A Teutoburgo...

di Francesco Dessolis


Correva l’anno 8 Dopo Cristo, ma nessuno lo sapeva e Roma era ancora pagana.

L’impero era in pace. Augusto aveva fissato i confini sul Danubio e sull’Elba. Il fronte occidentale sembrava tranquillo. I Germani stavano diventando Romani. Così sembrava almeno.

Veled, Stan e io sapevamo che non era vero. Venivamo dal futuro e sapevamo che in Germania stava per scoppiare una grande rivolta che, alla lunga, avrebbe portato l’Impero alla rovina. Era essenziale che i Germani accettassero l’autorità di Roma: con le buone o con le cattive! 

Publio Quintilio Varo, il governatore della Germania Inferiore, aveva deciso di usare le maniere forti e si era fatti nemici quasi tutti. Bisognava fermarlo, ma come?

.

Mentre Stan e Vel cercavano di capire la politica dell’Impero, io me la spassavo con le romane.
Per un po’ di tempo ho filato anche con Iulilla, la nipote d’Augusto. Ma sono stato con tante altre, patrizie e plebee!

Una volta, al Foro, Vel mi chiede:“Leo, quando ti deciderai a mettere la testa a posto? Perché non ti trovi una brava ragazza?”

“Di questi tempi è difficile, ti pare? E poi non stiamo mai fermi nello stesso luogo e nello stesso tempo. Certo se trovassi una come te...”

Vel distoglie lo sguardo.

“Leo, tu dici questo solo perché qui sono l’unica donna del tuo secolo...”

Prima che me ne renda conto, le dico:

“Sento che potrei amarti in ogni luogo e in ogni tempo!”

Vel fa finta di ridere, ma sa che dico sul serio. E guardandola capisco che forse anche lei...

Mentula! La moglie del mio miglior amico!

.

Vel e Leo avevano cercato di mettere Varo sotto accusa, per corruzione, ma quel cunnus aveva amici troppo potenti. Un senatore aveva candidamente detto a Veled: “Tutti i governatori si arricchiscono con le loro province. Varo ha un po’ esagerato, ma dopotutto il suo mandato scade tra un anno...”

Tra un anno sarebbe stato troppo tardi! Ormai per salvare Roma dovevamo salvare anche Varo.

* * *

Siamo partiti per la Germania.

Al mercato degli schiavi di Roma avevo comprato, per pochi sesterzi, Ataulfo, un germano, zoppo e malandato, che mi aveva insegnato la lingua dei Cherusci, la tribù d’Arminio.

Arminio in realtà si chiama Herman. Aveva militato per un breve periodo in una legione e aveva imparato dai romani quanto poteva bastare per sconfiggerli.

Anche Heinrich, un fratello di Herman, si era arruolato in una legione, ma lui era rimasto fedele a Roma. I romani non sono capaci di pronunciare il suo nome. Lo chiamano Flavo perché è biondo (in latino flavus).

Un giorno io Stan siamo stati a trovare Flavo, con la scusa di chiedere notizie di suo fratello.
Flavo ha circa la mia stessa altezza e corporatura. Vedendolo, mi è venuta un’idea...

.

Prima di prendere la decisione finale, Stan aveva voluto conoscere Arminio. Stan era andato al villaggio dove stava la sua famiglia, mentre io ero rimasto con Vel e Ataulfo, nei pressi del campo romano.

Un giorno Vel decide di andare da Varo, spacciandosi per la figlia di un senatore. Quando torna ha un diavolo per capello.

“Quel porco! Io cercavo di convincerlo ad essere prudente con i Germani e quello non mi stava neanche a sentire. Ha osato perfino mettermi le mani addosso...”

Mi viene da ridere.

“Che ti aspettavi, Vel? I romani sono stati sempre dei maschilisti. E’ già tanto che ti abbia lasciato andare”

“Leo, tu sei peggio dei romani. Per te le donne sono solo delle bambolette, buone per il sesso e nient’altro”

Mi viene spontaneo risponderle:“La maggior parte delle donne sì. Ma tu no!”

Vel mi guarda scettica.

“Perché sono la moglie di Stan?”

“Purtroppo sì. Se solo ti avessi conosciuta prima di lui...”

Veled cerca di fermarmi.

“Leo, basta! Non dire cose di cui ti potresti pentire!”

Mi avvicino a lei.

“Ormai non posso più fermarmi. Vel, ti ho amato dal primo giorno che ti ho visto. Perché credi che io sia venuto con te in questa pazza avventura nel Tempo? Ti ho seguito ad Atene, a Roma e in Germania. L’ho fatto solo per te! Non mi dire che non l’avevi capito!”

“Leo, io sono la moglie di Stan!”

“Vel, io so che tu ami me. Guardami in faccia e dimmi che non è vero, se ne sei capace.!”

Vel ha un attimo d’esitazione, e io ne approfitto per baciarla.

Per un attimo, lei risponde al bacio. Ne sono sicuro. Poi si stacca e mi molla un ceffone.

“Leo, vai via! Tornatene ad Atene, a Roma o dove mentula ti pare. Va in qualunque luogo e in qualunque secolo, ma stai lontano da me e da Stan. Hai capito?”

Ho capito. Sto per borbottare qualche parola di scusa, ma vedo improvvisamente Vel cambiare espressione. Mi volto. C’è Stan.

Vel prova a parlare, ma Stan la interrompe.

“Ho visto e sentito tutto. Leo, sei il più gran bastardo di tutti i tempi! Vel, dovremo parlare, ma prima mi devi dire che cosa vuoi fare con Varo e Arminio. Lasciamo stare?”

Veled esita prima di rispondere.

“Stan, non possiamo lasciar perdere tutto proprio adesso. Hai visto Arminio?”

“No, quando sono arrivato al suo villaggio, ho scoperto che era già partito con tutto il tuo esercito. Aspetta Varo alla Selva di Teutoburgo”

Vel ha un gesto di stizza.

“Varo è partito, con tre legioni. Ho cercato di parlarci prima ma... lasciamo perdere! Quel cunnus si meriterebbe di fare una brutta fine, ma pensa agli altri legionari, pensa a Roma!”

“D’accordo. Dobbiamo raggiungere Varo...”

Vel e Stan parlano tra loro, come sei io non esistessi. Ma non possono fare così. Non dopo tutto quello che abbiamo passato insieme...

“Vel, Stan, devo venire anch’io. Ricorda il nostro piano!”

Stan mi guarda con odio.

“Non posso impedirtelo. Fa quello che mentula ti pare!”

.

