armato tra USA ed URSS con armi convenzionali, mancando il deterrente nucleare rappresentato da un'arma troppo terribile per essere usata...

.

Gli risponde subito Falecius:

La cosa più interessante sarebbe vedere, rispetto al POD, come (e dove) si sviluppa di più la ricerca sulla radioattività e simili senza la scoperta di Becquerel e i successivi studi della Sklodowska. Riker, pensi di poter sviluppare una Timeline approssimativa, in modo che possiamo vedere meglio gli effetti sulla II Guerra Mondiale?

.

Il nostro Webmaster non si fa certo pregare:

1900: prima ipotesi quantistica di Max Planck per interpretare lo spettro di corpo nero.

1905: con la sua memoria "Über einen die Erzeugung und Verwandlung des Lichts betreffenden heuristischen Gesichtspunkt", Albert Einstein interpreta l'effetto fotoelettrico sulla base della teoria quantistica; ma, in assenza di ricerche dirette sulla natura dell'atomo, la sua scoperta resta per il momento senza conseguenze.

1911: Maria Sklodowska si dedica alla chimica fisica e scopre la superconduttività (nella HL la scoperta è di K. Onnes), per cui riceverà il Premio Nobel.

1916: Einstein formula la teoria della Relatività Speciale con il testo "Die Grundlage der allgemeinen Relativitätstheorie".

1926: Enrico Fermi scopre per caso la radioattività presso la Facoltà di Fisica dell'Università di Roma in via Panisperna, e per questo riceve il Premio Nobel nel 1930.

1928: Ernest Rutherford isola il radio dalla pechblenda, minerale d'uranio nero come la pece. Condividerà il Nobel con Fermi.

1930: Rutherford isola la particella alfa e formula il suo modello atomico planetario.

1932: realizzata con un ritardo di vent'anni la camera a nebbia per lo studio delle particelle elementari.

1933: atomo quantomeccanico ipotizzato da Niels Bohr con vent'anni di ritardo, rispolverando le idee di Planck e di Einstein. Rutherford gli replica: "Così non va. Non capisco perchè lei usi la meccanica classica il lunedì, il mercoledì e il venerdì, e quella dei quanti il martedì, il giovedì e il sabato."

1934: Victor Louis de Broglie ipotizza la duplice natura onda-particella della materia. Henry Moseley misura la massa nucleare per mezzo dei raggi X.

1936: Arnold Sommerfeld perfeziona il modello quantomeccanico di Bohr, senza però risolvere il problema della coesistenza in esso di due fisiche inconciliabili fra loro.

1937: Ettore Majorana, discepolo prediletto di Enrico Fermi, sviluppa l'Equazione di Majorana (da noi detta Equazione di Schrödinger) che descrive ogni fenomeno quantistico. Per questo riceve il Premio Nobel nel 1939; rincuorato dalla scoperta e lontano dal pensare che essa possa portare alla bomba atomica, non sparisce nel nulla e prosegue la sua attività accademica.

1938: in seguito alle leggi razziali che colpiscono sua moglie Laura Capon, Enrico Fermi emigra negli USA. La sua cattedra di Fisica Atomica è affidata ad Ettore Majorana.

1939: Wernher Heisenberg formula la meccanica delle matrici e scrive il Principio di Indeterminazione. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale rallenta lo sviluppo della meccanica quantistica.

1941: Ettore Majorana formula la teoria del decadimento beta.

1942: Enrico Fermi a Chicago costruisce il primo ciclotrone. Realizzato il primo computer a valvole, l'ENIAC.

1944: Edoardo Amaldi a Roma scopre la radioattività artificiale.

1946: gli americani, che l'anno prima hanno invaso l'arcipelago giapponese, il 9 agosto prendono Tokyo con gravi perdite, mentre Hokkaido è occupata dai Sovietici. Fine della Seconda Guerra Mondiale e spartizione dell'arcipelago in Giappone del Sud filoamericano e Giappone del Nord filosovietico.

1949: il Blocco di Berlino provoca un attacco preventivo anglofrancoamericano contro l'Unione Sovietica; Italia e Germania da nemiche si trasformano in alleate degli occidentali. Scoppia la Terza Guerra Mondiale che finisce di distruggere l'Europa. Mao partecipa alla guerra a fianco dell'URSS. Durante la guerra le colonie inglesi e francesi approfittano del caos per rendersi indipendenti in massa, a partire dall'India.

1952: Stalin viene a sapere da Bruno Pontecorvo, discepolo di Fermi fuggito in URSS appena prima della guerra, che è possibile realizzare un'arma nucleare di devastante potenza, e mobilita tutti i suoi scienziati, ma Igor' Vasil'evič Kurčatov, il più grande fisico russo, sabota volontariamente il progetto per impedire che venga messa a punto un'arma così terrificante. Intanto Enrico Fermi a Chicago accende il primo reattore nucleare nella palestra di un college. Subito il presidente Harry Truman dà il via al progetto Manhattan, precettando tutti i fisici dell'occidente. Sono esclusi Einstein e Bohr, sospettati di simpatie comuniste, ed Ettore Majorana, che si ritira in convento ed abbraccia gli ordini religiosi per non partecipare alla costruzione di un'arma di distruzione di massa. Il progetto è diretto da Robert Oppenheimer.

1953: muore Stalin, alla guida dell'URSS gli succede Vjačeslav Molotov. Mao è sconfitto da Chang Kai-Shek e la Cina esce dal conflitto.

1955: la Terza Guerra Mondiale volge già alla fine con l'arretramento dei sovietici su tutti i fronti, quando il 6 agosto la città di Tula, 200 Km a sud di Mosca, è cancellata dalla faccia della Terra da un ordigno nucleare sganciato dal bombardiere americano "Enola Gay" al comando di Paul Tibbets. L'URSS è costretta a chiedere l'armistizio. Il vecchio Einstein, appresa la notizia, muore di dolore. "La Fisica ha conosciuto il peccato originale", commenta sconsolato Niels Bohr.

1956: fondazione della Comunità Europea ad opera di Aldo Moro, Konrad Adenauer, Albert Schumann e Anthony Eden. Nella conferenza di pace di Washington l'URSS e la Jugoslavia sono smembrate nelle repubbliche che le compongono, Germania e Giappone si riunificano.

1957: Maria Sklodowska muore a 90 anni senza essersi mai sposata, ma dopo aver ricevuto due premi Nobel, uno per la fisica e uno per la chimica.

1959: Inghilterra e Francia si dotano dell'ordigno atomico. Crisi di Suez: gli ex alleati della guerra contro l'URSS, USA ed Europa, entrano in conflitto per la spartizione del mondo in zone d'influenza. La Russia si schiera con l'Europa, la Cina Nazionalista e le repubbliche centroasiatiche con gli americani. Inizia la Guerra Fredda tra Stati Uniti e Comunità Europea, basata sull'equilibrio del terrore.

1962: la Crisi di Cuba (Fidel Castro è filoeuropeo) porta il mondo sull'orlo del baratro, ma Giovanni XXIII lancia un appello per la pace e riesce a scongiurare il conflitto.

1964: Enrico Fermi muore di cancro per aver maneggiato i neutroni con troppa disinvoltura.

1969: Richard P. Feynman formula la teoria quantistica dei campi.

1971: scoperta, con grande ritardo, dei mesoni Pi Greco e del leptone Mu.

1975: il ritardo della meccanica quantistica impatta sullo sviluppo del transistor, che solo in quest'anno viene messo a punto da Bill Gates e Paul Allen, fondatori della MicroTran.

1979: primo sbarco umano sulla Luna ad opera degli americani, che battono sul tempo gli europei.

1983: l'abate Ettore Majorana muore nel suo convento siciliano a 77 anni. Carlo Rubbia propone il modello a quark.

1989: distensione tra USA ed Europa grazie all'opera di Giovanni Paolo II. Fine dell'equilibrio del terrore ed inizio del disarmo atomico.

1992: la Comunità Europea diventa Unione Europea con proprio parlamento e propria costituzione.

1995: messo a punto da Bill Gates il primo processore, con grandissimo ritardo rispetto alla nostra Timeline.

2000: commercializzato dalla MicroTran il primo sistema operativo, MT DOS, destinato ad essere usato su Personal Computer che solo ora cominciano a diffondersi in ogni casa. Internet è di là da venire e l'era informatica è appena agli esordi. Anche la guerra terroristica scatenata da Bin Laden contro l'Occidente è più limitata negli effetti, non potendo contare sul Web come mezzo di propaganda.

2008: inizia la diffusione su larga scala dei telefoni cellulari.

2012: inizia la diffusione su larga scala di Internet.

2015: la MicroTran rilascia il sistema operativo MT Windows 15, prima interfaccia grafica diretta della storia dell'informatica. Diffusione esponenziale dei Pc domestici nel mondo.

2030: primo esperimento di accensione di un reattore nucleare sperimentale a fusione (ITER) a Cadarache, nel Sud della Francia, realizzato da un consorzio di Unione Europea, Russia, Stati Uniti, India, Cina, Giappone e Corea del Sud.

William Riker

Le ultime parole famose di Albert...

Le ultime parole famose di Albert...

.

Questo è il commento di Vanessa, una studentessa del nostro Webmaster:

È impressionante come la decisione di una persona sola potrebbe cambiare il corso della storia!!

.

E Andrea Villa aggiunge:

La profezia di Gatling si è avverata. Richard Jordan Gatling (1818-1903) credeva che la sua mitragliatrice sarebbe stata un'arma così spaventosa che la gente non avrebbe combattuto più guerre, perché avrebbe avuto paura di usarla. Ovviamente la sua profezia non si avverò per la sua arma, ma per le bombe nucleari sì...

.

Ecco il parere di MAS, che si concentra su un aspetto particolare dell'ucronia:

Se l'atomica non pone fine alla II Guerra Mondiale (che finisce comunque nell'agosto del '45, in quanto il Giappone stava comunque maturando l'idea della resa e aveva chiesto, a fine luglio, ai sovietici di contattare gli Alleati occidentali, per studiare le formule della resa; i sovietici si guardarono bene dall'avvisare gli americani) e non viene inventata negli immediati anni successivi, si aprono due scenari.

1° scenario - Guerra subito

La guerra tra Alleati occidentali e URSS scoppia nel '45, addirittura prima della resa del Giappone; a Potsdam si arriva alla rottura tra gli ex-alleati e la conferenza si conclude con un nulla di fatto (Truman era meno visionario di Roosevelt e immaginiamo che Churchill vinca le elezioni); gli anglo-americani decidono di lanciare un attacco preventivo contro l'URSS, la data viene fissata per il 15 agosto.

Gli Alleati occidentali godono dell'assoluto dominio sui mari e dell'aria (l'Italia dopo un'improvvisa rottura tra Centro e Sinistra si schiera con l'America e si vede restituire tutta la flotta), mentre i nippo-sovietici (coi Maoisti) hanno una leggera supremazia nell'ambito terrestre.

Dopo alterne vicende (con guerre civili o quasi in Italia, Grecia, Jugoslavia e in altri paesi obbligati a schierarsi coi Sovietici), la guerra viene vinta nel 1947 dagli Alleati Occidentali che godono di uno strapotere industriale quasi imbarazzante: immaginatevi i sovietici privati delle pantagrueliche forniture americane con un'industria semidistrutta e praticamente privi di uomini da mandare al fronte (negli ultimi mesi di guerra i sovietici ebbero serie difficoltà a ripianare perdite, fortunatamente per loro in forte diminuzione e, che se i tedeschi fossero riusciti, non so come, a giungere ad un accordo di pace, entro il gennaio del '45 con gli anglo-americani, avrebbero potuto quantomeno fermare i russi sulla Vistola e forse ricacciarli da Polonia e Ungheria).

