Stati Uniti Arabi

di Falecius

Bandiera degli Stati Uniti Arabi

POD: nel 1919, con l'accordo di Parigi, la Francia, il Libano ed il Regno Arabo di Siria evitano la guerra. Il principe Hashimita Faysal è riconosciuto re della Siria e il Libano, inclusa la valle della Bekaa, ma non Tripoli, ne accetta l'autorità con una autonomia simile a quella di cui godeva sotto l'impero ottomano, garantita da una presenza militare francese nelle città di Beirut, Tiro e Sidone.

Faysal tratta un accordo simile con la Gran Bretagna e i comitati sionisti per quanto riguarda la Palestina, dove agli ebrei è permesso di stabilirsi e di costituire una propria autonomia locale sotto protezione siriana, purché su territori legalmente acquisiti. L'Inghilterra, garante dell'accordo, ottiene basi militari ad Haifa e Giaffa, ed amministrerà parte della Palestina sotto la sovranità siriana. Il fratello di Faysal, Abdallah, diventa re dell'Iraq.

1921: guerra turco-araba. Una serie di incidenti tra truppe francesi e siriane da una parte e turche dall'altra in Cilicia degenera in guerra aperta. L'Iraq si schiera a fianco della Siria.

1922: l'esercito turco, impegnato contro la Grecia, è sconfitto. Il leader turco Mustafa Kemal cede la parte del Kurdistan a sud del Tauro a Siria ed Iraq e rinuncia al sangiaccato di Alessandretta e allo elayet di Urfa. I due stati arabi vincitori, assieme al regno dello Hijaz, governato da Husayn, padre di Faysal e Abdallah, costituiscono l'Unione degli Stati Arabi (Ittihad ad-Duwal al-'Arabiyya), che aderisce alla Società delle Nazioni. La capitale è inizialmente Damasco.

1923: Abdallah concede ai Kurdi ed agli Assiri del suo regno un'autonomia sul modello di quella accordata dal fratello al Libano. Il Regno saudita del Najd inizia a minacciare lo Hijaz.

1924: Costituzione dei sangiaccati autonomi delle “Montagne” in Siria: Jabal Amil (parte del Libano), Jabal Duruz, Jabal Ansariyya, Jabal Hatay. Ognuna di queste zone montuose è abitata da una minoranza linguistica o religiosa che il governo decide di tutelare in cambio del riconoscimento della sovranità di Damasco. L'Egitto diventa indipendente. In Turchia è abolito il califfato degli Ottomani. Sia il re d'Egitto che Husayn sono proposti come possibili califfi.

1925: il Kurdistan Siriano e il sangiaccato di Urfa, con la sua componente cristiana, ricevono degli statuti di autonomia. Il Congresso Siriano protesta, temendo la dissoluzione del paese. L'Unione Araba dichiara guerra al Najd e lo invade.

1926: Riyad è occupata. Il Najd e lo Hasa diventano territori autonomi del regno di Hijaz, sotto emiri della famiglia rashidita spodestata dai sauditi. Allo Hasa, abitato da sciiti, è concessa maggiore autonomia.

1927: gli sciiti iracheni, incoraggiati dall'esempio di Hasa e del Jabal Amil, chiedono una serie di riconoscimenti politici e di autonomie. Abdallah concede diritti di culto ma rifiuta di istituire una regione autonoma sciita nel sud dell'Iraq. Inoltre, la dirigenza sciita è divisa e non riesce a portare una piattaforma di rivendicazioni condivise. Conflitto di frontiera tra Yemen ed 'Asir.

1928: il regno d'Asir chiede assistenza all'Unione araba contro lo Yemen, appoggiato dall'Italia. Le truppe arabe, addestrate da inglesi e francesi, hanno facilmente la meglio sugli Yemeniti. All'Imam yemenita Yahyà così come al re Idris dello 'Asir si propone di entrare come regni membri nell'Unione. L'Italia protesta, ma inutilmente.

1929: Husayn viene proclamato califfo alla Mecca. La capitale dell'Unione viene trasferita a Medina. Viene deciso il prolungamento della ferrovia Damasco-Mecca fino ad Urfa a nord ed Aden a sud.

1930: il sultanato d'Oman aderisce all'Unione.

1933: si riunisce il primo Parlamento Panarabo a Medina, che rappresenta l'intera popolazione (maschile) dell'Unione. Vengono adottate risoluzioni sulle seguenti questioni:

1935: Approfittando del governo di Fronte Popolare in Francia, l'Unione ottiene una riduzione dell'ingerenza francese in Siria e Libano. Alle elezioni locali, per la prima volta le donne possono votare in tutta l'Unione, favorendo i gruppi più conservatori. Dura condanna da parte dell'Unione dell'invasione italiana dell'Etiopia.

1936: trattato anglo-arabo. Gli emirati sotto protettorato inglese nella Penisola Araba e nel Golfo entrano nell'Unione, ma gli interessi economici inglesi sono garantiti e l'Inghilterra conserva un certo diritto di presenza militare in queste zone, analogo a quello della Francia in Libano. In Palestina, gli inglesi mantengono la base navale di Haifa ma cessano di amministrare il paese, che passa sotto diretta amministrazione siriana ad eccezione dei distretti autonomi di insediamento ebraico. Aden con le sue dipendenze ed i Nove Cantoni restano colonia inglese, ma l'Inghilterra si impegna a cederla all'Unione in caso decida di ritirarsene.

1938: l'Unione afferma che interverrà a fianco di Francia e Gran Bretagna in caso di invasione tedesca della Cecoslovacchia. Gli accordi di Monaco scongiurano questa eventualità.

1939: allo scoppio della Seconda Guerra mondiale, l'Unione dichiara guerra alla Germania.

Come continuarla? Se avete suggerimenti, scrivetemi a questo indirizzo.

Falecius

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Così Lord Wilmore commenta quest'ucronia:

A questo proposito, sul numero di "Focus Storia" di ottobre 2012 (questa rivista ve la consiglio caldamente) è comparsa una nuova rubrica, "E se invece...", dedicata proprio ad esercizi fantastorici. In questo caso l'oggetto dell'esercizio erano il Nord Africa e il Medio Oriente, perchè essi sono regioni inquiete, ma senza le ingerenze coloniali europee forse quei paesi sarebbero diversi. L'articolo è basato su un'analisi compiuta da Arlene Clemensha, direttrice dell'Istituto di Cultura Islamica dell'università brasiliana di San Paolo. Ed ecco il risultato.

Anzitutto, le grandi riserve petrolifere del Nord Africa e della Penisola Arabica sono state il principale motivo delle ingerenze occidentali in questa parte del mondo. Tuttavia l'estrazione del petrolio è stata possibile solo grazie alle tecnologie messe a punto in Europa e negli Stati Uniti. Il minore sviluppo industriale dei paesi nati dalla disintegrazione dell'Impero Ottomano avrebbe suggerito ai governi locali il ricorso a un sistema misto, basato sul petrolio ma affiancato da risorse rinnovabili.

