Ucronie della Seconda Repubblica


Ha cominciato Ipotetico Sole proponendo la seguente storia alternativa: cosa sarebbe successo se nel 1993 Silvio Berlusconi avesse deciso di fondare un partito di centro che guardava a sinistra invece che a destra? Avremmo avuto le stesse sensazioni, gli stessi avvenimenti e chi sarebbe stato il suo antagonista a destra? A queste domande troverete risposta qui sotto...

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Il Cavaliere Rosso

Novembre 1993: Silvio Berlusconi, imprenditore televisivo, proprietario della Fininvest, durante l’inaugurazione di un centro commerciale a Roma, rispondendo alle domanda di un giornalista del Manifesto: “Se fosse romano, per chi voterebbe al ballottaggio, Fini o Rutelli?” afferma:”Credo che Francesco Rutelli sia degno di poter governare la città Eterna e che la coalizione di sinistra che lo sostiene debba avere la fiducia e la legittimazione dei romani e più in là, anche degli italiani”.

Dicembre 1993: “La Repubblica” titola “Il Cavaliere rosso”. Iniziano a girare per tutto il Paese dei manifesti con una bandiera italiana con le dodici stelle del simbolo dell’Europa, con scritto “Viva l’Italia”.

Gennaio 1994: Silvio Berlusconi annuncia, con una videocassetta inviata alle sue emittenti e a Rai3, che venderà le sue reti e il suo impero a Carlo De Benedetti, per fondare un nuovo Partito, “Viva L’Italia”, il cui compito sarà quello di recuperare i voti dei socialisti craxiani per poter poi mettere in piedi un'alleanza con il Pds di Occhetto e i referendari di Mario Segni.

27 gennaio 1994: Indro Montanelli, direttore del “Giornale Nuovo”, in contrasto con questa strana decisione del suo editore, rassegna le dimissioni e fonda un nuovo quotidiano “La Voce”, ispirato al foglio di inizio secolo di Prezzolini.

2 febbraio 1994: Oscar Luigi Scalfaro scioglie le Camere. Si va ad elezioni politiche anticipate, per il 27 e 28 marzo. Nasce “Italia Unita”, l’alleanza di Centrosinistra che vede uniti Berlusconi, Occhetto e Segni, con l’ex imprenditore designato a ricoprire l’incarico di Primo Ministro, nel caso di vittoria elettorale. A Destra nasce “Alleanza Nazionale” la coalizione che vede I neodemocratici di Destra di Gianfranco Fini ( che nel frattempo si è recato a Gerusalemme a rendere omaggio alle vittime dell’Olocausto e ha abiurato il fascismo) e i CristianoDemocratici di Prodi e Casini, che ricalcando il modello tedesco di Helmut Kohl, propongono al Paese un partito di stampo democristiano ma con una forte apertura al mercato e alla salvaguardia del welfare.

28 marzo 1994: Italia Unita vince le elezioni politiche, conquistando 356 seggi alla Camera e 167 al Senato.  Silvio Berlusconi sale un mese dopo le scale del Quirinale per ricevere da Scalfaro, l’incarico di formare un nuovo governo. Occhetto diviene il Ministro degli Esteri e vice presidente del Consiglio , mentre Mario Segni diviene il Ministro della Giustizia. Alleanza Nazionale ottiene 200 seggi alla Camera, e 100 al Senato. La Lega di Umberto Bossi non riesce a sfondare e si attesta con 6 seggi alla Camera e 3 al Senato, ad un ruolo insignificante, nella vita del Paese.

23 giugno 1994: Inizia il vertice dei G7 a Napoli. Berlusconi presenta a Clinton il suo ministro degli Esteri, l’onorevole Occhetto, come “il coraggioso leader della svolta dell’unico partito comunista democratico di Occidente”. Il presidente americano, insieme a Berlusconi, il socialista Mittterand e il tedesco Kohl, concordano per un ultimatum alla truppe serbobosniache in Bosnia, che stanno operando un massacro etnico a Sarajevo. La data è 15 agosto 1994.

12 luglio 1994: Berlusconi si reca alle Nazioni Unite di New York  per convincere la Russia di Eltsin ad abbandonare la difesa dei serbi di Milosevic e  dei croati di Tudjman nell’opera di spartizione della Bosnia mussulmana:”Se permettiamo che un popolo mussulmano venga massacrato da truppe di religione cristiana in Europa, porremo le basi per un odio verso le nostre popolazioni eterno…”.

15 luglio 1994: Antonio Di Pietro lascia la magistratura in polemica con il procuratore Borrelli e annuncia che entrerà a far parte del Governo Berlusconi con il ruolo di Ministro della Giustizia, dopo l’abbandono di Mario Segni,che nel frattempo è stato nominato Presidente della Commissione Europea.

15 agosto 1994: La Russia decide di non difendere più il governo serbo di Slobodan Milosevic ma questo non basta per convincere il presidente dell’ex Jugoslavia a fare pressioni su i serbobosniaci affinché essi si ritirino da Sarajevo.  Alle 24, Aerei russi e americani iniziano a bombardare le batterie missilistiche dell’esercito jugoslavo. Nel frattempo vengono fatte saltare tutte le comunicazioni nella Serbia tramite l’esplosione di una piccola bomba a neutroni in alta atmosfera. Alle 24 del 16 agosto Milosevic si dimette. Alle 3 di notte la Serbia da il via al ritiro da Sarajevo.

1° settembre 1994: A Sarajevo vengono invitati i capi di stato e di governo di Italia, Russia, Usa, Francia e Germania che hanno operato per la liberazione dello stato mussulmano europeo. Il presidente Iztebegovic firma col nuovo presidente serbo, Milan Stankovic, socialdemocratico, il trattato di Pace. Dichiarazione importante del Ministro degli esteri italiano Occhetto:”La etnia mussulmana avrà in Europa un valido e difensore sempre: L’Italia”.

29 settembre 1994:  Viene presentata la prima Finanziaria del Governo Berlusconi-Occhetto: 54mila miliardi che vengono raccolti tramite un adesione ad un Concordato Fiscale e ad una Tassa Una-Tantum del 10% sui conti correnti con più di 50 milioni di lire. E’ una manovra lacrime e sangue ma che riesce a far centrare nel 1995 al nostro Paese i parametri di Maastricht.

13 novembre 1994:  Mentre si trova a Napoli ad un vertice Onu sulla Giustizia, Il presidente Berlusconi viene raggiunto da un avviso di garanzia emesso dalla Procura di Milano per una presunta storia di tangenti con Il PDS. Berlusconi respinge sdegnosamente le accuse, ma si dimette dalla carica di Presidente del Consiglio, pur rimanendo leader di Viva L’Italia.

1° dicembre 1994: Oscar Luigi Scalfaro, vista l’impossibilità di poter formare un nuovo governo, decide di convocare per il marzo 1995 nuove elezioni politiche. Candidato dell’Alleanza “Italia Unita”, sarà Achille Occhetto.

Marzo 1995: Italia Unita vince di nuovo  le elezioni, ma solo alla Camera. Al Senato la maggioranza è di Centrodestra. Scalfaro decide di incaricare di nuovo Carlo Azeglio Ciampi, per formare un governo tecnico che salvi il Paese dal caos.

13 ottobre 1995: Ciampi vara un governo politico ma con tutti i leader dei partiti italiani sia di destra di sinistra. Gianni Letta rappresenta Berlusconi con il Ministero degli Esteri, D’Alema è il Ministro della Giustizia, Fini è il Ministro dell’Economia, mentre Pannella assume la carica di Ministro della Sanità. Unico partito che rifiuta di entrare al governo  è la Lega di Umberto Bossi, che inizia ormai a contestare le fondamenta delle unità nazionale.

21 aprile 1996: Si va a votare per la terza volta ad elezioni politiche  in tre anni. Leader dei Ds ( che hanno nuovamente cambiato nome) è Massimo D’Alema, visto che Occhetto si ritira dalla vita politica per motivi di salute. Berlusconi intanto affronta una lunga estenuante battaglia legale. La vittoria va ad Alleanza Nazionale, la supealleanza che comprende i Democratici di Destra di Fini e i Cristiano Democratici di Prodi e Casini. Presidente del Consiglio diviene Romano Prodi, vista la diffidenza, in ambito di politica estera, che si ha verso Fini, ex missino.

28 ottobre 1998: Dopo due anni di importanti successi in politica economica e in ambito europeo, cade il governo di Romano Prodi per un attacco dei franchi tiratori. Nuovo Premier è Gianfranco Fini che, come primo atto personale da Capo del Governo, si reca a pregare sulla tomba di Matteotti, il deputato socialista ucciso dalle squadracce fasciste nel 1924.

13 maggio 2001: In un mondo profondamente cambiato dal 1996, dove il presidente degli Usa è il democratico Al Gore, che ha battuto nel novembre 2000 il repubblicano Bush alle presidenziali, “L’Unione”, il nuovo nome dell’alleanza di centrosinistra vince le elezioni politiche generali. A Palazzo Chigi ritorna Silvio Berlusconi che porta al governo come ministro degli Esteri Walter Veltroni, per i Ds.  Francesco Rutelli intanto è il nuovo segretario dei Democratici di Sinistra.

11 settembre 2001: Dopo un incredibile e spaventoso attacco agli Usa e all’Europa occidentale ( 19 aerei di linea vengono dirottati contro il World Trade Center, La Casa Bianca, la Torre Eiffel, Il Colosseo, Il Cremlino, Il Reichstag, Westminster e il palazzo dell’Unione Europea di Bruxelles) da parte del gruppo terroristico di Al Qaeda, Berlusconi chiama Gore  per pianificare una reazione agli attacchi al terrorismo islamico. Fausto Bertinotti, leader di Rifondazione Comunista e noto pacifista afferma: “la guerra al terrorismo è una guerra giusta e di sinistra che verrà vinta”.