L'Italia (che più ci interessa) nel Trattato di Pace di Parigi del 1948, mantiene le frontiere alpine intatte, cede il Dodecaneso alla Grecia, concede l'indipendenza a Etiopia e Albania e mantiene le Colonie; la Germania vede il suo confine orientale posto sull'Oder-Neisse (la Neisse orientale ad est di Breslavia, che resta, unitamente a Stettino, in Germania; la Polonia riottiene la Galizia orientale e la zona di Grodno; i Paesi Baltici restano indipendenti e la Lituania oltre a Vilnius spartisce con la Polonia la Prussia Orientale; la Romania cede una parte (più piccola rispetto al Diktat di Vienna) della Transilvania all'Ungheria ma si riprende la Bessarabia; la Jugoslavia si sfascia in tante repubbliche indipendenti; La Russia diventa una dittatura militare e non ottiene alcun ingrandimento territoriale rispetto al '39 e viene privata di Bielorussia e Ucraina che diventano indipendenti; il Giappone viene sottoposto all'amministrazione americana quadriennale e nel '51 diventa una repubblica; la Cina (che recupera Manciuria e Formosa) resta in preda ad una feroce guerra civile che si conclude nel '50 con la vittoria dei Nazionalisti.

2° scenario - Guerra nel 1948.

La II Guerra Mondiale finisce con solo alcuni giorni di ritardo rispetto alla nostra Timeline con la resa del Giappone, aggredito anche dall'URSS e, sino all'estate del '48, non si hanno considerevoli variazioni se non la mancata rottura tra Tito e Stalin (che sarebbe sfociata, nella nostra Timeline nell'espulsione della Jugoslavia dal COMINFORM il 28/06/1948).

A seguito del Blocco di Berlino (iniziato il 24/06/1948) Truman decide di ascoltare il Generale Clay inviando una colonna corazzata verso Berlino (introducendo il 25/06 la leva obbligatoria, anzichè il 20/07/48 come nella ns. LT) il 28/06, lo scontro è inevitabile e nella prima fase vede una serie di vittorie sovietiche che giungono nel nord della Germania a Superare il Reno e ad occupare il Friuli, Salonicco e Istanbul.

Mentre nel campo occidentale ci sono contenute rivolte filo-sovietiche sopratutto in Italia e Grecia (sgominate nel sangue e con la messa fuori legge del PCI nel ns. paese), nel campo orientale scoppiano vere guerre civili in Polonia e Cecoslovacchia; la guerra di Corea scoppia con 2 anni d'anticipo, coi sovietici al posto dei Maoisti; la guerra civile cinese prosegue.

La situazione viene ribaltata nella primavera del 1949 quando con un immenso ponte aereo-navale, giungono in Europa e nell'Estremo Oriente le forze Americane mobilitate; la differenza tra l'apparato industriale americano (uscito illeso dalla II Guerra Mondiale) e quello sovietico (solo in fase di ricostituziome) è impressionante e i sovietici hanno inoltre il problema della mancanza di uomini da mandare al fronte (non si ripianano 16 milioni di maschi in età "militare" morti, in soli 3-4 anni).

Nell'estate del 1949 gli Occidentali liberano Berlino e Seoul e nell'agosto lanciano due atomiche (che nel frattempo sono state inventate) su Chernobyl e Polyarny ponendo fine alla guerra, con la resa incondizionata della Repubblica Russa (Stalin è stato abbattuto il 15/08 e verrà impiccato il 2 settembre 1950 al termine del Processo di Pietroburgo, contro i criminali di guerra sovietici).

Gli esiti territoriali in Europa sono abbastanza simili a quelli enunciati nel primo caso: l'Italia, che ha perduto Tenda, riottiene i confini ante-guerra con Jugoslavia e Albania (Capo Linguetta e Saseno) e in una sessione speciale del trattato di pace riottiene anche Somalia, Eritrea (in condominio con l'Etiopia) e la Tripolitania (la Cirenaica diviene un Regno indipendente sotto influenza britannica con gli Idrissidi sul trono).

.

Never75 aggiunge di suo:

Devo dire che mi piacciono tutte e due le ipotesi di MAS. Mi chiedo soltanto se nell'ipotesi 1 avverrebbe comunque la decolonizzazione di Asia ed Africa. Forse no.

.

L'interpellato gli risponde:

Quasi certamente sì, ma in modo più lento e, forse, indolore, sopratutto in Africa e ancor più in particolare nell'Africa "Nera"; in Asia dove il fenomeno ebbe maggiori connotati nazionalistici, legati al Giappone e alla sua politica di teorica coprosperità tra nazioni asiatiche indipendenti e slegate dai dominatori coloniali "bianchi", forse le cose non sarebbero andate in modo molto differente rispetto alla nostra Timeline (ovviamente i Cinesi Nazionalisti avrebbero dato una mano ai Francesi in funzione anti-comunista, ma avrebbero preteso comunque una rapida decolonizzazione).

.

Più apodittico invece Falecius:

La decolonizzazione avverrebbe di sicuro. Altri due anni guerra sarebbero micidiali per gli imperi europei.

.

Così commenta invece Enrico Pellerito:

L'ucronia è interessante, ma mi sorgono dei dubbi, che in parte esulano dal POD ipotizzato. Premetto che già nel 1983/1984, durante le polemiche e le reazioni innescate dal film "The Day After", lessi su un quotidiano la trama di un romanzo (non so dire se ucronico o fantascientifico) che parlava di un olocausto nucleare dovuto ad un conflitto che avrebbe visto gli ex alleati nella guerra contro il nazi-fascismo, combattersi alla fine degli anni quaranta; ciò vuol dire che quel periodo è stato avvertito come veramente uno dei più "delicati" come, ad esempio, sarebbe stato in seguito quello dovuto alla crisi dei missili di Cuba.

Sono d'accordo con MAS riguardo all'attacco preventivo contro l'URSS, Patton non era affatto l'unico che pensava bisognasse proseguire l'avanzata fino a Mosca, è però veramente necessario che al posto di Attlee ci sia Churchill. Inoltre, è ormai chiaro che alcuni ambienti militari USA erano propensi a non accelerare l'apertura di un fronte in Francia, sperando che tutti e due i contendenti ad est proseguissero nel dissanguarsi vicendevolmente, con benefici effetti bellici e post-bellici per l'Occidente. Parabola vuol dire che qualcuno prevedeva, prima o poi, di venire alle mani con Stalin. Ma fare ciò con ancora in piedi la guerra al Giappone? col fatto che poteva pur sempre rendersi necessaria una sanguinosa invasione di quell'arcipelago nemico?

Inoltre MAS ha detto: "...mentre i nippo-sovietici (coi Maoisti) hanno una leggera supremazia nell'ambito terrestre." Questa alleanza tra URSS, Giappone e Mao mi sembra un attimo azzardata, ma non nego che potrebbe pure starci, se le condizioni consentono un accordo tra Mosca e Tokyo.

Sempre il Nostro: "... la guerra viene vinta nel 47 dagli Alleati Occidentali che godono di uno strapotere industriale quasi imbarazzante". Qui vorrei puntualizzare il mio pensiero: non c'è dubbio che la potenza industriale degli USA è "spaventosamente" strapotente, e quella dell'URSS è parzialmente a terra (e nel caso di Terza Guerra Mondiale nel 1945, gli armamenti prodotti al di là degli Urali devono metterci sempre tempo per raggiungere il fronte, come però devono fare quelli americani costretti ad attraversare l'Atlantico); tuttavia gli aiuti di Washington a Mosca non li definirei "pantagruelici"; possono aver contribuito ad aiutare i Sovietici, ma non credo (e sono comunque pronto a fare marcia indietro se convinto da dati e notizie effettive) che abbiano inciso in maniera determinante. Penso, fino a prova contraria, che anche senza gli aiuti occidentali Stalin sarebbe riuscito a fermare i Tedeschi, data la quantità delle forze in campo.

Non nego, certamente, che all'inizio dell'operazione Barbarossa la "gestione" delle forze era molto più capace da parte della Wehrmacht, ma quando Guderian si accorse di come andavano le cose a Smolensk già nel luglio del 1941, di fronte ad un manifesto miglior coordinamento delle forze corazzate nemiche, scrisse che i Russi stavano cominciando ad imparare. E vorrei rimarcare il fatto che quando Hitler attaccò, non sapeva quante divisioni e quanti carri nemici avrebbe avuto di fronte in realtà, perchè, come ebbe a dire, non è detto che possedendo tali informazioni avrebbe iniziato la guerra contro l'URSS, perlomeno non in quelle condizioni.

Ciò non toglie che i Sovietici ebbero ancora parecchie perdite in uomini, mezzi e territorio (e che più di una volta chiesero di discutere un armistizio con i Tedeschi), ma il guaio fu che potevano permettersi tali "deficit" rispetto alla potenza germanica, che arrivò a raschiare il fondo del barile alla fine del conflitto; cosa sarebbe successo se le riserve tedesche fossero state più consistenti e non impegnate ad ovest?

E qui do ragione a MAS sul fatto che le perdite per i Sovietici stavano diventando motivo di pensiero, come pure riportato nel suo "2° scenario - Guerra nel '48... i sovietici hanno inoltre il problema della mancanza di uomini da mandare al fronte (non si ripianano 16 milioni di maschi in età "militare" morti, in soli 3-4 anni)."

Questi i punti che gradivo discutere, e che poi si discostano dal POD in questione, vertendo sulla questione se i Tedeschi avrebbero potuto sconfiggere l'URSS, argomento che m'interessa e che mi trova sempre pronto a discutere nella linea del "fertile contraddittorio". Io ritengo che l'URSS era un boccone troppo grosso da digerire per la Germania del 1941, anche se solo già impegnata contro il Commonwealth (diversa la cosa per gli USA del 1945 o del 1948, proprio per quanto MAS ha tecnicamente individuato e riportato), e neanche un mancato sbarco in Normandia avrebbe cambiato l'esito finale degli eventi, stante che se anche fosse fallito il suddetto sbarco, la potenza aerea alleata occidentale avrebbe pur sempre inciso sulla struttura industriale tedesca nel prosieguo del conflitto. Proprio questo, sempre secondo me, ha aiutato i Sovietici, non tanto gli aiuti occidentali quanto l'impegno che i Tedeschi avevano ad ovest di presidio dei territori conquistati e i danni consistenti dovuti all'azione aerea anglo-americana.

A mio giudizio i fatti parlano chiaro: la Germania creata da Hitler era una potenza "regionale", non "mondiale", e le sue risorse e la sua capacità industriale bellica non riuscirono a produrre al contempo un esercito totalmente motorizzato, una potente marina oceanica e un'aviazione di respiro strategico. Anche se Hitler ci fosse riuscito, avrebbe dovuto mantenere tali forze; avrebbe necessitato del carburante per farle "camminare" e il solo petrolio romeno non sarebbe stato sufficiente. Da qui la sbaglio di aprire un fronte ad oriente, senza aver prima risolto la lotta con Londra, e l'aggravarsi della situazione con la scelta di dichiarare guerra agli USA.

Venendo meno l'apporto di Washington, riuscendo ad arginare l'impatto britannico dei bombardamenti (di uno sbarco in Europa, in questo caso neanche a parlarne) e mantenendo una produzione bellica più indenne rispetto la nostra Timeline, forse le cose ad est avrebbero potuto avere un esito diverso, con una sostanziale guerra di posizione "moderna" del tipo di quella che ha coinvolto Irak e Iran nell'ultima fase del 1° conflitto del Golfo, senza che nessuno dei due contendenti riuscisse a prevalere sull'altro, salvo la creazione di ordigni atomici da parte di uno di essi (probabilmente la Germania) che avrebbe risolto il conflitto.

