Guerra? Noi giochiamo lo stesso!

di Enrico


Nel marzo del 1941 si chiude il Campeonato Sudamericano de Selecciones con la vittoria dell'Argentina in Perù. Negli stessi giorni, l'edizione successiva viene assegnata all'Uruguay: il Sud America è l'unico continente in cui si gioca il calcio a livello internazionale poichè in Europa la guerra è in pieno svolgimento. Proprio la federazione uruguagia esprime il suo disappunto per il non potersi confrontare con le rappresentative europee proprio nell'anno in cui si sarebbe dovuto giocare il quarto mondiale e propone di allargare il torneo a qualche squadra europea. L'edizione è stata annullata nel 1939 all'invasione tedesca in Polonia, al pari dei Giochi Olimpici del 1940. All'annuncio uruguayano rispondono immediatamente le federazioni di Italia e Svizzera: gli azzurri sono campioni del mondo uscenti e, sebbene impegnati in guerra, per il momento il territorio italiano è ancora integro. La Svizzera, invece, è neutrale e ciò eviterebbe spiacevoli incroci sul campo.

In un primo momento sembra una boutade, ma anche Brasile e Argentina, le più influenti federazioni sudamericane, accettano di buon grado l'idea e quello che doveva essere un torneo continentale si trasforma in una grande rassegna mondiale. La Fifa sta a guardare: le competizioni mondiali sono sospese e quindi per il momento il mondiale non viene riconosciuto, tanto che l'organizzazione è interamente a carico della Conmebol. Il mondiale si gioca nei mesi invernali di giugno e luglio con sette rappresentative sudamericane invitate. Per arrivare a 16 si decide di invitare altre federazioni (senza quindi giocare fasi di qualificazione), prevalentemente fra stati non belligeranti. Dall'Europa arrivano l'Italia (in qualità di campione uscente), la Svizzera, la Svezia, la Spagna ed il Portogallo. Gli Stati Uniti sono l'unico altro paese invitato a comparire nel conflitto e viene automaticamente inserito nel tabellone opposto all'Italia per scongiurare un incrocio che avverrebbe, in maniera piuttosto improbabile, solo in finale. Assieme agli Usa sono chiamati anche il Messico, Cuba e il Guatemala.

Ottavi:
Uruguay-Svizzera 4-1
Ecuador-Messico 0-2
Argentina-Spagna 2-0
Cile-Stati Uniti 0-2
Italia-Portogallo 3-1
Brasile-Cuba 6-0
Perù-Svezia 0-2
Paraguay-Guatemala 5-1

Il sorteggio non è benevolo con Italia e Spagna: gli azzurri affrontano il Portogallo, mentre la Spagna affronta l'Argentina e viene subito eliminata. Per l'Italia, invece, la partita viene conquistata facilmente grazie alla doppietta di Valentino Mazzola ed al tris di Pietro Ferrari. Non ci sono grosse sorprese negli altri match: avanzano gli Usa battendo il Cile, mentre il Brasile e l'Uruguay travolgono Cuba e Svizzera.

Uruguay-Messico 3-0
Argentina-Stati Uniti 4-1
Italia-Brasile 1-2 dts
Svezia-Paraguay 3-0

Svizzera-Ecuador 4-1
Spagna-Cile 3-0
Portogallo-Cuba 2-2 Portogallo al sorteggio
Perù-Guatemala 3-0

All'Italia tocca il Brasile e non basta il gol di Loik: avanti i verdeoro ai supplementari ed Italia a casa dopo due partite. A difendere l'Europa c'è solo la Svezia di Gren e Carlsson. A differenza degli altri mondiali, viene giocato anche un torneo di consolazione fra le squadre eliminate al primo turno, con la Spagna favorita.

Uruguay-Argentina 2-0
Brasile-Svezia 1-0

Svizzera-Spagna 2-0
Portogallo-Perù 3-0

Il remake della finale di 12 anni prima viene stravinto dall'Uruguay con due gol di Obdulio Varela. Il Brasile vince con Leonidas il match con la Svezia. Nel torneo di consolazione la Spagna, demotivata dopo l'uscita al primo turno, cede il passo alla Svizzera.

1° e 2° posto Uruguay-Brasile 3-0
3° e 4° posto Argentina-Svezia 1-0
Consolazione: Svizzera-Portogallo 2-0

L'Uruguay alza il suo secondo titolo (anche se verrà ufficializzato solo nel 1945) battendo il Brasile con reti di Porta, Zapirain e Varela. Bronzo all'Argentina e torneo di consolazione alla Svizzera.

