Ma Milan l'è un grand Milan

di Homer

I Visconti e i loro Successori Sforza unificano l'intera Lombardia e Piemonte, relegando i Savoia oltralpe, e soprattutto mantengono il controllo di Genova e Bologna in unione personale, per poi arrivare all'annessione definitiva nel XVI secolo. Cosa succede? Si potrebbe parlare di Italia con qualche secolo d'anticipo?

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1402-1412: Apogeo della potenza Viscontea: l'intera Lombardia, con Novara, Ossola, Ticino, Vercelli, Veneto Occidentale, Emilia, Bassa Padana e grandi porzioni della Toscana (Siena e Pisa in primis) e pure Bologna. Alla morte del Duca Gian Galeazzo, il ducato rischia seriamente di sfaldarsi, ma fortunosamente Giovanni Maria mantiene l'interezza della Lombardia e Pontremoli con una rete di alleanze, offrendo la libertà a Pisa e Bologna, mantenendo il controllo di Genova in via indiretta e cedendo Padova a Venezia. Vengono invece perse definitivamente l'Emilia e la Bassa Padana, come pure il Veneto, che sollevatosi sotto un Dalla Scala si riunisce attorno a Verona.

1402: L'erede di Gian Galeazzo, Giovanni Maria, appena tredicenne si appoggia alla madre Caterina e cresce fuori dalle ribalderie e crudeltà di Facino Cane che nella nostra LT ha tanto influenzato negativamente il Duca, le lotte interne al Ducato sono violente ma il giovane Duca si dimostra uomo di polso…

1406: Sconfitte le opposizioni all'interno del Ducato vero e proprio (Lombardia Occidentale,Novara,Ticino e Emilia), Giovanni Maria si occupa di Facino Cane e delle zone annesse. Cane viene ucciso a tradimento e sua moglie Beatrice di Tenda viene data in sposa a Filippo Maria Sforza, fratello del duca. Le rivolte in Toscana sono fomentate dai Fiorentini e città come Perugia e Siena, fin troppo lontane e indifendibili riacquistano la loro autonomia, altre città come Pisa che riceve dal Duca in persona la autonomia in cambio della promessa di appoggiare il Ducato nel caso di una guerra contro Firenze e alla rinuncia di ogni pretesa su Pontremoli, che è assediata da Lucca, resasi libera grazie all'intervento Fiorentino. Così i Pisani e il Ducato ingaggiano una guerra contro Lucca e Firenze, appoggiate da Venezia e da Siena. La guerra finisce rapidamente grazie al mancato intervento Veneto: il Duca ha ceduto Padova a Venezia in cambio della neutralità e della rinuncia ad ogni interesse oltre il Mincio. Così Pontremoli viene mantenuta e per non inimicarsi tutta la Toscana (Firenze in primis), Lucca mantiene l'indipendenza.

1407-1409: Se Padova finisce in mano a Venezia, tutto il Veneto è in subbuglio, e così un tale, proclamatosi erede degli Scaligeri ottiene la signoria di Verona e con intrighi e alleanze rovesciate ottiene sia Vicenza sia Belluno. Il Duca non può che restare basito di fronte al fatto compiuto e accettare la perdita dei due territori. Bologna si solleva come Reggio Emilia, a Reggio la resistenza è sanguinosa ma la città è espugnata dai ribelli, che per evitare la ritorsione chiedono la protezione Estense, che la ricompensano con l'occupazione. Parma si ribella e trascina con sé tutta il Ducato a sud del Po. I Troppi nemici convincono il Duca a lasciar correre e a concentrarsi al nucleo dello stato. Cede dunque la potestà di Bologna ai Bentivoglio e la città stipula un patto di non aggressione ventennale. A Genova è concesso l'autogoverno, ma è comunque presente una folta guarnigione milanese in città, a Savona e in altri porti importanti della Liguria.

1410: Tentativo di riannettere Piacenza, ma Verona e Savoia intervengono in prima persona, costringendo i Viscontei alla ritirata. Trattato d'amicizia con Venezia, con la clausola d'appoggio Veneto in caso di guerra con Firenze o Savoia, e d'appoggio Milanese in caso di guerra con Verona o con Ferrara. Asti, appena liberata dal dominio milanese è inghiottita dal Monferrato. Bologna inizia una guerra ventennale con le varie signorie Romagnole, che cercano spesso l'appoggio milanese, sempre respinto, tutto in vantaggi al rapporto tra Milano e Bologna.

1412: Il Duca muore senza figli, gli succede allora il fratello Filippo Maria, che consolida grazie al matrimonio con Beatrice di Tenda la posizione economica e politica del Ducato.

1423-1429: Alla morte di Giorgio Ordelaffi, signore di Forlì, in guerra con Bologna, Filippo si trova in una situazione che riesce a sfruttare in proprio vantaggio: essendo tutore del giovane signore di Forlì, Tebaldo, cede la città a Bologna in cambio di un alleanza contro Verona che intanto era sconfinata in territorio Veneziano, causando l'ingresso di Milano nel conflitto: Il Dalla Scala viene sconfitto e decapitato e i suoi domini vengono spartiti tra Venezia (Vicenza e Belluno), mentre Verona diventa uno stato fantoccio sotto il controllo di Milano. L'espansionismo Milanese è captato dai Fiorentini che le dichiarano guerra, causando l'ingresso di Venezia nel nuovo conflitto. Così i Milanesi e i Veneziani affrontano le soldataglie Fiorentine e Emiliane (Parma,Piacenza) a Pontremoli nel 1427, dove la vittoria Lombardo-Veneta è schiacciante (Maclodio al contrario), così Milano si riannette Piacenza e Parma e le velleità fiorentine spariscono dimenticate. Tortona fa atto di sottomissione tornando Milanese. Finisce la ventennale guerra tra Bologna e la Romagna, con l'annientamento della famiglia Bentivoglio, così Bologna fa atto di sottomissione e il Duca diviene signore della città in unione Personale.

1431: Un Papa Veneziano benedice l'operato di Milano e Venezia, scatenando le Ire di Savoia, Monferrato e Ferrara, scatenando così una altra guerra totale in Italia. I Savoiardi e i Monferrini marciano su Vercelli e Alessandria, che si è schierata con Milano. Ferrara invece attacca Bologna e invade il Polesine. Verona si schiera con Ferrara occupando Vicenza. La situazione è disperata per i Milanesi e per i Veneti. Bologna è caduta in mano ai nemici, come Vercelli,Vicenza e l'alleata Alessandria. Il Duca sposò la giovanissima Bianca di Savoia, rovesciando così l'alleanza Monferrino-Savoiarda causando la spartizione del Monferrato e l'uscita di scena della Savoia dal conflitto. Lo spostamento immediato di tutte le forze milanesi sul fronte veneto ed emiliano portarono alla rapida fine della guerra con l'annessione di Verona a Venezia e di Reggio e Modena a Milano. Firenze con un colpo di mano spazza via l'ormai debole Pisa, che i suoi protettori milanesi non possono aiutare.

1447: Il Duca, senza eredi maschi muore, ma ha lasciato chiaramente scritto che il suo successore è il marito di sua figlia, Bianca Maria, ergo il valente condottiero, Francesco Sforza è il nuovo Duca di Milano, sia i Francesi sia altre fazioni come quella Aragonese vorrebbero un Duca diverso, ma Milano è abbastanza potente e solida da poter resistere a tutti e due così non abbiamo grossi traumi nel passaggio dinastico.

1454: Le maggiori potenze Italiane si riuniscono a Lodi. L'incontro, promosso da Cosimo de'Medici e Francesco Sforza è un successo, lo status quo è mantenuto e si fa fronte comune nel caso di ingerenze straniere.

1466: Il Duca Francesco muore e il giovane Galeazzo Maria rientra in incognito dalla Francia, dove era stato mandato in appoggio a Luigi XI nella sua lotta contro Carlo il Temerario, entra da Porta Ticinese nella città acclamato dalla folla. Introdurrà il “Testone” nel 1470 e lotterà contro  la nobiltà milanese, che lo fa pugnalare nel 1476.

1476: Il piccolo Gian Galeazzo Maria è il nuovo duca e varie città tentano immediatamente di scivolare via dal giogo lombardo-veneto, così Verona,Modena,Asti e Alessandria si svincolano subito da Milano.

1480: Ludovico il Moro, fratello del Duca Francesco assume la reggenza del Ducato cacciando la madre del Duca, Bona di Savoia, causando attriti col vicino d'Oltralpe. Per ottenere il titolo vero e proprio di Duca, si allea con il Re di Francia Carlo VIII e con l'Imperatore Massimiliano, che dietro una valanga di denaro lo crea Duca di Milano. Frattanto, Isabella d'Aragona voleva che il vero Duca, Gian Galeazzo, ottenesse il potere e chiese l'aiuto del Nonno, Ferdinando I, re di Napoli. Così Ludovico chiamò i Francesi di Carlo VIII in Italia. Nel frattempo le terre Milanesi in rivolta vennero tutte riconquistate un po' con il denaro un po' con la forza…

1494: La discesa dei Francesi è travolgente, Napoli è conquistata facilmente, troppo facilmente a parere di Ludovico… Con Gian Galeazzo morto non gli servono più i Francesi e quindi rovescia l'alleanza e nel 1495, alleato con Mantova e i Veneziani infligge una sconfitta ai Francesi presso Fornovo, costringendo Carlo VIII alla ritirata in Francia. Intanto Pisa si era ribellata a Firenze, per la sua mancata adesione alla lega antifrancese, e così sia Venezia sia Milano inviarono forze per ottenere il controllo della città. Pisa si liberò ma preferì la tutela veneta a quella milanese, nonostante i buonissimi rapporti dall'indipendenza. Ludovico allora lasciò correre ottenendo l'appoggio veneziano nel caso della discesa del nuovo Re di Francia, Luigi XII, che vantava diritti su Milano, essendo nipote di Valentina Visconti.

1498: Luigi XII scende in Italia, i Milanesi resistono, appoggiati dai Veneziani, ma il popolo Lombardo, oppresso dalle tasse e dalla fame si solleva e Venezia sfrutta la situazione a suo vantaggio, in un valzer d'alleanze, passando così dalla parte dei Francesi e sconfiggendo Ludovico che ripara presso l'Imperatore. I Francesi ottengono Milano, ma devono cedere ai Veneziani tutta la Lombardia Orientale (Bergamo e Brescia), Asti e Alessandria alla Savoia e liberare le città emiliane, con il ritorno di Modena agli Estensi.

1500: Ludovico tenta con un esercito di Svizzeri d'impadronirsi nuovamente del Ducato ma alla fine viene catturato dai Francesi a Novara e morirà in Esilio in Francia nel 1508. Una Venezia indebolita dalla guerra con i Turchi vide sollevare sia Brescia sia Bergamo che si eressero in una repubblica Lombarda, sotto tutela  Francese.

1512-1515: Il figlio di Ludovico il Moro, Massimiliano, scende in Italia con un grande contingente di Svizzeri nell'ambito della Lega Santa in funzione antifrancese, il Ducato è però dominato dagli Svizzeri stessi. Nel 1515 Francesco I di Francia scese con un esercito immenso e alleato ai Veneziani spazzò via gli Svizzeri a Melegnano, riottenendo la signoria di Milano ma mantenendo la Repubblica Lombarda, cedendone la tutela a quella Veneta,  senza però cederla. In questo periodo sono nuovamente strappate ai Savoia Asti e Alessandria. Genova torna sotto il controllo di una potenza straniera, la Francia, che la controlla tramite Milano.

1525: Carlo V sconfigge i Francesi a Pavia e cede Milano a Francesco II Sforza, a cui da in sposa la nipote Cristina di Danimarca, di appena nove anni. La repubblica Lombarda è annessa a Venezia. Con l'appoggio di Carlo V, il Duca riconquista diverse città che si erano sottratte dal dominio Lombardo, come Parma e Piacenza.

1535: Il Duca muore, lasciando sola Cristiana di Danimarca, peraltro ancora molto giovane ed incinta alla guida del Ducato, la giovane s'appoggia allo zio Carlo V e mantiene il Ducato fuori dalle mire espansionistiche Francesi e Venete, protetta dal grande Imperatore, da alla luce nel 1536 il nuovo erede, Ludovico II Sforza, anche se vi sono forti dubbi riguardo la paternità del Duca precedente. In realtà la città è governata da Filippo II di Spagna, figlio di Carlo V.

1535-1551: Per il Ducato è un periodo di relativa pace, a parte la repressione dei circoli aderenti alla riforma nei Grigioni e in Valtellina, il re d'Italia ed Imperatore Carlo V non si dedica più di tanto alla città e allora nel 1551, con una rivolta di popolo il sedicenne Ludovico II Sforza diventa Duca in modo effettivo.

1551-1559: Questa guerra, ancora combattuta in Italia e nelle Fiandre, vede il Ducato a fianco degli Spagnoli e il successo di San Quintino vede la rinascita del Monferrato in mano ai Gonzaga e il ritorno del Piemonte,Nizza e Savoia a Emanuele Filiberto di Savoia, il grande vincitore di San Quintino. Venezia, attaccata su tutti i fronti deve cedere Bergamo a Milano, che ottiene anche il controllo di Genova in vece spagnola e di Bologna, ceduta dal Papa.

1559-1600: Guerre tra Savoia e Milano per il possesso di Vercelli e Ossola, le forze Savoiarde non riescono ad avanzare e nel 1588 abbiamo il contrattacco dei Milanesi, appoggiati dalla Francia che vuole riottenere Nizza e Savoia, così il successore di Ludovico II, Francesco III, giunge a Torino e con il Trattato di Varese nel 1590, i domini dei Savoia sono spartiti tra Francia e Milano, il Piemonte a Milano, la Savoia alla Francia, mentre Nizza rimane Savoiarda.

1600-1648: I Legami con la Spagna si fanno più forti e questo inimica la Francia, nel 1604 muore Francesco III, gli succede Giovanni Maria II. La Guerra dei Trenta anni vede Milano alleata alla Lega Cattolica e alla Spagna, e con l'ingresso della Francia nel conflitto nel 1635, la guerra colpì pure i domini sforzeschi. Alla fine alla pace di Westfalia Milano se la cava con la cessione del controllo di Genova alla Francia, ma ha mano larga in Italia, dopo che la Spagna ha iniziato la sua parabola discendente. La guerra di successione del Monferrato porta alla spartizione tra Francia,Savoia e Milano, la Savoia cede le sue terre monferrine a Milano in cambio della Corsica.

1651: Muore Giovanni Maria II, gli succede il figlio Francesco IV, che annette le terre dei Malaspina, ottenendo finalmente lo sbocco diretto sul mare.

1660: I Savoia perdono di nuovo la Corsica, che si erige indipendente, Genova chiama in ballo Milano, dopo che la Francia si è rifiutata di intervenire, così le Forze Lombarde sbarcano e nel 1663 hanno rioccupato l'Isola. Che da allora sarà sempre territorio italiano e milanese. Fine dell'Egemonia Francese su Genova.

1664-1700: Periodo di Pace e sviluppo economico sotto Francesco IV e Ludovico III

1701-1714: Inizio della Guerra di Successione Spagnola, Milano e Savoia si schierano con l'Austria, lasciando passare le Forze di Eugenio di Savoia in Italia. Gli Austriaci prendono facilmente possesso di Mantova e di Ferrara. Alla fine del conflitto i Savoia sono restaurati in Savoia e Valle d'Aosta e gli viene donata la Sicilia (scambiata con la Sardegna), ottenendo il titolo Regio, come Milano che si annette Mantova e Genova, mentre Ferrara va al Papa e Modena diventa un ducato.

1733-1739: La guerra di Successione Polacca combattuta da Milano al fianco dei Francesi porta alla annessione di Modena e Parma sotto il dominio di Re Francesco V.

1740-1748: La guerra di Successione Austriaca, combattuta a fianco dell'Austria porta Milano a occupare Brescia e la repubblica di Lucca, diventando Regno di Lombardia, i vicini Savoia si rafforzano e diventano una dinastia potente nella Francia Sudoccidentale, italianizzando la Savoia e parte del Delfinato che hanno annesso.

1749-1789: Riassestamento delle Finanze nella Lombardia sotto Re Giovanni Maria IV e Re Francesco VI

1789: Le idee rivoluzionarie Francesi portano alla guerra tra Savoia e Francia Repubblicana, che alleata alla Lombardia, l'unico stato oltre all'Inghilterra aperto alle idee moderne, fa a pezzi i Savoia che fuggono in Sardegna. Nizza e Aosta vanno alla Lombardia. Un giovane tenente Corso si distingue nelle operazioni dell'assedio di Grenoble, è Napoleone Buonaparte, tenente d'artiglieria dell'esercito Lombardo

1790-1796: Gli Sforza sono scacciati dopo che soldati Francesi hanno portato gli ideali illuministici e sorge così la Repubblica Lombarda, collegata alla Francia, che con la sua Armata d'Italia si unisce ai Milanesi sul fronte Veneto, dove sono scesi gli Austriaci. Buonaparte conduce le forze Lombarde contro i Pontifici e i Toscano-Austriaci, ottenendo prestigiose vittorie che lo fanno diventare grande agli occhi del Popolo e pericoloso agli occhi del Direttorio sia Francese sia Lombardo… Buonaparte guida i Lombardo-Francesi in Veneto, sconfiggendo gli Austriaci ad Arcole ed entrando nelle Venezie. Con il Trattato di Campoformio i Francesi cedettero Venezia all'Austria pugnalando alle spalle i Lombardi, che infuriati videro il Direttorio come uno strumento francese e non come un governo lombardo indipendente dalla Francia. Buonaparte inizia la sua ascesa e per frenarlo il Direttorio Lombardo lo invia a schiarirsi le idee in Francia accanto ai soldati Gallici nel nord, contro i Prussiani.

1797-1800: La Francia stringe nella morsa la Lombardia e se la annette con grandi proteste dei locali nel 1797, Buonaparte sfrutta la situazione e rientrato in Piemonte viene acclamato dalle truppe Lombarde Re d'Italia, solidarietà anche da parte dell'Austria che nel 1798 aiuta il Piccolo Caporale a ottenere la Corona di Re di Lombardia. Il Re di Lombardia ottiene dalla Austria il controllo della Toscana in cambio della Neutralità e della mutua alleanza difensiva in funzione antifrancese. Così il Buonaparte difende l'Austria dall'Impeto Francese, facendole da scudo e ricevendo assicurazioni riguardo la cessione di Venezia o la rinascita della Repubblica Veneta.

1801-1802: La morsa inizia a stringersi attorno alla Francia Rivoluzionaria, quando la repubblica sorella di Svizzera è conquistata dal Buonaparte per conto della Coalizione. La repubblica Francese rischia il tracollo.

1803-1804: La Gran Bretagna dichiara guerra alla Francia e Buonaparte entra nel Delfinato e nella Savoia, ottenendo il consenso delle ormai quasi italianizzate popolazioni, la Repubblica inizia a crollare su sé stessa, mentre l'Austria prepara l'ennesimo intrigo a danno della Lombardia.

1805-1806: La Francia sia arrende, cede la Savoia alla Lombardia, con le proteste dei Re di Sardegna, e abbandona tutte le conquiste precedenti. Nel 1806 forze Austriache e Prussiane entrano in Lombardia da Veneto,Svizzera e Tirolo. Napoleone tenta di difendersi ma è impossibilitato ed è costretto a ripiegare in Piemonte, mentre a Genova sbarcano forze Savoiarde, cerca quindi l'alleanza Russa, per fermare l'Austria che vuole allargare forse troppo la propria sfera d'Influenza.

1807-1808: Saldamente alla redini della Lombardia, grazie all'intervento Russo, Napoleone si dichiara Re d'Italia e scende nelle terre Pontificie, lasciando al Papa solamente il Lazio. Nel Regno di Napoli i Borboni si difendono aspramente.

1808-1814: Napoleone ha ragione anche del Sud e proclama l'Italia libera, l'Austria non ci sta e alleata ai vecchi sovrani Italiani attacca nel 1813, l'isolamento di Napoleone è totale, nemmeno la Francia, alla quale ha ceduto la Savoia per farsela amica lo aiuta e così le Forze Austriache entrano a Milano il 31 Marzo, restaurando Re Ludovico IV. Buonaparte è esiliato sull'Asinara.

1815: Napoleone rientra in Italia e insorge, riottene il controllo di tutto il paese ed entra in Veneto, ma è sconfitto il 18 Giugno a Pordenone dagli Austro-Prussiani, viene esiliato in una sperduta isola del Baltico. Gli Sforza riottengono la Lombardia, i Savoia ottengono solo Nizza, al Papa torna tutta l'ex Italia Centrale, restaurato il Granducato di Toscana. Rinascono tutti i Ducati dell'Emilia. Le terre Italianizzate di Savoia e Moriana diventano dipartimenti francesi, sempre in rivolta e speranzosi del ritorno lombardo o anche del Re di Sardegna.

1822: Moti per l'unificazione della Emilia alla Lombardia cacciano i Duchi di Parma e a Reggio Emilia gli Insorti proclamano la Seconda Repubblica Lombarda. L'Austria è concentrata sulle rivolte in Ungheria e Boemia, così …

1823: Costituzione concessa da Re Francesco VII in Lombardia, la repubblica Lombarda di Parma si unisce tramite plebiscito e Reggio Emilia e Pontremoli si annettono aprendo le porte ai reggimenti Lombardi. Bologna indice il plebiscito per la riannessione alla Lombardia e si unisce in Agosto. Guerra Lampo tra Modena e Lombardia, il Ducato è annesso. L'Austria è ancora impossibilitata alla repressione e i moti si estendono nelle Marche e in Veneto.

1824: I moti nel Veneto portano alla ricostituzione della Repubblica Veneta che si affida al Regno di Lombardia per la difesa e la politica estera, i moti nei territori pontifici portano alla instaurazione di Repubbliche Federate alla Lombardia nelle città di Rimini e Ancona. La Toscana concede la costituzione impaurita dalla piega che hanno preso gli eventi recenti. Gli Austriaci continuano a essere impegnati e inviano solo un contingente di 40000 soldati in Friuli al comando di un giovanissimo Radetzky. Forze Lombarde al comando del Principe Cadetto di Milano, Giovanni Maria, forzano il Piave ed entrano in Friuli in Novembre, forze guidate da ex-repubblicani Lombardi, ai quali aderisce anche un giovanissimo Giuseppe Mazzini entrano in Romagna e a Dicembre riescono ad arrivare alle due repubbliche Federate, che entrano a far parte del territorio Metropolitano Lombardo che a fine anno include: Regno di Lombardia,Ducato di Modena,Legazione Pontificia di Bologna,Repubblica Veneta,Dipartimento d'Oltrepiave (Friuli),Dipartimento di Romagna,Repubblica Federata di Rimini e Repubblica Federata di Ancona.

1825: Gli Austriaci, riorganizzatisi oltre il Tagliamento, lanciano un'offensiva in Febbraio, con una forza di 130000 soldati, i Lombardi più i Volontari arrivano a malapena ai 65000 uomini, i Lombardi resistono stoicamente a Motta di Livenza, costringendo gli Austriaci a tornare sulle loro posizioni in Marzo senza aver prodotto un avanzamento sensibile del fronte. In Aprile i Toscani scendono in guerra di fianco alla Lombardia e inviano diecimila soldati verso l'Umbria per impadronirsene. Contemporaneamente i Repubblicani, presenti nelle Marche e in Romagna marciano su Roma dalle Marche, forti di cinquemila soldati, il Papa si chiude in Vaticano lanciando appelli ai Francesi. La rivolta in Boemia cessa e gli Austriaci hanno ora a disposizione più di trentamila soldati per il fronte Italiano. Lo sfondamento avviene in Settembre, a Asiago, quando gli Austriaci scendono alle spalle del fronte principale (Piave), accerchiando le forze Lombarde nel Quadrilatero (Vicenza-Treviso-Padova-Venezia). In Ottobre gli Italiani di Savoia e Moriana si ribellano, causando l'intervento francese in Novembre. Le sparute soldataglie ribelle italiane in Savoia sono spazzate via a Saint Jean de la Maurianne e i Francesi entrano in Val di Susa e in Val d'Aosta, mentre iniziano l'assedio di Nizza, dove tra i difensori si distingue un giovanissimo Giuseppe Garibaldi. In Dicembre i Repubblicani e i Toscani sono a Rieti, mentre a Civitavecchia sbarcano più di ventimila francesi.

1826: Muore Re Francesco VII, gli succede il figlio maggiore Massimiliano II, un inetto rispetto al fratello Giovanni Maria, che è asserragliato nel Quadrilatero, assediato dagli Austriaci. I Francesi avanzano in Piemonte e occupano Torino in Febbraio, a sud, a Nizza, la città cade e Garibaldi fugge in Sudamerica. In Marzo i Toscani voltano faccia e attaccano i Repubblicani alle spalle presso Orte, il massacro è enorme, e i pochi sopravvissuti sbandano e finiscono massacrati dal contingente francese presso Frascati. I Primi d'Aprile, le forze Lombarde del Quadrilatero guidate dall'Eccellente Principe Giovanni rompono l'assedio a  Camposampiero e si ritirano gradatamente in Lombardia. I Francesi occupano tutte le Marche tra Maggio e Agosto e nello stesso periodo i Toscani entrano a Bologna e restaurano gli Asburgo-Este a Modena. In Settembre i Francesi sconfiggono i Lombardi del Generale Trivulzio presso Galliate ed entrano in Lombardia minacciando Milano. Massimiliano II fugge a Bastia delegando al fratello il Governo sul continente, mentre nello stesso momento offre la resa incondizionata ai Franco-Austriaci. A Ottobre il Parlamento Cisalpino (Parlamento di Milano) destituisce Re Massimiliano e incarica il Principe Giovanni Maria come Reggente. I Realisti abbandonano le fila dell'Esercito Lombardo in Novembre e si ritirano in Corsica. Il 16 Dicembre viene firmato l'armistizio tra i Lombardi e i Franco-Austriaci; 1- Lombardia nei confini del 1815,2- Occupazione decennale di Pontremoli (Toscana), Valtellina (Austria) e Val D'Aosta (Francia), 3- Restaurazione dei Sovrani Rimossi, 4- Indennizzo da pagarsi in vent'anni. Il Principe accetta a malincuore, ma mantiene il governo esortato dal popolo.

1827-1830: Tra il 1827 e il 1830 la Lombardia cerca l'appoggio di potenze straniere per la sua causa e ottiene l'appoggio Britannico in cambio della concessione di basi mercantili a Genova e ad Ajaccio nel Giugno 1827. Giovanni Maria apre un periodo di governo illuminato e concede un nuovo codice civile modellato sul Codice Napoleonico e uno penale basato anche sugli studi del Beccaria. Nell'Aprile 1828 i Francesi si ritirano dalla Val d'Aosta cedendone il controllo alla Lombardia, che in Ottobre concede il suffragio allargato maschile, ora i votanti per il Parlamento Cisalpino sono più di dieci volte rispetto al 1823. Nel 1829 il Principe Giovanni Maria è pronto a usare le carte della Diplomazia per la causa: 1- Invia Mazzini in Toscana per fomentare delle rivolte, per poi offrirsi di aiutare il Granduca rioccupando Pontremoli e la Lunigiana, 2- Prende contatti con i Veneti e li convince a sollevarsi nel 1831, 3- Stringe legami ancor più saldi con la Gran Bretagna e la nascente potenza Prussia, 4- Indice la leva obbligatoria (diciotto mesi).

