Senza la Grande Guerra... la Rivoluzione!

di Alessio Mammarella

scritta per celebrare la Festa di Utopiaucronia il 28 giugno 2020

 

« La Festa di Utopiaucronia ricorre il 28 giugno. Essa infatti ricorda un evento fondamentale dell'ergocronotopo ucronico: alle dieci di mattina di domenica 28 giugno 1914 Sepp Innerkofler, celeberrima guida alpina tirolese e militare in congedo dell'imperial-regio esercito austroungarico, che non ha mai sparato un colpo di pistola in vita sua se non in addestramento, si trova a Sarajevo in vacanza con la famiglia ed ha deciso di prolungare di alcuni giorni le ferie per assistere al passaggio dell'auto scoperta con a bordo l'erede al trono austroungarico Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este e sua moglie Sofia Chotek, Duchessa di Hohenberg, in visita nella capitale bosniaca. Mentre sul lungofiume Appel passa il corteo delle auto che accompagnano l'Arciduca, Sepp Innerkofler vede l'attentatore serbo Gavrilo Princip che corre di gran carriera verso il nipote di Francesco Giuseppe. In seguito racconterà che era stato come se la sua mano si fosse mossa da sola, estraendo la pistola Steyr M12 regolarmente detenuta che portava appesa alla cintura e freddando Gavrilo Princip con un unico, preciso colpo in fronte, un attimo prima che egli facesse fuoco contro Francesco Ferdinando e Sofia.  Il primo e solo colpo sparato da Innerkofler nella sua vita fa sì che la Prima Guerra Mondiale non venga mai combattuta, e di conseguenza neanche la Seconda, né la Guerra Fredda, né l'attuale contrapposizione USA vs resto del mondo; niente Rivoluzione d'Ottobre, niente ascesa del Comunismo... »

(Com.te William Riker, a proposito del 28 giugno 1914)

Ma in una linea temporale sconosciuta al Comandante...

Nel 1914, dopo il fallito attentato contro Francesco Ferdinando, la tensione diplomatica tra Austria-Ungheria e Serbia, considerata da molti "mandante" dell'azione, va a scemare grazie all'intervento della diplomazia britannica. Poco dopo l'anziano Francesco Giuseppe decide di abdicare, lasciando al nipote la possibilità di attuare le riforme che aveva immaginato per dare allo stato asburgico un assetto più armonico e stabile. nascono quindi gli Stati Uniti della Grande Austria, anche se all'estero tutti continueranno a chiamarla semplicemente "Austria".

Con le riforme di Francesco Ferdinando che attenuano le tensioni etniche e allontanano il rischio di una guerra in Europa, mentre la Germania prosegue nella costruzione della sua politica mondiale.

Nel 1916 scoppia però lo scandalo del "telegramma Zimmermann". Un funzionario dell'ambasciata tedesca a Città del Messico, segretamente devoto alla causa dei guerriglieri, diffonde alla stampa il testo di un telegramma del ministro degli esteri destinato all'ambasciatore per il Presidente messicano Carranza. Il testo del telegramma è tale da destare profonda irritazione negli Stati Uniti e non solo.

Abbiamo intenzione di continuare a sostenere l'attuale governo messicano e la sua stabilità. Auspichiamo un Messico potente e fiero, diversamente dagli Stati Uniti che hanno già annesso parti del paese ed aspirano a mantenere il resto sotto la propria influenza. Se il Messico scegliesse la Germania come alleato esclusivo, ci sarebbero cospicui investimenti tedeschi nella modernizzazione dell'economia e si potrebbe perfino immaginare in futuro una guerra comune contro gli Stati Uniti, per la riconquista dei territori perduti. La Germania è sempre fedele e ha peraltro l'interesse a indebolire gli Stati Uniti.

Abbiamo inoltrato proposte simili all'Impero del Giappone, sul cui riscontro positivo siamo fiduciosi. Invitiamo pertanto il governo messicano a consultare l'Impero del Giappone con il suggerimento che anche le isole Filippine, un tempo possedimento messicano, potrebbero rientrare nella discussione.

Per favore inoltri la comunicazione al Presidente il prima possibile e richiami la sua attenzione sul fatto che la Germania dispone ormai di una flotta oceanica tale da esercitare dissuasione contro le ingerenze di altre potenze nella propria politica mondiale.

Dopo la diffusione del telegramma, il funzionario responsabile della fuga di notizie fugge rifugiandosi presso Pancho Villa, mentre Arthur Zimmermann, dopo essersi dimesso da ministro degli esteri, vive un esaurimento nervoso e viene internato in un manicomio. Il Kaiser rilascia una lunga dichiarazione di amicizia al popolo americano e decide che mai, per nessuna ragione, la Germania stringerà alleanze con i paesi menzionati nel telegramma.

In ogni caso, la diffusione del telegramma cambia nettamente l'atteggiamento degli americani nei confronti del Messico. Anche se oggi gli storici ritengono che il governo tedesco volesse solo penetrare maggiormente nell'economia messicana, in funzione più antifrancese che antiamericana, la stampa americana dell'epoca specula sul fatto che un testo così esplicito non possa che essere frutto di trattative già in corso. I repubblicani accusano il presidente Wilson di essere un ingenuo e di finanziare con il denaro dei contribuenti americani chi trama contro gli Stati Uniti.

Cessati tutti gli aiuti americani al governo messicano, il presidente Carranza non riesce più a fare fronte ai signori della guerra, in particolare Pancho Villa, che infligge sconfitte a ripetizione all'esercito regolare e conclude trionfalmente la sua marcia verso Città del Messico. Nel frattempo arriva in Messico anche Leon Trotsky. Si forma una piccola fazione rivoluzionaria autenticamente marxista, che cresce velocemente grazie dall'indubbio talento militare dello straniero, alla chiarezza ed al fascino del suo messaggio ideologico. Dopo la morte di Emiliano Zapata, che provoca un notevole afflusso di miliziani entro il fronte marxista, Trotzky ottiene forze sufficienti a sfidare Pancho Villa. Nel 1920 la guerra civile può dirsi finalmente conclusa, il Messico è uno stato socialista. Negli anni successivi, il Messico attraversa le difficili prove della riforma agraria e dell'industrializzazione pianificata, che non sono mai state sperimentate prima. Inizialmente la produzione cala, e le riforme sembrano destinate a fallire, quindi le preoccupazioni all'estero sulla rivoluzione socialista si riducono.

In Europa intanto, il famoso marxista russo Lenin continua a tenere incontri e conferenze per raccogliere adesioni alla causa rivoluzionaria. La sera dell'8 novembre 1923, a Linz, Lenin viene assassinato da uno sbandato austriaco. In Russia, proteste contro l'autocrazia dello Zar vengono condotte da personaggi come Zinovev, Kamenev e Bucharin, esponenti di una fazione chiamata "bolscevica". La presa del regime tuttavia e solida, e i bolscevichi sono messi nettamente in minoranza dai riformisti denominati menscevichi. Frustrati da questa situazione di impotenza, alcuni bolscevichi si rifugiano nel bieco terrorismo. Li comanda un georgiano che si fa chiamare Stalin.

In Italia si forma un partito rivoluzionario, nel quale spicca la figura eccellente di Antonio Gramsci, tuttavia non ci sono condizioni rivoluzionarie, l'economia va bene e dal punto di vista politico i vecchi liberali iniziano a lasciare le posizioni di potere a favore di una nuova formazione politica, ma si tratta del Partito Popolare di ispirazione cattolica. Dopo aver già vinto le elezioni del 1918 e del 1923, il Partito Popolare si afferma anche nelle elezioni del 1928.

La Seconda Rivoluzione Americana
Nel 1929, il crollo della borsa di Wall Street fa collassare l'economia americana, e paradossalmente il Messico è l'unica nazione a non subire particolari contraccolpi, mentre il resto del mondo è sconvolto dall'effetto domino. L'economia messicana, dopo i primi difficili passi dell'economia rivoluzionaria, sembra aver decisamente cambiato marcia, e sta progredendo. Di fronte alla sconcertante serenità messicana, a Los Angeles e San Diego scoppiano le prime insurrezioni che chiedono anche negli Stati Uniti una rivoluzione socialista.

Dettaglio di una delle numerose manifestazioni spontanee negli USA del 1929

Dettaglio di una delle numerose manifestazioni spontanee negli USA del 1929

Il Presidente Hoover ordina di reprimere le sommosse, ma a causa del II emendamento della costituzione americana molti dei cittadini sono armati, e la repressione si traduce immediatamente in centinaia e poi migliaia di vittime, anche eccellenti come la ricca ereditiera Wallis Simpson. Di fronte alla drammaticità degli eventi, il partito democratico decide di votare l'impeachment per il Hoover. La votazione passa perché anche alcuni politici repubblicani, smarriti, decidono di abbandonare il Presidente. La scelta del Congresso, tuttavia non ha particolari effetti sugli eventi. Il vicepresidente Curtis si trova di colpo a gestire una situazione complicatissima con gruppi di ribelli che marciano alla volta di Washington.
I rivoluzionari proclamano l'adesione degli Stati Uniti ai principi del socialismo, e l'adozione di una costituzione socialista come quella messicana. La forte resistenza delle forze controrivoluzionarie, come i bianchi segregazionisti del sud e i libertari delle zone rurali dell'ovest, porta i rivoluzionari a una scelta ancora più ambiziosa: proclamare le fusioni dei due stati federali, Messico e Stati Uniti, in una nuova federazione chiamata "Unione Socialista". La parti più periferiche degli Stati Uniti, però, vanno perdute. Nelle lontane isole Hawaii, David Kalakaua, discendente della famiglia reale hawaiiana, guida una rivolta secessionista e si fa proclamare re col nome di David I.

