Roma dei Poli

di Enrico V.

La bandiera di Roma dei Poli (grazie a Enrico V.)

POD: Nel 1920 il Trattato delle Svalbard stabilì che le settentrionalissime isole norvegesi potevano essere sfruttate, soprattutto a fini minerari, da tutti i paesi firmatari. Oltre alla Norvegia, l'unico paese nella nostra Timeline a creare avamposti nelle isole fu l'Unione Sovietica. Ancora oggi sono presenti i villaggi di Pyramiden e Barentsburg, ufficialmente però in territorio norvegese. L'Italia firmò il trattato nel 1924, senza però mai interferire. In questo caso l'Italia, subito dopo la firma, invia il primo contingente per colonizzare le Isole Svalbard.

.

È del maggio 1925 l'approdo dei primi italiani. A 3 km dal villaggio norvegese di Longyarbyen (Longarbeno secondo la dicitura italiana) venne posata la prima pietra dalle squadre di muratori inviate dal regime fascista. L'obiettivo era di costruire uno degli avamposti più settentrionali del pianeta e controllare le risorse minerarie e strategiche dell'area. Fu Italo Balbo, giunto con un volo a tre scali da Roma, ad inaugurare la città nel 1926. Di 1624 abitanti che la componevano, oltre 1100 erano maschi, giunti singolarmente per lavorare alle miniere di carbone. La provenienza regionale era piuttosto variegata, mentre il 15 % della popolazione era di cittadinanza norvegese.

Pur sotto la bandiera norvegese, la cittadina era pesantemente influenzata dalla dittatura del regime e, di fatto, il potere era amministrato dalla gerarchia fascista che era venuta a formarsi. Inizialmente il villaggio non era dotato di un vero e proprio nome, ma dopo alcuni mesi venne ribattezzato Roma dei Poli.

Sino al 1939 l'attività della comunità mineraria fu pressoché identica. Isolati dal resto d'Europa, i lavoratori non vissero particolari mutazioni durante la loro permanenza, anche se molti, affascinati inizialmente dalle prospettive di guadagno, abbandonarono l'isola a causa del freddo e della lontananza da casa. Circa 300 persone avevano abbandonato Roma dei Poli dopo 12 anni, a fronte di soli 50 arrivi. Dopo la crisi del 1929, in Italia vennero pubblicizzate le nuove possibilità di lavoro sull'isola, ma non diedero i frutti sperati.

L'evento di maggiore portata fu, nel 1928, la tragedia del dirigibile Italia al largo delle Svalbard. I soccorsi vennero diretti da Roma dei Poli, dove era presente la base da cui partì per l'ultima missione il dirigibile Italia.

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale ed il conseguente ingresso dell'Italia contro l'Urss (e, teoricamente, contro la Norvegia, aggredita dai nazisti) l'isola non ebbe particolari sussulti. Le relazioni fra le istituzioni norvegesi e la popolazione italiana non si incrinarono particolarmente poiché la Norvegia era troppo impegnata a combattere i tedeschi nella guerra sul continente e gli italiani non avevano mai mostrato avversione verso il paese scandinavo. Troppo lontane, invece, erano Barentsburg e Pyramiden e comunque solo l'aspetto economico delle miniere era gestito dall'Unione Sovietica che quindi non aveva potere territoriale.

Fu, paradossalmente, la fine della guerra a creare tensioni. Fra i cittadini richiamati alle armi e quelli che erano rientrati a casa, la popolazione era di 900 abitanti (con una clamorosa sproporzione maschile, circa l'80% degli abitanti) ed il governo italiano non era in grado di amministrare le miniere di Roma dei Poli senza investire, ma i soldi del Piano Marschall tardavano ad arrivare e comunque sarebbero stati investiti in zone colpite dalla guerra.

Nel marzo del 1946 Alcide De Gasperi annunciò che era probabile la smobilitazione dell'isola, ma fu grande la protesta dei 900 abitanti che arrivarono addirittura a manifestare sotto il palazzo dell'amministratore locale a Longyearbyen chiedendogli di intervenire per scongiurare l'abbandono della città da parte dell'ente statale italiano.