Prendiamo i cavalli e partiamo. Corro davanti a tutti, corre come un matto. Appena dietro di me c’i sono Veled, Stan, Ataulfo e altri due schiavi che abbiamo comprato in Germania. Corro, corro sempre più forte, cercando di non pensare...

* * *

Ecco la retroguardia delle legioni. Mi avvicino al centurione più vicino e mi presento:

“Legionario Flavo a rapporto. Ho un messaggio per Publio Quintilio Varo”.

Il centurione mi accompagna dal governatore.

Avevo ripassato la mia parte più volte. Varo non conosceva Flavo, ma sapeva chi era. Mi avrebbe dato retta?

Trovo Varo che si fa portare in lettiga. Che vergogna!

“Publio Quintilio Varo, sono il legionario Flavo, della tribù dei Cherusci. Mio fratello Arminio ha tradito Roma. Ti aspetta nella foresta, per attaccarti”

“Quid dicis! Arminio è cittadino romano! “

Il governatore non sembra credermi ma intanto la colonna si è fermata.

“Chi mi dice che non sei tu il traditore? Che vuoi trascinarmi in un agguato?”

“Se così fosse, avresti un buon motivo per fermarti, ti pare?”

Il mio ragionamento non fa una piega. Varo ordina alle legioni di fermarsi lì per la notte. Fa preparare le fortificazioni del campo e manda due esploratori nella foresta.

Dopo due ore torna un legionario solo, con una freccia infilata nella gamba. Poi arriva Arminio e tutti i Germani. I Romani non hanno fatto in tempo a completare la palizzata. Combattono valorosamente, ma i Germani sono più del doppio e hanno tanta rabbia in corpo.

I romani sembrano avere la peggio, quando mi viene in mente un’idea folle. Gridando più forte che posso, in lingua germanica, sfido direttamente Herman. Gli dico che il fratello Heinrich vuole combattere con lui. Sento Arminio rispondere, in latino:

“Heinrich, parli con un accento schifoso. Ti sei dimenticata la tua lingua? Sei diventato un servo dei Romani?”

“Fatti avanti, se sei tanto bravo!”

Romani e Germani smettono di combattere per assistere al duello.

Herman ed io ci studiamo. Herman non vede Heinrich da molti anni. L’elmo mi copre la maggior parte della faccia, ma dubito che Arminio mi possa scambiare veramente per suo fratello.

Herman sta per parlare, ma io lo distraggo con un colpo di taglio, che il germano para a fatica. A questo punto il capo dei Cherusci non può più tirarsi indietro: deve combattere e basta!

Mi accorgo subito che Arminio è forte, ma non sa nulla di scherma. Dopo poche mosse lo trafiggo nel punto debole della sua corazza.

Arminio mi guarda sbalordito. Prima di morire fa in tempo a sussurrare:

“Du bist Heinrich nicht!”

Fortunatamente nessuno dei Germani lo sente. 

Mentre affondo la mia daga dentro il corpo d’Arminio, sento un tuono fortissimo. Comincia a piovere con una violenza impressionante. I r omani pregano Giove, i Germani invocano Thor, ma é evidente che gli dei sono a favore dei romani.

I germani scappano e cercano di disperdersi. I legionari li inseguono. E’ una carneficina!

.

La sera sono costretto a dormire al campo romano. Vel e Leo sono riusciti ad allontanarsi senza farsi notare, ma io sono il festeggiato e Varo non mi perde di vista nemmeno per un momento. E’ evidente che Varo è geloso di me, anche se faccio il modesto e cerco di dare tutto il merito al “mio comandante”.

Varo mi dice che vuol portarmi al villaggio d’Arminio per farmi nominare capo dei Cherusci al posto di “mio fratello”. Decido di squagliarmela a tarda notte, cercando di non farmi notare dalle sentinelle.

Sto per andare a coricarmi, quando un legionario mi viene a chiamare. Varo vuole parlarmi di nuovo. Nella tenda di Varo c’é un germano biondo che mi guarda in cagnesco.

“Il legionario qui presente dice di chiamarsi Flavo. Dice che due romani sono venuti una volta a fargli delle strane domande e si è preso lo scrupolo di venire ad avvisarmi...”

Cerco di parare il colpo gridando: “Quest’uomo è un impostore!”

Comincio ad imprecare, gridando tutte le parolacce in germanico che conosco. Alcune parole addirittura me le invento, ma Varo non capisce niente e Flavo è preso completamente di sorpresa.

Sempre gridando, brandendo la spada, mi avvicino alla porta...e me la squaglio!”

Sento una fitta di dolore alla schiena. Flavo deve avere fatto in tempo a colpirmi, ma mi sembra solo un graffio.

Uscendo dalla tenda grido in latino:

“Allarme! Vogliono uccidere Varo!”

Tutti i legionari corrono verso la tenda del comandante e io monto sul primo cavallo che vedo. Corro al galoppo ma sento che la spalla mi fa male.

Comincia a mancarmi il fiato. Mi tocco la spalla: c’è poco sangue. E’ solo un graffio... mi pare!

Arrivo nel posto in cui avevo l’appuntamento con Vel e Stan.

Vel mi corre incontro. Prima di raggiungerla, mi mancano le forze e cado a terra.

.

Sono sdraiato su una stuoia. Vel mi ha fatto spogliare e ha cercato di medicarmi. La sento mormorare: “Emorragia interna...”

Cerco di dire a Vel delle belle parole, ma non ci riesco. Ho freddo. Le stringo la mano. Lei trattiene a stento le lacrime. Mi dice:

“Va tutto bene, Leo...”

Bene una mentula!

Anche Stan mi sta vicino. Mi supplica di perdonarlo. Dice che io sono stato e sarò sempre il suo migliore amico. 
Gli sussurro:

“Vade ad infera!”

Invece ci vado io!

Francesco Dessolis

Rebus (6,1,7) ideato da Leone da Cagli e premiato nel 1985: secondo me è il rebus più geniale di tutti i tempi!

Rebus (6,1,7) ideato da Leone da Cagli e premiato nel 1985:
secondo me è il rebus più geniale di tutti i tempi!
Soluzione: S o doma EG o morrà = Sodoma e Gomorra

.

Diamo adesso la parola a Francesco Dessolis:

Un piccolo dettaglio...

.

Sono un po' nervoso mentre entro nella cabina della Cronocabina. Il professore cerca di dissipare i miei dubbi.

«Farai un salto indietro nel tempo di soli 30 anni. Ti ritroverai nella stessa stanza in cui sei adesso. Potrai uscire in strada per vedere la città com'era nel 1981.»

«A me interessare solo tornare. Posso premere subito il pulsante di rinvio?»

«No! Devi aspettare almeno due ore. Sarà solo un breve viaggio nel passato.»