Tornando all'argomento iniziale, anche alcuni militari italiani, analisti di strategia del dopoguerra (Di Giambernardino, Fioravanzo, Mecozzi) prevedevano che un conflitto in quegli anni avrebbe visto, alla fine, la vittoria dell'Occidente sull'URSS, ma a prezzo della distruzione dell'Europa, già martoriata dal precedente conflitto. Insomma, i guai maggiori sempre per noi.

.

MAS risponde:

Per quanto riguarda l'invasione dell'arcipelago giapponese, le forze per gli sbarchi di novembre (Operazione Olimpic) nell'isola di Kyushu erano già in loco, quelli per gli sbarchi di marzo (Operazione Coronet) nella zona di Tokyo, andavano ancora definiti. 

Gli anglo-americani avevano combattuto contro Germania e Italia, in contemporanea col Giappone, avrebbero proseguito contro i sovietici e i nipponici (che erano allo stremo).

Riguardo invece all'alleanza tra URSS, Giappone e Mao, sarebbe stata un'alleanza "obtorto collo", visto che a quel punto sia i sovietici che i nipponici sarebbero stati in guerra contro gli Alleati Occidentali.

Dal 1941 al 1945 i russi ricevettero 16.651.000 tonnellate di merci strategiche e 400.000 mezzi da battaglia veri e propri, compresi i carri armati. Una nuova strada, che non fosse la stagionale dell'Artico (la solita per Arcangelo) o la lontana asiatica Siberia per far giungere rifornimenti a Stalin, venne aperta a fine '41 attraverso la Persia dello Shah. Da qui passarono anche 1025 aerei, al ritmo di 75 al mese. Tratto da (si riferisce al solo porto di Murmansk). Come riporta questo sito, soltanto durante il primo anno dopo l'entrata in vigore del programma d'aiuti, vennero sbarcati 3052 aerei (la Germania affrontò la campagna di Russia con 1830 aerei), 4048 carri armati (La Wehrmacht al 22 giugno 1941 possedeva 3580 carri armati), 520mila veicoli a motore di ogni genere (la Germania era entrata in guerra con 600mila veicoli). Sempre da quel porto, dei sedici milioni e mezzo di tonnellate forniti dall'America all'Unione Sovietica, quindici milioni raggiunsero la loro destinazione, quasi tutti via Murmansk. Queste forniture compresero. 13mila carri armati, 135mila mitragliatrici, 90 milioni di metri di panno per uniformi e undici milioni di paia di stivali per i soldati.

Probabilmente Stalin sarebbe riuscito a fermare i Tedeschi, data la quantità delle forze in campo, ma, senza i bombardamenti anglo-americani che misero letteralmente in ginocchio l'industria bellica e le infrastrutture tedesche, la guerra nazi-sovietica sarebbe durata molto di più, col rischio d'impantanarsi in una guerra statica. Una cosa però è certa: con l'entrata in guerra degli USA le speranze di vittoria dell'Asse
passarono dal 20-30% allo 0,00%.

Poi penso anch'io che se la guerra non fosse finita nel '45, i tedeschi sarebbero arrivati all'atomica con un netto anticipo sui sovietici: già a fine '44 furono fatti esperimenti in Meclemburgo e in Turingia con armi atomiche "sporche". Poco ma sicuro che l'Europa sarebbe uscita più che martoriata (e non solo fisicamente) da un prolungamento della Seconda Guerra Mondiale (pensiamo solo al problema dei Partiti Comunisti al potere o quasi in alcuni paesi occidentale, quali Francia e Italia, sopratutto nella variante del 1945).

.

Ancora Enrico:

Riguardo la questione degli aiuti alleati all'URSS, è chiaro che furono cospicui e, dati i numeri, definiamoli pure pantagruelici, ma la produzione sovietica, non per farne un vanto a Stalin e alla sua cricca, mi risulta essere stata maggiore in termini di forniture rispetto gli aiuti in questione, perlomeno per certi tipi di armamenti, artiglierie soprattutto, ma anche, in seguito, carri armati.

Per i carri e i semoventi forniti da USA, Regno Unito e Canada, ho letto una fonte che parla di più di 14.000 mezzi, e quindi concordiamo su tale dato per come riportato, ma anche ammesso che non li usassero tutti, preferendo quelli indigeni (il che non è vero) resta il fatto che i mezzi corazzati sovietici (compresi quelli leggeri) erano più di 19.000 nel giugno 1941, e che i Tedeschi ne distrussero buona parte dopo neanche tre mesi di combattimenti. Perciò l'esigenza di rimpinguare i reggimenti corazzati era più che sentita a Mosca.

E visto che siamo in tema, un aneddoto gustoso, tanto per stemperare il fatto che stiamo parlando di eventi che causarono milioni di morti: pare, ma non ho certezza della notizia, che non pochi carri armati provenienti dall'America venissero prelevati direttamente dagli stock destinati all'U.S. Army, e quindi avevano insegne di quell'esercito, che non sempre, per motivi di urgenza, i Sovietici cancellavano; risultato, le prime volte che i Tedeschi esaminarono qualche carro "americano" distrutto da loro, sembra avessero temuto l'arrivo degli Statunitensi da est.

In ogni caso, la totale motorizzazione dell'Armata Rossa si ottenne grazie agli aiuti alleati (350.000 autocarri e 78.000 jeep); prima era nelle stesse condizioni degli altri eserciti europei del tempo (come la stessa Wehrmacht), dotati cioè di un'insufficiente numero di automezzi per tutte le truppe. I Sovietici, poi, sembra furono i maggiori fruitori del caccia americano Bell P 39 Airacobra, tanto per citare un mezzo aereo di cui ricevettero 21.000 (!!!) esemplari.

Ammetto, dunque, che gli aiuti furono più che cospicui e che permisero di mantenere un certo livello quantitativo nell'attesa che l'apparato bellico sovietico elevasse i suoi standard produttivi; fra l'altro, vennero inviati all'URSS anche materie prime come certi metalli, oltre che viveri e medicinali. Ma tornando agli aspetti ucronici, anche senza tali aiuti, non credo tanto fattibile un crollo sovietico, vedo più che altro il rischio per la Germania d'invischiarsi in un conflitto ad est lungo e estenuante. Anche MAS ipotizza tale eventualità, ma mi sembra di capire in una situazione differente, dove, se non ho compreso male, gli aiuti ci sono ma vengono meno i bombardamenti anglo-americani sulla struttura industriale tedesca. E anche questo ci sta.

Non voglio assolutamente dimostrare che quanto detto da MAS è strumentale alle mie idee, io non credo che la Germania avrebbe trionfato sul fonte orientale, mentre lui ha sviluppato un ragionamento logico e consequenziale al riguardo, e che in futuro potrebbe anche convincermi, tengo solo a rimarcare sul fatto che per giungere ad una vittoria di Hitler su Stalin (che può anche starmi bene a patto che qualcuno faccia poi fuori Hitler ed elimini il nazismo) io ritengo necessario una pluralità di eventi coincidenti:

1. mancanza di impegni in Africa e nei Balcani per la Germania;
2. aiuti USA a Londra e Mosca solo nell'ottica della legge "Affitti e Prestiti", quindi non come un alleato coinvolto in guerra e che si accolla più massicce forniture;
3. attacco nipponico in Manciuria, Mongolia e Siberia;
4. già che ci siamo mettiamoci pure un attacco persiano da sud, per come ipotizzato da Dans;
5. infine l'azione aerea del Commonwealth è, almeno in parte, rintuzzata dalla Luftwaffe e dalla Flak.

Concorrendo tali condizioni, ma ci vogliono parecchi POD, l'URSS sarebbe prima o poi crollata, a prescindere della sua produzione, pur sempre cospicua e qualitativamente buona, di artiglierie, carri armati e aeroplani, produzione che avrebbe permesso di creare l'impasse per impantanare se stessa e la Germania nella guerra statica di cui si è detto, anche se poteva permettersi, per come accaduto realmente, di mandare al massacro migliaia di soldati in parte disarmati, senza uniforme e senza stivali. Per avverarsi il primo POD, non dobbiamo entrare in guerra noi, o, perlomeno non dobbiamo creare problemi tali da rendere necessario l'intervento di Rommel, né attaccare la Grecia, creando tutte le conseguenze come la crisi con la Jugoslavia. Il secondo POD si ha solo se non c'è attacco a Pearl Harbour, ma anzi, come contemplato nel punto successivo, Tokyo attacca i  Sovietici "alle spalle" e non segue i consigli di una parte degli ambienti militari che propendevano per una proiezione verso l'Indocina francese e la Thailandia; la cosa è fattibilissima, considerando che l'allora ministro degli esteri giapponese Matsuoka sollecitava un attacco contro i Sovietici, nonostante avesse lui stesso firmato un patto di non aggressione con l'URSS il 13 aprile del 1941, ed il primo ministro Konoye e il capo di stato maggiore della marina, ammiraglio Nagano, temevano la reazione americana (come ci sarebbe stata) nel caso di espansione verso sud. Il quarto POD è un'eventualità di cui non avevo mai letto prima, e che è comunque realistica, ma a patto che i Britannici non intervengano prima per appunto disinnescare questa minaccia nel "loro" Medio Oriente. L'ultimo punto è anch'esso realistico, e difatti, l'arrivo dei bombardieri americani provocò l'impennata dell'azione alleata tesa a disarticolare la struttura produttiva nazista; caso contrario, assisteremmo anche qui ad una guerra aerea "statica" (spero di essere chiaro nell'espressione e in ciò che intendo).

Forse, ripensandoci, si potrebbe limare un poco questa pluralità di POD, che io trovo sempre un po' troppo incidentale anche per un'ucronia (è una mia mania, lo ammetto, ma io propendo, possibilmente, per un solo POD per singola ucronia). Diciamo, allora, che anche considerando Rommel in Africa, anche con la necessità di presidiare Jugoslavia e Grecia, anche non volendo ritenere determinante un attacco persiano, vedo un unico POD che consente la caduta dell'URSS con cinquant'anni d'anticipo rispetto la nostra realtà: il Giappone attacca in Estremo Oriente e non si espande verso sud.

Ma arriva l'avvocato del diavolo che dice: e gli USA sarebbero rimasti con le mani in mano? non avrebbero chiuso i rubinetti del petrolio al Giappone? Qui torna l'annoso problema dell'Asse, cioè a dire la scarsezza di fonti energetiche. Durante la II guerra mondiale i carburanti in uso erano benzina, gasolio, benzina avio e olio combustibile, tutti derivati dalla raffinazione del petrolio, oppure il carburante sintetico ottenuto per idrogenazione del carbone e del catrame. A quanto ho letto, questo processo, usato dall'Asse, era più costoso della raffinazione del petrolio e i tempi di produzione notevolmente più lunghi. Inoltre, il livello energetico della benzina sintetica era inferiore rispetto quella ottenuta dal petrolio. Ho letto anche che l'idrogenazione in questione necessitava la presenza di altri componenti, dei quali Italia e Germania non possedevano poi molte scorte, non so però il Giappone.

