Solo un anno di guerra!

di Demofilo


6 aprile 2010

Carissimi, mi faccio risentire dopo la laurea (se volete potete scaricare la mia tesi da questo indirizzo) mandandovi una delle mie solite ucronie, piuttosto dettagliata come sempre, sulla Seconda Guerra Mondiale. Ho cominciato a scriverla il giorno del 70° Anniversario del suo scoppio, il 1 settembre 2009, e come sempre é un'ucronie irenista, che cioè punta a fare in modo che i combattimenti durino meno di un anno con conseguenti facilitazioni per l'umanità. I vari POD puntano quindi una timeline ucronizzata particolarmente benevole. Buona Lettura!

23 agosto 1939. Il ministro degli affari esteri del Reich, il barone Joachim von Ribbentrop, vola a Mosca e stringe con il collega sovietico, Vjačeslav Michajlovič Molotov, un patto di non aggressione decennale. La Germania nazista e la Russia stalinista si sono strette la mano. La firma di quello che sarebbe poi passato alla storia come il patto Molotov-Ribbentrop viene apposta sotto lo sguardo di Iosif Vissarionovič Džugašvili, segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, meglio noto come Stalin, “acciaio”.

24 agosto 1939. La Radio Vaticana trasmette il “messaggio al mondo” del Santo Padre papa Pio XII, al secolo Eugenio principe Pacelli, duecenetosessantesimo vicario di Cristo su questa terra: « Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra ».

26 agosto 1939. Il presidente degli Stati Uniti d’America Franklin Delano Roosevelt invia un messaggio al Führer del Reich Adolf Hitler, nel quale propone di «intavolare trattative dirette con la Polonia, onde evitare situazioni di scontro per il controllo di Danzica». Il trentaduesimo inquilino della Casa Bianca puntava ad evitare un conflitto tra la Germania e la potenze occidentali, che da mesi proclamavano la loro posizione in difesa della Polonia.

30 agosto 1939. Il professor Ignacy Mościcki, presidente della Repubblica Polonia, e il generale Felicjan Sławoj Składkowski, primo ministro e comandante in capo dell’esercito repubblicano diedero l’ordine della mobilitazione generale per le truppe. Vengono richiamati alle armi ventitre classi.

1 settembre 1939. Alle 5.00 i soldati del Reich alzano la sbarra del confine con la Polonia: inizia la Seconda Guerra Mondiale. La Luftwaffe bombarda pesantemente città come Varsavia, Cracovia e Gniezno.

2 settembre 1939. Alle 10 la città di Wieluń, comune urbano-rurale dell’ omonimo distretto, si arrende alle truppe corazzate della X Armata della Wehrmacht. Il Duce Benito Mussolini dichiara tramite il ministro degli affari esteri, conte Galeazzo Ciano, la non belligeranza dell’Italia. Il ministro delle finanze Paolo Ignazio Maria Thaon di Revel da inizio alla war economy: divieto di vendere carne in alcuni giorni della settimana, divieto di usare ferro e cemento armato nelle costruzioni private, razionamento del carbone per il riscaldamento, prove di oscuramento elettrico.

3 settembre 1939. Reparti dell’artiglieria polacca, stanziati presso Poznan, lanciano una serie di attacchi, risultati poi tutti respinti, contro l’VIII Armata del Reich. Il primo ministro del Regno Unito Arthur Neville Chamberlain e il presidente della Repubblica francese Albert Lebrun dichiarano guerra alla Germania per «difendere la sovranità della Polonia». Gran Bretagna, il Commonwealth e la Francia scendono in campo contro Hitler.

4 settembre 1939. La battaglia di Mlawa, combattuta nell’omonima cittadina polacca, vede l’ennesima ritirata polacca verso la fortezza di Modlin.

5 settembre 1939. Cade anche la città di Piotrków Trybunalski, dopo l’ attacco della X Armata.

6 settembre 1939. L’Alto Comando polacco ordina la resistenza dei reparti lungo i fiumi Narew, Vistola e San. La XIV Armata tedesca saccheggia la città di Cracovia.

7 settembre 1939. Resa dei reparti polacchi di Westerplatte. L’Alto Comando del generale Składkowski si trasferisce da Brėst alla capitale Varsavia. Vengono inoltre ripiegate le linee difensive sul fiume Bug.

8 settembre 1939. Inizia l’assedio di Varsavia. Mentre i primi reparti tedeschi entrano nei sobborghi della capitale polacca, continua il martellamento della Luftwaffe.

12 settembre 1939. La Kriegsmarine blocca lo sbarco di 158.000 soldati inglesi a Cherbourg, nella Bassa Normandia. Gravi le perdite per la Gran Bretagna, dove infiammano le politiche contro le decisioni, considerate dall’opinione pubblica troppo avventate, del Primo Lord dell’Ammiragliato britannico (denominazione del ministero della marina militare) Winston Churchill.

13 settembre 1939. Cede anche la linea difensiva della Vistola e i polacchi sono costretti a ripiegare nella periferia meridionale della capitale. L’ accerchiamento è de facto iniziato.

14 settembre 1939. La III Armata raggiunge il golfo di Danzica, sul mar Baltico. Vengono occupate Gdynia e Brest-Litovsk mentre la Kriegsmarine completa l’occupazione della città portuale di Danzica.

15 settembre 1939. La battaglia del fiume Bzura, iniziata sei giorni prima, si conclude con la sconfitta delle armate Poznań e Pomorze a vantaggio dell’VIII e della X Armata del Reich.

17 settembre 1939. Secondo le disposizioni segrete del patto Molotov- Ribbentrop, l’Armata Rossa inizia l’invasione della Polonia, aprendo il fronte ad oriente. Varsavia si trova stritolata in una morsa. Kutno viene intanto occupata dall’VIII Armata mentre Brześć cede alla III.

18 settembre 1939. Il maresciallo Edward Rydz-Śmigły, comandante in capo delle forze polacche firma, a nome del governo, la resa incondizionata. Lo stesso giorno i tedeschi prendono il completo controllo di Varsavia. La portaerei britannica HMS Ark Royal è affondata a Bristol dagli storni della Luftwaffe.

19 settembre 1939. L’Armata Rossa occupano le città Vilnius e Leopoli. Russi e tedeschi si incontrano e fraternizzano sul fiume Vistola: la Campagna di Polonia può essere considerata conclusa.

26 settembre 1939. A Berlino il vice-cancelliere del Reich Hjalmar Horace Greeley Schacht e il nuovo presidente polacco Władisław Raczkiewicz firmano congiuntamente la fine delle ostilità tra i due paese. Viene ufficializzata la cessione alla Germania del “corridoio di Danzica”, fino alla città portuale per il congiungimento alla Prussia orientale; nella parte occidentale della Polonia, occupata dai tedeschi, viene istaurata una nuova repubblica con alla presidenza Raczkiewicz, naturalmente alleata con Berlino. I polacchi danno materie prime e forza lavoro mentre la Germania offre autonomia. Il vice- cancelliere Schacht, da sempre contro la politica razionale, assicura che le Schutzstaffeln del Reichsführer Heinrich Luitpold Himmler non sarebbero penetrate nel paese. Lo stesso giorno a Londra si insedia un sedicente governo polacco “in esilio”, con a capo il generale Władysław Sikorski, ma dopo un paio di settimane viene sciolto a causa di continue liti all’interno del gruppo esule.

1 ottobre 1939. Un mese dopo l’inizio dei combattimenti vengono catturati dai tedeschi due sottomarini inglesi nei presi del piccolo porto militare di Hela, immediatamente a nord di Danzica. Su uno di questi viene catturato il crittografo polacco Marian Rejewski, che nel 1932 era riuscito a decifrare i messaggi di Enigma, macchina elettronica brevettata dall’ingegnere tedesco Arthur Scherbius.

5 ottobre 1939. A Riga, capitale della Lettonia, veniva ufficializzata la nascita della Federazione delle Repubbliche Sovietiche Baltiche con a capo Antanas Smetona. L’alleanza e la protezione sovietica garantita da Stalin prevede il prelievo fiscale per Mosca.

6 ottobre 1939. Hitler durante il mensile discorso dinnanzi al Reichstag annuncia la «disponibilità di intavolare una conferenza di pace» con la Gran Bretagna e la Francia, « vista la nuova alleanza politica a militare tra Berlino e Varsavia ».

14 ottobre 1939. La HMS Royal Oak è affondata dall’u-boot tedesco U47 nella rada di Scapa Flow, al largo delle coste della Scozia. L’opinione pubblica e ampi settori della Camera dei Comuni sono apertamente contrari alle azioni militari del ministro Churchill. Golos Rossii, la radio nazionale sovietica, annuncia un ultimatum alla vicina Repubblica finlandese per la mancata adesione alla neonata federazione baltica.

28 ottobre 1939. Inizia il diciottesimo anno dell’era fascista, il quarto dalla fondazione dell’Impero. Solenne celebrazione a Palazzo Venezia con la presenta del Duce e dell’intero governo. Nel consueto discorso dal balcone Mussolini «conferma la posizione italiana» in relazione alla guerra europea.

6 novembre 1939. L’ammiraglio Wilhelm Franz Canaris, capo dell’Abwehr, il servizio d’intelligence militare tedesco, viene a conoscenza di un piano dell'obersturmbannführer delle SS Bruno Müller, nome in codice Sonderaktion Krakau, contro l’Università di Cracovia. Dovevano essere deportati in un campo di lavoro docenti universitari che era stati giudicati da Himmler non consoni alla Germania. L’operazione viene bloccata grazie all’intervento del vice- cancelliere Schacht.

8 novembre 1939. Geheime Staatspolizei, la polizia segreta del Reich, cattura presso la cittadina di Venlo, nei Paesi Bassi ad 8 chilometri dal confine tedesco, il capitano Sigismund Payne Best e il maggiore Richard H. Stevens del Secret Intelligence Service inglese. Il ministro Ribbentrop ha un colloquio con l’ambasciatore olandese a Berlino per chiedere informazioni su una possibile collaborazione del paese nelle operazioni britanniche contro la Germania.

9 novembre 1939. Con un comunicato ufficiale del governo di Amsterdam, il primo ministro Dirk Jan de Geer conferma che «il Regno dei Paesi Bassi sostiene la risoluzione di situazioni tramite la diplomazia» e per questo ha dichiarato la sua neutralità.

12 novembre 1939. Hitler sfugge ad un attentato nella Bürgerbräukeller di Monaco. L'esplosione, avvenuta poco dopo un incontro con lo stato maggiore dell’esercito, provoca sette morti e sessanta feriti. Le indagini dell’Abwehr iniziano lo stesso giorno.

17 novembre 1939. Viene istituita la linea aerea Roma - Rio de Janeiro. Il volo inaugurale viene fatto dall’aviatore thienese Arturo Ferrarin, già noto per la trasvolata Roma-Tokyo nel 1920.

29 novembre 1939. Come risultato dell’estrema tensione creatasi dopo le continue esercitazioni dell’Armata Rossa al confine, aerei finnici bombardano divisioni sovietiche alla periferia di Leningrado.

30 novembre 1939. Stalin dichiara guerra alla Finlandia. Un’armata di composta da ventitre divisioni e quattrocentocinquantamila uomini che raggiunsero rapidamente la linea Mannerheim. Inizia la Guerra d’Inverno.

10 dicembre 1939. La bandiera rossa con falce e martello sventola sopra Helsinki. Nasce la Repubblica democratica finlandese, con a capo Otto Wilhelm Kuusinen, già leader del Partito Comunista Finlandese. Persistono comunque sacche di resistenza nel settore nord della Lapponia, vista la presenza dei giacimenti minerari a Petsamo.

13 dicembre 1939. La corazzata tedesca Admiral Graf Spee attacca a sorpresa alcune navi della flotta britannica presso Montevideo, nello scontro di River Plate. Gravi le perdite per gli inglesi che per la prima volta, dopo secoli di dominio assoluto dei mari, devono affrontare un avversario come la Kriegsmarine.