20 marzo 2003:  Dopo un ultimatum delle Nazioni Unite all’Iraq, Saddam Hussein si dimette e fugge in Cina. Nuovo Presidente è il curdo Talabani. L’Iraq si avvia alla democrazia, senza spargimento di sangue grazie alla pressione armata occidentale. Il terrorista Zarqawi, inizia però a far saltare in aria iracheni per vendetta e per sabotare la democrazia etnica del nuovo paese risorto dopo anni di saddamismo.

11 marzo 2005: 1000 morti a Baghdad per un attacco con una arma al Sarin contro l’innocente popolazione irachena. L’autore è Zarqawi. L’Italia invia truppe da campo e medici della Croce Rossa per aiutare il popolo mesopotamico.

17 settembre 2005: Si svolgono le Primarie dell’Unione. Berlusconi deve fronteggiare Walter Veltroni e Bertinotti.

Ipotetico Sole

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E ora, ecco alcuni flash della stessa ucronia venuti in mente a Dario Carcano (volutamente assurdi, ma non troppo):

28 marzo 1994, Emilio Fede commenta i risultati elettorali al Tg4 della sera:
"Massimo D'Alema ha vinto la sua battaglia, e con lui la sinistra italiana. Consentitemi di dire che l'ha vinta con grande coraggio, che l'ha vinta quasi contro tutto e quasi contro tutti. Perché? Perché l'ha vinta contro la gran parte della stampa, la gran parte dell'informazione radiotelevisiva. Io credo di non svelare nulla in particolare dicendo che oggi da lui ho ricevuto una telefonata, nel momento in cui stava partendo per Roma, per raccogliere questo successo strameritato: una telefonata nella quale Massimo D'Alema mi diceva «Speriamo di poter cominciare a lavorare subito al più presto, per ridare fiducia al Paese, per dare al Paese un governo stabile, per poter mantenere le promesse che abbiamo fatto». Io posso garantire, ormai che le urne sono chiuse, ormai che il voto è dato, che tutto quello che vi dico è la sacrosanta verità.
E questa battaglia, permettetemi di dirlo, l'ha vinta anche Silvio Berlusconi, che circe un anno fa, di fronte all'evolversi degli eventi nella situazione politica italiana, ha fatto una scelta di campo coraggiosa, anche contro il parere di molti che gli consigliavano, in amicizia, di non fare questo passo. Silvio Berlusconi, lo dico non solo da suo dipendente, in quanto direttore di una delle sue testate giornalistiche, ma anche, mi permetto di dire, da amico, ha scelto di dare fiducia ad una parte politica che per troppi anni è stata esclusa dal governo di questo paese, nonostante fosse ormai perfettamente matura per aspirare a prendere il timone dell'Italia."

1999:
"Ministro Claudio Petruccioli, se Europa 7 di Di Stefano ha vinto il bando per la trasmissione televisiva a livello nazionale, facendo un'offerta migliore di una delle reti di Berlusconi, perché Europa 7 non può ancora trasmettere?"
"Guardi, noi stiamo analizzando la questione, e riteniamo che non ci siano abbastanza elementi per decidere."
"Ma la Corte Costituzionale ha bollato come illegale il fatto che Europa 7 non sia ancora in grado di trasmettere. Perché il suo governo non sta facendo niente in proposito? Perché questo danneggerebbe Berlusconi, ossia il principale alleato del vostro schieramento a livello editoriale, che dovrebbe chiudere una delle sue reti televisive?"
"Non è vero che non stiamo facendo niente in proposito: abbiamo deciso che prima di decidere è necessario attendere ulteriori evoluzioni tecnologiche che permettano di risolvere la questione."

2003, il ministro della giustizia Antonio Maccanico spiega la riforma che da lui prende il nome:
"Così abbiamo deciso che gli imprenditori del ramo televisivo, proprietari di una squadra di calcio, nati entro il 1940, che di nome fanno Silvio e hanno un cognome che inizia per B., non possono essere sottoposti a processo penale."

2007, titoli dei giornali del gruppo Fininvest dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale il lodo Maccanico perché contrario all'articolo 3 della Costituzione:
"I magistrati fascisti affossano l'Italia"
"Magistratura, ultima ridotta del fascismo?"
"Le Toghe Nere attaccano il governo"

2008, il ministro della giustizia Luciano Violante spiega la nuova riforma del processo penale e civile:
"La nuova riforma della giustizia ha come obiettivo garantire i diritti dell'imputato. Pertanto abbiamo deciso che se un processo non termina entro sei anni e mezzo questo decade, e il reato non più perseguibile penalmente; abbiamo dimezzato i termini della prescrizione; abbiamo deciso di depenalizzare reati come la corruzione e l'abuso d'ufficio; abbiamo riformato il regime del 41 bis, che da ora in poi potrà essere richiesto solo se sussiste la flagranza di reato; inoltre abbiamo limitato i casi in cui i magistrati possono fare uso di intercettazioni telefoniche. Da ora in poi, una persona potrà essere intercettata solo se i magistrati hanno le prove della sua colpevolezza.
Siamo sicuri che questa riforma migliorerà il sistema giudiziario italiano, correggendone i molti difetti."

2012, comizio di Matteo Renzi, candidato alle primarie per scegliere il nuovo segretario del Partito Democratico:
"Non se ne può più dei vecchi tromboni come Berlusconi, che con le sue reti comanda la sinistra, e ha una corte di vecchi dirigenti di partito che gli vanno dietro.
È necessaria una rottamazione, un cambiamento radicale sia nel Partito che nell'Italia."

2014, discorso del Presidente del Consiglio Matteo Renzi:
"Sì, lo so. Avevo detto che la sinistra doveva staccarsi da Berlusconi, però in realtà Berlusconi è un argine contro il fascismo e il populismo, ed è anche grazie a lui che abbiamo vinto le ultime elezioni. Non siamo noi che dobbiamo allontanarci da lui, è la Destra che deve prendere spunto da lui e diventare presentabile.
Adesso, il ministro della giustizia Niccolò Ghedini spiegherà la sua nuova riforma, grazie alla quale ci sarà una rivoluzione nella tutela dei diritti degli imputati: grazie alla sua riforma si potrà diventare magistrati solo se si è stati condannati per corruzione, concussione, estorsione, o associazione a delinquere di stampo mafioso."

Dario Carcano

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Anche Sandro Degiani ha voluto scrivere una sua ucronia berlusconiana (senza nessun intento di proganda politica, intendiamoci!!). Eccola:

1974: una nave della Costa Crociere naufraga nel Mare dei Caraibi. Tutti salvi i passeggeri e l'equipaggio, ma risultano dispersi due animatori della nave, il cantante ed il pianista: certi Silvio e Piero Berlusconi.

Approfondite ricerche non portano a nessun risultato; i due vengono dichiarati "morti presunti" e la fresca società immobiliare di Silvio "Milano 2" fallisce. Il fallimento trascina con sé in un vortice anche il PSI di Craxi che aveva puntato su Berlusconi come "banchiere" del partito; senza più fondi derivanti da speculazioni edilizie, il PSI torna alla vecchia politica delle bustarelle e delle tangenti e il magistrato di Pietro inchioda sul banco degli imputati buona parte della classe politica italiana.

Questa volta a ribellarsi sono i quadri intermedi dei partiti, stanchi e disgustati dalla corruzione e dalla inamovibilità dei vertici politici. Uno dopo l'altro vengono indetti i Congressi Straordinari di tutti i Partiti di governo e di opposizione nella oramai celebre "Stagione dei Congressi".

Tutti i Consigli Direttivi vengono costretti alle dimissioni, e d alle votazioni emergono giovani e volti nuovi. A novembre, concluso l'ultimo Congresso, per la prima volta nella storia dopo il 1945 l'età media dei Segretari e Presidenti di Partito è inferiore ai 40 anni! Concordemente viene richiesto lo scioglimento delle Camere e nuove elezioni, subito concesse dal Presidente Pertini. Il nuovo parlamento della cosiddetta Seconda Repubblica è equamente diviso tra schieramenti conservatori e progressisti, ma non c'è esacerbazione dello scontro. Viene invece varato un Governo di Coalizione Costituente, che vede tutti partiti concorrere ad un ridisegnamento del panorama politico italiano.

Vengono aboliti e soppressi 3700 Enti statali con Decreto Presidenziale, e  sottoposta a referendum viene la Nuova Costituzione che prevede una Repubblica Presidenziale, un Parlamento monocamerale ed un Senato Federale per la legislazione locale. Alla pubblicazione dei risultati, prendendo atto della svolta, Pertini firma per primo la Nuova Costituzione e si dimette dichiarando: "Ho contribuito alla nascita di due costituzioni.. credo sia venuto per me il momento di ritirarmi dalla vita politica e scrivere le mie memorie!"

L'economia si riprende, la politica si ricollega al paese ma... un gruppo di sub italiani, sbarcando su un'isoletta dei Caraibi, trova il relitto di un pianoforte arenato sulla spiaggia e due barbuti individui che corrono verso di loro agitando le braccia. Sono SIlvio e Piero Berlusconi, rimasti per sette anni su un isolotto dopo essersi salvati dal naufragio aggrappandosi al pianoforte!

Il rientro dei due novelli Robinson in Italia è un trionfo, ma trovano un paese diverso. Berlusconi non è però il tipo da farsi intimidire, e sette anni sull'isola lo hanno temprato ed indurito. Ramazza un po' di denaro e nel 1984 riesce a comperare l'agonizzante Alfa Romeo. Chiama in azienda Forghieri strappandolo alla Ferrari e dichiara che l'Alfa dovrà tornare ad essere una automobile davanti a cui ci si deve levare il cappello!!

Due anni dopo presenta la "Arcore"" un coupé supersportivo con motore 12 cilindri di 3500 cc. e 500 Hp disegnato da Pininfarina ispirandosi alla Alfa 33 Stradale, e contemporaneamente annuncia il ritorno dell'Alfa in Formula Uno. L'anno dopo, il 1985, ingaggia uno sconosciuto corridore tedesco di F3, tale Micheal Schumacher, e vince il campionato dopo un epico scontro finale a Monza contro la Ferrari di Alboreto.