1831: La rivolta in Toscana costringe il Granduca a ritirare i Presidi dalla Lunigiana, che è rioccupata dai Lombardi, che sconfinano per “aiutare” i Toscani, si solleva il Veneto seguito dal Trentino e dal Friuli, anche l'Istria è in subbuglio, i deboli sovrani di Parma e Modena sono cacciati da ulteriori rivolte di popolo, insorge anche Bologna e pure Ferrara. La confusione conseguita dalle rivolte fa ritirare gli Austriaci dalle loro guarnigioni in Lombardia e li caccia, in Maggio, oltre il Brenta. In Ottobre gli insorti occupano tutto il Veneto e il  Trentino, mentre Trieste è capitale della Repubblica della Venezia Giulia, che si confedera alla Lombardia (è la prima dei Governi provvisori a cercare l'appoggio lombardo). I Pontifici non riescono a riprendere il controllo delle Legazioni di Ferrara e Bologna e si rassegnano alla loro perdita dopo il negato intervento francese. L'Austria è sotto scacco perché a nord sono riprese le ostilità per la Slesia, che i Prussiani vogliono tutta per loro e perché col denaro degli Inglesi, il Principe sta corrompendo tutti i Generali Pontifici e Toscani, che stanno passando dalla parte dei ribelli e infatti in Dicembre, il Granduca di Toscana fugge sull'Elba e lascia la Toscana al Governo Provvisorio di Firenze e di Siena il controllo del paese.

1832: Le esigue forze austriache schiacciano la Venezia Giulia, ed ora la Lombardia è costretta ad entrare ufficialmente nel conflitto, così le forze Lombardo-Venete marciano sul Friuli e il 4 Marzo 1832 sconfiggono gli Austriaci a Maniago, occupando tutto il Friuli e al comando del Principe Giovanni Maria li mettono in rotta in Trentino dopo la Battaglia delle Val di Sole (Settembre), costringendo ad un arretramento su tutto l'arco del fronte e che porta i Volontari Repubblicani, a occupare Trieste. In Dicembre la Francia è pronta a scendere in Italia per fermare il pericolosissimo processo d'unificazione e costringe i Lombardi a trattare con l'Austria che cerca di essere restrittiva ma non può esserlo per la pressione Prussiana e Inglese e soprattutto perché è stata sconfitta su tutti i fronti, così tutti i Territori diventano parte del Regno di Lombardia che cambia nome in Federazione Italiana con capitale Milano e si dà una struttura federale sotto il controllo del Reggente, i territori della Federazione sono: Regno di Lombardia (Sforza),Repubblica Veneta (Repubblica),Repubblica della Venezia Giulia (Repubblica),Distretto Lombardo di Trento (Lombardia),Distretto Lombardo di Parma (Lombardia),Distretto Lombardo di Mantova (Lombardia),Repubblica Cispadana (Repubblica),Repubblica Toscana (Repubblica), Regno di Corsica (Massimiliano II Sforza). In seguito entrarono nella Federazione: Regno di Sardegna (Savoia) nel 1848, Regno d'Elba (Asburgo-Lorena) 1850, Repubblica Adriatica (Repubblica) 1856, Dipartimento d'Umbria (Repubblica) 1856.

1833: L'Unità del Regno è sancita dalla elezione del nuovo parlamento che cambia nome in Parlamento della Federazione Italiana, la legislazione del Regno di Lombardia è estesa a tutti gli stati come Legge Federale e come Legge nei Distretti Lombardi. In Aprile iniziano i lavori della Assemblea Costituente del Regno, che deve redigere una nuova costituzione.

1834-1841: In questi sette anni il Reggente si dedica allo sviluppo del paese che ha come locomotiva la Lombardia e la costruzione di ferrovie tra le quali le importantissime Milano-Genova e Milano-Venezia, iniziano anche i lavori per il miglioramento della rete stradale e dei valichi di frontiera con la Francia. La nuova Costituzione o Costituzione del '36 è finita e viene applicata all'intera Federazione. Nel 1840 Alessandro Manzoni finisce di rivedere i Promessi Sposi, che non italianizza come nella nostra linea temporale, bensì li rende ancora più lombardeggianti in linea alla legge del Regno che stabilisce che: il Milanese è la lingua ufficiale dello stato insieme al Latino, le lingue riconosciute nei territori della Federazione sono: Toscano,Veneto e Ladino. Inizia un vastissimo programma di scolarizzazione, che vede un flusso enorme di giovani lombarde verso il resto del regno per insegnare. Nel Parlamento del 1840 entra anche Giuseppe Mazzini, come deputato del secondo Collegio di Genova.

1842: L'Illuminato Principe Giovanni Maria cade da cavallo durante una battuta di caccia nei pressi di Castellana e muore, gli succede il fratello che ritorna come Re di Lombardia e Presidente della Federazione Italiana. In Parlamento Mazzini si oppone e con lui la ala più radicale di esso, della quale il giovane braccio armato è Giuseppe Garibaldi. Massimiliano II riprende da dove aveva iniziato, chiude il Parlamento e si riavvicina all'Austria, governando da Monarca Assoluto.

1843: Una rivolta di popolo caccia Massimiliano II per la seconda volta e  lo costringe all'esilio in Austria, dove si ritira. Lotte tra i Repubblicani e i Liberali, i primi vorrebbero una Repubblica Federale e i secondi una Monarchia Costituzionale con il figlio di Massimiliano II, Ludovico V di Sforza-Corsica. I Mazziniani riescono a imporsi e proclamano la Prima Repubblica Italiana (103 anni d'anticipo !!!), con l'abrogazione della Costituzione del '36 e i lavori per la seconda,quella del '43 che la terminano in Ottobre. Mazzini è il primo presidente della Repubblica, che si instaura come un golpe.

1844-1848: Nel Gabinetto di Mazzini la Lombardia va incontro ad un periodo di ricchezza e sviluppo economico e Milano diventa una metropoli prosperosa e laboriosa, mentre la Industrializzazione dilaga dal Triangolo Industriale anche nel Veneto e nella Cispadana. Alle elezioni del 1848 si presenta Carlo Luigi Napoleone Buonaparte (Per noi è Napoleone III, Imperatore dei Francesi) che lo sconfigge per il forte ascendente del cognome...

1848-1852: Buonaparte inizia una politica aggressiva e intima ai Savoia e agli Asburgo-Lorena di entrare nella Repubblica o avrebbero perso la corona, al rifiuto di Carlo Alberto di Savoia, le forze Italiane sbarcarono in Sardegna e sconfitti i Sardi a Villasimius entrarono in Cagliari, mentre gli Asburgo-Lorena rimasero all'Elba e la cedettero alla Repubblica,rimanendo però sul trono come sovrani associati. Nel 1852 si dichiarò re d'Italia e fondò il Secondo Regno, in susseguo allo zio Napoleone I, salendo al trono come Napoleone II facendosi incoronare in Duomo.

1853-1856: In questi anni il Re si fa riconoscere dalle varie potenze che non lo accettavano, tra le quali l'Austria. La crescita economica del Regno gli permette di finanziare vaste spedizioni coloniali in Africa, tra le quali quella del 1855 in Costa d'Avorio e quella del 1856 in Tunisia che diviene colonia della Corona. Nel 1856 dichiara guerra al Papa ed entra nelle Marche e in Umbria, annettendoseli. Restaura i Savoia sul trono di Sardegna con il giovane Vittorio Emanuele II. Il suo Primo Ministro, Camillo Benso Conte di Cavour riesce a convincere tutte le Cancellerie Europee della bontà del Sovrano. Mazzini è in Svizzera, perché ricercato in Patria, mentre Garibaldi partecipa attivamente alle spedizioni Napoleoniche.

1857-1866: In questi nove anni, il Re si dedica perlopiù alle colonie e agli interni che crescono economicamente e che chiedono nel 1861 materie prime da sfruttare per la povertà del territorio in quanto a materie prime, così Buonaparte finanzia altre spedizioni in Africa che rendono lo Stato Italiano uno dei più attivi da quel punto di vista, con la Costa d'Avorio,Tunisia e Ghana che sono di fatto colonizzati dal Regno, che diventa Impero con il proclama del 24 marzo 1866, con Napoleone II Imperatore degli Italiani. Le sue ambizioni smisurate lo portano a dichiarare guerra all'Austria e a Le Due Sicilie alleato con la Prussia. Il tutto si rivelò una guerra lampo con la vittoria Italo-Prussiana, che condusse all'annessione del Regno di Napoli.

1866-1870: Non ancora pago delle conquiste fatte col compagno di merende Garibaldi, che è diventato un monarchico convinto, si rivolge alla Savoia e alla Moriana, tenute dalla Francia, che per una disputa con la Prussia entra in guerra con essa. Approfittando della situazione si impadronisce dei due dipartimenti. Nel 1869 una coalizione di stati europei, tra i quali l'Inghilterra e l'Austria dichiarano guerra all'Italia e sconfiggono gli Italiani a Cosenza nel 1869 e a Monfalcone nel 1870, dove Napoleone II fugge e si consegna agli Inglesi. L'Italia rimane nei confini del 1856 a parte l'annessione di Moriana e Savoia e viene restaurato il Regno di Napoli, mentre la Sicilia diventa un protettorato Inglese, a cui si unisce Malta. Garibaldi si autoesilia sulla Asinara, mentre la Seconda Repubblica Italiana risorge dalle ceneri del Secondo Regno o Primo Impero.

1871-1900: Viene riorganizzata la struttura della Federazione che è divisa in Repubbliche,Dipartimenti,Distretti così abbiamo: Dipartimenti Federali di Savoia e Moriana (Controllo Federale), Repubblica di Lombardia, Repubblica di Liguria (Liguria e Lunigiana più Nizza), Repubblica Cispadana, Repubblica Veneta, Dipartimento Federale di Trento (Controllo Federale), Dipartimento Federale della Venezia Giulia (Controllo Federale), Repubblica Toscana, Repubblica Adriatica, Dipartimento d'Umbria, Repubblica Corsa, Repubblica Sarda, Distretto Federale dell'Elba (Controllo Federale). Vi sono poi le Colonie della Federazione (Tunisia,Guinea Italiana (Ghana+Costa d'Oro+Costa d'Avorio+Togo+Benin)). I Governi sono perlopiù di Destra Storica fino al 1876 che riesce a riassestare le finanze dello stato ma crolla sulle questioni di competenza tra stato federale e repubbliche. Quindi nei quindici anni successivi abbiamo governi di Sinistra Storica che punta al potenziamento dell'Industria e dell'apparato Coloniale non badando a spese e soprattutto concedendo con Depretis il suffragio universale maschile per gli alfabetizzati nel 1878 (circa il 25-30% della popolazione italiana dell'epoca). Alla fine degli anni ottanta sale al rango di presidente della Repubblica Francesco Crispi che lancia un'aggressiva politica coloniale che porta ad una insistente penetrazione nel Corno d'Africa, fino alla Vittoria di Adua nel 1896, dove una forza Italiana di 30000 uomini sconfisse circa dieci volte tanti Abissini, il tutto ci portò ad avere anche Eritrea e Abissinia come territori coloniali, seguiti nel 1912 dalla Libia.

1901-1914:  Gli anni della politica Giolittiana, con il compromesso tra Sinistra radicale e le correnti Liberali, il tutto fece bene al paese che in quel periodo vedeva l'inizio delle lotte operai e degli scioperi per i diritti dei lavoratori, che erano calpestati e che solo da poco tempo erano tutelati dal Partito Socialista di Turati, nel 1906 nasce la CGdL (Confederazione Generale del Lavoro). Nel 1911 inizia la guerra Italo-Turca per il possesso della Libia e che conclusasi nel 1912 porta all'annessione di Libia e Dodecaneso. Nel 1912 Suffragio Universale Maschile che porta al 35% della popolazione ad avere diritto di voto. Nel 1914 allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, la Repubblica Italiana non ha alcun interesse ad entrarvi, vi entra invece il Regno di Napoli che intende riacquisire la Sicilia in mano agli Inglesi.

1915-1922: La Guerra è deleteria per il Sud che diventa ancora più depresso, mentre la Repubblica Italiana decolla economicamente durante la Guerra vendendo a tutti armi e concedendo prestiti ingenti ai paesi dell'Intesa che sono inizialmente in difficoltà dopo il ritiro della Russia causa rivoluzione, l'Italia interviene solo quando la Germania ha ormai la situazione in pugno, ad inizio 1917, aprendo il fronte Italiano e quello Alpino, che piega l'Austria e le spezza letteralmente le reni come ricorderà un certo Mussolini nelle sue memorie di Guerra, la guerra si conclude nel 1919 con la vittoria dell'Intesa, all'Italia è concesso il Gibuti e il Lazio a parte Roma che rimane al Papa, l'Austria crolla e cede all'Italia l'intera Dalmazia e l'entroterra triestino e istriano, inoltre anche l'Albania diviene protettorato. Il Sud rimane indipendente unendosi la Sicilia e diventando una debole repubblica, qui si trasferisce Benito Mussolini nel 1919 quando è espulso per aver tentato di far riprendere degli operai in sciopero con la violenza e così nel 1920, da Napoli, Mussolini fonda i Fasci di Combattimento e nel 1922, con la famosissima Marcia su Napoli si impadronisce della Repubblica Napoletana, portando le sue Camicie Nere al potere.

1923-1936: Anni di sviluppo nella Repubblica Italiana e di boom nella Repubblica Napoletana,che inizia ad armarsi e a diventare pericolosa per lo stato basato su Milano che nel 1926 firma il concordato con il Papa, che cede la città di Roma in cambio del solo Vaticano, e la corrente Romana la vuole capitale ma il referendum dice che solo il 22% delle preferenze sono date alla Città Eterna. Mussolini critica da Napoli e le sue Camicie Nere si lanciano nel 1932 alla conquista della Somalia che si concluderà solo nel 1935 e scippa l'Albania alla Repubblica Italiana, che la stava trascurando, così nel 1936 si proclama Imperatore degli Italiani, rievocando i fasti dei Buonaparte chiamando il suo dominio personale dai piedi d'argilla Secondo Impero Italiano. Pochi stati lo riconoscono con questo nome, e la Repubblica Italiana lo prende forse troppo alla leggera, ma nel 1936 l'Imperatore firma il Patto d'Acciaio con il Cancelliere Tedesco Adolf Hitler.

1937-1942: La Repubblica Italiana non interviene se non alla leggerissima sulle annessioni Hitleriane nell'Est Europa e nel 1939 è però costretta ad intervenire a fianco di Francia e Inghilterra, dopo un'ottima ed eroica resistenza sulle Alpi da parte delle forze Alpine la Repubblica è pugnalata alle spalle dall'Impero che risale dal Sud, poco difeso, così l'Imperatore entra a Milano il 16 Luglio 1940 proclamando l'annessione che però è effettiva solo nello scenario Europeo, perché tutte le colonie rimangono fedeli al governo De Gasperi in esilio, che si installa a Tunisi e infatti nel 1942 Mussolini perde la Somalia ad opera della forze del Generale Amedeo Savoia-Aosta. La guerra procede bene per l'Asse nonostante i colpi inflitti dai Bombardamenti Inglesi e dalla disastrosa invasione Fascista della Grecia e così nel 1942 inizia l'Operazione Barbarossa. Dopo Pearl Harbour gli USA entrano in Guerra.

1943-1946: Il 1943 vede gli Italiani del Sud stanchi del conflitto e quelli del Nord pronti alla lotta armata, che però sono conosciuti più come Lombardi e Napoletani, così Mussolini è avversato anche all'interno del paese, e nel nord le Camicie Nere uccidono più di duemila oppositori a Piazzale Loreto, a Milano. Nel 1943 contingenti Americani sbarcano in Nordafrica e si incontrano con gli Italiani ad Algeri e nel 1944 ideano lo sbarco in Sicilia ad opera di forze Italiane del Nord e Anglo-Americane e infatti lo sbarco è un successone e gli Alleati risalgono fino a Napoli occupandola e costringendo Mussolini ad abbandonare Roma, che aveva elevato a capitale del Paese, per Milano, ma durante il trasferimento un commando di Partigiani Fiorentini sale sul treno a Firenze e si fa saltare in aria uccidendo l'Imperatore ed è così che i Fascisti crollano e il resto del territorio peninsulare è governato dai Tedeschi come stato fantoccio con il nome di Repubblica Italiana Settentrionale alla quale sono costretti ad aderire i gerarchi sopravvissuti. L'apertura d'un ulteriore fronte nel giugno del 1945 in Normandia, lascia le forze Italiane del Nord sole o quasi contro i Tedeschi che si difendono sulla linea del Po. Nella Battaglia di Piacenza i Nazifascisti sono sconfitti e in Dicembre il Generale Savoia-Aosta entra a Milano, seguito dal governo in Esilio di De Gasperi che si reinsedia nella capitale. Alla fine Hitler si suicida nel Maggio 1946 e la guerra finisce con la vittoria Alleata. Le due Italie non vengono unite,sono ormai troppo differenti, l'ultima volta in cui sono state unite era il 1812 e la differenziazione culturale è enorme, così alla Repubblica Italiana non è dato nulla se non aiuti economici ingenti, il mandato sulla Somalia fino al 1966 e la forza per resistere al Comunismo dilagante, così rimane nel Blocco Occidentale. L'Italia Meridionale rinasce come Repubblica dell'Italia Meridionale, che sarà aspramente divisa al suo interno dalle correnti Marxiste e quelle Capitaliste, e che porterà negli Anni Settanta a qualcosa che assomiglia ad un piccolo Vietnam per gli Stati Uniti.

1947-1960: Negli Anni della ricostruzione si susseguono continui Gabinetti Democristiani e qualche volta anche con le Destre all'interno. Al sud l'avvocato Guglielmo Giannini prova a riformare il depressissimo meridione ma i suoi tentativi finiscono per mandare al potere i Militari nel 1952. Nel 1955 iniziò il fenomeno del Boom Economico che riportò di nuovo la Seconda Repubblica Italiana nel novero delle grandi Potenze. Le forti spinte indipendentiste portano all'indipendenza dell'Albania nel 1955 e alle prime agitazioni nella Guinea Italiana che si rende indipendente nel 1958, mentre la Libia e la Tunisia ad alta percentuale di popolazione italiana (15% e 12%) non ottengono quello che cercano per l'opposizione delle minoranze.

1961-1975: Il Boom oltre a essere economico è anche demografico, così oltre alla crisi politica e coloniale inizia ad affrontare anche il problema della disoccupazione. Eh sì, i Democristiani non riescono più ad arrivare alla maggioranza e sono costretti ad alleanze con i Nazionalisti o con i Socialdemocratici che spesso coesistono e fanno cadere un governo dopo l'altro fino al 1969. Viene fondata l'OSI (Organizzazione per lo Sviluppo Italiano) nel 1965, cioè una specie di Commonwealth all'Italiana, così Libia e Tunisia diventano indipendenti nel 1970 nell'ambito del Commonwealth, nel 1966 le Nazioni Unite affidano al OSI la Somalia che diviene indipendente nell'ambito dell'ente insieme a Eritrea e Etiopia, mentre il Dodecaneso è ceduto alla Grecia in cambio di basi in cui la sovranità è solo italiana (un po' come Dhekelia su Cipro). Negli anni settanta è l'epoca del Centrosinistra, cioè dei governi retti dalla DC e dal PSI, retti dallo statista pugliese Aldo Moro, che è venuto al nord negli anni del libero passaggio e della concessione della cittadinanza ai profughi (1946-1954). Nel 1972 il regime militare del sud vacilla di fronte ai Comunisti del Fronte del Popolo Italiano che vuole l'unificazione con il nord e la dittatura del proletariato, dopo il 1973 con i ribelli che occupano Napoli e costringono i Militari a fuggire a Palermo intervengono gli Stati Uniti che chiedono l'intervento della Repubblica Italiana che si rifiuta; così abbiamo gli USA impegnati su due fronti: Vietnam e Italia Meridionale, la guerriglia si protrarrà fino al 1979.

1976-1989: Aldo Moro è assassinato dal Fronte del Popolo Italiano nel 1978, gli subentra Andreotti e più avanti alle elezioni del 1979 il PCI di Berlinguer ottiene più voti della DC e dà vita ad un governo di sinistra con il PSI, con l'apertura al dialogo con USA e URSS diventando uno dei punti fermi della Guerra Fredda con gli Americani che vorrebbero la fine del governo di sinistra e i Sovietici che vorrebbero l'Italia dalla loro parte. Il sud vede la vittoria dei filosovietici nel 1980 e così nasce la Repubblica Popolare Italiana che auspica un'unificazione con il governo di sinistra del Nord, che però rifiuta al momento. La RFI (Nord) vara la riforma della Federazione nel 1983: Repubblica di Savoia-Aosta (Aosta Capitale), Repubblica Piemontese (Torino),Repubblica Ligure (Genova),Repubblica Lombarda (Monza),Distretto Federale di Milano (Milano),Repubblica Cispadana (Bologna),Repubblica Veneta (Venezia),Repubblica Alpina (Trento),Repubblica della Venezia Giulia (Trieste),Repubblica Dalmata (Zara),Repubblica Toscana (Firenze),Repubblica Sarda (Cagliari),Repubblica Corsa (Ajaccio),Repubblica Adriatica (Ancona),Repubblica Latina (Roma). Negli Anni Ottanta i Comunisti accusano il colpo della perdita di Berlinguer e così vanno al potere i Socialisti di Craxi che nel 1986 aderiscono alla Comunità Europea. Nel 1989 al crollo del Muro di Berlino si tenta di unire le due Italie ma il referendum fallisce in entrambe, fomentate dal regionalismo di Umberto Bossi nel nord, così l'Italia Meridionale rinasce come Repubblica Democratica Italiana. Ecco una cartina del 1989:

L'Italia nel 1989 (grazie a Homer)

1989-OGGI: Tutti i tentativi di unire le due Italie falliscono per la diffidenza reciproca, la RFI è dominata alternativamente da dopo Tangentopoli e la Crisi dei Partiti Tradizionali da I Liberali con la Lega Lombarda (Silvio Berlusconi) e dal Partito Democratico (Romano Prodi e poi Walter Veltroni) con il Nuovo Partito Comunista di Bertinotti e l'Unione Cristiano Democratica di Casini ai margini degli schieramenti , adotta l'Euro nel 2001 ed è una delle locomotive trainanti del G8. La RDI è invece la locomotiva delle nazioni in via di sviluppo ed è retta da governi di Sinistra (D'Alema) o di governi populisti di matrice cristiano-liberale e gli aiuti economici la stanno risollevando ed è entrata nell'UE nel 2006.

Fine.

Homer

Per dirmi che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.

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Questo è il commento in proposito di Bhrihskwobhloukstroy:

Colgo l'occasione (più rara di quanto ci si potrebbe aspettare) del «Ducato di Milano come Patria ideale» per un parallelo contrastivo fra ucronia e realtà.

Immaginiamoci il Ducato di Milano retto da una Dinastia proveniente da fuori del Ducato, per esempio gli Sforza (romagnoli che considero di consapevole origine etrusca; l'ideale Sforzinda è un toponimo schiettamente etrusco-anatolico, non somiglia a nessun altro...).

Ucronia: gli Sforza mantengono il Ducato di Milano, poi conquistano il Regno di Napoli e di Sicilia, poi ereditano tutto il resto dell'Aragona e il Regno di Castiglia, si espandono nel Regno di Germania, infine diventano Imperatori. Sembra un'ucronia esagerata, ma quando Duca di Milano era la Sacra Maestà Cesareo-Cattolica la situazione era esattamente questa. Mi attendo l'obiezione: « ma Carlo V. non aveva iniziato la carriera come Duca di Milano »...

Immaginiamo allora quest'altra ucronia (meno fantasiosa): « un Asburgo diventa Duca di Milano (e solo Duca di Milano), poi Re di Napoli e Sicilia, poi di Castiglia e Aragona e si espande nel Regno di Germania, infine diventa Imperatore»: è identica alla prima e, a parte l'ultimo passaggio (che era programmato e desiderato, ma non si è realizzato), descrive Filippo II.

Sotto il "Ducato" di Filippo II. (e poi di Filippo III.), gli obiettivi annessionistici di Milano hanno addirittura superato quelli di Gian Galeazzo Visconti: Finale, Genova, Monferrato, Dominî Sabaudi, Piombino, Siena, Presidî, Civitavecchia, Venezia, il Vicariato d'Italia (dopodichè l'Impero non sarebbe stato propriamente di Milano, ma del suo Duca), oltre ovviamente al recupero di Vercelli, Piacenza, Parma, Bologna, dei Baliaggi Svizzeri e della Valtellina e Valchiavenna e in più l'incameramento di tutti i possibili Feudi Imperiali.

Se si prendono tutti i territorî di cui un Duca di Milano o Re del Regno Italico o del Lombardo-Veneto è contemporaneamente stato Sovrano, risultano:

- per intero, Irlanda Portogallo Spagna Francia Belgio Olanda Lussemburgo Germania Svizzera Italia Austria Slovenia Croazia Ungheria Slovacchia Cechia Polonia Bielorussia Lituania Lettonia Estonia (oltre ai Microstati inclusi);
- in parte assolutamente maggioritaria Gran Bretagna e Irlanda del Nord (tranne la Scozia), Serbia, Romania e Ucraina;
- per intero, ma con sfasamento cronologico la Bosnia.

Ne avevamo già accennato, ma la domanda che mi viene a questo punto è: si può considerare quindi anche tutto questo come Patria ideale di chi considera tale il Ducato di Milano? (Come per Milano, questo si verifica anche per il Belgio, il Lussemburgo, la Carinzia, la Carniola e pochi altri Stati o Regioni.)

Lo sfondo storico è rappresentato da questo paragone: c'è differenza fra Enrico IV. (III.) per la Navarra (il Re di Navarra diventa Re di Francia) e Carlo V. per Milano (l'Imperatore e Re Cattolico diventa Duca di Milano)?

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E ora, la parola a Tommaso Mazzoni:

Anch'io propongo un'ucronia sulla successione Viscontea, ma bisogna fare prima due premesse; primo, l'ordine di legittimità delle pretese dei vari pretendenti:

1°) Il Sacro Romano Imperatore (non in quanto Federico III d'Asburgo, ma in quanto Imperatore) secondo la Legge Salica, posizione rafforzata dalla dedizione della Repubblica Ambrosiana.

2°) Carlo d'Orleans, figlio di Valentina Visconti, secondo il testamento di Gian Galeazzo Visconti.