15 dicembre 1939. A Mosca il barone Carl Gustaf Emil Mannerheim, comandante in capo delle forze di difesa, firma la resa incondizionata della Finlandia. Lo stesso giorno viene ratificata l’adesione alla federazione baltica.

20 dicembre 1939. Storica visita del Re Imperatore Vittorio Emanuele III e della regina Elena al Santo Padre papa Pio XII, nella Città del Vaticano. L’ invito era stato rivolto dal pontefice per un colloquio con il sovrano visto l’evolversi della situazione europea. Al termine dell’incontro il ministro della real casa Pietro d'Acquarone legge un comunicato nel quale il re ed il papa « sostengono la nobilissima causa della pace ».

27 dicembre 1939. La città di Erzincan, nella Turchia orientale, è devastata da un terribile terremoto in cui perdono la vita circa ventimila persone.

28 dicembre 1939. Dopo appena otto giorni il papa ricambia la rivista del capo dello stato italiano. È un fatto storico: per la prima volta dal 1870 un pontefice torna al Quirinale, và a chiedere che l’Italia passi dalla non belligeranza alla neutralità. Mussolini naturalmente è furente per la uova alleanza trono-altare; il Ministero della Cultura Popolare, retto da Alessandro Pavolini, lancia la parola d’ordine «poco Papa». Si proibisce inoltre di riportare qualsiasi dichiarazione del pontefice in fatto di politica internazionale e di pacifismo.

10 gennaio 1940. Dino Buzzati pubblica “Il deserto di Tartari”, romanzo che segna la consacrazione dello scrittore bellunese con la centro la vicenda umana del soldato Giovanni Drogo, mandato nella sperduta fortezza Bastiani, ultimo avamposto prima del deserto.

17 gennaio 1940. Il deputato socialista francese Marcel Déat viene nominato direttore del quotidiano “l'Œuvre”, testata giornalista di risapute idee di sinistra. Dalla pagine del giornale ribadirà i concetti già esposti in un suo articolo, apparso il 4 maggio 1939: «Mourir pour Dantzig ?». La sua violenta campagna giornalista contro la guerra e per la neutralità della Francia, nazione che aveva nel settembre 1939 dichiarato guerra ad Hitler, viene considerato uno dei maggiori fattori che influenzarono la politica, particolarmente statica, degli esecutivi transalpini. Il governo di Parigi, retto dal primo ministro Édouard Daladier, non era infatti riuscito a difendere la Polonia e la Finlandia.

2 febbraio 1940. La Kriegsmarine abborda il cacciatorpediniere HMS Cossack a Jøssingfjord, lungo le coste della Norvegia. In questo modo la petroliera tedesca Altmark riesce a raggiungere il porto di Amburgo per le riparazioni.

7 febbraio 1940. La Walt Disney Production, fondata da Walter Elias Disney e suo fratello Roy Oliver, distribuisce, tramite la RKO Radio Pictures, il film d’ animazione “Pinocchio”, ispirato al romanzo “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi. È considerato il secondo Classico Disney dopo Biancaneve e i sette nani.

21 febbraio 1940. Il ministro dell’economia del Reich Walter Funk redige un rapporto segreto, nel quale enuncia la «forte necessità di materie prime», considerate «fondamentali per la continuazione vittoriosa di un conflitto». Hitler assegna al generale Nikolaus von Falkenhorst il compito di preparare una possibile invasione della Danimarca, della Norvegia e della Svezia.

18 marzo 1940. A Palus S. Marco, località a pochi chilometri da Auronzo di Cadore, in provincia di Belluno, si incontrano Mussolini e Hitler. I due leader dell’Asse Roma-Berlino discutono naturalmente della situazione europea; al termine del colloquio il Duce « conferma la non belligeranza dell’Italia ».

19 marzo 1940. Ribbentrop e Ciano incontrano segretamente a Palazzo Chigi, a Roma, sede del ministero degli esteri italiano, il sostituto alla Segreteria di Stato, monsignor Giovanbattista Montini, responsabile della diplomazia vaticana per conto di Pio XII. Montini esprime giudizi particolarmente negativi nei confronti della guerra e ribadisce l’impegno per un cessate il fuoco con effetto immediato.

21 marzo 1940. Agenti dell’ Abwehr arrestato il Reichsführer Himmler. Secondo le indagini degli agenti segreti del Reich, il capo delle SS aveva coordinato insieme ad un gruppo di “generali ribelli” l’attentato contro Hitler il 12 novembre 1939 a Monaco. La cancelleria emana nel pomeriggio un comunicato ufficiale che confermava il fermo visto «l’alto tradimento perpetrato nei confronti della Germania e del Führer ». La direzione delle Schutzstaffeln è affidata a Walter Richard Rudolf Heß, esponente di rilievo del Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei. Lo stesso giorno era previsto all’attacco alla Danimarca, che viene rinviato di due settimane.

24 marzo 1940. Nel municipio di Calais si incontrano Chamberlain e Lebrun per poter pianificare una possibile controffensiva, ma entrambi decidono di intraprendere un atteggiamento attendista nei confronti delle mosse tedesche. Per l’ennesima volta le democrazie liberaldemocratiche occidentali non prendevano una reale iniziativa contro Hitler e la sua guerra. Anche perché questa per molti si era rivelata una « drôle de guerre », una guerra strana che aveva conosciuto un’impasse dopo l’invasione della Polonia. Del resto lungo la Linea Maginot non si erano ancora verificati scontri e questo naturalmente avvalorava le tesi pacifiste dell’opinione pubblica francese, contraria ad un intervento. In quei giorni del resto Paul Faure, segretario della Section Française de l'Internationale Ouvrière, in quei annunciato una grande manifestazione per la pace, «visto che in Polonia era stata raggiunta un’ intesa con i tedeschi e i fucili avevano smesso di rombare». A Londra invece il governo di unità nazionale era continuamente sotto il fuoco dei tabloid che attaccavano l’operato di Churchill, visto le umiliazioni navali subite dalla marina militare di Sua Maestà.

9 aprile 1940. Alle 6.15 il primo ministro danese Thorvald Stauning sveglia re Cristiano X e presentargli un telegramma, che porta in calce le firme di Hitler e Ribbentrop, nel quale « si offre al Regno di Danimarca la protezione del Reich » mettendo in risalto l’amicizia tra i due popoli, vista la « comune origine nordica ». La piccola nazione non può neanche predisporre una resistenza contro l’imminente invasione tedesca guidata dal generale Falkenhorst. Vanno comunque citate delle “scaramucce” nello Jutland e a Copenaghen, dove la Guardia Reale aprì il fuoco per difendere la reggia. Alle 14.00 Cristiano X firmò la capitolazione di fronte al generale Kurt Himer. In un giorno la Germania occupò la Danimarca: il bilancio fu di 13 morti e 23 feriti da parte danese, 20 morti per il Reich. Una vera e propria “passeggiata militare” che per le potenze occidentali non poterono in alcun modo ostacolare l’invasione. Il nuovo governo, con a capo Vilhelm Buhl, strinse aderì ad un patto federativo con la Germania, che assicurava a quest’ultima le materie prime, mentre Copenaghen avrebbe avuto la protezione politica e militare di Berlino.

10 aprile 1940. La Kriegsmarine inizia l’addestramento di reparti militari della marina polacca. Il sottomarino Orzel inizia delle perlustrazioni con u- boot germanici nello Skagerrak. Lo stesso giorno scatta l’operazione Wilfred, progettata personalmente dal ministro Churchill: essa prevedeva l’invasione della Norvegia, con lo scopo di avere una base aerea a nord della Germania, e di impossessarsi dei siti minerari scandinavi. Agli inglesi si unì anche un contingente francese, guidato dall’ammiraglio François Darlan.

11 aprile 1940. L’incrociatore pesante tedesco Blücher apre il fuoco contro la fortezza di Oscarborg nell'Oslofjord: inizia l’invasione tedesca della Norvegia, che non viene preceduta in questo caso dalla consueta apertura delle ostilità. Il giorno successivo il colonnello Eriksen deve arrendersi all’ assedio.

12 aprile 1940. Ad Oslo si svolgono manifestazioni pacifiste contro l’invasione inglese. Si critica infatti la decisione di tirare in ballo il regno nordico, dichiaratosi in più occasioni neutrale e al di fuori della guerra, per utilizzarlo come « scudo da frapporre tra l’Inghilterra e la Germania ». Intanto l’operazione Wilfred continua: truppe anglofrancesi erano sbarcate a Narvik, Trondheim e Bergen.

13 aprile 1940. Due incrociatori da battaglia tedeschi, Scharnhorst e Gneisenau, di scorta a dieci cacciatorpediniere che imbarcavano un reggimento della III divisione da montagna, punta verso Narvik. L’incrociatore pesante Admiral Hipper andava a Trondheim: la sera stessa la nave da guerra tedesca affondava il cacciatorpediniere Glowworm.

15 aprile 1940. Mentre a Narvik e Trondheim sbarcano i soldati del Reich, la Lutwaffe prende possesso dell’aeroporto militare di Aalborg, ed in questo modo veniva appoggiata l’invasione via terra.

16 aprile 1940. Truppe tedesche prendevano possesso dell’aeroporti di Sola e di Fornebu, inoltre il generale Falkenhorst aveva impegnato i reparti dello Heer per avere il controllo della rete ferroviaria norvegese, indispensabile per velocizzare gli spostamenti e attuale la strategia dell’alto comando tedesco, la Blitzkrieg, guerra lampo.

17 aprile 1940. La I divisione norvegese che si trovava ad est dell'Oslofjord nei pressi di Østfold, fuggì in Svezia e la 3° divisione norvegese, stanziata a Kristiansand, si arrese all’invasione tedesca.

19 aprile 1940. Gran Bretagna e Francia decidono il ritiro delle forze dalla Norvegia centrale. La Sickleforce, con l'aiuto del generale novergese Otto Ruge, riuscì a tornare ad Åndalsnes ed evacuare La Mauriceforce, venne evacuata il giorno successivo, anche se due navi di supporto, il cacciatorpediniere francese Bison e il cacciatorpediniere inglese Afridi vennero affondate dai bombardieri da picchiata Junkers Ju 87 Stuka.

21 aprile 1940. Il conte Alberto Rognoni fonda l’Associazione Calcio Cesena. Nel campionato di calcio 2003-2004 la squadra battendo il Lumezzane al playoff, sarà promossa in serie B, vincendo tra l’altro la Coppa Italia serie C.

22 aprile 1940. Re Haakon VII e il primo ministro Johan Nygaardsvold firmano la resa incondizionata del paese. Il nuovo esecutivo è retto da Vidkun Quisling, segretario della Nasjonal Samling, formazione nazionalista e fascista: «il Regno di Norvegia chiede al Reich la protezione militare e politica», un patto che riprendeva quelli stretti con la Polonia e la Danimarca.

2 maggio 1940. Il conte Henri de Baillet-Latour, il presidente del Comitato Olimpico Internazionale, ufficializza l’annullamento dei giochi che dovevano tenersi dal 20 luglio al 4 agosto dello stesso anno.

7 maggio 1940. António de Oliveira Salazar, presidente dell’Estado Novo del Portogallo, e monsignor Montini firmano il concordato: la Santa Sede “benedice” in particolare l’orientamento missionario cattolico nelle colonie portoghesi, Guinea, Angola e Mozambico. Il documento diplomatico così iniziava: « L’uomo, nato nel peccato originale, è imperfetto. La sua natura è portata alla violenza, al disordine, all’accaparramento dei beni materiali. Compito primario dello Stato è quello di educare i cittadini ».

9 maggio 1940. L’u-boot U-9 tedesco affonda il sottomarino francese Doris al largo di Den Helder.