Secondo punto: gli affari interni. La presenza coloniale (e neocoloniale) ha garantito all'Occidente un fiume di petrolio e dei suoi derivati, e ciò ha alimentato la nascita in quei paesi di regimi corrotti. Una piena indipendenza fin da subito dei suddetti paesi avrebbe permesso invece alla ricchezza derivata dal petrolio (anche se in minore quantità) di essere distribuita tra la popolazione, anche grazie ad un maggior sviluppo della democrazia.

Un rapporto alla pari con l'Occidente inoltre avrebbe indotto le élite a inviare i propri figli a formarsi nelle università europee. Ciò avrebbe permesso la penetrazione dello stile di vita occidentale in alcune di queste regioni. Proprio la diffidenza verso l'Occidente, percepito come un padrone prepotente, ha favorito dopo la Prima Guerra del Golfo (1990-91) l'affermarsi di un Islam radicale, interpretato come ritorno alle radici dell'identità nazionale: una riscoperta della religione che, anche nei paesi dove le rivoluzioni della Primavera Araba sono state guidate da giovani progressisti, ha finito per prendere il sopravvento, in quanto unica alternativa organizzata ai regimi militari e corrotti filo-occidentali. Sena la presenza coloniale, l'Islam di queste regioni avrebbe invece lasciato molto meno spazio alle correnti radicali e fondamentaliste, e si sarebbe affermata una maggiore apertura verso minoranze di altre culture e di altre religioni. Questo avrebbe forse permesso una qualche forma di integrazione degli Ebrei nella società islamica. La questione palestinese così come oggi la conosciamo, probabilmente non si sarebbe mai posta: lo stato d'Israele nacque infatti dopo la "Dichiarazione Balfour", fatta dal ministro di quella che sarebbe diventata la potenza coloniale nell'area giordano-palestinese, e lo stesso Stato d'Israele nacque sul territorio sgomberato dalla Gran Bretagna. In assenza di dominio coloniale, lo Sceriffo della Mecca avrebbe forse acconsentito all'insediamento pacifico di comunità ebraiche in Palestina, e il Regno di Giordania (a questo punto con capitale Gerusalemme, non Amman) avrebbe controllato sia la Transgiordania che i territori oggi israeliani, striscia di Gaza inclusa, e palestinesi ed ebrei convivrebbero in relativa tranquillità in uno stato multiconfessionale come è oggi il Libano. Certamente sarebbero possibili azioni isolate da parte di frange estremiste (un po' come le Brigate Rosse in Italia), sia di Ebrei ultraortodossi ben decisi a ricostituire il Regno di Davide, sia di integralisti islamici che considerano gli Ebrei e i Cristiani dei profanatori, ma esse avrebbero assai meno seguito che nella nostra Timeline, e un movimento come Hamas non avrebbe mai preso piede nella Striscia di Gaza. Secondo Arlene Clemensha, forse il Movimento Sionista avrebbe tentato di far rinascere altrove lo Stato d'Israele: magari l'opzione Madagascar sarebbe tornata in gioco; oppure la Repubblica di Birobidzan, istituita da Stalin nell'estremo oriente siberiano come ghetto dove concentrare tutti gli Ebrei russi, dopo il Big Bang sovietico si sarebbe trasformata in una delle aree più popolose e dinamiche della Federazione Russa.

Quanto agli altri stati islamici, forse il Marocco si sarebbe esteso fino ad inglobare il Sahara Occidentale senza particolari ribellioni da parte dei Saharawi, che sarebbero stati integrati nel regno marocchino già molti secoli fa. Stati come la Mauritania, il Mali, il Niger e il Ciad sarebbero divisi in due come il Sudan: la Mauritania del Nord a maggioranza araba e quella del Sud a maggioranza nera, il Mali del Nord (o Azawad) a maggioranza berbera e il Mali del Sud a maggioranza nera, e così via. La Libia si sarebbe organizzata come uno stato federale, con base tribale. L'Egitto sarebbe ancora una monarchia, ed includerebbe il Sudan del Nord, La Mesopotamia si salverebbe sicuramente dalle spartizioni degli anni '20, non avrebbe i confini artificiosi creati dagli inglesi ed oggi sarebbe una monarchia in cui convivono abbastanza pacificamente Sciiti e Sunniti. Dopo la caduta dell'Impero Ottomano, i Curdi potrebbero ottenere un loro stato esteso al Nord dell'Iraq, all'estremo sudest della Turchia e a parte della Siria, disinnescando così una delle peggiori mine vaganti in quella regione. Infine, Siria, Arabia, Oman, Qatar, Barhein ed Emirati Arabi (forse anche Yemen) potrebbero formare una grande federazione, dal momento che proprio questo era l'obiettivo del movimento panarabo che alla fine dell'800 si oppose al dominio ottomano, fino alla spartizione dell'area fra le rapaci potenze coloniali.

Naturalmente le suddette nazioni si schiereranno con l'uno o l'altro dei contendenti durante la Guerra Fredda. Prevedo Turchia, Iraq, Egitto, Libia e Arabia schierati con gli USA; Kurdistan, Algeria e Somalia con l'URSS; Tunisia e Iran non allineati. Tuttavia, dopo la fine della Guerra Fredda, potrebbe nascere un'Unione Araba sul modello della UE, con capitale a Damasco (antica sede califfale) o a Gerusalemme (terza città santa dell'Islam) e una moneta unica, in buone relazioni con UE ed Unione Africana.

Naturalmente occorre trovare il POD giusto. Infatti non è facile immaginare Francia e Gran Bretagna, in pieno "orgasmo" imperialista e dopo gli immani sacrifici della Grande Guerra, rinunciare facilmente a dividersi le spoglie dell'Impero Ottomano, e per di più in un periodo in cui le menti più acute avevamo già individuato l'importanza del petrolio per l'economia mondiale e la sua presenza nell'area. Non dimentichiamoci che la Royal Navy era appena passata alla nafta abbandonando il vapore. Tuttavia si potrebbe pensare a una generale sollevazione araba guidata dall'Egitto di Muhammad Ali che rovescia l'Impero Ottomano a inizio ottocento, durante le guerre napoleoniche, mentre Gran Bretagna, Francia e Russia sono impegnate a darsele tra di loro, e Italia e Germania semplicemente non esistono ancora.

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E ora, un'idea di Enrica S.:

Nel 1939 Ghāzī, re dell’Iraq figlio di Faysal, avanzò delle rivendicazioni sul Kuwait che, secondo lui, al tempo dell'impero ottomano sarebbe dipeso dal wilāyet di Basra e, quindi, dall'Iraq. Il giovane re però morì in un misterioso incidente stradale il 4 aprile 1939, e gli successe il figlio Faysal II, di appena quattro anni, sotto la reggenza dello zio Abdallāh. Secondo alcuni fu un omicidio politico, il cui movente sarebbe stato proprio il Kuwait. Ma se Ghāzī sopravvive all'incidente? La Guerra del Golfo scoppia con 50 anni d'anticipo? E con che conseguenze sulla Seconda Guerra Mondiale?

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Le risponde Generalissimus:

Se scoppia davvero, l'esercito iracheno deve riuscire a resistere alla risposta inglese, visto che il Kuwait rimase protettorato inglese fino al 1961.