Il problema dunque è se l'attacco su due fronti è abbastanza rapido da permettere, perlomeno all'impero giapponese, di evitare una crisi energetica. Secondo i testi da me consultati, verso la metà del 1941 il Giappone disponeva di scorte pari a 65 milioni di ettolitri, e in un contesto bellico attivo, tale entità si sarebbe esaurita, senza ulteriori rifornimenti, in meno di un anno e mezzo. Diamo per scontato un maggiore consumo di carburanti per spostare tutta l'armata giapponese presente nel Man-Chu-Kuo verso occidente, con un ritmo di consumi che esaurisca le scorte entro un anno a partire dal giungo 1941; a mio avviso tempo sufficiente per incontrarsi con i Tedeschi ad est degli Urali, e acquistare da loro il fabbisogno necessario dagli espugnati giacimenti del Caucaso.

Riguardo al conflitto del 1945 che opporrebbe l'Occidente ai nippo-sovietico-maoisti, è corretto che gli assetti per l'invasione del Giappone erano già in loco (per Olympic erano previste 14 divisioni e nell'aprile del 1945, nel Pacifico, Marines compresi, ne erano presenti 21), ma per Coronet si era programmato l'apporto di almeno due divisioni corazzate provenienti dall'Europa; per garantirsi, comunque, da qualunque impedimento, gli strateghi del Pentagono pensavano ad un massiccio trasferimento dall'Europa di 15 divisioni (10 di fanteria e 5 corazzate), e a forze aeree pari a 72 divisioni e 17 gruppi.

Se si deve attaccare l'Armata Rossa, è chiaro che nel Pacifico devono continuare a lavorare con quello che hanno (che non è poco) e dimenticarsi di ricevere rinforzi dall'Europa; ma ha ragione MAS, bastano e avanzano, considerando che i Giapponesi sono alle corde. Al limite, si può sbarcare e conquistare solo l'isola di Kyushu (operazione Olympic) e continuare a bombardare convenzionalmente il resto del territorio giapponese fino a fare tabula rasa (terribile parlare così, spero che eventuali lettori nipponici non me ne abbiano, si sta solo ipotizzando), mentre i colleghi sono impegnati in Europa orientale.

Mi convince pure l'alleanza "obtorto collo", come dice MAS: il nemico del mio nemico, è mio amico. A questo proposito, vorrei sottolineare che non pochi istruttori del Viet Minh furono Giapponesi che rischiavano processi per crimini di guerra nel caso fossero caduti in mano alleata (e vi erano anche Tedeschi facenti parte di missioni tecniche e militari presenti in Estremo Oriente al momento del crollo della Germania); nessun problema ideologico quindi, specie quando si tratta di letterale sopravvivenza. A' la guerre comme à la guerre, n'est pas?

Probabilmente STAVKA e alto comando nipponico avrebbero avuto strategie diverse, né vedo fattibile un utilizzo verso occidente dell'armata giapponese del Kuan-Tung, che dopo un certo periodo d'attrito si sarebbe trovata senza treno logistico, dati i problemi nella madrepatria; molto più probabile una comunanza d'intenti con i maoisti a danno delle forze di Chiang Kai-shek, e forse, e ribadisco forse, un tentativo di pressione verso la Cina meridionale, per portare aiuto alle forze giapponesi impegnate in quel periodo in Birmania e già in difficoltà per le offensive britanniche.

.

MAS prosegue l'animata discussione:

L'unico vantaggio per i giapponesi, rispetto alla nostra Timeline, è quello di poter disimpegnare un poco di forze dalla Manciuria e inviarle:

- in Cina, per dare una gran botta ai Nazionalisti, unitamente ai Maoisti
- in Birmania e Cambogia, per cercare di arrestare l'avanzata britannica
- in Giappone, per avere un minimo di massa di manovra da contrapporre agli sbarchi americani d'ottobre (prevedibili)

In teoria possono fare tutte le tre cose, ovviamente su scala minore e con un vantaggio evidentemente molto minore.

Concordo perfettamente sull'operazione Olympic; chi ci dice che, una volta invaso il territorio nipponico, malgrado la boccata d'aria ottenuta dall'insperata alleanza con sovietici e maoisti, il Giappone non si arrenda, magari ottenendo dagli Alleati un trattamento un poco meno pesante?

Comunque sia, anche solo occupando Kyushu e proseguendo i bombardamenti, il Giappone (ormai privo di flotta, visto che gli erano rimaste una Nb rimodernata e alcune Np, da scorta o leggere o obsolete) resta un nemico statico e arroccato sulle sue posizioni, non più in grado di colpire un eventuale nemico che non lo attacca se non per via aerea (la superiorità aerea americana era schiacciante, ancor più marcata di quella sul fronte occidentale all'inizio del '45).

.

Ora è il turno di Falecius di osservare:

Il carro armato sovietico T-34 a quanto ho letto era il migliore dell'epoca, tanto che i Tedeschi lo copiarono producendo il loro Pantera, a sua volta ispiratore del carro USA M-41. MAS ne saprà più di me, ma per quel che ne so nulla avrebbe impedito ai russi di ripetere Nomonhan.

I giapponesi avrebbero agito a sud per un motivo molto semplice: il petrolio indonesiano. Non mi risultano eventuali giacimenti sfruttati in Siberia all'epoca.

Una vittoria tedesca sull'URSS sarebbe dipesa anche dal grado di resistenza che i russi potevano offrire: e questa sarebbe stata sempre e comunque la massima possibile, perché, per quanto orrendo fosse il regime di Stalin, nessun popolo dell'URSS (eccetto i paesi baltici) aveva davvero da sperare nella vittoria tedesca; le illusioni (che ci furono) in merito furono smentite piuttosto rapidamente dalla politica nazista nelle aree occupate, benché casi di collaborazionismo in Ucraina siano documentati (non saprei altrove). La maggior parte dell'Unione Sovietica avrebbe lottato con le unghie e con i denti; in fondo, molti avrebbero saputo o sospettato che la morte sarebbe stata comunque la sorte per loro e la loro gente.

.

Enrico torna alla carica:

Nomonhan? Questione di numeri: nel conflitto non dichiarato che oppose l'Esercito Imperiale all'Armata Rossa in Mongolia nel 1939, Mosca disponeva di una superiorità in termini di mezzi blindo-corazzati (che in quel frangente mancavano ai Nipponici) e di aerei. Le forze giapponesi in Manciuria vennero notevolmente rafforzate dopo il cosiddetto incidente di Nomonhan o di Khalkin gol, tanto che i 700.000 uomini dell'Armata del Kwan-Tung erano considerati il meglio dell'Esercito Imperiale.

Fra l'altro, i Giapponesi mantenevano nel Man-Chu-kuo due delle loro tre divisioni corazzate, i cui mezzi non sarebbero stati assolutamente in grado di confrontarsi con i T-34, ma potevano farlo con i carri sovietici tipo BT, più leggeri, che erano prevalentemente presenti in Estremo Oriente nel giugno del 1941. Ciò che io comunque ipotizzo tende, più che altro, a tenere impegnati i reparti sovietici che presidiano il confine con la Manciuria o che sono di guarnigione in Siberia e a non farli intervenire sul fronte europeo, dove avrebbero contribuito parecchio a bloccare i Tedeschi davanti a Mosca alla fine del 1941.

Chiaro che la presenza di Sorge a Tokyo avrebbe potuto mettere sull'avviso Stalin dell'attacco giapponese con congruo anticipo, come d'altra parte lo rassicurò, nella nostra Timeline, che il trasferimento delle forze dislocate in Siberia non avrebbe causato problemi proprio perchè i Giapponesi se ne sarebbero stati buoni. Il POD ipotizzato crea un problema a Stalin, quello della coperta troppo corta: se m'impegno ad est rischio di perdere Mosca ad ovest. Stavolta è chiaro che un ipotetico attacco giapponese avrebbe goduto dell'appoggio di mezzi corazzati e di aerei (questi ultimi in numero molto più cospicuo rispetto a quelli utilizzati durante lo sconfinamento degli anni precedenti). Resta il fatto che l'alto comando dell'Esercito Imperiale temeva i Sovietici proprio per le bastonate prese, ma il POD farà anche leva sulla voglia di rivincita.

La mossa strategica ipotizzata non prevede l'attacco in Siberia e Mongolia per cercare petrolio, credo che nessuno sapesse, all'epoca, dell'esistenza del petrolio siberiano, bensì per concorrere alla crociata antisovietica secondo le politiche dei governi dell'Asse.

Infine, cittadini sovietici che cooperarono con i Tedeschi non mancarono: l'Armata Vlasov ne è un tipico esempio, così come i disertori Cosacchi e elementi di altre etnie; vennero inquadrati nelle forze della Germania e utilizzati, prevalentemente, contro gli Alleati occidentali. Ma è chiaro che la stragrande maggioranza dei Sovietici lottò contro la Germania; 25 milioni di morti ne sono la prova più tragica e tangibile.

.

Damiano interviene a sua volta:

Bellissima discussione. Vorrei sottoporvi alcuni spunti di riflessione:

1) Come avrebbe reagito l’opinione pubblica occidentale (un fattore molto importante per gli Alleati) a un proseguimento della guerra contro quelli che fino ad allora erano alleati? Penso soprattutto agli Inglesi che avevano subito la guerra ben più degli americani.

2) In caso di guerra contro Urss e Cina maoista le truppe angloamericane avrebbero dovuto guardarsi anche da azioni di terrorismo da parte dei gruppi partigiani di ispirazione marxista presenti nelle nazioni europee liberate? Vista la presenza di partiti politici marxisti nei loro paesi i governi europei avrebbero appoggiato la guerra?

3) L’Unione Sovietica e i suoi alleati avrebbero potuto lanciare un’offensiva attraverso lo stretto di Bering invadendo l’Alaska e da lì il Canada (magari un’offensiva invernale che avrebbe colto gli Alleati di sorpresa)? Un conflitto in quelle zone li avrebbe visto certamente avvantaggiati in quanto più abituati e preparati alla guerra a quelle latitudini, e sinceramente non mi stupirei se Stalin avesse previsto una simile opzione anche nella nostra Timeline.

4) Dando per sicura la vittoria degli Alleati come sarebbe stato il dopoguerra? Se gli Alleati avevano i mezzi per vincere non lì avevano certamente per controllare zone vastissime come l’ex Unione Sovietica e la Cina. Si sarebbero quindi trovati in una situazione come quella che affrontano ora in Iraq e Afghanistan, ma su territori ancora più vasti e impervi.

.

A rispondergli è ancora Enrico:

Ottime domande. Riguardo alla prima, ricordiamoci che nel 1945 i Laburisti avrebbero vinto le elezioni; nell'ucronia ipotizzata io ritengo necessario invece la vittoria di Churchill, onde consentire l'azione contro l'URSS, ma deve scoppiare proprio una grana grossa a Potsdam, per convincere tutti che con Stalin non c'è altro da fare che combatterlo. Onestamente è una bella forzatura, ma se non si fa così, sappiamo bene che non ci si può dilettare sulla materia.

In caso poi di guerra contro URSS e Cina maoista, le truppe angloamericane avrebbero dovuto guardarsi anche da azioni di terrorismo da parte dei gruppi partigiani di ispirazione marxista presenti nelle nazioni europee liberate; MAS è già stato chiaro e dettagliato al riguardo. Gli scontri all'interno dei paesi europei dove la presenza marxista è notevole sarebbero sanguinosi e non si limiterebbero a discorsi parlamentari.

In terzo luogo, riguardo ad un'offensiva Sovietica attraverso lo stretto di Bering invadendo l'Alaska e da lì il Canada, una simile operazione la ritengo al di là della portata di qualsiasi esercito sovietico, e anche per gli stessi USA, con i mezzi e l'esperienza necessari, sarebbe stata una grossa, chiamiamola, incombenza, voler agire in senso opposto e invadere la Siberia attraverso lo Stretto di Bering. Molto più comodo avanzare verso l'URSS europea partendo dalla Germania.