*  *  *

Nel 1945 la Fifa concede lo status di ufficialità al mondiale di tre anni prima ed annuncia l'organizzazione di un nuovo torneo mondiale per il 1946: la Spagna prova a portare il torneo in Europa, ma trova poco sostegno a causa del regime militare di Francisco Franco. A spuntarla, alla fine, sono gli Stati Uniti, dove il calcio rimane però confinato agli immigrati europei o latinoamericani. Come quattro anni prima, in Europa non si tengono tornei di qualificazione e viene escluso l'accesso ai paesi sconfitti in guerra, con la solita eccezione dell'Italia, divenuta nel frattempo alleata degli Stati Uniti. Il comitato organizzatore, per garantire l'accesso anche ad altri continenti, finanzia la lunga trasferta della Corea (in quella sola circostanza partecipante come paese unificato) e dell'Australia. Il torneo si gioca praticamente in tre sole città: New York, che mette a disposizione quattro stadi, Boston e Philadelphia.

Stati Uniti-Perù 1-2
Brasile-Paraguay 3-0
Svezia-Australia 7-2
Messico-Cile 2-0
Italia-Bolivia 9-0
Uruguay-Corea 7-0
Spagna-Svizzera 3-2
Argentina-Portogallo 4-2

Italia, Svezia ed Uruguay passeggiano contro avversari di secondo piano, mentre i padroni di casa salutano anzitempo la manifestazione contro il Perù. La Spagna deve rimontare i due gol iniziali della Svizzera per andare avanti. Per gli azzurri protagonista è il granata Gabetto con cinque gol, mentre va a segno su rigore anche il portiere Lucidio Sentimenti, della Juventus.

Perù-Brasile 0-3
Svezia-Messico 4-2
Italia-Uruguay 3-0
Spagna-Argentina 1-1 rpt 2-0

Stati Uniti-Paraguay 2-0
Australia-Cile 0-3
Bolivia-Corea 2-0
Svizzera-Portogallo 1-0

Gli azzurri, trascinati da 60mila connazionali allo Yankee Stadium di New York, realizzano tre gol all'Uruguay (doppietta di Valentino Mazzola intramezzata da Loik), mentre rimangono in corsa anche Svezia e Spagna.

Brasile-Svezia 0-1
Italia-Spagna 1-0 dts

Stati Uniti-Cile 2-0
Bolivia-Svizzera 0-5

Le semifinali entrano nella storia. A Boston la Svezia ribalta i pronostici contro un Brasile spavaldo e convinto di aver già guadagnato l'accesso alla finale. Il futuro rossonero Gunnar Nordahl segna al 5', mentre le parate del portiere Torsten Lindberg permettono agli scandinavi di accedere in finale.

Per l'Italia c'è un avversario difficilissimo come la Spagna: ancora allo Yankee Stadium, questa volta la partita è in salita a causa di un brutto infortunio di Carapellese che non potrà essere sostituito. Decide il match il solito Valentino Mazzola con una stoccata nel primo tempo supplementare.

1° e 2° posto Italia-Svezia 1-0
3° e 4° posto Brasile-Spagna 2-0
Consolazione Stati Uniti-Svizzera 1-0

Ancora allo Yankee Stadium si giocano tutte e tre le finali. Festa per gli States che vincono il torneo di consolazione festeggiandolo come un mondiale vero, sebbene la squadra fosse composta da 10 giocatori privi della cittadinanza americana. Il Brasile vince, ma non si consola, nella finale per il terzo posto. La finale fra Italia e Svezia è una bellissima partita dove l'equilibrio si spezza solo a 10' dal termine quando Valentino Mazzola insacca di destro e regala agli azzurri il terzo mondiale. Al ritorno, in nave, la squadra viene celebrata dall'intero paese, ancora scosso dalla guerra.

Valentino Mazzola segna il gol della vittoria contro la Svezia

Valentino Mazzola segna il gol della vittoria contro la Svezia

Quattro anni dopo, in Brasile, l'Italia è orfana dei campioni del Grande Torino e bisognerà aspettare altri 36 anni prima di esultare di nuovo.

Enrico

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Ucronie Olimpiche

Il 24/8/2008, giorno della chiusura delle discusse Olimpiadi di Pechino, Never75 ha proposto questa lista di ucronie "olimpiche", che mi sembra giusto aggiungere a questa pagina:

1) Le Olimpiadi Cristiane. L'Imperatore Teodosio non abolisce le Olimpiadi, anzi le "cristianizza" in qualche modo: fa erigere ad Olimpia una Chiesa dedicata a Cristo Pantocrator e fa combaciare il periodo dei Giochi con quello della Pasqua, o di un'altra festa cristiana importante. Lo sport significa esercizio e cura del proprio corpo, giustificata col fatto che il corpo umano è un dono di Dio e va curato in quanto tale, perciò il corpo umano sarà valutato molto di più anche nella filosofia e teologia. Tutto questo porterà in seconda battuta a una maggiore attenzione alla salute e all'igiene personale; addirittura si potrebbe arrivare anche in occidente a monasteri in cui si allenano monaci combattenti esperti di arti marziali come gli Shaolin. Con il tempo alle discipline "classiche" se ne aggiungono altre come tornei cavallereschi medievali, gare di nuoto, di abilità, duelli a piedi con spadoni ecc. Però sorgono problemi dopo lo Scisma del 1054. In questo caso i Paesi Cattolici, per contrasti col Basileus, organizzano delle Contro-Olimpiadi a Roma. Con la conquista Turca della Grecia i Giochi saranno "islamizzati", e per protesta gli atleti greci non vi gareggeranno più. Anche con la Riforma Protestante i Giochi in Occidente subiranno una brusca frenata, in quando i Paesi Protestanti rifiuteranno di mandare degli atleti a Roma, ed inoltre riterranno i Giochi non adatti alla loro visione di Cristianesimo. In tal modo ai Giochi parteciperanno solamente i Paesi Cattolici. Solo con l'ecumenismo degli anni '50 si potranno man mano allargare a tutti i Paesi Cristiani o di altre religioni. L'elemento religioso però sarà comunque mantenuto e potrà dare vita ad edizioni dei Giochi meno "commerciali", dove lo spirito sportivo autentico venga salvaguardato maggiormente... (a quest'ucronia ha contribuito anche Damiano)