3°) Alfonso d'Aragona, erede designato di Filippo Maria, secondo un testamento però, solo presunto.

4°) Ludovico di Savoia, in quanto fratello della vedova di Filippo Maria. (lo metto per quarto, solo perché aveva dietro uno stato a sostenere la sua pretesa, potrebbe perfino meritarsi il 5° posto)

5°) Francesco Sforza, marito di Bianca Maria, figlia illegittima di Filippo Maria Visconti.

Secondo, considerando che in HL, quello che teoricamente aveva meno diritti, lo Sforza, ha vinto, bisogna considerare il perché le posizioni più forti non si sono concretizzate:

1) L'Imperatore fu impossibilitato per causa di forza maggiore, a soccorrere la Repubblica Ambrosiana.

2) Carlo d'Orleans era rimasto prigioniero in Inghilterra per 25 anni, e al momento della morte di Filippo Maria era piu interessato a godersi la libertà e a mettere al mondo un erede maschio con la sua terza moglie che ad impegnarsi per far valere i suoi eventuali diritti sul trono di Milano (si limitò a fare un tentativo per Asti, molto timidamente). Carlo VII gli aveva offerto di guidare le truppe Francesi mandate in soccorso alla Repubblica Ambrosiana ma lui declinò, probabilmente proprio per l'assenza di eredi maschi.

3)Alfonso d'Aragona un tentativo lo fece ma fu sconfitto, e, probabilmente era piu interessato ad altri obiettivi, come a Genova, perché non si impegno troppo seriamente.

4) Ludovico di Savoia, anche lui, un tentativo militare lo fece, ma non era un granché, come comandante.

Cio premesso, possiamo ora immaginare i cambiamenti necessari perchè si possa realizzare una delle quattro possibili alternative.

a) Federico III ha bisogno di uomini e fondi e di mano libera per intervenire; un buon PoD è che Ladislao postumo muoia lo stesso senza eredi, ma nel 1468, e nel frattempo aiuti lo zio.

b) Carlo di Orleans dovrebbe aver evitato la prigionia, avere gia avuto un paio di figli maschi (eliminabili senza eredi piu tardi, solo per evitare di complicare le linee di successione), e quindi accettare di comandare le truppe Francesi, sperando di vincere, e che la Repubblica cambi la dedizione formale.

c) Alfonso d'Aragona deve essere piu determinato (magari perché Filippo Maria il testamento in suo favore l'ha scritto e reso pubblico prima di morire) e riuscire a vincere militarmente.

d) Ludovico deve essere più deciso; intervenire in maniera piu decisa e nel momento piu opportuno; Però bisogna cambiargli personalità, e quindi bisogna cambiarlgli l'educazione.

Ovviamente io sono favorevole a sviluppare tutti e quattro i possibili sviluppi, con calma; per amor di verità, però, i più probabili, che richiedono un solo PoD di base e non includono cambi di personalità troppo marcati o di genetica, sono secondo me il primo (l'eventualità di successione anticipata degli asburgo sull'Ungheria era gia stata presa in considerazione, mi pare, da Guido) e il terzo, che si, richiede un doppio cambio di atteggiamento, da parte di Filippo Maria, che non deve volere che "tutto vada in rovina" e da parte di Alfonso d'Aragona, che si deve impegnare un po' di piu, ma il secondo si può legare al primo, e il primo, beh, magari la vecchiaia di Filippo Maria viene allietata da una nobildonna Napoletana, che lo bedispone, portandolo alla scrittura e alla pubblicazione di detto testamento.
Segue per ordine di probabilità il 2° e poi il 4°.

Ultima considerazione, la potenza di ciascuno di questi cambiamenti:

A) Se prevale l'Imperatore, e quindi La Repubblica Ambrosiana, fedele all'Impero, si conserva, l'Impero ha chiaramente una posizione di forza maggiore in tutte le vicende Italiane.

B) Se prevale Carlo d'Orleans, la Francia ha una piazzaforte in Italia con grande anticipo.

C) Se prevale Alfonso d'Aragona, non può trasmetterlo a Ferrante; o meglio, è inevitabile che se ci prova scoppi una nuova guerra di successione, che anticipa le guerre italiane;

D) Se prevale Ludovico, deve trattare con l'Imperatore per evitare il rischio di Reichsexecution (non scontatissima, in quanto i Savoia erano pur sempre feudatari del Regno di Germania, con tanto di posto alla dieta, anche se lo lasciavano puntualmente vacante, siamo sicuri che il Reichstag avrebbe votato una simile iniziativa?) I due potrebbero accordarsi per spartirsi Venezia.

Queste sono le mie considerazioni preliminari, spero di essere stato un po' più rigoroso del solito e di non aver detto troppe castronerie, di cui mi scuso in anticipo.

Ed ecco dunque le quattro Timeline parallele a colpi di 50 anni circa ciascuna:

A)
1447-1451
Con l'aiuto di contingenti ungheresi inviati dal nipote, Federico III sconfigge i Veneziani, e impedisce allo Sforza di rovesciare la Repubblica Ambrosiana; Ludovico di Savoia si guarda bene dall'intervenire direttamente contro l'Imperatore.

1452-1454
Impero, Ungheria, Francia, Gonzaga, Firenze e Savoia sconfiggono Genova, Aragona, Papato, Napoli, Venezia e Monferrato; Il Monferrato è tolto ai Paleologhi, e spartito fra Asti (dei Valois-Orleans) e i Savoia. Venezia deve ritirarsi nei suoi territori pre '47, e anzi, cede territori ai Gonzaga, la Francia strappa all'Aragona il protettorato su Genova. Firenze ottiene lucrosi contratti commerciali, e ritocchi dl confine ai danni del Papato.

1468
Alla morte di Ladislao viene comunque eletto Re d'Ungheria Mattia Corvino, e Federico, finanziariamente esausto, può farci ben poco. (si risparmia però l'umiliante sconfitta militare in cui in HL incorse nel 1468)

1475
Grazie ai commerci con Milano, l'Austria si è ripresa rapidamente.

1478-1480
Federico III sconfigge Mattia Corvino e ottiene la Boemia.

1481-1483
Guerra di successione di Provenza. L'Impero, i Savoia, la Borgogna e la Lorena sconfiggono la Francia e Asti; I Savoia soppiantano la Francia nel protettorato Genovese e conquistano Asti, i Lorena ottengono la Provenza, e la Francia deve accontentarsi del Maine. La Borgogna riconquista la Piccardia e la Borgogna propria. A causa della Guerra, non avviene nessuna battuta di caccia al castello di Wijnendale, quindi Maria di Borgogna non muore a soli 25 anni;

1484
Nasce Francesco, secondogenito maschio di Massimiliano e Maria

1486
Massimiliano è incoronato Re dei Romani. Nasce Isabella, secondogenita femmina di Massimiliano e Maria.

1488
La Bretagna vince la Guerra folle, con l'aiuto dell'Impero, e Francesco II si dichiara indipendente; sua figlia è fidanzata con il piccolo Francesco d'Asburgo, e alla morte di Francesco II, Massimiliano diventa reggente di Bretagna.
Nasce Alberto, terzogenito maschio di Massimiliano e Anna. Margherita viene fidanzata con Carlo VIII.

1490
Muore Mattia Corvino, Massimiliano gli succede sul trono d'Ungheria, e nasce Eleonora d'Asburgo, ultimogenita di Massimiliano ed Anna.

1491
Il tentativo d'invasione della Bretagna da parte della Francia è sventato dal tempestivo intervento dell'Imperatore. Margherita resta fidanzata con Carlo VIII. Porta in dote la Piccardia.

1493
Muore Federico III, gli succede il Re dei Romani Massimiliano I.

1496
Margherita d'Asburgo, Contessa di Piccardia, sposa Carlo VIII, Re di Francia;

1497
Francesco d'Asburgo sposa Anna di Bretagna.

1499
Nasce Claudia d'Asburgo-Bretagna futura Regina di Francia.

1500
Nasce Carlo d'Asburgo, primo figlio Maschio di Filippo e Giovanna di Castiglia.
Isabella d'Asburgo, creata Contessa del Tirolo e Alberto d'Asburgo, creato Conte della Franca Contea, sposano, rispettivamente, Ferdinando di Trastamara, Duca di Calabria ed erede al trono di Napoli. Questa alleanza si contrappone al trattato di Granada fra Francia e Spagna e impedisce la programmata doppia spartizione.

1501
Nasce Francesco d'Asburgo-Bretagna, erede al trono Bretone.

1503
Nasce Anna Isabella, figlia di Isabella e Ferdinando, Isabella purtroppo muore di parto. Ferdinando porterà il lutto fino alla morte.

1504
Nasce Federico Massimiliano, figlio di Alberto e Carlotta; Muore Re Federico IV di Napoli gli succede il figlio Ferdinando III.


B)
1447-1451
Carlo d'Orleans, che non è stato preso prigioniero e ha gia due figli maschi adulti, Giovanni Luigi e Carlo Francesco,e si è di recente risposato per la terza volta, decide di accettare di guidare le truppe Francesi contro lo Sforza; le truppeFrancesi hanno la meglio, e la Repubblica Ambrosiana decide di dichiarare l'Imperatore Federico III fellone, per non essere intervenuto e quindi nomina Carlo I d'Orleans Duca di Milano.

1457
Muore in un incidente a cavallo Giovanni Luigi d'Orleans, senza eredi.

1459
Si ammalano di vaiolo e muoiono Carlo Francesco e suo figlio Carlo Luigi.

1462
Nasce Luigi d'Orleans.

1465
Muore Carlo I Duca di Milano e Conte d'Asti, gli succede il figlio Luigi I, sotto la reggenza della madre Maria di Cleves.

1476
Trovandosi al sicuro oltralpe, Luigi può rifiutare il matrimonio con Giovanna di Valois.

1480
Luigi sposa per Anna di Bretagna, che riesce fortunosamente ad arrivare a Milano, dove il matrimonio è consumato.

1493-1496
Luigi chiama e assiste il cugino Carlo VIII, di cui è l'erede, nella guerra per Napoli, e viene nominato viceré dal cugino; mantiene il controllo del Regno di Napoli e riesce a sconfiggere Venezia, riconquistando all'Impero i territori perduti dal Ducato di Milano. Carlo VIII negozia comunque una tregua con il Papa.

1498
Muore Carlo VIII di Francia (IV di Napoli) gli succede Luigi (I di Milano, XII di Francia, III di Napoli) Luigi mantiene la capitale a Milano ed è percepito come un Re straniero in Francia.

1501
Massimiliano I riconosce Luigi Duca, secondo il principio della successione a primogenitura con preferenza Maschile a Milano, in cambio, arrangia il matrimonio di Claudia figlia ed Erede di Anna di Bretagna con suo nipote Carlo.

1503
I Grandi di Francia approfittano dell'assenza del Re per ritagliarsi spazi d'autonomia.
Alla morte di Alessandro VI, viene eletto Oliviero Carafa con il nome di Paolo IV


C)
1447-1450
Alfonso d'Aragona fa presidiare Milano da un numero più corposo di armigeri, corrompe il Senato, ingaggia (in cambio di un titolo nobilare nel Napoletano), anche Francesco Sforza, e fa valere il famoso testamento.
Difende il Ducato dai Veneziani, e fornisce al sempre bisognoso Federico III un copioso incentivo per riconoscerlo tale.

1458
Alla morte di Alfonso V d'Aragona, I di Napoli, gli succede il figlio legittimato Ferdinando I.

1460-1464
Guerra Angioino-Aragonese vinta come in HL dall'Aragonese.

1464-1484
In questo ventennio, aumentano le influenze della nobiltà Milanese nel regno di Napoli.

1480-1481
Guerra Ottomano-Napoletana, in cui viene persa e riconquistata la città di Otranto, anche grazie a truppe Milanesi.

1494
Muore Ferdinando I di Napoli e Milano, gli succede il figlio Alfonso II

1496
Senza influenze sforzesche Carlo VIII non cala mai in Italia, i Medici restano a Firenze, e Alfonso II morirà solo nel 1530, succeduto dal nipote Ferdinando II.

D)
1447
Ludovico di Savoia, che ha un carattere diverso perché è cresciuto alla corte di Borgogna con Filippo III il buono come mentore, agisce perentoriamente, e offre al Senato Milanese le proprie truppe contro i Veneziani, precedendo la creazione della Repubblica Ambrosiana; per riconoscenza il Senato lo riconosce Duca di Milano, titolo non riconosciuto dall'Imperatore fino al 1450.

1450
Con il Trattato di Monza, Ludovico di Savoia e Federico III giungono ad un accordo: Ludovico è riconosciuto Duca di Milano, in cambio di sostegno militare all'Austria contro Venezia.

1452-1454
Ludovico di Savoia sconfigge Alfonso il Magnanimo, e diventa Doge di Genova, titolo che diventa ereditario.

1452
Diversamente dalla HL, Ludovico ha uomini e mezzi per opporsi a Carlo VII, favorendo il Delfino Luigi, il quale, come in HL sposa Carlotta di Savoia.

1456
Luigi può contare su un contingente robusto fornito dal suocero, sbaraglia Antonio di Chabannes e invade la Francia;Con la mediazione dell'Imperatore Federico III si arriva alla Pace di Lovanio che stabilisce che il Delfinato sarà indipendente nel Sacro Romano Impero, e non cumulabile con la corona di Francia; non potrà mai essere considerato territorio Francese. Ludovico conquista Ginevra.

1465
Con il consenso dell'Arcivescovo, e dietro garanzia di rispettare in perpetuo la libertà dei lionesi, e non cedere mai ad alcun altro principe la città Ludovico diventa Conte di Lione.
Purtroppo, proprio tornando a Chambery da Lione, Ludovico muore gli succede il figlio Amedeo IX, che è stato educato in maniera molto diversa, nonostante l'epilessia di cui soffre.

1468
Invece che Margherita di York Carlo il Temerario sposa Bona di Savoia.
Guglielmo VIII del Monferrato sposa Ludovica di Savoia.

1469
Nasce Filippo di Borgogna, erede al trono Borgognone.

1470
Amedeo, nella HL supino alleato della Francia, in questa timeline simantiene neutrale, e convince i due cognati a deporre le armi; Carlo rinuncia ad ulteriori espansioni in Francia, e ad appoggiare i nemici di Luigi, e Luigi smette di sabotare i tentativi di Carlo di ottenere il titolo Regio e ad appoggiare i nemici di Carlo.
Nasce Giovanni Giacomo Paleologo, erede al trono del Monferrato.

1472
Non essendosi mai stato preso prigioniero durante la Guerra civile, la salute di Amedeo è ancora buona, e egli non muore.

1475
Cunegonda d'Asburgo è promessa sposa a Filippo di Borgogna.

1477
I Savoia appoggiano Carlo il Temerario contro Renato II di Provenza; La Provenza è spartita fra Filippo IV (Carlo morirà in battaglia), sotto la reggenza della madre Bona, e Amedeo IX.

1480
In cambio di 100.000 Genovesini d'Oro Federico III concede il titolo regio a Filippo IV di Borgogna e ad Amedeo IX di Provenza.

1482
Alla morte del figlio Filiberto il cuore di Amedeo IX non regge, gli succede il figlio Carlo I. Diversamente dalla HL, è Filippo di Bresse e non Luigi XI ad ottenere la reggenza.

1485-1490
Guerra di Cipro; potendo contare sulla flotta Genovese, sulla Provenza e sui milano, Filippo di Bresse invade la Repubblica di Venezia, e le strappa Cipro e Padova.

1487
Mentre suo Zio conduce la guerra contro Venezia, Carlo I si allea con il cugino Giangiacomo II del Monferrato e i due si spartiscono il Ducato di Saluzzo.
Cunegonda d'Asburgo sposa Re Filippo IV di Borgogna.

1488
Borgogna e Stati Sabaudi insieme a Massimiliano d'Asburgo portano soccorso a Anna di Bretagna a St-Aubin-du-Cormier; il Matrimonio fra Anna e Massimiliano è celebrato in pompa magna a Nantes.

1490
Il Re di Provenza e Cipro, Duca di Milano, Doge di Genova, Duca di Savoia e Conte di Nizza, Ginevra, Viennois e Lione Carlo I è avvelenato, il figlioletto Carlo Giovanni Amedeo gli succede su tutti i troni con la reggenza di Filippo di Bresse.
Nasce Francesco d'Asburgo-Bretagna, erede al trono Bretone.

1496
Muore Re Carlo Giovanni Amedeo, gli succede a Milano, a Genova, a Ginevra, a Lione in Savoia e a Nizza Filippo II, mentre Iolanda di Savoia, sorella di Carlo Giovanni Amedeo, che ha sposato Filiberto, figlio di Filippo II, diventa Regina di Provenza e di Cipro.

1497
Filiberto II succede a Filippo II.
Margherita d'Asburgo sposa Carlo VIII di Francia.

1499
Muore Iolanda I di Savoia, le succede Carlotta di Aragona, che è subito promessa a Filiberto.
Nasce Claudia di Asburgo-Bretagna, futura Regina di Francia.

1500
Filiberto II sposa Carlotta d'Aragona.
Nasce Iolanda di Savoia-Aragona.

1504
Alla morte di Filiberto II Carlo II di Savoia gli succede nei domini Sabaudi con legge Salica il fratello Carlo II, sotto la reggenza della cognata Carlotta di Provenza; viene organizzato il fidanzamento fra Iolanda e Carlo II.
Alla morte di Federico IV di Napoli, Ferdinando III ottiene l'appoggio della sorella, che assume Gian Giacomo Trivulzio e gli affida un esercito che sconfigge Gonzalo de Cordoba e pone fine al tentativo di usurpazione della Corona Napoletana da parte di Ferdinando d'Aragona.

Tommaso Mazzoni

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Aggiungiamo la proposta di Andrea Carrara:

Dal 1318 al 1405 divennero signori di Padova i da Carrara. Nel 1405 Francesco Novello e Francesco III vengono catturati e strangolati dai veneziani. Nel 1435 Marsilio, il terzo e unico figlio di Francesco Novello rimasto in vita, tentò di riprendere il controllo di Padova ma fu catturato e decapitato in Piazza San Marco. E se ce l'avesse fatta?

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Gli replica Paolo Maltagliati:

La vicenda di Marsilio va inserita nel più ampio contesto del conflitto tra la Milano viscontea e Venezia. Se Marsilio ce la fa, significa che Venezia non é riuscita a liberarsi di un fucile puntato alla tempia. Fucile che in realtà é impugnato da Filippo Maria. Francamente non credo che il tentativo potesse sopravvivere a lungo termine all'urto della Serenissima (e comunque, sicuramente non senza aiuti esterni). Ma se il leone di San Marco fallisce nel controllare Padova, è probabile che Venezia rinunci all'espansione verso ovest, accordandosi (carraresi come stato cuscinetto-alleata di Milano in funzione antiveneta?). Lasciando ovviamente il campo a rinnovati tentativi egemonici milanesi. Peraltro, con meno uomini e mezzi impegnati nel conflitto con il leone alato, il biscione potrebbe impegnarsi più attivamente nel conflitto tra angioini e aragonesi, chissà con quali conseguenze.

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Dice la sua anche Bhrihskwobhloukstroy:

Se le alleanze fossero, almeno in principio, Padova - Milano - Genova - Impero - Ungheria contro Venezia - Firenze - Papato - Polonia - Lituania (con gli Aragonesi estromessi da Napoli e gli Angioni equidistanti?) e il punto di arrivo prevedibile fosse l'egemonia viscontea, si potrebbe, fra il molto altro, discutere dell'architettura istituzionale del Regno di Lombardia: i Visconti erano già Duchi di Milano (1395) e Duchi di Lombardia (1397), teoricamente però esisteva ancora anche il Ducato di Lombardia carolingio (876, 894) entro il Regno di Lombardia e l'aspirazione a una corona regia era forte quasi come quella dei Borgognoni...

Il precedente del Regno di Boemia (1085, 1158, 1198, 1348) e il parallelo dell'Arciducato d'Austria (1453) entro il Regno di Germania potrebbero costituire un modello per la soluzione politica: l'Imperatore (come Re di Germania, Lombardia e Alta e Bassa Borgogna, oltre che di Boemia e d'Ungheria quando possibile), che ha la prerogativa di elevare di grado i Sudditi, una volta che si arriva alla costituzione dell'Arciducato d'Austria duplica la situazione del Regno di Germania anche per gli altri due suoi Regni, Lombardia e Borgogna (Arles):

1) si riesumano i titoli regi dell'Austrasia (567), della Lotaringia (855), della Provenza (855), della Corsica (in quanto Regno di Sardegna e Corsica, dal 1297 teoricamente suffeudo attraverso la Santa Sede, dal 1164 vassallo del Sacro Romano Impero) e della Liguria (su cui si è basata Genova nel 1637 per incoronare la Madonna Regina di Genova e servito nel 1814 per l'annessione agli Stati Sardi);

2) si riesumano i titoli di Neustria e Austria dal Regno dei Longobardi e, in quanto parti di Regno sovraordinate ai Ducati, vengono elevate ad Arciducati;

3) con la stessa motivazione, anche il Ducato di Lombardia carolingio (876, 894) viene elevato ad Arciducato;

4) i Visconti vengono investiti come Re di Liguria e di Corsica e Arciduchi di Lombardia, di Neustria Longobarda e d'Austria Longobarda (titoli distribuibili in eventuali spartizioni ereditarie, dati i precedenti storici);

5) i Valois di Borgogna vengono investiti come Re d'Austrasia e di Lotaringia;

6) gli Angiò di Provenza vengono investiti come Re di Provenza.

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E adesso, l'idea di Never75:

Andrea Fortebraccio, noto come Braccio da Montone (1368-1424), fu uno dei condottieri più famosi del suo tempo. Analogamente ad altri suoi "colleghi" approfittò delle difficoltà del papato e della complicatissima situazione italiana e internazionale per ricavarsi un proprio feudo erodendolo in parte dagli Stati Pontifici e in parte a città teoricamente indipendente.

All'apogeo questo embrione di Signoria Braccesca comprendeva alcune città umbre e marchigiane e lo stesso Braccio e reso de facto il Regno di Napoli un suo quasi protettorato. Le fortune del Fortebraccio finirono repentinamente il 2 giugno del 1424. Pur essendo già morto il rivale Muzio Attendolo Sforza, fu il figlio Francesco a sconfiggerlo nella decisiva battaglia dell'Aquila. Complice fu anche il tradimento, all'ultimo momento, di Jacopo Caldora. Poniamo invece che il Caldora rimanga fedele al Fortebraccio e a perire nello scontro sia proprio lo Sforza. Come cambia la politica italiana e internazionale nel decennio successivo? Teniamo anche presente che a questo punto, morendo lo Sforza, è da riscrivere completamente anche la storia del Ducato di Milano.

Senza esagerare, il Fortebraccio, riconciliatosi col papa e con Napoli, può farsi nominare duca del suo Stato, partecipando attivamente alla politica della Penisola negli anni successivi e, anticipando di quasi un secolo le vicende del Valentino, annettersi più territori possibili nel Centro Italia. Forse riunificare la Penisola sarebbe un'impresa troppo grande anche per lui, però...

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Gli replica il nostro maestro Bhrihskwobhloukstroy:

Già altre volte è stata discussa la gamma di possibilità che si sono aperte alla morte di Filippo Maria Visconti, ed è emersa la verosimiglianza di una spartizione; senza Francesco Sforza, ammesso che il Ducato si mantenesse fino all'agosto del 1447 nei suoi confini storici, i principali contendenti sarebbero stati, evidentemente, Venezia, Alfonso il Magnanimo, Giovanni IV del Monferrato, Ludovico di Savoia, Carlo d'Orléans e, grazie anche a Enea Silvio Piccolomini, Federico III d'Asburgo, con l'eventuale aggiunta di Genova.

Chi avrebbe potuto meglio garantire, senza lo Sforza, la continuità nelle posizioni di Potere al Patriziato milanese? Per rispondere, ricorrerei a un fatto generale della Storia Europea, uno della Storia di Milano e un possibile caso specifico parallelo, sempre a Milano, meno di un secolo più tardi.

Il fatto generale europeo è la tendenza, vistosa anche – ma non solo – all'epoca, a rigettare (ahinoi) le annessioni a Sovrani vicini. Se è ben vero che Nizza, Trieste, Genova si sono date spontaneamente ai Savoia, agli Asburgo e rispettivamente ai Visconti, ai Valois e ai Savoia, così come gli Jagielloni sono stati chiamati in Ungheria e Boemia (e in Ungheria anche gli Asburgo), è innegabile che, in parecchi altri casi, la dedizione a un Vicino (magari tradizionalmente nemico) è stata spesso respinta o accolta a malincuore o anche soltanto vista di cattivo occhio. In situazioni di necessità, si preferiva la sottomissione a un Signore lontano (per esempio Filippo il Buono di Borgogna, nel caso di Genova, o tradizionalmente Alfonso d'Aragona per gli Adorno) per tutelarsi dai Vicini (nel caso in questione, Milano, la Francia e i Savoia). Naturalmente si tratta solo di una tendenza, perché – mentre l'unione di Maria Stuarda e Francesco II conferma la regola – il caso della successione a Enrico VIII e poi a Elisabetta I è a tutti gli effetti un controesempio (la Scozia è stata in precedenza nemica dell'Inghilterra ed è comunque più vicina che la Spagna, anche se è indubbio che le considerazioni confessionali abbiano svolto in tale occasione un ruolo molto maggiore del consueto).

Nella Storia di Milano, caratterizzata per praticamente tutta l'Età Moderna da Dinastie non locali, l'insistenza si è registrato piuttosto sull'integrità geografica (quando non addirittura l'espansione): del Duca-Re o Imperatore non si lamentava l'origine o la Sede, ma piuttosto l'assenso a rinunce territoriali.

Al termine del periodo sforzesco, fra le molte proposte di investitura circolate, la soluzione costantemente preferita dalla Nobiltà milanese è sempre stata il Governo diretto di Cesare, che avrebbe di fatto garantito a Milano contemporaneamente i vantaggi della condizione di Città Imperiale e la garanzia di far parte dei Dominî diretti dell'Imperatore.

Per questi tre motivi, inclinerei a pensare che per la Repubblica Ambrosiana l'opzione preferenziale sarebbe stata – come in effetti è poi stato realmente detto – il ritorno del Feudo all'Imperatore, nella persona di Federico III (senza il terzo motivo si potrebbe anche pensare ad Alfonso il Magnanimo).