Nel 1987 l'Alfa ha il 12 % del mercato Italiano e il 34 % di quello Tedesco. L'Alfa nel 1988 lancia la nuova "GT Junior" una 1300 turbo a trazione integrale da 250 Hp e entra anche nei Rally. Nel 1990, facendo il bilancio di sei anni, Silvio Berlusconi produce oltre 3.500.000 automobili l'anno tra Arese, Pomigliano e la nuova fabbrica di Arcore sui capannoni delle ex-Gilera, ora diventata la più grossa fabbrica d'Europa con oltre 10.000 ettari di estensione e 95.000 dipendenti.

SIlvio è pronto per il grande passo, ispirato dal suo Direttore del Personale e vicepresidente Bossi (efficientissimo e famoso per assumere solo Padani DOC o extracomunitari che parlino il dialetto bergamasco). Berlusconi attende che la FIAT compia i 100 anni nel 1992 per annunciare che ne ha rilevato il pacchetto azionario di maggioranza anche grazie al matrimonio della figlia Barbara con Lapo Elkann. Viene nominato Amministratore Delegato di FIAT Auto Marcello dell'Utri che in due anni pilota la fusione completa di FIAT e Lancia nel Marchio Alfa Romeo, che adesso sfoggia orgogliosamente il vecchio logo del 1946 con la scritta "Milano" e il nodo sabaudo.

Si aggiungono alla lista dei siti produttivi, Mirafiori, Rivalta, Termoli, Pratola Serra, Athessa, la Polonia, San Paolo del Brasile, Belo Horizonte, la Turchia, e gli stabilimenti rilevati della Vaz in Russia, Tatra in India e Seat in Spagna. Nel 1995 il Gruppo Auto Biscione può contare su 6.000.000 di vetture prodotte ed è il secondo produttore europeo e il 6° mondiale. Ma Silvio non si ferma: forte di oltre 150 miliardi di Euro di fatturato, con l'appoggio del Governo Craxi sbarca il America ed acquista il pacchetto di maggioranza del Gruppo Chrysler ed interviene nel salvataggio del Gruppo Daewoo acquistando l'intera azienda.

Adesso che produce anche in estremo oriente e a Detroit, Silvio si lancia in una sarabanda di nuovi modelli che mettono in ginocchio e fanno confluire nel Gruppo Biscione Jaguar, Mercedes e BMW. Nel 2003 in Europa resistono solo i francesi della Renault per campanilismo e perchè statali, e la Volkswagen perchè in parte proprietà dei lander tedeschi, ma conservano solo una fetta dei mercati nazionali. Nel 2005 Silvio festeggia vent'anni di successi industriali e 15.000.000 di auto prodotte direttamente e 10.000.000 su joint venture. Indice una settimana di celebrazioni un po' pacchiana, tra ricevimenti, fuochi artificiali e l'esibizione di gruppi musicali in esclusiva (si riuniscono e suonano assieme per l'occasione, per una cifra mai svelata, i due Beatles superstiti). Ad una intervista alla domanda:

"Ma come le è venuto in mente, vent'anni fa, di lanciarsi in questa folle impresa?" risponde:

"...le confesso, volevo buttarmi in politica, ma poi ho pensato, c'è un mestiere che so fare bene... gestire e far crescere aziende... perchè andarmi a impelagare in un mestiere che non conosco e che forse non so fare?"

Sandro Degiani

Storia del logo dell'Alfa Romeo (grazie a Sandro Degiani!)

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Questa è poi l'idea di Damiano:

Mettiamo caso che l’Italia non si sia unita nel Risorgimento. Arrivati negli anni '70 la penisola è ancora divisa e, sebbene esista una lingua italiana “standard” (usata da intellettuali, politici e uomini d’affari), all’interno dei vari staterelli se ne parlano e scrivono diverse varianti, spesso quasi inintelligibili tra loro.

Anche i mezzi di comunicazione seguono questa divisione: ogni stato ha i suoi giornali, radio e televisioni locali.

Un giorno, a metà degli anni ’70, un imprenditore del Regno Lombardo-Veneto di nome Silvio Berlusconi da vita a un progetto ambizioso: un canale televisivo che trasmetta in tutta Italia.

Berlusconi decide che questo nuovo canale (chiamato ReteItalia) avrà trasmissioni solo in Italiano standard, con una programmazione astutamente rivolta al pubblico giovanile.

Inizialmente la rete parte in sordina, ma diventa nel giro di un anno la rete televisiva più seguita dai giovani: la sua programmazione oltre a film e telefilm stranieri (tutti doppiati in Italiano standard) prevede soprattutto spettacoli e trasmissioni che presentano conduttori, ospiti e pubblico provenienti da ogni parte della penisola.

Nel giro di dieci anni Rete Italia (a cui seguiranno Rete Italia 2 e Rete Italia 3) allenta le barriere linguistiche e culturali tra i vari stati Italiani.

All’inizio degli anni novanta inizia sulle reti di Berlusconi una sottile campagna mediatica tesa a celebrare i legami culturali e sociali dei popoli italiani. Vengono prodotte fiction e film che celebrano personaggi storici o gli eroi sconfitti del risorgimento e che instillano l’idea che la divisione tra gli Stati Italiani sia una cosa innaturale e imposta dagli altri popoli.

Nel 1994 Berlusconi annuncia la nascita di un movimento politico (chiamato "Viva l’Italia") che ha come obbiettivo la creazione di una Unione degli Stati Italiani.

Che dite? Ce la farà?

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Così gli replica Falecius:

Se l'America lo vuole, sì. Naturalmente, c'è da vedere come l' equilibrio di potere in Europa è alterato dall'assenza di una Italia unita. Che avrebbe immediate ripercussioni sull'unificazione della Germania (che comunque potrebbe avvenire, ma non necessariamente a guida prussiana, e comunque difficilmente con una conquista della Alsazia-Lorena). Per non parlare del fatto che una assenza dell'Italia cambierebbe la Prima Guerra mondiale a livello sia di schieramenti che di risultato (una eventuale alleanza austro-tedesca sarebbe decisamente avvantaggiata senza un fronte alpino) e probabilmente la stessa sopravvivenza dell'Austria che tu sembri postulare avrebbe effetti tali da rendere perfino possibile una situazione dove l'America non sia la potenza regionale dominante dell'Europa Occidentale (credo che al suo posto ci potrebbero essere la Germania o meno probabilmente la Russia, sono più scettico su Francia o Gran Bretagna ma non le escludo)

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Passiamo la palla a Federico Sangalli:

Il Golpe del 1993

Il 29 maggio 2010 il Presidente della Repubblica emerito Carlo Azeglio Ciampi rilasciò un'intervista a Repubblica in cui, tra le altre cose, fece anche le seguenti affermazioni:
"Il mio governo fu contrassegnato dalle bombe. Ricordo come fosse adesso quel 27 luglio, avevo appena terminato una giornata durissima che si era conclusa positivamente con lo sblocco della vertenza degli autotrasportatori. Ero tutto contento, e me ne andavo a Santa Severa per qualche ora di riposo. Arrivai a tarda sera, e a mezzanotte mi informarono della bomba a Milano. Chiamai subito Palazzo Chigi, per parlare con Andrea Manzella che era il mio segretario generale. Mentre parlavamo al telefono, udimmo un boato fortissimo, in diretta: era l'esplosione della bomba di San Giorgio al Velabro. Andrea mi disse "Carlo, non capisco cosa sta succedendo...", ma non fece in tempo a finire, perché cadde la linea. Io richiamai subito, ma non ci fu verso: le comunicazioni erano misteriosamente interrotte. Non esito a dirlo, oggi: ebbi paura che fossimo a un passo da un colpo di Stato. Lo pensai allora, e mi creda, lo penso ancora oggi...
[...]
corsi come un pazzo in macchina, e mi precipitai a Roma. Arrivai a Palazzo Chigi all'una e un quarto di notte, convocai un Consiglio supremo di difesa alle 3, perché ero convinto che lo Stato dovesse dare subito una risposta forte, immediata, visibile. Alle 4 parlai con Scalfaro al Quirinale, e gli dissi "presidente, dobbiamo reagire". Alle 8 del mattino riunii il Consiglio dei ministri, e subito dopo partii per Milano. Il golpe non ci fu, grazie a Dio."

L'intervista prosegue con Ciampi che non si capacita di chi avrebbe potuto volere un golpe contro di lui e del perché la Mafia abbia iniziato a far esplodere le bombe in un dato momento e del perché abbia poi cessato in un altro. Repubblica menziona la nota teoria che l'evento spartiacque sia stato la nascita di Forza Italia, a cui le bombe dovevano aprire la strada a mo' di strategia della tensione, e che ci fossero pezzi di stato deviati che collaborarono con la Mafia ma Ciampi non si sbilancia su questo, ribadendo semplicemente di non sapere la verità su quegli anni e chiedendo che sia fatta finalmente luce su quei foschi eventi.