10 maggio 1940. A Westminster cade il gabinetto Chamberlain. La Camera dei Comuni si riunisce in sessione straordinaria dopo i falliti interventi del British Army contro il Reich dal settembre 1939. Sul banco degli imputati viene messo in particolare il Primo Lord dell’Ammiragliato britannico Winston Churcill, responsabile in particolare della disastrosa campagna norvegese. Il primo ministro cerca, nel suo discorso, naturalmente di «difendere l’unità del governo e della nazione intera», poiché «ogni azione svolta è stata fatta per il bene del Regno Unito e per la pace». Il voto di fiducia fu fatto saltare per il mancato numero legale dell’assemblea, poiché i rappresentati del Conservative and Unionist Party, il partito di Chamberlain, abbandona i lavori. Lo stesso giorno il primo ministro sale a Buckingham Palace per rassegnare, nelle mani di Re Giorgio VI, le dimissioni del suo gabinetto. Nella difficile situazione con il rifiuto di esponenti del vertice conservatore, Ramsay MacDonald ricevette l’incarico esplorativo per la nascita di un governo di unità nazionale. Lo stesso giorno a Parigi il presidente Lebrun e il primo ministro Daladier incontrano all’Eliseo il generale Maurice Gamelin, capo del comando supremo dell’Armée de terre, espose possibile soluzione in caso di attacco tedesco. Secondo l’Alto Comando i tedeschi «coordinato un attacco molto simile al Piano Schlieffen», come della Grande Guerra, e quindi bisognava «strategia basata su una solida linea difensiva si accordasse meglio con le esigenze di una guerra moderna». Proprio per questo era stata rinforzata la Linea Maginot e dall’Inghilterra era arrivato il British Expeditionary Force, dislocato nell’area del fiume Dyle.

11 maggio 1940. Il generalfeldmarschall Erich von Manstein, capo dello stato maggiore delle forze militari del Reich sul fronte occidentale, presenta a Hitler il piano per l’Oberkommando der Wehrmacht, l’occupazione dei Paesi Bassi, del Belgio, del Lussemburgo e l’attacco diretto a Parigi. Operazione questa che portava la firma anche del generalfeldmarschall Karl Rudolf Gerd von Rundstedt e dell’inventore delle panzertruppen, generale Heinz Wilhelm Guderian. Il piano prevedeva che il gruppo d’armate, denominato A, per mezzo delle sette panzerdivisionen, sfondasse la linea difensiva francese tra Sedan e Namur, attraverso le Ardenne. L’obbiettivo era per poi raggiungere la costa atlantica accerchiando il I Gruppo di Armate francese, la VII Armata francese e il Corpo di Spedizione Britannico. Il gruppo B ed il gruppo C dovevano sostenere lo sichelschnitt, il colpo di falce, che avrebbe schiacciato gli anglofrancesi. Sotto la bandiera con la svastica avevamo ben novantatre divisioni, di cui dieci corazzate.

12 maggio 1940. Alle 5.05 il primo ministro olandese Dirk Jan de Geer riceve un telegramma da Berlino che «chiede la capitolazione del Regno dei Paesi Bassi» e l’adesione alla «nuova federazione del Reich». Alle 6.10 la Wehrmacht da inizio alla Campagna d’Occidente: con la prima operazione aviotrasportata dalla storia, nuclei di fallschirmjäger tedeschi della VII Divisione aerea e della XXII Divisione da sbarco, sotto il comando del generale Kurt Student, vennero paracadutati sui principali ponti sulla Mosa, nelle strade di Rotterdam e nella fortezza belga di Eben-Emael, occupando tutti gli obiettivi chiave e facilitando in tal modo l'avanzata del Gruppo d'armate B. Il comando alleato, impressionato per la mossa tedesca, spinse verso nord-est le loro migliori armate, senza un'adeguata copertura aerea. La Luftwaffe, già allenata in Spagna, in Polonia e in Scandinavia, ebbe facile ragione sulle truppe nemiche.

13 maggio 1940. Sotto i colpi della armate tedesche cadono Ypenburg, Ockenburg, Valkenburg e Rotterdam, pesantemente martellata dalla Luftwaffe, vista la resistenza di due divisioni olandesi. Nella Zelanda infatti si erano concentrate sacche di resistenza, rifornite a fasi alterne anche da inglesi e francesi. A Londra intanto MacDonald scioglie la riserva e presenta un gabinetti composto da labor e da liberali, tra cui l’anziano David Lloyd George, che aveva l’appoggio anche della maggioranza dei rappresentati conservatori. Nel discorso di insediamento il neoprimo ministro pone l’accento « sul valore inesauribile della pace ».

14 maggio 1940. Il forte di Eben-Emael, complesso situato tra Liegi e Maastricht, in Belgio, difeso da settecentottantadue uomini, viene occupato dopo venticinque ore di accaniti combattimenti. Il generalfeldmarschall Walter von Reichenau, con la VI Armata tedesca, riesce ad impedire l’arrivo del BEF e dei francesi. Il primo ministro belga Hubert Pierlot esprime «vive proteste contro l’aggressione» del Reich, il quale «non ha espresso alcun tipo di comunicazione al governo» in merito all’apertura delle aggressioni. La stessa sera la regina Wilhelmina Helena Pauline Marie van Oranje-Nassau firma la resa incondizionata del paese, ratifica le dimissioni di Geer e comunica l’irrevocabile decisione di ritirarsi a vita privata. Il nuovo capo del governo, Pieter Sjoerds Gerbrandy, firma subito l’alleanza con Berlino, nella quale Amsterdam assicurerà forza lavoro per la produzione meccanica pesante.

15 maggio 1940. Re Leopold Philippe Charles Albert Meinrad Hubertus Marie Miguel de Saxe-Cobourg-Gotha del Belgio ed la Granduchessa Charlotte Aldegonde Élise Marie Wilhelmine del Lussemburgo firmano la capitolazione delle forze militari del Regno del Belgio e del Granducato del Lussemburgo. I due paesi del Benelux devono sottostare alle imposizioni del Reich, come già fatto dai Paesi Bassi. Intorno alle 18.00, il XLI Corpo d'armata tedesco l'attraversamento della Mosa presso Monthermé. I generali transalpini Henri Giraud e Charles Huntziger, a capo rispettivamente della IV e della II Armata dell’Armée de terre, lasciano scoperta una falla di 50 chilometri tra Sedan Dinant.

17 maggio 1940. I francesi creano una nuova riserva, tra cui una ricostituita VII Armata comandata dal Generale Touchon, usando tutte le unità che potevano essere distolte dalla Linea Maginot per bloccare la strada verso la capitale francese. Il colonnello Charles de Gaulle, al comando della IV Divisione Corazzata, assemblata in tutta fretta, tenta di lanciare un attacco da sud, ma diedero pochi frutti quando le rinforzate armate tedesche lo costrinsero ad arretrare in direzione sud-ovest.

18 maggio 1940. Il generalfeldmarschall Erwin Johannes Eugen Rommel espugna Cambrai. L’Oberkommando der Wehrmacht si riunì lo spesso giorno e discusse della proposta del generale Franz Halder, secondo il quale « l’attacco diretto a Parigi avrebbe comportato l’immediata capitolazione della Francia ».

19 maggio 1940. I panzerkorps occuparono Amiens e si assicurarono il controllo del ponte più a occidente sul fiume Somme, ad Abbeville, isolando la XVIII e la XXIII Divisione Territoriale britanniche.

20 maggio 1940. La II divisione panzer raggiunge Noyelles, un centinaio di chilometri a ovest. Qui poté vedere l'estuario della Somme che sfociava nella Manica. A capo delle operazioni difensive francesi veniva nominato il generale Maxime Weygand, ma ormai le divisioni della Wehrmacht stavano raggiungendo il cuore pulsante della Repubblica francese.

23 maggio 1940. Con l’avanzata attraverso le Ardenne, i tedeschi erano riusciti ad isolare il Corpo di Spedizione Britannico e le forze francesi e belghe furono rapidamente divise nella zona di Armenitiéres. Calais fu conquistata e bloccando una buona parte dei soldati alleati contro la costa in corrispondenza della frontiera franco-belga. Gli inglesi compresero di essere stati sconfitti, trecentocinquantamila soldati rimasero sulla costa francese in attesa di essere imbarcati oltremanica, e la loro preoccupazione divenne quella di mettere in salvo più soldati possibile prima che anche gli ultimi baluardi venissero conquistati. Due giorni prima era scattata l’Operazione Dinamo comandata da Dover dal vice-ammiraglio Bertram Ramsay: obbiettivo, recuperare quarantacinquemila soldati inglesi in quarantotto ore.

25 maggio 1940. Tregua inaspettata: e armate meccanizzate tedesche fermarono la loro avanzata su Dunkerque. Hitler informa i gruppi di armate riuniti a Cambrai di aver deciso di «riunire immediatamente le forze corazzate per un'azione a sud, al fine di chiudere i conti con l'esercito francese». Prosegue intanto sotto gli attacchi della Luftwaffe l'evacuazione di Dunkerque.

26 maggio 1940. Le truppe alleate furono compresse in una striscia di terra profonda cinque chilometri da La Panne, attraverso Bray-Dunes fino a Dunkerque. Le operazioni di salvataggio continuarono fino alle 3.07 del 27 maggio 1940 quando salpava per l’Inghilterra il cacciatorpediniere Shikari, l'ultima nave con truppe francesi evacuate. Il British Army abbandona sul suolo francese 2000 cannoni, 60.000 automezzi, 76.000 tonnellate di munizioni, 600.000 tonnellate di carburante e di rifornimenti. L'Inghilterra, terminate le operazioni, è rimasta praticamente disarmata, su suolo metropolitano sono disponibili solamente 500 pezzi d'artiglieria compresi quelli prelevati dai musei.

27 maggio 1940. Il Quartetto Egie, fondato da Enrico De Angelis, Giovanni Giacobetti, Iacopo Jacomelli e Enrico Gentile, debutta al Teatro Valle di Roma eseguendo la canzone “Bambina dall'abito blu”.

28 maggio 1940. Riparte l’avanzata tedesca verso Parigi, con l’offensiva sulla Somme. Lo stesso giorno il governo repubblicano deve lasciare Parigi e riparare a Bordeaux, dichiarando «Parigi città aperta». Viene catturato anche l’ ammiraglio François Darlan, capo della Marine Nationale.

29 maggio 1940. Il ciclista italiano Fausto Coppi vince, con oltre quattro minuti di vantaggio, la tappa del Giro d'Italia Firenze - Modena e conquista la sua prima maglia rosa.

30 maggio 1940. Occupazione di Parigi. I reparti della del gruppo A, guidati personalmente dal generale Rundstedt prendono il possesso di una città che da diverse settimane aveva conosciuto una vera e propria “smobilitazione generale”. Si verificarono scontri nell’ Île-de-France e nella Défense, il distretto produttivo ed industriale di Parigi. Lo stesso giorno Lebrun diede la dimissioni dalla presidenza della repubblica, sostituito dal generale Henri- Philippe-Omer Pétain, già eroe della Grande Guerra, che subito intavolò una «trattativa per raggiungere al più presto possibile un’intesa con la Germania». La cessazione delle ostilità era de facto attuata.

2 giugno 1940. Il vice-cancelliere Schacht vola a Parigi dove firma insieme a Pétain la fine delle ostilità tra Berlino e Parigi, stipulando un’alleanza tra i due paese. Nel trattato però la Francia doveva «l’Alsazia e la Lorena, regioni tedesche dal punto di vista sociale e culturale», doveva «smantellare ciò che restava della Linea Maginot», unitile vista la nuova alleanza tra i due paesi e la fine di ogni minaccia di aggressione. La Francia avrebbe poi «affiancato la diplomazia del Reich per raggiungere con il Regno Unito un punto d’intesa», vista la necessità di una pace in Europa, auspicata da tutti. Felicitazioni da parte dell’opinione pubblica francese, da sempre schierata per la neutralità.