2) Le Olimpiadi dell'Era Medievale. La riscoperta delle lettere classiche nella grande stagione dell'Umanesimo fa sì che l'idea delle Olimpiadi venga ripresa dagli stati italiani già nel '400. Le Olimpiadi vengono istituite come giochi pan-italiani tra tutti  gli Stati della penisola, come a ribadire l'ideale unità della Penisola, se non politica almeno "intellettuale". È possibile anche che le gare che già tradizionalmente si tengono nelle diverse città-stato Italiane assumano delle caratteristiche "Internazionali" nell'ambito delle Nuove Olimpiadi. Ad esempio al Palio di Siena gareggeranno rappresentanti e cavalli non solo delle contrade senesi, ma di tutta Italia. Idem per il "calcio fiorentino" o per la gara delle Gondole a Venezia. Sarebbe senz'altro un modo intelligente per far convivere atleti di nazioni (allora) diverse e far ritrovare un minimo senso di unità ed appartenenza, e magari, parafrasando il D'Azeglio, gli Italiani si farebbero prima! Però, dopo le "Guerre d'Italia" questa idea ci verrà rubata dalle potenze conquistatrici (Spagna in primis) che vorranno esse pure partecipare ai Giochi. In questo caso ben presto i Giochi diventeranno Paneuropei, ed ogni Nazione li vorrà organizzare a casa propria. Facile immaginare i maneggi di Napoleone per poterli ospitare a Parigi e le bizze di Re Giorgio per non essere riuscito a fare altrettanto!

3) Le Olimpiadi? Ho altro a cui pensare. Al Barone De Coubertin non viene nessuna idea di far rinascere le Olimpiadi. Può essere però che l'idea venga a qualcun altro: ad esempio, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, tutte le Nazioni decidono di istituire dei Giochi (non necessariamente chiamati "Olimpiadi" ma magari "Giochi della Pace") ad una scadenza prefissata, cui partecipano atleti da tutti i Paesi del Mondo. Essendo di istituzione più "recente" ed essendo nate dopo un evento drammatico per molti Popoli, queste riedizioni dei Giochi potranno mantenere più a lungo le caratteristiche originarie che li hanno visti nascere...

4) Le Vere Olimpiadi. Le Olimpiadi dell'Era Moderna vengono organizzate tutte sul modello di quella voluta dal Barone dei Coubertin. In altre parole, il principio del rigoroso dilettantismo venga rispettato; non avremo grazie a Dio atleti strapagati che vogliono vincere a tutti i costi per costruirci un futuro sopra, ma la gente giocherà tanto per giocare, perchè lo spirito iniziale dei Giochi (ora completamente dimenticato) era questo. Le discipline saranno molte di meno; i Giochi si terranno solo in Grecia, magari in una città di Olimpia ricostruita per l'occasione e diventata una metropoli, e non ci saranno dispute infinite su quale Nazione dovrebbe ospitare le Gare future; si eviteranno anche i favoritismi smaccati dei giudici a favore degli atleti locali, come si è visto nell'edizione del 2008 a Pechino. Infine, gli atleti parteciperanno singolarmente, e non per nazione di appartenenza. Non saranno poi tanto male, voi che ne dite?

5) Le "Olimpiadi Democratiche". Nel 1936 erano programmate le prime "Olimpiadi Democratiche" della storia con Unione Sovietica, Spagna, Messico, organizzate dai paesi governati da regimi di sinistra; lo scoppio della Guerra Civile fece accantonare il progetto. Che accade se il progetto invece va in porto, e prosegue anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, dato che l'URSS prima del conflitto non aveva mai partecipato alle Olimpiadi? (questa è del Marziano)