La situazione sembrava degenerare tanto che furono le amministrazioni sovietiche a proporsi di sostituire l'Italia nella gestione delle miniere di Nuova Roma. Il rischio di regalare ai sovietici una pur piccola parte di guadagno (ed un importante insediamento territoriale nel Mar Artico) fu la chiave di volta e la vittoria della DC alle elezioni del 1948 fu l'input per il rinnovo della gestione italiana. L'anno successivo la Norvegia, provata dal conflitto e schierata con gli USA, dichiarò di non volersi più sobbarcare le spese di amministrazione per una parte di territorio i cui proventi andavano ai comunisti. Il 16 maggio 1950, il ministro degli Esteri italiano Carlo Sforza, il suo omologo sovietico Vjaceslav Molotov ed il primo ministro norvegese Einar Gerhardsen firmano il nuovo trattato, che prevede la spartizione dei territori di Longarbeno, Nuova Alesundo, Nuovo Villaggio (alla Norvegia), Roma dei Poli (all'Italia), Barentsburgo e Piramide (all'Unione Sovietica). Il villaggio di Sveagruva verrà ceduto alla Svezia due anni dopo dalla Norvegia. L'Italia deterrà una fetta di territorio ampia circa 10 km2, confinando a sud con la Norvegia e a nord con l'Unione Sovietica. Quest'ultimo confine era uno dei tre in Europa fra i paesi dei due schieramenti e venne inviato un contingente di 250 soldati a presidiare la cittadina. Lo stesso anno verrà inaugurato anche l'aeroporto militare "Giuseppe Garibaldi" di Roma dei Poli, mentre dal 1952 sarà attiva la linea aerea Roma-Oslo-Roma dei Poli (un volo settimanale). In virtù di questo collegamento, l'unico diretto con l'Italia, la cittadina ha fatto parte fino al 1985 della provincia di Roma e, conseguentemente, della regione Lazio.

Roma dei Poli

Dal 1950 al 1985, dal punto di vista amministrativo Roma dei Poli è stata equiparata a qualsiasi altra cittadina italiana, con la sola esclusione della rappresentanza in parlamento. I residenti erano chiamati a votare per un seggio alla Camera e uno al Senato. Contrariamente ai timori iniziali, la cittadina si rivelò decisamente avversa al fascismo, reo di aver abbandonato a se stessi gli abitanti. Il deputato (e al contempo sindaco) socialista di Roma dei Poli, Mario Biglioni, è stato rieletto dal 1952 fino alla morte nel 1974.

Per riequilibrare la popolazione ed occupare tutti i posti chiave all'interno della società (scuole, ospedali, banche, uffici postali, trasporti etc) l'Italia offrì un posto di lavoro e le spese per il viaggio per tutti i cittadini che corrispondevano ai profili richiesti e che avevano combattuto nella seconda guerra mondiale o avevano perso un parente nella stessa. Fatto curioso, le dodici insegnanti presenti a Roma dei Poli erano tutte insegnanti vedove di guerra. In città erano presenti una scuola elementare ed una scuola media. Gli studenti potevano proseguire gli studi superiori e l'università a Longarbeno, dove però era necessaria la conoscenza del norvegese e si potevano recare in loco solo tramite l'unico traghetto della mattina, rientrando a sera inoltrata. Per favorire l'interscambio con il vicino capoluogo norvegese, venne istituito il bilinguismo scolastico nel 1957.

Nel 1961, al primo censimento effettuato nella cittadina, risultavano residenti 1383 abitanti, di cui 268 soldati, 812 uomini e 572 donne. 186 erano i cittadini stranieri, di cui 141 norvegesi, 30 svedesi, 6 americani, 3 inglesi, 3 tedeschi, due russi ed un finlandese.