L'inerzia della flotta americana, guidata da ufficiali ostili al comunismo, convince il Giappone di poter agire indisturbato: la flotta imperiale nipponica fa la sua mossa, occupando l'importante base navale di Guam. Nel frattempo le Filippine, che già prima della rivoluzione si stavano avviando verso l'autogoverno, temendo la potenza del vicino Giappone, proclamano l'indipendenza e stipulano un trattato di amicizia con l'Impero Britannico. Anche la Russia si fa aggressiva: sostenendo che il pericoloso terrorista Stalin si nasconda in Alaska, lo Zar Alessio II ne fa occupare l'immenso territorio, ancora poco popolato e praticamente indifeso.

Il nuovo governo rivoluzionario dell'Unione Socialista provvede alla nazionalizzazione delle proprietà agrarie ed industriali. Molti magnati fuggono all'estero e tra questi Henry Ford, che si trasferisce in Germania spostando ciò che può dei suoi capitali. Le strutture americane della Ford confiscate dallo stato vengono trasferite alla General Motors, mentre il Kaiser Guglielmo II incontra il famoso industriale promettendogli che la Ford rinascerà in Germania. A Wolfsburg, città scelta da Henry Ford, inizia la costruzione di una nuova fabbrica.

In Europa le notizie sulla Seconda Rivoluzione Americana dividono la popolazione: una parte degli europei guarda con speranza ed entusiasmo agli eventi rivoluzionari, mentre un'altra teme che la "febbre americana" possa determinare disordini e problemi nel vecchio continente. Il noto giornalista italiano Benito Mussolini pubblica un libro, Manifesto del Partito Fascista, che diventa il punto di riferimento degli anti-rivoluzionari, e viene tradotto molte lingue perché la sua fama va oltre l'Italia. Dopo il successo del libro, Mussolini fonda effettivamente un partito fascista e si candida alle elezioni politiche del 1933.

A quelle elezioni l'Italia arriva guidata da un "governo tecnico" con al vertice il massimo dirigente della Banca d'Italia, Vincenzo Azzolini. Nel 1931 infatti, l'improvvisa crisi economica ha messo in difficoltà il governo dei popolari. Le incertezze sulla nazionalizzazione delle acciaierie hanno causato divisioni nell'esecutivo, mentre buona parte della stampa, guidata dal carismatico Benito Mussolini, accusava i popolari di dilettantismo e di inettitudine. Alla fine quindi i popolari hanno accettato di lasciare il governo in mano a una serie di ministri tecnici, limitandosi al ruolo di maggioranza parlamentare.

Il nuovo governo Azzolini per combattere l'inflazione ha aumentato in modo notevole le imposte, ed ha trasferito enormi risorse alle banche per non farle fallire, senza però adottare analoghi provvedimenti a favore delle imprese industriali. Molti italiani sono rimasti senza lavoro e la drammaticità della situazione favorisce i comunisti guidati da Antonio Gramsci. Re Vittorio Emanuele III, pur con le perplessità dovute alla natura rivoluzionaria e repubblicana di Gramsci, rispetta l'indicazione popolare e gli affida l'incarico di formare il governo.

Benito Mussolini, dopo aver chiesto invano al sovrano di proclamare lo stato d'assedio e insediare un governo militare in funzione anticomunista, lascia l'Italia per trasferirsi in Svizzera, da dove scrive articoli di fuoco contro il nuovo "regime". L'opinione pubblica della vicina Austria, allarmata anche dagli articoli di Mussolini (che tratteggia di un paese allo sbando) è sempre più favorevole alla grazia per l'assassino di Lenin, Adolf Hitler. Quest'ultimo, peraltro ammiratore di Mussolini, ha approfittato degli anni di reclusione per scrivere a sua volta un libro con le sue controverse teorie, il Mein Kampf.

I Partito Nazional-Socialista, patrocinato da Hitler dalla cella, lo attende fuori dal carcere e lo sostiene come leader politico e candidato cancelliere alle elezioni. Vinte le elezioni del 1934 e ottenuta la cancelleria, Hitler beneficia di eventi che gli consentono di ottenere un potere assoluto. Nel 1935 muore Francesco Ferdinando, e al suo funerale un clamoroso attentato causa la morte anche del suo erede Ottone. Con grande decisionismo, Hitler ordina che Rodolfo, fratello minore di Ottone, sia immediatamente trasferito "per la sua sicurezza" nel castello di Wolfenstein, nei pressi di Brixen. Secondo molti storici, sarebbero stati gli stessi nazisti a organizzare l'attentato neutralizzare gli eredi di Francesco Ferdinando, e la prigionia di Rodolfo sarebbe giustificata dalla sua imprevista (ed indesiderata) sopravvivenza all'attentato.

Il Castello di Wolfenstein (Sudtirol)

Il Castello di Wolfenstein (Sudtirol)

Adolf Hitler si autoattribuisce la reggenza e il titolo di "Fuhrer". Odilo Globocnik, il funzionario a cui è demandata l'inchiesta sull'attentato, non ha dubbi: oscuri cospiratori giudaici, i mandanti; spietati sicari comunisti russi, gli esecutori. Hitler chiede espressamente allo Zar Alessio II "la testa del terrorista Stalin" che la polizia zarista ufficialmente sta ancora cercando in Alaska.

Nel 1936, intanto, il governo repubblicano spagnolo viene minacciato da un colpo di Stato militare, e la situazione degenera in una guerra civile. Il governo italiano, nonostante il sostegno politico al legittimo regime repubblicano, decide di non intervenire militarmente, anche se lascia liberi i volontari di aderire alle brigate internazionali. Hitler, al contrario, decide di intervenire ufficialmente e massicciamente nella guerra. Invia in Spagna la Legione Condor, composta da una selezione dei migliori reparti delle sue forze armate. In polemica con questo atteggiamento che ritiene scorretto, Antonio Gramsci assume una decisione forte: abbandonare la Triplice Alleanza. Hitler latra contro "i lillipuziani italiani" (riferendosi alla statura minuta di Re Vittorio Emanuele III e di Antonio Gramsci) e dichiara "presto giungerà la fine della creatura politica artificiosa denominata Italia".

Tra il 1937 e il 1938 nascono due automobili che faranno la storia: la Simca produce la 500, chiamata anche "bébé souris", prima auto dell'azienda da quando la famiglia Agnelli si è trasferita in Francia; dalla nuova fabbrica Ford di Wolfsburg, invece, esce la "1" che diventerà poi famosa come "Maggiolino".

Nel 1939, la conclusione della guerra civile in Spagna, con la vittoria dei repubblicani, porta Hitler a rompere gli indugi e scatenare sul serio la guerra contro l'Italia. Dal punto di vista militare, i primi combattimenti non sono risolutivi: la natura montuosa del confine, insieme al ruolo di armi moderne come le mitragliatrici, favorisce decisamente i difensori rispetto agli attaccanti, e la guerra si assesta ben presto in lunghe distese di trincee contrapposte, dove avanzare di pochi metri comporta grandi sacrifici in termini di sangue.

Al di fuori dell'Europa, Hitler trova degli alleati: l'Impero Ottomano, che spera in una rivincita rispetto alla guerra del 1911-12; l'Etiopia, che rivendica il territorio della colonia italiana d'Eritrea. In Libia, la jihad dichiarata dal Califfo Abdul Megid II coinvolge solo una parte delle fazioni libiche, mentre altre si schierano a favore dell'Italia. nel Mediterraneo, la flotta italiana infligge gravi perdite a quella ottomana nell'Egeo, costringendola a ritirarsi nel Mar Nero per tutta la restante durata della guerra. In Africa orientale il governo italiano, favorevole alla libertà dei popoli, proclama l'indipendenza dell'Eritrea e lascia liberi gli ascari della colonia di combattere per l'indipendenza della loro patria. In Africa, in fatti, la guerra del 1939-42 è conosciuta come "Guerra di Indipendenza Eritrea".

Nel 1940 il conflitto tra Austria e Italia coinvolge i paesi balcanici: Serbia, Montenegro e Romania dichiarano guerra all'Austria, mentre la Bulgaria si schiera dalla parte di Hitler. Entro l'anno successivo, la lotta su due fronti si rivela insostenibile per le nazioni balcaniche alleate dell'Italia, che vengono sconfitte e invase. Hitler dichiara l'annessione della Serbia e del Montenegro, ad eccezione della zona sudorientale, la cosiddetta "Macedonia del Vardar" occupata ed annessa dalle truppe della Bulgaria. Per quanto riguarda la Romania, i nazisti occupano la Valacchia ed i bulgari la Dobrugia.

Sul fronte italiano, le offensive austriache riescono finalmente a sfondare il fronte, costringendo gli italiani a ritirarsi fino al Piave. Hitler vorrebbe aumentare le truppe in Italia, convinto che ciò gli consentirebbe di sferrare il colpo decisivo e provocare la resa italiana. Ciò non è tuttavia possibile a causa della formazione, nei territori balcanici occupati, di un movimento guerrigliero comunista. A guidarlo è un disertore dell'esercito hitleriano che si fa chiamare "Tito". In ogni caso, il Fuhrer fa convocare a Vienna i discendenti di varie case reali preunitarie italiane per concordare come ripristinare gli antichi stati dopo la sconfitta dei comunisti. Nessuno dei convocati si presenta ma arriva solo una lettera, firmata da tutti i principi convocati, che chiede l'immediata liberazione di Roberto d'Asburgo.

Il 1942 è l'ultimo anno di guerra. Gli italiani, rinforzati da un cospicuo contingente di volontari americani e ispanici riescono a contrattaccare superando il fiume Piave. Gli austriaci, esauriti dai durissimi combattimenti, vengono inseguiti e sconfitti nell'unica vera battaglia "vecchio stile" della guerra, presso una località che da allora sarà chiamata "Vittorio Veneto". Hitler, invece di pensare alla resa, continua ad annunciare alla radio piani fantasiosi, come l'Operazione Barbarossa (che dovrebbe condurre alla distruzione di Milano) e l'ancora più ambiziosa Operazione Alarico (conquista di Roma). Nel frattempo uno stormo di aerei italiani, guidato dall'asso dell'aviazione Italo Balbo, conduce un'azione dimostrativa su Vienna, rilasciando milioni di volantini con contenuti satirici su Hitler.