6) Pechino come Monaco. Questa è stata proposta invece da Mattiopolis. Nel bel mezzo delle Olimpiadi di Pechino, un gruppo di integralisti islamici uighuri uccide due membri della squadra olimpica cinese, e ne prende in ostaggio nove. La reazione cinese non si fa attendere, ma i nove ostaggi perdono comunque la vita in uno scontro a fuoco. Questa è la classica goccia che fa traboccare il vaso: traendo vantaggio dal caos generale, dovuto anche ai metodi cinesi , non molto ortodossi, per reprimere ulteriori attacchi (in pratica si scatena una caccia alle streghe, e i membri delle squadre dei paesi islamici vengono controllati a vista), si accendono proteste sia tra i cinesi scontenti del regime sia tra i separatisti uighuri e tibetani. La competizione olimpica (che continua malgrado le proteste) si trasforma in qualcosa di simile ad una guerra combattuta dagli atleti, e specialmente nelle gare in cui sono coinvolti USA e Iran, Cina e Giappone, Corea del Sud e Corea del Nord, si assiste ad un autentico proliferare di sostanze dopanti e colpi bassi che farebbe rivoltare nella tomba De Coubertin. Ad Olimpiadi terminate, la posizione internazionale della Cina è talmente compromessa che si pensa di sostituire il suo seggio all'ONU con quello di Taiwan; lo stesso stato cinese è attraversato da proteste e rivolte da Lhasa alla Manciuria. Tutto questo mentre i sudcoreani si preparano alla riconquista del nord... (una vera distopia: la congiuntura internazionale non invita certo all'ottimismo...)

7) L'Unione Olimpica. Sesta ucronia olimpica, stavolta di William Riker. E se, a partire dalle Olimpiadi di Pechino del 2008 o da quelle di Londra del 2012, l'Unione Europea presentasse una sola squadra unificata, in grado di surclassare i colossi sportivi rappresentati da USA e Cina? Alle Olimpiadi di Pechino 2008, sommando le medaglie delle singole nazioni, si arriverebbe a un totale di 276 medaglie per la UE (contro le 110 degli USA e le 100 della Cina), di cui 86 d'oro, 100 d'argento e 90 di bronzo!

8) Antiantidoping. In uno dei prossimi Giochi Olimpici si scopre che tutti gli atleti o quasi sono stati dopati poco prima dell'inizio delle gare. Che si fa? Bloccare i Giochi o spostarli ormai risulta impossibile. I Grandi dello Sport allora decidono di abolire in futuro i controlli, o addirittura di consentire ogni forma di doping. Avremo così nelle successive edizioni atleti super-pompati in grado di fornire prestazioni sovraumane. Addirittura si arriverà a "costruire" grazie alla genetica atleti superumani con arti inferiori più lunghi del normale per correre più veloci o saltare più in alto, con dimensioni gigantesche per sollevare pesi enormi, con organi interni raddoppiati per consentire qualità respiratorie e cardio-circolatorie migliori, con una sorta di pinne per nuotare meglio dei delfini, eccetera. È ovvio che, per inseguire fama e ricchezza, non mancheranno di certo i volontari disposti a subire questa sorta di tortura pur di vincere ad ogni costo...

9) Le Cyber-Olimpiadi. Ha fatto molto discutere la decisione iniziale di escludere Pistorius dai Giochi Olimpici di Pechino in quanto, secondo molti giudici ed esperti, le sue protesi lo avrebbero aiutato troppo. Poi, per fortuna, questa decisione venne revocata, ma ormai era troppo tardi, e per Pistorius non c'è stata la possibilità di accedere ai Giochi. Supponiiamo però che in futuro le protesi migliorino così tanto le prestazioni degli atleti, da renderli davvero dei superuomini... In questo caso si dovranno istituire delle Cyber-Olimpiadi in cui atleti con parti del corpo meccanico (quasi degli ibridi uomo-macchina) si possano sfidare tra loro. In questo caso le prestazioni individuali conteranno assai poco e saranno molto più decisive le tecnologie. Ad esempio vedremo atleti con braccia bioniche sfidarsi al lancio del disco o uomini con protesi "estendibili" gareggiare nel salto in alto. Ci potranno essere addirittura degli atleti disposti ad amputarsi di parte del proprio corpo per sostituirle con protesi robotiche per migliorare le proprie prestazioni. Per gli Sati più importanti queste Olimpiadi potranno essere una sfida per dimostrare agli altri la propria superiorità tecnologica...

Le Olimpiadi alla rovescia...

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Ed ora, una lucida riflessione sempre di Never75 che paragona le Olimpiadi Antiche a quelle Moderne:

Dato che i Giochi Olimpici stanno per finire (portandosi dietro il solito strascico di inevitabili polemiche) volevo fare una breve riflessione con voi riguardo la differenza profonda tra i Giochi del Mondo Classico (aboliti da Teodosio nel 393 d.C. ad Impero Romano quasi già finito e che in un certo senso hanno accompagnato quasi tutto l'Evo Antico) e quelli dell'Epoca Moderna voluti invece (ma questo lo sanno tutti) da una geniale intuizione del Barone de Coubertin alla fine dell'800.

I Giochi Olimpici Antichi erano essenzialmente feste religiose (questo è bene ricordarlo) dedicate a Zeus Olimpico e si svolgevano sempre nella città sacra di Olimpia. I Giochi erano poi solo una parte della cerimonia che comprendeva (oltre a momenti religiosi in senso stretto come le processioni) anche gare di musica e poesia. I Giochi erano panellenici ossia vi potevano partecipare tutti gli atleti della Grecia continentale e (in seguito) anche delle colonie di lingua e cultura ellenica sparse in tutto il Mediterraneo.