Lo sviluppo economico divenne realtà anche nella piccola isola. La corrente elettrica arrivava in ogni casa già alla fine degli anni '60, la radio italiana già era trasmessa da un paio di decenni mentre la televisione venne irradiata dal 1970. Prima solo i canali norvegesi, poi anche quelli italiani. Dal 1973 il Corriere dei Poli era il quotidiano locale, mentre nel 1981 è stata fondata la prima radio privata, Radio Nord 93.8. I mezzi pubblici (autobus per il trasporto cittadino e traghetti verso Longarbeno) erano attivi sin dal 1950. Poche erano le vetture, peraltro munite di targa norvegese poichè erano tutte importate. Dal 1953 è presente la chiesa cattolica di Sant'Olav, mentre nel 1980 è stata eretta la Vår Frelsers Kirke (Chiesa del Nostro Salvatore) per i fedeli protestanti.

Curioso fu l'esperimento della prima squadra di calcio di Roma dei Poli. Impossibilitati a giocare il campionato italiano, si iscrissero a quello norvegese militando per sei anni nella quarta divisione locale, grazie ai voli quotidiani dalla vicina Longarbeno. La retrocessione in quinta serie e l'impossibilità per le avversarie di affrontare una trasferta così onerosa (la società isolana era sostenuta anche con fondi pubblici) fecero naufragare il progetto nel 1980, anche se nel 1982, per celebrare la vittoria del mondiale, la nazionale azzurra giocò un'amichevole a Roma dei Poli contro l'Islanda, vincendo per 7-0. Lo stadio locale, che paradossalmente poteva ospitare più dei 1300 residenti, è stato utilizzato anche per i concerti di Vasco Rossi, Adriano Celentano, Eros Ramazzotti, Bjork e del Coro Nazionale dell'Urss (assieme ai Leningrad Cowboys) dopo la caduta del muro di Berlino.

Lo sport nazionale, tuttavia, è la pallamano, importata dai norvegesi e, di fatto, unica disciplina in cui i romani del polo competono a livello agonistico nei campionati dell'isola contro le altre rappresentative.
Nei primi anni '80 l'isola, colpita dalla crisi del petrolio, iniziò a richiedere una maggiore autonomia, soprattutto finanziaria, dall'Italia. La reazione più sostenuta arrivò con il voto del 1983 dove, per protesta, meno del 30% si recò alle urne per eleggere i parlamentari locali. Proprio il candidato vincente, il democristiano Alessandro Borg, si fece carico di un progetto di legge volto a garantire maggiore autonomia a Roma dei Poli.

Il trattato è stato firmato dal sindaco Giovanni Casceno e da Bettino Craxi nel 1985. Roma dei Poli perdeva il proprio status di città per divenire un Distretto Extracontinentale. Da quell'anno la città elegge, oltre al deputato ed il senatore, anche un consiglio autonomo, un proprio governatore ed una giunta che gode di ampia autonomia in materia fiscale e legislativa. Circa il 90% delle tasse viene riservato alle attività locali. Dal 1985 Roma dei Poli è ufficialmente un territorio bilingue (all'epoca circa il 25% della popolazione era di madrelingua norvegese, oggi è del 40%) diventando "Roma i Nordpolen" per i cittadini italiani di lingua norvegese. Anche gli altri comuni delle Isole Svalbard vennero chiamate con i propri nomi originari nei documenti ufficiali. Longarbeno tornò ad essere Longyarbyen.

Il governatore Alexander Gultegni, appena 30enne, è stato eletto nel 2009 a capo del Movimento per l'Autonomia di Roma dei Poli. Il suo programma prevede un referendum per l'indipendenza di Roma dei Poli entro il 2015, ma attualmente la situazione è in stallo a causa delle implicazioni costituzionali che vedrebbero una parte di territorio italiano staccarsi dalla madrepatria per la prima volta dalla seconda guerra mondiale.

Enrico V.

Per farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.

Questa è l'osservazione di Bhrghowidhon:

Longyearbyen è la traduzione norvegese (con articolo posposto) di Longyear City, fondata nel 1906 dall'industriale americano John Munroe Longyear, che ah dato il nome anche alla valle (Longyeardalen) e al fiume (Longyearelva). In italiano sarebbe stata resa dapprima come Villaggio Longyear, poi classicisticamente come Longevia (latino Longaeuia), poi in italiano contemporaneo (berlusconiano) come Longevia Village (o Longevia City) e infine direttamente in italiano montiano come Longyear Village o, con ritorno all'inizio, Longyear City.