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La stessa autrice replica:

Ci avevo pensato. Qui il gioco consiste nel capire se le forze dell'Asse potevano trovare uno stratagemma per spingersi così lontano dalla Fortezza Europa e difendere l'avamposto iracheno. Credo che la carta migliore sia una sollevazione panaraba contro i britannici: Ghāzī potrebbe proclamarsi Mahdi e mettersi a capo del panarabismo, scatenando una feroce guerriglia antibritannica con l'ausilio di elementi della 2a Compagnia dei Brandeburghesi, specie se i nazisti convincono gli arabi che gli inglesi vogliono creare un grande stato sionista in Palestina. Penso però che gli inglesi avrebbero forze sufficienti per schiacciare la rivolta araba, a meno che anche l'India si schieri con Hitler.

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Questo è l'autorevole parere in proposito di Massimiliano Paleari:

Abdallāh, il reggente iracheno per conto del re Faysal II ancora bambino, era un uomo pilotato da Londra. All'inizio del 1941 in effetti un colpo di stato in Iraq portò al potere i militari e i politici filo Asse e antibritannici. Il giovane re si salvò a stento, protetto dalle baionette inglesi. Ne seguì un breve conflitto, che comunque preoccupò non poco Londra, al termine del quale l'Iraq tornò nella sfera di influenza britannica. Il governo nazionalista iracheno filo Asse cercò l'aiuto di Roma e di Berlino. L'aiuto ci fu, ma tardivo e insufficiente. Mentre gli Inglesi da Bassora risalivano velocemente il Paese verso Baghdad (in un certo senso effettivamente una sorta di II Guerra del Golfo anticipata), attraverso la Siria allora ancora controllata da Vichy Tedeschi e Italiani organizzarono un ponte aereo che portò aiuti e consiglieri militari in Iraq. Alcuni(pochi) aerei da caccia italiani e tedeschi furono effettivamente impiegati in Iraq nel tentativo di fermare la controffensiva britannica, ma era troppo tardi. La verità è che Hitler non diede (sbagliando per fortuna) troppa importanza allo scacchiere mediorientale, tutto preso com'era dai preparativi dell'Operazione Barbarossa. La Francia di Vichy inoltre, che controllava allora la Siria e il Libano, aveva offerto un maggiore aiuto allo sforzo dell'Asse in Iraq e nel Medio Oriente, in cambio solo di alcune rassicurazioni sulle sorti delle sue colonie e Mandati al termine del conflitto. Tali rassicurazioni non ci furono, soprattutto in questo caso per le aspirazioni italiane e per le promesse fatte ai nazionalisti arabi, e tutto ciò fece perdere in sterili trattative ulteriore tempo prezioso. Così, sistemate le cose in Iraq, gli Inglesi e un piccolo contingente della Francia Libera di De Gaulle dalla Palestina attaccarono il Libano e la Siria, nel maggio 1941. Le autorità militari francesi in Siria e Libano contrastarono duramente l'avanzata alleata; si era sperato in una defezione delle truppe francesi a favore della Francia Libera, ma così non fu salvo casi sporadici. I combattimenti durarono diverse settimane, videro anche Francesi contro Francesi. Alla fine l'Ammiraglio Denz, comandante in capo delle forze petainiste della Grande Siria, sottoscrisse un accordo con gli Inglesi autorizzato anche da Vichy e da Berlino. Sulla base di questo accordo le forze francesi poterono evacuare via mare e tornare in Francia o nell'Africa settentrionale francese.

Ucronicamente possiamo affermare che un maggiore e più pronto sforzo dell'Asse nell'area avrebbe dovuto presupporre i seguenti fatti:

L'Asse avrebbe potuto così avere un corridoio aperto e saldo fino all'Iraq, dove avrebbe impegnato gli Inglesi nell'area di Bassora. A quel punto per gli Inglesi le cose si sarebbero messe veramente male in tutto lo scacchiere: dall'Egitto, praticamente accerchiato, all'Iran dove ugualmente ribollivano sentimenti antibritannici e filo Asse, all'Afghanistan neutrale ma pronto a schierarsi con il vincente, fino all'India dove il movimento nazionalista di Chandra Bose (che avrebbe cercato e ottenuto l'aiuto filogiapponese) avrebbe ottenuto sicuramente linfa dalle vittorie dell'Asse nel Medio Oriente. La Turchia infine a quel punto sarebbe stata probabilmente indotta a schierarsi con Roma e Berlino. Dopo di che gli Inglesi avrebbero potuto sperare per evitare il crollo finale solo in un intervento di Stalin...

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Ed ecco l'osservazione di Federico Sangalli:

La cosa divertente, se permettete, è che non conosco nessuno che s'intenda di Storia che non condanni come gli anglofrancesi si divisero il Medio Oriente e l'Africa (cioè col righello); eppure, ogni volta che ci mettiamo a discutere, ricominciamo a dividere il territorio. Se fossimo intorno ad un tavolo invece che su Utopiaucronia probabilmente avremmo steso una cartina e avremmo iniziato a dire: "Ecco... Allora... Allunghiamo qui, trasformiamo questa regione qua in una nazione, correggiamo lì per permettere al Vattelapeskistan di accedere al petrolio..." (non che sia contrario. Io stesso lo faccio spesso).

E non è tutto: voglio mostrarvi quanto sia difficile cambiare le pedine, sullo scacchiere mediorientale. Prendete ad esempio il Kurdistan. Certo che un Kurdistan indipendente converrebbe a USA e Iran (gli USA potrebbero vantarsi di aver portato la democrazia e la libertà in un altro posto, e l'Iran indebolirebbe alcuni vicini ingombranti), ma nel guazzabuglio mediorientale, che mi fa rimpiangere la Cina medievale (lì almeno non c'erano né i missili né il petrolio), causerebbe un altro, ulteriore squilibrio. La Turchia non accetterà mai né lo fará la Siria (forse solo l'Iraq obtorto collo), perché l'onore degli arabi impedisce loro di dichiararsi battuti (vedi Palestina). Se diamo l'indipendenza ai curdi, perché gli armeni dovrebbero essere da meno? Ma se aiutiamo gli armeni scateniamo gli azeri, per non parlare del problema georgiano (Ossezia e Abcasia). Senza il petrolio di Mossul l'Iraq resta al palo, e nel migliore dei casi diventa un fantoccio saudita o iraniano (massacro tra sciiti e sunniti), per finire infine con l'escalation del conflitto caucasico-ceceno a causa dei conflitti georgiani-armeni-turchi-azeri-iraniani (gli azeri in Iran, cioé l'11 % della popolazione, staranno con le mani in mano?) secondo la domanda "Se il Kurdistan ha diritto a una patria, perché la Cecenia no?" (la risposta sarebbe: perché lo Zio Ivan non vuole). Insomma, come dico sempre, il Medio Oriente é una cosa molto, molto complicata...

P.S.: il mio accenno alla Cina medioevale si riferiva ad una situazione simile, cioè ad un territorio vastissimo, in buona parte impervio e inospitale, con un teorico potere centrale/ordine ma in realtà diviso in staterelli in guerra fra loro, traditori, sette religiose, generali, signori della guerra e chi più ne ha più ne metta...