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Alla notizia che Hitler si è suicidato, in numerose città dell'Austria di lingua tedesca, iniziano insurrezioni rivoluzionarie. Roberto d'Asburgo, che nella confusione degli eventi è riuscito ad evadere dalla prigionia del castello di Wolfenstein grazie all'aiuto dell'agente del servizio segreto B. J. Blazkowicz, si rende conto di non poter rientrare a Vienna, e si trasferisce pertanto a Budapest, da dove tenta di riprendere il controllo della situazione. Roberto denuncia la propria condizione di prigioniero, dichiara illegittima la reggenza e chiede l'armistizio all'Italia.

La proclamazione della Repubblica Socialista d'Austria e di una Repubblica Socialista Polacca in Galizia allarmano Germania e Russia. Dopo pochi giorni di febbrili negoziati il cancelliere tedesco Ribbentrop e il primo ministro russo Molotov firmano un accordo (Patto Molotov-Ribbentrop) per una azione controrivoluzionaria congiunta. Le truppe tedesche passano il confine con l'Austria, e favoriscono l'insediamento di un governo provvisorio conservatore. Nel giro di alcune settimane, sono organizzati dei plebisciti che determinano l'annessione alla Germania dell'Austria, della Boemia e della Moravia (territori storicamente legati al vecchio impero germanico).

A Leopoli, l'inafferrabile terrorista Stalin esce allo scoperto e proclama la nascita di una repubblica socialista. L'intervento delle truppe zariste sopprime tuttavia il tentativo rivoluzionario. La città è espugnata casa per casa e Stalin, catturato, viene condannato a morte.

"Se concordo con la pena comminata al terrorista Stalin? I comunisti sono fondamentalmente persone rose dall'invidia verso chiunque disponga di ricchezze e potere. Sono sicuro che non solo mi ucciderebbero oggi, ma mi avrebbero ucciso persino da bambino, se ne avessero avuto l'opportunità. Direi allora, facendo riferimento alla logica del filosofo che ispira i comunisti, Karl Marx, che non dovremmo chiederci se la condanna a morte di Stalin sia moralmente giusta, bensì se sia storicamente necessaria. Ebbene sì, io ritengo che questa condanna lo sia."

(Alessio II, intervistato da Ernest Hemingway)

Una volta occupato il territorio le truppe di Alessio II si adoperano per formalizzare l'annessione all'Impero Russo. Roberto d'Asburgo si appella a Francia e Gran Bretagna affinché si oppongano alla violazione dell'integrità territoriale dell'Austria e dell'equilibrio europeo, ma le due potenze non possono rispondere diversamente che promuovendo una conferenza europea per regolare gli equilibri post bellici.

Dopo la sconfitta e la morte di Hitler:

- Austria e Boemia vengono incorporate dall'Impero Tedesco (a eccezione di Trento e Trieste che dopo un referendum sono annesse all'Italia e della Carniola, che entra nel nuovo stato iugoslavo);

- Slovacchia, Galizia e provincia di Cracovia sono annesse all'Impero Russo (in questo scenario il Patto Molotov-Ribbentrop è in pratica incentrato sulla spartizione dell'antica Cisleithania);

- l'Illiria entra nella formazione dello stato iugoslavo;

- l'Ungheria e la Transilvania costituiscono le parti residue del paese che continua a essere retto dalla monarchia asburgica. Ecco nella mia storia dopo la guerra l'Ungheria non viene più citata ma ciò deriva solo dal fatto che da metà secolo in poi la storia diventa molto internazionale ed è incentrata sul tema della decolonizzazione. La situazione in Europa orientale si presume stabile.

La Conferenza di Bruxelles prende atto, in buona parte, di situazioni già definite nei fatti: nessuno è disposto a determinare un conflitto contro la Germania e la Russia, che sarebbe più catastrofico di quello appena compiuto, per Praga o per Cracovia. La Federazione Jugoslava è già una realtà e c'è solo da stabilire il destino della Carniola. In spirito di buona cooperazione italiani e jugoslavi giungono a una soluzione di compromesso: gli italiani lasciano che la Carniola, sotto il loro controllo militare, entri a far parte della Jugoslavia (come Repubblica Slovena) mentre gli jugoslavi consentono che anche a Fiume, come già a Trento e Trieste, abbiano luogo dei plebisciti per decidere una eventuale annessione all'Italia.

La Bulgaria, pur facendo parte della coalizione sconfitta, nei fatti è vincitrice del conflitto e per questo motivo le sue annessioni della Macedonia e della Dobrugia sono confermate nel corso della conferenza. L'Impero Ottomano non subisce alcuna perdita territoriale. Per quanto alcuni diplomatici formulino ipotesi circa la cessione di Lesbo e/o di Chio all'Italia, il ministro degli esteri Palmiro Togliatti nega qualsiasi velleità italiana su territori ottomani. L'Italia desidera semplicemente adeguate riparazioni di guerra e l'impegno a non sostenere più forme di guerriglia in Libia.

Quanto a Eritrea ed Etiopia, gli unici stati subsahariani coinvolti nella guerra, non solo l'indipendenza dell'Eritrea è riconosciuta da tutte le potenze europee, ma le vittorie dei valorosi soldati eritrei sono compensate con l'annessione del territorio etiopico del Tigrè. Anche la Somalia, che pur avendo ormai una propria forma di autogoverno è ancora legata all'Italia, ottiene una favorevole revisione del confine nella regione chiamata Ogaden.

L'unico reale punto di frizione tra le potenze è relativo alla Romania. L'Ungheria rivendica l'annessione della Valacchia come a malapena sufficiente per compensare tutti i territori perduti, ma le maggiori potenze europee non sono d'accordo sulla distruzione della Romania e della sua riduzione alla sola Moldavia. La Romania viene pertanto ripristinata.

La decolonizzazione
Il dopoguerra dell'Impero Ottomano è molto problematico. I costi della guerra e le esose riparazioni all'Italia mettono in difficoltà l'economia e nel 1946 il governo della Sublime Porta accetta una offerta di sostegno finanziario da parte dell'Organizzazione Sionista Mondiale, in cambio del riconoscimento della terra rivendicata dai sionisti come "storicamente ebraica" e del diritto di insediarsi sul territorio per costruire un proprio stato. Alla notizia dell'accordo scoppiano vaste insurrezioni in tutta la parte dell'impero popolata da arabi: i rivoluzionari rinnegano la sovranità del sovrano "turco", lo dichiarano usurpatore del ruolo di Califfo dell'Islam e rivendicano l'indipendenza della patria araba.

Nel 1948, alla conclusione della grande rivolta araba, gran parte del Vicino Oriente risulta compresa nel nuovo regno panarabo con capitale Damasco e sovrano Abd Allah, della dinastia hashemita. Abd Allah ha assunto anche il titolo di Califfo, lasciato vacante dai sultani turchi. Le potenze europee, tuttavia, impongono ad Abd Allah di rispettare l'indipendenza di Israele, che nel frattempo si è formato entro i confini desiderati dal sionismo. Il Califfo non può fare a meno di accettare, e si impegna a reinserire i profughi della Palestina in nuove città, dove possano vivere una vita dignitosa. La Turchia diventa invece una repubblica.

In Cina, nel frattempo, la lunghissima guerra civile tra comunisti e nazionalisti giunge al termine. I comunisti, guidati dal carismatico Mao Zedong estendono il loro controllo a tutto il paese. Nel 1950, Pechino ospita il congresso della Terza Internazionale dove viene annunciata la nascita del COMECON organismo di cooperazione economica tra le nazioni rivoluzionarie. La bandiera del COMECON ha 12 stelle che rappresentano i primi 12 paesi ad avervi aderito (Bolivia, Brasile, Cina, Colombia, Ecuador, Eritrea, Italia, Jugoslavia, Perù, Spagna, Unione Socialista, Venezuela).

Il rafforzamento dei rapporti tra i paesi socialisti allarma i politici europei più tradizionalisti. L'anziano statista britannico Winston Churchill ritiene, dopo alcune scaramucce tra britannici e cinesi ai confini del Tibet, che le nazioni europee libere dovrebbero unirsi contro il comunismo in continua espansione. A tal proposito si fa portatore di un riavvicinamento con la Germania, la Russia e il Giappone. Si tratta di nazioni considerate rivali dai britannici, ma tutte ugualmente necessarie, secondo Churchill, per sconfiggere l'Unione Socialista e la Cina.

Churchill incontra il Cancelliere tedesco Adenauer nel 1952, in occasione della concessione dell'onorificenza di "cavaliere dell'Impero Britannico" a un filosofo, storico ed economista tedesco che da anni insegna all'università di Cambridge: Rudolf Hess. Dall'incontro scaturiscono trattative per la risoluzione di un piccolo contenzioso coloniale tra i due paesi, che conduce a una revisione dei confini tra la colonia britannica della Nigeria e quella tedesca del Kamerun. L'anno successivo, in Persia si verifica un tentativo di rivoluzione democratica ma le truppe britanniche intervengono puntualmente a sostenere lo Shah, che ripristina l'assolutismo e scatena la repressione.

Nello stesso anno, anche in Egitto si verifica un colpo di Stato, che depone il sovrano. Il nuovo uomo forte del paese, il generale Nasser, beneficia della scelta di Churchill di dare la precedenza alla Persia in virtù delle sue risorse petrolifere. Nel 1955, tuttavia, Nasser annuncia la nazionalizzazione del Canale di Suez, e a questa scelta le potenze occidentali reagiscono. Impero Britannico e Francia inviano un corpo di spedizione per occupare militarmente la zona del canale. L'operazione è un successo e il raccogliticcio esercito egiziano, sbaragliato, non è più in grado di sostenere il suo dittatore. La monarchia viene ripristinata.