Ma la domanda che pongo io è: e se i timori di Ciampi si avverassero e ci fosse davvero un colpo di stato?
La situazione sarebbe stata tremendamente favorevole. In quel momento l'Italia era debolissima: la tempesta di Tangentopoli aveva distrutto la credibilità della classe politica italiana, con oltre metà dei parlamentari incriminati in questo o quel procedimento i leghisti sventolavano i cappi in Aula con il consenso della maggioranza della popolazione; la maxi-svalutazione della Lira aveva affossato l'economia italiana e l'aveva costretta a uscire dallo SME e a lanciarsi in una politica di lacrime e sangue.
Lo stesso Governo Ciampi era frutto di quelle circostanze, il primo esecutivo tecnico chiamato a salvare il paese dalla bancarotta davanti al default della classe politica, e non era nato nel migliore dei modi: nominato il 28 aprile già il giorno dopo aveva perso tre ministri prima ancora di prestare giuramento dopo il respingimento della richiesta a procedere nei confronti di Bettino Craxi.
Ciampi era impegnato in quella difficile fase di negoziazione tra le parti sociali nota poi come "concertazione" mentre sottotraccia si iniziava a parlare della riforma dei servizi segreti, riforma che nell'autunno del 1993 avrebbe provocato una crisi politica nazionale con lo scandalo dei fondi neri del SISDE (che fece ventilare delle possibili dimissioni anticipate di Scalfaro e spinse Bossi a minacciare la secessione).
L'esercito italiano era impegnato nell'intervento in Somalia e proprio il 2 luglio sarebbe avvenuta la Battaglia del Pastificio in cui tre soldati italiani sarebbero rimasti uccisi, la prima perdita di vite umane sotto insegna italiana in combattimento dalla seconda guerra mondiale.
La Mafia intanto, nonostante l'arresto di Riina a inizio anno, aveva lanciato la sua campagna contro lo Stato: dopo aver discusso di far saltare la Torre di Pisa, di assassinare il Governatore di New York Mario Cuomo durante la sua visita in Sicilia nel novembre 1992 o di spargere siringhe infette sulle spiagge di Rimini per diffondere il panico, il 14 maggio i mafiosi tentarono di uccidere Maurizio Costanzo con un'autobomba a Roma ma fallirono, ferendo "solo" ventiquattro innocenti passanti.
Poi il 28 luglio avvennero gli attentati alle chiese di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro, a Roma, un chiaro segnale alle autorità italiane e anche al Vaticano, di cui va fatte la chiesa lateranense, che all'epoca stava adottando una linea molto dura contro i mafiosi. La stessa notte altre bombe esplodono in Via Palestro, a Milano, e in Via dei Georgofili, a Firenze. Il bilancio finale sarà di dieci morti, tra cui due neonate, e oltre centoventi feriti.
Il giorno dopo gli attentati il Sismi dirama una nota riservata in cui mette in guardia che tra il 15 e il 20 agosto vi sarà un "alto rischio di attentati terroristici" a "personalità di alto rilievo", facendo i nomi del Presidente della Camera Giorgio Napolitano e del Presidente del Senato Giovanni Spadolini. Sicché il 4 agosto viene deliberato un innalzamento del livello di protezione dei due personaggi: non succederà niente ma a fine mese un rapporto del Sismi rivendica come proprio l'innalzamento delle misure di sicurezza abbia dissuaso gli attentatori dal loro nefasto gesto.
Infine il 27 gennaio 1994 i mafiosi pianificarono di far esplodere un'autobomba davanti allo Stadio Olimpico al termine di Lazio-Udinese, al passaggio di due pullman dei carabinieri, ma la bomba non esplose al segnale radiocomandato a causa delle cattive condizioni dell'esplosivo e prima di poter compiere un secondo tentativo i membri del commando mafioso furono arrestati dalla polizia allertata da un cittadino insospettito dai movimenti dei malavitosi.
Insomma nel 1993 il paese era in piena crisi sistemica, sull'orlo del default economico e a malapena capace di reggersi in piedi davanti a numerosi attacchi su più fronti.
Se c'era un momento perfetto per un colpo di stato probabilmente fu quello ma chi avrebbe potuto compierlo?
Ho immaginato due scenari, qua presenterò solo il primo perché sennò il messaggio diventa troppo lungo:
- la Mafia. Cosa Nostra e compagnia erano potenti, avevano miliardi di lire e migliaia di uomini armati ai loro comandi, con accesso ad armi, esplosivi e tutto quanto il necessario per destabilizzare un paese civile. É ormai acclarato inoltre che la Mafia godette durante la sua lunga storia di comprovati legami con parti colluse delle forze dell'ordine e dei servizi segreti. Questo ambito si sposa poi con la famosa teoria della trattativa stato-mafia: secondo alcuni i vertici dello stato trattarono con la criminalità organizzata, secondo altri fu solo una parte collusa e deviata, secondo alcuni la trattativa ebbe successo, secondo altri non andò mai in porto, secondo alcuni la trattativa ci fu ma fu solo un gioco di specchi messo in piedi dai nostri servizi per dividere lo stesso fronte mafioso tra i boss favorevoli a dare all'opinione pubblica un pezzo di carne per far salvare la faccia alle forze dell'ordine e tornare così indisturbati nel sottobosco criminale e chi invece voleva combattere con le unghie e con i denti senza accettare alcun ridimensionamento dell'orgoglio mafioso (secondo questa interpretazione gli arresti di Riina e Provenzano sarebbero frutto proprio di questo lavoro ai fianchi), secondo altri non ci fu proprio. Tra i più accusati di essere stati vicini alla trattativa ci fu Giovanni Conso, ministro della giustizia tra il 1993 e il 1994. Eminente giurista, vicepresidente del CSM e presidente della Corte Costituzionale, nonché candidato del PDS al Quirinale nel 1992, Conso era già famoso per aver dato il nome al Decreto Conso, che nelle ultime settimane di vita del Governo Amato I tentò di depenalizzare retroattivamente il reato di finanziamento illecito per operare un "colpo di spugna" rispetto alle inchieste di Mani Pulite. Il tentativo fallì perché Scalfaro si rifiutò di firmare il decreto, ritenendolo contrario alla Costituzione. Successivamente, proprio durante la stagione delle bombe del 1993, Conso, confermato nel Governo Ciampi nonostante la sua impopolarità, scelse di non rinnovare il 41-bis a 140 boss mafiosi sottoposti a carcere duro, dichiarando in seguito: "Fu una scelta personale, non la comunicai a nessuno. la decisione non era un'offerta di tregua o per aprire una trattativa. Cercavo solo di fermare altre stragi". Peraltro la scelta avvenne lasciando all'oscuro lo stesso Ciampi, che in seguito dichiarò: "Non venni avvertito né prima né dopo quella mancata proroga. Non so nemmeno dare una spiegazione per la condotta del ministro della giustizia Conso che, con la mancata proroga di tali decreti, certamente andava in netta contrapposizione con le linee guida del governo da me presieduto in tema di lotta alla mafia".
Ora immaginiamo il seguente scenario: la campagna di destabilizzazione parte prima e molto più in forze. Gli attentati continuano senza sosta, gli Uffizi, San Giovanni in Laterano, via Palestro sono solo l'inizio, la Torre di Pisa viene fatta saltare in aria, un sanguinosissimo attentato allo Stadio Olimpico getta il paese nel terrore e costringe le autorità a sospendere il campionato, Maurizio Costanzo è ucciso, il governatore Cuomo è assassinato a Messina facendo perdere la faccia allo stato italiano a livello internazionale. Il paese è già praticamente in bancarotta quando esplode lo scandalo SISMI, Scalfaro è costretto a dimettersi, subito dopo gli attenati pianificati eliminano Spadolini e Napolitano, lasciando lo stato decapitato. Poi il 27 luglio 1993 la capitale è svegliata da una nuova raffica di esplosioni, per ore regna il caos mentre i militari assumono il controllo dell'ordine pubblico finché il mattino dopo non viene annunciato che anche il premier Ciampi è morto, ufficialmente in un incidente automobilistico avvenuto mentre rientrava a Roma a gran velocità dopo i primi attentati.
A norma di legge, in assenza di vicepremier il ministro più anziano dovrebbe assumere ad interim l'incarico: il gravoso compito ricade così sul Ministro per i Rapporti col Parlamento Paolo Barile, classe 1917, ma questi rifiuta stranamente subito l'incarico perché "non si ritiene adatto". Così tocca al secondo ministro più anziano, cioè allo stesso Conso, classe 1922. Conso non è un corrotto ma, similmente ad alcuni suoi omologhi colombiani dello stesso periodo, vuole porre fine allo spargimento di sangue e al caos. Il nuovo esecutivo dichiara lo Stato di Emergenza e affida tutti i poteri al Consiglio Nazionale di Difesa: in assenza del Presidente della Repubblica il CNS viene presieduto dal Ministro della Difesa ma il titolare Fabio Fabbri rassegna anche lui le dimissioni permettendo a Conso di nominare un sostituto "ad interim" nella persona del Generale Antonio Subranni. Il CNS di fatto assume tutti i poteri concernenti sicurezza e ordine pubblico, Conso rimane un premier fantoccio. Con i presidente dei due rami del parlamento morti, la carica di capo dello stato rimane vacante anche perché con la scusa della legge marziale il parlamento non viene più riconvocato, impedendo così al senatore più anziano (il Senatore a Vita socialista Francesco De Martino) di poter "presiedere l'assemblea in caso di vacanza del Presidente del Senato" come sancito dalla legge e così facendo di assumere ad interim i poteri di capo dello stato. La notizia del golpe fa crollare la già inesistente fiducia estera nello stato italiano, il crac finanziario è inevitabile, per compensare e riguadagnare punti agli occhi degli investitori stranieri il nuovo governo annuncia per decreto un massiccio piano di privatizzazioni: con l'assistenza dei Chicago Boys rimasti disoccupati dopo la caduta di Pinochet, tutto il carrozzone delle aziende statali, parastatali, partecipate e parzialmente private viene venduto in un'unica tranche senza gare d'appalto con la scusa di risanare i conti. Anche se gli acquirenti risultano quasi tutti stranamente disoccupati nullatenenti residenti in piccoli paesi del Sud, gli Stati Uniti iniziano a balbettare su quanto l'Italia sia "un paese meravigliosamente capitalista", giustificando il colpo di stato con ragioni di ordine pubblico. Nonostante questo l'Italia non può rispettare i parametri di Maastricht e rimane fuori dalla neonata UE, che peraltro non ha nessuna intenzione di ammettere uno stato dittatoriale e selvaggiamente corrotto come quello italiano.
Intanto, dietro le quinte, si lavora a un nuovo partito-balena bianca che possa rimpiazzare la traditrice DC e garantire gli interessi della Mafia: il 41-bis è revocato, la Legge La Torre pure, la mafia è dichiarata un'espressione della classe dirigente politica meridionale e quindi se la sua appartenenza costituisce un reato è un reato politico e dunque non perseguibile. Questo era il programma di un partito fallimentare messo insieme nel 1992 da alcuni sodali della Mafia per cercare di fare pressioni sulla vecchia partitocrazia, la Lega Meridionale): tra i suoi membri figuravano l'ex senatore socialista Domenico "Mimmì" Pittella e Licio Gielli. Inoltre la LM aveva creato un cartello ("Lega delle Leghe") con la Lega Nazional-Popolare e altre costole minori dell'MSI guidate da neo-fascisti acclarati come Stefano delle Chiaie e Tomaso Staiti detto "il Barone nero". La LdL viene ricreata a livello nazionale, con l'innesto di pezzi esterni, sia provenienti dalla società civile (come l'imprenditore Silvio Berlusconi e il manager Marcello dell'Utri) sia dalla vecchia partitocrazia (come i giovani democristiani Salvatore Cuffaro e Angelino Alfano). Per preparare il terreno decine e decine di giornalisti, attivisti e magistrati sono assassinati, molti altri fuggono all'estero per vivere come esuli. La violenza chiama violenza: le Nuove Brigate Rosse hanno una recrudescenza ancora più virulenta che in HL, il Capitano Ultimo si dà alla macchia per guidare un gruppo paramilitare che si oppone alla Mafia con le armi stile militari colombiani, da una località montana imprecisata Umberto Bossi esorta le Camicie Verdi alla "seconda Liberazione" dalla dittatura "fascista, mafiosa e terrona".
Nel 1997, allo scadere della vecchia legislatura (di fatto "sospesa" e mai più riconvocata dal 1993), le elezioni portano alla vittoria scontata della LdL. Isolata e considerata alla stregua di un paria, conosciuta come "il Messico d'Europa" e sostenuta solo dagli USA interessati alle sue strategiche basi nell'ambito della Guerra al Terrorismo, l'Italia si appresta a entrare nel terzo millennio con enormi problemi strutturali, profonde disuguaglianze e una diffusa violenza politica. Come potrebbe proseguire?