.

E ora, la proposta di Rivoluzionario Liberale:

L'Impero Romano Fascista

.

1914: Prima guerra mondiale.

POD: la Germania guglielmina non invade il Belgio nel 1914.

La Gran Bretagna non interviene nella guerra a fianco della Francia, pur appoggiando questa economicamente. Si combattono da un lato Francia, Russia, Serbia e Giappone, dall'altro Austria-Ungheria, Impero Tedesco ed Impero Ottomano.

L’esercito tedesco non riesce a sfondare la linea del fronte rimanendo nell’imbuto tra Lussemburgo e Svizzera, ma la flotta tedesca decisamente superiore travolge quelle francese e blocca i porti.

Nelle colonie il Camerun e il Togo vengono persi dalla Germania mentre il Tanganica e l’Africa del Sud-Ovest rimangono isolate ma non attaccate.

1915: Il Giappone occupa le colonie tedesche del pacifico.

L’Italia rimane neutrale viste le difficoltà francesi e la rivolta islamica in Libia.

L’esercito tedesco tenta di sbarcare in Normandia.

In Africa i tedeschi sbarcano, in aiuto dei ribelli islamici.

Nel mediterraneo la flotta austriaca è sconfitta da quella francese.

1916: La Germania cerca ancora una volta lo sbarco in Normandia per tagliare fuori i paesi del Benelux e prendere alle spalle l’esercito francese, lo sbarco fallirà ma farà deviare molte truppe francesi dal fronte principale.

Cedimento del fronte francese, e presa di Parigi.

1917: Resa della Francia.

Resa della Russia e conseguente guerra civile.

Trattato di pace con il Giappone con la mediazione americana, la Germania cede la Polinesia all’impero del Sole.

Conseguenze:

La Francia cede tutta la Lorena alla Germania, più tutte le colonie Africane subsahariane: Guinea, Senegal, Costa d’Avorio, Congo francese, Madagascar, Comore, Gibuti e tutte quelle caraibiche, Guaiana, Guadalupa e Martinica.

Le colonie islamiche francesi dichiarano l’indipendenza: nascono Marocco, Algeria, Tunisia, Mauritania, Niger come stati indipendenti.

Le colonie Francesi del sud-est asiatico dichiarano l’indipendenza.

Anni '20: Gli Imperi centrali escono ulteriormente rafforzati.

I mujaeddin alleati degli imperi centrali nella prima guerra mondiale continuano la lotta di liberazione e l’Italia, il paese più debole, ne paga le conseguenze: la Libia e la Somalia dichiarano l’indipendenza, all’Italia rimangono solamente l’Eritrea e il Dodecaneso.

Mussolini, fervente interventista, fonda i fasci di combattimento, il clima di sconforto per l’occasione persa per Trento e Trieste e la perdita delle due maggiori colonie porteranno ad un fascismo ancora più violento e nazionalista della HL (ma meno del nazismo reale).

La Germania vive uno splendido isolamento e acuisce il contrasto con la Gran Bretagna, i due più grossi imperi della terra.

La Francia perde anche la Bretagna e la Corsica che dichiarano l’indipendenza, e deve pagare ingenti danni di guerra, nascono movimenti nazionalisti simili al fascismo italiano.

In Francia si instaura un clima di guerra civile, le guardie rosse appoggiate dall’Unione Sovietica tentano una rivoluzione simile a quella russa, intervento fascista italiano a fianco dei nazionalisti.

Mussolini entra a Parigi e dichiara l’unione tra il regno d’Italia e quello di Francia incoronando Vittorio Emanuele III.

Guerra civile Spagnola e intervento dei franco-italiani alleati con la falange del generale Franco. Mussolini dichiara l’unione tra le corone d’Italia, Francia e Spagna.

Il re Vittorio Emanuele III viene incoronato imperatore romano.

Anni '30: le grandi potenze europee sono Gran Bretagna, Germania, Austria, Unione Sovietica, Impero Ottomano, Impero Romano.

.

Per fornirmi suggerimenti, scrivetemi a questo indirizzo.

L'Europa nel 1940

.