4 giugno 1940. Nella palazzo del Principe Carlo, a Monaco di Baviera, si incontrano Hitler e Mussolini. Quest’ultimo è particolarmente impressionato dalla potenza dell’esercito tedesco, ma esprime dei giudizi negativi verso il trattato di pace con la Francia: del resto era risaputo che il Duce avrebbe voluto partecipare insieme all’alleato germanico, viste le numerose rivendicazioni italiane su Nizza e la Savoia. Al termine dell’incontro il ministro Ciano incontra privatamente Ribbentrop, Schacht e Canaris.

5 giugno 1940. Consiglio di Guerra al Quirinale. Presenti, insieme al sovrano, a Mussolini e a Ciano, il capo dello Stato Maggiore del Regio Esercito maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, il generale Giovanni Messe, responsabile delle pianificazioni operative in caso di ostilità e il ministro della difesa. Badoglio comunica «l’insufficienza nella preparazione per un futuro conflitto da parte dell’esercito italiano», ritenendo particolarmente scarse le «iniziative del governo volte a prepararci alla guerra». Messe sottolinea invece che, con la fine della guerra in Francia, «l’attacco sarebbe praticamente inutile visto che l’alleato germanico ha concluso le ostilità». Al termine del Consiglio, nel quale Mussolini non è intervenuto nella discussione, vista la sua posizione favorevole ad un intervento, il Duce incontra a Palazzo Venezia il segretario del Partito Nazionale Fascista Ettore Muti, Roberto Farinacci e Guido Buffarini Guidi. Mussolini esprime «feroci critiche contro l’azione dell’ esercito», strumento che secondo il capo del fascismo «doveva essere politicizzato all’indomani della nascita del regime». Critiche vengono fatte anche a Ciano, che durante il Consiglio «non ha espresso alcuna posizione in merito alle dichiarazioni di Badoglio e Messe». Ha questo punto è Farinacci, il ras di Cremona, già segretario del partito durante l’omicidio Matteotti, ha proporre la convocazione d’urgenza del Gran Consiglio del Fascismo per la sera del 9 giugno: ordine del giorno « l’assegnazione delle deleghe militari al capo del governo, primo ministro e segretario di Stato ».

6 giugno 1940. Nella residenza romana del ministro della giustizia Dino Grandi si incontrano segretamente Ciano, il ministro della pubblica istruzione Giuseppe Bottai, l’ex-Presidente del Senato del Regno Luigi Federzoni, il maresciallo d’Italia Emilio De Bono, il ministro del tesoro Giacomo Acerbo. Nell’incontro segreto il guardasigilli esprime «viva preoccupazione per l’ azione del governo», in aperto contrasto con la figura del sovrano, «il capo dello Stato e detentore del comando supremo delle forze armate del Regno». È infatti Ciano a riferire della riunione che il Duce aveva tenuto al termine del Consiglio di Guerra, e le forti esternazioni espresse; la fonte era lo stesso Muti, fedele “quinta colonna” e supporter del ministro degli affari esteri. Opinione di tutti è quindi presentare un contro-documento nel quale «si conferma la fiducia nel sovrano e nell’Alto comando dello Stato Maggiore» dell’ esercito italiano. Del resto Acerbo aveva confermato che « l’economia autarchica », inaugurata dal regime dopo la campagna di Etiopia e la nascita dell’Impero nel 1936, «non poteva supportare un conflitto». La stessa sera si tengono contemporaneamente due faccia a faccia. A Palazzo Venezia Mussolini convoca il generale Ugo Cavallero, dell’Alto comando, e gli annuncia la decisione di nominarlo nuovo capo dello Stato Maggiore al posto del «riluttante Badoglio» e chiedendo, con scadenza di quindici giorni, il progetto d’attacco della Grecia. A Palazzo Chigi invece Ciano e Grandi incontrano il ministro Acquarone, il maresciallo Badoglio, monsignor Montini, il nunzio apostolico a Berlino vescovo Cesare Orsenigo e l’ambasciatore tedesco in Italia Ulrich von Hassell. Il progetto che i due ministri del governo Mussolini è chiaro: durante il Gran Consiglio si opporranno ad ogni trasferimento delle deleghe militari per il comando dell’esercito, esprimendo una posizione fortemente contraria al conflitto da dentro lo stesso Partito Nazionale Fascista. Naturalmente questa operazione determinava uno scontro non solo all’ interno dell’esecutivo e del governo, ma anche con la stessa monarchia e con l’ alleato tedesco. Acquarone assicurò che «il Re avrebbe appoggiato ogni operazione che avrebbe riequilibrato la diarchia verso la sponda monarchica» confermando la «dubbiosità in un eventuale conflitto» vista la diplomazia tedesca tendente alla pacificazione europea. Montini benediva l’operazione, che «l’appoggio diretto del pontefice» mentre Orsenigo e Hassell assicuravano il canale preferenziale con Schacht e Canaris, che assicuravano l’appoggio del Reich ad ogni operazione contro l’entrata in guerra dell’Italia. Del resto con l’inizio delle operazioni belliche che Roma aveva in mente, lo sforzo di Berlino avrebbe dovuto spostarsi su altri fronti e si conoscevano le condizioni non certo brillanti dell’esercito italiano.

7 giugno 1940. Il principe di Piemonte Umberto di Savoia e la principessa Maria José incontrano a Napoli l’archeologo Umberto Zanotti Bianco, l’ex presidente della Camera dei Deputati Enrico De Nicola e lo storico e già ministro dell’istruzione Benedetto Croce. I tre antifascisti e liberali vengono informati della situazione “in movimento” e i principi considerano «ormai probabile la presentazione delle dimissioni di Mussolini » nel caso in cui l’ operazione Grandi-Ciano arrivasse alla fine della corsa. De Nicola propone in questo caso un «esecutivo della corona che potesse essere compromesso tra le forze che ormai erano sfiduciate dall’operato di Mussolini» con esponenti dell’ antifascismo italiano. La sera stessa monsignor Montini incontra in Vaticano Alcide De Gasperi, già segretario del Partito Popolare, e lo informa dei colloqui.

9 giugno 1940. Alle 17.00 si riunisce a Palazzo Venezia il Gran Consiglio del Fascismo, l’organo costituzionale dello stato fascista italiano: i ventotto consiglieri sono tutti in uniforme con sahariana nera. Dopo l’appello nominale, fatto dal segretario del partito Muti, i lavori sono coordinati da Grandi in quanto guardasigilli; inizia naturalmente il Duce che relaziona l’incontro con Hitler a Monaco e il Consiglio di Stato. Se inizialmente i toni della relazione sono moderati, Mussolini inizia nella seconda parte con «forti accuse nei confronti dei quadri dell’esercito» ritenuto un «un centro di potere che dal 1922 ha sempre ostacolato la rivoluzione fascista della storia». Critiche nei confronti di Badoglio, «il quale se è diventato maresciallo lo deve soltanto alla mia benevolenza», e del Consiglio di Stato, «organo privo di potere decisionale, troppo legato a vecchie tradizioni». Per questo il Duce chiedeva, «per il completamento del progetto del fascismo», le deleghe per il comando delle forze armate di terra, del mare e dell’aria: in pratica Mussolini metteva in chiaro che l’Italia avrebbe aperto le ostilità. A questo punto prende la parola Farinacci, quello che nel partito veniva additato come “l’uomo dei tedeschi”, a annuncia «un possibile conflitto contro la Grecia per aumentare la zona d’influenza italiana sul mar Mediterraneo». È Ciano ad illustrare l’ ordine del giorno che porta come primo firmatario Grandi: «di fronte ad una pacificazione che l’alleato tedesco sta ricercando con l’Inghilterra» dice il ministro degli esteri «l’Italia non può aprire le ostilità contro un paese che non ha avuto un atteggiamento aggressivo nei nostri confronti». Il Regno doveva quindi passare dallo stato di “non belligeranza”, dichiarato all’indomani dell’ invasione polacca, alla neutralità, «condizione necessaria per essere protagonisti del processo di pace»; Ciano infatti ricorda il trattato commerciale Roma-Londra che garantiva libera circolazione nel Mediterraneo. La discussione si anima particolarmente con la risposta stessa di Farinacci che parla apertamente di «tradimento di una fronda filo inglese all’interno del fascismo», responsabile di un possibile tradimento dell’alleanza con la Germania. Grandi, che fino a quel momento aveva coordinato i lavori, prende la parola si chiede perché l’Italia avrebbe tradito l’Asse visto «il Reich era sceso in guerra senza avvisarci». La discussione si conclude intorno alle 0.30 quando vengono messe ai voti le due mozioni. La Grandi-Ciani, con il passaggio alla neutralità e la conferma dell’alleanza con Berlino in vista di un ruolo pacificatore con Londra, riceve diciannove voti: oltre ai due relatori, Bottai, Federzoni, il quadrumviro Cesare Maria De Vecchi, il giurista Alfredo De Marsico, l’ex-prefetto Umberto Albini, Acerbo, l’ambasciatore italiano a Berlino Dino Alfieri, Giovanni Marinelli, Carluccio Pareschi, il vecchio De Bono, il ministro dell’agricoltura Edmondo Rossoni, l’ambasciatore italiano a Londra Giuseppe Bastianini, il presidente della Confederazione fascista dei Lavoratori dell’agricoltura Annio Bignardi, l’ex-ministro delle finanze e vice- direttore dell’Accademia d’Italia Alberto De Stefani, il sindacilista Luciano Gottardi, il direttore generale della Confindustria Giovanni Balella e il segretario Muti. La Mussolini-Farinacci riceve invece l’appoggio di Carlo Scorza, di Buffarini-Guidi, il capo della Milizia Volontaria per la sicurezza nazionale Enzo Galbiati, il professor Carlo Alberto Biggini, Gaetano Polverelli, il presidente del Tribunale Speciali Antonino Tringali Casanova ed Ettore Frattari. L’unico ad astenersi fu Giacomo Suardo, già pluridecorato nella Grande Guerra. Nei fatti Mussolini è sfiduciato.

10 giugno 1940. Alle 10.15 il Duce si reca a Villa Savoia, poco fuori le mura aureliane, a colloquio con il Vittorio Emanuele III: Mussolini si dimette dalla carica di capo del governo, primo ministro e segretario di Stato e con lui termina anche un esecutivo che era durato quasi diciotto anni. Mentre il Duce sta uscendo dalla Villa viene arrestato dal colonnello Giovanni Frignani e dai capitani Paolo Vigneri e Raffaele Aversa. L’uomo che aveva governato per quasi vent’anni l’Italia veniva così portato nel carcere militare di Roma dove, per mantenere segreto il suo arrivo, non fu registrato e tenuto in isolamento. Alle 12.30 l’Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche trasmetteva il seguente messaggio: «Attenzione, Attenzione, Sua Maestà il Re ed Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di capo del governo, primo ministro e segretario di Stato rassegnato dal cavaliere Benito Mussolini e ha assunto le deleghe per la formazione di un nuovo esecutivo». Il tenore Francesco Albanese debutta al teatro Costanzi di Roma nel ruolo di Evandro nell’”Alceste”.