Ed ecco un altro scenario possibile.
Le basi sono sempre le stesse. Nel 1993 l'Italia versa in una crisi nera: classe politica delegittimata e corrotta fino al midollo, parlamento senza maggioranza, crisi economica fortissima, svalutazione della lira, paese sull'orlo della bancarotta, guerre di mafia sanguinose e con corredo di campagne di attentati dinamitardi che minavano lo stesso controllo del territorio da parte dello stato. Similarmente all'ipotesi uno, anche qua la Mafia scatena l'inferno per costringere le autorità alla resa, Scalfaro è costretto a dimettersi per lo scandalo SISMI e poco dopo i vertici del governo sono decapitati da una serie di attentati mirati. In questo caos i mafiosi e i militari da loro controllati sperano di poter riempire il vuoto di potere ma c'è una forza con cui non hanno fatto i conti: la popolazione.
Stremata dalla depressione economica, sconvolta dagli attentati e oltraggiata dalla corruzione, gli italiani nel 1993 erano un popolo esasperato, a voler usare un eufemismo. Nel 1981 quando il premier Spadolini aveva provato a parlare al funerale di Dalla Chiesa era stato subissato di fischi, solo Pertini e l'Arcivescovo Pappalardo avevano potuto parlare senza contestazioni e la corona di fuori spedita dalle autorità era stato rimandata indietro. Anche al funerale di Falcone si erano verificate delle scene simili: ancora una volta solo il capo dello stato Scalfaro ne era uscito più o meno indenne, mentre i palermitani scandivano "Fuori-la mafia-dal-lo-Stato!". In Parlamento i leghisti avevano sventolato i cappi in faccia ai deputati della maggioranza tra gli applausi generali. Gli uomini più popolari del paese erano dei magistrati non eletti che agli occhi dell'opinione pubblica ogni giorno combatteva con una classe di eletti ma ben poco rappresentativi politicanti cleptocrati e malavitosi. Non serve poi ricordare come finì l'epopea di Craxi, fatto segno di una sassaiola di monetine che è entrata nel parlato come simbolo di massima umiliazione per un politico.
Insomma, nel 1993 la gente era pronta a una svolta che "facesse pulizia" di una classe politica ritenuta parassitaria e ben poco democratica. Così, quando il piano di Cosa Nostra si mette in moto, ne parte un altro.
Il 47enne Antonio Pappalardo (nessuna parentela con il vescovo sopracitato) all'epoca era un tenente colonnello dell'Arma dei Carabinieri in congedo dopo essere stato eletto deputato nel 1992 nelle file del Partito SocialDemocratico Italiano. Prima di allora era stato per cinque anni presidente del COCER (una sorta di sindacato dei carabinieri) e poi comandante provinciale dei suddetti a Roma. Dopo aver creato il suo partito "Solidarietà Democratica" ed essersi candidato senza successo a sindaco di Pomezia (SD verrà poi coinvolta in un'inchiesta su legami con la massoneria deviata), nel maggio del 1993 diventa brevemente per una ventina di giorni sottosegretario alle finanze del governo Ciampi stesso. In seguito, Pappalardo sarebbe diventato tristemente famoso per le sparate complottiste, i Gilè Arancioni e tutto il resto ma nel 1993 era ancora considerato una persona normale.
Ora in questo scenario il caos in cui versa il paese fa sì che non venga rimosso dopo appena venti giorni come sottosegretario e sia ancora in carica al momento del golpe. Nelle concitate ore successive alla decapitazione del governo il colonnello Pappalardo sfrutta i suoi contatti come ex sindacalista delle forze armate ed ex comandante provinciale dei carabinieri per ottenere la fedeltà di almeno una parte della guarnigione dell'Arma di stanza nella capitale. Al comando di un drappello si presenta agli studi della Rai e, assuntone il comando (i golpisti lo scambiano per un altro dei loro reparti e non intervengono finchè non è troppo tardi), lancia uno dei suoi pomposi proclami in cui annuncia che il governo è stato deposto da una cabala di corrotti, mafiosi, massoni e servizi deviati e che lui, come membro più alto in grado del governo ancora in libertà, ha formato un governo provvisorio. Il discorso ha un impatto "gollista" sulle vicende in corso: proteste di massa esplodono in tutte le principali città, i sindacati si trincerano in uno sciopero generale che paralizza i trasporti e impedisce ai golpisti di coordinarsi, nella confusione i soldati rifiutano di sparare sui civili che occupano ovunque le caserme. In questa sorta di "Primavera colorata" italiana figure improbabili emergono come leader delle proteste: nel Nord sono Umberto Bossi e le sue Camicie Verdi ha disarmate le forze dell'ordine e a costituire un comitato politico padano che tratti con Roma; nel Meridione invece sono soprattutto gli attivisti anti-mafia ha coordinare le proteste, capitanati da figure come il sindaco di Palermo Leoluca Orlando; tra i sindacalisti Fausto Bertinotti e Sergio Cofferati emergono rapidamente come i portavoce dell'ala movimentista delle organizzazioni di categoria operaie; anche pezzi delle forze armate e delle forze di polizia rifiutano di aderire al progetto golpista al soldo della Mafia e giurano fedeltà al governo provvisorio guidati dal Capitano Ultimo; infine gli stessi membri del pool di Mani Pulite, brevemente imprigionati, sono liberati e acclamati come eroi. In breve la resistenza collassa e il golpe fallisce. Pappalardo tuttavia non restaura il Parlamento, riconoscendo come la sua funzione politica fosse ormai completamente esaurita, e forma una Giunta di Salvezza Nazionale che rapidamente si incentra su una pentarchia formata dallo stesso Pappalardo, da Gianfranco Miglio (indicato dalla Lega Nord come proprio capo delegazione), Bertinotti per i sindacati, Giuseppe Lavorato per le organizzazioni anti-mafia e Di Pietro. Lo scopo ufficiale è riscrivere la Costituzione e poi restituire la parola al popolo in una rinnovata Seconda Repubblica ma le divergenze di opinioni sono molte e i tempi difficili. Riuscirà questa strana armata brancaleone nel suo intento o i contrasti la destineranno a un inevitabile quando violento fallimento? E che Italia verrà fuori da questo stravolgimento?

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Ed ecco invece un'ucronia "melandriana" e "rosa" di Demofilo, che nel testo ha voluto inserire anche se stesso:

30 luglio 2007: a sorpresa Giovanna Melandri, ministro per lo sport e le attività giovanili del secondo esecutivo guidato da Romano Prodi, si candida alla segreteria del Partito Democratico. La Melandri riceve l'appoggio di Rosy Bindi, ministro per la famiglia, che rinuncia alla corsa per la segretaria, di Anna Finocchiaro, presidente del gruppo dell'Ulivo al Senato, e a sorpresa anche quello di Enrico Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: nasce il ticket Melandri-Letta, che si contrappone a quello tra Walter Veltroni e Dario Franceschini, all'accoppiata Marco Pannella-Emma Bonino, alla candidatura di Antonio Di Pietro e alle personalità della società civile come Mario Adinolfi, Pier Giorgio Gawronski e Jacopo Gavazzoli Schettini. La candidatura di Giovanna Melandri riceve l'appoggio di molti esponenti del centro-sinistra, compresa la moglie del presidente del consiglio, Flavia Franzoni Prodi.

14 ottobre 2007: elezioni primarie per il segretario del Partito Democratico e per l'Assemblea Costituente Nazionale. File fuori dai seggi e tanta voglia di "partecipazione democratica": circa quattro milioni e mezzo di elettori, altro grande successo della primarie dopo quelle del 15 ottobre 2005. Giovanna Melandri raccoglie il 50,3% dei voti, la maggioranza assoluta, mentre Walter Veltroni si ferma al 41,9% e gli altri hanno percentuali basse.

27 ottobre 2007: Romano Prodi, presidente del consiglio e presidente dell'Assemblea Costituente del Partito Democratico, proclama ufficialmente Giovanna Melandri segretario del Partito Democratico. Enrico Letta viene eletto vice-segretario, Prodi per ovazione presidente onorario e "padre nobile dell'Ulivo e del Partito Democratico"; è ratificato lo statuto, il manifesto politico e il programma di governo.
A questo punto il nuovo leader del principale partito dell'Unione di centro-sinistra ritiene necessaria la continuazione del governo presieduto da Romano Prodi, il quale, tra molte difficoltà, regge fino alla primavera del 2011, quando il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scioglie le camere ed indice nuove elezioni politiche. Giovanna Melandri viene ufficialmente candidata alla presidenza del consiglio dal Partito Democratico, dal Partito Socialista di Enrico Boselli e dalla Federazione Democratica di Centro di Savino Pezzotta. A destra il Partito delle Libertà, la Destra di Francesco Storace e la Lega di Roberto Maroni candidano Michela Vittoria Barmbilla mentre a sinistra la Federazione della Sinistra Unita candida la verde Grazia Francescato: per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana, le tre candidate al Palazzo Chigi sono donne.