Falecius

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E ora, la proposta d'attualità di Tommaso, in onore degli eroici combattenti Curdi:

Il Regno del Kurdistan

Nome ufficiale: Regno del Kurdistan (Keyaniya Kurdistanê)
Capitale: Sulimanya
Forma di Governo: Monarchia Costituzionale parlamentare ereditaria patrilineare.
Sovrano: Re Ahmed Barzanji
Fondazione: 1922 con la Proclamazione dell'Indipendenza del regno (sotto protettorato Britannico fino al 1930)
Superficie: 192.000 km²
Abitanti: 30.000.000 al 31 dicembre 2018
Densità: 162 abitanti/ km²
Religione: Musulmani Sunniti, Sufi e Sciiti, minoranze Cristiane Cattoliche, Cristiane Ortodosse e Zoroastriane.
Moneta: Euro
Inno nazionale: Ey Reqib
Prefisso telefonico: +969
Targa automibilistica: KU
TLD: .ku

Società: Il Kurdistan è la seconda nazione islamica più democratica del mondo (preceduta solo dalla Repubblica di Tunisia) e la più antica democrazia islamica esistente, con un avanzato sistema di tutela dei diritti delle donne e delle minoranze.
Economia: Il Regno del Kurdistan ha costruito le sue fortune sull'industria estrattiva, ma oggigiorno ha modernizzato le sue attività, meritandosi il titolo di silicon valley del medio oriente.
Cultura: Di tutti gli stati del Medio Oriente, il Kurdistan è il più occidentalizzato e gli stadi, i teatri e i cinema, con numerose produzioni sono diffusissimi.
Politica: Il Regno del Kurdistan è una monarchia costituzionale il cui sovrano ha poteri di garanzia identici al presidente della repubblica Italiana; il potere esecutivo spetta al governo, che è nominato dal Re e confermato dall'assemblea con voto di fiducia; Il Parlamento Curdo è monocamerale, eletto a suffragio universale (-5 nominati a vita dal re, che non possono mai essere più di 5 in ogni legislatura) ogni 5 anni, ed è composto da 500 membri. Il parlamento da la fiducia al Primo Ministro nominato dal Re, il Primo Ministro nomina e licenzia i ministri, e in caso di Sfiducia, il parlamento ha un mese per proporre un alternativa, pena lo scioglimento anticipato. Esiste una magistratura indipendente, sul modello italiano, con vertici separati (Corte Suprema per il Penale, Corte di Cassazione per il Civile, Corte dei Conti per l'amministrativo, piu la Corte Costituzionale).
Capo del Governo: Primo Ministro Selahattin Demirtaş (Partito Social-Democratico dei Popoli del Kurdistan)
Forze Armate: L'esercito popolare per la difesa del Kurdistan conta 100.000 membri di professione più un milione di riservisti, sottoposti ad periodi annuali di addestramento.

Mappa del Kurdistan odierno

Storia:
Il Regno del Kurdistan fufondato nel 1922 da Mahamud Barzani, leader nazionalista curdo che vantava non verificate parentele con gli antichi emirati Curdi. Grazie al supporto di Mustafa I che era stato amico sia di Thomas Lawrence, sia di Gertrude Bell gli Inglesi hanno potuto facilmente sconfiggere i Turchi, e il Kurdistan è sempre stato un buon alleato della Gran Bretagna; molto più stabile dei suoi vicini il Kurdistan non ha mai sospeso la Costituzione del 1924, più volte emendata, e non ha mai conosciuto né l'estremismo Nazionalista né quello Islamista; il completamento dell'Unità nazionale sarebbe avvenuto solo nel 1941 con la partecipazione alla II guerra Mondiale contro l'Iran, l'Iraq e la Siria alleatasi con l'asse; il governo Curdo mandò anche una divisione a partecipare allo sbarco in Normandia; La Turchia ha riconosciuto formalmente il Regno solo nel 1950; Nel 1956 muore re Mahmoud I, succeduto dal figlio Ali I, defunto nel 1996 e a sua volta succeduto dal figlio Ahmed I (1949) dalla fondazione ad oggi si sono alternati al governo due partiti, il Partito dell'Unità Nazionale Curda, fondato dal fratello del Re, Qadir Barzanji, e il Partito Social-Democratico dei Popoli del Kurdistan. I più celebri Primi Ministri Curdi furono per il PUNC i fratelli Barzani, Ahmed e Mustafa, che sconfissero i tentativi di riconquista Iracheni e Siriani, e il figlio di Mustafa, Ma'sud, mentre il PSDPK ha dato al Kurdistan fra gli altri Abdul Thaman Ghassemlou, Abdullah Ocalan e l'attuale Primo Ministro. Il Kurdistan è stato il primo stato Islamico a riconoscere Israele, nel 1949, ma solo dopo che la mediazione del primo Ministro Ahmed Barzani ha posto le basi per la nascita di uno Stato Palestinese, e nel 1950 è nata la Lega Ario-Semitica. Nel 1953 la mediazione Curda ha evitato l'intervento statunitense in Iran, lasciando sul trono lo Shah come capo di stato cerimoniale. Nel 1956 la Lega Ario-Semitica (Kurdistan + Lega Araba + Israele + Iran) è intervenuta in Egitto, da una parte ottenendo il ritiro di Francia e Gran Bretagna, dall'altra imponendo a Nasser di convocare nuove elezioni, che videro il ritorno dell'Egitto alla democrazia. l'intelligence Kurda ha sventato il colpo di stato dell'esercito Iracheno nel 1958; Re Faysal II ha sposato una figlia di Re Ali, da cui ha avuto l'erede Ghazi. Nel 1964 il Kurdistan ha sponsorizzato l'azione del Movimento dei Giovani Principi in Arabia Saudita, che ha impedito l'ascesa di Faysal, e che ha visto l'instaurazione di un regime costituzionale a Ryad, che a cascata ha causato la democratizzazione di tutte le monarchie arabe entro il 1979, anno della rivolta islamista dei Pasdaran della Rivoluzione Islamica conclusasi con la vittoria del governo costituzionale e l'arresto di Ruhollah Khomeini che morirà in prigione. Nel 1969, il Kurdistan ha perorato la causa dell'abolizione della pena di morte nei paesi della Lega. Nel 1976 l'Intervento della Lega Ario-Semitica ha consentito al Libano di evitare la guerra civile.
Nel 1982 il Kurdistan è stato il primo paese Asiatico e Musulmano ad entrare nell'Unione Europea, seguito da Israele nel 1985, dalla Palestina nel 1986 dal Libano nel 1990. Il 24 Aprile 2004, dopo l'approvazione in Turchia della legge negazionista del Genocidio Armeno, Re Ahmed I, accompagnato dal Primo Ministro Barzani e il Presidente Armeno, si incontrano a Gerusalemme, e Re Ahmed chiede formalmente scusa per il crimine commesso dal suo popolo. Nel 2007, con la sconfitta del Partito Giustizia e Sviluppo, la Turchia ha iniziato il percorso di riforme che nel 2012 le hanno fatto guadagnare l'agognato posto nell'Unione Europea, sponsorizzata dal Kurdistan.