Per mantenere la massima vicinanza alla Storia vera, ammettiamo che venisse proclamata appunto la Repubblica Ambrosiana e che questa si sottomettesse direttamente all'Imperatore nell'estensione territoriale iniziale, i Contadi di Milano, Como, Novara e Alessandria. Con Lodi e Piacenza a Venezia, Cremona sarebbe pressoché inevitabilmente passata anch'essa, con poco più di mezzo secolo di anticipo, alla Serenissima. Asti spetterebbe per forza al Duca d'Orléans, mentre la particolare contingenza dell'intesa fra il Doge Pietro II Fregoso di Genova e Ludovico di Savoia potrebbe portare a quest'ultimo Tortona (invece dell'agognata – con gioco di parole – Novara). Alfonso d'Aragona, come Pretendente alla Successione, potrebbe almeno ottenere Pavia, come storicamente accaduto a Francesco Sforza (qui, appunto, assente), per cui a Giovanni Paleologo rimarrebbe la Signoria di Parma. Senza la variabile sforzesca, la Repubblica Amrbosiana potrebbe accettare di accontentarsi della situazione creatasi e avrebbe modo di far pace in anticipo con Venezia, dopodiché Federico III non potrebbe fare altro che riconoscere a sua volta i rapporti di forza e sancire la spartizione, che rimarrebbe a grandi linee inalterata fino al secolo successivo tranne il biennio 1452-1454, in cui con ogni probabilità la Lega Sabaudo-Monferrino-Veneto-Aragonese cercherebbe di sottrarre Asti a Carlo d'Orléans (non credo che il pur ucronico Braccio da Montone potesse comunque continuare a influenzare la Politica nella Penisola fino all'età di 86 anni).

Per non perdere l'occasione di una boutade, aggiungo che nel 1453 Federico III potrebbe erigere in Arciducato, oltre all'Austria, anche la Lombardia (un Arciducato per il Regno di Germania e uno per il Regno dei Longobardi). L'istituzione sarebbe compatibile con la Repubblica, perché l'Imperatore ne sarebbe a capo appunto col titolo di Archidux anziché di 'semplice' Dux (Doge); si tratterebbe di un'operazione vantaggiosa, in termini di immagine, sia per il suo Promotore sia per i diretti Interessati (i Nobili milanesi).

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Ci si mette pure Generalissimus:

Il giovane Filippo Maria Visconti non veniva affatto considerato un avversario politico pericoloso: viveva praticamente senza mezzi nella Contea di Pavia affidatagli dal testamento di suo padre Gian Galeazzo, e la continuazione della sua esistenza era costantemente messa in forse dalla sua salute malferma, esistenza che venne messa ancora più a rischio nel 1410, quando lo spietato condottiero Facino Cane, che stava espandendo i suoi domini personali all'interno del Ducato di Milano, conquistò Pavia. Il crudele mercenario, trovandosi di fronte un ragazzino rachitico, decise di risparmiare Filippo Maria. Ma se invece optasse per la sua eliminazione? Quali le conseguenze della morte anticipata dell'esponente dei Visconti?

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Ciò scatena la reazione del solito Bhrihskwobhloukstroy:

In questa splendida ucronia proporrei di tornare al momento cruciale, il 1412. Ogni volta mi stupisco dello scarso o nullo non dico entusiasmo, ma perfino riguardo che suscita la prospettiva più regolare, normale e attesa: il ritorno del Feudo all’Impero (se nella realtà sono passati 88 anni – o, come si diceva all’epoca a Milano [in italiano], «occianciuoccio» – prima che ciò si verificasse dopo Filippo Maria Visconti è stato per un insieme di circostanze imprevedibili e del tutto contingenti); la successione in linea femminile non era prevista e, benché poi proprio Sigismondo l’abbia decisa e tutto sommato attuata per i proprî Eredi, un conto è quando si tratta di Sovranità senza Superiore, tutt’altro quando – come per Milano – il fatto rientra nel Diritto Feudale. Propongo quindi perentoriamente di prendere in considerazione tale eventualità e dunque di collocarla nel contesto dei rapporti di forza all’epoca fra i Prìncipi dell’Impero.

Il Ducato di Milano e Lombardia passerebbe dunque al neoeletto Sigismondo di Lussemburgo, già Re d’Ungheria e impegnato nella Guerra contro Venezia per il recupero dei territorî imperiali nella Marca e ungaro-croati in Dalmazia. La Candidatura di Carlo d’Orléans sarebbe fuori discussione sia per l’alleanza di Sigismondo con Enrico V sia perché, nel giro di tre anni, avrebbe avuto luogo la Battaglia di Azincourt e Carlo sarebbe stato fatto prigioniero per 25 anni. La disponibilità della Lombardia garantirebbe con ogni verosimiglianza a Sigismondo un vantaggio decisivo su Venezia prima della Tregua dell’aprile del 1413 (e dell’incoronazione appunto ad Aquisgrana l’8. novembre dell’anno successivo).

Fin qui mi pare che sia tutto abbastanza probabile. D’ora in poi invece scatta il principale dilemma: o tutto si svolge complessivamente in modo abbastanza simile alla Storia nota, comprese le Compagnie di Ventura e con le uniche diversità dovute alla mancanza di Filippo Maria Visconti e degli Sforza come Duchi di Milano (il che è già notevole, ma sul lungo periodo finisce semplicemente per anticipare di quasi un secolo l’appartenenza della Lombardia agli Asburgo, certo con ulteriori conseguenze – fra le quali la probabile investitura del Ducato a Ferdinando I d’Asburgo-Austria insieme agli altri Paesi Ereditarî da parte di Carlo V – anche se forse, sul piano territoriale, la differenza più cospicua sarebbe rappresentata dalla permanenza di Bergamo e Brescia con Milano) oppure Sigismondo, grazie alle accresciute risorse(e possibilità di manovra), ottiene – per esempio da Genova (da tre anni non più francese) – i 100˙000 fiorini ungheresi onde riscattare il Brandenburgo dal fedele Federico di Hohenzollern.

Per amore di ucronia, comincerei a sviluppare questa seconda linea temporale, anche perché permette di collegare diversi filoni in quadro molto coerente. Il grande progetto di Sigismondo – lui considerato Imperatore «borghese» e poco tedesco – prevedeva un’Europa degna del Pangermanesimo del XIX-XX secolo: Francia all’Inghilterra e nuovamente vassalla dell’Impero, ripristino dell’Autorità Imperiale a Sud delle Alpi e nella Valle del Rodano (Regno d’Arles), protezione dell’Elemento Tedesco in Boemia, Polonia sotto controllo tedesco (in questo caso – senza timori per il Brandenburgo – avrebbe sì favorito la successione dell’omonimo secondogenito di Federico di Hohenzollern in Polonia), potenziamento dell’Ordine Teutonico e possibilmente sua riconduzione alla Monarchia Tedesca. Non era nei piani l’incameramento dei Beni di Federico d’Asburgo il 5. maggio 1415; in questa ucronia sarebbe possibile non solo la sua attuazione effettiva, ma anche il recupero dei territorî usucapiti dagli Svizzeri.

In queste condizioni l’opposizione di Ludovico del Palatinato, Giovanni di Nassau (Arcivescovo di Magonza) e degli altri due Elettori Ecclesiastici Renani nel 1417 sarebbe stata più facilmente superata e probabilmente l’Imperatore avrebbe avuto finlamente l’assenso (e i contributi finanziarî) delle Città Imperiali – già basterebbero quelle Sveve e la Lega Anseatica – per il Progetto di Riforma dell’Impero. L’anno successivo, alla ripresa della Guerra con Venezia, il conflitto si sarebbe saldato con quello che storicamente ha avuto luogo fra la Serenissima e la Lombardia in pratica fino al 1454, mentre appunto il mancato contrasto col già favorito Federico di Hohenzollern avrebbe determinato un andamento molto diverso delle Guerre Hussitiche.

Praticamente, Sigismondo avrebbe potuto contare, nell’Impero, sull’appoggio continuativo di Federico di Hohenzollern, di Federico il Bellicoso di Meißen (poi Elettore di Sassonia dal 1. agosto 1425), dell’erede designato Alberto d’Asburgo (in virtù degli Accordi interdinastici del 1364), di Amedeo VIII di Savoia il Pacifico (che però nel 1427 non otterrebbe Vercelli), di Genova e, grazie all’alleanza con l’Inghilterra, perfino di Filippo il Buono di Borgogna, almeno fino al 1424, allorché sarebbe scoppiato il contrasto per l’eredità dei Paesi Bassi.

Anche ammettendo una Lega antimonarchica degli Elettori dal 17. gennaio 1424 (Bingen) alla Dieta di Norimberga del 1426, l’inevitabile tramonto delle ipotesi di successione polacca per Federico di Hohenzollern dal 1425, la Guerra fra Ungheria e Ottomani nel 1426-1427 e le Guerre Hussitiche fino al 1436, la situazione dell’Impero si presenterebbe, all’epoca dell’Incoronazione Imperiale (1433), in condizioni paragonabili alla Monarchia Francese: certo sarebbe impossibile lo scenario che ho proposto nell’ucronia su Bernabò Visconti e Riccardo II (senza la Polonia all’Imperatore, tutto rimarrebbe come nella Storia vera) ed è improbabile che l’andamento della Guerra dei Cent’Anni sia diverso (se la Borgogna si schiera comunque con la Corona Francese nel 1435), tuttavia in Germania (con estensione all’Ordine Teutonico superstite) e in Lombardia si potrebbero verificare i fenomeni di mobilitazione ‘nazionale’ che hanno caratterizzato la Francia con Giovanna d’Arco, col sostegno delle Città (da Genova alla Hansa e allo Stato dei Cavalieri) e degli Elettori alla Monarchia contro l’accerchiamento da parte delle tre Dinastie Capetinge dei Valois (di Francia e della Terza Dinastia d’Angiò, poi anche della Borgogna), di Firenze, di Venezia e degli Jagiellonidi; è anche lecito immaginare (invece che un diverso esito della Guerra dei Cent’Anni) una riconquista imperiale del Delfinato appena dopo il 1422, magari proprio con Amedeo VIII (che non potrebbe aspirare a Vercelli).

Non si avrebbe alcuna Egemonia Iperimperiale né Ūniō Rēgnī et Imperiī fuorché forse con l’Ungheria, nel caso che Alberto d’Asburgo, eventualmente con la mediazione di Genova, riuscisse a evitare lo scontro con i Turchi e quindi a salvare la vita; Venezia però risulterebbe drasticamente ridimensionata dall’assenza di ‘vacanza imperiale’ in Lombardia, inoltre senza Filippo Maria Visconti Alfonso il Magnanimo non verrebbe liberato e quindi a Napoli rimarrebbe una dinastia Angioina(-Valois), di cui Luigi XI sarebbe erede incontestato (con importantissime conseguenze sulla Storia Moderna, v. più avanti), eccettuata la Provenza, che tornerebbe all’Imperatore (in questa ucronia è incerto se Ladislao [non] Postumo, nel caso che Alberto II vivesse più di 61 anni, oppure comunque Federico III). Alla fine del XV secolo, con la nascita di Carlo di Gand, il panorama dell’Europa consisterebbe di dieci compagini politiche: Scozia, Inghilterra, Portogallo, Francia-Napoli (senza cessione del Rossiglione), Papato, Venezia, Spagna e Impero-Ungheria (in procinto di unificazione personale), Unione di Kalmar, Polonia-Lituania, Moscovia, Impero Ottomano e Tributarî. Non ci sarebbero le c.d. Guerre d’Italia, a meno di un’azione imperiale contro Venezia; più contesa che nella Storia reale potrebbe tuttavia diventare la Corsica. In generale, però, il quadro non sarebbe più stabile, perché da un lato le ambizioni asburgiche su Inghilterra, Francia, Polonia-Lituania e Portogallo si manifesterebbero forse addirittura con più energia, dall’altro la politica ottomana (come pure quella moscovita) non avrebbe motivi per essere diversa.

Forse potrebbero avere una diversa manifestazione eventuali conflitti religiosi (dipende dai cambiamenti ucronici in Germania nel XV secolo), ma sarebbe ancora più difficile che Filippo II venisse accettato come Imperatore dagli Elettori; ammesse vicende in massima parte simili a quelle vere per i secoli XVI e XVII (ma senza l’Egemonia Spagnola in “Italia” nei termini noti; sarebbe limitata a Sicilia e Sardegna, che si castiglianizzerebbero definitivamente), non sussisterebbero nei Papi timori di accerchiamento asburgico e quindi una conseguenza notevole potrebbe essere un diverso testamento di Carlo II d’Asburgo-Spagna, a favore dell’Arciduca Carlo, ma con probabile schieramento antiasburgico di Francia, Inghilterra-Scozia e Olanda (queste ultime con prudenza) e possibile spartizione finale dell’Eredità (Paesi Bassi, Penisola e Colonie all’Austria, Sicilia e Sardegna alla Francia; una diversa distribuzione, più favorevole alla Francia, porterebbe alle medesime conseguenze remote, v. qui di séguito).

Senza rinuncia del Duca d’Angiò (Filippo di Borbone, anche qui Filippo V, ma di Francia) alla Successione Francese, il fidanzamento del suo terzogenito Carlo con Maria Teresa d’Austria (25. aprile 1725) non potrebbe essere annullato da alcuna sufficiente opposizione (anglo-olandese) e quindi l’Alleanza Austro-Francese inizierebbe con più di trent’anni d’anticipo, non ci sarebbe Guerra di Successione Polacca (Carlo VI accetterebbe la rielezione di Stanislao Leszczyński e la prospettiva di una Secondogenitura Borbonica in Polonia, Anna Ivanovna Romanova non farebbe guerra all’Austria perché la vorrebbe al proprio fianco – come la Persia – nella Quinta Guerra Russo-Turca = Settima Guerra Austro-Turca, 1736-1739, che senza la contemporanea Guerra di Successione Polacca verrebbe vinta dagli Austro-Russo-Persiani) e la Guerra di Successione Austriaca si concluderebbe con la sconfitta della Coalizione Bavaro-Prusso-Sassone (si noti che la Prussia non avrebbe il Brandenburgo, rimasto a Sigismondo e quindi agli Asburgo) da parte della Coppia Imperiale Asburgo-Borbonica e, soprattutto, l’Incameramento per Fellonia dei due Elettorati sconfitti (Elizaveta Petrovna, nelle stesse condizioni di Maria Teresa, non interverrebbe e la Polonia-Lituania sarebbe schierata coi Borboni).

Fino a questo punto, tutto procederebbe secondo la più classica miscela di Politiche Dinastiche ed Elaborazioni Nazionali(stiche), con Alleanze dettate dal puro calcolo della maggior convenienza (Borboni in Francia e Polonia, Asburgo in Spagna e Ungheria; Impero alla Coppia Asburgo-Borbonica; Spartizione dell’Impero Ottomano fra Austria, Russia e Persia). Il Punto di Svolta si collocherebbe nel 1759, alla morte di Ferdinando di Borbone (Ferdinando I di Francia in questa ucronia), allorché l’Imperatore (dal 1745) Carlo VIII diventerebbe anche Re di Francia come Carlo X; alla sua morte (1788), l’ucronico figlio suo e di Maria Teresa attuerebbe l’Unione Personale e non ci sarebbe alcuna possibilità di fermarlo (neanche una Guerra dei Sette Anni, perché il Blocco Asburgo-Borbonico avrebbe anche la Spagna – storicamente invece staccatasene – e Caterina II avrebbe più interesse a continuare l’Alleanza con l’Austria nella Settima Guerra Russo-Turca = Ottava Guerra Austro-Turca, 1787-1792, oltre a non voler aprire un conflitto a Occidente durante la Sesta Guerra Russo-Turca del 1768-1774).

Evidentemente non ci sarebbero né Spartizioni della Polonia né Guerra di Successione Bavarese; soprattutto, non avverrebbe alcuna Rivoluzione Francese né si darebbero le condizioni delle Guerre Napoleoniche (o del successivo Congresso di Vienna). Tengo a sottolineare che, a questa quota cronologica, l’Unione Austro-Tedesco-Gallispanica (con l’alleanza della Polonia-Lituania e probabilmente degli Stati Uniti d’America, che tuttavia potrebbero essere riconquistati all’inizio del XIX secolo) non è affatto sproporzionata rispetto alle altre Grandi Potenze dell’epoca, di fatto Regno Unito e Impero Russo, che comunque sono sempre in tempo a unirsi nel 1837 col matrimonio di Alessandro II e Vittoria Alessandrina, bloccando così qualsiasi velleità egemonica mondiale asburgo-borbonica.

Casomai, il relativo equilibrio fra le due Superpotenze potrebbe impedire l’Indipendenza delle Colonie Spagnole, eventualmente passibili di trasformarsi in un omologo ispanico del Commonwealth (in questo caso anche l’Impero del Brasile, che rimarrebbe unito al Portogallo, a sua volta verosimilmente alleato del Regno Unito come nella Storia nota, pur in mancanza di minacce dirette da parte della Francia – non Napoleonica – o della Spagna); in compenso, l’eventuale Unione Russo-Britannica non avrebbe rivali in Asia, dove finirebbe per imporre ovunque la propria Egemonia. In tali condizioni, è possibile che l’ultima competizione coloniale avvenga in Africa, con esiti più o meno simili a quelli storicamente noti.

Fino alla prima metà del XX secolo, i due Blocchi si potrebbero mantenere equipollenti (se immaginiamo uno sviluppo della Louisiana e delle Intendenze settentrionali della Nuova Spagna – Nuove Filippine, Nuovo Messico, Nuova California – paragonabile a quello del corrispondente West degli Stati Uniti), ma nel resto del secolo è pressoché inevitabile il vantaggio anglo-russo. Naturalmente, sarebbero possibili innumerevoli sviluppi alternativi; fra tutti quelli immaginabili, qui ho preso in considerazione i due estremi (di massima somiglianza e di massima divergenza) della gamma di quelli che conservano comunque la massima identità possibile con la Storia vera, tenuti fermi i cambiamenti inevitabili come conseguenza dell’estinzione dei Visconti con 35 anni di anticipo. Si noterà che gli sviluppi proposti sono molto simili a quelli di altre ucronie, più moderne; la ragione risiede in parte appunto nella voluta massima vicinanza alla Storia reale (per cui, specialmente nei primi decenni e secoli, tutto procede quasi inalterato) e in parte nel fatto che tali sviluppi mi sembrano i più verosimili, che sarebbero stati più prevedibili anche a partire dalla Storia effettiva (e che non si sono verificati per una idiosincratica combinazione, talché qualsiasi cambiamento ucronico tenderebbe a riportare la Storia nei suoi binarî ‘razionali’).

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Tommaso Mazzoni obietta:

Si, ma perché Filippo di Borbone diventi Re di Francia si deve estinguere il ramo primogenito...

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E Bhrihskwobhloukstroy torna alla carica:

Sì sì, verissimo, chiedo scusa per la dimenticanza. Mi sfugge però perché fosse terzo in ordine di successione anziché, come ho sempre creduto, secondo; in tal caso non mi spiegherei come potesse pensare, negli anni successivi, di subentrare sul Trono.

Comunque, se si ritiene che, anche senza il Trono di Spagna, fosse impensabile che il Duca d'Angiò diventasse Re di Francia (colgo l'occasione per chiedere scusa anche per il banale ma fastidioso refuso di "Filippo V" in luogo di "Filippo VII"; formulazione corretta: «Filippo di Borbone, storicamente Filippo V, qui Filippo VII di Francia, ma non d'Orléans»), perlomeno come conseguenza diretta delle modifiche ucroniche qui intervenute, cambio volentieri – per dimostrare che non si tratta di una proposta iperegemonica preconcetta – il particolare dell'Unione tra Francia e Impero; il risultato è l'Unione di Francia e Polonia-Lituania, il Blocco Geopolitico (Dinastico) rimane tale e quale.

Intendo dire che, se il Duca d’Angiò non diventa Re di Spagna (Filippo V), già nel 1712 sarebbe stato secondo (no?) in Ordine di Successione; sarebbe altresì quanto mai verosimile che assumesse la Reggenza nei primi giorni di settembre del 1715 e che casomai fosse egli stesso, anziché Filippo d’Orléans, ad annullare le disposizione testamentarie di Luigi XIV in materia di Successione durante la Reggenza (la riprova ne è la Guerra del 1719). Alla fine, la principale variabile è sempre nel 1725, in particolare il 4. settembre, dopo il matrimonio di Luigi XV con Maria Leszczyńska (e la prospettiva che il Re fosse eletto successore di Stanislao I – ammesso che questi, appunto nel 1733, tornasse tale – con Obbligo di Residenza, come quello costato il Trono a Enrico III di Valois). All’epoca non era prevedibile con certezza che Carlo di Borbone(-Farnese) succedesse al fratello Ferdinando, quindi l’Unione Franco-Polacca poteva apparire più probabile (anche se remota e comunque condizionata dalla possibilità di ritorno sul Trono da parte di Stanislao Leszczyński) che l’Unione Franco Imperiale Asburgo-Borbonica; ad ogni modo, una delle due doveva essere accettata.

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Never75 ci scherza su:

Nella premessa hai scritto « nella Storia di Milano, caratterizzata per praticamente tutta l’Età Moderna da Dinastie non locali... » In effetti hai ragione, ma questo discorso vale pressoché per tutte le dinastie "italiane".

Eccettuati i Medici di Firenze (che però furono ufficialmente "duchi" solo nel 1530) e i Gonzaga di Mantova, pur sempre di origini lombarde) tutte le altre dinastie che si sono alternate sui vari principati e ducati della Penisola erano dinastie non locali! Gli Estensi che governarono per quasi mezzo millennio su alcune città padane erano in realtà veneti con (forse) ascendenze tedesche. I Farnese che per due secoli governarono su Parma e Piacenza erano una famiglia romana o comunque del Centro Italia. I Savoia sappiamo tutti da dove arrivano (lo dice il nome stesso!), mentre il Sud Italia passò continuamente nelle mani di dinastie straniere (Normanni, Svevi, Angioni, Aragonesi, Asburgo, Borboni).

Quindi, "gli 'stranieri' che vogliono comandare a casa nostra" (giusto per ironizzare su uno slogan che si sente dire fin troppo spesso) li abbiamo sempre avuti! :D

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Bhrihskwobhloukstroy si scusa ma continua a ruota libera:

Sì, hai perfettamente ragione, sono stato di nuovo troppo brachilogico: invece di «locali» avrei dovuto esplicitare «residenti esclusivamente sul posto», perché era questo il punto dirimente. Con questo criterio così rivisto, le due categorie diventerebbero: Trieste, Trentino, Baliaggi Lombardi, Milano, Due Sicilie, Sardegna, anche Corsica, Nizza e Saluzzo da un lato; Monferrato, Mantova, Parma, Modena, Massa, Monaco, Genova, Lucca, Toscana, San Marino, Venezia, Cospaia, Stato Pontificio dall'altro (ho trattato come Stati separati quelli in pura Unione Personale, quindi non il Friuli).

Comunque In questa ucronia non c'è pericolo di avere né un Impero Iperegemonico né una Spartizione dell'Europa (o del Mondo) fra due Superpotenze una delle quali si sviluppi dal Sacro Romano Impero. C'è semplicemente un diverso andamento – un po' più ‘francese’ quanto a Potere della Corona – della Storia dell'Impero.

Il Punto di Divergenza secondario (= nodo autonomo, ma conseguenza diretta del Punto di Divergenza primario, la prematura morte di Francesco Sforza), come visto, si colloca nel 1447, con la dedizione della Repubblica Ambrosiana all'Imperatore (Federico III); Piacenza e Lodi restano a Venezia, che anticipa anche la conquista di Cremona; Asti a Carlo d'Orléans, Pavia ad Alfonso il Magnanimo, Tortona a Ludovico di Savoia, Parma a Giovanni IV Paleologo. L'eventuale scontro fra Renato d'Angiò (con Carlo VII + Mantova, Genova e Firenze) e Alfonso I-II-III-IV-V (con Venezia, Monferrato e Savoia) finisce regolarmente nel 1454, ma nella Santissima Lega viene compreso – come Re dei Romani e Dux Mediolānēnsis – Federico d'Asburgo, dal 16. marzo 1452 Re dei Longobardi e dal 19. marzo successivo Sacro Romano Imperatore.

Per dare un senso all'ucronia (o almeno a questa parte) faccio ricorso, come al solito, all'argomento del Senno di Poi. Le rivendicazioni di Federico III erano:

1) la riunificazione dei Dominî Asburgici in Austria;
2) la riunificazione dei Tre Regni di Alberto II (Germania, Boemia, Ungheria);
3) il recupero dei territorî asburgici conquistati dagli Svizzeri;
4) il recupero dell'Eredità dei Lussemburgo conquistata dalla Borgogna;
5) l'incameramento dei Feudi Imperiali vacanti (Lombardia, Delfinato, poi Provenza);
6) il recupero dei Feudi Imperiali e della Dalmazia (ungherese) conquistati da Venezia.

Il primo punto è stato storicamente conseguito per intero; il secondo e il quarto solo in prosieguo di tempo, grazie a Massimiliano I e Carlo V; il quinto solo per quanto riguarda la Lombardia (sempre da Carlo V; in questa ucronia già da suo bisnonno), mentre per la Provenza sarebbe poi stato solo – ripetutamente – tentato; il sesto solo provvisoriamente nel 1509 e poi esattamente 350 anni dopo il nostro Punto di Divergenza. Mai realizzati sono il terzo punto (anzi definitivamente compromesso nel 1648) e due terzi del quinto (nel 1456 e 1481, durante il Regno stesso di Federico).

Si dà il caso che il nostro Punto di Divergenza secondario modifichi la Storia precisamente riguardo al terzo e quinto punto nonché in favore di un anticipo del sesto: la politica espansionistica di Francesco Sforza verrebbe in questo caso indirizzata – per evidenti ragioni di geopolitica dinastica – al recupero dell'Argovia e degli altri Possedimenti ex-Asburgici in Svizzera; l'investitura di Genova e Savona a Francesco Sforza da parte di Luigi XI nel 1464 sarebbe sostituita dalla dedizione di Pietro II Fregoso all'Imperatore anziché a Carlo VII nel 1458 (col Senno di Poi e anche perché il modello della Repubblica Ambrosiana rappresentava un alternativa al Francesco Sforza storico – che comunque dopo sei anni si sarebbe insignorito comunque della Dominante – preferibile rispetto al tentativo di ripetere l'esperienza, fallita, del 1396); la creazione della Lega del 1454 metterebbe inoltre a disposizione dell'Imperatore un potente strumento, estendibile dal settembre 1456 a Filippo il Buono in cambio di un accordo sul Lussemburgo e dell'elevazione a Granduca (dal 6. gennaio 1453 Ladislao Postumo – che per la ragione seguente non verrebbe fidanzato a Maddalena di Valois – è Arciduca d'Austria e, ucronicamente, lo stesso Federico lo è di Lombardia), per rovesciare l'annessione del Delfinato ai Dominî della Corona da parte dei Carlo VII (il Senno di Poi sconsiglia però di infeudarlo ai Savoia).