10 aprile 2011: Elezioni Politiche. Vince la Melandri e la sua coalizione di centro-sinistra con il 49,5%, la Brambilla si ferma al 35,4% e la Francescato racimola il 15,1%.

29 aprile 2011: Livia Turco eletta presidente del Senato della Repubblica, Rosy Bindi eletta presidente della Camera dei Deputati.

5 maggio 2011: solenne giuramento al Palazzo del Quirinale del governo Melandri nella mani del Presidente Napolitano. Giovanna Melandri presidente del Consiglio, Enrico Letta vicepresidente e ministro degli affari esteri, Anna Finocchiaro ministro dell'interno, Mario Monti ministro dell'economia e delle finanze, Pierluigi Bersani ministro per lo sviluppo economico, Barbara Pollastrini ministro per la pubblica istruzione, Linda Lanzillotta ministro per l'università e la ricerca, Maria Paola Merloni ministro per il commercio e le politiche comunitarie, Emma Bonino ministro per gli affari regionali, Paolo Gentiloni ministro per le comunicazioni, Enrico Boselli ministro per la grazia e giustizia, Paolo De Castro ministro delle risorse agrarie, marittime e forestali, Ermete Realacci ministro per l'ambiente, Bruno Tabacci ministro per l'innovazione tecnologica e della pubblica amministrazione.

15 giugno 2011: apertura dei lavori del G8 a Villaverla, in provincia di Vicenza, che si svolgeranno nella splendida villa Ghellini di Antonio Pizzocaro. Il sindaco di centro-sinistra Andrea Demofilo, insieme al presidente della repubblica Giorgio Napolitano e al presidente del consiglio Giovanna Melandri, accoglie i capi di stato e di governo dei paesi più industrializzati: da ricordare Hillary Clinton, presidente degli Stati Uniti d'America, Angela Merkel, cancelliere della Germania e Ségolène Royal, presidente della Quinta Repubblica Francese.

Demofilo

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Passiamo ora la palla all'amico Manfredi:

Un'Italia liberal-gollista

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2009

Elezioni Europee:

Il PDL è il primo partito, poco sotto il 40%. Segue il PD, inchiodato su un quasi dignitoso 25,5. Nella fascia media, si collocano la Lega Nord, al 9,5%, Di Pietro, sul 7,5 e l'UDC al 6%. Le due liste della sinistra superano entrambe di poco il 4%. Poco sotto l'asticella Autonomia (MPA-La Destra- Partito Pensionati - AdC), male i Radicali all'1%, sotto tutti gli altri.

Elezioni Amministrative:

La presenza di un tonico Spini a Firenze costringe Renzi a uno storico ballottaggio, vinto con un 55% sotto le aspettative. Bologna cade, espugnata da Guazzaloca al ballottaggio. Circa metà delle province e dei Comuni in gioco cade in mano alla Destra, ivi comprese Milano e Napoli.

Referendum Elettorale:

I tre quesiti passano con un quorum risicatissimo, attorno al 52%. La legge diventa quindi una Acerbo-bis. Berlusconi ne approfitta per mettere all'ordine del giorno una riforma della legge elettorale. Si dividono Poli e Partiti: D'Alema, Fini e l'UDC sono per il tedesco, Franceschini e Berlusconi per il maggioritario a vario titolo, la Lega e i Veltroniani per lo Spagnolo.
Il risultato, nonostante le speranze dei piddini di esacerbare le divisioni nella maggioranza, è un doppio turno alla francese che piace un po' a tutti, e passa.

Congresso del PD:

Con toni vicini alla guerra civile, si va verso il Congresso del PD, che ha perso duramente al Nord verso la Lega, al Sud verso l'UDC, al Centro verso le liste di sinistra, un po' ovunque verso l'IdV. Fra i vari candidati, si impone un blindatissimo Bersani.

Altrove nel mondo politico:

Il sodalizio tra MpA e Destra non regge alla prova delle amministrative siciliane, in cui il partito di Lombardo per spezzare l'accerchiamento pidiellino si allea spesso col PD. Va invece in porto l'annessione dei partiti di Pionati e Fatuzzo.

Nasce il Partito della Nazione di Casini, con dentro Sgarbi, Emanuele Filiberto, De Michelis, Zavetteri e Enrico Letta, che abbandona platealmente il PD. In esso restano invece, con una certa sorpresa, Rutelli e la Binetti.

Sinistra e Libertà sopravvive, più o meno, alle elezioni, e si trasforma in una federazione. Tuttavia, un pezzo corposo dei Verdi, guidato da Mattioli, Bettin e Boato abbandona il Partito e aderisce ai Radicali.

Rifondazione e Comunisti Italiani si fondono nel Partito Comunista-Alleanza Anticapitalista: aderiscono anche Valdo Spini, Cesare Salvi e Sinistra Critica, per la loro strada invece i Consumatori Uniti. Al successivo congresso, Diliberto sconfigge Ferrero, e il concetto di Partito Sociale viene lentamente eliminato dall'agenda politica del Partito, nonostante la resistenza strenua dei ferreriani. Inizia un nascosto riavvicinamento al PD.

Di Pietro toglie il suo nome dal simbolo dell'IdV e la scioglie, in una Costituente di un nuovo Partito "progressista" che chiamerà Italia Libera. Aderiscono società civile girotondante e pezzi del PD in libera uscita.

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2010

Elezioni Regionali:

Ecatombe per la Sinistra, che vince di misura in Marche, Basilicata, Liguria, Puglia, perde il Lazio, il Piemonte, la Calabria, la Campania, conferma saldamente solo Umbria, Emilia-Romagna e Toscana.
Bersani viene accusato di aver estremizzato il Partito, e di comune accordo si separa un pezzo corposo di area democristiana, guidato da Renzi, Cacciari e Rutelli, e Veltroniana, guidato da Chiamparino, che crea con l'MPA un nuovo contenitore, i Cittadini per le Autonomie.

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2013

Nuove elezioni, Berlusconi si ricandida verso un disegno iper-presidenziale. Il doppio turno gli permette, paradossalmente, di ridimensionare sia la Lega che il PdN, rendendoli entrambi partners possibili per governare.
Il rieletto premier viene tuttavia colto da un malore dopo un anno di governo, e si dimette prima di realizzare il suo compiuto schema iperpresidenziale. In mezzo alla lotta di successione tra i suoi "diadochi", ci si accorda sul nome di Mariastella Gelmini come Primo Ministro, e Fini viene eletto Presidente della Repubblica.

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Alcuni anni dopo, una tornata elettorale.

L'Italia ha leggi draconiane sull'immigrazione, anche se molti dei contenuti più xenofobi tipici dei primi anni '2000 si sono attenuati, al punto che gli immigrati regolari votano alle amministrative. Lampedusa, abbandonata a sè stessa, e prima militarizzata, poi resa anch'essa a Statuto Speciale, è uno Stato nello Stato, così come le vecchie Regioni a Statuto Speciale, quasi autonomi, avendo siglato estensive intese transfrontaliere. Si è realizzato un federalismo alla tedesca un pò ballonzolante, la legge elettorale è tutt'ora il doppio turno maggioritario, con un Semi-Presidenzialismo alla Francese. Le Province sono ancora al loro posto, ma si sono accorpati numerosi piccoli comuni, mentre l'ondata di liberalizzazioni e privatizzazioni si è interrotta col ritorno alla grande dello Stato nell'economia: la Cassa Depositi e Prestiti è divenuta la nuova IRI. L'esercito è stato ricostruito con una infornata di moderni F-35 nel 2010, e ulteriormente aggiornato, impiegandolo con successo in numerose crisi umanitarie. Il quasi default del debito pubblico ha obbligato ad alzare l'età pensionabile di donne e uomini fino a 65 anni, senza distinzioni, e ad affidare una parte non indifferente del sistema sanitario e scolastico a enti parificati. Dal punto di vista del lavoro, l'articolo 18 è ancora al suo posto, anche se le gabbie salariali sono rinate. L'UGL è un grande sindacato, e già si parla di quadruplice. I temi bioetici hanno visto l'approvazione di una legge meno restrittiva sul fine vita (modello Rutelli) e garanzie privatistiche per omosessuali e conviventi.

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Il sistema politico è molto cambiato, i suoi perni sono ora:

Partito Popolare Nazionale: principale partito del centrodestra, aderente al PPE. E' guidato da Mara Carfagna, che lo regge con esperienza e con un'astuzia insperata dai suoi numerosi detrattori di un tempo. A lei fa riferimento una vasta area di matrice democristiana e centrista, asse Allam-Casini-Letta, a cui si oppone una minoranza interna più compiutamente conservatrice, a cui fanno riferimento la vecchia volpe Formigoni, e Giorgia Meloni, pupilla del vetusto e popolare Sindaco di Roma Alemanno. E' per mantenere l'attuale livello di controllo dell'immigrazione, e tornare a norme restrittive sul fine vita. Approva l'attuale sistema federale, ma preme per arrivare a un Presidenzialismo all'americana. In economia, è il partito della Confindustria per eccellenza, chiedendo meno tasse per le imprese e maggior libertà contrattuale. Chiede una decisa privatizzazione delle aziende nazionali pressoché in mano alla CDP e l'abolizione dell'istituto provinciale. Per uno stretto controllo sulla magistratura e l'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale. Atlantista, filorusso, anticinese, tiepidamente europeista.