«Fai tutto facile, prof! Perché devo essere sempre io a collaudare le tue invenzioni?»

«Perché gli altri non si fidano! E tu hai bisogno della borsa di studio. Pensa alla tua tesi!»

Prima che io possa replicare, il professore preme un pulsante e io mi trovo avvolto in una specie di nebbia. Almeno così mi sembra attraverso i vetri della cabina. Poi ho un senso di vuoto. La cabina si rovescia...

* * *

Dalle pareti trasparenti della Cronocabina entra un raggio di sole. Mi rialzo tutto indolenzito. A fatica riesco ad aprire la porta della cabina, incastrata tra un albero e una roccia. Intorno a me non c'è traccia di case, nessun segno di presenza umana.

La città da cui sono partito non esiste più.... o forse non esiste ancora. Se ho viaggiato nel tempo sono andato indietro molto più di 30 anni. Il professore ha toppato!

Provo a premere il pulsante di rinvio. Niente da fare. Forse tra due ore funzionerà. Almeno dovrebbe!

Cerco di scoprire dove mi trovo. A pochi passi dalla Cronocabina scopro, tra la vegetazione incolta, una specie di sentiero. Sono stati uomini a tracciarlo? Non importa. Lo seguo. Una direzione vale l'altra.

Il sentiero mi porta su una collina. Poco prima della cima trovo finalmente una traccia di presenza umana: un lungo solco scavato nel terreno, forse da un aratro. Più avanti trovo ceppi di alberi tagliati. Mi fermo alla vista di una capanna...

Ho paura ad andare avanti. Mi trovo probabilmente in un'epoca preistorica. In quella capanna potrebbe vivere anche un cannibale. Vorrei scappare il più lontano possibile, ma cosa racconterei poi al professore, se riesco a tornare?

Proseguo fino a una radura da cui provengono dei rumori. Nascosto da un cespuglio vedo due uomini. Non si accorgono di me perché sono troppo occupati a lottare tra di loro.

I due combattenti sembrano molto giovani, poco più che ragazzi. Non hanno la barba ma lunghi capelli arruffati. Sono vestiti con rozzi panni di lana e si combattono con delle corte spade.

Mi arrampico su un albero per vedere meglio il duello. Uno dei due uomini, quello più alto e grosso, sta avendo la meglio. Quello più piccolo fa fatica a parare i colpi dell'altro. Indietreggia, scivola e cade a terra. Il grosso urla qualcosa che non capisco e alza la spada per dare all'avversario il colpo mortale...

Il ramo dell'albero su cui mi sono arrampicato cede. Cado a terra con un tonfo. Il combattente più grosso si volta e il piccolo ne approfitta per rialzarsi e colpirlo alle spalle. Il grosso cade a terra in una pozza di sangue. Il piccolo estrae la spada dal corpo del nemico ucciso. Si guarda intorno. Quando si accorge dell'albero con il ramo spezzato io sono già lontano.

Corro a precipizio lungo il sentiero su cui sono venuto. Salto il solco con un balzo e filo giù fino alla base del colle. Individuo il punto in cui ho lasciato la Cronocabina. Mi infilo lì dentro e provo a premere il bottone di rinvio. Stavolta funziona!

* * *

Racconto al professore la mia avventura. Il prof. mi dice candidamente:

«Deve essere saltato un relais. L'assorbimento di energia è stato dieci volte superiore a quello che avevo previsto. Sei andato tra il 700 e l'800 A.C. Faremo un altro tentativo domani...»

Ho un sussulto.

«Non ci penso nemmeno! Ho già rischiato la pelle. Forse ho anche cambiato la storia. Per colpa mia un uomo è morto.»

«Sì, ma un altro si è salvato. Che differenza vuoi che faccia, duemilaottocento anni dopo?»

«E se il morto fosse stato un mio antenato?»

«Tu sei qui, no? Non è mica tanto facile cambiare la storia. Se anche cambiasse qualche piccolo dettaglio, non te ne accorgeresti nemmeno!»

Discuto a lungo con il prof. sui possibili paradossi temporali. Con un gran mal di testa esco dallo studio del professore, a Piazza della Suburra. Cerco la mia macchina: una vecchia Cinquecento, che avevo parcheggiato, accanto a un cassonetto per i rifiuti, in una traversa di Via Cavour. Vedo con sollievo che sul parabrezza non ci sono multe.

Ma è proprio la mia macchina? Controllo la targa:

È la mia Cinquecento ma, non so perché, ho la sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato. Ripenso a quello che diceva il professore:

Se anche cambiasse qualche piccolo dettaglio, non te ne accorgeresti nemmeno!

Scaccio via il pensiero e metto in moto. Se non trovo troppo traffico. faccio in tempo a vedere il derby alla televisione con i miei amici.

Forza Rema!

Francesco Dessolis

Per farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.

.

A questo proposito c'è il commento di Bhrghowidhon:

Comunque, se l'Urbe avesse preso nome da Remo, in italiano si chiamerebbe Rièma, non *Rema; "Remo" è infatti un nome che è stato conservato solo nella tradizione dotta e quindi in italiano rappresenta una mutuazione medioevale dal latino, mentre il nome della città si sarebbe ovviamente tramandato di bocca in bocca e avrebbe perciò preso parte a tutte le trasformazioni storico-fonetiche, inclusa quella che ha sostituito con un dittongo ascendente /iè/ in toscano (e nelle altre varietà italoromanze nonché in gran parte delle romanze occidentali) la /e/ latina di quantità vocalica breve in penultima sillaba aperta (cioè terminante per vocale) accentata (al contrario, la /é/ di remo "strumento per muovere un'imbarcazione" deriva da /e/ lunga latina e quindi non ha subìto trasformazioni in italoromanzo). Quanto all'etimologia del nome Remus, è l'esatto corrispondente dell'antico indiano ráma- "gioia"; trattandosi di gemelli, dovrebbe essere sottinteso un aggettivo in riferimento al fratello (entrambi fonte di gioia per la madre), in composizione *bhrahtr-o-remo-s "gioia fraterna" (in latino diventa frāter Remus).

.