C'è anche la proposta di Paolo Maltagliati:

La grande rivolta dei bersaglieri ad Ancona, poi estesasi a macchia d’olio in tutte le Marche e in Romagna al grido di "Via da Valona!" non avviene. Niente ritiro delle truppe italiane da Valona, con l’Albania che rimane un protettorato italiano de facto. Che cambiamenti potrebbe verificare ciò nella storia successiva dell’Albania?

.

Cui replica Basileus TFT:

Tenerla tutta era impossibile, oltre al fatto che noi la rivendicavamo ma De Facto controllavamo solamente meno della metà del Paese, il resto era in mano a clan tribali e signori della guerra che al massimo erano filoserbi e degli italiani non ne volevano sapere.

Con i disastri durante il biennio rosso sarebbe bastato veramente poco agli italiani per capire che era il caso di buttare la patate bollente. Ci teniamo Valona, Durazzo e alcuni porti strategici mentre nell'Albania centrale viene messo un governo fedele a noi. La parte nord potrebbe fare da contrappeso durante il trattato di Rapallo e farci ottenere qualche pezzettino di Dalmazia o arrotondamenti favorevoli nel Quarnaro. Il sud va alla Grecia in cambio dell'uso di alcuni porti militari e della rinuncia a rivendicare il Dodecanneso. Nel 39 il governo filoitaliano viene integrato nell'Impero con i Savoia duchi di Albania.

La seconda guerra mondiale potrebbe prendere due pieghe:

1) L'Italia attacca comunque la Grecia, ma con la flotta britannica in giro e le nostre capacità logistiche non riusciamo a sfruttare il diritto di attracco nelle basi militari greche e con un'Albania piccola rischiamo di venire totalmente buttati a mare. Se Hitler interviene in tempo poi va tutto come da copione, se il suo intervento è tardivo una sconfitta così bruciante fa cadere Mussolini e andare al suo posto Ciano, che muove a fare pace con gli Inglesi e unirsi contro i tedeschi. A questo punto abbiamo un 1943 anticipato, ma senza guerra civile e se ci va di lusso ci sediamo al tavolo dei vincitori con ancora l'Istria.

2) Visto che abbiamo l'accesso ai porto strategici e che Metaxas era un fan di Mussolini, la Grecia entra in guerra dalla nostra parte. Con le basi operative di Creta possiamo seriamente minacciare Suez, ma non abbiamo una flotta che possa battere gli inglesi e quella greca è più inutile di un vecchio senza dentiera alla sagra del torrone... quindi cippa. In compenso però Hitler non ritarda Barbarossa e la Jugoslavia si schiera con noi e l'URSS, ha ottime possibilità di crollare. Se crolla L'Inghilterra e gli USA fanno una pace separata e si ritorna al solito discorso di pace e guerra fredda col Giappone più avanti. La Grecia nell'Asse non si farà certo mancare l'occasione di richiedere una correzione del trattato di Losanna...

.

Ed ecco un'altra idea di Basileus TFT:

L'8 novembre 1923 Hitler tentò un colpo di stato, il famoso "putsch di Monaco", grazie all'aiuto di diversi soldati e ufficiali bavaresi. La sua speranza di una Marcia su Berlino fu interrotta dalla pronta reazione della repubblica di Weimar. che lo mise agli arresti prima che potesse scatenare una dilagante rivoluzione. E se invece, proprio come fece il nostro monarca, gli uomini di Weimar si calano le braghe e cedono lo stato a Hitler?

.

Così gli risponde Sandro Degiani:

Caro Basileus, i tempi non erano maturi, ci voleva la crisi del '29 per buttare la Germania nelle braccia del Fehuer..!! Lui si era basato sul successo della rivoluzione fascista di Mussolini ma in Italia c'era la situazione drammatica generata dalla fine della Guerra Mondiale e il socialismo rampante, la situazione economica stravolta dalla economia di guerra e il capitalismo che aveva fatto la sua comparsa sulla scena politica scalzando il latifondo e il padronato ottocentesco. La classe borghese stava scalando il potere mentre in Germania la situazione sociale era molto più solida e strutturata, solo il tracollo della economia ha potuto mettere in campo "forze nuove"...