Gli interventi militari in Persia e in Egitto, tuttavia, destano molta impressione e dissenso nelle colonie, dando una spinta enorme ai movimenti anticoloniali. Negli anni successivi si moltiplicano le azioni di guerriglia in varie colonie asiatiche ed africane. I britannici si ritrovano impegnati da una dura guerriglia in Kenya, Ghana e Nigeria. I Francesi vedono insorgere l'Algeria, che mette in pericolo l'intero sistema coloniale dell'Africa Occidentale, e l'Indocina. Anche i Paesi Bassi si trovano alle prese con la guerriglia indonesiana del carismatico Sukarno e il Portogallo fascista si ritrova sotto attacco in tutte le sue colonie.

L'Italia e la Spagna concedono invece spontaneamente l'indipendenza alle ultime colonie rimaste sotto la loro gestione, la Libia, la Somalia, il Sahara Occidentale e la Guinea Equatoriale. Le uniche colonie britanniche che vedono riconosciuta formalmente l'indipendenza sono invece solo quelle "bianche", come denuncia pubblicamente il ministro degli esteri dell'Unione Socialista, Michael King.

Mi dicono che anche King, il ministro degli Esteri dell'Unione Socialista, abbia una laurea in sociologia. Non mi risulta però che abbia all'attivo delle pubblicazioni accademiche. Ma del resto, rientra nello stile della burocrazia comunista possedere fior di titoli di studio, esattamente come i membri delle famiglie reali possiedono gradi di generale o di ammiraglio. L'Unione Sudafricana non ha a che vedere con questo folklore, è una nazione costruita sui sacrifici di una popolazione laboriosa e tenace. Siamo di fronte a un'evidenza: questo sistema funziona ed è giusto che continui a funzionare lasciando agli africani e agli asiatici la possibilità di progredire con calma, nel rispetto delle loro tradizioni culturali, senza interferire nella vita di chi ha reso questo paese prospero.

(il Presidente dell'Unione Sudafricana, Hendrik Frensch Verwoerd, intervistato da Lynn Heinzerling)

Nel 1958 l'Impero Britannico interviene militarmente in Iraq, chiamato dal giovane sovrano Faysal II, minacciato da una insurrezione comunista. Le truppe britanniche portano in guerra una nuova arma di loro invenzione: il carro armato (tank). Nonostante la superiorità dell'esercito britannico, che conquista Baghdad nel giro di pochi giorni, la guerriglia condotta dagli insorti costringerà i britannici, dopo 8 anni, ad abbandonare il paese. Nel frattempo anche la Francia è impegnata contro i ribelli algerini. Nel 1962 l'Algeria è una nazione indipendente, ma a quel punto il governo francese decide di impegnarsi più a fondo in un altro scenario, l'Indocina.

Agli inizi degli anni '60 nell'Unione Socialista si verificano diversi eventi misteriosi. Un giovane John Nash, si rifugia presso l'ambasciata svizzera raccontando di essere un matematico e aver scoperto che l'Unione disporrebbe di un'arma segreta sensazionale, una bomba basata sull'energia degli atomi e con un enorme potere distruttivo. Rivelatosi un malato di mente, viene restituito alle autorità sanitarie del suo paese, tuttavia molti scienziati in varie parti del mondo confermano che l'arma descritta da John Nash potrebbe tuttavia essere plausibile. A rendere famosa questa vicenda è il film del regista britannico Alfred Hitchcock : "A pretty dangerous mind" in cui il protagonista è realmente sano di mente ma le autorità a causa dell'enorme importanza dei segreti rivelati, necessitano di screditarlo totalmente.

Altro mistero irrisolto è la morte, a breve distanza di tempo, del ministro della Pianificazione John F. Kennedy e dell'attrice del cinema popolare Norma J. Baker. I tabloid inglesi conducono una lunga campagna scandalistica, arrivando a ipotizzare che il primo fosse legato alla malavita ed al mercato nero, e che l'attrice fosse la sua amante a conoscenza di segreti pericolosi. Per alcuni anni, Hollywood, la macchina propagandistica dell'Unione Socialista, reagisce producendo film dallo spirito anti-britannico.

In questi anni, emerge la figura del rivoluzionario Ernesto Guevara, detto "Che" che partecipa come volontario a varie lotte di liberazione. Il suo nome è legato soprattutto all'Africa perché, dopo l'epopea algerina si trasferisce in Ghana, poi nel Congo Belga e infine nel Tanganica. Qui il "Che" diventa il vero incubo delle truppe coloniali e dei servizi segreti tedeschi, influendo in modo determinante sulla definitiva indipendenza della colonia e sulla nascita della Tanzania.

Nel 1967, dopo il ritiro delle truppe britanniche, il fragile governo di un Iraq distrutto accetta di avere come sovrano lo Shah di Persia con "unione personale" delle due corone. Di fatto, l'Iraq viene invaso dalle truppe persiane. All'operazione reagisce il Califfo Husayn di Damasco e si verifica una guerra tra i due sovrani mediorientali. la Prima Guerra Arabo-Persiana si conclude in soli sei giorni: l'aviazione del Califfo viene quasi cancellata, con molti aerei colpiti negli aeroporti prima ancora di riuscire a decollare, e questa debacle costringe Husayn a rinunciare a ogni velleità di difendere l'Iraq dall'annessione alla Persia.

Sempre nel 1967 Che Guevara viene catturato ed assassinato in Namibia in una imboscata dei servizi segreti tedeschi. La sua morte contribuisce a fomentare lo stato di tensione dei movimenti giovanili. Il 1968 è l'anno di grandi manifestazioni di protesta in tutta l'Europa non socialista. In Francia, in particolare, i giovani protestano contro la guerra in Indocina, della quale sono noti gli episodi di crudeltà contro i civili e l'uso di armi chimiche. Nel 1969, un cambiamento costituzionale porta alla nascita della Quarta Repubblica, con un ordinamento "quasi socialista". E' il tentativo, da parte della classe dirigente francese, di evitare l'avvento del socialismo. L'anno successivo l'Indocina vince a la sua guerra di indipendenza, formando uno stato socialista federale.

In Germania, invece, le autorità non si piegano alle proteste. A Praga, il governo locale, spinto dalle manifestazioni popolari, chiede una maggiore autonomia, anche in ragione delle specificità linguistica e culturale del popolo ceco. La "primavera di Praga" si conclude però con una dura repressione da parte delle autorità del Reich. Analogamente la Germania non indietreggia nelle colonie, o meglio a quelle che sono rimaste: la Namibia in Africa ed i possedimenti in Estremo Oriente, la città di Tsingtao le isole Marianne e Caroline, parte della Nuova Guinea. Nel 1971 tuttavia, una giovane tedesca, Monica Ertl, assassina l'Imperatore di Germania, Ferdinando I, "per vendicare il Che". Sale al trono Ferdinando II, che ha opinioni diverse da suo padre.

L'anno successivo muore anche Edoardo VIII di Gran Bretagna, senza figli, che lascia il trono al pronipote Carlo. Quest'ultimo, malgrado il consiglio ricevuto da molti a corte di non usare il nome di "Carlo" considerato infausto per un re, decide di regnare proprio come Carlo III. Il nuovo sovrano ha uno spirito umanitario e riformatore, e annuncia che, dopo la guerra in Iraq e l'appoggio ai bianchi razzisti in Africa, l'indipendenza di molte nazioni è ormai un fatto inevitabile. Per questo rinuncia, abbastanza clamorosamente, al titolo di Re d'Irlanda, dando inizio al percorso per l'indipendenza dell'isola.

Nel 1973 Carlo III sposa Vittoria, figlia del principe Federico di Prussia, cugina dell'Imperatore Ferdinando II, mentre quest'ultimo sposa sua sorella Anna. Un doppio matrimonio reale per sovrani giovani e dallo spirito innovatore. Nel 1975 anche il regime fascista portoghese frana. Mentre i vertici del regime stanno commemorando Benito Mussolini nel decimo anniversario della sua morte, vengono arrestati da militari golpisti: è l'inizio della Rivoluzione dei Garofani, che porterà tra l'altro all'indipendenza delle colonie portoghesi in Africa.

Nel 1977, anche nell'Unione Socialista si verifica un importante cambiamento: il nuovo Segretario Generale del Partito, Jimmy Carter, lancia una politica chiamata "New Deal" che prevede una parziale apertura capitalismo, sotto il controllo dello Stato. In Italia il Partito, guidato da Aldo Moro, annuncia di voler seguire la stessa strada. Nel 1978, tuttavia, lo statista pugliese viene rapito da un gruppo terroristico, le Brigate del Vero Socialismo. Nonostante le alacri trattative per salvargli la vita, l'esito finale è il peggiore possibile: Aldo Moro viene assassinato, anche se comunque il Partito non si lascia intimidire e prosegue sulla via scelta.

Nel 1979 la Persia è sconvolta dalla Rivoluzione Islamica: lo Scià lascia il paese, che si trasforma in Repubblica Islamica dell'Iran. Il Califfo Husayn ordina al suo esercito un attacco verso l'Iran contando che il regime rivoluzionario sia incapace di reagire a causa del caos nel paese e che quindi si possa ottenere una facile rivincita rispetto alla guerra del 1967 e conquistare l'Iraq. L'Iran, tuttavia, dimostra una notevole capacità di resistenza e la guerra si annuncia lenta e drammaticamente distruttiva. Nel frattempo, anche in Afganistan l'estremismo islamico si fa sentire, mettendo in difficoltà le istituzioni statali. L'anziano zar Alessio II e il suo primo ministro, Breznev, decidono intervento militare temendo che la guerriglia islamica possa diffondersi alle province russe dell'Asia centrale.