11 giugno 1940. Nel complesso del Führerhauptquartier Wolfsschanze, quella che veniva chiama la “tana del lupo”, nei pressi di Rastenburg, nel cuore della foresta di Goerlitz nella Prussia orientale, si riunisce l’Oberkommando der Wehrmacht per discutere della recente caduta di Mussolini. Nell’aprire i lavori il Führer parla di un colloquio avuto nella tarda mattinata con il Re e Imperatore Vittorio Emanuele III, al quale ha «condiviso l’impegno dell’ Italia a non intervenire nel conflitto». Ad avvalorare la tesi erano stati soprattutto i rapporti segreti che l’ Abwehr aveva stilato a partire dall’autunno 1939: nei fatti la politica che era stata avviata verso un possibile intervento italiano era da intendersi praticamente fallimentare. Ribbentrop esprime valutazioni «positive visto la soluzione è stata presa all’interno di un organo dello stato fascista italiano», cioè il Gran Consiglio del Fascismo, con un particolare elogio a Grandi e Ciano «veri amici della Germania». Parallelamente però alla questione italiana veniva messa sul tavolo della discussione la proposta di Heß per procedere in tempi brevi allo «smantellamento completo delle Schutzstaffeln», visto il coinvolgimento nell’attentato del 12 novembre 1939 e la «gestione deplorevole e traditrice di Himmler». Contrario a questa proposta si era espresso il Gauleiter di Berlino e ministro della propaganda Joseph Paul Goebbels, sostenitore di un «vero e proprio esercito politico votato al nazionalsocialismo tedesco», considerato «di necessità fondamentale per il raggiungimento della vittoria finale». Hitler decide di avallare il progetto del fido Heß.

14 giugno 1940. Il presidente polacco Raczkiewicz presenza all’apertura del primo stabilimento per la produzione militare tedesco-polacco Deutsche Emaillewaren-Fabrik ad Auschwitz, grazie all’intervento dell’industriale Oskar Schindler. Durante la cerimonia di apertura il ministro Funk esprime «vivo apprezzamento per la nascita di una moderna industria tra due grandi paesi».

16 giugno 1940. Hitler e Pétain si incontrano ufficialmente a Strasburgo, in Alsazia, sulla quale da quasi un mese era ritornata a sventolare una bandiera tedesca. Il bilaterale si svolge nel Palazzo dei Rohan e sono presenti Schacht e Jacques Doriot, capo del Parti Populaire Français. Viene stilato un trattato di amicizia e Parigi si impegna a fare da garante per un’eventuale tavolo di trattativa con Londra per la fine delle ostilità. 17 giugno 1940. Con il decreto regio n° 174 vengono «delegati al capo dello Stato il potere legislativo ed esecutivo, vista la situazione eccezionale creatasi con le dimissioni del precedente governo in carica». Lo stesso giorno il Re e Imperatore ufficializza lo scioglimento della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, del Gran Consiglio del Fascismo, del Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato e la «sospensione delle attività, fino a nuovo contrordine» del Partito Nazionale Fascista. Viene affidato all’Alto Comando dei Tribunali militari la procedura giudiziaria e l’affidamento del potere giuridico. I decreti portano la firma anche del principe Umberto e del guardasigilli Grandi, al quale viene confermata la carica di ministro di grazia e giustizia.

18 giugno 1940. I bombardieri Junkers Ju 88 della Luftwaffe, per ordine diretto della cancelleria, decidono di non bombardare la nave da crociera inglese Lancastria, al largo di Saint-Nazaire, nella regione della Loira. Il mancato attacco viene visto da molti come il primo segnale tedesco per un cessate il fuoco tra Berlino e Londra.

19 giugno 1940. Dall’emittente radiofonica British Broadcasting Corporation il primo ministro MacDonald dichiara che «la guerra tedesca in Europa ha ormai raggiunto il suo fine» vista la pacificazione franco-germanica e la fine degli attacchi a Londra. MacDonald ritiene che ormai sia necessario «intavolare nel più breve tempo possibile la fine delle ostilità con Berlino». Lo stesso giungono apprezzamenti dal vice-cancelliere Schacht.

20 giugno 1940. A Nizza viene firmato il nuovo patto di amicizia tra il Regno d’Italia e la nuova Repubblica francese. Rappresentano rispettivamente i due paesi, il conte Ciano e il primo ministro francese Pierre Laval, i quali strigono un’alleanza «basata su una comune origine latina». Il trattato prevedeva « l’annessione della città di Mentone » mentre in Valle d’Aosta sarebbe stata prevista una nuova legislazione dal punto di vista linguistico « per garantire pari opportunità anche per le popolazioni di lingua francese, francoprovenzale e la lingua walser ».

22 giungo 1940. All’interno del vagone ferroviario in cui fu firmato l’ rmistizio di Compiègne nel 1918 si incontrano segretamente Pétain, Schacht e Ciano per definire le nuove linee della politica europea. Il vice- cancelliere del Reich pone sul tavolo della discussione un trattato tripartito che potesse «garantire prima di tutto la pace in Europa dopo secoli di guerra» e in questo modo «rapportarsi con modo più autorevole con emergenti paesi extraeuropei». Si approfondisce poi la conversazione sulla fine delle ostilità tra la Germania e il Regno Unito.

23 giugno 1940. Visita lampo del Führer a Varsavia e colloquio con il presidente polacco Raczkiewicz sulla politica industriale inaugurata poche settimane prima con la produzione militare. Il comunicato che la presidenza della Repubblica Polacca emana esprime apprezzamenti per la comune visione di una « forte amicizia tra il popolo polacco e il popolo germanico ».

25 giugno 1940. Di prima mattina Vittorio Emanuele III riceve al Quirinale Dino Grandi, al quale viene affidato l’incarico di formare un nuovo esecutivo, quindi giorno dopo l’arresto del Duce e dopo che le redini del potere erano state tirate direttamente dalla corona. Durante il colloquio è presente anche il principe di Piemonte Umberto. Al termine Grandi, che forma la classica “riserva” da sciogliere in un secondo momento con la presentazione della lista dei nuovi ministri, incontra il maresciallo Badoglio e il generale Messe. Nel tardo pomeriggio Grandi sale per la seconda volta al Colle sciogliendo la riserva e presentando il suo primo gabinetto, composto interamente da tecnici e militari: sottosegretario alla presidenza del consiglio l’avvocato Dino Philipson, ministro degli affari esteri e dell’Africa italiana l’ ambasciatore Raffaele Guariglia, ministro dell’interno Vittorio Reale, ministro di grazia e giustizia il primo presidente della Corte di Cassazione Ettore Casati, ministro delle finanze, scambi e valute Guido Jung, ministro della guerra e dell’ aereonautica il generale Renato Sandalli, ministro dell’agricoltura e risorse forestali l’avvocato Falcone Lucifero, ministro dell’industria e del commercio il professor Epicarmo Corbino, ministro dei lavori pubblici e comunicazioni l’avvocato Raffaele De Caro, ministro dell’educazione nazionale e della cultura popolare professor. Giovanni Cuomo. La cerimonia si svolge nella sala degli arazzi del Quirinale dove il nuovo primo ministro e i responsabili dei diversi dicasteri giurano nella mani del sovrano. La prima dichiarazione del nuovo capo del governo si concentra sulla « ricerca della pace in Europa e per la nascita di una nuova alleanza nel continente ».

27 luglio 1940. Nel Palazzo del Reichstag viene sottoscritto ufficialmente il Patto Tripartito dal governo del terzo Reich, del Regno d’Italia e della quarta Repubblica Francese: « I governi dell'Italia, della Germania e della Francia, considerando come condizione pregiudiziale per una pace duratura il fatto che tutte le nazioni del mondo debbano avere il posto che a ciascuna spetta, desiderano estendere la cooperazione già siglata nei precedenti patti a quelle nazioni che siano disposte ad adoperarsi, seguendo direttive simili alle loro, affinché possano cosi essere realizzate le aspirazioni fondamentali per una pace mondiale». Firmano il Tripartito il ministro degli affari esteri del Reich, il barone Joachim von Ribbentrop, il delegato per la presidenza del consiglio conte Galeazzo Ciano e il primo ministro della Repubblica Pierre Laval. Aderiscono alle clausole sulla cooperazione continentale anche l’ Ungheria e la Romania, presenti l’ammiraglio e reggente Miklós Horthy de Nagybánya e il generale Ion Antonescu.

28 luglio 1940. Il governatore della Libia, generale dell’aereonautica Italo Balbo, avvia lo smantellamento di alcuni campi di lavoro che il predecessore, generale Rodolfo Graziani, aveva costruito per rinchiudervi opposizioni berberi. Fonti non ufficiali del governatorato parlano di un generale «clima di amicizia tra la Libia italiana e l’Egitto inglese», visto anche il completamento dell’autostrada “Littoria” lungo le coste della tripolitania e della cirenaica fino al confine con la colonia. Il generale Antonescu e il ministro degli affari esteri sovietico Vjačeslav Michajlovič Molotov firmano un patto decennale di non aggressione tra la Romania e l’Urss, con la cessione a quest’ultima della Bessarabia e della Bucavia.

1 luglio 1940. Il guardasigilli Casati e il ministro Sandalli aprono un’ inchiesta nei confronti del generale Graziani, visti i rilevamenti fatti in Libia e la violazione di alcuni articoli del Trattato di Ginevra, convenzione per il miglioramento delle condizioni dei militari feriti e della sorte dei feriti e dei malati, firmato il 6 luglio 1906. Nell’Africa Orientale intanto formazioni aeree italiane effettuano senza problemi ricognizioni ad Aden e Port Sudan, in territorio inglese. Episodi di reciproca fratellanza si svolgono intanto tra inglesi e tedeschi nelle Isole del Canale, occupate dalla Wehrmacht.

4 luglio 1940. Vertice militare angloitaliano a Cassala, a venti chilometri dal confine con l’Eritrea, presente per la Sudan Defence Force il generale sir Alan Gordon Cunningham e il generale William Platt mentre per la l’Africa Orientale Italiana il viceré d’Etiopia duca Amedeo Umberto Isabella Luigi Filippo Maria Giuseppe Giovanni di Savoia e il generale Luigi Frusci. Al termine viene diramato un comunicato che si sofferma sull’«l’amicizia tra il popolo inglese e il popolo tedesco, nel rispetto degli accordi fatti in passato e per la comune cooperazione per lo sviluppo del Corno d’Africa». Felicitazioni da parte del ministro Guariglia.

5 luglio 1940. Operazione Catapult. L’ammiraglio della Royal Navy James Somerville attua l’attacco alla Marine Nationale presente nel porto di Mers- el- Kébir, città portuale del nord-ovest dell’Algeria. Il comandante transalpino Marcel-Bruno Gensoul subisce la perdita di 2 incrociatori e 1297 morti fino al ritiro degli stessi inglesi. L’operazione era stato approvato dal gabinetto precedente e portava la firma dell’ex- Primo Lord dell’Ammiragliato Churcill. Immediato l’intervento del primo ministro MacDonald che chiede la destituzione di Somerville e chiama direttamente Pétain per porgere le scuse di un attacco imprevisto. Nell’opinione pubblica britannica cresce la richiesta di uscire dal conflitto e stipulare una nuova pace europea.

9 luglio 1940. A Punta Stilo in Calabria, sul mar Ionio, si incontrano l’ammiraglio Inigo Campioni e l’ammiraglio Andrew Cunningham, rispettivamente a caso della V divisione della Regia Marina Italiana e delle Force B della Royal Navy. La riunione vuole varare delle manovre militari comuni delle due marine militari nazionali nel Mediterraneo.

10 luglio 1940. Il vice-cancelliere del Reich Schacht, il ministro Ribbentrop e il capo delle Schutzstaffeln Heß incontrano nel castello del duca di Hamilton, simpatizzante nei confronti della Germania, il primo ministro MacDonald, il generale sir Bernard Law Montgomery e l’ufficiale barone Hugh Caswell Tremenheere Dowding. Il vertice segreto vuole stendere un primo patto di alleanza e la fine delle ostilità tra Londra e Berlino: la dichiarazione congiunta prevede la «cessazione di tutte le ostilità tra i due paesi e la collaborazione politica e militare».

21 luglio 1940. Il Führer rende visita a Re Giorgio VI e i due capi di stato firmano a Buckingham Palace la fine della guerra e l’alleanza inglese nel Patto Tripartito. Sono presenti MacDonald, Schacht, Laval e Ciano: nasce ufficialmente la «Federazione degli stati e dei popolo dell’Europa Unita, che punta prima di tutto all’unità e alla pace», vengono gettate la basi per un sistema difensivo comune e un’unica diplomazia che possa gestire i rapporti con gli Stati Uniti e l’Urss.