Qualche anno in più non avrebbe cambiato la storia, i piani delle armi segrete non avrebbero potuto essere anticipati, i tedeschi avevano l'aereo a reazione già nel 36 ma in Spagna hanno mandato i Messerschmitt...!

I Carri pesanti Tigtre erano già pronti sui tavoli di progetto ma ci è voluta la batosta in Africa e i carri Sherman e Churchill per farli passare in fabbrica.

Hitler non aveva bisogno di più tempo, aveva bisogno di aspettare solo altri due anni, portare a termine il rinnovamento tecnologico dell'esercito e lasciare che il Duce cercasse di recuperare un po' di vantaggio con la flotta e l'arma aerea. Magari mettendo in cascina un paio di portaaerei e un flotta di sommergibili in grado di esercitare subito il blocco navale. E tenersi buono Stalin ancora per un po'... magari amoreggiando con gli USA e lasciando perdere gli ebrei...

Che ne pensate?

.

Diamo ora la parola a Massimiliano Paleari:

Mi sono divertito a disegnare l'ennesima mappa "pazza" dell'Europa (e dintorni). O forse sono più "pazzi" i confini della nostra timeline? Ovviamente la mappa risente delle mie "fisse" geopolitiche. Chi vuole commentare? Come si arriva a questo assetto territoriale? Soprattutto, è possibile arrivare a questo assetto territoriale?

Comunque, di seguito alcune note esplicative. Siamo attorno al 1920:

Esiste ancora un Impero Asburgico, ma gli Asburgo non regnano più sull'Austria. L'impero è una entità federale formata da tre blocchi: Regno d'Italia (capitale Milano); Regno d'Ungheria (capitale Budapest); Regno degli Slavi del Sud (capitale Sarajevo, per non fare torto a Belgrado o a Zagabria). La capitale federale, dove risiede la corte imperiale, è Trieste. Serbia e Montenegro sono parte dell'impero.

Il resto della penisola italiana è spartito tra lo Stato della Chiesa (limitato ai nostri confini 1860-1870) e il Regno delle Due Sicilie (che controlla anche Malta e la Tunisia).

L'Austria, compresi i territori dell'antico Regno di Boemia, la Baviera, la Lorena, l'Alsazia, il Sud Tirolo e alcuni Stati minori tedeschi della Germania meridionale hanno formato una Repubblica federale austro-bavarese. Ai Boemi e ai Moravi è concesso un regime speciale di autonomia.

Il Granducato del Lussemburgo è indipendente, con funzione di "cuscinetto" posto com'è strategicamente nel punto di giuntura delle Potenze confinanti.

Gli Stati della Germania settentrionale sono riuniti in una Confederazione del Nord guidata dalla Prussia.

La nostra Danimarca, insieme all'estremo lembo meridionale della nostra Svezia, formano il Regno di Gotia, che controlla anche la lontana Islanda.

Norvegia e Svezia (quest'ultima ad eccezione del sud del Paese) sono comprese nei nostri confini.

Le nostre Finlandia, Estonia e vasti (ma semidisabitati) territori della Russia nord-occidentale affacciati sul Baltico e sul Mar Bianco hanno formato una Federazione delle Nazioni Finniche. San Pietroburgo (che in questa timeline ovviamente non si chiama così), è una cittadina finlandese di media importanza.

Permane una vasta Unione Polacco-Lituana che si estende dal Baltico al Mar Nero e che ingloba popolazioni slave.

Più a est abbiamo un Principato Bielorusso, che comprende anche territori posti più a est rispetto ai nostri confini della Repubblica di Bielorussia.

I Cosacchi hanno formato su parte della nostra Ucraina e su alcuni territori della nostra Russia meridionale (Kuban, Don etc..) una Unione Cosacca indipendente retta da un Atamano generale eletto dal Gran Consiglio delle sotnie cosacche.

Lo "spazio russo" è completato dalla Repubblica di Novgorod e dal Principato di Moscovia, che deve vedersela più a est con il Khanato Tartaro dell'Orda d'Oro.