Diamo a questo punto la parola a William Riker:

L'Asterixverso

La saga di Asterix è a tutti gli effetti ucronica, e per varie ragioni. Anzitutto, nella HL non esisteva alcun villaggio in Armorica che si rifiutò fino all'ultimo di riconoscere la sovranità di Cesare, resistendo grazie alla pozione magica preparata dal suo druido. In secondo luogo, i popoli descritti nella saga hanno poco a che vedere con quelli vissuti nel I secolo avanti Cristo, somigliando piuttosto ai loro corrispettivi odierni. Terzo, Cesare non sottomise mai tutta la Britannia. Quarto, Cesare non si proclamò mai Imperatore, accontentandosi del titolo di Dittatore a Vita. Quinto, e non ultimo: nel mondo di Asterix esiste la magia (senza di essa il villaggio stesso degli Irriducibili non potrebbe esistere). Tuttavia, la saga non è interamente fantasy perchè in essa sono inseriti riferimenti a fatti storici come la battaglia di Alesia in parecchi albi, la battaglia di Tapso in ASTERIX LEGIONARIO e la battaglia di Munda in ASTERIX IN IBERIA. E se provassimo a costruire una Timeline ucronica della Asterix-saga o, se preferite, dell'Asterixverso? Io ci ho voluto provare. Buona lettura.

52 a.C.: antefatto. In settembre Giulio Cesare sconfigge definitivamente ad Alesia (oggi Alise-Sainte-Reine) le tribù galliche guidate da Vercingetorige, capo degli Arverni. La vittoria è stata ottenuta anche grazie al tradimento dell'esploratore gallico Nerdflix, geloso di Vercingetorige. Abraracourcix, che ha partecipato alla battaglia, torna nel suo villaggio in Armorica portando con sé lo scudo di Vercingetorige. Quest'ultimo si arrende a Cesare, gettando le proprie armi ai suoi piedi (come si vede nel prologo di ASTERIX IL GALLICO), non prima però di aver consegnato il proprio torc, simbolo di regalità. alla figlia Adenalina, di appena cinque anni. Adenalina diverrà così, suo malgrado, simbolo della resistenza degli Arverni contro l'occupante romano.

51 a.C.: campagne di Cesare contro i Biturigi, i Bellovaci, i Pictoni e i Cadurci; definitiva sottomissione dell'intera Gallia. Cominciano gli attriti con Pompeo, favorito del Senato di Roma e geloso dei successi di Cesare. Il villaggio degli Irriducibili in Armorica è assediato dagli accampamenti romani di Aquarium, Babaorum, Laudanum e Petibonum, ma resiste grazie alla pozione magica preparata dal venerabile druido Panoramix. In Obelix gli effetti della pozione magica sono permanenti, essendo egli caduto da piccolo nella marmitta della pozione magica, come viene narrato nell'albo COME FU CHE OBELIX CADDE DA PICCOLO NEL PAIOLO DEL DRUIDO.

50 a.C.: Cesare dichiara che tutta la Gallia è stata sottomessa a Roma. Prima di fare ritorno in patria per affrontare Pompeo, incontra Asterix e Panoramix, imprigionati dal centurione Caius Bonus che vuole impossessarsi del segreto della forza prodigiosa dei Galli per diventare a sua volta padrone di Roma. Informato di tutto da Asterix e dal druido, Cesare prende coscienza dell'esistenza del piccolo villaggio degli Irriducibili in Armorica, decidendo però di non nominarlo affatto nei suoi Commentari, e accorda la libertà ad Asterix e Panoramix che gli hanno svelato il complotto di Caius Bonus; promette però che la partita tra di loro è appena agli inizi. Hanno luogo gli eventi di ASTERIX IL GALLICO.
Asterix deve recarsi a Lutezia (sua prima trasferta fuori dal villaggio) per procurare al druido Panoramix un nuovo falcetto d'oro per tagliare il vischio nella foresta, Hanno luogo gli eventi di ASTERIX E IL FALCETTO D'ORO.
I Germani tentano nuovamente di superare il Reno e di invadere la Gallia, ma falliscono a causa delle loro lotte intestine, fomentate da Asterix, Obelix e Panoramix. Hanno luogo gli eventi di ASTERIX E I GOTI.

49 a.C.: Cesare, osteggiato dal Senato romano che si è schierato con il suo rivale Pompeo, il 9 gennaio supera in armi il Rubicone: scoppia la Guerra Civile. Dopo aver messo in fuga i pompeiani, dopo lunga assenza il 1 aprile rientra a Roma. Asterix e Obelix raggiungono per la prima volta Roma per liberare il bardo Assurancetourix: hanno luogo gli eventi di ASTERIX GLADIATORE.
Poco dopo, avendo constatato più di una volta l'impossibilità di conquistare il villaggio degli irriducibili, i Romani decidono di isolarlo, cingendolo di un'alta palizzata. I nostri eroi scommettono con i Romani che riusciranno a girare tutta la Gallia, portando delle specialità di ogni regione visitata. Così Asterix e Obelix partono per il primo Tour de France della storia: una vacanza enogastronomica piacevole ma non priva di insidie. Hanno luogo gli eventi di ASTERIX E IL GIRO DI GALLIA.

48 a.C.: il 9 agosto Cesare sconfigge Pompeo a Farsalo. Il suo rivale si rifugia in Egitto, sperando di trovarvi protezione, e invece è fatto assassinare da Re Tolomeo XIII. Cesare non la prende bene, perchè voleva riconciliarsi con Pompeo e ricostruire il Triumvirato, e così depone Tolomeo XIII e pone sul trono Cleopatra. Intanto in Armorica hanno luogo gli eventi di ASTERIX E IL DUELLO DEI CAPI. Ad Alessandria, la nuova regina Cleopatra VII scommette con Cesare che costruirà in tre mesi un tempio degno della tradizione egizia, per dimostrare la grandezza del suo popolo. L'architetto Numerobis si reca in Armorica per chiedere aiuto al suo amico Panoramix. Tra l'inverno del 48 e la primavera del 47 a.C. hanno luogo gli eventi di ASTERIX E CLEOPATRA.

47 a.C.: Cesare è richiamato al nord per il fatto che i Britanni foraggiano la ribellione dei loro consanguinei Galli contro i Romani. Terza spedizione di Cesare in Britannia, tutta la Britannia meridionale è annessa a Roma come provincia, tranne un villaggio di irriducibili. Hanno luogo gli eventi di ASTERIX E I BRITANNI.
Poco dopo, iniziano le scorrerie dei Normanni sulle coste dell'Armorica; hanno luogo gli eventi di ASTERIX E I NORMANNI.
Intanto Cesare torna in Oriente e sconfigge a Zela il re del Ponto Farnace II, informando il Senato con le celeberrime parole "Veni, vidi, vici".