Dando infine per sicura la vittoria degli Alleati, il dopoguerra sarebbe stato un gravame non certo facile da gestire. Tremo al pensiero di governi democratici che decidono di venire a capo di tali situazioni spandendo terrore e morte. Pensiamo agli USA e al Vietnam del Sud: una forza militare numerosa, robusta e tecnologica, battuta dai guerriglieri anche perchè il governo "proprietario" della suddetta invincibile forza è diviso riguardo al come gestire la situazione ed il popolo che alimenta la forza in questione (giovani in età di leva) è in buona parte contrario al conflitto in questione. Un esempio di come i numeri, da soli, a volte non bastano a risolvere le questioni.

Credo che Clausewitz avrebbe compreso subito che gli USA erano destinati a non vincere in una simile situazione: secondo i suoi principi, per combattere ed avere buone probabilità di vittoria, bisogna anche che esista compattezza e veduta comune d'intenti fra governo, forze armate e popolo; in questo caso, almeno due su tre elementi non avevano tale unanimità d'obbiettivo. Riportando il concetto nella nostra ipotesi, il controllo dell'ex URSS e della Cina, una volta battuti gli eserciti nemici, sarebbe meglio lasciarlo a Russi anticomunisti e ai Cinesi nazionalisti. Ma questo è solo il mio pensiero.

.

Damiano obietta:

E se gli inglesi (e soprattutto i Dominions) avessero deciso di non continuare la guerra? Gli americani avrebbero agito da soli contro URSS e suoi alleati? Avrebbero forse convinto tutti quei paesi che si erano uniti agli Alleati nell’ultima fase della guerra (paesi sudamericani ) a dichiarare guerra all’URSS)?

Riguardo poi alla mia seconda proposta, forse proprio il timore di simili scontri all'interno dei paesi europei a forte preenza marxista avrebbe portato quei paesi a una posizione di neutralità. Penso ad esempio alla Francia, che fra l’altro doveva pensare a mantenere il suo traballante impero coloniale. Più ci penso e più credo che alla fine gli Stati Uniti si sarebbero trovati soli (o quasi) in una prosecuzione della guerra contro l’URSS.

.

Anche MAS vuole dire la sua in proposito:

Certamente ci sarebbero stati gravissimi problemi soprattutto in Italia e Francia (oltre ovviamente alla Grecia), quasi certamente i PC sarebbero usciti dalle compagini governative e nella migliore delle ipotesi sarebbero passati all'opposizione intransigente con boicottaggi e scioperi generali; nell'ipotesi più pessimista avremmo assistito a una guerra civile in Italia con la messa fuori legge del PCI (il PSI sarebbe passato all'opposizione ma non sarebbe passato alla clandestinità e alla lotta armata).

Inoltre, dando per sicura la vittoria degli Alleati, nessuna occupazione dell'URSS, una volta caduto Stalin: ci si sarebbe accontentati di toglierle i territori assoggettati dopo il 1939 (Bessarabia, Polonia orientale, Paesi Baltici e aree della Finlandia) e forse Ucraina e Bielorussia; il resto sarebbe stato lasciato amministrare dalla neo-nata CSI, composta di 10 stati. Per quanto riguarda la Cina, a fine guerra gli americani non sarebbero intervenuti direttamente se non con grandi forniture di materiali e di consulenti ai Nazionalisti.

Secondo me, infine, l'Unione Sovietica non aveva le capacità logistiche per lanciare un'offensiva attraverso lo stretto di Bering: era praticamente priva di una flotta degna di questo nome soprattutto nello scacchiere Pacifico; hai presente lo sforzo logistico attuato per lo sbarco in Normandia (con porti di partenza a 50 Km dalle spiagge, con il totale controllo dei cieli e dei mari: visto che in tutto il 06/06/44 i tedeschi lanciarono contro gli sbarchi 2 caccia ME109 e 4 Schnellboot), immaginatevi partire da Vladivostok in un mare controllato dalle Task Forces americane e mantenere un esercito di 500.000 uomini in Alaska, priva di strade ecc.

Per darvi un'idea, la Flotta del Pacifico al 15/08/1945 era così composta:

Incrociatori:
- Kaganovich e Kalinin della classe Gorkij, moderni (fine 1944) con cannoni "non Washington" da 180 Cacciatorpedinieri Voikov della cl. Novik 4, obsoleto (1916)
- Stalin della cl. Novik 5, obsoleto (1916)
- Vari (10) della cl. Gnevnyj, moderni (1938-42)
- Tbilisi, un conduttore (grande Ct) della classe Minsk, moderno (1940)

Torpediniere:
-Varie (6) della cl. Storm, relativamente moderne (1934-6), piuttosto piccole e molto lente (da noi si sarebbero chiamate corvette)
- 2 in costruzione assai più grandi della classe Jastreb

Sommergibili
Parecchi, non sto a menzionarli alcuni con caratteristiche teoriche interessanti, nella realtà delle bare natanti (da non confondere con quelle volanti).

Queste forze, unitamente a quelle nipponiche (oramai ridotte al lumicino) avrebbero dovuto dar del filo da torcere a:

30-40 portaerei, comprese quelle di scorta
8-10 corazzate di cui parecchie moderne
40-50 incrociatori, quasi tutti pesanti
200-250 cacciatorpedinieri, moderni

Questa era la flotta del Pacifico al 15/08/45 (solo quella USA); considerando che un terzo della flotta inglese, metà di quella francese e la nostra flotta sarebbero state più che sufficienti per contrastare i sovietici nell'Atlantico, nel Baltico e nel Mar Nero, se gli anglo-franco-americani avessero portato il resto delle loro flotte nel Pacifico, avremmo avuto i seguenti numeri (Occidentali/Nippo-sovietici):

Corazzate: 12-15/1
Portaerei: 80-100/3-4
Incrociatori: 90-100/7-8
Caccia e torpediniere (compresi DE): 600-700/50-60

L'unico bombardamento della costa americana l'effettuò un sommergibile giapponese nell'Oregon nel 1942, a meno che non consideriamo gli aquiloni e i mini-aerostati di carta con bombe incendiarie da 5 kg (mica 1000 kg come quelle anglo-americane) che i Giapponesi lanciarono dal Giappone durante la guerra e dei cui risultati non se ne sa nulla (alcuni incendi boschivi estivi negli stati dell'Ovest potrebbero anche, con molta immaginazione, essere dovuti a queste super-armi segrete nipponiche).

.

A questo punto Enrico Pellerito ritorna al nocciolo centrale dell'ucronia:

Vorrei ora tornare alla Timeline preparata dal nostro Webmaster, da cui è partita la discussione. L'impostazione generale mi piace molto, ma a partire dal 1938 comincio ad avere delle perplessità. Perchè Majorana avrebbe dovuto venire meno alla sua decisione  di "sparire" già nel 1938? Va bene che la "nostra" equazione di Schrödinger la sviluppa lui, e questo è motivo di grande soddisfazione, ma basta ciò ad influire sul suo animo?

È probabile che il suo carattere, invero particolare, già scosso per la tragica morte del cuginetto in fasce (con tutto quello che ne era disceso, compreso il processo allo zio) abbinato alla altrettanto particolare sensibilità per ciò che stava avvenendo in Italia e nel mondo in quel periodo, abbiano costituito il vero cocktail che lo ha portato a compiere una scelta a dir poco "strana". Tutti fattori che potrebbero benissimo non aver niente a che vedere con il timore di studiare cose a loro volta utilizzabili per creare ordigni di devastante potenza distruttiva. Al momento del progetto Manhattan nel 1952, invece, l'azione di Majorana mi trova meno perplesso.

Ora arriva la prima proposta di MAS: la "santa alleanza" s'incrina a Potsdam e scoppia la guerra.. Mancando la bomba atomica, i Sovietici non temono gli occidentali e in un primo tempo avrebbero buon gioco (data la loro supremazia numerica terrestre in uomini e mezzi) ad avanzare in Germania e anche oltre.

Ammettiamo che la situazione si sviluppi per come abbiamo ipotizzato durante le discussioni che ci sono state, ma in senso ancor più pessimistico per gli avversari di Stalin. I Sovietici conquistano l'Europa Centrale e Occidentale fino alla Manica, oltre ad Italia, Grecia e Turchia, ma più avanzano più rallentano (è la "fisica" dell'allungamento delle linee di rifornimento); per questo non arrivano a conquistare il Medio Oriente e probabilmente non riescono ad espandersi fuori dall'Iran, dove sono bloccati dalla resistenza occidentale. Inoltre lo STAVKA comincia ad avere problemi perchè le sue truppe, specialmente quelle in Francia, sono sottoposte a massicci bombardamenti e i caccia con la stella rossa non riescono a mantenere il dominio dell'aria a causa della migliore qualità della controparte.

Nel frattempo, in Estremo Oriente, maoisti e Nipponici e riescono a mantenere solido il fronte, sebbene per Mosca sia necessario dare aiuto in termini soprattutto di rifornimenti e di armi ai nuovi alleati, dato che dal Giappone non arriva più niente. L'immenso ponte aereo-navale di cui ha fatto menzione MAS per la guerra del 1948 avviene anche in questa, ovviamente con un paio di anni d'anticipo, ed inizia a portare sul suolo europeo nuove forze americane e britanniche, ben decise a riprendere in mano la situazione. Lo sbarco avverrebbe nelle aree ancora in mano agli alleati occidentali (in Aquitania o in Spagna).

Nel frattempo gli studi sulla bomba atomica verrebbero accelerati ed è probabile che quanto previsto da MAS per il 1949, anche in questo caso avvenga in anticipo.

Americani e Britannici procederanno a riconquistare un'Europa ridotta in condizioni che definire miserabili sarebbe generoso; ciò che è stato risparmiato negli anni precedenti non ha avuto scampo stavolta. Scordiamoci millenni di architettura e di vestigia del passato, per non parlare dei tantissimi morti, e la situazione è la stessa in Italia, Balcani, ed Europa Orientale, a causa delle guerre civili che si sono scatenate nel frattempo, e che sono state anche motivo di freno all'espansione sovietica verso ovest, costringendo Mosca a presidiare questi territori in modo oneroso per occupanti ed occupati.

Lo scopo delle anzidette forze anglo-americane è di raggiungere Mosca e farla finita, correndo anche loro il rischio di allungare le linee di rifornimento, ma le bombe atomiche aprirebbero loro definitivamente la strada. A questo punto non sarebbe più neanche necessario procedere combattendo fino a Mosca, una volta che l'URSS si arrende.

In Estremo Oriente basterebbe, per come ipotizzato, limitare la conquista del Giappone a Kyushu, e procedere nei bombardamenti di ciò che resta del già abbastanza martoriato paese. I bombardieri B-29 hanno nel frattempo provveduto a "ripassare" l'industria bellica sovietica ad est degli Urali, cosa che ha rallentato la produzione, influendo, ovviamente, sulla performance dell'apparato militare di Stalin sul fronte europeo. Una volta arresasi l'URSS, resta da liquidare il problema dell'esercito giapponese sul continente, ma credo che a quel punto Tokyo, nonostante tutto il fanatismo immaginabile, getterebbe la spugna.

Restano i maoisti, questione che verrebbe lasciata a Chiang-Kai-shek. Alla fine, inizia la ricostruzione del nostro continente, sperando in un periodo di pace, ma le colonie rimaste in mano ai paesi europei costituirebbero una nuova questione, anche perchè hanno cercato di rendersi indipendenti già durante la guerra. Pazienza, ricominciamo ad avere lutti e distruzioni, ma stavolta non ci sarebbe l'URSS ad aiutare i vari fronti di liberazione, perciò la cosa sarebbe meno intensa, più lunga e forse i governi europei sarebbero meglio disposti a trattare il riconoscimento dell'indipendenza "barattandola" con accordi commerciali vantaggiosi per tutti. Una volta tanto vogliamo averla, un poco di buona volontà?