Nei Balcani meridionali abbiamo: un Regno di Albania più esteso del nostro Stato schipetaro, dal momento che comprende anche il Kosovo, la Ciamuria e la nostra Macedonia occidentale; un Regno di Bulgaria, anch'esso più esteso della nostra Bulgaria, comprendendo anche la nostra Macedonia orientale, uno sbocco sull'Egeo (come nella nostra timeline la Bulgaria fino al 1918 e dal 1941 al 1944) e alcuni ampliamenti a spese della Romania e della nostra Serbia; un redivivo Impero Bizantino, che ha riportato la capitale a Costantinopoli e che, oltre a quasi tutta la nostra Grecia, controlla anche alcuni avamposti costieri in Anatolia, sulle sponde settentrionali del Mar Nero, Cipro.

La Turchia è più piccola della nostra omonima, avendo ceduto territori alla Grecia e per la presenza ad est di una Repubblica del Kurdistan e di un Regno d'Armenia ben più vasto della nostra omonima repubblica. Abbiamo anche un Regno di Georgia esattamente compreso nei confini della nostra omonima repubblica. Più a est un Impero Persiano comprende anche il nostro Azerbaijan.

A sud della Turchia e del Kurdistan le popolazioni arabe della Siria, della Mesopotamia, della Palestina e del Libano sono riunite nel Califfato di Baghdad.

Olanda, Belgio (ma senza la Vallonia froncofona) più i dipartimenti francesi del nord est a presenza fiamminga formano lo Stato delle Province Unite Fiamminghe.

L'esagono francese è diviso tra: il Regno di Francia a Nord che comprende anche il nostro Belgio francofono, ma senza la Bretagna, l'Alsazia e la Lorena; la Repubblica Federale di Occitania a sud che comprende anche la nostra Catalogna, parte dell'Aragona storica, le Baleari e (come dipartimento d'oltremare), l'Algeria.

Corsica e Sardegna formano l'omonimo Regno sotto la dinastia dei Savoia.

La penisola iberica (escludendo la parte compresa nell'Occitania) è divisa tra: una Repubblica Basca (che ingloba anche aree appartenenti alla nostra Francia); la Repubblica di Galizia (che ingloba anche il nostro Portogallo settentrionale); il Regno di Castiglia che ingloba l'area centrale e meridionale della penisola; il Regno di Lusitania e l'Emirato di Granada (in questa timeline la "reconquista" non è mai stata portata a termine) che controlla anche il Marocco.

Curioso infine l'assetto delle Isole Britanniche. Abbiamo: una Confederazione delle Nazioni Celtiche (Irlanda + Galles + Cornovaglia + sul continente la Bretagna); un Regno di Scozia; un Regno Anglosassone di Inghilterra).

.

Bhrghowidhon gli risponde subito:

Da studiare attentamente! Ma c'è qualiche denominatore comune alle "fisse" geopolitiche? Per esempio: è una carta di "come sarebbe dovuta essere l'Europa perché noi oggi ne traessimo il massimo vantaggio" oppure "per rendere giustizia al massimo numero di persone / popoli" oppure "se le vicende fossero andate nel modo più prevedibile" o "se la tale causa (ideologia / partito / statista ecc.) avesse avuto successo"?

P.S.: non capisco perché brittonici e goidelici debbano federarsi insieme. Gallesi e pirati irlandesi erano nemici giurati, ed in un contesto del genere l'invenzione tardo-romantica della comune celticità non dovrebbe aver attecchito molto...

.

E Max spiega:

Difficile individuare un unico denominatore comune. Forse in parte una certa simpatia per gli "sconfitti della storia" (intendendo sia popoli, sia entità statali). Non nascondo che le popolazioni slave risultano penalizzate complessivamente all'interno della cartina, essendo per lo più parte di compagini statali egemonizzate da altri elementi etnico/linguistici. Penso comunque che l'assetto complessivo che ne scaturisce sottintenda una minor dose di "drammaticità" della storia (meno guerre, meno sangue, meno violenza) e minori nuclei "imperialistici" (non tragga in inganno l'abbondanza di imperi; in realtà si tratta di compagini statali di media grandezza in equilibrio). Certo,tutto è opinabile...


Torna indietro