46 a.C.: Cesare parte per l'Africa, dove i pompeiani si sono riorganizzati sotto il comando di Catone, e il 6 aprile li sconfigge a Tapso. Anche Asterix e Obelix si arrulolano nella legione e partono per l'Africa per liberare Tragicomix, fidanzato di Falpalà, di cui Obelix si è invaghito; proprio loro consentono a Cesare di cogliere la vittoria su Scipione Metello. Catone si suicida. Hanno luogo gli eventi di ASTERIX LEGIONARIO.
Al ritorno di Asterix e Obelix al villaggio hanno luogo gli eventi di ASTERIX E LO SCUDO DEGLI ARVERNI.
Per festeggiare le sue vittorie, Cesare ordina un'edizione straordinaria delle Olimpiadi, cui decidono di partecipare anche gli Irriducibili del villaggio gallico al gran completo. Hanno luogo gli eventi di ASTERIX ALLE OLIMPIADI.

45 a.C.: in primavera hanno luogo gli eventi di ASTERIX E IL PAIOLO.
I pompeiani superstiti dopo la sconfitta di Tapso trovano rifugio in Spagna, dove Cesare in aprile li raggiunge e li sconfigge, questa volta definitivamente, a Munda. Hanno luogo gli eventi di ASTERIX IN IBERIA.
Giulio Cesare prova a domare il villaggio degli Irriducibili non con la forza ma con l'astuzia: hanno luogo gli eventi di ASTERIX E LA ZIZZANIA.

44 a.C.: deluso dal fatto di non riuscire a domare gli Irriducibili, Cesare decide di dimostrare a se stesso e al mondo di essere un grande conquistatore, e con una fulminea campagna militare porta il confine sul Danubio, sottomettendo Elvezia e Rezia. Hanno luogo gli eventi di ASTERIX E GLI ELVEZI. In tal modo il 15 marzo non si trova a Roma e i congiurati devono posporre il progettato attentato contro il generale, che si è fatto nominare Dittatore a Vita. Quando questi torna a Roma, Bruto scopre di essere figlio carnale di Cesare, non solo suo figlio adottivo, avendo avuto il generale una relazione con sua madre Servilia. Bruto abbandona perciò i congiurati e passa dalla parte di Cesare, svelando i particolari della congiura a patto di essere nominato suo successore. Cesare fa eliminare tutti i congiurati, incluso Cicerone.
Nuovo, fallito tentativo di Cesare di assimilare il villaggio degli Irriducibili, stavolta inviando nella regione coloni romani. Hanno luogo gli eventi di ASTERIX E IL REGNO DEGLI DEI.

43 a.C.: Giulio Cesare muove guerra a Burebista, Re di Dacia, e conquista il suo vasto regno. Al ritorno gli è concesso un grande trionfo; hanno luogo gli eventi di ASTERIX E GLI ALLORI DI CESARE. Cesare, che non ha ambizioni monarchiche, rifiuta il titolo di Rex offertogli dai suoi sostenitori e accetta solo quello di Imperator, cioè di comandante supremo dell'esercito, mantenendo in vita tutte le istituzioni repubblicane, anche se in effetti egli è il padrone assoluto di Roma.
In Armorica hanno luogo gli eventi di ASTERIX E L'INDOVINO.
Successivamente Asterix e Obelix riaccompagnano in Corsica il loro amico Ocatarinetabelacicix: hanno luogo gli eventi di ASTERIX IN CORSICA.

42 a.C.: Giulio Cesare sottomette il Norico, la Mesia e la Tracia, quindi compensa i suoi gloriosi veterani. Ad uno regala proprio il villaggio degli Irriducibili, che però egli non ha mai conquistato. Hanno luogo gli eventi di ASTERIX E IL REGALO DI CESARE.
Poco dopo, Asterix e Obelix si perdono in mare durante una battuta di pesca, finiscono sull'altra sponda dell'oceano e vengono riportati in Europa da una nave vichinga. Hanno così luogo gli eventi di ASTERIX IN AMERICA.
Il giovane e ambizioso liberto Caius Absurdus propone di infiacchire i Galli col denaro, comprando la loro merce a prezzi stratosferici e quindi incrementando la loro attività, distraendoli dalla guerra e quindi facilitando la loro sottomissione, ma il progetto fallisce e innesca una grave crisi economica. Hanno così luogo gli eventi di ASTERIX E LA OBELIX S.P.A.

41 a.C.: Cesare è costretto a rimandare la campagna in Oriente a causa della crisi economica innescata dal fallito affare dei menhir, e si reca invece nella Gallia Belgica per rafforzare il confine romano in quella regione. Hanno luogo gli eventi di ASTERIX E I BELGI.
Poco dopo hanno luogo gli eventi di ASTERIX E IL GRANDE FOSSATO, per risolvere la contesa tra i due guerrieri Giradix e Segregazionix, che affermano entrambi di essere capi dello stesso villaggio, diviso in due da un fossato.

40 a.C.: Cesare divorzia dalla moglie Calpurnia e sposa la regina d'Egitto Cleopatra, che lo incita ad iniziare la spedizione contro i Parti. Cesare comincia con il sottomettere l'Armenia, l'Iberia e l'Albania Caucasica. Intanto Asterix e Obelix vanno alla ricerca dell'olio di pietra (il petrolio), necessario al druido Panoramix per realizzare la pozione magica, tallonati dal druido-spia Zerozerosix messo alle loro calcagna da Cesare, che spera di impadronirsi del segreto della pozione magica (le ricette segrete si tramandano solo da bocca di druido ad orecchio di druido). Sbarcati in Palestina, Asterix e Obelix si spingono in profondità nel deserto arabico e trovano il petrolio, ma non riescono a portarlo in patria. Panoramix però ha scoperto di poterlo sostituire con succo di barbabietola. Sono gli eventi narrati ne L'ODISSEA DI ASTERIX.
Poco dopo essere tornato in Armorica, Asterix trova un neonato davanti alla porta di casa sua, neonato del quale Bruto, figlio ed erede di Cesare, vuole impossessarsi ad ogni costo, approfittando del fatto che il Dittatore, interrotta momentaneamente la campagna in Oriente, si trova in Germania Superiore per combattere contro i Goti. Sia Cesare che Cleopatra si recano al villaggio degli Irriducibili perchè il bambino è loro figlio appena nato, messo in salvo dalla regina d'Egitto nell'unico luogo in cui Bruto non poteva entrare, mentre Cesare era in oriente (dalla precedente relazione tra Cesare e Cleopatra non era nato alcun bambino). Sono gli eventi narrati ne IL FIGLIO DI ASTERIX.