Il 23. novembre 1457 Ladislao Postumo muore improvvisamente e scoppia la crisi di successione in Boemia e Ungheria. Lo scorso 12. febbraio avevo proposto che i pur storicamente rivali Enea Silvio Piccolomini (dal successivo 19. agosto Papa Pio II) e Giorgio di Poděbrady, coincidessero ancora e rispettivamente già nel dicembre del 1457 sulle posizioni espresse dal primo nel discorso al Reichstag di Francoforte del 15. ottobre 1454 e dal secondo nel progetto di unione europea elaborato fra il 1463 e il 1464 e diffuso fino al febbraio 1467. A elezioni non ancora avvenute né in Boemia né in Ungheria e con le Compattate di Praga ancora in vigore, entro l'inquadramento ideologico del progetto di crociata (quello di Federico III fallito l'anno dopo e che tuttavia era condiviso dal futuro Papa e dal Reggente di Boemia, nonché analogo al voto di Filippo il Buono del 17. febbraio 1454), la contesa si sarebbe potuta risolvere attraverso un'elevazione di rango a opera dell'Imperatore (stavolta applicata a sé stesso, negli auspici con una ratifica pontificia): eletti dai rispettivi Nobili l'ancora quattordicenne Mattia Hunyadi Corvino Re d'Ungheria e Casimiro IV. Andrea Jagiellone Re di Boemia, questi contestualmente avrebbero accettato Giorgio di Poděbrady come Viceré di Boemia ed eletto Federico III. Rēx Rēgum Hungariæ et Boiohæmi dell'omonimo Regno Apostolico appositamente costituendo dal Papa come Regno vassallo del Sacro Romano Impero (quest'ultimo particolare per avere l'appoggio dei Grandi Elettori, altrimenti Federico III ne avrebbe fatto quanto mai volentieri a meno).

Dalla tempestiva soluzione della crisi, l'Impero esce in posizione rafforzata anche nei confronti di Venezia, con cui è ufficialmente in Lega e che dal 1463 è in guerra con Maometto II. Quando nel 1477 i Turchi arrivano nel Friuli, è il momento opportuno per ristabilire il contesto tradizionale della Sovranità sulla Terraferma: la Serenissima mantiene i proprî Possedimenti come Feudi Imperiali e in particolare Suffeudi Lombardi da Piacenza e Feltre, Austriaco a Treviso, mentre la Dalmazia come Feudo Apostolico d'Ungheria e del Triregno.

Nel 1473 a Treviri Federico III può concedere se non altro a Carlo il Temerario l'ambìta Dignità Regia – ovviamente subordinata all'Impero – e nel 1481, nel momento più favorevole della Guerra di Successione Borgognona, poteva contare – fra gli Elettori – sull'appoggio dell'ormai alleato (e Vassallo) Casimiro IV Andrea Jagiellone (in quanto Re di Boemia), sicuramente sul nipote Ernesto di Sassonia, sull'antico alleato Giovanni II del Baden (Arcivescovo di Treviri) e sul neoinvestito Arcivescovo di Colonia Ermanno d'Assia (succeduto al nemico Ruperto del Palatinato [non l'omonimo Imperatore]), abbastanza tranquillamente su Alberto Achille di Hohenzollern e, a cinque anni dalla morte dell'arcinemico Federico il Vittorioso del Palatinato, sul di lui nipote Filippo il Magnanimo (mentre l'antico nemico Teodorico di Isenburg / Diether von Isenburg, per la seconda volta Arcivescovo di Magonza, non avrebbe avuto né coraggio né interesse a opporsi) per negare a Luigi XI la successione nella Contea di Provenza, che verrebbe incamerata dall'Impero.

Come si vede, i due punti critici sono i contrasti col Re di Francia, nel 1456 e 1481: si tratta esattamente delle stesse mosse che Carlo VII e Luigi XI hanno attuato nei confronti dell'Impero; in entrambi i casi sarebbe stata cruciale la situazione in Borgogna (nel primo per l'alleanza con Filippo il Buono, figlio di Giovanni Senza Paura, nel secondo come possibile punto del Trattato di Arras dell'anno successivo, con Re Luigi che dal 1478 era gravemente malato). La Storia successiva dimostra che, specialmente per quanto riguarda la Provenza, si è trattato di una questione sempre più importante per la Geopolitica Asburgica.

La medesima Storia suggerisce il probabile destino degli altri territorî nati dalla spartizione (qui ucronicamente sviluppata) del Ducato di Milano e di Lombardia nel 1447: Pavia, insieme al resto dell'Eredità Aragonese, sarebbe pervenuta a Carlo V, che al più tardi nelle Guerre d'Italia vi avrebbe aggiunto Asti; Parma, non potendo essere data da Carlo V al Papa nel 1528, viene occupata insieme al Monferrato dall'Imperatore nel 1533-1536, poi attraverso la Fase Gonzaghesca finisce comunque incamerata da Carlo VI (ma in anticipo; insieme a Mantova), e senza i Farnese, non passa ai Borboni nel 1748. Tortona si ritrova contigua agli altri Dominî Sabaudi (attraverso i Suffeudi di Novara e Alessandria) dopo la Guerra di Successione Polacca; è possibile che Venezia riesca a mantenere Cremona, Lodi e Piacenza fino a Campoformio, dopodiché segue le vicende del Periodo Napoleonico e questa parte del Dominio di Terraferma diventa Lombardia dal Congresso di Vienna.

Si noti che il Ducato di Milano non perde mai a favore dei Confederati o della Repubblica delle Tre Leghe i Baliaggi di Locarno e Lugano né la Valchiavenna e Valtellina (la stessa Svizzera rimane più piccola, perché i Possedimenti Asburgici rimangono ovviamente nell'Impero anche dopo il 1648, anche se una completa continuità non viene mai raggiunta, a causa dell'Abbazia di Disentis (ai Grigioni come nella Storia reale). Ciò ha un'importante conseguenza sulla Guerra di Successione Bavarese, perché il Palatinato diventa più attraente che la stessa Baviera per Giuseppe II (onde ottenere un avvicinamento territoriale fra la Brisgovia e i Paesi Bassi Austriaci.

Inoltre, dalla Dedizione di Genova nel 1458, gli Asburgo controllano anche la Corsica, che al termine della Guerra di Successione Polacca può diventare un'interessante alternativa alla Lorena – che rimarrebbe a Francesco Stefano (comunque anche Granduca di Toscana tramite "Dote") – per la Francia (attraverso Stanislao Leszczyński), ciò che permetterebbe un'ulteriore avvicinamento fra Lussemburgo e Brisgovia. Chi dubita che Luigi XV potesse preferire la Corsica alla Lorena deve tener presente il Piano di Spartizione dell'Impero Ottomano di René-Louis de Paulmy de Voyer d’Argenson proprio nello stesso anno 1738 (Impero di Costantinopoli, Regni di Macedonia, Grecia, Palestina, Siria, Egitto, Barberia, Marocco e scavo di un canale dal Mediterraneo al Mar Rosso): la Corsica sarebbe stata indispensabile (con o senza Minorca, francese nel 1756-1763 e 1782-1798) per il collegamento con l'Algeria (già obiettivo francese), come dimostra la singolare coincidenza che, appena prima della prima occupazione francese della Lorena (1633-1641), il corso Sanson Napollon (morto nell'assalto a Tabarca / Ṭabarqah) fosse Governatore del Bastion de France (di fondazione pure oriunda corsa) presso Bona dal 1631 al 1633.

Ancora una conseguenza è che l'Argovia, Milano, Genova, la Provenza e il Delfinato, come Eredità di Massimiliano I (a differenza dei Paesi Bassi), sarebbero dati da Carlo V al fratello Ferdinando e perciò non costituirebbero oggetto di cessione territoriale (né per guerra né per matrimonio) durante il XVII secolo, non verrebbero coinvolti nella Guerra di Successione Spagnola, rientrerebbero (a differenza appunto dei Paesi Bassi e dell'Austriaca Lombardia storica) nella vera e propria Austria inclusa nella Prammatica Sanzione da Carlo VI, forse determinerebbero un diverso schieramento di Carlo Emanuele III nella Guerra di Successione Polacca, sicuramente escluderebbero l'alleanza di Genova con le Tre Corone Borboniche Gallispanonapoletane nella Guerra di Successione Austriaca (per questi ultimi due motivi forse Alessandria e Novara non diventerebbero Suffeudi Sabaudi) e nel 1815 sarebbero parte integrante del Kaisertum Österreich (magari tranne Genova, che col rango di Regno – allora richiesto dagli stessi Genovesi – svolgerebbe il ruolo della Lombardia nel Lombardo-Veneto storico), mentre Avignone potrebbe tornare allo Stato Pontificio e il Granducato di Lussemburgo (intero), anziché in Unione Personale agli Orange-Nassau, sarebbe passibile di costituire un compenso per gli Asburgo-Lorena di Toscana (privati della Lorena), cui perverebbe dal ramo d'Austria debitamente compensato (da Campoformio) con Venezia.

A questo punto, a Plombières sicuramente il Delfinato e la Provenza sarebbero assegnati a Napoleone III; Vittorio Emanuele II, a parità di tutto il resto, potrebbe conservare Nizza e Savoia. Tuttavia, la Guerra Austro-Sarda del 1859 inizierebbe in condizioni enormemente più difficili per i Franco-Sardi (specialmente per questi ultimi); Delfinato e Provenza diventerebbero probabilmente francesi, ma una sconfitta piemontese (fra Palestro e Solferino) non solo bloccherebbe l'intero meccanismo delle conquiste sabaude, ma potrebbe perfino rovesciare le Alleanze – come di fatto dopo Villafranca – e portare, con un pretesto (un attacco sabaudo allo Stato Pontificio?), a una spartizione del Regno di Sardegna con Savoia, Nizza e l'eponima Isola all'Impero Francese (occasione troppo ghiotta per resistere alla tentazione, con buona pace dell'Opinione Pubblica Internazionale) e Piemonte all'Austria (eventualmente come permuta con Provenza e Deflinato) oltre alla licenza di incorporare a tempo debito una o più Secondogeniture (la prima, come sappiamo, sarebbe stata Modena a Francesco Ferdinando).

Con lo Stato Pontificio e verosimilmente il (superstite?) Regno delle Due Sicilie neutrali nella Prima Guerra Mondiale – ammesso che essa o un suo equivalente scoppiasse – rimane comunque relativamente meno probabile una Vittoria degli Imperi Centrali, sia pure con la Cisalpina, il Duplice Granducato (Toscana e Lussemburgo) e parte dell'attuale Svizzera a disposizione. In caso di Sconfitta, il Lussemburgo andrebbe al Belgio, la Toscana e l'Austria Cisalpina formerebbero forse la (Seconda) Repubblica Cisalpina (o Italiana, sempre per reminiscenza napoleonica), presumibilmente senza Mitteltirol né l'Istria interna (né Fiume né Zara). L'inevitabile Nazionalismo simile a quello storico – dato l'analogo contesto geopolitico postbellico – porterebbe a una eventuale Seconda Guerra Mondiale abbastanza vicina a quella nota, con in più una provvisoria Repubblica Sociale Italiana estesa fino alla Sicilia, ma poi ridivisa in Regno Borbonico, Stato della Chiesa e Repubblica Italiana (non più Cisalpina, perché sottratta alla sfera d'influenza francese del 1919), forse con cessione di Aosta, Canavese, Valli Occitaniche ed Estremo Ponente Ligure alla Francia (il resto sotto controllo angloamericano).

Questa Repubblica simile alla Repubblica del Nord della Lega Nord (senza Confine Alpino a Occidente né in Tirolo, ma con la Svizzera Lombarda oggi costituita da Ticino e Mesolcina-Calanca), per quanto massimamente vicina alle tristi situazioni vere che conosciamo, se ne distinguerebbe per un'assenza di Secessionismo (che invece assumerebbe forme di nostalgia asburgica molto più diffuse che oggi) e in compenso per la presenza di Movimenti Unionisti che mirano alla fusione con lo Stato della Chiesa e il Regno delle Due Sicilie: praticamente una tripartizione fra una Destra Conservatrice Filoamericana (alleata a una residua Sinistra Francofila) e due Destre Reazionarie fra loro rivali, una Mitteleuropea e una Panitaliana, con sentimenti trasversali riguardo all'Unione Europea (Europeiste la Sinistra Francofila e la Destra Mitteleuropea, Antieuropeiste la Destra Atlantista e quella Italica).

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C'è anche la trovata di Enrica S.:

Il 25 ottobre 1441 non è il capitano di ventura Francesco Sforza, ma il Marchese di Mantova Ludovico III Gonzaga (vedi figura a destra), a sposare Bianca Maria Visconti, figlia di Filippo Maria Visconti, perché quest'ultimo ha fatto eliminare lo Sforza, geloso della sua popolarità e della sua abilità militare. Luca Fancelli, Leon Battista Alberti e Andrea Mantegna lavorano a Milano. Come cambia la signoria milanese sotto il Duca Ludovico Gonzaga, estesa a Mantova ed agli altri suoi possedimenti? Ce la faranno i Gonzaga di Milano a sopravvivere alle guerre tra francesi e spagnoli? E se sì, con quali conseguenze sulla storia d'Italia?

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Le replica il solito Bhrihskwobhloukstroy:

Una via potrebbe essere l’espansione di Milano sotto protezione imperiale. Nel terzo quarto del 1547, don Ferrante Gonzaga, Conte di Guastalla e Governatore del Ducato di Milano, suggeriva all’Imperatore e Re Cattolico di scambiare i Paesi Bassi coi Dominî Sabaudi appena riconquistati alla Francia e di annetterli al Ducato di Milano («honestamente et honoratamente… perché di pigliarlo per forza non è huomo da bene che lo dovesse consigliare a S.M., nè S.M., che è buona et conscientiata, lo dovrebbe acceptare come so che non lo accettarebbe»), ampliandolo poi con Bellinzona, Chiavenna, la Valtellina, Bergamo, Brescia, Piacenza, Parma, Genova, Lucca, Piombino e Siena.

Il progetto è rimasto in gran parte irrealizzato (anche se perseguito in alcuni punti con tenacia e talvolta realizzato), ma se Duca fosse stato il nipote Francesco III (genero di Ferdinando I d’Asburgo) alcune preoccupazioni diplomatiche sarebbero forse venute meno e quel che è riuscito a Cosimo I de’ Medici sarebbe stato superato dai Duchi – a questo punto magari Granduchi – di Milano, Mantova e Monferrato (a parte che è possibile che non avesse luogo in altrettale misura l’espansione storica svizzera e grigionese nel 1512). Un Granducato esteso dalla Bresse all’Argentario, da Nizza allo Stelvio sarebbe stato una preda ancora più prelibata nella Guerra di Successione Spagnola...

È quasi superfluo aggiungere che l’incameramento avrebbe in questo caso modificato completamente la Storia dell’Ottocento a Sud delle Alpi e non solo.

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Iacopo aggiunge:

Domanda da un milione di pezzi da otto: se i Paesi Bassi fossero stati ceduti ai Savoia, sarebbe stato possibile per il Re Prudente imporre ai Paesi Bassi l'astensione dalle imprese coloniali che storicamente impose con quella cessione a Isabella Clara di cui parlavamo in un'altra discussione? 
E se no, come avrebbero interferito dei Paesi Bassi proiettati in imprese coloniali con più di un secolo di anticipo?

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E Bhrihskwobhloukstroy gli tiene dietro:

Qui andiamo in un'altra ucronia senza i Gonzaga, perché lo scambio sarebbe stato possibile sono con Milano direttamente in mano all'Imperatore; il quale, essendo Carlo V e non Filippo II, anzitutto avrebbe fatto – come ha fatto – resistenza a cedere i proprî nativi Paesi Bassi (tanto curati e ingranditi da lui stesso), però alla fine al momento dell'abdicazione avrebbe in effetti potuto infeudare a qualcun altro, per esempio agli stessi Savoia da portare quasi come contraccambio della ‘Dote’ nell'ipotesi di un matrimonio con Elisabetta (visto l'evidente peggioramento di Maria la Cattolica).

Con un'investitura fatta direttamente da Carlo V, è possibile se non addirittura probabile che la preferenza per i Castigliani non sarebbe sussistita e quindi neppure il privilegio del commercio con le Indie (Occidentali). Ne consegue che due (o tre) delle principali cause che hanno portato alla rivolta delle Provinc(i) Unite sarebbero venute meno.

Dato lo scambio, ne consegue altresì per la Cisalpina e l'Italia tutto quello cui alludevo a proposito di Milano gonzaghesca.

In particolare, non ci sarebbe un Carlo Emanuele III di Savoia a invadere la Lombardia il 28. ottobre del 1733, niente battaglie di Vigevano, Pizzighettone, Sabbioneta, Cremona (delle Corone Borboniche e loro Alleati c’erano solo Sabaudi, senza Gallispani; in questa ucronia, la Savoia [forse ormai senza Bresse e Bugey], il Piemonte, Nizza e la Sardegna sono di Carlo VI), nel 1734 niente (o diverso esito delle) battaglie di Colorno, Parma e Guastalla; il generale Mercy può raggiungere il Regno di Napoli e quindi anche le Due Sicilie rimangono asburgiche (è anche dubbio che Stanislao Leszczyński venga compensato con la Lorena; Firenze potrebbe andare direttamente a Carlo VI – Lucca e Siena gli appartengono già come Feudi Milanesi – e da lui a Maria Teresa).

Questo cambia completamente anche la Guerra di Successione Austriaca (senza i Savoia non interviene neppure Genova) e perfino il destino della Corsica (che tornerebbe più verosimilmente all’Impero invece che andare alla Francia), dunque entro il 1815 (ammesso che Napoleone duri fino a Waterloo; il mancato dissidio fra Austria e Russia sulla Restaurazione dei Savoia nel 1799 potrebbe far vincere la Seconda Coalizione) tutto ciò che sta sia a Sud dello Stato Pontificio sia a Nord fino alla Francia e alla Svizzera è austriaco (è possibile che anche la Lorena torni – dopo la parentesi rivoluzionaria e napoleonica – all’Imperatore; i Paesi Bassi, non solo Meridionali, rimarrebbero sabaudi).

Bandiera di una possibile Milano gonzaghesca

Bandiera di una possibile Milano gonzaghesca

Probabilmente la continuità territoriale sul Continente continuerebbe a essere interrotta dallo Stato Pontificio (anche nel caso che prima o poi le Romagne fossero cedute agli Asburgo); d’altra parte, già la sola Alleanza fra Secondo Reich e Monarchia Austro-Ungarica (o Austro - Ungaro - Lombardo - Veneto - Sardo - Corso - Duosiciliana, di cui il Papato sarebbe un Protettorato) equivarrebbe alla Triplice Alleanza storica.

Ammessa l’identità di tutto il resto della Storia, il parallelo dell’Ungheria fra le due Guerre suggerirebbe, se non una continuità asburgica, almeno una Reggenza (forse sotto un Borromeo – per esempio Giberto Borromeo-Arese, 1859-1941 – o un Bourbon del Monte) anche per il Regno Lombardo - Veneto - Sardo - Duosiciliano (privato di Corsica, Nizza, Savoia a favore della Francia e pressoché certamente anche della Sicilia, forse indipendente, magari sotto Protezione di una Grande Potenza vincitrice; com’è ovvio, la Reggenza non annetterebbe alcuna parte del Tirolo, rimasto all’Austria, che invece perderebbe Gorizia, Trieste, Istria e Dalmazia a favore del Regno dei Serbi, Croati, Sloveni o Jugoslavia), una sua precoce alleanza col Terzo Reich, l’annessione forzata dello Stato Pontificio e la definitiva sconfitta nel 1945, con proclamazione di tre Repubbliche (più realistiche di una sola), la Federale Lombardo-Veneta (dal Friuli all’Argentario, privata delle Provinc(i)e di Aosta e Imperia alla Francia, dei Comuni di Tarvisio e Resia alla Jugoslavia e dell’ex-Legazione delle Romagne al restaurato Stato Pontificio), la Repubblica Napoletana e quella di Sardegna, tutte però (come la Sicilia) nell’Alleanza Atlantica e poi nella Comunità Economica e Unione Europea (lo Stato Pontificio sarebbe invece neutrale).

I Paesi Federali della Repubblica Lombardo-Veneta sarebbero, almeno in origine, i succedanei degli antichi Regni e Granducati:

Tutti, tranne lo Stato Pontificio, sarebbero Stati Membri dell’Alleanza Atlantica e dell’Unione Europea; almeno la Repubblica Lombardo-Veneta sarebbe strettamente ancorata al Blocco di Paesi legati alla Germania (una curiosità: l’Inno Nazionale Lombardo-Veneto è rimasto – con altre parole – quello del 1815 e quindi è musicalmente identico a quello attuale della Repubblica Federale Tedesca; la prima lingua straniera è ancora il tedesco). Se una delle Repubbliche può essere immaginata anglofila, la candidata più probabile è la Sicilia, considerato anche che la sua indipendenza daterebbe dal 1918-1919 e sicuramente nella Seconda Guerra Mondiale sarebbe stata difesa da parte dell’Impero Britannico. La Sardegna, collocata fra Corsica e Tunisia, si configura come il luogo più verosimile per un’influenza francese (potrebbe essere l’unica Repubblica col francese come prima lingua straniera). Data la Neutralità dello Stato Pontificio, il luogo privilegiato del Sistema di Potenza Statunitense è di necessità la Repubblica Napoletana, forse fino al punto di godere dello statuto di «Nazione Più Favorita», a un livello paragonabile a quello di Israele (senza che ciò diminuisca la a dir poco massiccia presenza militare americana nella Repubblica Lombardo-Veneta, almeno durante la Guerra Fredda); sia nella Repubblica Napoletana sia in Sicilia, ma anche nello Stato Pontificio, la prima lingua straniera è l’inglese.

All’Eurozona apparterebbero di sicuro la Repubblica Lombardo-Veneta e la Sardegna; sulla Repubblica Napoletana e la Sicilia si può discutere (per esempio, fra le tante possibilità, la Repubblica Napoletana alla fine sì e la Sicilia invece no), lo Stato Pontificio quasi certamente no, ma forse avrebbe una valuta comunque legata all’Euro. «Italia» sarebbe un’espressione geografica, come nei secoli precedenti (a parte i quasi due e mezzo 1711-1945), ma esisterebbero alcuni Movimenti Unitarî, sia nostalgici asburgici sia – più ridotti – di orientamento diverso (bonapartista, neoguelfo, mazziniano ecc., perfino qualche nazionalsocialista).

Non oso tentare di immaginare un panorama politico interno alle singole Repubbliche; soltanto, sul modello dell’Austria mi pare probabile che nella Repubblica Lombardo-Veneta si contrappongano da un lato un’area tradizionalista, localista e antiunitaria, dall’altro una europeista e abbastanza ecologista di impronta centroeuropea, con invece i Partiti Cristiano-Sociale/Cristiano-Democratico e Socialdemocratico in declino rispetto ai tempi della Guerra Fredda.

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Diamo ora la parola a Generalissimus:

E se gli sforzi di Cosimo de' Medici andassero a vuoto e non riuscisse ad impossessarsi del potere a Firenze? Le alternative più plausibili a lui sono due: Rinaldo degli Albizzi, forte fautore dell'oligarchia dura e pura, e Palla Strozzi, anch'egli membro della fazione oligarchica ma più propenso a restaurare la libertas fiorentina. Cosa cambierebbe?

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Gli replica William Riker:

Non c'è Lorenzo il Magnifico a fare da ago della bilancia, Venezia conquista Milano, Modena e Reggio, Cesare Borgia le si oppone in armi ma dopo la morte di suo papà Papa è sconfitto e ucciso, Venezia conquista anche Firenze, Siena, Pisa, Bologna, Rimini, Torino e Genova e costituisce il Regno di San Marco esteso alla Longobardia Maior, conquista Ceuta per controllare l'accesso all'Atlantico, finanzia Cristoforo Colombo e Ferdinando Magellano e fonda un impero oltremare, mentre i Savoia si volgono alla Francia, l'Italia centrale resta al Papa e il Sud alla Spagna o sotto una dinastia filospagnola. E gli Svizzeri? Sconfitti da mercenari croati al soldo di Venezia.

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Immediatamente Bhrihskwobhloukstroy gli risponde come lui solo sa fare:

Non credo di svelare o peggio violare un segreto se menziono il fatto che il Comandante Riker e io, anche perché legati da lunghissima amicizia nonché dalla comune passione per queste ucronie, siamo da tempo intesi di giocare ruoli complementari – quando possibile – nelle nostre collettive discussioni. Sfortunatamente, le occasioni concrete per farlo sono diventate sempre più rare, ma direi che la presente rientra nel loro numero e quindi provo a fare il mio ‘dovere’. Per dargli una caratterizzazione che abbia un minimo di accettabilità, lo potrei definire il punto di vista da una prospettiva di ucronia ‘iperrealista’, ossia un'ucronia in cui esistono (il più possibile) le stesse persone vissute nella Storia reale, magari negli stessi rapporti che hanno avuto in questa, cosicché la massa incalcolabile delle cause storiche sia ‘giustificata’ dal fatto che, almeno in massima parte, è davvero andata così nella Storia vera (evito ovviamente di ammazzare l'ucronia facendola tornare – come pure si potrebbe pensare – alla Storia che conosciamo, perché per quanto verosimile sarebbe inutile, ossia renderebbe le nostre discussioni una perdita di tempo o quasi).

    Anche se non lo leggo in forma esplicita nel messaggio iniziale, immagino che l'assunto sia che, dopo l'arresto il 5. (o 7.) settembre 1433, Cosimo (al momento quarantaquattrenne) non solo non viene più liberato, ma è anche completamente neutralizzato, di modo che non possa mai prendere il potere; credo di poter integrare, dalle proposte nominative di Rinaldo degli Albizzi e Palla Strozzi, che non lo prendono neanche i suoi parenti. Dunque escludiamo anzitutto che vada nell'esilio dorato donde ha potuto fare trionfalmente ritorno nell'agosto del 1434, inoltre che possa aver successo qualunque tentativo di riscossa della sua parte politica e infine che vengano meno i principali mezzi su cui i Medici hanno costruito la propria fortuna: concretamente, tutto ciò significa che
    - Cosimo viene condannato a morte entro il 1434;
    - il Banco viene incamerato dal Comune (altrimenti il diciottenne Piero il Gottoso avrebbe la possibilità di continuare la politica paterna).
    L'ucronia investe dunque in primo luogo la Lega Antiviscontea fra Firenze e Venezia (dunque indebolisce in generale entrambe e soprattutto Venezia, che ne ha una perdita senza compensi), dopodiché si ripercuote sui rapporti fra il Papa (Eugenio IV) e il Concilio, che tanto per cominciare non viene trasferito a Ferrara e Firenze, ma rimane a Basilea; ne conseguono alcune divergenze nella Successione dei Papi (poi ricomposte dalla conclusione del Pontificato di Pio II in avanti), ma l'effetto più clamoroso si ha nel nettissimo spostamento dell'equilibrio a favore di Milano (il polo geopolitico rivale sia di Venezia e Firenze sia – insieme ad altri – del Papato), inoltre – nel medio e lungo periodo – a favore dell'Impero e in particolare della Casa d'Austria, sia direttamente attraverso la fine dell'inimicizia di Venezia sia indirettamente attraverso la maggiore consistenza dell'eredità visconteo-sforzesca (ma anche l'integrità di quella borgognona) unita a sua volta alla fine del sistematico ‘boicottaggio’ da parte del Papato.
 