Avevano inoltre lo scopo di far sentire in un certo senso i Greci uniti tra loro da un ideale (la "grecità" appunto) pur nelle diverse appartenenze politiche statuali.

A contrario di quel che si pensa ai giorni nostri non è che i conflitti interellenici venissero sospesi durante la celebrazione dei Giochi, anzi! Però era consentito il passaggio anche in zone di guerra agli atleti che vi desiderassero partecipare, proprio per la considerazione di "sacralità" che avevano i Giochi stessi.

L'ideale greco della perfezione imponeva la vittoria a tutti i costi, non esistevano secondi posti! Tutti gli atleti andavano ai Giochi solo per vincere non per partecipare. Al ritorno in patria agli atleti vincitori venivano dedicati monumenti ed onori, tra cui anche (in alcuni casi) l'esenzione fiscale perpetua.

I perdenti invece venivano sbeffeggiati ed insultati.

Purtroppo le scorrettezze, la corruzione degli arbitri, l'acquisto della vittoria con denaro sonante, quello che definiremmo oggi "doping", i maneggi tra organizzatori ed atleti ecc. non furono una degenerazione dei Giochi durante l'Ellenismo o l'Epoca Romana, ma sono presenti nei Giochi fin dalle origini.

I Romani non videro mai di buon occhio la propria partecipazione ai giochi. Nerone fu l'eccezione: partecipò egli stesso all'edizione del 67 d.C. ed (ovviamente!) arrivò primo in ogni competizione. Molte volte, addirittura, svolse la doppia funzione di giudice-arbitro ed atleta in gara! Le Olimpiadi Moderne istituite da de Coubertin invece riprendevano solo lontanamente l'idea greca. In pratica il barone francese, imbevuto di classici ed innamorato dell'Ellade come molti romantici, vedeva nei Giochi una grande occasione in cui atleti (rigorosamente dilettanti) di tutte le discipline allora ammesse potessero partecipare indifferentemente dalla religione professata o dalla nazione di appartenenza. Dovevano essere un inno alla Pace ed alla Concordia tra i popoli.

Inoltre valeva assolutamente il principio (forse fin troppo abusato e ripetuto in seguito) che "l'importante è partecipare".

Diciamo che visioni così ideal(izzat)e dei Giochi durarono molto poco.

Molto presto il principio del dilettantismo venne cancellato e con esso pure le motivazioni degli atleti, fino ad arrivare alla generazione attuale.

Adesso si può dire che, dopo aver fatto il giro dell'orologio, si è tornati indietro ed i Giochi organizzati in questi ultimi anni hanno (ri)preso tutte le caratteristiche negative (e pochissime positive) dei Giochi Antichi Greco-Romani.

Ora il principio del dilettantismo è stato completamente dimenticato ed al loro posto vediamo atleti-robot  strapagati e che al ritorno in Patria vengono dedicate strade, piazze e triumpha come se avessero compiuto chissà che impresa! Magheggi arbitrali, corruzione di giudici, continui casi di "dopamento", principio della vittoria ad ogni costo ecc. sono all'ordine del giorno.

Per non parlare poi delle diatribe infinite in sede internazionale in merito a quale Nazione attribuire i Giochi delle Edizioni successive, quando si sa benissimo ormai che il principio che conta è uno solo ed è il dio denaro.

Si può onestamente dire che i Moderni Giochi (allo stato attuale delle cose) siano solo un evento mediatico e commerciale che dello spirito sportivo originario delle primissime edizioni hanno mantenuto ben poco e che De Coubertin si rivolterebbe nella tomba se dovesse assistervi! Questo, paradossalmente, è uno dei pochi "ritorni al Mondo Classico" che avremmo preferito francamente non dover mai rimpiangere ma che purtroppo ci è capitato.

Ma almeno le Olimpiadi Antiche avevano un profondo significato religioso-simbolico, alle attuali manca pure quello!

Never75

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Senza la McLaren

Aggiungiamo la proposta automobilistica di Pavel Tonkov:

Il 2 giugno 1970, durante una serie di test con una monoposto Canam sul circuito di Goodwood, perde la vita Bruce McLaren. Subito dopo la sua morte viene chiusa la squadra. Come cambia la storia dell'automobilismo sportivo?

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Gli replica Alessio Mammarella, imbastendo questa Timeline:

Nel 1970, in seguito alla morte improvvisa di Bruce McLaren, gli eredi mettono la società in vendita ma, non trovando offerte congrue, la liquidano. Le vetture vengono vendute, piloti e tecnici ingaggiati altrove. E' un peccato, ma la F1 prosegue: molte squadre sono state smantellate e lo saranno in futuro. Nel 1971, prima stagione senza McLaren, Jackie Stewart vince il suo secondo titolo, mentre nel 1972 viene battuto dal talentuoso brasiliano Fittipaldi. Stewart si prende la rivincita nel 1973 e successivamente si ritira.