Alleanza per il Progresso dell'Italia: principale partito del centrosinistra, aderente all'ELDR, al governo alla nascita della Terza Repubblica e nell'ultima legislatura. E' diviso tra una componente più libertaria, guidata da Daniele Capezzone e molto minoritaria, una più liberalsocialista, a cui fanno riferimento gli oramai anziani Renato Brunetta e Giulio Tremonti, e una nazional-liberale, sotto la leadership di Renata Polverini. Insieme, le ultime due aree hanno la maggioranza del partito. In economia, il partito propone il modello sociale della flexicurity senza tuttavia rinunciare all'azione della CDP (nonostante l'opposizione di Della Vedova). Per proseguire nell'opera di "esternalizzazione della scuola", è invece per ristatizzare larga parte del sistema sanitario. In materia migratoria e di sicurezza, è molto rigido, mantenendo invece un garantismo spiccato nella giustizia. Fa della lotta agli sprechi nella P.A. la sua bandiera. Moderato sui diritti civili, propone un fine vita modello Rutelli, permissivismo sulla ricerca scientifica e PACS. In politica estera, è per un "protezionismo liberale", dazi all'esterno ma superBolkenstein all'interno. Euroentusiasta, antirusso, anticinese, Atlantista tiepido.

Cittadini per l'Autonomia: federazione di partiti autonomisti moderati, guidata da Matteo Renzi. Radicato in tutto il Paese, è per uno Stato all'americana, liberista in economia, tiepido nei diritti civili. Per uno stretto controllo dell'immigrazione, garantista sulla Giustizia.

Federazione Democratica: partito conservatore, molto law and order e per forti restrizioni all'immigrazione. Per un federalismo spinto, privatizzazioni radicali, presidenzialismo. Nel settore del lavoro è tuttavia "paternalistica", favorendo un approccio di welfare bilaterale. Fortemente giustizialista, moderate nelle questioni etiche. Aderisce all'AEN, è guidata da Roberto Maroni, anziano Presidente, e dal dinamico segretario Maurizio Zipponi.

Sinistra per la Democrazia: partito progressista aderente al PSE, alterna l'opposizione a governi di junior-partnership coll'API. Contrario all'intervento massiccio della CDP, preferisce affidare le varie mansioni welfaristiche ai Comuni o a Enti Bilaterali. Ha patrocinato la nascita di numerosi enti di mutuo soccorso, e di circuiti economici alternativi. Chiede il reddito di cittadinanza, diritti per le minoranze, libera ricerca scientifica, meno restrizioni all'immigrazione. Europeista, antirusso, non è pregiudizialmente nè contro la Cina né contro gli USA. Ambientalista e garantista, guidato da un vetusto Nichi Vendola e da Maurizio Martina.

Partito Comunista-Sinistra Anticapitalista: piccolo partito comunista, guidato dal vecchio Diliberto, riprende i temi tradizionali dell'estrema sinistra, ma ha tratti molto più militarizzati, in risposta all'aggressività della polizia. In diverse zone d'Italia, ha "occupato" o "liberato" da gruppi di estrema destra interi quartieri, con azioni anche violente, dove realizza attività sociali tramite una rete di centri antagonisti. E' visto come il partito dell'intervento statale ed è ferocemente euroscettico e giustizialista. Favorevole a più stretti controlli sugli immigrati, per difendere il lavoro italiano, filocinese.

Partito Comunista dei Lavoratori: Ferrando is still around!

Lega del Popolo: partito apertamente eurofobo, xenofobo, nazionalista. In economia, favorevole a uno spiccato intervento statale, per dazi anticinesi, contrario a diritti civili ulteriori, per restrizioni durissime all'immigrazione. Fortemente Giustizialista. Sposa temi della decrescita. Guidato da Flavio Tosi e da Fabrizio Corona.

Sinistra Radicale: stampella dell'API, il suo simbolo è un arcobaleno. Asfittico partito ultrafederalista, ultrambientalista, ultraliberista, ultralibertario per una tassa piatta sul consumo al 20% in modo da "colpire chi più consuma e spreca", e estensivi diritti civili. Atlantista e europeista.

Manfredi

Voi con chi vi schierereste? Per farmi conoscere il vostro parere, scrivetemi a questo indirizzo.

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C'è anche la proposta di Generalissimus:

E se nel 2005 l'Italia decidesse di non abolire il servizio militare obbligatorio?

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Gli risponde Basileus TFT:

Dovrebbe trovare un altro punto dove tagliare, ma non vedo sinceramente dove.

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E Paolo Giusti aggiunge:

Se resta il servizio civile e viene estesa alle donne, è tutto un guadagno in termini di civiltà.

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Agnese Pagliarani parla chiaro:

Sarò cinica, ma penso che avremmo meno ragazzini stupidi e viziati, visto che sono aumentati drasticamente in questi anni.

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Riprende la parola Generalissimus:

A questo punto ecco i pro e i contro del servizio militare obbligatorio metto prima i contro perchè sono di più.

Contro:
-Il servizio militare obbligatorio è un'imposizione contro la libertà personale che, creando una "cittadinanza in armi" si pone potenzialmente in contrasto con taluni movimenti, per ragioni etiche.
-Un ambiente di rigorosa gerarchica disciplina non è adatto a tutti gli individui, nè può essere tanto meno imposto.
-La leva sottrae tempo utile alla vita civile e al completamento degli studi, impegnando forzosamente migliaia di giovani che espletando il servizio militare entrano nel mondo del lavoro con un anno di ritardo, discriminandoli rispetto agli esentati dal servizio.
-Il servizio non forniva una preparazione militare adeguata e spesso consisteva nel puro addestramento formale e in lavori di manovalanza per il mantenimento della struttura alla quale si veniva assegnati.
-La diffusa pratica del "nonnismo".
-Spesso al ritorno della leva i coscritti acquisivano vizi che prima non avevano come alcolismo, tabagismo e frequentazione di prostitute.
-La coscrizione obbligatoria esclusivamente maschile è una forma di sessismo.
-Avere un esercito non basato sulla coscrizione permette di avere personale meglio motivato, formato, addestrato e in generale più preparato ad operare in diverse situazioni o attività.

Pro:
-La leva favorisce la conoscenza, soprattutto per i giovani di aree disagiate, di aree lontane, e anche l'integrazione linguistica.
-I giovani possono conoscere realtà diverse da quelle quotidiane, con possibilità di stringere forti legami d'amicizia.
-Può costituire un momento di formazione per l'individuo dal punto di vista caratteriale e dello spirito.
-Il servizio assicura un costante afflusso di soldati a costi poco elevati; inoltre, potendo essere prestato presso corpi di polizia o nei Vigili del Fuoco, può garantire alle amministrazioni interessate un flusso continuo di personale giovane da impiegare per svariati compiti a seconda delle necessità che si presentano, dall'ordine pubblico ai disastri naturali alla lotta al crimine.
-La coscrizione obbligatoria aiuta a dare una disciplina e uno spirito di cooperazione di gruppo.

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Anche Enrico Pellerito dice la sua:

Solo per precisare, tecnicamente il servizio di leva è stato sospeso, non eliminato; anche se nei fatti è così, ciò non toglie che un domani potrebbe venire riattivato con tutti i pro e i contro che sono stati più che ben evidenziati da Generalissimus.

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Importante è il parere del francese Perchè No?:

Da noi in Francia é stata una bella perdita, il cosiddetto servizio civile é privo di senso, c'é una "giornata di educazione alla difesa" che si riassume nel rimanere seduti tutto la giornata per vedere filmi su quanto é bello arruolarsi.

In questo processo abbiamo perso uno momento strategico nella formazione del cittadino e nel passaggio all'età adulta: ciò che rimane, la scuola repubblicana, si è presto trovata davanti a problemi sempre più grandi. Il sentimento generale é che lo status di cittadino é stato svuotato di una dimensione importantissima. Da notare che, durante la III Repubblica, il repubblicanismo aveva vinto precisamente grazia a due strumenti di base: scuola e servizio militare. Se fosse stato un vero servizio civile, sarebbe stato del tutto diverso.

E voi, cosa ne pensate?

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Passiamo ora a questa "ucronia grillesca", pensata ancora da Ipotetico Sole:

4 maggio 2008: al primo turno delle elezioni amministrative. Le liste civiche del V-Day che fanno riferimento a Beppe Grillo, raggiungono il 34,5% nel paese.

11 maggio 2008: Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano convoca al Quirinale, per consultazioni e per conoscerlo meglio, l'ex comico genovese.

16 maggio 2008: Romano Prodi cade sulla politica estera, al Senato. Il Polo chiede le elezioni anticipate. Napolitano apre le consultazioni.

23 maggio 2008: a sorpresa Walter Veltroni, chiamato al Quirinale, fa il nome di Grillo come possibile presidente di un governo di garanzia che porti il Paese alle urne. Grillo dal suo eremo di Genova rifiuta, ma fa il nome di Marco Travaglio.

30 maggio 2008: Travaglio viene chiamato al Quirinale. Il centrosinistra è pronto a sostenerlo, ma anche Gianfranco Fini a sorpresa ha detto che al Senato lo voterà.

9 giugno 2008: Nasce il governo di Marco Travaglio, fuori l'Udeur di Mastella, Forza Italia, e UDC; per il resto appoggio esterno da parte di tutti.

14 luglio 2008: Vengono approvate in tempi record le proposte del V-Day. Travaglio si dimette e va da Napolitano a chiedere le elezioni anticipate.

21 settembre 2008: si va a votare per le politiche. V-Day è oramai una lista civica nazionale e a guidarla, con un sistema elettorale alla tedesca, è lo stesso Beppe Grillo che nel frattempo decide di candidarsi, dopo che ha spiegato agli italiani cosa successe nel 1980 in quell'incidente stradale.

14 ottobre 2008: Dopo un risultato mostruoso (50,1%) il leader della lista V-Day riceve da Napolitano l'incarico di formare il nuovo governo.

31 dicembre 2008: Giorgio Napolitano annuncia nel suo discorso di fine anno le sue dimissioni da Presidente della Repubblica, per coerenza con un nuovo corso repubblicano avviato dalla vittoria grilliana. Nel discorso rileva che comunque "l'antipolitica non esiste, ma esiste solo un diverso modo di fare politica, e di questo Grillo dovrà tenerne conto nel suo lavoro".