    Ai primi di settembre del 1433, Sigismondo (incoronato Imperatore il 31. maggio a Roma) stava tornando in Germania attraverso Ferrara (dove è stato ospite del Marchese Niccolò III d'Este), Mantova e il Brennero, per arrivare a Basilea l'11. ottobre; dal 4. giugno aveva siglato un accordo di tregua quinquennale con Venezia dietro l'impegno che nessuno aiutasse i nemici della controparte.
    Il 27. ottobre, Filippo Maria Visconti trasmette al suo luogotenente Giacomo di Lonato la lettera del Concilio di Basilea con l'ordine di prendere sotto la protezione del medesimo tutti territorî dello Stato Pontificio che fossero disposti ad aderire al Concilio; entro il 15. gennaio del 1434, Francesco Sforza, già padrone della Marca di Ancona e Fermo, occupa Todi, Nocera, Spoleto, Terni, Amelia, San Gemini, Soriano, Magliano, Castiglione, Otricoli, Toscanella, mentre Niccolò Fortebraccio occupa Montefiascone e arriva a Orvieto. Il progetto era che in futuro i dominî dei Capitani di Ventura passassero allo Stato Visconteo.
    Storicamente, il 21. marzo il Conte Sforza è passato dalla parte del Papa (Eugenio IV, il veneziano Gabriele Condulmer) in cambio della Signoria a vita della Marca, del Vicariato Perpetuo (anche per i suoi Eredi) su Fermo e di cinque anni su Todi, Toscanella, Gualdo e Rispampani, oltre ai titoli di Marchese e Gonfaloniere di Santa Chiesa col comando delle Forze Papali; Filippo Maria gli ha inviato contro Niccolò Piccinino, mentre il 29. maggio a Roma una Rivolta Popolare ha creato un Governo Comunale e arrestato il nipote del Papa, Francesco Condulmer, con l'offerta di consegnare al Piccinino Eugenio IV, che tuttavia è fuggito in barca il 5. giugno traverstito da Monaco Benedettino ed è arrivato trionfalmente a Firenze il 22. dello stesso mese. Con una Controrivoluzione sostenuta dagli Sforzeschi, il Governo Pontificio viene ristabilito a Roma il 27. ottobre (ancora nel giugno del 1435 sarebbe fallita una seconda congiura viscontea per imprigionare il Papa – rimasto a Firenze – e trasportarlo a Milano). Nel frattempo, dal 21. gennaio 1434 (Insurrezione di Imola) infuriava la lotta fra Viscontei e Papalini in Romagna, mentre il 14.ottobre è stato firmato un accordo difensivo di 80 anni fra Filippo Maria e Amedeo VIII di Savoia.
 
    Poiché Eugenio IV aveva reso nota l'opposizione della Chiesa a un'eventuale condanna a morte di Cosimo, il nostro Punto di Divergenza comincia ad avere effetto da qui. Dato che, col Senno di Poi, per gli Albizzi sarebbe stato indispensabile eliminare Cosimo, dobbiamo postulare che fra il 22. giugno e il luglio del 1434 abbia luogo la condanna a morte e anche, per le ragioni sopra esposte, la confisca del Banco (il ramo mediceo dei Popolani del Trebbio rimane invece indenne). Le conseguenze vengono a catena:
    - Eugenio scomunica gli Oligarchi;
    - questi lo imprigionano;
    - Venezia è costretta a denunciare la Lega con Firenze; 
    - Francesco Sforza non rinnova il trattato col Papa il 29. novembre;
    - conserva tuttavia il potere a Roma;
    - si riconcilia col suocero (Filippo Maria);
    - le sorti del conflitto in Romagna volgono a favore dei Visconti;
    - il Cardinal Branda Castiglioni, Primo Consigliere di Filippo Maria, fa approvare a Basilea la conferma del Duca quale Protettore del Concilio e amministratore per suo conto dello Stato Pontificio;
    - come nella Storia vera, anche se senza la motivazione dell'esilio (ma con una altrettanto forte, la rottura col Papa e Venezia), Rinaldo degli Albizzi si allea a Filippo Maria;
    - la gestione materiale delle entrate dello Stato Pontificio rimane al Banco ex-Mediceo, ora controllato da Rinaldo (che, paradossalmente, assume lo stesso ruolo di intermediario con lo Sforza che aveva costituito il suo motivo di accusa contro Cosimo);
    - Eugenio IV, senza più protezione a Firenze, viene catturato dal Piccinino e dall'ambasciatore visconteo Bartolomeo Visconti, Vescovo di Novara, nel giugno del 1435;
    - il Concilio di Basilea depone in anticipo Eugenio IV (anziché attendere il 24. maggio 1438);
    - viene eletto Papa il Cardinale Branda Castiglioni;
    - alla sua morte (3. febbraio 1443) – anziché il 5. novembre 1439 (come invece nella Storia vera) – viene eletto Amedeo VIII di Savoia col nome di Felice V, che, alla morte di Eugenio IV (23. febbraio 1447), rimane unico Pontefice, perché nel Conclave del 4.-6. marzo Filippo Maria Visconti è ancora vivo e ordina al genero (Francesco Sforza) di fare in modo che venga confermato in carica l'alleato (solo pochi mesi più tardi, dopo il 13. agosto, lo Sforza avrebbe potuto far eleggere Prospero Colonna, che avrebbe controllato molto meglio di Felice V);
    - il Concilio rimane a Basilea (senza trasferimento a Ferrara e Firenze) e si conclude con l'ultima Sessione, come nella Storia reale, il 7. aprile del 1449, ma senza abdicazione di Felice V;
    - alla morte di Felice V (6. gennaio 1451), il Conclave elegge il sarzanese (quindi, in questa ucronia, candidato milanese) Tommasto Parentucelli (Niccolò V);
    - alla morte di Niccolò V (24. marzo 1455) viene eletto, come nella Storia vera, Callisto III, ma alla sua morte (6. agosto 1458) Francesco Sforza fa finalmente eleggere Prospero Colonna;
    - alla morte di questi (24. marzo 1463) diventa Papa Enea Silvio Piccolomini (Pio II.) e da allora la successione continua come nella Storia reale.
 
    Nel frattempo, tuttavia, hanno avuto luogo anche altre conseguenze. Scaduta la tregua quinquennale fra Venezia e Impero il 4. giugno 1438, il Successore di Sigismondo, Alberto II d'Asburgo in quanto Imperatore e anche Re d'Ungheria attacca Venezia – che non ha più l'appoggio della Lega Antiviscontea – in alleanza con Filippo Maria Visconti e RInaldo degli Albizzi: questi riceve il Vicariato su Lucca dal Duca, che si spartisce con l'Imperatore i Dominî Veneziani: dall'Adda a Verona la patre spettante a Milano, la Dalmazia all'Ungheria, il resto all'Impero e in gran parte (Pordenone, Treviso, Belluno, Padova) direttamente all'Austria Asburgica, Venezia (con Creta e gli altri possedimenti dell'epoca nello Ionio e nell'Egeo) Città Libera dipendente direttamente dall'Imperatore.
    Insieme ai proventi delle persecuzioni antisemite, Alberto il Magnanimo ha così a disposizione una quantità enorme di denaro (compresi i crediti concessi dal Banco Fiorentino), che investe con grande profitto nella Guerra di Successione di Toggenburg; in compenso, non si reca in Ungheria e non contrae la malattia che storicamente ne ha causato la morte a Neszmély il 27. ottobre 1439.
    D'altra parte, è inevitabile che – come nella Storia vera Ladislao III Jagiellone – finisca per osare troppo contro i Turchi e muoia precocemente in battaglia, succeduto o direttamente – nell'Impero – o attraverso il figlio Ladislao (in tal caso non Postumo, ma che comunque muore il 23. novembre 1457) da Federico III.
    Questi, che ha proseguito vittoriosamente la Vecchia Guerra di Zurigo, è costretto dai rapporti di forza a Sud delle Alpi a riconoscere la legittimità della Successione Sforzesca a Filippo Maria Visconti (ovviamente rifiutandosi di concedere il titolo regio), dietro un compenso faraonico (derivante dalle molto maggiori disponibilità finanziarie di Francesco Sforza, sia per lo Stato Pontificio sia per l'alleanza con Firenze) grazie al quale, insieme alle risorse veneziane, conserva l'Ungheria e la Boemia e, insieme ai Savoia (soprattutto Ludovico il Generoso) e agli Sforza (in particolare Ludovico il Moro), da un lato recupera all'Impero – investendone i rispettivi Alleati ducali (nel caso degli Sforza proprio Ludovico anziché Gian Galeazzo) – prima il Delfinato (all'Incoronazione di Luigi XI, 15. agosto 1461) e poi la Provenza (dopo la morte di Carlo III d'Angiò, 10. dicembre 1481), dall'altro riesce a far vincere nettamente al figlio Massimiliano la Guerra di Successione Borgognona (1477-1492) senza necessità di contrasto tributario con le Città Fiamminghe (1488) e, prima ancora, la Guerra di Waldshut (26. luglio-27. agosto 1468) al cugino Sigismondo del Tirolo (che nel 1460 non ha ricevuto l'Anatema a causa del contrasto con Nicolò Cusano, perché in questa ucronia Enea Silvio Piccolomini non era ancora Papa).
    Anche la Guerra di Svevia (febbraio-settembre 1499) si configura verosimilmente come uno scontro a esito più equilibrato, perché Massimiliano conta fin dall'inizio su una maggiore quantità di territorî e di uomini. Va inoltre rilevato che questo stesso fatto ha la conseguenza di ‘spostare’ nel campo imperiale una quantità comunque notevole di soldati svizzeri, ciò che a sua volta ha importanti ripercussioni sulle guerre del secolo successivo.
    Questo sviluppo si può considerare il più probabile in assoluto, se confrontato con quanto già ottenuto storicamente da Federico III pur privo di qualsiasi base territoriale.
 
    Per queste ragioni, la situazione alla morte di Federico III (19. agosto 1493) vede Gian Galeazzo Sforza Duca di Lombardia nell'intera regione fra le Alpi (esclusi i Dominî Sabaudi, estesi al Delfinato, di Carlo II Giovanni Amedeo, sotto la Reggenza di Bianca del Moferrato), il Mare, la Magra (con riduzione dei territorî dei Malaspina, Grimaldi, Del Carretto ecc. a Suffeudi, il tutto secondo l'abbozzo di Diploma Imperiale elaborato dalla Cancelleria Ducale  nel 1428-1430, v. Gli atti cancellereschi viscontei, II, carteggio extra dominum [trattati e convenzioni speciali], Regesti a cura di G. Villani, p. 153, n. 824) e il confine fra Verona e Padova, Vicario Imperiale a Lucca e Siena e Pontificio a Bologna e in Romagna nonché nel resto dello Stato della Chiesa, sotto la tutela di Ludovico il Moro Duca di Provenza; il resto dei territorî a Sud delle Alpi sono i due Regni Aragonesi di Sicilia e Napoli, la Signoria degli Albizzi (che perdurano almeno fino al XIX secolo col ramo di Ormanno figlio di Rinaldo), i Ducati Estensi  e Gonzagheschi e le Marche Imperiali da Padova al Friuli, con le Città Libere di Venezia e Trieste, tutte sotto gli Asburgo, che sono rimasti Re anche in Ungheria e Boemia oltre che di Germania e hanno conservato molti Dominî fra l'Austria Anteriore la Borgogna senza cederli ai Confederati Svizzeri (comunque Sudditi immediati dell'Impero, come nella Storia reale).
    Poiché Ladislao III (qui solo Re di Polonia e non ucciso a Varna) non avrebbe comunque avuto figli, la Corona di Polonia sarebbe nel 1493 di Ladislao IV (storicamente Ladislao II d'Ungheria e Boemia, qui Re di Polonia e Granduca di Lituania), in questa ucronia non bigamo perché senza necessità di sposare Beatrice di Napoli vedova di Mattia Corvino.
   Con Ludovico il Moro Duca di Provenza e poi di Milano, Carlo VIII può ugualmente intraprendere la spedizione a Napoli (dopo aver riconosciuto l'appartenenza della Provenza e del Delfinato all'Impero e dei Feudi Borgognoni agli Asburgo, come le concessioni fatte nella Storia vera). Da qui in poi gli avvenimenti ricalcano in linea di massima quelli reali, fuorché per quanto riguarda lo Stato Pontificio (a Milano), la Toscana (con Lucca, Siena e in prosieguo di tempo Pisa a Milano), Genova (rimasta a Milano da Filippo Maria Visconti – senza finanziamenti veneziani alla Ribellione – e in ogni caso da Francesco Sforza in poi) e Venezia (spartita fra Milano e gli Asburgo); l'Ungheria, rimasta asburgica, affronta Solimano il Magnifico con Carlo V e tutto il sostegno dell'Impero, della Spagna e l'alleanza di Luigi (Ludovico) II Jagiellone (qui Re di Polonia e Granduca di Lituania e che potrebbe non morire a Mohács).
 
    Se ammettiamo come più probabile una vittoria – per quanto di misura e sofferta, ma destinata a rivelarsi definitiva almeno fino al secolo successivo (come di fatto è stato, quattro anni dopo, il primo Assedio di Vienna) – della Coalizione Asburgo-Jagiellonica sull'Impero Ottomano, dopo il 1525-1529 i potenziali grandi Punti di Svolta sono la classica dozzina (che consiglierei di prendere in considerazione più direttamente che la pura e semplice continuazione della Storia nota):
    1) l'Unione Personale fra Spagna e Inghilterra (1556-1558);
    2) la Guerra degli Ottant'Anni nei Paesi Bassi (1568-1648);
    3) la Successione agli Jagiellonidi in Polonia (1572-1587) e la Prima Guerra di Successione Polacca (1587-1588);
    4) la Guerra Polacco-Moscovita (1605-1618);
    5) la Guerra dei Trent'Anni fino alla Pace dei Pirenei (1618-1659);
    6) la Guerra di Restaurazione Portoghese (1640-1668);
    7) la Seconda Guerra Nordica (1655-1660) e la Guerra Russo-Polacca dei Tredici Anni (1654-1667);
    8) la “Seconda Guerra dei Trent'Anni” (Guerra di Devoluzione 1667-1668, Guerra Franco-Olandese 1672-1678, Guerra delle Riunioni 1683-1684 e Guerra della Lega di Augusta 1688-1697);
    9) la Guerra di Successione Spagnola (1700-1715);
    10) la Seconda Guerra di Successione Polacca (1733-1738) e la Prima Guerra Austro-Russo-Turca (1735-1739);
    11) la Guerra di Successione Austriaca (1740-1748);
    12) la Guerra dei Sette Anni (1756-1763).
 
    Dato per acquisito l'incameramento della Lombardia (qui accresciuta dal Monferrato, Genova, gran parte della Toscana, la Lombardia ex-Veneziana e tutto lo Stato Pontificio) da parte di Carlo V nelle stesse modalità storiche, per non ramificare eccessivamente gli sviluppi ucronici proporrei che (con la solita convenzione del colore nero per le identità con la Storia nota o per le divergenze pressoché obbligate, rosso per quelle probabili, blu per quelle possibili alla pari di altre alternative):
 
    1) il pur accresciuto Potere degli Asburgo nell'Impero e in Europa non sia ancora sufficiente (come invece in altre ucronie, con Punto di Divergenza trecentesco, nelle quali anche la Polonia-Lituania e la Moscovia sono unite all'Impero) non sia sufficiente a mantenere l'Unione Personale e Dinastica fra Spagna e Inghilterra;
    2) la netta superiorità della Casa d'Austria in Germania sia invece in grado di far vincere alla Spagna la Guerra degli Ottant'Anni;
    3) la pur faticosa vittoria imperiale sugli Ottomani già a Mohács e quindi la continuità della dipendenza della Transilvania dal(l'unico) Regno d'Ungheria escludano l'elezione di Stefano Báthory contro Massimiliano II e indirettamente il subentro dei Wasa (col trasferimento della Capitale a Cracovia dal 1596) anziché degli Asburgo (che in tal caso manterrebbero a Praga la propria Residenza entro l'Impero) come Successiori degli Jagiellonidi in Polonia e inoltre alla permanenza dei Wasa cattolici come Re di Svezia;
    4) l'unione delle forze asburgiche non sia in grado di imporre durevolmente in Russia un Sovrano cattolico (1610-1613);
    5) l'ormai bisecolare sottomissione del Monferrato a Milano (anche se i Paleologhi rimangono come Dinastia, sia pur con Feudo mediatizzato) e di Venezia all'Impero – che annullano la Guerra di Successione Mantovana (con la completa disponibilità del transito delle Armate Asburgiche dalla Lombardia Orientale e dal Veneto oltre che nel Monferrato,  rimangono sotto la sovranità austro-ispanica, storicamente fissata col Trattato di Milano del gennaio 1622, la Valtellina e la Valchiavenna, la Bassa Engadina, la Val Monastero, Davos, Schanfigg, Belfort e la Partenza, circondate da tre lati contro l'invasione francese del 1635) – e soprattutto la posizione di supremazia asburgica in Germania, insieme alla mancata successione del Mazzarino a Richelieu e alla cattolicità dei Wasa in Svezia portino a un diverso svolgimento della Guerra dei Trent'Anni e a una sua conclusione senza perdite per alcuna delle Parti, anche nella Pace dei Pirenei (1659);
    6) similmente, l'Unione Iberica fra Spagna e Portogallo del 1580/1581 prosegua oltre il 1640 (senza Trattato di Lisbona del 1668);
    7) non abbia luogo l'invasione della Svezia in Polonia (1655-1660), benché la Guerra Russo-Polacca si concluda ugualmente con la Tregua di Andrusovo (1667);
    8) la “Seconda Guerra dei Trent'Anni” si scomponga nella Guerra di Devoluzione (1667-1668), Guerra Franco-Olandese (1672-1678) – in questo caso Franco-Spagnola per la diversa Pace di Münster (15. maggio 1648) –Guerra della Lega di Augusta 1688-1697) identiche a quelle storiche, senza invece la Guerra delle Riunioni (1683-1684) a causa del diverso Trattato di Münster del 24. ottobre 1648;
    9) la Guerra di Successione Spagnola inizi con un Testamento di Carlo II a favore dell'Arciduca Carlo, con l'Olanda compresa nell'Eredità Spagnola e quindi uno schieramento corrispondente a Spagna + Portogallo + Olanda + Impero (inclusa la Svizzera) + Polonia-Lituania vittorioso contro Francia e Gran Bretagna (essendo Svezia e Russia impegnate nella coeva Terza o Grande Guerra Nordica, 1700-1721; Vittorio Amedeo II riceve la Sicilia – ma nessun Suffeudo Imperiale – e la mantiene definitivamente, in mancanza della Guerra della Quadruplice Alleanza, 1718-1720, ma se non promulga una Prammatica Sanzione nel Regno di Sicilia può rimanere una Legge di Successione Semi-Salica secondo la Tradizione spagnola); 
    10) senza Seconda Guerra di Successione Polacca, la Prima Guerra Austro-Russo-Turca sia vinta anche dall'Austria, la cui espansione procede anche attraverso la conservazione delle storiche conquiste veneziane (probabilmente non Creta, persa già dal 1645-1669, ma la Morea sì, anche dopo il 1715);
    11) la Guerra di Successione Austriaca differisca da quella storica in quanto due delle Tre Corone Borboniche (Spagna e Due Sicilie) sarebbero ancora asburgiche (come anche l'Olanda, l'Alsazia, la Franca Contea, la Provenza, Genova, gran parte della Toscana [a parte il Granducato Albizzesco di Firenze], Venezia, lo Stato Pontificio e la Polonia-Lituania), per cui la Baviera (se non tempestivamente uscita dal conflitto), la Sassonia e la Prussia subirebbero una Reichsexekution e verrebbero incamerate dall'Imperatore;
    12) la Guerra dei Sette Anni (1756-1763) sarebbe principalmente tra Francia e Gran Bretagna-Hannover, senza Prussia; se l'Austria si alleasse con la Francia (come nello storico Rovesciamento delle Alleanze, che in questo caso sarebbe meno epocale perché nella Guerra di Successione Spagnola la Francia e la Gran Bretagna sarebbero state alleate contro l'Austria e la Spagna), il conflitto terminerebbe con la differenza che la Francia potrebbe conservare la Louisiana, ma, poiché la Spagna è unita all'Austria da più di quarant'anni (oltre che dinasticamente senza soluzione di continuità da 240 anni, a partire dal 1516) e, senza Prussia (né bisogno di stabilire una continuità terrritoriale – che già sussiste – attraverso i territorî hannoverani), il Regno Asburgico più coinvolto negli interessi in gioco sarebbe la Spagna o in generale l'Unione Iberica, è più probabile che le Colonie Francesi siano spartite – come nella Storia reale – fra Gran Bretagna e Francia.
    (Si noti che dal punto 3. deriva altresì la mancanza delle Spartizioni della Polonia e dal punto 12., insieme al fattore bloccante costituito dall'accerchiamento asburgico della Francia e dalla vicinanza del confine fiammingo a Parigi, la verosimile mancanza dell'Indipendenza delle Tredici Colonie Inglesi in America Settentrionale, con ovvie conseguenze di grande rilevanza sulla Storia successiva)
    Le divergenze nei secoli XVI-XVIII si configurano come conseguenze dell'applicazione della Storia reale alla situazione geopolitica del 1493: Borgogna-Austria-Boemia-Ungheria-Venezia + Spagna (1516) → vittoria a Mohács (1525) (+ Provenza-Genova-Milano-Lucca-Pisa-Siena-Stato Pontificio, 1535) → Polonia-Lituania (1575) (+ Portogallo 1580) → Wasa cattolici in Svezia → mantenimento delle annessioni (1618-1668) → Eredità Spagnola (1700-1715) → mantenimento delle annessioni (1733-1739) → incameramento di Prussia, Sassonia e forse Baviera (1748) → Alleanza Austro-Britannica → blocco militare della Francia → assenza degli Stati Uniti d'America.
 
    Per la fase successiva i periodi critici sono, come prevedibile, la Rivoluzione Francese con le conseguenti guerre, l'Indipendenza Greca, la Crisi d'Oriente (qui non anche del Reno) e la Guerra di Crimea; le Rivoluzioni del 1848 possono rivestire una notevole importanza in prospettiva politica interna, ma hanno minori ricadute in sede internazionale. Manca ovviamente la Guerra Austro-Prussiana, mentre quelle Austro-Sarda (se scoppia, qui, come Austro-Sicula) e Franco-Prussiana (qui Franco-Asburgica) possono avere differente andamento. 
 
    Anche in questa ucronia, con Genova e la Corsica a Milano – quindi poi agli Asburgo – fin dal Quattrocento, il Periodo Napoleonico risulta alterato in modo simile a quella su Venezia spagnola (ma rispetto ad allora con parzialmente diversa verosimiglianza – resa da differente colorazione – delle divergenze):
    1769: Napoglione Buonaparte nasce comunque Suddito dell'Imperatore; data l'origine della famiglia, sarà iscritto alla Nobiltà Toscana (come realmente accaduto) e frequenterà l'Accademia Militare Teresiana a Wiener Neustadt.
    1772-1775: durante la Sesta (per altri Quinta) Guerra Russo-Turca (1768-1774), Maria Teresa (in vantaggio territoriale rispetto alla Storia reale grazie al mantenimento del Regno di Serbia e dell'Oltenia) e Caterina II si accordano per la creazione di un Regno di Dacia (Valacchia [senza Oltenia] e Moldavia [dal 1775 senza Bucovina]) vincolato a non essere mai unito né alla Russia né all'AustriaData la maggiore potenza austriaca e la deposizione di Federico II di Prussia, Enrico di Hohenzollern può diventare Re di Dacia.
    Ottava Guerra Austro-Turca (1788-1791) = Settima Guerra Russo-Turca (1787-1792): poiché il Regno di Serbia è rimasto un Paese della Corona Austriaca anche dopo il 1739, l'epidemia di peste non divampa in zona di guerra e il conflitto si conclude con l'annessione dell'Eyâlet di Bosnia da parte austriaca e di quello di Silistria da parte russa, mentre i Principati Danubiani di Valacchia (tranne l'Oltenia) e Moldavia (tranne la Bucovina) 
    Guerra della Prima Coalizione: Venezia è già austriaca; con Napoleone come Generale Austriaco, non avviene la Spedizione Francese in Egitto.
    Guerra della Seconda Coalizione: Moreau vince (come da Storia nota) a Hohenlinden (3. dicembre 1800), ma a Marengo (14. giugno 1800) i Generali Buonaparte e Masséna (comunque emigrato a Tolone nel 1775) sconfiggono i Francesi. La Pace di Lunéville (9. febbraio 1801) fissa la frontiera fra Francia e Impero lungo i cosiddetti “Confini Naturali” del Reno e delle Alpi (nei Grigioni rimane il confine del 1622); le Legazioni Pontificie restano (re)incluse nell'Impero, le Truppe Austriache (anziché Borboniche) occupano anche Roma, i Dominî Sabaudi di Terra Ferma rimangono reincamerati per conquista militare dall'Imperatore.
    Alla morte di Enrico di Hohenzollern (3. agosto 1802), Federico Guglielmo di Hohenzollern eredita il Regno di Dacia.
    In Francia, senza Napoleone, prosegue un Direttorio egemonizzato da Talleyrand e Fouché col sostegno militare di Bernadotte e Murat e l'ubbidienza di Moreau (mentre Sieyès e Barras sarebbero austriaci), in Germania non hanno luogo né l'esproprio dei Feudi Ecclesiastici né la Mediatizzazione dei Feudi Minori (Reichsdeputationshauptschluß del 25. febbraio 1803), tantomeno la fine del Sacro Romano Impero (6. agosto 1806), anche se si verificano come nella Storia reale la compensazione degli Elettori Cisrenani (Ratisbona-Aschaffenburg, Würzburg-Salisburgo) e l'aumento del Collegio Elettorale (Assia-Kassel, Baden, Württemberg), l'elevazione dei nuovi Granducati (Assia-Darmstadt, Berg, Baden) e Regni (Baviera, Württemberg) e la fondazione del Kaisertum austriaco.
    Le Guerre della Terza e Quarta Coalizione si fondono in una sola, nella quale il Generale Buonaparte – che può contare anche sulle Forze Armate storicamente prussiane – sconfigge i Francesi con l'aiuto dei Russi. Il Montenegro viene occupato dall'Austria. Con la Quinta Coalizione, Buonaparte tiene testa contemporaneamente alla Francia e alla Russia e, al culmine della gloria, come Principe dell'Impero sposa l'Arciduchessa Maria-Luisa (non può aver sposato in precedenza Joséphine Beauharnais e Carlo Luigi Napoleone Bonaparte non è mai nato).
    La Guerra della Sesta Coalizione vede l'offensiva finale delle Potenze Europee contro la Repubblica Francese e la Restaurazione della Monarchia Borbonica; le Forze della Coalizione, guidate dallo Car’ Alessandro I e dal Principe Buonaparte, entrano a Parigi il 31. marzo 1814. Il confine tra Francia e Sacro Romano Impero torna quello del 1789 (ossia, in questa ucronia, del 1477).
    Dopo il Congresso di Vienna, in Unione Personale con l'Impero Austriaco (che conserva anche Prussia-Brandenburgo, Sassonia ed eventualmente Baviera), sono i Paesi Bassi (per intero, inclusa l'Olanda), il Regno Lombardo-Veneto (esteso dalla Bresse alla Morea, compresi il Delfinato, la Provenza, Nizza, Parma, Lucca, Pisa, Siena), di Corsica e Liguria, di Sardegna e di Napoli; in Unione Dinastica Modena-Ferrara e Firenze, come Suffeudo lo Stato Pontificio.
    L'interrogativo principale è se, al termine delle Guerre delle Coalizioni Antifrancesi, la Francia venga spartita o no. È verosimile che Gran Bretagna e Russia preferiscano usare la Francia come contrappeso all'eccessivo Potere Asburgico in Europa; la Gran Bretagna potrebbe essere tentata di assicurarsi almeno una parte della Francia, ma la Russia non ne avrebbe altrettanto vantaggio (data la lontananza di un'eventuale sua porzione dal resto dell'Impero) e quindi si accordano per impedire ulteriori espansioni asburgiche (del resto il confine fra Impero e Francia è fisso dal 1477 e corrisponde al massimo cui avrebbe potuto aspirare l'Austria in una Spartizione a partire dalla situazione dei confini del 1789).
    Sarebbe logica un'Unione fra Russia e Gran Bretagna, per esempio con un matrimonio fra la Regina Vittoria e il futuro Alessandro II, ma in questo caso è l'opzione per un'ucronia iperrealistica (ossia con conservazione del massimo numero possibile di Personaggi Storici) che costringe a scartare qualsiasi scenario del genere.
 