Nel 1974, Emerson Fittipaldi lascia la Lotus, con cui il rapporto si è guastato, e si trasferisce alla Tyrrell, la squadra del suo ex rivale scozzese. La vettura, tuttavia, si rivela poco competitiva nella prima parte di stagione, consentendo ai ferraristi Regazzoni e Lauda di accumulare un vantaggio irrecuperabile. Clay Regazzoni vince il suo unico titolo mondiale, dopo tanti anni di digiuno Ferrari. Negli anni successivi le rosse continuano a dominare: Lauda vince tre titoli consecutivi dal '75 al '77, nonostante il gravissimo incidente capitatogli nel 1976 al Nurburgring. Solo il ritorno della Lotus nel 1978 interrompe la supremazia della Ferrari, che comunque vince un altro titolo nel 1979 con Scheckter.

Gli anni '80 si aprono con un titolo iridato per Alan Jones, con la Williams che si afferma finalmente come team di primo piano. L'anno però sarà ricordato anche per il debutto di un grandissimo campione degli anni successivi, Alain Prost, alla guida di una Tyrrell. La meteora Jones è però battuta l'anno successivo da un altro grande talento, Nelson Piquet. Nel 1981 un ambizioso manager di F2, Ron Dennis, tenta il salto in F1 approfittando dell'appoggio del munifico sponsor Malboro. Ron Dennis assume il controllo della Arrows e riesce perfino a convincere Nicky Lauda a tornare alle corse. I risultati, tuttavia, non sono entusiasmanti. Dopo i deludenti risultati della stagione 1982, nella quale Lauda riesce a raggranellare ben pochi punti, il campione opta per il ritiro definitivo. Nonostante un'abilità manageriale riconosciuta da tutti, Dennis non riuscirà mai a tirare fuori la Arrows dalle secche della media classifica.

Nel 1983, le squadre iniziano ad adottare a tappeto i motori turbo. L'unica squadra senza fornitura è la Tyrrell, che riesce in extremis ad accordarsi con la Tag, per un motore sviluppato su base Porsche. La fiducia nel nuovo motore, nonché il ricordo piacevole dell'anno d'esordio, convincono Prost, in fase di divorzio dalla Renault, a tornare dal buon vecchio Ken Tyrrell. La scelta di Prost consente anche alla squadra di trattenere lo sponsor italiano Benetton. Quest'ultimo, che stava pensando di trasferire la sua sponsorizzazione ad una poco competitiva Alfa Romeo, decide di scommettere sul talentuoso francese. Quella di Prost è una cavalcata incredibile: nel 1984 la Tyrrel Tag-Porsche inizia a vincere e non la smette più tra la sorpresa delle altre squadre, che non si aspettavano una tale competitività. L'anno successivo Prost riesce a ripetersi, anche se altri concorrenti si affacciano. Piloti come il bicampione del mondo Piquet, lo spericolato inglese Mansell ed il giovane Senna sembrano pronti ad insidiare Prost non appena la superiorità della Tyrrell inizierà a ridursi. Ciò accade infatti nel 1986, ma Prost riesce comunque a vincere il titolo, all'ultima gara, a causa della rivalità totale tra i sui avversari della Williams, Piquet e Mansell.

Nel 1987, tuttavia, la superiorità della Williams è tale che nessuno riesce a togliere il titolo a Piquet. Alla fine della stagione, tuttavia, si verifica un ribaltamento degli equilibri: Piquet decide di lasciare la Williams, e la Honda, che lo preferiva a Mansell, ne approfitta per trasferire la sua fornitura di motori proprio alla Tyrrell. Così, proprio quando l'era della Tyrrell sembrava tramontata la squadra torna a disporre del miglior motore del momento. Non basta: oltre al cambio di motore arriva in squadra anche il talentuoso Senna, per formare con Prost una coppia che si annuncia quella da battere. Senna e Prost vincono i due campionati successivi, ma la loro rivalità rende inevitabile che uno dei due lasci la squadra. E' Prost a farlo, e si trasferisce alla Ferrari per la stagione 1990.

Senna domina il campionato del 1990 ed anche quello del 1991, che mostra tuttavia una netta ascesa della Williams nella seconda parte. Nel 1992, infatti, il motore Honda si dimostra nettamente meno competitivo rispetto a quello Renault, e Senna deve arrendersi a Nigel Mansell. Ma non basta: Honda annuncia anche il suo ritiro per la stagione successiva, lasciando la Tyrrell nell'incertezza su quale motore adottare. Dopo il rapido tramonto della suggestiva ipotesi Ferrari, la prospettiva è quella di adottare un motore Ford, di una versione tuttavia meno evoluta rispetto a quello in dotazione alla Benetton. Ken Tyrrell, abituato alle soluzioni innovative ed audaci, decide infine di rivolgersi a un'altra casa giapponese la Yamaha, dopo l'annuncio di quest'ultima di voler tornare in F1. La stagione 1993 purtroppo è disastrosa, Senna non è quasi mai competitivo e, pur rendendosi conto che il progetto del motore è molto immaturo ed ha ampi margini di miglioramento, decide di non aspettare. Ancor peggio di lui il giapponese Katayama voluto dalla Yamaha. Il giovane e promettente Zanardi, che sembrava destinato a sostituire Hakkinen alla Lotus, deve rinviare il suo debutto in F1 perché Hakkinen resta al suo posto e non ci sono sedili liberi.