Nel 1981, un attentato degli estremisti islamici causa la morte di Re Fuad II d'Egitto. L'esercito mette sotto tutela il suo unico figlio Ali, di soli 2 anni. Il generale Hosni Mubarak assume il ruolo di reggente. Nel 1983 la famiglia imperiale russa viene in parte sterminata da un avvelenamento. I responsabili sono tre cospiratori (la Trojka) il più noto dei quali è Juri Andropov, capo della potentissima Okhrana. Approfittando dell'assenza dei superstiti della famiglia Romanov (lontani cugini dello Zar, nessuno dei quali risiede in Russia) i cospiratori elevano a "capo provvisorio dello Stato" Kostantin Chernenko, un politico di lungo corso ma di modesto carisma, per gestire la transizione verso una prevedibile proclamazione della Repubblica.

Nel 1985 l'Impero Russo si trasforma effettivamente in una repubblica federale. Dopo l'anziano Chernenko, la Trojka punta su un politico relativamente giovane, Michail Gorbachev, pensando sarà in grado di intraprendere riforme strutturali ed ottenere risultati che legittimino il nuovo regime. L'anno successivo tuttavia l'agenda politica russa viene sconvolta da un misterioso incidente, nella città ucraina di Chernobyl, che rivela al mondo l'esistenza delle armi nucleari, dopo tanti anni di sospetti e voci smentite. Gorbachev ammette pubblicamente che tali armi esistono e che la Russia ne possiede in centinaia di esemplari.

Dopo le dichiarazioni di Gorbachev, anche l'Unione Socialista ammette di possedere quel genere di armi, rivelando pertanto che John Nash affermava la verità. L'uomo, tuttavia, continua a trascorrere i suoi giorni in un ospedale psichiatrico. Sulla base di un accordo segreto, chiamato "nuclear sharing" l'Unione Socialista e altri paesi del Comecon hanno sviluppato congiuntamente armi nucleari, e hanno formato un comitato di consultazione, collegato da una linea telefonica (telefono rosso) circa il loro eventuale utilizzo. Si scopre che l'Italia aderisce al nuclear sharing e che alcuni suoi scienziati sono stati determinanti per lo sviluppo del sistema.

La Gran Bretagna ammette a sua volta di possedere armi nucleari, ma Carlo III nel discorso televisivo in occasione del Natale 1986 annuncia la sua forte volontà di smantellare quelle armi. La Francia invece dichiara di non aver voluto dotarsi di tali armi, anche se ha i suoi scienziati hanno tutte le conoscenze necessarie per realizzarne. La Germania è l'ultima delle potenze ad ammettere il possesso di armi nucleari, mentre il Giappone mantiene il silenzio sulla vicenda. L'opinione pubblica mondiale, tuttavia, è convinta che anche il Giappone, come le altre potenze, disponga di quel tipo di armi.

Il Giappone, in effetti, si trova nell'occhio del ciclone. Nel 1988, in occasione dei giochi olimpici celebrati a Seul, alcuni atti di protesta, pacifici ma clamorosi, sollevano l'attenzione sul rapporto tra Giappone e Corea. I coreani non si considerano affatto assimilati ai giapponesi dopo quasi un secolo di dominio e di uso obbligatorio della lingua e dei costumi nipponici. Rivendicano l'indipendenza e, sapendo quanto i giapponesi ci tengano, offendono la figura dell'Imperatore. I giochi si concludono sotto un ipocrita atmosfera di sorriso ma proteste proseguono, toccando l'acme l'anno successivo con le proteste di Piazza Heiwa No Mon.

Nel 1990 si conclude finalmente la Seconda Guerra Arabo-Persiana, che ha comportato morti, distruzioni e un enorme arretramento in termini di sviluppo umano, tanto per il Califfato, quanto per la Repubblica Islamica Iraniana. La guerra finisce senza vincitori né vinti. Si può dire lo stesso del vicino Afghanistan, dove i guerriglieri islamisti sono riusciti infine a rendere troppo costosa, alle truppe russe, l'occupazione del loro paese. Gorbachev, mentre porta avanti le sue politiche di Perestrojka (ristrutturazione economica del paese) e Glasnost (azione per la trasparenza e contro la corruzione) decide infatti per il ritiro delle truppe.

L'anno successivo l'ultimo esponente della Trojka ancora in vita, il generale Dimitri Yazov, promuove un tentativo di colpo di Stato ritenendo che Gorbachev sia diventando troppo potente ed abbia danneggiato il paese ritirandosi dall'Afghanistan. Scoperto e arrestato, Yazov commette suicidio, non accettando l'idea di essere processato come traditore dello Stato. Nel suo ultimo scritto, il generare lancia un avvertimento che viene ancora oggi citato dagli esponenti dell'estrema destra russa:

Come un coccodrillo affamato, l'estremismo islamico è capace di nascondersi nel fango per poi riemergere. Nel corso della campagna afghana, molte volte abbiamo ritenuto il nemico sconfitto, e ci sbagliavamo. Senza un'azione vigorosa, la civiltà europea rischia di trovarsi travolta da un predatore istintivo e privo di scrupoli.

La situazione nel Vicino Oriente tuttavia non torna alla normalità dopo la guerra arabo-persiana. Le monarchie arabe del Golfo Persico, guidate dall'Arabia Saudita, aumentano la produzione di petrolio. Si tratta di una mossa tattica per mettere in difficoltà l'Iran, che dopo una guerra enormemente distruttiva vorrebbe beneficiare della vendita di petrolio per la ricostruzione. Irritato da questa strategia, l'Iran decide di ricorrere a una dimostrazione di forza invadendo il Kuwait, la più vicina delle monarchie petrolifere nonché territorio che in varie occasioni era stato rivendicato dai sovrani iracheni (quando l'Iraq era un regno autonomo e non un insieme di province iraniane).

Di fronte all'invasione, i paesi arabi lanciano un appello alle potenze. L'Unione Socialista e i suoi alleati dichiarano di non voler partecipare a una guerra per il petrolio, mentre la Russia, indebolita dai problemi interni, non può essere della partita. La Gran Bretagna, la Germania e il Giappone si accordano su un intervento militare. La Francia si accoda, anche se il suo ruolo internazionale è ormai sempre più marginale, a causa di una politica interna instabile. Dopo le batoste in Africa e Indocina, i francesi vedono con sospetto qualsiasi operazione militare, tanto che a Parigi si è diffuso l'uso del termine ipocrita mission de paix (missione di pace).

Anche in Gran Bretagna, tuttavia, si accendono proteste. Diana Spencer, leader del partito laburista, che guida con una linea decisamente ecologista e pacifista, contesta la "guerra per il petrolio", ricordando che i paesi del Golfo Persico sono comunque monarchie assolute che sfruttano i lavoratori e negano alle donne i diritti fondamentali. Contesta inoltre l'alleanza della Gran Bretagna con il Giappone, che opprime il popolo coreano e che detiene armi nucleari negandolo in modo ostinato e spudorato.

La campagna militare si svolge in due fasi, la prima comporta la protezione dell'Arabia Saudita e dei suoi preziosi pozzi di petrolio e la seconda un'offensiva diretta a liberare il Kuwait. Le truppe della coalizione sono guidate dal generale tedesco Norman Schwarzkopf, che ha una storia curiosa. Suo nonno era emigrato negli Stati Uniti, ma in seguito la famiglia era tornata in Germania allo scoppio della rivoluzione e suo padre era infine diventato un dirigente della Ford. Le operazioni militari hanno comunque pieno successo. Le truppe iraniane, sconfitte, si ritirano. Le truppe della coalizione non proseguono oltre il Kuwait, ben sapendo che avanzare in territorio iraniano aprirebbe numerosi problemi di ordine militare e politico.

Nel 1992 l'ultima delle colonie africane, la Namibia, ottiene finalmente l'indipendenza, dopo lunghe trattative con la Germania. Nel 1994 termina anche l'Apartheid, il regime di segregazione razziale in Sudafrica.

L'Era del Villaggio Globale
Nel 1995, il nuovo leader dell'Unione Socialista, Carlos Menem, propone l'istituzione di una organizzazione denominata "Nazioni Unite" che possa promuovere la fratellanza fra i popoli del mondo e prevenire crisi come quella che ha condotto alla Guerra del Golfo (secondo alcuni storici "seconda" Guerra del Golfo considerando la guerra tra Gran Bretagna e Iraq del 1958-66). Le reazioni delle altre potenze sono contrastanti. Quella maggiormente contraria è la Germania, che con una risoluzione parlamentare chiede alla sua corte costituzionale di esprimere un parere sulla questione. La corte si esprime negativamente circa la possibilità di sottoporre la politica nazionale a qualcun altro rispetto al popolo tedesco. In ogni caso, si susseguono gli accordi tra paesi per aumentare il commercio.

Nel 1997 in Gran Bretagna hanno luogo tre eventi significativi. Uno è la vittoria dei laburisti, che dopo tanti anni tornano al governo con la combattiva Diana Spencer. Un altro, il ritorno di Hong Kong sotto la sovranità cinese, fortemente voluto da Carlo III per migliorare le relazioni con il grande paese asiatico. L'ultimo, il più triste, è la morte della regina Vittoria in un tragico incidente stradale.

Nel 1998, con l'economia dell'Unione Socialista sempre più aperta al mercato, il costruttore di automobili Daimler compra quello americano Chrysler. Gli altri due importanti gruppi automobilistici tedeschi, BMW e Ford, si contendono invece i due marchi di lusso britannici, Bentley e Rolls-Royce. L'anno successivo, i gruppi automobilistici francesi rispondono: Renault stringe un accordo di collaborazione globale con il gruppo giapponese Nissan, mentre il gruppo Simca della famiglia Agnelli, che possiede anche Citroen e il marchio di lusso Bugatti, compra la casa svedese Volvo.