     Se in Sicilia (dal 1799 unico Dominio Sabaudo residuo) è rimasta la Legge Semi-Salica, il 10. gennaio 1824 Maria Beatrice di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele I e moglie di Francesco IV d'Asburgo-Este, in quanto figlia maggiore sopravvissuta al padre, gli succede in Sicilia (anziché Carlo Felice).
     Nel 1828-1832 l'Indipendenza Greca è limitata ai territorî che all'epoca, in questa ucronia, erano sotto la Turcocrazia; la Morea rimane austriaca (veneziana).
    Non riesco invece a vedere motivi perché il decorso della (Seconda) Crisi d'Oriente del 1839-1841 sia alterato rispetto alla Storia vera, se non per una possibile maggiore convergenza fra Austria e Russia. La Crisi del Reno (1840-1841), se anche rischiasse di innescarsi, finirebbe senza conflitto, perché la Francia sarebbe in manifesta condizione di inferiorità militare (tuttavia potrebbe incrinare i rapporti diplomatici austro-francesi e rinsaldare invece l'Alleanza Russo-Austro-Britannica, scossa dalla Crisi d'Oriente).
    Più o meno all'epoca della storica “Fusione Perfetta” degli stati Sabaudi nel Regno di Sardegna (29. novembre 1847) potrebbe essere implementata quella fra i Regni Lombardo-Veneto (dalla Bresse alla Morea), di Corsica e Liguria, di Sardegna e di Napoli .
    Se in Francia scoppia ugualmente una Rivoluzione nel 1848, non essendo mai nato Luigi-Napoleone è verosimilmente Victor Hugo essere eletto Presidente della Seconda Repubblica Francese.
    Nella molto probabile Guerra di Crimea (1853-1856), Russia e Austria sono di nuovo alleate per spartirsi la Turchia Europea (Tracia e Costantinopoli alla Russia, Rumelia all'Austria), ma l'Impero Ottomano vince il conflitto grazie al sostegno franco-britannico.
    Verso il 1860 potrebbe nascere la Confederazione Italica fra il Regno Lombardo-Veneto-Corso-Sardo-Napoletano (con i relativi Feudi Camerali), lo Stato della Chiesa (Suffeudo Imperiale) con gli altri Feudi Pontifici, il Granducato Albizzesco di Firenze e il Regno di Sicilia coi Ducati di Modena e Ferrara.
    È ugualmente probabile che abbia luogo anche la Guerra dei Ducati Danesi (1. febbraio-30. ottobre 1864), in questo caso annessi entrambi all'Austria, che con ciò arriverebbe quasi a completare l'“accerchiamento” interno del Regno di Germania (Frisia Orientale, Paesi Bassi, Lorena, Alsazia, Franca Contea, Borgogna, Bresse, Savoia, Delfinato, Provenza, Nizza, Liguria, Piemonte, Lombardia, Rezia, Turgovia, Argovia, Brisgovia, Austria Anteriore, Interiore, Inferiore, Superiore, Baviera [eventualmente], Boemia, Moravia, Slesia, Lusazia, Sassonia, Brandenburgo, Pomerania, Holstein, Schleswig) oltre ai Regni “esterni” (Unione Iberica, Confederazione Italica, Impero Austro-Polacco-Lituano).
    Come il 1. gennaio 1871 è stato proclamato il Secondo Reich, così potrebbe avvenire in questo periodo per un Deutsches Kaiserreich ereditario (asburgo-lorenese).
    Nel 1877-1878, la Terza Guerra Austro-Russo-Turca si può concludere con un Vittoria Austro-Russa: Rumelia (con Tessalonica) all'Austria, Tracia e Costantinopoli alla Russia.
    Una Triplice Alleanza (come storicamente il 18. maggio 1881) potrebbe essere stipulata fra Impero Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano, Dacia e Danimarca (poi estesa anche a Svezia e Norvegia).
    L'Alleanza dei Tre Imperatori (nella Storia reale il 18. giugno 1881) potrebbe includere – oltre a Francesco Giuseppe e Alessandro III – Murād V; se rinnovata (in assenza di Guglielmo II in Germania), dovrebbe impedire l'Alleanza Franco-Russa (27. dicembre 1893-4. gennaio 1894).
    Anziché fra Germania e Russia, un Trattato di Controassicurazione (come quello del 18. giugno 1887) sarebbe allora necessario fra Impero Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano e Impero Britannico.
    Come nella Storia effettiva, si avrebbero la Cordiale Intesa Anglo-Francese (8. aprile 1904) e l'Accordo Anglo-Russo (31. agosto 1907).
    Grazie a questa rete di Alleanze, non hanno luogo le Guerre Balcaniche né la Prima Guerra Mondiale.
    Il 21. novembre 1916 avviene l'Unione Personale fra Impero Ibero - Romano - Germano - Austro - Polacco - Lituano e Regno di Sicilia coi Ducati di Modena e Ferrara; all'incirca dallo stesso anno ha avvio l'Unione Mitteleuropea fra Impero Ibero-Siculo-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano (che ormai racchiude al proprio interno tutta la Confederazione Italica), Danimarca, Norvegia, Svezia, Dacia, Montenegro, Grecia.
    Non avvengono le Rivoluzioni Russe né l'Epidemia di Spagnola. 

A questo punto abbiamo tre ucronie: a partire dal fondo, quest'ultima è – secondo un'interpretazione estrema del Punto di Divergenza iniziale – propriamente ‘acosmica’ (neologisticamente attribuisco all'aggettivo il significato di “Senza Cosimo”), preceduta da una ancora da sviluppare (quella pallesca di Cosimo Duca e Lorenzo praticamente Re d'Italia e delle Due Sicilie, anche se il titolo non viene nominato espressamente) e con quella più collettiva – iniziata appunto dal Comandante – quale intersezione di entrambe (Cosimo non prende il Potere a Firenze – secondo il Punto di Divergenza proposto – ma in compenso, attraverso Venezia, arriva agli stessi risultati di unificazione – compresa la Toscana già meno di un secolo dopo – ed espansione nel Mondo che sono poi abbastanza vicini a quelli dell'ucronia acosmica).
Se l'ucronia pallesca è appunto tuttora in attesa di implementazione, le altre due – la veneto-medicea del Comandante e la visconteo-conciliarista (poi sforzesca e asburgica) che ho inviato – di fatto si somigliano dunque già molto: in entrambe Firenze esce dalla competizione geopolitica quattrocentesca, quindi una versione è che prevalga Venezia, l'altra che prevalga Milano, ma in qualsiasi caso il Dominio che ne risulta abbraccia tutta la Cisalpina e la Toscana (con le varianti che sotto Venezia il Papato perde solo la Romagna, invece sotto Milano da un lato rimangono a sé stanti Firenze e gli Estensi, dall'altro è l'intero Stato Pontificio a essere annesso).
Anche gli sviluppi sono simili: i Dominî Aragonesi confluiscono nella Spagna, sia Milano sia Venezia vanno prima o poi agli Asburgo, nel XIX secolo ed entro l'inizio del XX si completa il processo centripeto fino alla Sicilia.
Sono notevoli pure le coincidenze a livello mondiale: la Grande Potenza che si forma (Venezia nel primo caso, l'Austria con Milano nel secondo) raggiungono la massima espansione nel Continente Americano; non nasce l'Unione Sovietica né la Germania viene divisa.
Devo invece fornire qualche spiegazione sull'idea di «ucronia “iperrealista”». Il principio di base è chiaro ed è la massima coincidenza prosopografica con la Storia vera; inoltre, come in ogni ucronia ‘quasi reale’, è fondamentale la distinzione fra ciò che è identico alla Storia o comunque deriva pressoché obbligatoriamente dal(l'unico) Punto di Divergenza e ciò che ne è una conseguenza bensì verosimile ma non per forza necessaria (in rosso) o addirittura semplicemente possibile fra varie (in blu).
È per questo che la Successione Asburgica in Polonia è scritta in rosso (niente è scontato) e così pure tutto ciò che, in séguito, la presuppone (per chi non avesse letto l'ucronia ma volesse seguire questa discussione: siccome l'Ungheria – con la Boemia – rimane agli eredi di Alberto il Magnanimo, Ladislao II di Boemia e Ungheria è in questa ucronia, in quanto primogenito, Re di Polonia e Granduca di Lituania. Suo figlio Luigi II, che ne è l'Erede, combatte sì a Mohács, ma dato che la battaglia si risolve in una Vittoria dei Cristiani è possibile che egli non muoia.
Qui arriva il punto cruciale: se non muore, avrà figli ed eredi?
La vera risposta è, purtroppo, che non lo possiamo sapere; di conseguenza esaminiamo entrambe le possibilità. La prima è che sì e l'ucronia che ne deriva è molto simile a quella su Luigi II (con tutte le varianti che stiamo discutendo in questi giorni: quella “tomita”, “tomista”, “verista”, anche qui “iperrealista”, inoltre “geopolitica” e “irenista”; ricordo che anche nell’ucronia di Mohács abbiamo visto come di per sé non sia strettamente necessario che Luigi II, per quanto fertile, abbia una Discendenza – si pensi a quanto ha dovuto attendere suo padre, perfino passando attraverso la bigamia e oltretutto indarno – e questo aspetto sarebbe portato alle estreme conseguenze nella versione “iperrealista” di quell'ucronia, dove ricorrerebbe il massimo numero di Personalità Storiche reali compatibili col Punto di Divergenza, compreso Napoleone II da Napoleone I e Maria-Luisa); la seconda possibilità è che, eredi o no, entro il 1572 sia il ramo di Ladislao II (qui IV di Polonia) sia quello di Giovanni Alberto – come nella Storia vera – si estinguano (anche questa è un'eventualità da tenere in considerazione).
Come dunque nell’ucronia su Mohács ci sono almeno sei varianti e in una di queste – quella “iperrealista” – la Linea Dinastica di Luigi II si deve, per definizione, estinguere prima (o in concomitanza) di quella polacca, così anche in questa ucronia su Cosimo il Vecchio e particolarmente in quella “acosmica” è ā prĭōrī necessaria una versione iperrealista in cui, ugualmente, la Linea Dinastica di Luigi II si deve per definizione estinguere prima o in concomitanza di quelle dei fratelli di Ladislao II d’Ungheria e Boemia (qui Ladislao IV di Polonia-Lituania): Giovanni Alberto, Alessandro e Sigismondo I coi suoi figli e nipoti. Si noti, infatti, che non mi sono impegnato a postulare che Luigi II non avesse figli (come pure sarebbe possibile, visto che per averne bisogna essere fertili in due), ma solo che non ci fossero suoi discendenti vivi dopo il 1572.
Chiaramente da un lato sottoscrivo in pieno l’affermazione che, anche nel nostro caso particolare, «non è affatto scontata la successione asburgica in Polonia», dall’altro aggiungo che non è affatto scontato nemmeno che ci fossero appunto discendenti vivi di Luigi II dopo il 1572 e perciò, se vogliamo essere completi, bisognerà che qualcuno sviluppi l’ucronia in cui ce ne sono (e quindi non avviene la Successione Asburgica in Polonia-Lituania) – come si può già leggere con dovizia di dettagli nell’Ucronia Jagiellonica proprio a partire da Luigi II, che per felice combinazione si sta compiendo in questi stessi giorni – mentre qualcun altro dovrà sviluppare l’ucronia (come questa) in cui non ce ne sono.
È precisamente per questo motivo e in vista della possibile obiezione su Luigi II – ne sia prova la clausola che ho scritto: «Luigi (Ludovico) II Jagiellone (qui Re di Polonia e Granduca di Lituania e che potrebbe non morire a Mohács)» – che ho puntualizzato, purtroppo senza accludere le presenti (in effetti indispensabili) spiegazioni: «lo potrei definire il punto di vista da una prospettiva di ucronia ‘iperrealista’, ossia un'ucronia in cui esistono (il più possibile) le stesse persone vissute nella Storia reale, magari negli stessi rapporti che hanno avuto in questa, cosicché la massa incalcolabile delle cause storiche sia ‘giustificata’ dal fatto che, almeno in massima parte, è davvero andata così nella Storia vera»; aggiungo altresì l’importante precisazione che, in un’ucronia iperrealista, si deve anche cercar di rinunciare il più possibile a postulare persone non esistite nella Storia reale, le quali evidentemente interferirebbero con «la massa incalcolabile delle cause storiche».
Niente è scontato, abbiamo detto; tantomeno pretendo con ciò in alcun modo che basti definire l’ucronia come «iperrealista» per garantire la sicurezza di una persistenza della Successione Asburgica in Polonia-Lituania: si tratta di un effetto probabile, ma chiaramente non certo, del Punto di Divergenza, perciò è scritta – come sottolineato – in rosso; se non si verificasse, non dico che tutto ciò che dopo è scritto in rosso verrebbe meno (un’alterazione delle Guerre dei Trent’Anni resterebbe comunque verosimile, anche se con una probabilità diminuita dal ‘ritorno’ alla Storia nota per quanto riguarda la Confessione dei Re di Svezia, a meno di ulteriori divergenze; l’Unione Iberica potrebbe continuare lo stesso e la Guerra di Successione Spagnola potrebbe ugualmente essere vinta del tutto dall’Austria, quindi la Guerra di Successione Polacca – il cui scoppio in tal caso, se non proprio garantito, dal momento che gli Jagielloni discendenti di Luigi II potrebbero non estinguersi nemmeno entro il 1733, perlomeno sarebbe da tenere seriamente in conto – non avrebbe un impatto macroscopico in Italia e soprattutto nella Guerra dei Sette Anni la Spagna rimarrebbe alleata della Gran Bretagna contro la Francia, favorendo anche in questa variante l’epocale conseguenza – certo semplicemente possibile fra varie alternative, perciò scritta in blu – della mancata Indipendenza degli Stati Uniti), ma innegabilmente alzerebbe di molto le probabilità che si arrivi alle Spartizioni della Polonia, magari perfino negli stessi particolari storicamente verificatisi e con tutte le conseguenze del caso.
Se eliminassimo tutte le divergenze scritte in rosso o in blu (che, ripeto, non sono arbitrarie; soltanto, la loro deducibilità dal Punto di Divergenza lascia qualche spiraglio ad alternative, sia pure relativamente meno probabili) – e insisto sul fatto che eliminarle significa trarre dal Punto di Divergenza conseguenze MENO probabili (rispetto a quelle che ho proposto, che, in quanto l’ucronia iperrealista è una derivazione di quella “verista”, sono scelte in quanto molto o addirittura massimamente probabile, benché non esclusive), nonostante coincidano con la Storia vera (appunto una Storia SENZA il Punto di Divergenza iniziale) – l’ucronia acosmica diventerebbe ancora più simile a quella collettiva di matrice rikeriana: nel XVI secolo la Libera Città Imperiale di Venezia sotto gli Asburgo contribuisce comunque a «conquista{re} Ceuta» e «fonda{re}un impero d’oltremare» – quello del proprio Sovrano Carlo V in quanto anche Re Cattolico (e infatti anche qui «resta […] il Sud alla Spagna»; perfino «Lorenzo {de’ Medici} […] diventerà […] governatore di Cuba […] dove muore intorno al 1512.», perché il Ramo Popolano del Trebbio rimane comunque e conserva il Marchesato di Castellina, fornendo Papi e Regine di Francia) – mentre «i Savoia si volgono alla Francia» (la differenza è che «l'Italia centrale» NON «resta al Papa»), « gli svizzeri […] senza Milano non si espanderebbero troppo» perché sarebbero «sconfitti dai mercenari croati al soldo di Venezia» (letteralmente: le Finanze di Venezia a disposizione di Carlo V), «una simile potenza marinara sarebbe tutt'altro che da sottovalutare» e, «oltre ad essere la principale candidata per unire l'Italia» (nell’ucronia acosmica senza nemmeno «venire smembrata da Napoleone»), «sarebbe potenzialmente la versione italiana dell'Olanda, solo ancora più potente», «potrebbe pure sopravvivere al Bonaparte .... diventando da regno elettivo […] regno dinastico», dopodiché, da poco dopo il 21. novembre 1916, «potremmo avere»: - «il […] Regno Unito d'Italia» con «Lombardo-Veneto, Piemonte, Liguria, Toscana, Emilia, Nizza, Savoia, Istria, Dalmazia» («ma anche» «Creta […] ed eventualmente Ceuta», «Dodecaneso, Baleari», «Cipro?») e «Capitale […] Milano» (da cui qui dipenderebbe, come Suffeudo Visconteo-Sforzesco, lo «Stato Pontificio (come in HL); Capitale: Roma»), - il «Regno di Sardegna (solo l'isola»; «se anche la Corsica appartiene al SRUI» – che nell’ucronia acosmica sta per “Sacro-Romano-Imperial-Germano-Longobardo-Gallesco Regno Unito d’Italia”! – «allora è associato a questo stato, che diventa "Regno di Sardegna e Corsica"; Capitale: Cagliari»), - il «Regno di Sicilia di qua del Faro (come in HL) in unione personale» (qui insieme a tutto il Lombardo-Veneto = Libera Città Imperiale di Venezia + Regno Longobardo della Nazione Gallesca, al Sacro Romano Impero e all’Impero Austriaco) «con l'altro Regno di Sicilia» («Capitale: Napoli») - e il «Regno di Sicilia di là del Faro (come in HL) in unione personale con l'altro Regno di Sicilia» («Capitale: Palermo»), che come appena ripetuto sarebbe in questa ucronia (acosmica) fuso col Regno Lombardo-Veneto (Stato Pontificio compreso) e di Sardegna e Corsica.
Ho voluto riportare per esteso e letteralmente tutte le coincidenze fra le due ucronie, mediceo-veneziana e acosmica (fin dall’inizio avevamo visto che, se per la prima vale la constatazione che «l'Unione Sovietica in questa Timeline potrebbe non esistere nemmeno», nella seconda è esplicito che «non avvengono le Rivoluzioni Russe») – altre, perfino più numerose, ne potrei citare dall’Ucronia Jagiellonica su Luigi II – perché sono dell’idea che, a parte elaborazioni fantastiche sempre gradevolissime come pezzi di Letteratura, le ucronie ‘quasi vere’ tendano a convergere su relativamente pochi filoni abbastanza costanti (tutti notiamo come tanto spesso ci ritroviamo a discutere di Unioni Dinastiche fra Asburgo e Jagielloni o Borboni, fra Hannover e Romanov ecc., fra Impero, Polonia e Russia o Francia o Spagna e Inghilterra; entro il Sacro Romano Impero, fra Austria e Baviera o Sassonia e Prussia ecc., fra Milano e Venezia, Visconti e Savoia, Lombardia e Liguria o Toscana ecc. ecc.). Desidero sottolineare che né in questa ucronia né in altre scorse (su Venezia e Ungheria, Venezia Spagnola, Venezia nelle Guerre Austro[-Russo]-Turche e nella Guerra dei Sette Anni ecc.) credo di aver mai ceduto alla tentazione di esagerare – contro la Verisimiglianza Storica (se non crediamo a una vera e propria Necessità) – a favore di chicchessia: come i confini della Repubblica di Venezia in Cisalpina e Istria (ma complessivamente anche in Dalmazia) sono rimasti invariati per almeno 470 anni se non di più, così avviene qui per la Lombardia; dopo la sconfitta – che ritengo inevitabile – nella Guerra di Successione Borgognona, non viene mai più tolto neanche un chilometro quadrato alla Francia (neppure dopo le Guerre delle Coalizioni contro la Rivoluzione; a ripensarci, sarebbe indispensabile che Carlo Emanuele III avesse come compenso per essersi schierato dalla parte degli Asburgo negli anni decisivi della Guerra di Successione Austriaca almeno la Contea di Forez), gli Asburgo semplicemente conservano ciò che già nella Storia reale hanno acquisito, com’è ovvio con tutti i riaggiustamenti necessarî sia in meno (le perdite polacco-lituane nella Tregua di Andrusovo) sia in più (la Louisiana in luogo dei loro storici Successori Borbonici in Spagna).
Formulato in un contesto più generale, come l’“Effetto Farfalla” ha sì, fra le sue molteplici conseguenze, anche cambiamenti radicali della Storia, ma perlopiù invece riproposizioni tali e quali dei fatti noti (secondo quanto ci dimostra un calcolo statistico), così pure i Punti di Divergenza da un lato possono tendere spessissimo a tornare alla Storia pura e semplice, ma anche dall’altro lato, quando producono veramente divergenze durature, con ogni verosimiglianza si assestano su uno dei tutto sommato pochi scenarî alternativi che già ci possiamo immaginare (perché erano presi in considerazione dagli stessi Protagonisti della Storia); a partire dai Punti di Divergenza ‘significativi’ – quelli che modificano fatti cruciali – finiamo per trovare ‘dietro l’angolo’ più o meno sempre le solite ucronie, perché erano esiti ‘logici’ in quanto sia attesi sia attivamente perseguiti: l’unificazione dell’Italia e della Cisalpina (in questa ucronia acosmica i Visconti – anche con le armi dello Sforza pagate dai soldi dei Medici incamerati dalla Signoria – si annettono il Papato, con le sue entrate, e spartiscono Venezia con gli Asburgo, i quali grazie a ciò conservano Ungheria, Boemia, parte della nostra Svizzera e tutta l’Eredità Borgognona ricambiando i Vassalli Sabaudi e Milanesi col Delfinato e la Provenza [ri]presi alla Francia, dopodiché subentrano a entrambe le Dinastie e agli Aragonesi con tre mosse di per sé identiche alla Storia, per se in un contesto geograficamente più esteso nel caso di Milano e più transalpino in quello dei Savoia), l’unificazione dell’Europa Centrale e Sudoccidentale, addirittura la spartizione delle Americhe (se non poi anche dell’Africa) fra tre Imperi Coloniali (una prospettiva – il Colonialismo – che in generale aborro, ma non posso di certo per tale motivo espungere dal computo degli esiti storici più probabili; allo stesso modo, non voglio inquinare l’analisi estendendola all’Eurasia o allo Spazio Mediterraneo – le prospettive che mi stanno maggiormente a cuore, perché le ritengo centrali nella dinamica geopolitica e nella questione della Pace nel Mondo – e mi rassegno a passare per quel che non sarei, un maniaco di Monarchie Feudali, pur di riflettere sulle direttrici della Storia senza i pregiudizi ideologici che le esperienze del XIX e XX secolo hanno talvolta celato nell’educazione da noi tutti ricevuta).
Veniamo allora infine alla possibile continuazione dell’ucronia acosmica dopo il 1917. Qui si riscontra la massima mancanza di punti d’appoggio storici per quanto riguarda le vicende di un Impero Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano e dell’Impero Russo senza Rivoluzioni (onde dobbiamo per forza postulare, pur essendo in un’ucronia iperrealista, l’esistenza di persone non storiche per quanto riguarda l’eventuale Discendenza delle figlie di Nicola II; non abbiamo l’aiuto di un’altra Dinastia con cui avessero stipulato un Patto di Mutua Successione); per la Dacia si può prendere a modello la Romania – suo equivalente contemporaneo – col Ramo Principale degli Hohenzollern come Dinastia, la Francia è come nella Storia vera ma senza i territorî e le persone della Borgogna in tutte le accezioni assunte dal nome (dal Regno d’Arles ai Dominî di Carlo il Temerario) né della Lorena storica e dell’Alsazia, mentre l’Impero Britannico conserva tutti i proprî territorî passati direttamente agli Stati Uniti a Est del Mississippi.
Per i motivi sopra esposti (che le ucronie tendono a confluire in relativamente pochi filoni), ricopio alcune parti immutate (o minimamente riaggiustate) di quanto scritto al termine dell’ucronia su Venezia Spagnola e di quella su Venezia nella Guerra dei Sette Anni, con la ‘divergenza’ (rispetto a queste ucronie) del fatto che l’Impero Ottomano continua a esistere, pur diviso in Zone d’Influenza: «dal 1913 il nazionalista Adolf Hitler vive a Monaco di Baviera come artista, Ioseb Besarionis je J̌uḡašvili a Kurejka come internato»; «l'assenza della Grande Guerra e delle Rivoluzioni del 1917 dovrebbe permettere all'Impero Russo la conservazione delle Zone d'Influenza nell'Impero Cinese (Xīnjiāng e Mongolia Esterna) e in Persia Settentrionale. È […] quasi fatale che, senza una guerra, si arrivi a una spartizione di fatto dell'Impero Ottomano residuo (ossia solo in Asia) come per le Concessioni in Cina, in linea di massima {Regione degli Stretti e} Anatolia alla Russia e il resto {(«[…] Levante; Mesopotamia; coste occidentali e orientali della Penisola Arabica)»} a Gran Bretagna e Francia (come da Storia vera unite – solo queste ultime due – dalla Cordiale Intesa).» Nel periodo fra il 1917 «e la scoperta dell'impiego militare dell'energia nucleare (al più tardi, come ci impone la Storia, nel 1945), […] sarebbe stato Imperatore […] in Austria / Mitteleuropa Francesco Ferdinando (quasi cinquantatreenne all'ascesa al Trono, 21.
novembre 1916, fino a circa settant'anni nel 1933) seguìto da Carlo I/VII (a partire da circa 45/46 anni di età). Mi sembra abbastanza probabile che una sorta di Belle Époque potesse continuare fino a una Grande Crisi come quella del 1929; più critica sarebbe la situazione verso il 1933, con un Imperatore […] di 45 anni o poco più in Austria / Mitteleuropa (in quell'anno, Hitler aveva 44 anni, Mussolini 50, Stalin 55). Nicola II avrebbe avuto 64/65 anni e, come avevamo visto a proposito di Venezia Spagnola, sua Erede sarebbe stata, dal 1924/1929, Ol’ga, secondo i suoi desiderî sposata con un Principe russo.» Nel «1933, la trentottenne Ol’ga Nikolaevna può avere una figlia più o meno tredicenne perfettamente destinabile a {un} Matrimonio Interdinastico […]: l'augusta Coppia potrebbe convolare a Nozze, tanto per scegliere una data simbolica, il 1. settembre 1939». Tuttavia, in questa ucronia non possiamo prendere in considerazione l'Arciduca Ottone d’Asburgo-Lorena (nato il 20. novembre 1912), perché ancora una volta l’impostazione iperrealista ci impone di usare il più possibile le persone realmente esistite (quindi i figli di Ottone) e ci sconsiglia (altrimenti sarebbe un’altro tipo di ucronia) di sacrificarne alcune, fosse pure per grandi e gravi Ragioni di Stato, perfino nel caso che entrino necessariamente nella Storia persone mai nate (i nipoti di Nicola II); solo nel caso di manifesta inverosimiglianza (in queste ucronie, i Buonaparte in Francia) si può – anzi, si deve – eliminare qualche Personaggio Storico (anche se ci portiamo ormai al limite fra ucronia iperrealista e ucronia ‘semplicemente’ “verista”).
Chiarito ciò, resta d’altra parte evidente che in un gioco a quattro (a differenza delle combinazioni a cinque Potenze viste la scorsa estate per le varianti ucroniche di Prima Guerra Mondiale a tre contro due) la situazione tende a creare due gruppi da due; se per caso si arrivasse a tre contro uno, per quest’ultimo sarebbe la fine.
Per l’Impero Russo, tutte e tre le altre Potenze presentano vantaggi e svantaggi: gli Imperi Britannico e Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano sono rivali di quello Russo (rispettivamente in Asia e in Europa Orientale), mentre la Francia non ha possibili motivi di contenzioso con la Russia, ma è anche la più debole delle quattro Potenze e la combinazione degli Imperi Britannico e Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano sarebbe troppo più forte di quella fra Russia e Francia. Analoghe considerazioni valgono per la Gran Bretagna rispetto alle altre tre Potenze (due – gli Imperi Russo e Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano – rivali di quello Britannico; la Francia relativamente meno, ma anche più debole).
Dal punto di vista francese, l’Impero Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano è il massimo rivale, ma al contempo troppo pericoloso (la circonda su tutti i confini di terra) per diventare – tantopiù in Alleanza con un’altra Grande Potenza come la Russia o peggio ancora la Gran Bretagna – esplicitamente nemico.
L’Impero Russo sarebbe l’Alleato preferibile, perché contribuirebbe a circondare – almeno in Europa – l’Impero Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano; la Gran Bretagna sarebbe una via di mezzo, in parte rivale in parte sponda di salvezza nel caso di Guerra Europea: proprio nel 1939-1940 la Storia ha mostrato l’opzione della Francia per un’Alleanza con l’Impero Britannico contro un’Alleanza Centroeuropea (già dal 1936 estesa alla Spagna) sicura a Est grazie a un Patto di Non Aggressione con la principale Potenza Eurasiatica, anche se in tal caso non si verificava la contemporanea estensione dell’Impero Centroeuropeo a tutta l’America Latina (come invece in questa ucronia acosmica).
L’Impero Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano ha relativamente meno interesse all’intesa con la Francia, non certo perché questa non sia preziosa (anzi, è l’unica ‘gemma’ mancante alla Corona dei Regni e Imperi in Europa), ma perché avere come Nemico un’Alleanza fra gli Imperi Britannico e Russo significherebbe l’accerchiamento dell’Europa, con prospettiva di sconfitta quasi certa. L’alleanza principale va quindi cercata con l’Impero Britannico o con l’Impero Russo, ognuno dei quali è indeciso se perseguire un Alleanza di entrambi (ossia l’accerchiamento dell’Europa) oppure con l’Impero Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano (v. sopra).
Ciò rende la decisione più urgente per l’Impero Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano che per le altre Potenze.
Un’Alleanza con l’Impero Britannico porterebbe, in caso di vittoria, guadagni strepitosi (Francia, Balcani, Finlandia, Istmo Ponto-Baltico), ma anzitutto fin da sùbito un sicuro e più stretto (rispetto a quanto già temibile nello scenario di Alleanza con la Francia) accerchiamento in Europa (Francia a Ovest, Russia a Est) e, nell’eventualità – comunque da mettere in conto – di una sconfitta, né più né meno che la spartizione (come minimo della Madrepatria europea). Un’Alleanza con l’Impero Russo porterebbe, in caso di vittoria, guadagni pur sempre notevoli (anche se relativamente meno strepitosi) in Europa (la Francia) con l’aggiunta di amplissime possibilità in Africa e, più di tutto, in America (nientemeno che il Nordamerica Britannico, con la conseguenza di una promozione di rango geopolitico al ruolo di Superpotenza pari agli attuali Stati Uniti, finora la massima di tutti i tempi), non comporterebbe un rischio di accerchiamento e perfino nell’eventualità – certo sempre del tutto possibile – di sconfitta potrebbe limitare i danni a, da un lato, il relativamente meno ‘fondamentale’ Impero Coloniale (sufficiente, sia in Africa sia soprattutto nelle Americhe, per soddisfare in misura larghissima qualsiasi ambizione britannica oltre che francese), dall’altro il ‘solo’ Occidente Europeo (Penisola Iberica, Isole Maggiori, Italia, Cisalpina, Impero fino al Confine Renano, Paesi Bassi).
Possiamo allora ammettere con sicurezza che, nel gioco geopolitico a quattro Potenze Mondiali, i due schieramenti (imposti dalla Statistica) si formerebbero per tempestivo impulso dell’Impero Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano al fine di formalizzare una completa Alleanza con l’Impero Russo. Il quadro diplomatico è fornito dalla già esistente Alleanza dei Tre Imperatori (ormai asimmetrica da quando l’Impero Ottomano è stato diviso in Zone d’Influenza e il suo centro è compreso in quella della Russia); da quando è terminata la spartizione degli Imperi Asiatici (Ottomano, Persiano, Cinese), l’Accordo Anglo-Russo del 31. agosto 1907 si è ridotto ad Alleanza Difensiva (come del resto, almeno finora, la stessa Alleanza dei Tre Imperatori), quale in questa ucronia deve essere stata (a differenza che nella Storia vera) l’Alleanza Franco-Russa del 27. dicembre 1893-4. gennaio 1894 (fra Impero Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano e Impero Britannico vige un Trattato di Controassicurazione come quello del 18. giugno 1887 fra Germania e Russia).
Tutti gli Stati Maggiori saprebbero che una guerra con questi due schieramenti (Gran Bretagna e Francia contro Impero Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano e Russia) potrebbe scoppiare solo nel caso che la Francia attacchi l’Impero Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano (in caso contrario, sia la Gran Bretagna sia la Russia sarebbero tenute a difendere la Francia e la guerra sarebbe di tre contro uno; la Russia non può attaccare la Francia, con cui ha un’Alleanza difensiva, né l’Impero Britannico quello Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano, con cui ha il Trattato di Controassicurazione). D’altra parte, l’Impero Britannico e l’Impero Russo risultano vincolati a tenere una Neutralità benevola nei confronti sia della Francia sia dell’Impero Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano, per cui cercherebbero in ogni modo (con pressioni sulla Francia) di evitare che si addivenga al conflitto.
Come già ribadito, l’Alleanza Franco-Russa del 27. dicembre 1893-4. gennaio 1894 può essere – in questa ucronia e con queste Potenze – solo difensiva (altrimenti sarebbe incompatibile con la precedentemente siglata – nella Storia il 18. giugno 1881 – e ancora in vigore Alleanza dei Tre Imperatori), mentre la Cordiale Intesa Anglo-Francese (anche in questa ucronia firmata l’8. aprile 1904) è vincolata dal rispetto del Trattato di Controassicurazione fra Impero Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano e Impero Britannico. Tutto questo rende impossibile lo scoppio di un conflitto mondiale. La Politica dell’Impero Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano è perciò di proporre – avendone solo da guadagnare – l’ingresso nell’Unione Mitteleuropea (che diventerebbe Unione Europea o addirittura Mondiale) anzitutto alla Russia, poi alle altre Potenze, ovviamente con clausola di salvaguardia degli obblighi previsti dalle rispettive Alleanze; anche senza Matrimonio Interdinastico, dunque, è verosimile che si giunga all’adesione della Russia all’Unione Mitteleuropea (a questo punto, di fatto, Mitteleuropeo-Eurasiatica, ma anche i progetti degli anni 1914-1918 mantenevano la dicitura «Mitteleuropea» perfino nel caso di partecipazione degli Imperi Ottomano e Russo, come in questo caso).
La Francia si troverebbe nell’indecisione fra aderire a propria volta oppure sviluppare (anche o solo, a seconda dell’orientamento della controparte) la Cordiale Intesa con l’Impero Britannico, che dovrebbe scegliere se entrare nell’Unione, trasformandola in Mondiale (logicamente, la Francia non si metterebbe mai contro sia l’Impero Britannico sia l’Unione Mitteleuropea allargata alla Russia), oppure ‘limitarla’ restandone fuori (insieme alla Francia). Nella Storia, la Gran Bretagna ha più spesso seguìto la politica di contenere i potenziali rivali anche a costo di danneggiare il proprio Potere anziché quella di entrare in Alleanze dove non fosse in posizione, se non suprema, almeno di indiscussa seconda dopo l’egemone; inoltre, la Geopolitica di Mackinder impone di contrastare l’Unione dell’Eurasia sotto un’unica Potenza (che non appartenga all’Anello Esterno) e un’Unione Mondiale nata da quella Mitteleuropea già estesa all’Impero Russo sarebbe di fatto un’Unione Eurasiatica da combattere, non da rafforzare: per tali motivi si può immaginare che l’Impero Britannico, se avesse la garanzia di portare con sé anche la Francia, preferirebbe contrastare dall’esterno l’Unione Mitteleuropeo-Eurasiatica piuttosto che associarvisi (in posizione sicuramente minoritaria: uno su quattro).
A conclusione dell’analisi, negli Anni Quaranta «sarebbero fuori dall'Unione Mitteleuropea il Regno Unito (forse ancora con l'Irlanda?)» e la Francia. In prosieguo di tempo, i due Blocchi si consolidano e si potrebbe arrivare a immaginare, in luogo della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (poi Comunità Economica Europea), un’Unione Franco-Britannica come quella chiesta dai Vertici della Quarta Repubblica (http://www.rtl.fr/actu/societe-faits-divers/pourquoi-en-1956-la-reine-d-angleterre-aurait-pu-etre-le-chef-de-l-etat-francais-7779448336; cfr. già la Franco-British Union del 16. giugno 1940, Great Britain, Parliament, Parliamentary Debates, Fifth Series, Volume 365. House of Commons Official Report, Eleventh Volume of Session 1939-40 [London, His Majesty's Stationery Office, 1940], coll. 701-702). Dagli Anni Cinquanta, «l'Unione Mitteleuropea è caratterizzata da Istituzioni Parlamentari federali e da una comune Politica Estera e di Difesa (quindi da un Comando unitario delle Forze Armate); non c'è una persona singola al vertice dell'Unione, le stesse funzioni di rappresentanza sono esercitate dal Congresso dei Capi di Stato (i Tre Imperatori e i Re di Spagna, Grecia», Dacia, «Danimarca, Svezia e Norvegia; i Sovrani» del Sacro Romano Impero e del «Montenegro […] sono rappresentati dall’Imperatore» Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano, «mentre lo Car’ [“Zar”] di Bulgaria è rappresentato dall'Imperatore e Autocrate di Tutte le Russie).» «L'assenza delle due Guerre Mondiali configura per la seconda metà del XX secolo un Mondo dalla struttura politica abbastanza diversa da quella che conosciamo. Ciò che salta all'occhio è la persistenza delle Monarchie, come mi pare che sia dimostrato dai Paesi che non hanno perso né la Prima né la Seconda Guerra Mondiale (e che erano Monarchie nel 1914), a eccezione della Grecia (la Jugoslavia rappresenta innegabilmente un caso a parte, essendo nata dopo la Prima e oggi non più esistente); in questa ucronia […] si notano in particolare» sette «Imperi: Britannico(-Indiano)», Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano «(come centro del Mitteleuropa), Russo, Ottomano, Etiopico, Persiano, Giapponese (a rigore non sembra che si creino divergenze sufficienti a mutare il passaggio della Cina da Impero a Repubblica)».
In questa ucronia acosmica, dove la haushoferiana «Panrussia risulta molto strettamente unita al Mitteleuropa», la Geopolitica mondiale offre un quadro inedito: lo Heartland eurasiatico basato sul controllo dell’Europa Orientale contende all’Impero Britannico e alla Francia il Rimland (come per Spykman), ma contemporaneamente (come avrebbe previsto Mackinder) proietta ampiamente la propria Potenza (gli Imperi Coloniali Russo-Iberoamericani) sull’Anello Esterno, mentre la «Sfera di Co-Prosperità Asiatica è minoritaria in Cina e assente in Indocina e Indonesia (entrambe spartite fra Impero Britannico e Mitteleuropa», la prima anche con la Francia); l’Impero Ottomano, la Persia e la Cina sono suddivisi fra le Potenze (rispettivamente, Russia, Gran Bretagna e Francia, anche se formalmente tutto in una cornice mitteleuropea; Russia e Gran Bretagna; Russia, Gran Bretagna, Francia, Giappone e qualche Concessione all’Impero Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano), il controllo degli Oceani è ugualmente ripartito fra Impero Britannico, Francia e Impero Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano.
«Con l'esaurimento della Spartizione della Cina e della Persia (dove rimane l'Istituzione Monarchica, trasformata in senso più esplicitamente imperiale), tutte le Potenze hanno raggiunto il limite della propria capacità di espansione e ciò permette sia al Giappone sia […] col tempo anche all'Impero d'Etiopia di svolgere un ruolo di Anfizone geopolitiche fra i due Blocchi principali», l’Impero Britannico, la Francia e il «Mitteleuropa estes{o} agli Imperi […] Russo» e Ottomano residuo. «Non si vedono gli estremi per un processo di Decolonizzazione, quindi un'eventuale Crisi del Petrolio (col residuo Impero Ottomano come maggior Paese produttore) negli Anni Settanta coinvolgerebbe […] soprattutto» il Giappone; la Francia sarebbe tutelata grazie alla conservazione dell’Impero Coloniale e naturalmente in buona misura anche dalla Cordiale Intesa con la Gran Bretagna, soprattutto se si evolve nell’Unione Franco-Britannica.
Fino agli inizi del XX secolo, la spartizione di quasi tutto il Mondo fra i grandi Imperi Europei ha determinato l’orientamento delle migrazioni verso le Neoeurope (con la considerevole divergenza, rispetto alla nostra Storia, che l’emigrazione centroeuropea si è diretta soprattutto verso l’America Latina, la quale tuttavia in questa ucronia include anche i territorî che per noi sono gli Stati Uniti a Ovest del Mississippi, oltre alla Florida); nella seconda metà del secolo, la persistenza del Colonialismo favorisce i flussi di popolazione fra Periferie Imperiali e Metropolitani, anche in questo caso con la divergenza per cui la maggior parte sia dell’Emigrazione Araba sia di quella Negro-Africana (non esiste altro termine tecnico) confluisce nell’Unione Franco-Britannica, mentre quelle Turca, Indonesiana, Filippina e Latinoamericana si distribuiscono fra Sacro Romano Impero – la seconda in particolare nei Paesi Bassi – e, rispettivamente, Unione Iberica.
Entrambi i Blocchi portano avanti, pur con le inevitabili trasformazioni, il Sistema Socio-Economico – sostanzialmente comune – che avevano all’inizio del XX secolo. A causa della sopravvivenza degli Imperi Coloniali, sono impossibili guerre “per procura” e la Rete delle Alleanze Difensive rende la rivalità fra i Blocchi una competizione meno dicotomica che la Guerra Fredda; ciò non toglie che la Corsa agli Armamenti sia ugualmente massiccia (e in complesso paritetica). Eventuali Disarmi paralleli e concordati non arrestano in alcun modo la Ricerca nel campo della Tecnologia Militare; negli Anni Ottanta non c’è da attendersi il crollo di uno dei due Blocchi e, per contro, negli Anni Novanta non si registra alcun aumento dell’instabilità geopolitica e geostrategica.
Nell’impossibilità di conflitti militari, la rivalità fra i Blocchi si manifesta sul piano commerciale e finanziario e, in assenza di una Superpotenza superiore a qualsiasi altro concorrente, il Protezionismo prevale su ogni ipotesi di Globalizzazione dei Mercati.
I due Blocchi costituiscono entità quasi autarchiche; la reciprocità delle politiche rende in entrambi pressoché inalterabile il pareggio della Bilancia Commerciale. La Circolazione di Beni e Persone (illimitata all’interno di ciascuno dei Blocchi) non è ostacolata, ma viene sottoposta a rigorosissimi controlli alle frontiere internazionali, che in Nordamerica (oltre a separare l’Alaska dal Canada) vanno dall’Oregon a tutto il corso del Mississippi, in Europa coincidono con quelle terrestri della Francia, in Asia si stendono da Alessandretta al punto di incontro fra Concessioni Russe (fino a Sud della Mongolia Interna), Giapponesi (fino a Sud-Ovest della Manciuria) e Britanniche in Cina (in Africa circondano le Colonie Mitteleuropee, tutte dell’Impero Ibero-Romano-Germano-Austro-Polacco-Lituano e più o meno corrispondenti a quelle storiche di Portogallo, Spagna, Italia [tranne l’Abissinia], Germania e Belgio, quindi con un nucleo maggioritario in “Mittelafrika”).
Non esiste alcuna Istituzione Politica Internazionale; la risoluzione delle potenziali cause di conflitto è affidata alle trattative dirette fra il Governo dell’Unione Franco-Britannica e la Cancelleria del Congresso dei Capi di Stato Mitteleuropei. Il massiccio impiego degli Immigrati dalle Colonie nei Corpi di Polizia conferisce alla Società, specialmente mitteleuropea, un aspetto alquanto militaresco (se non proprio militarizzato), accettato o tollerato perché sembra ridurre i fenomeni di criminalità; d’altra parte la diffusa reverenza, perlomeno formale, alle Istituzioni Religiose (in particolare delle varie Confessioni Cristiane) mitiga la severità delle convenzioni della Vita Pubblica per mezzo del ricorso in misura considerevole a pratiche di Carità Sociale. Nel Settore Bancario, l’Istituto di Credito di massime dimensioni in tutta l’Unione Mitteleuropeo-Eurasiatica è… il Banco Comunale Fiorentino amministrato dalla famiglia degli Albizzi.