Senna passa alla Williams per il 1994 andando incontro a un destino fatale. Nel tragico anno 1994, il campionato è vinto dal giovane Michael Schumacher. E' un anno "tedesco", anche in campo motoristico, visto il ritorno ufficiale come motorista della Mercedes, fornitore già dall'anno precedente del team svizzero Sauber. Una collaborazione destinata a durare molti anni.

Nel frattempo, tra i giovani piloti si mette in evidenza Hakkinen. Giunto alla Tyrrell nel 1994 tra speranze di rilancio della squadra, ma deve penare a lungo. Per la stagione 1995, la Mercedes propone la sua fornitura, che si è dimostrata affidabile e dallo sviluppo promettente, alla Benetton. Flavio Briatore, carismatico team manager della squadra campione del mondo, preferisce adottare invece i motori Renault, gli stessi della Williams. La pista gli dà ragione, perché Schumacher vince di nuovo il campionato battendo le Williams. La Mercedes continua a fornire la Sauber, che con i suoi piloti Herbert e Frentzen ottiene delle prestazioni dignitose. La Tyrrell trova un nuovo importante sponsor, la Nokia, grazie al suo pilota finlandese Hakkinen. Le prestazioni della vettura, però, sono ancora deludenti.

Nel 1996 Hill vince finalmente il suo mondiale, davanti a un nuovo e ispirato compagno di squadra, il figlio d'arte Villeneuve e a Schumacher, nel frattempo passato alla Ferrari. Il suo precedente compagno, Coulthard, è passato alla Sauber insieme a Frenzen. L'anno successivo quella di Villeneuve è una vittoria annunciata, anche se Schumacher con la Ferrari è sempre più competitiva e lo insidia fino all'ultimo. Nel finale di stagione, comunque, la Sauber Mercedes mostra una impennata di competitività e l'ultima gara la vince David Coulthard.

Il 1998 è l'anno in cui esplode il fenomeno Sauber: spinto da un motore che si rivela semplicemente il più prestante di tutti, Coulthard vince il titolo mondiale, battendo Schumacher con la Ferrari, mentre Willimas e Benetton, complice il ritiro della Renault, scivolano irrimediabilmente indietro. Il 1998 è anche l'ultimo anno di Mika Hakkinen alla decaduta Tyrrell, che l'anno successivo cambierà proprietà e nome per diventare la BAR. La stagione 1999 è ancora più sorprendente della precedente: Hakkinen, che è arrivato alla Sauber per fare la seconda guida, surclassa sistematicamente Coulthard e vince lui il titolo davanti al solito Michael Schumacher.

Dal 2000, tuttavia, il sorpasso tecnico da parte della Ferrari è inappellabile: dal 2000 al 2004 Schumacher vince cinque titoli mondiali consecutivi. Dopo la stagione 2001 Hakkinen si ritira, per essere sostituito da un altro finlandese, il promettente Kimi Raikkonen. Alla fine del 2004 la Red Bull, sponsor principale della Sauber, decide di acquistare la scuderia. Nel 2005 scende quindi in pista la Red Bull, che porta all'esordio anche un giovane pilota austriaco, Klien. A sorpresa, comunque, Klien prende il posto di Raikkonen e non del veterano e ormai svogliato Coulthard. La squadra paga questa scelta con l'incapacità di sfruttare pienamente il proprio potenziale, e il mondiale viene vinto da Fernando Alonso con la Renault. Raikkonen passa alla Williams, per quell'anno motorizzata dalla BMW. Nel 2006 Alonso raddoppia, mentre per la Red Bull è una stagione deludente. A fine stagione Coulthard e Klien sono fuori, e al loro posto arrivano due nuovi piloti. Uno è proprio Fernando Alonso e l'altro è un giovane sconosciuto, Lewis Hamilton. Nel 2006 è nata anche la BMW, rilevando le strutture della storica Arrows. La BMW schiera la coppia, tutta tedesca, Heidfeld-Rosberg. A causa di questa scelta del costruttore tedesco, la Williams è rimasta senza motore ed ha dovuto ripiegare su l'inossidabile ma modesto Cosworth. Per l'anno successivo però Raikkonen riesce a ottenere un sedile alla Ferrari. Dopo aver sostituito Hakkinen alla Sauber, sostituisce Schumacher alla Ferrari.