Nel 1999 un'ondata di estremismo islamico esplode in Cecenia, una piccola regione russa del Caucaso. Proprio in questo frangente Michail Gorbachev si ritira dalla politica russa, dopo aver accompagnato il paese lungo un virtuoso percorso di riforme. Il suo partito, privo di una solida leadership, viene sconfitto alle elezioni. Al posto di Gorbachev al Cremlino, si ritrova un giovane leader politico con un passato nella Okhrana: Vladimir Putin.

Nel 2001 un terribile attentato terroristico sconvolge la Gran Bretagna: 4 aerei, dirottati da terroristi islamici si abbattono sul Palazzo di Westminster, sul Guy Hospital e sulla London Eye, la nuovissima ruota panoramica della città e su una zona periferica (quest'ultimo aereo, forse era destinato a Buckingham Palace). I terroristi sembrano legati a ricco estremista saudita, da tempo trasferitosi in Afghanistan, dove un regime islamista medievale, insediatosi dopo il ritiro dei russi, gli ha concesso ospitalità. Una coalizione di paesi si mobilita per abbattere il regime dei Taliban e smantellare le reti del terrorismo.

Nel 2003 il cancelliere tedesco Schauble si lascia andare a dichiarazioni molto polemiche contro l'Iran, e dichiara di avere le prove del possesso di armi di distruzione di massa da parte dell'Iran e di contatti con gruppi terroristici molto pericolosi. Il tentativo di Schaeuble di costruire una "coalizione dei volenterosi" si infrange però contro l'accanita opposizione di Lady Spencer, che non è assolutamente intenzionata a seguire i desideri tedeschi.

Nel 2005 comunque il network Sky TV diffonde un documentario-inchiesta con informazioni scandalose sulla vita (sopratutto sessuale) della donna forte della politica britannica, costringendola a dimettersi. Anni dopo Lady Spencer riuscirà a dimostrare che le accuse erano false e diffamatorie e volte semplicemente a "punirla" per la scelta di non intraprendere una guerra contro l'Iran. Alcuni libri di autori "complottisti" accusano la Regina Madre, Elisabetta, di essere stata la promotrice della cospirazione contro Lady Spencer.

Nel 2008 il gruppo bancario britannico Barclays è protagonista di un clamoroso crack, che fa crollare le borse e provoca una nuova crisi finanziaria mondiale. Quasi tutti i governi si vedono costretti a utilizzare fondi pubblici per salvare i loro sistemi bancari ma questo fa sì che in seguito la crisi passi agli stati stessi. Le monete si deprezzano, l'inflazione sale, e un grande numero di aziende ed edifici di prestigio vengono acquistati da investitori stranieri, arabi in particolare.
Il mondo arabo comunque non è immune da problemi, nel 2011 una serie di rivolte, passate poi alla storia come "primavere arabe" sembrano rievocare i moti europei del 1948. In seguito a questi sommovimenti, Hosni Mubarak (frattanto trasformato da reggente in dittatore) è costretto ad abbandonare il potere. Lo stesso Abdullah II, Califfo dell'Islam, si trova messo in discussione dai manifestanti. Inizia una drammatica guerra civile, in cui l'esercito di Abdullah è contrapposto a guerriglieri della Fratellanza Musulmana, ma anche di altri gruppi eversivi.

A sostenere fortemente i ribelli della Fratellanza Musulmana è anche la Turchia, da alcuni anni guidata da una forza politica islamista, dopo un lungo periodo di dittatura militare laica. La Fratellanza Musulmana si afferma anche in Egitto, nelle prime elezioni libere dopo molti anni, ma nel 2013, a meno di un anno dall'elezione il presidente islamista Mohammed Morsi viene defenestrato da un golpe militare, dopo essere già stato immobilizzato dallo sciopero bianco della burocrazia, legata all'ex regime, e dall'opposizione di paesi stranieri. Lo sostituisce il generale Al Sisi.

Nel 2014, nel caos della guerra civile della Grande Siria, emerge il crudele e spietato gruppo terroristico dell'ISIS, che inizia a costruire un proprio stato alternativo e proclama addirittura un proprio "califfo". Il sostegno delle potenze occidentali si rivela decisivo per schiacciare i terroristi, che vengono completamente sconfitti nel 2017.

Nello stesso anno si verifica altri importanti cambiamenti. In Francia la crisi del sistema politico è arrivata a un punto di non ritorno e la riforma costituzionale voluta dal Presidente del Consiglio uscente, Nicolas Sarkozy, ha determinato la nascita della "V Repubblica". Le nuove regole prevedono una particolare forma di presidenzialismo, in cui il Presidente è eletto direttamente dai cittadini, ma esiste comunque la figura di un Primo ministro, diversamente dalle vere e proprie repubbliche presidenziali.

In occasione delle prime elezioni presidenziali con il nuovo sistema, le insanabili divisioni della sinistra e le le accuse di corruzione alla destra favoriscono la formazione di un partito completamente nuovo e la vittoria di un giovane da poco entrato in politica, Emmanuel Macron. Macron decide di attuare una svolta liberista nella politica economica francese, ma questo causa il dissenso sia delle tradizionali formazioni sociali, come i sindacati, sia quello di gruppi spontanei. Il principale utilizza come simbolo un "gilet giallo".

La politica tedesca, di solito sobria nello stile e nel linguaggio, vede l'ascesa di un personaggio completamente diverso. Si tratta di Walter Drumpf, imprenditore immobiliare e personaggio televisivo. Dopo una campagna elettorale all'insegna delle gaffes, Drumpf trascina il suo partito. Alternative fur Deutschland, facendogli ottenere circa il 40% dei voti e di conseguenza la maggioranza dei seggi in Parlamento. In politica interna, Drumpf sceglie una politica dura sull'immigrazione. In politica estera, si dichiara in tutto e per tutto ostile all'estremismo islamico e stabilisce sanzioni commerciali contro l'Iran.

In politica economica, Dumpf è in parte liberista, per la riduzione delle imposte, ma in parte dirigista: convoca infatti i vertici di numerose industrie per convincerli a investire in Germania invece che all'estero. Dumpf è poi molto critico con l'Unione Socialista. Accusando gli americani di esportare prodotti alimentari poco sani, come carne di animali massicciamente trattati con ormoni ed antibiotici, annuncia che stabilirà delle barriere all'importazione. Ce n'è anche per gli italiani, che Dumpf definisce "cicale" e che accusa di svalutare sistematicamente la loro moneta, la lira, appositamente per fare concorrenza sleale alle industrie tedesche.

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Nota: L'Italia in questo scenario resta monarchica perché:

- il Partito Comunista sale al potere legalmente e il fatto che Gramsci sia nominato Primo ministro da Vittorio Emanuele III lascia intendere che almeno per un certo numero di anni la monarchia potrebbe convivere con il comunismo (così, come in HL ha convissuto con il fascismo accontentandosi di un ruolo piuttosto passivo);

- l'Italia viene poi aggredita da Hitler e questa guerra è al tempo stesso "nazionale" (quindi dell'esercito, della corona) e "ideologica" (dei comunisti contro un dittatore reazionario). Pertanto, quella guerra salda due anime dell'Italia che in HL sono rimaste invece divise e contrapposte. Ciò si vede anche da come viene poi gestita la questione delle annessioni e dal rapporto con la Iugoslavia. Una combinazione tra fattore militare (un maggior successo italiano nella guerra sulle Alpi) e ideologico (la comune fede comunista di italiani e iugoslavi) consente disegnare i confini in modo benevolo;

- il mondo comunista, in questo scenario, è diverso perché maggiormente flessibile e meno autoritario rispetto agli eccessi dello stalinismo. Pertanto è poco probabile che l'Unione Socialista (ossia gli Stati Uniti allargati) faccia caso all'indebita presenza di un "re partigiano" residente a Roma e faccia pressioni per risolvere tale anomalia.

Aggiungerei, a proposito del PoD, che i punti deboli dell'ordine mondiale dei primi anni Dieci del Novecento fossero principalmente tre: l'Austria-Ungheria, l'Impero Russo, l'Impero Ottomano. L'Austria-Ungheria, se fosse arrivata in condizioni di pace fino al 1916-1917 probabilmente avrebbe visto calare il rischio. L'Impero Russo (per una Rivoluzione annunciata e solo rinviata dopo il 1905) e l'Impero Ottomano (per la questione araba) sarebbero rimasti i fattori di rischio. Nell'ipotesi che ho presentato giusto oggi ho voluto essere ottimista ma per esempio la rivoluzione araba sarebbe potuta scoppiare negli anni '20 e dare inizio a una catena di problemi.

Per quanto riguarda il Giappone, io sono propenso verso l'idea che la Grande Guerra sia alla base della successiva golosità giapponese. Con la Grande Guerra il Giappone occupò i possedimenti tedeschi in Estremo Oriente e per la prima volta ebbe la possibilità di porsi verso la Cina come potenza coloniale esclusiva (gli europei avevano altri pensieri) invece che come parte di un consorzio di colonizzatori come prima. La Rivoluzione Russa, inoltre, gettò la Russia nel caos e diede ai giapponesi la possibilità di penetrare in Siberia. Insomma, grazie alla Grande Guerra ed ai suoi sviluppi il Giappone si convinse di poter essere una potenza mondiale, di poter dominare l'intera Asia. Senza la Grande Guerra, il Giappone avrebbe continuato ad avere tra i propri vincoli non solo gli americani, ma anche i tedeschi e i russi in condizioni ottimali. Troppi nemici e troppo forte il rischio di vederseli coalizzati contro.