Tommaso Mazzoni

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La palla passa ad Andrea Mascitti:

La Repubblica di Socotra

Socotra (in arabo سقطرة, Suquţra), ufficialmente Repubblica di Socotra è uno stato insulare il cui territorio è costituito da un arcipelago di 4 isole (Socotra, ʿAbd al-Kūrī, Darsa e Samha) localizzato nell'oceano Indiano nord-occidentale, poco al largo del Corno d'Africa, a circa 300 km dalla costa somala e 350 km a sud della Repubblica dello Yemen.

Nome ufficiale: Repubblica di Socotra
Capitale: Hadibu
Forma di Governo: Repubblica presidenziale
Presidente della Repubblica: Ahmed Abdallah Ali
Indipendenza: Dal Regno Unito, 1 ottobre 1967
Superficie: 3814 km²
Abitanti: 95.000 al 31 dicembre 2020
Densità: 25 abitanti/km²
Moneta: Riyal di Socotra

Demografia: La maggior parte degli abitanti sono indigeni di Soqotri, è presente una notevole comunità somala a seguito di una costante immigrazione sull'isola, con un'accelerazione negli anni ’90 dovuta alla guerra civile somala. Negli ultimi anni si sta osservando un fenomeno simile, con profughi di etnia araba e afro yemenita in fuga dalla guerra civile yemenita. E’ presente anche una piccola comunità di bianchi (l’1%) composta dai familiari dei soldati presenti sull'isola e dai lavoratori del settore turistico.

Religione: La religione predominante è Islam praticato sia dagli indigeni che dalla comunità somala, il Cristianesimo è praticato solo da una stretta minoranza per lo più dagli americani e europei presenti sull'isola.

Lingue: Soqotri, arabo, somalo, inglese.
La lingua nazionale è il soqotri, una lingua semitica meridionale, l’arabo è comunque ampiamente diffuso.
Il somalo è riconosciuto come minoranza linguistica.
L'inglese insegnato come lingua straniera nelle scuole pubbliche è conosciuto dalla popolazione. Economia: Il turismo è la principale fonte di economia del paese, rinomato per le sue spiagge, l'arcipelago è molto interessante sotto il profilo naturalistico per la sua biodiversità, motivo per cui dal 2008 l'UNESCO ha inserito l'arcipelago tra i patrimoni dell'umanità. Importante è anche l'allevamento e l'agricoltura, dal paese vengono infatti esportati il dattero, il ghi, il tabacco e il pesce. Negli ultimi anni sta emergendo il settore finanziario offshore.

Cultura: Socotra mescola costumi dell'Arabia e dell'Africa Orientale, per questo motivo la bandiera, volutamente fonde al suo interno, i colori panafricani e panarabi.

Sport: Vista le dimensioni ridotte dell'arcipelago, il paese non ha ottenuto risultato di spicco nello sport. Il calcio è lo sport nazionale, originariamente era affiliato all’AFC (Asian Football Confederation), con il quale ha disputato fino al 1990 le qualificazione alla Coppa del Mondo e alla Coppa d'Asia senza mai però riuscire a qualificarsi. A fine del 1990, a seguito di contrasti con il riunificato stato dello Yemen (che rivendica il possesso delle isole), Socotra è uscita dall’AFC per affiliarsi con la CAF (Confédération Africaine de Football), sfiorando per un pelo nel 2021 la qualificazione alla Coppa delle Nazioni Africane, e venendo eliminata solo all'ultima giornata.

Storia:
Occupata dalla Gran Bretagna nel 1834 in quanto l'impero britannico voleva assicurarsi il predominio sul golfo di Aden, via di accesso al vicino mar Rosso, nel 1866 Socotra venne dichiarata protettorato britannico unendola al Protettorato di Aden. Con l'apertura del canale di Suez nel 1867 l'importanza strategica dell'isola divenne ancora più significativa, i britannici scorporarono Socotra dal Protettorato di Aden e svilupparono l’isola, costruendo un’importante base militare. Durante la seconda guerra mondiale fu rifugio per le truppe stanziate nella Somalia Britannica a seguito della conquista italiana, l'isola inoltre fu più volte bombardata dagli italiani ma con scarso successo.
Al termine della guerra e con l'inizio della decolonizzazione, i movimenti indipendentisti si fecero sempre più forti spingendo gli inglesi a concedere l'indipendenza nel 1967. Negli anni successivi, sull'isola si svolsero diversi referendum per decidere se entrare a far parte degli stati vicini, ma i referendum diedero tutti esito negativo, nel 1969 quello con la Somalia, nel 1971 quello con Yemen del Sud e nel 1973 con l'Oman.
Con la salita al potere del Partito Socialista Yemenita nello Yemen del Sud e di Siad Barre in Somalia, le tensione con le due nazioni vicine si fecero sempre più tesi. I britannici che stavano lentamente smobilitando la base, ne lasciarono il controllo agli Stati Uniti in funzione anticomunista.
La base ebbe un ruolo fondamentale nella Guerra civile in Somalia.
Ancora oggi gli USA continuano a mantenere la base navale sull'isola, in funzione anti-pirateria somala nel Mar Indiano.

Andrea Mascitti

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Diamo la parola a MattoMatteo:

Il Santo Mohandas Karamchand Gandhi

di MattoMatteo

Nel 1931 Gandhi si trova a Roma, dove cerca, senza riuscirci, di incontrare Papa Pio XI; ma cosa cambierebbe, se l’incontro avvenisse?

Il 12 dicembre 1931, il Mahatma Gandhi si reca in San Pietro, e rimane affascinato dalla figura magra e sofferente del Cristo crocifisso; successivamente avrà una lunga discussione con Pio XI, con cui scoprirà di avere moltissime opinioni in comune; i due uomini rimangono così colpiti l’uno dall’altro che Gandhi, invece di andare in Inghilterra, prolungherà di quasi un mese la sua permanenza in Italia, durante la quale incontrerà molte altre volte il papa.

Convintosi che solo il cristianesimo, col suo messaggio di uguaglianza, possa liberare il popolo indiano dalla gabbia delle caste, Gandhi decide di convertirsi; domenica 10 gennaio 1932, festa del battesimo di Gesù, il Mahatma diventa cristiano col nome di Aldo; felice per la possibilità di far penetrare maggiormente il cristianesimo in India, Pio XI fornisce a Gandhi grandi aiuti, sia economici che sotto forma di sacerdoti.

Tornato nel suo paese, Gandhi entrerà in contatto con molte comunità cristiane, per cercare di sviluppare un programma comune che faciliti la caduta del sistema delle caste; nonostante la durezza del suo lavoro, le cure fornite per volere del papa gli restituiscono una salute eccezionale; la sua adesione al cristianesimo gli inimica parte dei seguaci, soprattutto tra gli induisti, ma in cambio avvicina molta altra gente, compresi molti buddisti, in cerca di libertà.