MAS prevede, legandolo più alla storia effettiva, lo scoppio del bubbone nel 1948, ma la cosa cambia poco il divenire dell'ucronia. Penso, però, che la Jugoslavia, dovendo decidere, starebbe con l'odiato Stalin, ma non credo che le cose muterebbero poi tanto.La situazione militare che ho sopra riportato la trasliamo in questa nuova situazione, con l'unica eccezione che Stalin non ha più alleati i Giapponesi, i quali sono testimoni sgomenti del conflitto che oppone, a casa loro, gli occupanti americani nel sud a quelli sovietici nel nord.

MAS comunque prevede la fine della guerra, grazie agli ordigni atomici, già nell'estate del 1949, e il finale può essere simile a quello precedente con gli ovvi distinguo della mancanza dell'esercito imperiale in Cina, e con il Viet-Minh e la Corea del Nord schierati a fianco di Mosca, così come i paesi europei da questa assoggettati, anche se devono confrontarsi con una resistenza anticomunista all'interno del loro territorio, cosa che in URSS molto probabilmente non potrà avvenire (perlomeno non nei primi tempi del conflitto).

Alla morte di Stalin, alla guida dell'URSS secondo Riker gli succede Molotov, Mao è sconfitto da Chang Kai-Shek e la Cina esce dal conflitto. Questo è parzialmente realizzabile, nel senso che le truppe sovietiche in Estremo Oriente non starebbero con le mani in mano e procederebbero a contrastare i nazionalisti e le forze occidentali presenti sul territorio della Cina.

Il fatto poi che paesi alleati in un conflitto finiscono per contrastarsi nel dopoguerra è un leit-motiv che ha influenzato un po' tutti noi, e credo che per primo Dick lo ha consacrato in "La svastica sul sole". In effetti la storia ha dimostrato che la cosa è ben più che possibile, e non mancano esempi al riguardo. Suez è certo motivo di contrapposizione. Quanto poi alla Crisi di Cuba, grande Giovanni XXIII, quello si che era un uomo! In questo caso, dovremmo avere un castrismo ispirato a maggiore liberalità, visto che le democrazie europee rappresenterebbero il suo faro. Ed anche Giovanni Paolo II è stato un grand'uomo. Lo so che rischio di apparire scontato, addirittura banale con certe frasi, ma per favore, lasciatemele dire in qualità di agnostico che riconosce la dimensione umana di certe persone. Nulla da commentare, se non in positivo, sulla piega che prendono gli avvenimenti dal 1989 in poi; a me "mi" piacciono!

.

Falecius avanza un'altra proposta:

E se invece il Giappone cambiasse fronte e si alleasse con gli USA contro l'URSS, abbandonando il sud-est asiatico?

.

Così replica MAS:

Credo che nell'Agosto del 1945, anche senza atomiche, gli USA non avrebbero accettato nulla più di una resa senza condizioni da parte del Giappone; per assurdo era quasi più probabile un'alleanza con la Germania nel luglio del '44 (in caso di successo dell'operazione Valchiria, con l'uccisione di Hitler e la messa al bando dei nazisti) in funzione anti-bolscevica.

Sapete, in caso di vittoria occidentale e sconfitta sovietica e jugoslava, quale sarebbe stata un'ottima idea da parte dei vincitori? Ricreare uno stato federale mitteleuropeo, abbastanza forte da poter arrestare future penetrazioni tedesche e/o italiane, ma non abbastanza dal creare lui stesso dei futuri problemi.

Uno stato federale comprendente: Austria, Ungheria, Cechia, Slovacchia, Slovenia e Croazia, magari sotto la corona di un Asburgo...

Sarebbe stata un'ottima idea, ma dubito che sarebbe venuta loro in mente... :-(

.

Enrico Pellerito prosegue così la lunga discussione:

Dai dati oggettivi e dallo scambio di idee con MAS, penso che l'Occidente poteva permettersi ancora un Giappone nemico e bellicoso, e il popolo americano non avrebbe gradito una soluzione mite alla luce del sole. Un tentativo segreto di dialogo è sempre possibile e quindi potrebbe aversi un armistizio al quale, comunque, sarebbe dovuta seguire un'occupazione e il pagamento (almeno sulla carta) di cospicui danni di guerra. Questo avrebbe, forse placato, gli animi degli Americani che odiavano veramente i Giapponesi per Pearl Harbour e tutto il resto.

Se il Giappone ha scelto di arrendersi, le forze del Commonwealth sarebbero risalite dall'India attraverso Birmania e Indocina in direzione della Cina meridionale e avrebbero aiutato i Nazionalisti ad eliminare le forze maoiste. Poi un'avanzata verso nord è sempre possibile, ma "adelante con judicio". Se il Giappone si oppone ancora, e preferisce combattere a fianco di Stalin, la cosa è più complicata: forze anfibie USA potrebbero sbarcare nei porti della Cina liberata e impegnare l'armata del Kwan-tung insieme ai Britannici che risalgono da sud, ma sarebbe un lavoro gravoso giungere fino in Siberia. Tanto vale contenere le forze nemiche in Asia e sfondare in Europa raggiungendo il cuore del regime comunista.

Quanto all'opzione 1948 e ai dubbi che l'americano medio, dopo il bagno di sangue nipponico, decidesse di appoggiare un'altra guerra sanguinosa, non ci fu problema per l'opinione pubblica americana ad appoggiare la guerra in Corea, perciò non vedo difficoltà al riguardo. Però è chiaro che quanto scritto riguardo alle motivazioni (boiata di Stalin come il blocco di Berlino?) avrebbe il suo peso, specie se sapientemente usato a favore di una discesa in campo contro il comunismo. In questo caso, però, ricordiamoci che la guerra investirebbe i paesi dell'Europa Orientale come nazioni rinate, più o meno riorganizzate anche militarmente sotto l'egida sovietica, e quindi pronte a reagire accanto ai loro alleati di Mosca. Rispetto alla precedente ipotesi è un gravame in più.

Riguardo all'Eritrea, infine, mi sa che hai proprio ragione. Con gli Eritrei c'era un rapporto diverso, non solo rispetto agli Etiopi, contro i quali avevamo combattuto per dominarli, ma anche nei confronti dei Somali. Penso che avrebbero preferito noi piuttosto che i vicini sudditi del Leone di Giuda (storicamente non lo fecero, ma poi se ne sono pentiti: all'inizio furono i partiti a eritrei a chiedere l'annessione all'Etiopia). Il Negus poteva impelagarsi in una guerra contro di noi per conquistarla? Vorrei ricordare che nel 1950, all'indomani del mandato ONU per la Somalia, il nostro stato maggiore temeva proprio questo, che eventuali incidenti con gli Etiopi provocassero uno scontro dal quale, data la scarsezza delle nostre forze inviate in loco, saremmo usciti sconfitti, con tutte le refluenze politiche negative di una nuova Adua...

.

Sandro Degiani avanza a sua volta un'ucronia parallela:

Il Progetto Manahattan ha un tragico epilogo. Nel 1944, durante le prove di avvicinamento alla condizione di autosostentamento del reattore, il team di Fermi ha un incidente gravissimo, il reattore esce dal campo della controllabilità ed anche il sistema di emergenza a boro non funziona. Il nocciolo fonde e il disastro atomico causa centinaia di vittime in pochi giorni. Uccisi dalla contaminazione tutti i componenti del Progetto Manahattan, Oppenheimer, Robert Serber, Enrico Fermi, John Van Vleck, Edward Teller, Felix Bloch, Richard Tolman ed Emil Konopinski scompaiono nel giro di una settimana.

Il tutto non può passare inosservato anche nel clima di segretezza che circonda il Progetto, i Tedeschi decidono di non correre rischi e immobilizzano la loro ricerca in attesa di sviluppi.  Il Governo USA si rivolge ad Hans Bethe che afferma che una superbomba basata sull’uranio non è realizzabile. Einstein si pronuncia contro la ricerca così improvvisata e sotto pressing su un campo così delicato come il nucleare, denunciando l’assenza di elementari prudenze ed osservanza di principi di di sicurezza. Per Einstein il nucleare è il futuro ma occorre procedere con metodo ed indagare a fondo tutte le implicazioni e rischi. La comunità scientifica appoggia la sensata posizione del genio, e la ricerca nucleare viene tolta ai militari e torna nelle università.

Solo Igor Kurchatov in URSS continua le ricerche, e nel 1945 i russi mettono fine alla Seconda Guerra Mondiale sganciando tre bombe atomiche in tre giorni su Berlino, Monaco e Tokyo. Il Trattato di Pace di Mosca sottoscritto sotto la minaccia atomica sovietica sancisce il dominio sovietico sulla Europa dagli Urali all’Atlantico. Restano fuori la sola Inghilterra e la Spagna franchista. A questo punto la Guerra Fredda non si verifica, gli USA si ritirano in uno splendido isolamento e dedicano la loro attenzione diplomatica al loro continente avvicinando il Centro e Sud America e indirizzando verso di loro i fondi del Piano Marshall. Il 1990 vede un mondo su due blocchi continentali ed un confronto in Africa ed Asia dei due colossi economici degli Stati Uniti delle Americhe (con 75 stelle nella bandiera) e l’Unione Socialista Sovietica Europea. Vedo un po' in difficoltà la Città del Vaticano con i cosacchi che abbeverano i cavalli alle fontane del Bernini...

.

Così risponde William Riker:

Caro Sandro, la tua è una vera distopia! Mi spezza il cuore pensare a cotanto senno spazzato via nel giro di poche ore da un'esplosione di criticità. Tuttavia non credo che il fallimento USA arresti i nazisti. Anzi, erano molto più avanti dei sovietici, e c'è il rischio che la bomba la faccia Hitler e la scagli su Mosca (non aveva i mezzi per scagliarla su Washington).

Ma soprattutto, credo che il Vaticano nella Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche si trovi in difficoltà quanto Wojtyla nella Polonia comunista. Gli vietavano di sfilare con le icone sacre, e lui sfilava con la sola cornice infiorata (lo racconta mons. Dziwisz in "Una vita con Karol"). Anzi, credo che in questo contesto Wojtyla (o "un" Wojtyla) sarebbe stato eletto anche prima. Per fortuna la Chiesa ha sempre trovato il modo di sopravvivere, nonostante Nerone, Diocleziano, Alarico, Attila, Marozia, i Lanzichenecchi, Napoleone, Crispi e Kappler. Credo che però l'idea di un Papa "prigioniero" in un Vaticano neutrale e indipendente ma circondato dovunque da un'URSS eurasiatica vada esplorato.

.

Sandro Degiani non si fa pregare a precisare:

La mia ucronia, da buon ingegnere è basata su basi relativamente concrete e consolidate. Il Progetto Manahattan non aveva il 100% di consenso del mondo scientifico, molte erano le voci autorevoli e discordi o critiche. Bethe affermò categoricamente e pubblicamente nel 1942 : “Una bomba esplosiva all’uranio è impossibile da realizzare”. Einstein stesso non si era voluto far coinvolgere dedicandosi alla ricerca teorica e con forti dubbi sulla eticità della ricerca e dei suoi fini (la sua lettera a Roosevelt per la bomba atomica gli è stata quasi strappata a forza…)

L’avvicinamento allo stadio di criticità del reattore fu cauto ma giocato sul filo del rischio calcolato in un mondo inesplorato e con poche leggi fisiche tutte da verificare, con il solo regolo calcolatore di Fermi come strumento di controllo.