Alessio Mammarella

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A questo proposito, Generalissimus ha tradotto per noi questa ucronia:

Come il Natale pose quasi fine alla Grande Guerra

Il 28 Luglio 1914, esattamente un mese dopo l’assassinio dell’arciduca austriaco Francesco Ferdinando, l’Impero Austro-Ungarico dichiarò guerra alla Serbia.
La Russia, l’autonominatasi protettrice del mondo Ortodosso e slavo, avrebbe poi mobilitato i suoi eserciti a sostegno della Serbia, causando molto allarme tra gli Austriaci, ma fortunatamente per essi il loro alleato, la Germania, ansiosa di mostrare la sua forza di più grande potenza terrestre europea, dichiarò guerra alla Russia e al suo alleato, la Francia, che era stata storicamente ostile alla Germania e aveva reso poco chiara la sua posizione di neutralità nel conflitto.
Alla fine l’invasione tedesca del Belgio, uno stato neutrale che confinava con Francia e Germania, trascinò l’Inghilterra nel conflitto, bloccando le cinque potenze più grandi d’Europa in quello che sarebbe diventato il conflitto più devastante del continente fino a quel momento.
Ma dopo solo pochi mesi l’inizio del conflitto sembrava che la civiltà sul campo di battaglia fosse ancora forte: le varie parti organizzavano regolarmente tregue momentanee per recuperare i morti, riposarsi e ripararsi da condizioni metereologiche particolarmente brutte.
Le guerre europee dei decenni precedenti avevano avuto la tendenza ad essere formali e ben coordinate, con regole d’ingaggio ben specifiche, e questo, accoppiato con una cortesia generale e valori morali simili, portò ad alcune interazioni piuttosto uniche durante i primi combattimenti.
Vedete, pochi si aspettavano che la guerra durasse a lungo, e al di fuori dell’Austria i civili erano poco motivati a combattere quello che in origine veniva visto come il fronte secondario di un conflitto principalmente austriaco, ma i livelli di comando più alto comprendevano meglio cosa c’era in gioco e quanto poco avesse a che fare tutto questo con la disputa fra Austria e Serbia.
Per riassumere velocemente la situazione globale, la Germania all’epoca stava emergendo come nuova potenza terrestre del continente europeo, posizione detenuta in precedenza dalla Francia e che la Russia aveva tentato di ottenere, fallendo, dopo le Guerre Napoleoniche.
Il Regno Unito, attraverso una strategia intelligente, era riuscito a mantenere i suoi principali rivali sul continente impegnati in altre faccende, non aggressivi e in svantaggio.
Gli Inglesi, essendo una potenza navale estesa in tutto il mondo, non si preoccupavano molto di controllare il continente europeo come avrebbero potuto fare la Francia o la Russia, ma cercavano piuttosto di impedire che sul continente nascesse una forza di gran lunga superiore che potesse sfidare la loro potenza navale.
Con la Russia paralizzata dopo la Guerra di Crimea e la Francia che adesso stava iniziando a fare aperture per una Gran Bretagna alleata invece che nemica, sembrava che le grandi minacce ad ovest e ad est fossero state soppresse, ma tra di esse apparve un nuovo sfidante il cui progresso e ambizioni si dimostrarono più minacciose di quelle di qualsiasi altro rivale precedente: la Germania.
Come la Francia in precedenza la Germania voleva assumere il dominio continentale e spezzare le catene del controllo globale inglese una volta per tutte.
Questo ovviamente preoccupava la nuova intesa Franco-Britannica, specialmente considerato che i Tedeschi stavano iniziando a forgiare alleanze in Europa centrale, principalmente con l’Austria-Ungheria e l’Italia.
La Russia, capendo che la Germania l’aveva rapidamente sorpassata economicamente e tecnologicamente, si ritrovò costretta ad allearsi con la Francia, così che se la Germania avesse provato ad attaccare la Russia non avrebbe potuto farlo senza trascinare la Francia nei combattimenti e dare il via ad una guerra su due fronti.
I Tedeschi considerarono questo fatto e decisero che, data la scarsa leadership e il sottosviluppo della Russia, sarebbe stato possibile sconfiggere sia la Francia che la Russia grazie a circostanze adatte, e la guerra dell’Austria contro la Serbia offrì la giusta opportunità.
Con l’Austria garantita come alleato per combattere contro la Russia e i Russi non ancora pronti per la guerra, la Germania poteva lanciare una rapida invasione della Francia, catturare Parigi, tornare indietro prima che la Russia avanzasse troppo e distruggere l’esercito russo con tutto il peso delle forze armate tedesche, un rapido conflitto collaterale per riasserire il suo dominio e spaccare l’alleanza Franco-Russa.
Tutto ciò va benissimo, ma probabilmente non veniva in mente al cittadino medio dell’epoca.
Ricordate che per quasi tutti i paesi coinvolti questa non era una guerra per espandersi o per respingere un’invasione delle proprie terre: ufficialmente i Russi stanno combattendo per aiutare la Serbia, i Tedeschi stanno combattendo i Francesi e i Russi per aiutare l’Austria e gli Inglesi stanno combattendo in difesa del Belgio, che era rimasto schiacciato tra Francia e Germania.
Solo l’Austria e la Serbia avevano ufficialmente questioni personali in ballo: gli Austriaci vedevano i Serbi come spalleggiatori di un’organizzazione terroristica che aveva appena assassinato il loro erede al trono, e i Serbi, che ora stavano subendo un’invasione, vedevano gli Austriaci come una minaccia per la sovranità degli Slavi meridionali, quindi se eri un soldato che apparteneva ad una qualsiasi delle altre nazioni e non avevi familiarità col quadro geopolitico più grande, molto probabilmente non eri molto interessato a quella disputa e alla guerra nel suo complesso.
Abbiamo una visione di questo da una manciata di resoconti che parlano di stanchezza della guerra e di una mancanza di comprensione del motivo per il quale si stava combattendo.
Certamente è una cosa che si può trascurare se ci si aspetta la fine dei combattimenti entro poche settimane, ma adesso è Dicembre, sono passati 100 giorni dall’inizio del conflitto, la guerra si è raffreddata un pochino, i soldati iniziano a pensare di più alle loro famiglie a casa e al Natale, e di conseguenza dopo piccole interazioni non sanzionate iniziano un po’ più dialoghi, cessate il fuoco più lunghi, perfino scambi di razioni, e il tutto arriva al culmine la mattina del giorno di Natale.
Le festività erano in corso nelle trincee fin dalla notte precedente, vennero intonati canti, vennero appese decorazioni improvvisate e alcuni riuscirono a piantare i propri alberi di Natale, tutte cose che le parti opposte sentirono o videro e alle quali risposero a loro volta.
Arriva però la mattina, e apparentemente senza alcun tipo di coordinazione migliaia di soldati su tutto il fronte occidentale iniziano ad emergere dalle trincee gridando “Buon Natale!” in Inglese, Francese e Tedesco.
Gli avversari, anche se all’inizio scettici, si unirono presto ad essi, e per diversi di loro quello che seguì fu un giorno, e in alcuni casi giorni di allegri incontri, scambi di doni, partite di calcio e di attività amichevoli in generale.
Questo fenomeno non fu nemmeno esclusivo del fronte occidentale: anche se i paesi Ortodossi di Russia e Serbia seguivano un calendario diverso rispetto ai paesi occidentali la festività non era molto lontana, e una volta arrivata in occidente perfino i membri del comando austriaco incoraggiarono un cessate il fuoco dove possibile, ordinando di non sparare colpi a meno che i Russi non dessero inizio a combattimenti.
In un caso i Russi che stavano assediando una fortezza austriaca lasciarono alle sue porte tre alberi di Natale e un biglietto con sopra scritto “Vi auguriamo un Buon Natale e speriamo che si possa arrivare ad un accordo pacifico il prima possibile”.
Ma anche se il teatro orientale vide il sostegno al cessate il fuoco, da parte di alcuni membri dei comandi militari in occidente, fossero tedeschi, francesi o inglesi, ci fu una tremenda avversione nei confronti dei loro uomini, che stavano diventando, come descrive un comandante “Troppo familiari col nemico”.
Come ci si poteva aspettare, dopo tutto questo, che i soldati sparassero a uomini che solo poche ore prima si erano comportati con loro come i più cari dei loro amici? Questo era un male per le politiche più ampie, i combattimenti dovevano continuare e la tregua doveva essere schiacciata.
I comandanti ordinarono ai loro uomini di tornare in azione a rischio di essere accusati di tradimento, una delle due parti aprì il fuoco dell’artiglieria per costringere ad una rappresaglia dell’altra, i soldati che parteciparono al cessate il fuoco vennero allontanati dalle linee del fronte e le notizie della tregua vennero pesantemente censurate in tutti i paesi per impedire che si diffondessero e che i soldati che non vi avevano partecipato smettessero di combattere.
Per quanto ne sapevano molti dei partecipanti, loro erano gli unici ad aver chiesto un cessate il fuoco, non sapendo quanto era diffuso questo desiderio di una pace anche solo momentanea, ma quando la notizia finalmente si diffuse i combattimenti erano ripresi, e ogni ulteriore tentativo di future tregue natalizie vene abbandonato, anche nonostante il sostegno di figure importanti come il papa.
Ma se questo cambiasse? E se in una TL alternativa la Tregua di Natale ponesse fine alla Prima Guerra Mondiale? Nonostante la natura apparentemente fantastica di un evento natalizio che pone fine a uno dei conflitti più devastanti della storia, questo non è improbabile come potreste pensare.
Come detto prima, all’inizio c’era un disinteresse generale verso la guerra e una sensazione che alla fine dell’estate questa si fosse già trascinata oltre il necessario.
Considerate che a questo punto i Tedeschi e i Francesi erano già arrivati ad uno stallo che sarebbe durato quasi altri tre anni, un periodo durante il quale, vi ricordo, venne conquistato poco terreno e sarebbero andate perdute diverse vite, e tutto per un gioco geopolitico più grande che molti di questi uomini non riuscivano a capire.