Per cercare di vincere le resistenze culturali della popolazione, proclama che la Trimurti non è altro che un’anticipazione della Trinità, e che Dio ha fatto in modo che l’induismo sviluppasse questo concetto per potersi convertire più facilmente al cristianesimo; inoltre cerca di integrare anche alcuni concetti buddisti nella sua predicazione, in modo da operare un sincretismo tra le due religioni, per far penetrare maggiormente il cattolicesimo; anche se riceve varie critiche per queste sue idee, i successi ottenuto fanno si che il papa lo autorizzi a continuare su questa linea.

Nel 1938, durante un viaggio a Calcutta, entra in contatto con la giovane Madre Teresa; affascinata dal carisma e dalla determinazione del Mahatma, la suora riesce a dare inizio quello stesso anno alla sua opera di aiuto ai più poveri (10 anni prima di quanto avvenne realmente); i due diventeranno ottimi amici, mantenendo un lungo rapporto epistolare che li aiuterà a sostenersi l’un l’altro.

Il successo di Gandhi galvanizza Pio XI, che riesce a tenere testa a Mussolini con molto più successo; il 15 luglio 1938, in risposta all’emanazione delle leggi razziali, il papa scomunica apertamente il Duce e tutti i gerarchi; la rivolta popolare è tale che il regime fascista cade, e il potere torna in mano al re Vittorio Emanuele III, aiutato da un governo misto cattolico-comunista; l’Italia diventa una monarchia parlamentare, ma con un modello più simile a quello americano che a quello inglese (il re, capo dello stato e del governo, ha il potere esecutivo; il senato ha il potere legislativo; la corte suprema ha il potere giudiziario; tutti e tre gli enti hanno lo stesso potere, per cui due di essi, alleandosi, possono scavalcare il terzo); intanto, il 10 febbraio 1939, muore Pio XI; gli succede, col nome di Pio XII, Papa Pacelli, che continua col suo appoggio a Gandhi e con la lotta al nazismo.

L’Italia si distacca dall’influenza tedesca, tanto da entrare in guerra contro di essa, allo scoppio del secondo conflitto mondiale; a seguito di questa svolta anche il Giappone non si allea con la Germania, e quindi l’attacco a Pearl Harbor non avviene; comunque il 7 febbraio 1940 un sottomarino tedesco affonda una nave di linea americana, spingendo così lo stesso gli Stati Uniti in guerra; data la mancanza di alleati, e la presenza anticipata dell’America nel conflitto, il 27 giugno 1943 la Germania viene sconfitta; in quella data Berlino cade in mano alle truppe alleate, e Hitler si avvelena nel suo bunker in assoluta solitudine; Eva Brown e quasi tutti i gerarchi nazisti si arrendono, e ordinano ai soldati di fare lo stesso.

La seconda guerra mondiale finisce senza il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, per cui il Giappone, nel 1950, non ha problemi a chiedere l’alleanza con gli Stati Uniti contro le crescenti mire espansionistiche di Russia e Cina nel Pacifico del Nord; il paese del sol levante rimane una monarchia assoluta, alleata paritaria con gli Usa, di cui ospita molte navi in determinati porti (queste basi militari sono enclavi americane, ma sotto la giurisdizione giapponese), grazie a questo, l’isola di Sachalin e quasi tutte le Curili rimangono al Giappone.

Gli Stati Uniti sviluppano l’energia atomica, ma inizialmente non la usano per creare bombe; la situazione cambierà una decina di anni dopo, a causa di una fuga di informazioni e tecnologia, in seguito alla quale la Russia riuscirà a sviluppare proprie armi atomiche, che determineranno l’inizio di un periodo detto “guerra fredda”.

Nel frattempo l’opera di Gandhi continua indefessa, e con l’appoggio del Vaticano, il paese diventa indipendente nel luglio del 1945; grazie a questo la conversione degli induisti prosegue senza troppi problemi, tanto che i cristiani sono passati da meno del 2% a oltre il 25%, circa il doppio dei musulmani, che ora non appoggiano più Gandhi; nel gennaio del 1947 un gruppo di fanatici indù e musulmani cerca di ucciderlo usando pistole e granate; però, grazie ad informazioni raccolte dai sostenitori del Mahatma, la polizia riesce a sventare l’attentato; nonostante l’attacco avvenga in una piazza piena di gente, non rimane ferito nessun civile o poliziotto, tanto che si grida al miracolo; grazie a questo, nei 25 anni successivi la percentuale di cristiani sale addirittura al 50%, contro il 30% degli indù e il 10% dei musulmani.

Quando la Cina invade il Tibet, nel 1950, il Dalai Lama chiede ed ottiene asilo politico in India, dove aiuta Gandhi e Madre Teresa nel processo di avvicinamento tra cristianesimo e buddismo; le influenze buddiste aiuteranno moltissimo la riforma del cristianesimo avvenuta col Concilio Vaticano II, dando origine ad un “buddismo cristiano” estremamente tollerante che prende il meglio di entrambe le religioni; questo favorirà il ritorno al cristianesimo di molte nazioni tradizionalmente secolarizzate, e l’avvento della libertà e della modernizzazione di Russia e Cina.

Gandhi si spegnerà il 23 ottobre 1972, pochi giorni dopo il suo 103° compleanno, circondato dall’affetto della sua famiglia, dei suoi amici e di milioni di devoti; il 10 gennaio 1982, 50° anniversario della sua conversione, viene dichiarato santo da Papa Giovanni Paolo II.

MattoMatteo

Icona di San Ghandi (immagine creata con openart.ai)

Icona di San Ghandi (immagine creata con openart.ai)

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Aggiungiamo il contributo del nostro webmaster William Riker:

Il 12 marzo 1930 prese il via da Ahmedabad la Marcia del Sale promossa dal Mahatma Gandhi nell'ambito della Satyagraha, la sua lotta non violenta contro gli occupanti inglesi. Un vecchio paria cieco e claudicante chiedeva per strada:

"Qualcuno mi può accompagnare, perchè segua anch'io il Mahatma?"

ma tutti si scostavano inorriditi: "State alla larga, è un intoccabile!"

A un tratto però una mano prese la sua e la voce di una giovane donna parlò:

"Vieni, ti accompagno io."

Il vecchio si appoggiò faticosamente a lei e domandò: "Chi sei, e perchè tocchi un paria come me?"

La voce colma di tenerezza gli rispose:

"Io sono una giovanissima monaca delle Suore di Loreto, arrivata qui in India da appena un anno. Per noi cristiani, tutti gli uomini sono uguali davanti al Signore."

Lui: "Come ti chiami?"

E lei: "Ti posso dire come mi chiameranno: Madre Teresa di Calcutta."

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C'è anche la proposta di MorteBianca: la Mongolia teocratica!

Nel 1920 la Mongolia aveva una peculiarità: un terzo della popolazione maschile (e quindi un sesto del totale) era composto esclusivamente da monaci buddhisti. Questo rendeva la Mongolia uno degli stati più "demograficamente teocratici", forse solo dopo il Vaticano. Questo cambiò radicalmente con l'avvento del comunismo, la nazionalizzazione delle terre, l'esproprio dei beni dei monasteri e l'ateismo di stato. Ma se questa demografia venisse mantenuta costante fino ad oggi, quali sarebbero gli effetti di una Mongolia popolata da così tanti Monaci?