Demofilo

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E ora, la proposta di Enrica S.:

Non posso fare a meno di lanciare una proposta di ucronia in coincidenza con la Giornata della Memoria 2017. Georg Elser avrebbe potuto cambiare il corso della storia mondiale e salvare milioni di vite umane se solo avesse avuto 13 minuti in più. In quel breve arco di tempo, la bomba che aveva assemblato personalmente sarebbe esplosa nella birreria Bürgerbräukeller di Monaco l'8 settembre 1939 e avrebbe fatto saltare in aria Adolf Hitler e i suoi più stretti collaboratori, decapitando di fatto il Terzo Reich. Purtroppo Hitler lasciò la scena dell'attentato prima del previsto, ed il piano di Elser fallì. Ma che accade se Hitler toglie il disturbo in quel preciso anno, mese, giorno, ora e minuto?

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Così le dà seguito Federico Sangalli:

8 novembre 1939: Durante la celebrazione dell'Anniversario del Pustch della Birreria una bomba piazzata dal dissidente Georg Elser esplode durante il momento finale del discorso del Fuher Adolf Hitler, uccidendo lui e i suoi più stretti collaboratori, tra cui il Ministro della Propaganda Joseph Goebbels, il il Capo delle SS Heinrich Himmler, il suo vice, Capo della Gestapo e Ministro per la Sicurezza del Reich Reinhard Heydrich, l'ideologo del Partito NazionalSocialista Alfred Rosenberg e il Vice-Führer Rudolf Hess, insieme ad altri militanti nazisti che stavano assistendo alla commemorazione. Informato dell'attentato mentre si trovava a Berlino, il Ministro dell'Aviazione e successore designato Herman Wilhelm Göring, 42 anni, viene prontamente proclamato nuovo Führer. Verso sera Elser viene arrestato da due agenti della polizia di confine mentre cercava di fuggire in Svizzera.

9 novembre 1939: Göring visita Monaco e promette immediati sviluppi per poi ritornare a Berlino la sera stessa, insieme alla salma di Hitler e degli altri gerarchi uccisi a bordo del treno personale del defunto dittatore Amerika. Egli poi nomina a capo delle indagini Arthur Nebe, Capo della Kripto ( KriminalPolizei ), non fidandosi dei fanatici delle SS prima agli ordini del suo principale rivale per la successione, cioè Himmler, e procede poi a nominare dei rimpiazzi per le cariche ancora vacanti: Ernest Kaltenbrunner viene nominato nuovo ReichsFührer delle SS, Heinrich Muller diventa il nuovo capo della Gestapo mentre il Ministro della Cultura Bernhard Russi viene nominato nuovo titolare del dicastero per la Propaganda. Lo stesso giorno due ufficiali dei servizi segreti inglesi vengono catturati al confine con l'Olanda(Incidente di Venlo). Frattanto Elser viene trasferito in un carcere delle SS e lì ripetutamente torturato fino alla confessione ed oltre per conoscere i nomi dei suoi "complici": nonostante questo egli continua ad affermare di aver agito da solo.

15 novembre 1939: Si tiene il grandioso funerale-parata di Adolf Hitler e degli altri 5 "martiri del nazionalsocialismo" a Berlino a cui partecipano, dicono i nazisti, almeno due milioni di persone. Göring annuncia la costruzione di un imponente Mausoleo al dittatore in cui verrà tumulato lo stesso e ne affida la costruzione ad Albert Speer.

22 novembre 1939: Dopo un indagine lampo di oli 11 giorni, Göring annuncia al Mondo di aver scoperto come Hitler sia stato assassinato a seguito di un complotto tra agenti segreti inglesi e "traditori tedeschi" facenti capo a cellule comuniste. Viene immediatamente istituito un processo-farsa presieduto dal giudice Wilhelm Fisher, detto il Giudice Morte, contro Elser e i due agenti inglesi catturati. Gli Alleati tuttavia negano ogni addebito.

12 dicembre 1939: Dopo appena tre settimane e con una montagna di prove palesemente false, i tre imputati vengono giudicati colpevoli e condannati a morte per decapitazione. La sentenza viene eseguita il pomeriggio stesso.

15 dicembre 1939-1° gennaio 1940: Göring s'insedia definitivamente nella Cancelleria e inizia a rimettere ordine. Tale fatto, necessario dopo il cambio di potere, comporterà un leggero ritardo nello sviluppo dei piani bellici nazisti. Göring è stato infatti un militare ma è anche una persona leggermente instabile, un drogato che ambisce ad ottenere successi facile, semplici, immediati e trionfalistici e che, essendo stato un aviatore, predilige moltissimo la sua arma, mentre è ignorante delle faccende terrestri e detesta invece la marina che vede come un corpo che succhia risorse alla sua amata Aviazione, oltre a minacciare il suo assoluto controllo dell'aria con lo sviluppo di forze aeree autonome e di portaerei.

9 gennaio 1940: Il persistere di cattive condizioni climatiche induce il Comando Supremo della Wermacht a rinviare in primavera l'offensiva ad Occidente. Intanto un aereo con a bordo parte dei piani bellici nazisti precipita in Belgio e viene catturato dagli Alleati.

16 febbraio 1940: Incidente dell'Altmark: la petroliera tedesca Altmark viene abbordata e catturata dal cacciatorpediniere inglese HMS Cossack in acque territoriali norvegesi mentre trasportava petrolio e 300 prigionieri di guerra inglesi in Germania. La Norvegia protesta ma non può far nulla per impedire le continue schermaglie tra i due contendenti al largo delle sue coste. Londra dichiara che porrà le coste scandinave "al riparo dalle provocazioni tedesche".

24 febbraio 1940: L'OKW approva il Piano Giallo, cioè il piano operativo per l'invasione della Francia, che prevede un'offensiva via Liegi, in territorio belga, per raggiungere lo strategico porto di Ostenda e poi i porti sulla Manica. Un piano alternativo, proposto dal Generale Manstein e che prevedeva un'offensiva attraverso le Ardenne per aggirare le difese alleate e conquistare Calais alle loro spalle in modo tale da tagliargli la via di fuga viene scartato poiché ritenuto troppo ardito e perché è risaputo che le Ardenne siano una regione impraticabile per i mezzi corazzati.

9 aprile 1940: Nonostante le proteste del governo di Oslo, la Royal Navy procede nel minare le acque territoriali norvegesi per rafforzare il blocco intorno alla Germania.

16 aprile 1940: Battendo i nazisti sul tempo, una forza da sbarco anglo-francese, voluta fortemente dal Lord dell'Ammiraglia inglese Winston Churchill, sbarca a sorpresa a Narvik, nella Norvegia settentrionale, ufficialmente per portare aiuto ai finlandesi in guerra contro i sovietici ma nei fatti per tutelare gli strategici porti norvegesi dalle mire tedesche. Forti proteste del governo norvegese che avrebbe voluto mantenere la propria neutralità: il fascista Vikdun Quisling chiede aiuto alla Germania. 21 aprile 1940: La Germania invade a sorpresa la Danimarca, costringendola ad arrendersi nel giro di ventiquattr'ore, per poi lanciare uno sbarco diretto in Norvegia in difesa dei "fratelli ariani". Tuttavia con la Royal Navy già ampiamente dispiegata nei fiordi, le acque territoriali minate e le forze armate norvegesi mobilitate dopo l'intrusione inglese le forze tedesche vanno incontro ad una bruciante disfatta: molte navi sono affondate, tra cui gli incrociatori Blucher, Karlsruhe, Konisberg, Hipper, Scharnhorst e Gneisenau e dodici cacciatorpediniere, e solo i paracadutisti riescono ad assicurarsi la presa di alcune posizioni nella Norvegia meridionale.

23 aprile 1940: Dopo duri combattimenti Kristiansand e Oslo sono occupate dai tedeschi, Re Haakon si rifugia presso le forze inglesi a narvik le quali frattanto riescono ad impedire la spesa dei porti di Bergen e Stavanger. 
4 maggio 1940: Un'offensiva tedesca diretta verso Trodheim viene respinta dalle forze alleate guidate dal generale Otto Ruge: la guerra in Scandinavia ben presto si arena in una guerra di posizione bloccate tra le montagne innevate. Goerign infatti ha intenzione di risolvere il problema attaccando direttamente la Francia.

17 maggio 1940: Scatta il Piano Giallo: le armate tedesche, guidate dalle forze corazzate agli ordini di Erwin Rommel ed Heinz Guderian, invadono il Belgio ed occupano Mlamedy mentre una pesante offensiva aerea e di paracadutisti cerca di neutralizzare le fortificazioni belghe intorno a Liegi, anche se c'è una certa carenza di parà dopo il loro massacro in Norvegia. Immediatamente scatta l'Operazione Dyle: le forze armate anglo-francesi entrano in Belgio per difenderlo.

19 maggio 1940: Rommel e Guderian arrivano con le loro divisioni davanti a Liegi e cercano di superale ma i loro primi tre tentativi falliscono a causa dell'accanita resistenza delle forze belghe.

20 maggio 1940: Grazie ad un attacco notturno con la fanteria i tedeschi riescono infine ad aprire una breccia e ad infrangere le line fortificate di Liegi.

22 maggio 1940: Dopo due giorni di violenti combattimenti Liegi cade in mano tedesca.

27 maggio 1940: Il colonnello Charles De Gaulle guida una fortunata controffensiva nell'area tra Namur e Dinant ove le forze tedesche sono bloccate dall'affluire dei rinforzi francesi.

2 giugno 1940: Le forze avanzate di Guderian riescono a raggiungere la periferia meridionale di Anversa, dopo aver preso Louvain ed Hasselt.

6 giungo 1940: Inizia una forte offensiva tedesca nel Belgio centrale, in direzione di Bruxelles, difesa duramente dal BEF, dall'esercito belga e da alcune unità francesi.

10 giugno: Al termine di una riunione del Gran Consiglio del Fascismo, il Ministro degli Esteri Galeazzo Ciano annota sul suo diario come la posizione del Duce Benito Mussolini sia quella di attendere la vittoria di uno dei due schieramenti prima di schierarsi apertamente, affermando che "Poi mi basterebbero poche migliaia di morti per sedermi al tavolo della pace da vincitore!". Ciano invia dunque una lettera al suo omologo tedesco Joachim von Ribbentrop spiegandogli che la macchina bellica italiana è ancora impreparata ad un conflitto e che, visto che è stata la Germania ad attaccare la Polonia e dunque l'Italia non è obbligata ad alcun intervento, essa combatterà "certamente" a fianco dei "camerati tedeschi" ma non prima di un'adeguata preparazione.

12 giugno: Gli Alleati iniziano a cedere terreno intorno a Bruxelles.

20 giugno 1940: Davanti alla pressione tedesca sul suo fianco sinistro De Gaulle è costretto ad iniziare anch'egli a ripiegare da Namur verso Charleroi. A Tours s'incontrano il Primo Ministro inglese Arthur Neville Chamberlein e il suo omologo francese Paul Reynaud per discutere l'andamento del conflitto: i due si trovano d'accordo nel combattere in difesa del Belgio e delle altre nazioni aggredite dalla Germania ma di permettere un ripiegamento anche su suolo francese se la pressione tedesca lo rendesse necessario. Commentando l'esito della conferenza l'ex Maresciallo ed eroe di guerra Francese Philippe Petain, chiuse nel suo auto esilio spagnolo, dichiara come secondo lui gli Alleati farebbero meglio a venire a patti con la Germania per opporsi insieme alla minaccia comunista, ma la sua posizione ottiene scarsa seguito.

24 giugno 1940: Dopo un'eroica resistenza le forze alleate sono costrette a ritirarsi sopratutto a causa della superiorità aerea tedesca e al loro miglior uso dei corazzati, sebbene questi stiano subendo alte perdite di entrambi. Bruxelles viene conquistata il giorni dopo.