Se il nocciolo fondeva, con le scarse conoscenze sugli effetti della radioattività dell’epoca nel raggio di una decina di chilometri la contaminazione sarebbe stata mortale per il 100% delle persone e dei soccorritori. Non dimentichiamo che parliamo di un cumulo di grafite senza alcun sistema di contenimento, la sola combustione della grafite avrebbe liberato una nuvola di cenere radioattiva a lenta ricaduta.

Potevo anche partire dalla esplosione di Alamogordo, poteva essere un “puff….” e raffreddare gli entusiasmi, o essere così enormemente superiore alle aspettative da cancellare ogni essere vivente nel raggio di 30 chilometri e terrorizzare gli americani al punto di abbandonare la ricerca o rifiutarne l’uso bellico.

I Tedeschi non erano così avanti come temevano gli americani… Heisenberg era riluttante e poco propenso all’indagine e sperimentazione pratica… l’ossessione tedesca per la produzione dell’acqua pesante (inutile nelle bombe ma utile nei reattori) testimonia e sancisce l’errato indirizzo delle ricerche.

Churchill stesso ne parla nelle sue memorie… l’azione dei partigiani e dei commandos a Telemark in Norvegia per distruggere la fabbrica di acqua pesante non era una esigenza reale ma venne organizzata proprio per convincere i tedeschi che erano sulla buona strada e rafforzarli nella convinzione di seguirla.

Churchill disse: “la cosa peggiore che può capitarci è che i tedeschi ci sgancino sulla testa un reattore nucleare…!”

I russi avevano un ricerca parallela discretamente avanzata il cui leader era Igor Kurchatov. Anche senza i contributi dello spionaggio la realizzazione della atomica sovietica nel 1949 poteva essere anticipata di alcuni anni senza troppi problemi. L’uso della bomba da parte di Stalin per me sarebbe stato immediato, troppi vantaggi e nessun svantaggio e tre città incenerite a far da monito al mondo intero.

Non ho indagato cosa sarebbe accaduto in una Europa nel Blocco Sovietico… si credo anch’io che una resistenza fondata sui valori cattolici sarebbe cresciuta e avrebbe dato filo da torcere al cosacco… ma la maggioranza degli Europei è relativamente laica e poco propensa al martirio… quaranta anni di occupazione avrebbero forgiato due generazioni di persone ideologicamente inquadrate e se economicamente non disagiate avrebbero avuto pochi motivi per la ribellione… non dimentichiamo che i russi avrebbe avuto la riconoscenza di francesi, italiani, olandesi e norvegesi per averli liberato dal giogo nazifascista.

Ipotizzo un’ulteriore sviluppo… dopo il vertice di Teheran del 1943, nel quale Stalin aveva chiesto per l’ennesima volta l’apertura del secondo fronte a Roosevelt e Churchill e ricevuto in cambio tiepide assicurazioni ed ipotesi di Balcani, Sicilia o altro si stufa di aspettare e, dopo il giro di boa della battaglia di Kursk, gioca a Natale del 1943 la carta nucleare… non avviene lo sbarco in Normandia e gli Alleati e soprattutto gli USA non mettono mai piede in Europa se non in Italia dove sono sbarcati a Settembre del 43 e dove sono ancora fermi in Sicilia. Così viene molto più facile l’egemonia sovietica...

.

Anche Enrico Pellerito però ha qualcosa da puntualizzare:

Caro Sandro, sebbene i fatti da te narrati su dubbi, problemi e incognite che riguardavano gli scienziati negli USA potevano essere un freno alla ricerca, specie se i risultati avessero sortito gli infausti accadimenti ipotizzati, pur non di meno, da quello che risulta, gli studiosi Sovietici non erano così avanti da prevedere come realisticamente possibili i risultati prospettati.

Anch'io, però, immagino una prima fase della guerra con l'URSS in vantaggio rispetto gli avversari, grazie alla sua superiorità convenzionale in termini di uomini e mezzi terrestri; l'occupazione dell'Europa Occidentale sortirebbe certamente la rinascita dei movimenti di resistenza, fra l'altro ormai rodati dalla precedente occupazione nazi-fascista.

Quando si dice una bella comitiva di geni...

Quando si dice una bella comitiva di geni...

.

Anche Lord Wilmore ha voluto avanzare una sua proposta:

Proviamo ad anticipare lo sviluppo delle scienze di qualche secolo. Nel 1633, dopo aver pubblicato il "Dialogo sui Massimi Sistemi del Mondo", Galileo si rifiuta di recarsi a Roma per difendere le proprie idee, consigliato dall'amico Paolo Sarpi che ha preso un'analoga decisione, e si reca invece a Venezia, sotto la protezione della Serenissima. In tal modo non viene condannato dall'Inquisizione. L'imperatore Ferdinando II d'Asburgo, suo ammiratore, invita Galileo a Vienna e lo fa precettore di suo figlio, il futuro imperatore Ferdinando III; egli decide di opporre al modello tolemaico imposto dall'aristotelismo, e sostenuto con forza a suo tempo da Martin Lutero, quello copernicano, e anche la Chiesa Cattolica è costretta ad adeguarsi. Ed ecco le principali tappe di questa rivoluzione scientifica che brucia le tappe.

Galileo fonda la Facoltà di Fisica dell'Università di Vienna (aperta nel 1365), pubblica immediatamente (senza attendere) il "Dialogo su Due Nuove Scienze", fondando anche la Cinematica, e chiama da Praga Johannes Kepler, che non è morto a 59 anni nel 1630, per assegnargli la cattedra di Scienze Astronomiche. In anticipo su Newton, inoltre, Galilei preso dall'entusiasmo pubblica anche i "Philosophiae Naturalis Principia Mathematica" (nella HL sono opera di Newton del 1687), così la forza non si misura in Newton ma in Galilei (1 Galilei = 1 Kg m /s2).

Il trio è completato da Evangelista Torricelli (1608-1647), discepolo di Galilei, che misura la pressione atmosferica e, in anticipo su Pascal appena nato, fonda la meccanica dei fluidi; così l'unità di misura della pressione oggi nota come Pascal (= 1 Newton/m2) viene invece chiamata Torr (= 1 Galilei/m2).

È alla presenza dell'Imperatore Ferdinando III nella dieta di Magdeburgo, che Otto von Guericke (1602-1686) dà pubblica dimostrazione della pressione atmosferica con due emisferi di ottone che due tiri di cavalli da otto non riescono a separare perché dentro di essi è fatto il vuoto!

Carlo Renaldini (1615-1698), discepolo di Torricelli, fonda la Termodinamica inventando il termometro in anticipo su Fahrehneit, così si parla di Gradi Renaldini (°R).

Kepler invece vive fino a 79 anni e fa in tempo a scoprire, in anticipo su Christiaan Huygens, gli anelli di Saturno ed il suo satellite Titano e, in anticipo su William Herschel (1786), il pianeta Urano.

Galilei muore a 90 anni nel 1654, è vissuto anche più a lungo di Renato Cartesio, che invece si spegne a Stoccolma nel 1650 dopo aver fondato la geometria analitica e, in anticipo su Napier, i logaritmi.

A Vienna, e non a Ferrara, Niccolò Cabeo (1596-1650) fa pubblicare il "Philosophia Magnetica", che scavalca William Gilbert e fonda la teoria del magnetismo. In tal modo Vienna diventa centro propulsore di scienza e tecnologia, proprio nel secolo barocco che altrimenti sarebbe rimasto sonnolento e torpido, ed a questo punto l'Illuminismo è tedesco e l'Enciclopedia viene composta a Vienna ("Die Enzyklopädie"); il tedesco sostituisce il latino e il francese come lingua franca della scienza.

Blaise Pascal (1623-1662) inventa il parafulmine: inizia l'era dell'elettricità con cent'anni di anticipo.

A fine seicento, Gottfried Wilhelm von Leibniz (1646-1716) inventa l'elettroscopio e più tardi formula la legge di attrazione tra cariche elettriche (nella nostra Timeline la scoperta è di Carl Augustin Coulomb): è la famosa Legge di Leibniz.

Lo scienziato inglese Isaac Newton (1642-1727) invece prende il posto del nostro Faraday scoprendo l'elettromagnetismo ed inventando tra l'altro il motore elettrico e la lampadina (quest'ultima nella HL è opera di Thomas Alva Edison).

Nel 1768 il gesuita Ruggero Boscovich (1711-1787) esegue la grande sintesi elettromagnetica, ricavando le quattro equazioni di Boscovich, nella HL note come equazioni di Maxwell (1868).

Nel 1794 Luigi Galvani (1737-1798) scopre le onde elettromagnetiche ricavate teoricamente da Lavoisier tramite le sue equazioni (in realtà è Hertz), si parla di onde galvaniche (anzichè Hertziane).

Nel 1800 Alessandro Volta (1745-1827) studia la radiazione di corpo nero e fonda la meccanica quantistica (nella HL opera di Max Planck). Nel 1805 spiega quantisticamente l'effetto fotoelettrico (nella HL lo fece Einstein nel 1905). Nel 1813 propone il modello nucleare dell'atomo (nella HL lo fece Ernest Rutherford).

Nel 1801 a Copenaghen Hans Christian Oersted (1777-1851) inventa la radio. Riesce a trasmettere un segnale dalla Danimarca alla Nuova Inghilterra (nella HL lo fece Guglielmo Marconi).

Nel 1805 Charles Augustin Coulomb (1736-1816, HL 1806) introduce la Relatività Ristretta (nella HL opera di Einstein). Nel 1816 aggiunge pure la Relatività Generale.

Nel 1814 James Watt (1736-1819) introduce il modello quantistico di atomo (nella HL opera di Niels Bohr). Nel 1833 introduce il principio di complementarietà tra mondo quantistico e mondo macroscopico.

Nel 1823 André Marie Ampère (1775-1836) introduce il principio di indeterminazione, detto appunto principio di Ampére (nella HL di Heisenberg), e fonda da un punto di vista matematico la meccanica dei quanti, inventando la meccanica delle matrici.

Nel 1827 lo scozzese Michael Faraday (1791-1867) in opposizione al francese Ampère inventa la "funzione d'onda" e scrive l'equazione di Faraday (da noi nota come equazione di Schrödinger), da cui è possibile ricavare l'evoluzione di qualsiasi sistema quantistico non relativistico.

Nel 1835 Georg Simon Ohm (1789-1854) scrive l'equazione di Ohm (nella HL equazione di Dirac) che regola i sistemi quantistici relativistici.

Nel 1833 Alexander von Humboldt (1769-1859) scopre l'espansione dell'universo (nella HL fu Edwin Hubble).

Nel 1829 George Stephenson (1781-1848) inventa il televisore (nella HL fu John Logie Baird).

Nel 1839 John Thomson, primo Barone di Kelvin (1804-1887, HL 1824-1907), scopre la moderazione neutronica (nella HL Enrico Fermi), la reazione di fissione nucleare (nella HL Hahn e Meitner), quella di fusione nucleare (nella HL Hans Bethe) e nel 1842 realizza la prima pila atomica e la prima bomba atomica (nella HL Enrico Fermi).

Nel 1842 James Prescott Joule (1818-1889) a Londra, non a Chicago, realizza il primo computer a valvole della storia.