39 a.C.: viaggio di Asterix, Obelix e Assurancetourix fino in India per interrompere la siccità in quel paese ed evitare il sacrificio della figlia del rajà Kilosah. Hanno luogo gli eventi de LE MILLE E UN'ORA DI ASTERIX.
Intanto Cesare torna in oriente e sferra l'attacco contro i Parti, occupandone la capitale Ctesifonte e spingendosi fin sul Golfo Persico. Durante la campagna contrae una malattia tropicale e torna momentaneamente a Roma per curarsi. Intanto, concepisce l'ennesimo piano per sottomettere il villaggio degli Irriducibili: addestrare un battaglione romano di sole donne, perchè la galanteria gallica impedirebbe ai ribelli di combattere contro le donne. Il piano però fallisce e Cesare diventa lo zimbello di tutta Roma. Sono gli eventi narrati ne ASTERIX LA ROSA E IL GLADIO.

38 a.C.: ripresosi dalla malattia, e deciso a far dimenticare ai Romani la figuraccia patita, Cesare torna in Oriente dove i Parti hanno rialzato la testa e li sconfigge definitivamente presso Ninive: Media, Atropatene e Susiana diventano nuove province romane, i Parti sono costretti a trincerarsi nella loro sede originaria. Fine dell'Impero Arsacide, Cesare si fa incoronare Re dei Re. Un gruppo di schiavi approfitta della lontananza di Cesare per rubare la sua nave ammiraglia e cercare una nuova patria, chiedendo aiuto agli Irriducibili. Panoramix li conduce fino alla mitica Atlantide, di cui restano oggi emerse solo le isole Canarie. Hanno luogo gli eventi di ASTERIX E LA GALERA DI OBELIX.
Poco dopo, per celebrare il compleanno di Asterix e Obelix, gli abitanti del villaggio gallico invitano al banchetto le madri dei festeggiati, che vorrebbero far sposare i propri figli scapoloni. Intanto Giulio Cesare ha celebrato a Roma un grande trionfo e sogna ormai di emulare le gesta di Alessandro Magno, ma è alla ricerca delle preziose armi di Pompeo, finite nelle mani proprio dei nostri eroi, come regalo dei loro papà, cui le ha vendute un legionario ubriacone che se ne era impossessato non si sa come. Per recuperarle Cesare invia nel villaggio un'attrice, Latraviata, travestita da Falpalà. Hanno luogo gli eventi di ASTERIX E LATRAVIATA.

37 a.C.: mentre Cesare compie una terza spedizione in Oriente, con la quale intende arrivare addirittura fino in India, Asterix e Obelix devono fronteggiare nientemeno che uno sbarco di alieni. Hanno luogo gli eventi di QUANDO IL CIELO GLI CADDE SULLA TESTA.
Poco dopo, sempre approfittando dell'assenza di Cesare, Asterix e Obelix vanno in trasferta in Caledonia. Hanno luogo gli eventi di ASTERIX E I PITTI.
Intanto Cesare ha finito di scrivere i suoi tre commentari, De Bello Gallico, De Bello Civili e De Bello Parthico, e li fa leggere al suo consigliere Primus Bestsellerus; questi consiglia a Cesare di tagliare il capitolo sul villaggio gallico di Asterix, perché secondo lui: «…è da tanto tempo che il villaggio dei pazzi non si fa sentire ». Bestsellerus ordina quindi di far imprigionare tutti i suoi scribi e di distruggere tutte le copie del manoscritto. Una copia, però, si salva e viene consegnata al "gossiparus" (così venivano chiamati i giornalisti) Vispolemix che, per cercare rifugio, decide di rifugiarsi nel villaggio "dei pazzi", cioè dei nostri eroi. Hanno così luogo gli eventi di ASTERIX E IL PAPIRO DI CESARE.

36 a.C.: Cesare torna a Roma dopo aver spinto i confini di Roma fino all'Indo, e decide di dare un taglio alle avventure belliche, dedicandosi all'amministrazione del suo immenso impero. Quando il potente e corrotto senatore Lactus Bifidus viene accusato di finanziare le sue orge con i fondi pubblici destinati alla manutenzione delle strade romane, un tempo vanto dell’Impero ma adesso piene di buche, egli risponde annunciando una grande corsa di carri attraverso la penisola, aperta a tutti i popoli del mondo conosciuto, « per dimostrare in modo schiacciante l’eccellenza delle nostre strade! » Cesare ordina che la gara sia vinta assolutamente da un Romano, ma a trionfare naturalmente saranno Asterix e Obelix. Sono gli eventi narrati in ASTERIX E LA CORSA D'ITALIA.
Dopo che i nostri eroi sono tornati in Armorica, il villaggio degli Irriducibili viene visitato da due capi Arverni, luogotenenti di Vercingetorige nella famigerata battaglia di Alesia, i quali portano con loro Adrenalina, la bella figlia di Vercingetorige, che aveva cinque anni all'epoca ed ora ne ha ventuno. La ragazza porta con sè la torc del padre che la identifica come suo erede di simbolo della resistenza. Quando però Giulio Cesare lo viene a sapere, tenta di farla portare a Roma per educarla nei costumi romani, e invia una spedizione guidata da Nerdflix, un esploratore gallico che, tradendo i suoi compatrioti, aiutò i Romani a vincere la battaglia di Alesia, in quanto si sentiva tradito da Vercingetorige. I due capi arverni vogliono portare in salvo Adrenalina in Britannia, parte della quale è ancora libera dal dominio romano, ma ella preferirà abbandonare la causa paterna e cercare una nuova patria oltreoceano dove i Romani non potranno raggiungerla. Sono gli eventi narrati in ASTERIX E LA FIGLIA DI VERCINGETORIGE.

35 a.C.: nell'inverno tra il 36 e il 35 a.C. Asterix, Obelix e Panoramix si trovano in Sarmazia, ospiti dello sciamano Kikucina, che li ha invitati a venire in suo soccorso perchè Cesare ha organizzato una spedizione, capeggiata dal centurione Nelsuobrodus, dal geografo di corte Terrincognitus e dal gladiatore Ermejus, esperto di belve feroci, per scovare e catturare il grifone. Secondo il geografo ed esploratore greco Sthratos di Collagene, infatti, il mitico animale vivrebbe in un lago ghiacciato della Sarmazia, e Cesare vorrebbe mostrarlo come propria preda di caccia al popolo di Roma. Il grifone si rivela un dinosauro intrappolato nel ghiaccio da milioni di anni, e i Romani sono costretti a far ritorno nell'Urbe con le pive nel sacco, così che Cesare dovrà limitarsi invece ad esporre una giraffa. C'è anche spazio per una storia d'amore tra Obelix e la guerriera sarmata Krakatovna. Questi eventi sono narrati in ASTERIX E IL GRIFONE.
Nella primavera successiva Cesare, che ha 65 anni e deve affrontare varie ribellioni delle legioni in tutto il suo impero, tenta un'altra carta per sottomettere il villaggio gallico: invia in Armorica Vitiumvirtus, medico capo dei suoi eserciti che ha studiato in India e ne ha appreso la filosofia, a predicare ai Galli il pacifismo, l'arrendevolezza e la vita in armonia con il creato, cercando di farne dei rammolliti. Asterix però lo sconfigge dimostrando che Vitiumvirtus stesso non vive secondo la filosofia che predica; egli allora si vendica portando con sé a Lutezia con uno stratagemma Beniamina, la moglie di Abraracourcix, con l'intento di consegnarla a Cesare e di costringere così il villaggio ad arrendersi. Tuttavia Asterix, Obelix e un depresso Abraracourcix lo inseguono a Lutezia e liberano Beniamina demolendo il teatro in cui Vitiumvirtus la aveva portata, proprio quando arriva un infuriato Cesare. Il filosofo romano si salva solo perchè il pubblico del teatro è contento della scazzottata messa in scena, ma finisce a remare su una galera, e Panoramix commenta: "Forse il suo metodo avrà più successo con le prossime generazioni. Sono gli eventi narrati in ASTERIX E L'IRIS BIANCO.