1° luglio 1940: Re Leopoldo di Belgio firma a sorpresa la resa con la Germania e si dichiara fuori dalla guerra. Il tradimento belga induce gli alleati ad arretrare verso il territorio francese. Nel mentre Göring continua ad ignorare le posizioni e i consigli dei suoi comandanti militari circa le difficoltà sempre più grandi incontrate dal suo esercito nell'avanzare in territorio nemico, convinto che la sua amata Luftwaffe sarà più che sufficiente ad abbattere le difese nemiche. Questo impedirà ai tedeschi di sfruttare appieno la ritirata anglo-francese.

8 luglio 1940: Namur, Dynant ed Anversa sono ormai in mano tedesche. Si combatte intorno a Ghent per difendere il bastione della Schelda e vicino a Charleroi.

16 luglio 1940: De Gaulle deve abbandonare Charleroi ed il Belgio e ripiegare in Francia. Questo permette a Rommel di ricongiungersi con Guderian e di aprire una breccia sulla sponda settentrionale della Schelda.

25 luglio 1940: I tedeschi riescono infine ad occupare le città di Ghent, Bruges ed Ostenda.

1° agosto 1940: Il BEF si attesta presso il saliente di Ypres, come nella Prima Guerra Mondiale. Le forze tedesche sono particolarmente esauste.

15 agosto 1940: Tentativo di offensiva diretta contro il territorio francese: dopo un iniziale successo e la presa di Avesnes l'avanzata si blocca davanti alla linea St. Quentin-Cambrai-Arras-Lille. L'OKW chiede a Göring una pausa di almeno due settimane per riprendere fiato.

3 settembre 1940: Nuovo attacco tedesco contro le linee francesi, stavolta guidato dalle forze corazzate: Cambrai è presa e le divisioni tedesche si avvicinano minacciosamente a Reims e a Soissons ma nuovamente le forze germaniche sono in difficoltà. Pesa sopratutto la divisione degli Alti Comandi tedeschi, incerti se puntare sulla Manica( come nella Prima Guerra Mondiale) oppure direttamente su Parigi.

6 settembre 1940: De Gaulle raccoglie le principali forze corazzate a disposizioni e lancia un vittorioso contrattacco vicino a Laon con cui costringe i tedeschi a interrompere l'offensiva per rafforzarsi i fianchi. Alla fine è lo stesso Göring a decidere la linea di attacco e , vedendosi già sfilare trionfante per i Campi Elisi, ordina di puntare su Parigi, il cuore della Francia.

10 settembre 1940: De Gaulle si ritira da Laon prima verso La Fére, quindi verso Compiègne.

14 settembre 1940: Reims cade in mano tedesca.

19-24 settembre 1940: Durissima battaglia di Soissons al termine della quale i panzer riescono a superare le linee francesi, seppur ormai ridotti al limite delle loro capacità.

30 settembre 1940: Le unità avanzate tedesche giungono presso Chateau Thierry, sulla Marna, dove vengono fermate per la seconda volta dalle truppe francesi. Stavolta i tedeschi sono proprio esausti: hanno percorso centinaia di chilometri combattendo duramente, hanno subito perdite notevoli e hanno le linee di rifornimento allungate e pericolanti mentre la mancata conquista della maggior parte degli aeroporti della Francia settentrionale e la ferrea opposizione della RAF impedisce alla Luftwaffe di impegnarsi a fondo. Per la seconda volta i tedeschi si fermano sulla Marna, ad un passo da Parigi.

14 ottobre 1940: Con il peggioramento delle condizioni atmosferiche le forze tedesche sono costrette a sospendere definitivamente l'avanzata e a cercare di consolidare le proprie posizioni.

28 ottobre 1940: Durante la riunione in occasione del 18° Anniversario della Marcia su Roma, Mussolini ordina a Ciano di riprendere i contatti con le nazioni balcaniche e iberiche in vista della nascita di un'area d'influenza italiana che possa contare a guerra finita, qualunque sia il risultato. Ciano inizia i contatti con i governi di Bulgaria, Spagna, Romania, Portogallo ed Ungheria. Per ora Grecia e Yugoslavia si mostrano amichevoli ma declinano ogni contatto per via delle divergenze confinarie in Epiro e Dalmazia.

7-8 novembre 1940: In occasione del 23° Anniversario della Rivoluzione d'Ottobre Josif Stalin tiene un discorso presso il Soviet Supremo in cui illustra il suo punto di vista su come l'inconcludente guerra tra le nazioni imperialiste e capitaliste rappresenti un gran vantaggio per l'Unione Sovietica e pertanto di come l'URSS debba prodigarsi il più possibile affinché continui ad oltranza in modo poi da emergere vittoriosi approfittando della sua debolezza. In seguito il dittatore georgiano ordina al suo Commissario degli Esteri Vyacheslav Molotov di volare a Berlino in occasione delle commemorazioni per la morte di Hitler ed assicurare il pieno sostegno e rispetto del Patto Ribbentrop-Molotov dopo il momentaneo raffreddamento delle relazioni con Göring. Molotov annota poi nel suo diario come creda che Stalin stia segretamente preparando una guerra offensiva contro la Germania per raccoglierne le spoglie al momento della sconfitta.

9 novembre 1940: Muore improvvisamente il Primo Ministro inglese Neville Chamberlain, il suo Lord dell'Ammiragliato Winston Churchill, autore del successo in Norvegia, gli succede e promette immediatamente al paese una condotta bellica più aggressiva contro la Germania. In un comunicato interno al Ministero degli Interni del Reich Göring sottolinei come la "soluzione finale al problema ebraico" debba essere rimandata a dopo il superamento delle attuali e momentanee difficoltà belliche, non potendo il Reich permettersi di destinare risorse vitali ad organizzare stermini e deportazioni su vasta scala in un momento di crisi. Per ora rimane in vigore quanto stabilito dalle Leggi di Norimberga.

Che ne dite?

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Così gli replica Enrico Pellerito:

Pensare che Göring avrebbe potuto cambiare la politica tedesca mi pare un po' azzardato; egli avrebbe mantenuto il timone nella stessa direzione. Anche limitare il solo dominio su Danzica e ritirarsi dal resto della Polonia non avrebbe cambiato le cose.
Uno stato polacco, parlando sempre della metà non occupata dai Sovietici, creatosi dopo il ritiro dei Tedeschi, sarebbe stato un fantoccio nelle mani di questi ultimi.
Quindi nessuna apertura da parte di Francia e Regno Unito, altro che "restituzione di Alsazia e Lorena ai tedeschi".
L'aspetto militare deve tenere anche conto del fatto che Göring era anche stato un militare e avrebbe potuto tenere in debita considerazione il parere dei vertici degli stati maggiori, solo che caratterialmente non lo vedo molto "posato" in quel senso.
Hitler era profano in materia di cose militari, non solo a livello strategico; sopravvalutò i risultati della campagna contro la Polonia (e sopravvalutò il proprio ruolo al riguardo). Si convinse che i problemi relativi al comando si potessero risolvere con estrema facilità; era convinto che la Wehrmacht fosse uno strumento al quale chiedere tutto e dal quale si poteva ottenere tutto, indipendentemente dalle condizioni.
E come si è visto in HL, le condizioni cambieranno e sarebbero diventate via via prevalenti nel rendere illusorie le aspirazioni del Führer.
Göring ritengo si possa affermare avesse le medesime convinzioni e illusioni; d'altra parte la gestione della Luftwaffe insegna.
Consideriamo che la situazione in Scandinavia non dovrebbe poi tanto cambiare rispetto alla realtà storica; difficile che gli Alleati non pensino a controllare la Norvegia e che i Tedeschi non agiscano per impedire che quella nazione diventi un'insostenibile spada di Damocle, mentre un'azione anche contro la Svezia comporta l'impossibilità di procedere ad operare contemporaneamente in occidente, perlomeno per un semestre, probabilmente per un anno.
Anche i tempi dell'invasione dell'Urss, obbiettivo hitleriano ma che resta nel programma nazista, in questa TL si sposterebbero di un anno; magari nel 1940 Stalin non si preoccupa che Göring occupi la Svezia, azione militare complessa, difficile ma non impossibile, però, nell'estate del 1942 potrebbe concretizzare, se la situazione a suo giudizio lo consente, di attaccare la Germania (ipotesi ritenuta altamente probabile da non pochi storiografi, mentre poco realistica è quella di un'azione prevista nel luglio del 1941 e che "Barbarossa" avrebbe disinnescato anticipandola).
Ma, riguardo la campagna in Europa occidentale, le probabilità che le cose possano andare per come Federico ha prospettato sono abbastanza consistenti e, se viene attuato l'originario Piano Giallo, è possibile che l'avanzata tedesca finisca per arenarsi; notevole sforzo per raggiungere e superare il Dyle, poi lo Schelda, quindi la Mosa, facendo progressivamente indietreggiare le forze alleate (e nel frattempo le risorse economiche tedesche cominciano a erodersi sempre più, nonostante gli accordi commerciali con Mosca).
La differenza rispetto alla nostra realtà è che i Tedeschi qui si scontrerebbero con le forze francesi meglio equipaggiate, che potrebbero anche finire coll'essere indotte, insieme a quelle belghe e britanniche, a dover ripiegare ma senza subire sfondamenti e riassestarsi sulla linea della Somme, dove è probabile che l'avanzata tedesca finirebbe coll'esaurirsi. E un conflitto che riprende a languire, come accaduto nell'autunno precedente, mentre il blocco navale alle rotte marittime non viene contrastato adeguatamente e con le risorse e le scorte di materie prime che vanno calando di giorno in giorno, non so di preciso quanto tempo resterebbe alla Germania, ma si può parlare di mesi.
Se invece le cose vanno come in HL, non credo che alla fine gli esiti prenderebbero una piega tanto diversa e allora quei mancati 13 minuti non cambierebbero poi molto; quindi il conflitto terminerebbe con la sconfitta della Germania e il suicidio di Göring, ma un'eventuale maggiore attenzione da parte del nuovo Führer nei confronti dei vertici militari potrebbe dare qualche differente risultato nella campagna contro l'Urss, senza per forza significare l'uscita di scena di quest'ultima nazione.
Un aspetto intrigante sarebbero le valutazioni e le scelte politiche di Göring, nei confronti di un alleato non belligerante quale l'Italia, un altro poco propenso a schierarsi nel conflitto come la Spagna, le pressioni sulla Francia di Vichy, l'eventuale discussione con Mussolini riguardo i Balcani.
Resta il fatto che da uno che definì gli Americani incapaci di costruire aeroplani, ma solo frigoriferi e lamette da barba, non è che ci si può poi aspettare molta lungimiranza.
Sul fatto poi che Göring si sarebbe comportato differentemente riguardo gli Ebrei, siamo liberi di ipotizzare, ma i fatti non sembrano dare ragione a questa tesi.
Su questo specifico aspetto, durante il processo di Norimberga Göring dichiarò di non essere antisemita e di non sapere nulla dei campi di sterminio, ma esistono documenti che contraddicevano le sue parole, come, tanto per citare un esempio, una lettera del luglio 1941 dove dava disposizione a Reinhard Heydrich di predisporre le misure atte a dare una soluzione totale alla questione ebraica, nell'Europa soggetta all'influenza del Terzo Reich.
Sarà anche stato il meno antisemita, ma era pur sempre antisemita.
Semmai era suo fratello Albert Göring che si dimostrò vicino agli Ebrei.
Ritengo, quindi, che a meno di non aggiungere un PoD di tipo caratteriale e comportamentale, riguardo la "questione ebraica" Hermann avrebbe agito in maniera non tanto diversa rispetto ad Adolf; forse si può ipotizzare un rinvio della "soluzione finale" ma nessuna abrogazione delle leggi di Norimberga.
Ricordiamo, comunque, un fatto. In Germania era tutt'altro che raro l'antisemitismo e il nazismo non fece altro che rendere manifesto quello che era il "sentire" di molte persone, forse non la maggioranza (forse).
Era la concezione della superiorità della razza ariana, convinzione che permeava moltissimi Tedeschi (e già da qualche secolo) a incidere sul come confrontarsi con le minoranze e gli Ebrei erano ancor più nell'occhio del ciclone per motivi di astio sociale, economico e religioso.
Göring davvero avrebbe trattato meglio gli Ebrei quando essi erano già da qualche anno ormai banditi dalla società tedesca?
Venivano sfruttati come schiavi per lavorare nell'interesse del Reich e sempre in nome di questo interesse erano privati di tutti i loro averi.
Che cosa sarebbe cambiato nell'avere il loro appoggio come cittadini fedeli?
Combattenti in più? Medici in più? Ingegneri in più? Tecnici e operai specializzati in più?
Certamente, ma quando gli esseri umani odiano i loro simili, considerandoli subumani per una pregiudizialistica convinzione distorta, certe cose non vengono prese in considerazione.
L'odio, quando si combatte un nemico, è ad un tempo limite e carburante per l'efficienza e l'efficacia della lotta.
Né si può pensare che gli scienziati ebrei fuggiti dall'Europa, di fronte ad un diverso atteggiamento, per me improbabile, di Göring, avrebbero deciso di tornare entro i confini del Terzo Reich. 
Possiamo ipotizzare che a Wannsee la pressione ideologica sia differente, fermo restando che la famosa conferenza potrebbe anche non verificarsi; comunque nella suddetta conferenza non si fece altro che mettere nero su bianco quanto già era in essere, traguardando come obbiettivo in forma razionale e complessiva lo sfruttamento degli Ebrei, con l'eliminazione di coloro che nel frattempo non ce l'avrebbero fatta, prevedendo la totale cancellazione dei sopravvissuti solo dopo la fine vittoriosa del conflitto.