Nel 1857 Rudolf Clausius (1822-1888), non Wernher Von Braun, invia nello spazio il primo satellite artificiale (italiano) della storia. Nel 1862 una navicella automatica da lui progettata sbarca sulla luna. Nel 1865 un'altra sua creatura sorvola Marte. Nel 1869 si ha il primo sbarco sulla Luna dell'astronauta tedesco Gerhard Rohlfs (1831-1896, nella HL Neil Armstrong). Nel 1877 è fondata la stazione spaziale permanente Guglielmo I. Nel 1885 una squadra di dieci uomini sbarca su Marte (sogno di Von Braun mai realizzatosi). Nel 1900 è fondata una base stabile abitata sulla Luna.

Nel 1865 James Clerk Maxwell (1831-1879) idea il modello a quark (nella HL fu Murray Gell-Mann), scopre la violazione della parità (nella HL fu Ideki Yukawa) e costruisce il modello elettrodebole (nella HL opera di Steven Weinberg ed Abdus Salam).

Nel 1883 Heinrich Hertz scopre il bosone W (1857-1894, nella HL a riuscirci fu Rubbia), e nel 1894 il quark Top.

Nel 1889 Hendrik Antoon Lorentz (1853-1928) individua il Bosone di Lorentz, in HL chiamato il Bosone di Higgs.

Infine, nel 1905 Albert Einstein (1879-1955) mette a punto la Teoria di Grande Unificazione di Tutte le Forze o Teoria del Tutto. Nel "nostro" universo, purtroppo, questa bomba di scoperta è ancora di là da venire. Ed oggi io non sto scrivendo su un Pc a semiconduttori, ma su un supercomputer quantistico a matrice organica, in un ufficio posto in qualche città sotterranea sul pianeta Marte...

P.S.: se non avete idea di quanto sia difficile la Matematica che sottostà alla moderna Fisica delle Particelle, provate a dare un'occhiata alla cosiddetta Lagrangiana del Modello Standard, che è alla base di essa...

.

Ed ora, un'altra idea di William Riker:

Da ragazzo Einstein visse a Pavia dal 1894 al 1896, quindi dall'età di 15 all'età di 17 anni, perchè in quella città suo papà cercò inutilmente di metter su una fabbrica di motori elettrici. Einstein potrebbe studiare al Politecnico di Milano (a Zurigo frequentò l'École Politechnique), la stessa facoltà in cui ho studiato io, dopodichè lavorerà all'ufficio brevetti di Torino prima di pubblicare nel 1905 sulla Rivista Italiana di Matematica Pura ed Applicata il suo celebre articolo "Sull'elettrodinamica dei corpi in movimento" (nella nostra Timeline "Zur elekytodynamik bewegter körper"), che fonderà la Relatività Ristretta.

Nel 1916 gli viene offerta la cattedra di Fisica Teorica all'università di Roma, cosa che lui accetta al volo; non va di conseguenza a Berlino e la sua prima moglie Mileva Maric' non lo abbandona. Egli non si mette con la cugina Elsa, e siccome la Maric' è una grande matematica lo aiuta a formulare la Teoria della Relatività Generale, nel dopoguerra lo convince ad aderire alla meccanica quantistica ("Gott würfelt manchmal", dirà il genio, a volte Dio gioca a dadi) e nel 1932 pubblicano insieme la Teoria Quantistica Relativistica, basata sull'Equazione di Maric' (per noi Equazione di Dirac).

Einstein prende la cittadinanza italiana e Mussolini ne fa uno degli eroi del Fascismo da additare alle nuove generazioni; Fermi e Majorana saranno suoi discepoli, e dietro l'incoraggiamento di Einstein Majorana pubblicherà la scoperta del neutrone prima di James Chadwick. Ma nel 1938 arrivano le leggi razziali, Einstein trasloca negli USA assieme a Fermi, ed il resto lo conosciamo.

Naturalmente la presenza di Mileva accanto ad Albert per tutta la vita, al posto di Elsa digiuna di matematica ed amante delle feste nei salotti mondani di Berlino, cambia decisamente il lavoro del Genio di Ulm: un Einstein che accetta la meccanica quantistica è decisamente asimmetrico. Comunque, se davvero Einstein si dà all'ingegneria anziché alla Fisica Teorica, io me lo vedo come un Von Braun ante litteram. Tieni però conto della diceria secondo cui, quando Albert passava davanti ad un laboratorio, dentro si rompeva qualcosa...

Gli studi sulla relatività potrebbero essere portati avanti dall'italiano Gregorio Ricci Curbastro (1853-1925), in collaborazione con l'inglese sir Arthur Eddington (1882-1944) e con il tedesco Karl Schwarzschild, sopravvissuto al Fronte Occidentale.

Qui sopra, un parto dell'Intelligenza Artificiale (e della mente diabolica di William Riker): Albert Einstein a colloquio con Spock, evidentemente tornato indietro nel tempo di oltre tre secoli con l'Enterprise, che gli sta spiegando finalmente come conciliare la sua Teoria della Relatività Generale con la Meccanica Quantistica!

.

Chiudiamo con l'idea di Lorenzo Azzano, sicuramente una delle ucronie più dotte mai pubblicate in questo sito:

E se Bertrand Russell non scoprisse il paradosso che ora porta il suo nome? Ecco una possibile Timeline, a partire da questo POD nel 1906.

1911: il terzo volume delle Grundgesetze der Aritmetik di Gottlob Frege è dato alle stampe. In esso non solo si affronta informalmente una riduzione dei numeri reali al sistema assiomatico di Frege, ma si propongono alcune leggi ponte per bypassare i termini numerici e riformulare leggi della meccanica classica nel linguaggio logico.

1912: Moritz Schlick si sposta a Jena per lavorare fianco a fianco a Frege su alcune possibili estensioni del suo sistema per dar conto del superamento della fisica newtoniana. Frege scrive un’introduzione per il saggio introduttivo di Schlick e altri colleghi intitolato: “Una visione logico-scientifica del mondo”.

1915: Hilbert abbandona definitivamente la posizione formalista in favore del logicismo di Frege (che invece è platonista), che col tempo acquista sempre più consensi. La posizione anti-logicista, il cui caposcuola è sicuramente Henri Poincaré perde definitivamente terreno e scompare.

1916: nella prigione di Cassino, il giovane studente di Bertrand Russell, Ludwig Wittgenstein, muore di infezione per le ferite riportate in battaglia. Sua sorella raccoglierà alcuni scritti su cui stava lavorando, che però non troveranno mai la strada della pubblicazione.

1917: Georg Cantor muore in manicomio. Sebbene il sistema formale di Frege si avvalesse di estensioni di concetti (introdotte tramite il quinto assioma del suo sistema) anziché insiemi, Cantor aveva mosso negli ultimi anni della sua vita delle critiche pesanti alla legittimità di poter ridurre i numeri a estensioni (o classi). Ma visto che Cantor aveva anche cercato di negare l’esistenza di Shakespeare ed era convinto che Gesù fosse figlio di Giuseppe di Arimatea, il suo monito che nel Teorema di Cantor sull’insieme potenza stesse annidata una contraddizione fu considerata una delle sue bizzarrie. Comunque Russell si fa promotore di un leggero slittamento nel programma fregeano dalla nozione di estensione di concetti e a quella di insieme, ma per pure ragioni di semplicità.

1922: Schlick, Carnap e Ramsey, i più giovani sostenitori del programma fregeano, proclamano la riducibilità della scienza empirica alla logica. A Berlino viene inaugurata, con fondi pubblici e in collaborazione con Cambridge (dove insegna Russell), l’Accademia per lo Studio della Logica, di cui Frege viene proclamato rettore onorario, e dove si cerca di concentrare la totalità degli sforzi in questa direzione.

1923: Moritz Schlick, su un suggerimento di George Edward Moore, intraprende un programma di ricerca volto a ridurre l’etica alla logica. Contemporaneamente Ramsey svolge lavori simili sulla geometria. Neurath si concentrerà sulla statistica. C’è ormai la sensazione che il metodo logicista di Frege possa dare frutti in ogni campo di applicazione. Sul frontespizio dell’ultima opera di Rudolf Carnap, intitolato La struttura logica del mondo, viene riportato, modificandolo, un vecchio detto del logico e matematico Leopold Kronecker: “il buon Dio ha creato gli insiemi: tutto il resto è opera dell’uomo”.

1926: Frege muore. La Repubblica di Weimar gli concede i funerali di Stato. Viene acclamato da tutta Europa come uno dei grandi rivoluzionari della scienza del XX secolo, nonché il più grande logico mai esistito. Gli viene dedicato il primo volume dell’Enciclopedia logicista, ultimo sforzo omnicomprensivo del programma che si porta avanti all’Accademia. Come da sua richieste, Frege viene seppellito a Jena, la sua città.

1929: l’inizio della fine. Un giovane dottorando dell’Accademia, Kurt Godel, propone un metodo per derivare una contraddizione nel sistema formale di Frege, basandosi sulla possibilità di definire ogni concetti su ogni oggetto nel dominio, e prendendo come esempio il concetto “non appartenere al concetto di cui si è estensione”. Scoppia il panico. Bertrand Russell propone una gerarchia di tipi per evitare l’autoriferimento, ma ormai è troppo anziano per lavorarci seriamente. Tutti gli sforzi per le varie ramificazioni del progetto e per la compilazione dell’effimero progetto dell'Enciclopedia vengono riconvertite per la soluzione del paradosso.

1930: pochi mesi dopo, Godel pubblica un secondo articolo in cui prova l’incompletezza dell’aritmetica. Visto che nel sistema di Frege il vero e il falso sono oggetti, non vi era distinzione fra sintassi e semantica, e dunque non è possibile dar conto di una divaricazione fra verità e dimostrabilità. E’ il colpo finale. Di fronte a questo problema alcuni giovani studenti, fra cui Ernst Zermelo e John von Neumann, abbandonano i tentativi di salvare il sistema dalla prima obiezione e dichiarano fallito il programma logicista. Ryle abbandona il programma comportamentista, che aveva cercato di fondare su basi logiche.

1931: l’Accademia chiude per mancanza di fondi. Godel si suicida. Ogni tentativo di risolvere i problemi di Hilbert-Frege viene abbandonato, la fiducia nella visione scientifica nel mondo è ormai dispersa.

1932: a Berlino, Schlick viene assassinato da uno studente filonazista. L’aria sta cambiando. I più giovani sostenitori del progetto, fra cui Carnap, Neumann, e altri emigrano negli Stati Uniti per insegnare materie più tradizionali. Russell d’ora in poi scriverà solo trattati di storia ed etica. Dal momento che tutti gli sforzi erano concentrati nella difesa del logicismo, il suo fallimento lasciò il mondo intellettuale privo di un’ancora di salvataggio per la difesa di un’applicazione razionalistica alla realtà. Ritornano in auge le posizioni intuizioniste kantiane.

1933: Adolf Hitler prende il potere. In un discorso, dichiara che il fallimento del logicismo è dovuto al suo tradimento alla razza ariana.

1934: in tutta Europa montano ideologie filosofiche irrazionalistiche, vitalistiche e fenomenologiche. Lo sviluppo della logica matematica si blocca pesantemente.

1941-1945: gli Stati Uniti d’America vincono la guerra nonostante un grave deficit nell’intelligence.

1946: presso Amsterdam acquista un certo seguito la scuola di Brouwer, un intuizionista che ritorna a posizioni simili a quelle espresse da Kant nell’Estetica Trascendentale. Ad esso si affiancano correnti misticheggianti di lontana ispirazione pitagorica.

1975: con fatica, Alonso Church e Hillary Putnam fondano le premesse per la teoria della computabilità. Ma per vedere in funzionamento le prime istanze della “macchina di Church-Putnam” bisognerà aspettare gli anni ’80. It’s a long way...

.

Per ora finisce qui. Se volete contribuire alla discussione, scriveteci a questo indirizzo.


 

Torna indietro