Il rimescolamento di sedili produce un campionato movimentato nel 2007. Il debuttante Hamilton riesce incredibilmente a lottare ad armi pari con il bi campione del mondo Alonso, mentre anche i ferraristi Massa e Raikkonen vanno forte. Alla fine la spunta proprio quest'ultimo, all'ultima gara. Alonso è deluso e ritiene che la squadra abbia indebitamente favorito Hamilton. Per questa ragione abbandona bruscamente la squadra e torna fra le braccia di Flavio Briatore in Renault, malgrado tuttavia la squadra non sia più particolarmente competitiva. Nel 2008, un Hamilton più maturo e consapevole dei suoi mezzi si impone su Felipe Massa in quella che è forse l'annata migliore del brasiliano.

Il 2009 è un anno bizzarro: la scuderia Honda, mai particolarmente competitiva, si trasforma in Brawn GP e prende i motori Mercedes. Il sorprendente titolo di Jenson Button è la prova generale per la trasformazione della squadra in Mercedes Gp dall'anno successivo. Alla Red Bull invece, Hamilton viene affiancato da un altro giovane promettente, Sebastian Vettel.

Nel 2010 vince Hamilton, davanti ad Alonso su Ferrari e Vettel; nel 2011 i due della Red Bull si invertono le posizioni, con Vettel in stato di grazia che vince il titolo davanti ad Alonso ed Hamilton terzo; nel 2012, è Alonso a imporsi davanti a Vettel e Hamilton che nella seconda parte di stagione vedono il loro rapporto personale degradarsi, La squadra deve fare una scelta e per il 2013 Hamilton passa alla Mercedes e Vettel vince il suo secondo titolo sulla Red Bull. Dal 2014 tocca alla Mercedes dominare. Hamilton vince i campionati del 2014 e 2015, il suo compagno di squadra Rosberg quello del 2016 Nel frattempo la Red Bull, passata al motore Renault incappa in un calo di competitività. Dopo la cocente sconfitta del 2014 contro il rivale Hamilton, Vettel passa alla Ferrari in sostituzione di Fernando Alonso che torna alla Red Bull. Nel frattempo anche la Honda torna in F1, tornando a fornire la Williams come molti anni prima, ma con risultati sconfortanti.
Nel 2017 Lewis Hamilton vince il suo quinto titolo mondiale, risultato colto solo da Fangio e Schumacher. Per la Red Bull si mette in evidenza il giovane Max Verstappen. Il 2018 segna il ritorno dell'Alfa Romeo, che assume il controllo della scuderia americana Haas, fornita motoristicamente dalla Ferrari. I suoi piloti sono il talento Charles Leclerc, già sicuro di approdare in Ferrari, e Antonio Giovinazzi, unico pilota italiano del circus. Nel 2020 il Campionato Mondiale di Formula Uno non inizia nemmeno e viene annullato a causa della pandemia da Covid-19.

[differenze rispetto alla HL: il campionato 1974 non è vinto da Fittipaldi bensì da Regazzoni e quello del 1976 da Lauda invece che da Hunt; Prost debutta sulla Tyrrell invece che sulla McLaren, quindi la Tyrrell "sostituisce" la casa di Woking per il segmento della storia che riguarda gli anni di Prost e Senna; dal 1993 la storia della Tyrrell torna a coincidere con quella reale; Hakkinen resta alla Lotus anche per il 1993, successivamente prende posto alla Tyrrell ormai avviata però verso il declino. Non essendoci la McLaren, la Mercedes ha continuato a collaborare con la Sauber, che quindi arriva al vertice della F1 con la coppia Hakkinen-Coulthard; poiché Hakkinen è rimasto alla declinante Tyrrell fino al 1998, quel campionato è stato vinto da Coulthard; grazie ai successi ottenuti con la Mercedes, la Sauber non ha avuto bisogno di ricorrere alla Petronas come sponsor principale pagarsi i motori Ferrari e ha potuto continuare la collaborazione con lo sponsor Red Bull.. quindi quando l'azienda austriaca ha deciso di avere una sua squadra, ha acquistato proprio le strutture della Sauber invece di quelle della Jaguar; la BMW di conseguenza ha acquistato un'altro team, negli anni in cui ha partecipato direttamente al campionato; Hamilton è stato scoperto dalla Red Bull-Sauber e ciò ha fatto di avere per alcuni anni Hamilton e Vettel come colleghi; Vettel non ha vinto 4 mondiali ma soltanto due, perché in un cas Hamilton, guidando la stessa vettura, è riuscito a batterlo, mentre invece nell'anno di massima rivalità tra i due è riuscito a spuntarla Alonso con la Ferrari; il ritorno della Honda come motorista, in mancanza della McLaren, è stato con la Williams; infine la nascita della scuderia Alfa Romeo, non potendo basarsi sulla Sauber (che si è stata la base per la Red Bull) si basa sulla Haas, altro team nell'orbita della Ferrari; in generale, se nella prima parte manca sempre una scuderia (la McLaren, che si presume sostituita da qualche squadra minore poco significativa) in questa seconda parte ne mancano due (perché la Sauber è diventata Red Bull, e la Jaguar si è trasformata in qualcos'altro)]

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