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E Bhrihskwobhloukstroy aggiunge:

In generale, credo che i modi più sicuri per evitare Hitler, il Nazionalsocialismo e la Seconda Guerra Mondiale sarebbero stati, in ordine cronologico (e date per avvenute tutte le vicende fino al 1914) nonché in reciproca alternativa:

- la creazione della Mitteleuropa senza guerra nel 1914;
- la Vittoria degli Imperi Centrali;
- la spartizione e annessione diretta degli Imperi Centrali (e quanto possibile della Russia) da parte di Gran Bretagna, Francia e Italia sùbito dopo la Prima Guerra Mondiale;
- la creazione di una grande Unione delle Repubbliche Socialiste dei Consigli degli Operai e dei Contadini dal Reno al Pacifico (con l'esperanto come lingua veicolare);
- il Międzymorze esteso alla Germania (e se possibile anche alla Russia).

Paradossalmente, aggiungerei anche la fusione fra il Terzo Reich e l'Unione Sovietica. Di tutti questi scenarî ho proposto ucronie in passato.

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Restituiamo la parola ad Enrico:

sulla questione sarebbe il caso di riuscire a sapere alcune cose: nel dicembre 1941 ci fu una riunione dei vertici tedeschi durante la quale Hitler decise di dichiarare guerra agli Stati Uniti?
Se avvenuta, Goering era fra i partecipanti?
Molto probabilmente si, considerando che dal 29 giugno 1941 Hitler aveva decretato che il bavarese fosse il suo luogotenente e successore.
E manifestò un proprio parere?
Se Hitler prendeva una decisioni a priori, discuterla era praticamente impossibile, ma spesso ascoltava i pareri degli altri gerarchi, fermo restando che poi, il più delle volte, si sarebbe fatto per come voleva lui.
La frase che ho riportato "Gli Americani non sanno costruire aerei, ma solo frigoriferi e lamette da barba", fu espressa proprio da Goering e questo potrebbe far pensare che una sua scelta in merito a dichiarare guerra agli Usa non sarebbe stata diversa da quella che prese Hitler in HL.
Questa convinzione che gli apparati industriali delle nazioni capitaliste non sarebbero stati in grado di passare "tout court" dall'economia di pace a quella di guerra, appare davvero fuori dalla realtà.
Se sfidare una nazione della grandezza dell'Unione Sovietica poteva avere come base di partenza una quanto mai errata e presuntuosa presunzione ("Non dobbiamo fare altro che dare un calcio alla porta e tutta la struttura è così marcia che cadrà da sola"), credere che per gli Stati Uniti d'America ci sarebbero voluti almeno 25 anni per diventare una minaccia nei confronti della Germania è puro e semplice vaneggiare.
Eppure, nonostante questa sprezzante valutazione del potenziale bellico statunitense, se guardiamo ai fatti, sappiamo che fino a quel fatidico 11 dicembre, Hitler aveva deciso di evitare rogne con gli Americani.
Esempio lampante, gli ordini relativi ai propri sottomarini in quella situazione di "guerra non dichiarata" che si stava svolgendo in Atlantico; gli U-Boot potevano reagire se attaccati da unità dell'Us Navy, ma dovevano assolutamente per primi evitare azioni intenzionali che potessero rappresentare un ottimo "casus belli" per Washington.
Nella primavera del 1941 un cacciatorpediniere americano aveva lanciato bombe di profondità contro un sottomarino tedesco senza che questo avesse effettuato manovre ostili, ma Hitler non volle che venissero prese misure e quando nel successivo luglio le truppe statunitensi rilevarono quelle britanniche in Islanda, il Fuhrer negò all'ammiraglio Raeder il permesso di attaccare le navi da trasporto americane come risposta alla provocazione politica.
Roosevelt avrebbe invece avuto meno scrupoli; ampliando il concetto di "acque difensive" degli Stati Uniti fino all'Islanda (nel concreto, più di metà dell'Atlantico settentrionale veniva a far parte della zona di sicurezza marina stabilita a Panama sin dal 1' ottobre 1939 dalle nazioni del continente americano) metteva le premesse per creare il "casus belli" e vincere le opposizioni isolazioniste all'interno del Congresso.
Per meglio illustrare la situazione di questa vera e propria escalation che, a mio modesto giudizio, anche senza l'attacco giapponese, avrebbe finito per far entrare in Guerra gli Usa contro le potenze europee dell'Asse, ecco un sintetico diario:

4 settembre 1941 - il cacciatorpediniere statunitense Greer informa di essere stato attaccato da un sommergibile tedesco 175 miglia a sud-ovest delle coste islandesi; in realtà l'azione era stata provocata dagli Americani.

11 settembre 1941 - dopo l’attacco del 4 settembre al cacciatorpediniere Greer, il presidente americano Roosevelt impartisce l’ordine "Shoot First!" ("tirate per primi") a tutte le navi che pattugliano la zona di sicurezza. In pratica Roosevelt ordina alla forza navale americana di attaccare qualsiasi unità che minacci il libero transito sui mari dei mercantili statunitensi e di quelli scortati da forze americane.

16 settembre 1941 - il Dipartimento della Marina statunitense annuncia che la sua flotta atlantica proteggerà i convogli di materiale diretti ai paesi interessati alla legge "Affitti e prestiti" fino al limite del 260' meridiano Ovest.

26 settembre 1941 - il comando dell'Us Navy ordina la protezione di tutte le navi che solcano le "acque difensive" americane nonché il rilevamento e, ove possibile, l’attacco ad ogni unità italiana e tedesca che si trova in tali acque.

17 ottobre 1941 - il cacciatorpediniere americano Kearny individua un U-Boot e gli lancia contro alcune bombe di profondità; per reazione viene silurato e danneggiato; la notizia giunge a Washington mentre al Congresso, su proposta del presidente Roosevelt, si dibatte sulla revoca del "Neutrality Act" del 1939. Roosevelt distorce i fatti dichiarando: "La storia ha preso atto di chi ha sparato il primo colpo".

31 ottobre 1941 - Il cacciatorpediniere statunitense Reuhen James, silurato da un U-Boot, affonda nelle acque a ovest dell'Islanda; i morti sono quasi 100.

1' novembre 1941 - la Us Coast Guard viene posta sotto la giurisdizione dell’autorità militare.

6 novembre 1941 - la nave corsara tedesca Odenwald, camuffata da mercantile americano, è catturata dall'incrociatore Omatra e dal cacciatorpediniere Somers dellìUs Navy.

7 novembre 1941 - come conseguenza della decisione statunitense di armare i suoi mercantili, il governo tedesco rende noto che impartirà ai propri sottomarini l'ordine di silurare ogni nave armata.

10 novembre 1941 - per la prima volta navi da guerra americane intraprendono la scorta di un convoglio di truppe britanniche.

13 novembre 1941 (alcune fonti, come l'Almanac of American Military History riportano la data del 17) - sull'onda emotiva dei fatti, abilmente sfruttati dall'amministrazione Roosevelt, che hanno interessato il Kearny e il Rehuen James, viene approvata la revoca del "Neutarlity Act", anche se in ambedue i rami del Congresso la maggioranza risulta esigua.

Questa stessa risicata maggioranza sarà, però, motivo di tentennamento per Roosevelt, che esitava sul dover includere anche Germania e Italia nella dichiarazione di guerra, dopo Pearl Harbor, finendo per chiedere al Congresso di menzionare solo il Giappone. Tre giorni dopo Hitler e Mussolini lo toglieranno dall'impiccio.

Ma ammesso che i due citati dittatori non agiscano per come avvenuto, c'è poco da illudersi nel non credere che, prima o poi (molto più prima che poi) gli Usa avrebbero creato un "casus belli" contro Berlino e/o Roma.
Nell'ambito dell'ucronia si può ipotizzare tutti o quasi, però di certe situazioni si dovrebbe tenere conto e anche se Goering non fosse stato mai intenzionato a scontrarsi con Roosevelt, questi avrebbe fatto di tutto pur di giungere allo scontro in questione.

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Bhrihskwobhloukstroy replica:

Ne sono pienamente convinto anch'io. Per questo la Germania, con o senza Hitler, era spacciata; solo l'unione fra Terzo Reich e Unione Sovietica (in qualsiasi modo avvenisse) avrebbe potuto forse portare a un esito diverso della Seconda Guerra Mondiale, a parte lo scenario di una Guerra Antisovietica del Terzo Reich insieme agli Occidentali.

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E ora, una postilla di Dario Carcano:

Il mio interesse per il fronte albanese si è riacceso in questi giorni in cui sto leggendo "Il generale dell'armata morta" di Ismail Kadaré. È un teatro di guerra in gran parte dimenticato, nonostante sui monti dell'Albania siano morti molte migliaia di italiani.

Mi sorprende che dei Balcani in generale si parli molto poco nella storiografia italiana sul secondo conflitto mondiale, e si parli molto di più dell'Africa e della Russia, nonostante nei Balcani fossero impiegate trenta divisioni del Regio Esercito (quasi la metà!) di cui diciotto solo in Jugoslavia, ad affrontare i partigiani di Tito.

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A rispondergli è Federico Sangalli:

I Balcani nella storiografia italiana sono importanti per due cose: la questione irredenta-dalmato-fiumana e le Foibe. Il resto non è quasi mai menzionato.
Parlare dell'Africa fa ricordare le gesta eroiche con l'Afrika Korps e Rommel, la Volpe del Deserto, la Folgore, il "Mancò la Fortuna non il Valore" e tutto il resto.
Parlare della Russia fa ricordare una tragedia nazionale subita, la drammatica ritirata, gli alpini, i dispersi e i congelati.
Parlare dei Balcani fa ricordare solo come abbiamo attaccato a tradimento la Grecia e i massacri compiuti dai reparti del Regio Esercito, dalle forze tedesche, dagli Ustascia e dai Cetnici contro iugoslavi, sia civili sia partigiani. Non cose di cui andare fieri o da commemorare nella memoria nazionale insomma. Credo dipenda da questo.

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Per farci sapere cosa ne pensate di queste ucronie, scriveteci a questo indirizzo.


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