P.S. un giorno l'anziano Giulio Cesare si presenta ad Abraracourcix e gli propone di sottoporre i Galli a dodici fatiche, simili a quelle del semidio Ercole: se riusciranno a superarle, vorrà dire che essi sono degli déi. che è impossibile combatterli e che Roma dovrà sottomettersi ad essi; altrimenti, saranno loro a diventare suoi schiavi. Asterix e Obelix accettano la sfida e superano tutte le prove. Giulio Cesare allora abdica e cede il titolo di Imperator ad Abraracourcix; nasce l'Impero Gallo-Romano, mentre Cesare si ritira a vita privata insieme all'amata Cleopatra. Sono le vicende narrate nel cartone animato LE 12 FATICHE DI ASTERIX. A questo punto, però, Abraracourcix si sveglia: era stato tutto un bel sogno...

E, per ora, l'Asterixverso si ferma qui. Che ne pensate?

William Riker

.

L'Impero Romano e quello di Alessandro Magno fusi tra loro!

L'Impero Romano e quello di Alessandro Magno fusi tra loro da Giulio Cesare! (da questo sito)

.

Questo è il commento in proposito del grande Bhrghowidhon:

Non so se qualcuno abbia fatto caso al lasso di tempo intercorso fra la fine di Atlantide (9500 a.C.) e la fine della Guerra Gallica di Cesare (50 a.C.): 9450 anni, esattamente 15 Ere Druidiche, non un anno di più o di meno (ogni Era sono 630 anni = 21 Cicli Druidici = 21 Mesi di Anni). Nel mito raccontato da Platone (in particolare Tim. 25b), nel 9500 a.C. Atlantide era padrona di tutte le terre fino alla Tirrenia e all’Egitto e si accingeva a conquistare tutto il resto, incontrando solo la resistenza degli Ateniesi. Poiché nel 9500 a.C. è avvenuto il secondo rapido innalzamento postglaciale del Livello dei Mari, che ha sommerso lo Scudo Celtico e la Manica (su cui si affaccia[va] *Pr̥hₐĭ-kögʱi̯ŭs, il nome indoeuropeo di *Ărĭkăgi̯ŭs > Erqui, con cui viene identificato il villaggio di Astérix e Obélix), e i figli di Posidone fra cui è stata divisa Atlantide sono uno il nome celtico di Cadice e gli altri la traduzione degli etnonimi celtici Iverni, Epidî, Priteni, Britanni, Mandubî, Edui, Ambarri, Nemeti e di Conquereuil (Loire-Inf.), la moderna saga fumettistica configura un contrappasso del mito platonico (*Ărĭkăgi̯ŭs contro l’Impero atlanto-mediterraneo di Roma come Atene contro l’Impero atlanto-mediterraneo dei Celti del Mesolitico indoeuropeo).

Ma non basta. Ancora in epoca antica, le lingue celtiche erano molto simili fra di loro; in particolare poi erano massimamente vicini il britannico e il gallico (comprensivo del belgico), chiamato anche (com’è noto) galatico; la storica ma – dal punto di vista storico-linguistico – casuale combinazione fra la celebrità degli scritti di Cesare e delle idee geopolitiche di Richelieu (o a lui attribuite e comunque poi seguìte dalla Politica Internazionale dello Stato Francese) ha però teso a enfatizzare l’immagine della Gallia come racchiusa fra l’Atlantico (evidentemente), i Pirenei, il Mediterraneo, le Alpi e il Reno, dove gli ultimi due rappresentano confini in parte o del tutto scorretti. Solo il medio-basso corso del Reno, infatti, costituiva in epoca romana il discrimine fra Galli e Germani (a proposito, è significativo che a rappresentare la minaccia di invasione da Oltre-Reno in Astérix siano, anacronisticamente, i Goti – con inequivocabile richiamo alla Germania dall’Umanesimo in poi, benché siano il popolo germanico che più si è romanizzato e i cui discendenti, almeno per quanto riguarda quelli che hanno lasciato le sedi scandinave di partenza, si ritrovano soprattutto fra gli Spagnoli e gli Italiani – anziché, come sarebbe stato più corretto ma ovviamente imbarazzante, i Franchi o meglio i loro predecessori Sigambri, Usipeti e Tencteri); nel Delta del Reno e soprattutto sul suo corso medio e alto, i Galli abitavano entrambe le sponde e si estendevano ancora molto più a Est, lungo il Danubio (in generale sulla destra idrografica, ma nell’attuale Austria anche sulla sinistra fino a includere tutta la Boemia, che appunto prende nome dai Boi), fino non soltanto a Vienna, ma addirittura a Belgrado. Anche la Slovenia era compattamente gallica (come l’antico Norico) e in continuità territoriale con la Gallia Cisalpina (sia padana sia carnica), che sul Versante Adriatico arrivava a Sud di Matelica (per la precisione a Brondoleto), su quello Tirrenico – con i Liguri, che erano Celti – fino a Blera (Viterbo), oltre alla celticità della Corsica preromana e, in fase arcaica, perfino della maggior parte della Sardegna.

Come si può constatare, si tratta di un territorio ampio almeno quanto la Gallia ‘prototipica’ – e non è soltanto cisalpina, è anche (per la maggior parte) transalpina essa stessa – e, se in Cisalpina ha conosciuto in parte (non nelle Alpi) un inizio più precoce di Romanizzazione, nel resto del territorio (a parte il confine danubiano) è rimasta non romanizzata perfino più a lungo che la Gallia atlantica. I primi Germani si sono stabiliti a Vienna negli stessi anni in cui Clodoveo si impadroniva della Neustria e quindi di Parigi; la tedeschizzazione di Vienna ha avuto inizio assai dopo Carlomagno e la toponomastica medioevale mostra che, accanto allo strato slavo, si conservavano anche le forme celtiche dei nomi.