La popolazione sarebbe estremamente influenzabile, politicamente parlando, dal Buddhismo. Del resto un sesto della popolazione è composto già da solo da ufficianti della religione, e il resto sarebbe comunque composto in larga parte da fedelissimi (per via dell'enorme proselitismo).

Non solo: la Mongolia è demograficamente un paese molto agricolo, dove il 38% è nella capitale (e chi controlla la capitale, dunque, controlla le elezioni) e per il resto da campagne e villaggi estremamente isolati e provinciali, dove non è difficile immaginare che i monasteri siano il centro della vita economica e culturale e dell'influenza politica, ed infatti il partito di maggioranza anche oggi è conservatore. L'Influenza buddhista continua a crescere, arrivando al vecchio record del 48%. I Bonzi sono nell'amministrazione, nella politica e sono nella classe media, mentre i Monasteri diventano le principali società di credito (grazie alle donazioni e i prestiti) e posseggono gran parte delle terre coltivabili (privatizzate dal governo). La Mongolia non è solo popolata da Bonzi buddhisti, ma anche posseduta da bonzi e governata da bonzi. Il Buddhismo è di matrice tibetana (imposto dai Mongoli proprio perché opposto a quello Cinese), e questo potrebbe essere visto dai Bonzi locali come una grossa opportunità. Per distaccarsi dall'influenza cinese con un grosso contrappeso decidono di chiamare il Dalai Lama in Esilio, e di offrirgli un riparo momentaneo proprio in Mongolia. Il Dalai Lama non potrebbe avere luogo migliore, la Mongolia è popolata in stragrande maggioranza da Buddhisti tibetani, e ci sono molti più bonzi (in percentuale) che in Tibet. Non appena arriva la Cina risponde indignata con diverse sanzioni, ma l'asse mondiale si sposta in difesa dell'autonomia mongola dall'influenza cinese e le sue ingerenze. La Mongolia diventa il polo centrale d'opposizione al governo autoritario cinese, numerosi esuli tibetani e bonzi perseguitati vengono fatti fuggire fino in Mongolia, ed insieme a loro molto capitale e molte risorse umane. La Mongolia si distacca culturalmente dalla Cina riponendo l'accento sulla cultura e la lingua mongola (nonostante diventi il principale centro di raccolta di esuli cinesi), ed inizia a mandare proseliti in incognito nella "Greater Mongolia" in territorio cinese, attivandosi in senso imperialistico in un certo senso. Il Dalai Lama, a capo del Buddhismo Tibetano in Mongolia, diventa anche il proprietario di gran parte dei terreni mongoli, di una buona percentuale del capitale prodotto in Mongolia, il capo effettivo di un quarto della popolazione, la guida spirituale di quasi tutto il popolo, la guida geopolitica all'indipendenza cinese. Con politiche conservatrici, localiste si accattiva la campagna, mentre con discorsi sull'autonomia dalla Cina e lo sviluppo urbanistico vince il supporto della capitale (dove si concentrano molti degli intellettuali, dei non-buddhisti e ritenuto "zoccolo duro" dell'anti-buddhismo). Il Dalai Lama, ormai in controllo della politica e dell'amministrazione, della vita sociale e dell'economia, viene eletto Presidente della Mongolia vista anche la sua influenza sul Tibet, le sue pretese sulla Grande Mongolia e la sua opposizione strenua alla Cina (accogliendo gli esuli cinesi) e al Partito Popolare. Mentre si vocifera che il Dalai Lama possa venire premiato con il Nobel, o addirittura con un posto all'ONU, la Mongolia ha già un corpus di leggi che regolano le questioni etiche e di diritti civili secondo il più moderno Buddhismo, che viene ora insegnato nelle scuole e molto rappresentato nelle strutture pubbliche. I monasteri e i loro terreni sono esentasse. La Mongolia, mentre deve decidere se aprirsi diventando un Paradiso fiscale privo di tasse e regolazioni oppure chiudersi nel protezionismo e nella propria cultura, si ritrova paradossalmente ad essere sia uno stato, sia una chiesa, dove la parola del Dalai Lama ha un potere molto più grande di quello che la Costituzione garantisce...

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Subito Bhrihskwobhloukstroy si informa:

Avrebbe rapporti con la Calmucchia?
Nostalgie imperiali del XIII o del XVII secolo?

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E Tommaso Mazzoni puntualizza:

Sì, però prima del Dalai Lama straniero verrebbe il Jetsudamba Khutuktu.

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Vale la pena poi di riflettere sulla domanda postaci da Inuyasha Han'yō:

Questa cartina rappresenta il sub-continente indiano frammentato in vari stati indipendenti (non una novità nella storia di quella regione). Quali POD occorrono affinchè questo scenario si realizzi, e come ciò influisce sulla storia asiatica?

feder gli risponde:

Così come è successo con l'invasione ariana, con quella persiana, scita, greca e musulmana, la Storia dimostra che il modo più efficace per spaccare l'India è tirare in ballo l'attacco di un'entità straniera, che sfondi il bilancio di potenze del subcontinente senza tuttavia essere capace di costruire una propria egemonia: gli inglesi vanno quindi esclusi dai giochi. Ecco alcuni agenti che sarebbero in grado di realizzare l'ardua fatica di spezzettare a tuo piacimento il subcontinente:

a) Afganistan.
In una qualunque delle tre guerre anglo-afghane, gli afghani sfondano il passo dei Baluchi giungendo fino all'Indo e unificando il Pashtunistan.

b) Punjab.
Similmente alla prima, il guru sikh resiste all'annessione di Albione, conquista il Sind e si apre uno sbocco al mare. Col tempo il Punjab (un po' come il Pakistan) si costruisce un esercito e un'economia di tutto rispetto e finisce per diventare la potenza di riferimento per la liberazione dell'India.

c) Moghul.
L'impero si rivitalizza con l'esito positivo della rivolta dei Sepoy, cacciando gli inglesi dall'interno del Deccan. Comunque, Londra resta attestata sulle coste e nel Bengala, i principi non si sottomettono al Khan e lo stesso impero, seppur imbarcandosi su un lento destino di modernizazzione, resterà sepolto sotto la mutua avversione di indù e musulmani.

d) Tibet.
La Vetta del Mondo interviene nelle vicende interne dell'India nel momento di disgregazione dei Moghul, conquistandosi un porto sul delta del Gange. Da allora nasce un'ideologia suprematista che mescola percolosamente il razzismo nei confronti dei meridionali e il mandato celeste ricevuto dal Dalai Lama per sottomettere il mondo e convertirlo alla causa di Buddha. Sconfitto nella Seconda Guerra Mondiale, il Paese verrà adeguatamente punito retrocedendo nei propri confini naturali e, probabilmente, finendo per essere annesso dalla Cina.

e) regni indocinesi.
Se uno solo dei potentati locali (kham, mon, pegu, thai, viet...) riesce a unificare la penisola, allora la strada per risalire il corso del Gange fino alla sorgente è tutta in discesa.

f) diatriba coloniale.
Chi ha sentenziato che solo alla Gran Bretagna deve spettare tutto il subcontinente? Se la guerra dei sette anni si rivela una batosta per Londra, allora il processo di spartizione dell'India continua. Francia e Inghilterra faranno chiaramente la parte del leone; ma se, come ho ragione di credere, a metà dell'800 la questione non è ancora chiusa, anche Paesi Bassi, Portogallo, Italia e Germania potrebbero intervenire nel subcontinente.