Immaginate allora quanto sarebbero potuto cambiare le cose se la storia della tregua si fosse ulteriormente diffusa sui campi di battaglia e in patria.
Se non altro questo sarebbe bastato a convincere quantomeno una frazione degli ufficiali comandanti a porre fine all’insensata violenza e mantenere silente l’artiglieria, e se la notizia fosse arrivata ad abbastanza uomini nessuna rotazione delle truppe possa far ripartire i combattimenti si sarebbe fatta strada una richiesta coesa di porre fine alla guerra.
Il tutto alla fine dipenderà dalla volontà dei leader di ogni paese di cessare i combattimenti a causa delle condizioni attuali e di riprendere la lotta per il potere in guerre future.
Anche se l’Inghilterra era entrata in guerra solo per conto del Belgio, ebbe fin dall’inizio tutte le intenzioni di assistere la Francia contro la Germania, ma detto questo, esisteva una fazione contraria alla guerra piuttosto grande nel governo inglese, e grazie ad un po’ più di influenza della Tregua di Natale, non è affatto difficile immaginare un’Inghilterra che si ritira dal conflitto a condizione che la Germania si ritiri da Francia e Belgio.
A quanto pare, però, la Germania era quella che aveva più da guadagnare dalla guerra: come detto prima, le condizioni erano quelle giuste perché la Germania spazzasse via le minacce a lei vicine, e una simile opportunità non si sarebbe ripresentata.
Nella nostra TL la Grande Guerra sembrò favorire i Tedeschi all’inizio, e se la Germania avesse avvertito che era sulla strada per vincere sarebbe ancora meno incentivata a ritirarsi.
Per questo motivo un’insurrezione del popolo e dei militari potrebbe essere necessaria per costringere finalmente la Germania alla pace.
Di nuovo, c’è poco che potrebbe fare se la maggioranza dei suoi uomini si rifiutasse di combattere una guerra infruttuosa apparentemente solo negli interessi dell’Austria.
Ad est le cose impiegherebbero un po’ più di tempo: l’animosità fra Germania, Russia e Austria non era feroce come quella tra Francesi, Inglesi e Tedeschi, dopotutto i reali orientali si erano incontrati in varie occasioni in passato, per non parlare del fatto che l’imperatore tedesco e lo zar russo erano cugini che erano rimasti in contatto l’uno con l’altro, ma quello che complica il fronte orientale è la recente entrata in guerra dell’Impero Ottomano non Cristiano, così come le rimanenti lagnanze austriache nei confronti dei Serbi.
Anche se è improbabile che inizino una tregua natalizia, è importante ricordare che a questo punto gli Ottomani non erano più la grande potenza di un tempo, ed erano diventati gradualmente dipendenti dalla Germania e dalle altre grandi potenze perché li proteggessero da… Beh, le altre grandi potenze.
I Turchi Ottomani erano in possesso di terre ambite da Francia, Russia e Regno Unito, per non parlare di alcune potenze secondarie come l’Italia, la Grecia e la Bulgaria, ma nessuna delle grandi potenze desiderava che una qualsiasi delle altre ottenesse un vantaggio nella regione, perciò si arrivò ad un fragile equilibrio dove il principale alleato dell’Impero Ottomano divenne presto la Germania, che nonostante avesse alcune ambizioni nei territori turchi, era abbastanza ben posizionata per sfidare tutte le sue minacce principali in Europa.
A causa della loro dipendenza dalla Germania ci si può aspettare che gli Ottomani si accodino al ritiro della Germania per evitare di diventare il bersaglio di una rappresaglia russa o inglese.
Per quanto riguarda la disputa serba, questa diventerebbe importante materia di discussioni tra l’Austria e la Russia.
Nella nostra TL l’Austria mandò un ultimatum alla Serbia nella quale chiedeva la condanna dell’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando e dei movimenti pan-jugoslavi responsabili, oltre al fatto che all’Austria venisse permesso di indagare sulle sue forze armate e sul governo alla ricerca di simpatizzanti dei terroristi da arrestare immediatamente.
Poco prima della guerra la Russia incoraggiò la Serbia ad accettare le condizioni, sapendo che non poteva sostenere una guerra contro la Germania nel caso essa fosse stata coinvolta, se alla pace fosse stata concessa una seconda opportunità la Russia si schiererebbe di nuovo con l’Austria e chiederebbe alla Serbia di cedere per amore della pace europea, lasciando che i Serbi diventino fantocci dell’Impero Austriaco.
La Grande Guerra finirà così prima ancora di diventare una grande guerra.
La Guerra Austro-Serba, come diventerà invece nota, finirà poche settimane dopo la Tregua di Natale, permettendo ai soldati di tornare a casa, dove continueranno le celebrazioni.
Senza che essi lo sappiano, milioni di vite sono appena state salvate, alle loro città è stata risparmiata la distruzione vista nella nostra TL e gli imperi di Germania, Austria e Turchia sono scampati per poco al collasso che avrebbero altrimenti affrontato a causa del peso di anni di ardui combattimenti.
A tutti gli effetti la Grande Guerra non è mai avvenuta, ma avvengono comunque alcuni importanti cambiamenti, a cominciare dagli imperi che nella nostra TL collassarono.
Un Impero Austro-Ungarico che sopravvive sarà libero di continuare a perseguire una soluzione alle divisioni nelle sue terre e per impedire futuri conflitti con i vicini stati slavi.
Prima del suo assassinio l’Arciduca Francesco Ferdinando propose la riorganizzazione dell’impero negli Stati Uniti della Grande Austria, garantendo uguali rappresentazione ed autonomia regionale a tutti i gruppi etnici dell’impero, ma anche se l’adesso anziano Francesco Ferdinando era il principale difensore di questa riforma probabilmente verrà adottata un’alternativa che in precedenza era più popolare: la creazione di una terza corona.
L’Austria-Ungheria, come potrete immaginare, era una duplice monarchia nella quale Austria e Ungheria erano perlopiù indipendenti l’una dall’altra ma condividevano un monarca, e anche se questo accontentava due quarti della popolazione totale, quasi l’intera rimanente metà composta da Slavi non aveva alcuna autonomia.
Questi Slavi erano divisi tra la cultura slava occidentale e meridionale, e dibattevano su se dovesse essere garantito alla Boemia o alla Croazia il diritto di rappresentare questo terzo gruppo, e alla fine l’Austria decise che la Croazia era più adatta per il ruolo.
Comunque sia, la creazione di un terzo regno avrebbe richiesto concessioni territoriali da parte dell’Ungheria, che rimase poco collaborativa fino a quando nella nostra TL la guerra non finì e l’impero crollò.
Alla disperata ricerca della stabilità all’interno dell’impero, l’imperatore Austro-Ungarico deciderà di creare la terza corona nonostante la resistenza ungherese, gettando probabilmente i semi per una futura secessione ungherese.
L’Impero Ottomano non verrà fatto praticamente a pezzi dalle potenze occidentali come nella nostra TL, ma ci sarà comunque un grosso peso ad incombere sulla testa dell’impero: i Turchi non sono più una forza alla pari con quelle europee e non possono più fingere di esserlo.
L’unica speranza per una sopravvivenza e prosperità Ottomana è concentrarsi interamente sul diventare una potenza regionale attorno alla quale faranno perno i suoi vicini e distanziarsi dagli affari europei nel Mediterraneo e nei Balcani.
I Turchi riaffermeranno la loro presa su Anatolia, Mesopotamia e Siria, e tenteranno di rendere l’Arabia un potente alleato investendo nell’affine emirato arabo del Jebel Shammar contro la Dinastia Saudita appoggiata dagli Inglesi, quella che ha dato origine all’attuale Arabia Saudita.
La Russia non affronterà le difficoltà arrecate dalla guerra, perciò non ci sarà lo slancio che avrebbe alimentato la cacciata dello zar nella seguente rivoluzione Bolscevica.
Lo Zar Nicola II ottiene più tempo per imparare cosa ci vuole per essere un leader adeguato, ma se avrà successo o meno è oggetto di dibattito.
Quello che si ricava da ciò, comunque, è che adesso è molto improbabile che il Comunismo si radichi in Europa orientale, e senza la disillusione seguita alla Grande Guerra della nostra TL non ci sono nemmeno incentivi perché ascenda altrove.
Lo stesso vale per la Germania, dove è probabile che la monarchia rimarrà al suo posto anche se supponiamo che non sarà necessaria una qualche genere di ribellione per porre fine alla guerra.
Il Kaiser Guglielmo si ritroverà con un potere ridotto che dovrà condividere con un parlamento, anche se rimarrà comunque alla guida della Germania.
Senza le pesanti penalità economiche, la perdita di vite e la distruzione fisica causate da una guerra prolungata, la Germania rimane molto più stabile e non vede mai l’ascesa del Nazionalsocialismo.
Francia e Gran Bretagna rimarranno alleate nel caso la Germania diventasse in futuro una minaccia, anche se gli Inglesi torneranno gradualmente alla loro politica di splendido isolamento, concentrandosi soprattutto sullo sviluppo e l’espansione delle loro colonie e lasciando che sia la Francia a risolvere il problema tedesco.
La Francia, che adesso è nelle grazie dell’Inghilterra, beneficerà fortemente di una nascente partnership commerciale che arricchirà i Francesi e li renderà meglio capaci di affrontare i Tedeschi in futuro.
Certamente la guerra non sarà scomparsa per sempre, ed è probabile che le ambizioni coloniali si riscalderanno di nuovo in Cina, che nel bel mezzo del periodo della Grande Guerra si ritrovò destabilizzata, ma si può dire che la crisi, per il momento, è stata evitata.
Un continente si è risparmiato un conflitto che avrebbe portato decenni di caos e ulteriore distruzione, e tutto quello che ci è voluto è stato un po’ più di buona volontà tra fratelli e la volontà di ricordare il vero significato del Natale.

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