L’estinzione del gallico come lingua parlata nelle ultime aree marginali (alpine; fra l’altro, per la precisione, cisalpine) si colloca abbastanza tardi, nel XIII. secolo (per chi fosse interessato, l’ultima zona per cui si può dimostrare che era ancora parlato è la Val d’Ossola, molto cara a parecchi di noi). Nel complesso, a parte la Bretagna (dove l’Immigrazione Britannica ha permesso la conservazione della Celticità), tutta la Gallia è stata o romanizzata o (anche) germanizzata (in parte slavizzata: Boemia, Slovenia, Medio Danubio, qui infine per lo più magiarizzata); lo Stato storico che più si è avvicinato all’estensione della Gallia antica è l’Impero di Carlomagno (egli stesso forse discendente in linea maschile di Senatori gallici, i Ferreoli): dopo Carlo il Grosso, il Regno dei Franchi Occidentali ha progressivamente conseguito l’esclusiva del nome sia di Francia sia di Gallia (ma Gaule non deriva da Gallia, bensì da Walha, il nome germanico dei Celti, corrispondente al gallico e poi latinio Volcae e da cui è ricavato anche l’etnico che uso spesso, gallesco), ma ciò non toglie che la maggior parte delle popolazioni discendenti dai Galli siano rimaste nel Regno dei Franchi Orientali (che a sua volta ha invece mantenuto il nome di Impero Romano, ovviamente accanto a Bisanzio, come ben sappiamo).

L’uso classicistico di Galli e Germani che facevano Napoleone III o, più ancora, Guglielmo II è dunque assai deformato: chiamare Galli i Francesi della Terza Repubblica è sicuramente corretto, ma opporvi i Germani (o, per i nemici, Unni) degli Imperi Centrali è molto impreciso e vale sostanzialmente solo per la parte centro-orientale della Prussia. Con ciò arriviamo allo slavo Gościnny e al venetico Uderzo e anche ai loro continuatori attuali, che attribuiscono a Monolithix e Sidekix del Front Arverne de Résistanche Checrète le sagome di de Gaulle e Churchill, allorché i Separatisti Bretoni e i Nazionalisti Irlandesi erano durante la Seconda – e la Prima – Guerra Mondiale manifestamente più vicini (in ciò ricambiati) al Terzo Reich e rispettivamente agli Imperi Centrali (tutti territorialmente, demograficamente e genealogicamente più gallici che germanici; nel Nazionalsocialismo, addirittura, il Pangermanesimo era in teoria superato da una sorta di Nazionalismo indoeuropeo dove quindi la Celticità poteva trovare ampio spazio), per non parlare delle consonanze fra la destinazione della Rīgŏs dŭxtīr Adrénaline, Thule, e le Antichità Germaniche. Magari è invece un po’ americaneggiante l’approdo finale con Letitbix nella società multietnica dell’isola tropicale...

.

Anche Dario Carcano ha voluto dire la sua:

I Barbari alle porte

L’intera popolazione dell’Urbe era stata radunata per sentire ciò che il messaggero del Re dei Barbari aveva da dire. In mondovisione egli proclamò con voce solenne:

“Il Re dei Barbari mi ha incaricato di annunciarvi che lui e il nostro popolo si sono messi in viaggio e sono già ai confini dell’Impero. Dopodomani saranno nell’Urbe.”

Gelo. La popolazione si disperse e le agenzie di stampa passarono le prime reazioni.

Il Console, in cerca di facile consenso per essere rieletto alle elezioni, imprecava contro il governo precedente che accusava di aver tagliato i fondi ai limitanei, di aver dirottato i fondi per il rafforzamento delle mura dell’Urbe, e di aver lucrato sul business dell’immigrazione. Dimenticandosi che prima di lui al governo c’era sempre lui e prima ancora i suoi alleati, e che era stato lui a tagliare i fondi ai limitanei e ad aver annullato il rafforzamento delle mura perché ‘tanto quando mai se ne sono visti di barbari’.

E alla fine del suo comizio via etere, invocava l’uso della forza contro i Barbari al grido ‘Armiamoci e partite!’.

Nei bar i veterani giocavano a carte, parlando dell’arrivo dei Barbari come delle partite di calcio del giorno prima, chi facendo il tifo per il Console e chi tifando contro.

Le televisioni erano occupate da notiziari, talk show e approfondimenti sull’argomento, con sedicenti esperti e politici in cerca di voti e visibilità.

C’era anche chi era felice dell’arrivo dei Barbari, predicando come fosse necessario comprendere le loro ragioni e instaurare un dialogo con loro. Tra questi c’era il Vecchio Predicatore, secondo il quale i Barbari erano gli unici che potevano cambiare in meglio le cose, ponendo fine alla corruzione, alla falsità, alla decadenza e all’ipocrisia, ridando invece valore all’autenticità.

Dopo l’ennesimo comizio, il Console si ricordò di essere al comando di un esercito. Radunò allora le coorti per difendere l’Urbe dall’arrivo dei Barbari.

Tutto era pronto. Gli arcieri erano sugli spalti, fuori dalle mura i comitatensi erano schierati, assieme a loro c’erano gli squadroni di catafratti. Dentro le mura i manifestanti capitanati dal Vecchio Predicatore protestavano contro la decisione del Console di usare la forza contro i Barbari. Del resto, non avevano fatto nulla, non c’erano stati saccheggi o violenze lungo il loro percorso.

Tramontava il sole, i Barbari tardavano.

I comitatensi affilavano le spade, i catafratti pulivano l’armatura, gli arcieri si erano messi a forgiare le punte delle frecce, i giornalisti vagavano confusi senza sapere che fare: chi intervistava i soldati, chi filmava i manifestanti e chi semplicemente aspettava.

Era già buio quando, da lontano, si vide un cavaliere venire verso quella folla. Era lo stesso messaggero del giorno prima. Scese da cavallo, andò verso le telecamere e, mentre gli operatori sistemavano i riflettori provò la mimica con cui dire la sua battuta.

Quando tutto fu pronto guardò dritto in camera e disse:

“Il Re dei Barbari si scusa, ma oggi non sono riusciti a venire. Verranno domani.”

E guardando la scena da un televisore, il Vecchio Predicatore pensò amaramente che i Barbari sarebbero arrivati solo quando avrebbero abbandonato i pantaloni in favore della toga.

Dario Carcano

.

Per farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.


Torna indietro