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Invece Antonio Mele: ha avanzato la proposta esattamente contraria:

Quali PoD bisogna introdurre per arrivare agli "Stati Uniti Indiani" rappresentati nella cartina sottostante?

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Fun with Flags ha proposto addirittura una sua bandiera per questi "Stati Uniti Indiani":

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Cediamo di nuovo la parola a Inuyasha Han'yō:

Negli anni trenta del XX secolo la Società delle Camicie Azzurre (società segreta interna al Kuomintang) riesce ad instaurare in Cina un regime di stampo fascista, liquidando il Partito Comunista. Di conseguenza la guerra civile del 1927/49 non ha luogo e si aprono una serie di scenari:

1) In questo contesto la Cina si avvicina al Terzo Reich in funzione anti-sovietica e anti-britannica. Asse Roma-Berlino-Nanchino, mentre il Giappone essendo ostile alla Cina si avvicina agli alleati. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale i cinesi invadono le colonie franco-inglesi in Asia, mentre il Siam si schiera con la Cina per non essere invaso. Quando Hitler lancia l'operazione Barbarossa la Cina attacca a sua volta l'URSS, che attaccata su due fronti crolla e viene spartita tra Berlino e Nanchino. Gli USA si mantengono neutrali, anche perchè il Giappone non attacca Pear Harbor. Di conseguenza l'asse vince la guerra: Di conseguenza abbiamo un'Eurasia nazifascista (con la Cina che insedia governi fantoccio in India e Indocina) in guerra fredda con gli USA, con il Giappone schierato con questi ultimi.

2) Si forma un'alleanza a quattro (Germania-Italia-Cina-Giappone) si ripete la storia dell'ucronia precedente, solo che in questo contesto Tokyo ottiene il controllo del Pacifico, anche grazie al fatto che i giapponesi non devono impiegae uomini e mezzi sul fronte cinese.

3) Il Giappone come nella HL dà inizio all'espansione in territorio cinese. Dal momento che Berlino parteggia per Tokyo il governo cinese si avvicina agli alleati. La Seconda Guerra Mondiale si svolge come nella HL. Negli anni '50 la guerra di Corea termina con il tracollo dei nord-coreani, invasi da nord anche dai cinesi. Unificazione coreana, che passa nell'orbita cinese. Stessa fine fa il Vietnam, che viene unificato da sud (il nord comunista non può contare sul supporto della Cina rossa, che qui è azzurra). Alla lunga si forma un terzo blocco a guida cinese, cui aderiscono varie nazioni asiatiche (Filippine, Indonesia, Thailandia, Birmania, Nepal, Bhutan, Afghanistan e paesi arabi, oltre ai già citati Corea e Vietnam).

E poi?

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Chiudiamo per ora con un'altra idea, sempre di Inuyasha Han'yō:

Quando il Giappone nel luglio 1937 attaccò la Cina (all'epoca dilaniata da una guerra civile tra il Kuomintang e il Partito Comunista) si illudeva di poterla conquistare in soli 3 mesi. Mai previsione fu più errata: pur occupando le coste i giapponesi non riuscirono mai a penetrare nella Cina interna, inchiodati e martellati dalla guerriglia congiunta dei nazionalisti/comunisti, unitisi contro l'invasore. Successivamente l'attacco a Pearl Harbor e l'espansione in Asia e nel Pacifico portò poi l'impero del Sol Levante al suo apogeo, seguito però da una rovinosa sconfitta che gli costò la perdita di tutti i territori al di fuori del territorio metropolitano, oltre a bombardamenti devastanti sulle principali città. Sembra che il governo giapponese negli anni '30 fossero stati informati da alcune spie dell'impossibilità di invadere il gigante giallo (impresa riuscita solo a Genghis Khan 7 secoli prima) ma ignorò tali avvisi e attaccò comunque. Ammettiamo che l'entourage politico e militare nipponico siano più lungimiranti e decidano di non attaccare la Cina. In primis il paese non subisce alcun embargo quindi non deve invadere le colonie europee in Asia. In secundis la guerra civile cinese termina in anticipo. E su questo prevedo due scenari:

1) Vittoria del Kuomintang, il partito comunista viene sciolto e i suoi leader vengono arrestati o fuggono in Mongolia e da lì in Unione Sovietica. Chiang Kai Shek una volta sconfitto il PCC si adopera per ricostruire la Cina, uscita da un decennio di guerra civile. Il Tibet viene annesso come nella HL. I rapporti con Tokyo e Nanchino sono comunque tesi, anche perché quest'ultima rivendica la Manciuria, Taiwan e le Ryukyu ai giapponesi, che non intendono cederle. Tra le due nazioni si instaura un clima di guerra fredda con la Cina che foraggia movimenti separatisti in Corea e non è da escludere un attacco cinese al Manchukuo o a Formosa (ma dipende da vari fattori... Servirebbero anni per preparare i piani d'invasione e rafforzare le forze armate). Dal canto suo Tokyo cerca di destabilizzare lo scomodo vicino appoggiando le ispirazioni indipendentiste del Tibet sia i cinesi scontenti del governo del kuomintang, giudicato autoritario e corrotto (per non parlare dei signori della guerra). Difficile poi stabilire che piega prendono gli eventi in Europa, visto che qui Pearl Harbor non avviene e quindi gli USA si mantengono neutrali nella WWII. Invece la Cina potrebbe schierarsi con Italia e Germania, attaccando prima l'India, l'Indocina e Hong Kong (persa nel 1842 in favore dei britannici) e poi l'URSS nell'operazione Barbarossa..

2) Vittoria del PCC (meno probabile a parer mio). In tal caso prevedo un asse Mosca-Pechino in funzione anti-nipponica. Nervosismo di Inghilterra e Francia, che si ritrovano un gigante rosso ai confini delle loro colonie in Asia. Possibile un attacco sino-sovietico al Giappone con conseguente perdita di Manciuria, che viene annessa dalla Cina e Corea dove si forma una repubblica popolare filo-sovietica; inoltre l'URSS riprende i territori persi nel 1905.Forse mantiene il controllo di Taiwan, visto che la marina cinese dell'epoca non poteva reggere il confronto con quella giapponese, e le unità navali sovietiche sono troppo a nord. Fine delle ambizioni panasiatiche del Giappone. Quando poi Hitler lancia l'operazione Barbarossa, Mao invia delle brigate di volontari (i cosiddetti draghi rossi) in Europa, come ringraziamento a Stalin per l'aiuto fornito contro il Giappone.

Che ne dite?

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Per farci sapere che ne pensate di queste ucronie, scriveteci a questo indirizzo.


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