20 gennaio 2009: Antonio Di Pietro viene eletto Presidente della Repubblica, a maggioranza assoluta.

20 febbraio 2010: Grillo dichiara che rinegozierà con gli Usa l'adesione dell'Italia alla Nato.

21 febbraio 2010: Il presidente degli Usa, Barak Obama, decide di rispondere a Grillo ricordando come la Nato abbia salvato l'Europa, ma allo stesso concorda sulla decisione grilliana. Nascerà la forza euro-americana, con pari dignità.

23 marzo 2010: Beppe Grillo va a Washington da Obama. Sarkozy decide di partire per gli Usa per fare da mediatore tra Italia e Usa.

24 aprile 2010: Silvio Berlusconi, dopo una lunga malattia, muore ad Arcore. Forza Italia ne risente. Nasce il Partito delle Libertà, con Gianfranco Fini leader.

27 maggio 2010: Walter Veltroni, leader del Partito Democratico e dell'opposizione di centrosinistra, abbandona la politica e parte per Nairobi dove trascorrerà il resto della sua vita con la famiglia.

30 maggio 2010: Enrico Letta diviene nuovo leader del PD e sottoscrive con Gianfranco Fini un patto per una opposizione democratica al governo grilliano.

2 settembre 2010: Grillo recede dall'idea di abbandonare l'alleanza con gli Usa.

3 dicembre 2011: Grillo si dimette per motivi di salute. Daniele Luttazzi è il nuovo premier.

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Anche Sandro Degiani ha voluto dire la sua a questo proposito:

E se, oltre al Grillismo, nascessero nuovi partiti di ispirazione “televisiva”?.

> Il Partito delle Iene – con il programma: ...noi ve lo diciamo subito, guerra ai truffatori e cattivi con tutti!

> Il Partito delle Veline – Giovani Donne d’Italia, unitevi... Non non vogliamo diventare come la Brambilla, noi vogliamo diventare come Ambra!

> Il Partito degli Enigmi – Basta con  i segreti  e le manovre sotterranee, basta con la ipocrita finzione delle legge sulla privacy ed il Segreto di Stato, noi vogliamo sapere tutto di tutti…

> Il Partito del Quark – Leader Piero Angela – Più istruzione, più scuola, più scienza…. Ma che faccia spettacolo. I Professori saranno reclutati tra artisti circensi, attori e banditori da fiera.

> Forza Azzurri (in cui confluisce Forza Italia) – Presidente Del Piero,- Calciatori professionisti e dilettanti, unitevi sotto al segno del pallone e dello stellone e diamo un Calcio alla Vecchia Politica in grigio… a Montecitorio si va con la maglia e i calzoncini…. e bevete tanto che fate Plin plin..!

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E ora, la trovata di MorteBianca: l'altro Salvini!

D'Alema usava dire: "La Lega è una nostra costola", ed in effetti numerosi dei membri fondatori della Lega avevano militato nel Partito Comunista Italiano o affini, il programma leghista iniziale aveva numerose tematiche care alla sinistra tradizionale (unite alla carica anti-politica e anti-corruzione, che poi è andata scemando), tanto che si potrebbe fare un paragone fra la Lega Nord e il Movimento Cinque Stelle per la loro evoluzione: entrambi nati in un periodo di grande incertezza e corruzione, alla fine di una Repubblica, entrambe hanno preso una grossa parte dell'elettorato di Sinistra delusa dal partito di riferimento (PCI, PD), entrambe hanno iniziato come "Apolitiche", anti-corruzione e anti-casta, entrambe erano ideologicamente eterogenee inizialmente, essendo partiti populisti nati con l'intento di prendere più voti possibili in modo trasversale, e poi hanno iniziato ad assumere tinte sempre più destrorse in Economia, Europeismo, temi sociali ed immigrazione, fino a diventare partiti di estrema destra (oggi con Salvini, e secondo alcuni analisti tale potrebbe essere il destino del Movimento qualora Grillo continui a spadroneggiarvi e si continuino gli intenti di alleanza con Fratelli d'Italia, Casapound, Lega Nord e i populisti europeisti, nonché i commenti sull'immigrazione di Grillo molto affini a quelli di Bossi, che Grillo stesso ha definito un grande statista). Proprio nella Lega Nord degli inizi, ancora eterogenea e ancora così vicina all'albero della sinistra italiana, c'era una corrente che si definiva in modo fiero "Comunisti Padani", proponendo una piattaforma sostanzialmente di sinistra estrema e in linea con i partiti di sinistra dell'epoca.

Sempre per fare parallelismi con il Movimento Cinque Stelle, per entrambi i partiti ci furono piani per un'eventuale alleanza (PSDI-Lega, che corrispondono a PD Bersaniano/Movimento Cinque Stelle) in funzione anti-destra (DC/Berlusconi), proprio sfruttando questa iniziale assonanza politica. Questo è particolarmente vero se si considera che anche il PDS (soprattutto con la spinta di d'Alema) intendeva riformare la costituzione in senso federale, cosa che la Lega Nord desiderava con fervore (sia dopo l'eventuale secessione, sia prima come contentino).

E se d'Alema stesso riuscisse nell'impresa di sfruttare il sangue "Rosso" della Lega finché è caldo e di convincere Bossi ad un'alleanza politica, facendosi spalleggiare dall'interno del partito dal giovane Matteo Salvini, che fa il Renzi della situazione ora aiutando e ora criticando Bossi fino a poi levarlo di torno, vincere le primarie e diventare il nuovo segretario (con larghissimo anticipo e giovanissimo), proponendo un programma di sinistra allineato con il PDS. Salvini smorza le parole di Bossi, dicendo "Il Senatùr è vecchio e urla un po' troppo", abbassa l'asticella sul secessionismo, smette (con decenni d'anticipo) con la politica della caccia ai terroni, trasformando la Lega in senso simile ma differente a quella che è oggi, ossia un partito nazionale ed etno-regionalista, ma fortemente di sinistra, che mira al Federalismo e non la secessione (e di rendere in particolare Lombardia e Veneto regioni autonome quanto la Sicilia). Tale federalismo gli apre le porte al resto dell'Italia (e a tutto il Sud), senza timore di estremismi (anche se il popolo moderato e liberale viene perduto). Il PSDI in un governo di coalizione può arginare Berlusconi (che non diventerà mai il fenomeno politico che è oggi, dato che la Lega Salviniana sarà per sempre un partito di sinistra alternativo al PDS) ed attua una riforma costituzionale che rende l'Italia una repubblica federale fortemente socialdemocratica. Oggi è Matteo Salvini ad essere premier, anche se deve affrontare opposizioni nella sua stessa coalizione: dal PD il nuovo segretario Matteo Renzi, dalla Lega Tosi...

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Chiudiamo con questa proposta fantatelevisiva di Demofilo, evidentemente poco amante di Italia 1 e dei programmi da essa trasmessi:

15 gennaio 2008, il disegno di legge di riforma delle rete televisive firmato dal ministro per le telecomunicazioni Paolo Gentiloni approda al Senato tra le mille polemiche e l'ostruzionismo dell'opposizione. Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi dichiara che "porterà in piazza dieci milioni di cittadini per salvare le mie televisioni" . Freddezza con l'Udc di Pierferdinando Casini che dichiara che non andrà mai in piazza per difendere gli interessi privati di qualcuno che di soldi ne ha a palate.

17 gennaio 2008, il disegno di legge Gentiloni passa con i 157 voti dell'Unione di centro-sinistra, il voto favorevole dei senatori a vita Carlo Azeglio Ciampi, Oscar Luigi Scalfaro, Francesco Cossiga, Emilio Colombo e Rita Levi Montalcini mentre la destra vota contro e l'Udc esce dall'aula in segno di protesta contro le dichiarazioni di Berlusconi.

18 gennaio 2008, la manifestazione della Casa delle Libertà, organizzata da Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord contro la riforma Gentiloni, a Piazza San Giovanni è un autentico flop di partecipazione. Il presidente del consiglio, Romano Prodi, dopo aver partecipato alla santa messa nella Chiesa del Gesù a Roma in ricordo di don Luigi Sturzo nell'ottantanovesimo anniversario della fondazione del Partito Popolare, dichiara che "è una legge democratica e pluralista".

24 gennaio 2008, la riforma Gentiloni approda alla Camera dei Deputati e durante la discussioni sono assenti i deputati dell'Udc e il suo leader Casini. Ostruzionismo delle opposizioni, in particolare di Forza Italia.

26 gennaio 2008, il disegno di legge Gentiloni viene approvato definitivamente dalla Camera dei Deputati.

10 febbario 2008, la Gazzetta Ufficiale pubblica la nuova legge che regola il mercato radiotelevisivo: secondo la riforma Gentiloni ogni azienda televisiva deve avere un massimo di due canali nazionali in modo da consentire una maggiore concorrenza tra le aziende televisive.

15 febbraio 2008, il Consiglio di Amministrazione della Rai, Radio Televisione Italiana, decide che sarà RaiDue ad andare sul satellite, mentre la rete ammiraglia, RaiUno, e la rete culturale e di approfondimento, RaiTre, non vengono toccate.

22 febbrario 2008, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri dichiara che nessuno chiuderà una rete di Mediaset, "televisione delle libertà". Manifestazioni del cosiddetti "Circoli della Libertà" di Michela Vittoria Brambilla contro la riforma Gentiloni davanti a Palazzo Chigi.

1 marzo 2008, di fronte ad una forte pressione, Confalonieri decide di mantenere Canale 5 e Rete 4, ma non parla di Italia 1. Studio Aperto e le altre trasmissioni della terza rete di Mediaset non se la prendono con Confalonieri, che la scaricato l'ente televisivo, ma accusano "il governo dei comunisti" e vengono lanciati proclami a "prendere le armi per salvare Italia 1".

17 marzo 2008, il ministro dell'interno Giuliano Amato invia reparti della polizia per chiudere ufficialmente gli studi di Cologno Monzese e di Roma di Italia 1 mentre lo stesso Confalonieri deve firmare un documento in cui ufficializza che le reti che restano sono Canale 5 e Rete 4: Italia 1 è chiusa!

Demofilo


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