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Diamo ora la parola a Generalissimus:

Avete presente la fortunata fiction televisiva dedicata ai Medici? Ebbene, può essere considerata il festival degli errori storici su questa famiglia. Vediamo, da dove cominciare?

- Già nella sigla della prima stagione, dopo pochi secondi, si può notare la prima inesattezza che denota poco rispetto per la verità storica.
Scorrono infatti le immagini di sculture, bassorilievi e monete e su una di queste compare lo stemma dei Medici con le tradizionali sei palle.
Solo che quella centrale, in alto, reca gli altrettanto consueti tre gigli di Francia; peccato che questo inserimento araldico avvenne solo nel 1465, con la concessione di Re Luigi XI a Piero il Gottoso, figlio di Cosimo deì Medici, l’anno dopo che questi morì.

- La serie I Medici prende il via dalla morte di Giovanni di Bicci de' Medici, e questo già ci dovrebbe far comprendere molte cose: perché la verità è che Giovanni di Bicci de' Medici, primo esponente della casata fiorentina, è morto di vecchiaia a 69 anni, il 20 febbraio 1429.
Esatto, di vecchiaia, e non avvelenato da alcuni acini d'uva ricoperti di cicuta, come ci vorrebbe far credere la serie (tra l'altro, trovare dell'uva in Italia nel mese di febbraio non doveva essere certo impresa facile all'epoca).

- Cosimo de' Medici, detto anche il Vecchio, fu una delle menti migliori dell'intero Rinascimento: grazie ad una politica moderata riuscì a conservare il potere fino alla morte, riuscendo a stringere importanti alleanze e a consolidare il dominio della sua famiglia su Firenze.
Fu un vero interprete ante litteram del Principe machiavellico, capace di farsi amici i nemici e di non esporsi mai troppo, evitando pericoli.
Fu, tra le altre cose, un grande appassionato della cultura umanistica e dell'arte; ribadisco: tra le altre cose.
La sua fama è dovuta alla sua astuzia politica e non alle sue aspirazioni artistiche: la serie tv, invece, finisce col ritrarlo come un belloccio senza troppa intelligenza, pur raccontandone i diversi meriti.

- Una grande inesattezza storica della serie tv I Medici riguarda la rappresentazione della città di Firenze.
All'epoca raccontata dalla fiction televisiva (gli anni intorno al 1429 circa) alcune delle opere che appaiono nella serie tv e nei suoi video promo non erano ancora state realizzate: è il caso della facciata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, che venne completata solo nel 1887; della cupola della Basilica di San Lorenzo, sulla sommità della cappella dei Principi, commissionata all'architetto Matteo Nigetti nel 1604; ma anche del Corridoio Vasariano, aperto nel 1565.

- L'antipapa Giovanni XXIII, considerato tale in quanto eletto secondo procedure non canoniche, non venne eletto a Roma nel 1409, come vorrebbe farci credere la serie.
La sua elezione fu invece frutto del Concilio di Pisa, che si tenne nella città toscana nel 1410.

- All'inizio della seconda puntata della serie tv I Medici, dal titolo La Cupola e la Dimora, si svolge una scena all'interno di Palazzo Vecchio, più precisamente nel Salone dei Cinquecento.
Qui, viene inquadrata un'opera del Vasari, La Presa di Siena, che verrà realizzata solo tra il 1554 e il 1560.
Insomma: in quel preciso momento storico non poteva essere lì.

- Lorenzo il Vecchio, fratello di Cosimo de' Medici, nella serie muore senza eredi.
Nella realtà, non solo morì nel 1440 (quindi ben dopo il periodo in cui passa a miglior vita nella fiction), ma fu anche il bisnonno di Giovanni delle Bande Nere, ovvero il padre di Cosimo I, primo dei sette granduchi di casa Medici.
Insomma da Lorenzo il Vecchio dipende tutto il ramo cadetto (detto Popolano) dei Medici, che mantenne il potere fino al 1737, cioè alla scomparsa di Gian Gastone, ultimo granduca mediceo.
Aver scelto di farlo morire trafitto da una spada in carcere (quando invece chiuse gli occhi nella Villa di Careggi) e per di più senza eredi ben individuabili, pare una libertà romanzesca ai limiti della decenza.

- Piero il Gottoso ammira spesso uno dei quadri della sua residenza, ma si tratta de La Fortezza di Botticelli.
Cosa c'è di strano? Questo quadro è stato dipinto nel 1470, un anno dopo la morte di Piero il Gottoso, ergo costui non avrebbe mai potuto bearsene della sua bellezza.

- Cosimo de' Medici e Lorenzo il Magnifico vengono interpretati da attori con la barba, ma in nessun ritratto i due esponenti medicei sembrano portarla.

- Anche il carattere di Lorenzo de' Medici è stato alterato.
Non fu certo un tiranno, ma non fu neanche un paladino del popolo.
Infatti Lorenzo trasformò Firenze, che era da secoli una repubblica comunale oligarchica, in una signoria dominata da un solo uomo, ovvero sé stesso.
Inoltre non aveva di certo un animo così pio e misericordioso, non rimpianse mai la guerra contro Volterra, anzi fu proprio lui a promuoverla per mostrare la potenza della sua famiglia e per prendere possesso del controllo dell'allume (inoltre nella serie ci viene mostrata la Rocca di Volterra, ma questa non esisteva ancora, fu Lorenzo a costruirla dopo la fine del conflitto).

- Nella serie Contessina de' Medici muore quando Lorenzo il Magnifico è ancora piccolo, ma in realtà morì nel 1473, sopravvivendo al marito Cosimo e al figlio Piero.

- Fu la madre di Lorenzo il Magnifico ad organizzare il matrimonio del figlio con Clarice Orsini, che tra l'altro non fece mai breccia nel cuore del marito.
Nella serie invece Clarice arriva a sposare il marito solo grazie alle sue qualità e dei dieci figli avuti dalla coppia viene mostrato solo Piero il Fatuo, che tra l'altro non era neanche il primogenito.

- L'amore della vita di Lorenzo il Magnifico fu Lucrezia Donati, che nella serie Lorenzo non può sposare perché "popolana".
Le cose non stanno esattamente così.
Lucrezia apparteneva ad una delle famiglie più nobili e ricche di Firenze, ma era caduta in disgrazia, e questo limitava le possibilità di matrimonio della ragazza.

- Lorenzo il Magnifico non ha mai usurpato o tradito il padre, anzi, Piero il Gottoso cedette di propria spontanea volontà il controllo della banca quando si accorse che le sue condizioni di salute si erano fatte troppo precarie.
Inoltre Piero subì davvero un attentato al quale scampò con l'aiuto dei figli, ma nel 1466, non nel 1469.
Ne discutemmo tempo fa, riporto integralmente il testo del POD: Nel 1466 il ricchissimo mercante Luca Pitti, con l'aiuto di altri congiurati, organizzò un complotto ai danni del Signore di Firenze de facto Piero il Gottoso, da lui considerato un tiranno. Costoro avrebbero dovuto assalire l'esponente dei Medici mentre percorreva la strada che portava alla Villa Medicea di Careggi, ma Piero, avvertito dal Signore di Bologna Giovanni Bentivoglio, buggerò i suoi aspiranti assassini, mandando avanti suo figlio, il futuro Lorenzo il Magnifico, che una volta catturato rassicurò gli assalitori che suo padre si era attardato e che era solo questione di tempo prima che arrivasse anche lui. Ma quando i congiurati si accorsero del trucco, era ormai troppo tardi: Piero era già a Firenze, acclamato dal popolo riunito in assemblea che gli confermava l'autorità per altri dieci anni. Ma cosa accadrebbe se gli avvertimenti del Bentivoglio non arrivassero e i piani di Luca Pitti non andassero in fumo? Pitti però non sarebbe rimasto al governo a lungo: i suoi "colleghi", tra i quali c'erano Diotisalvi Neroni, Angelo Acciaiuoli di Cassano e addirittura il cugino di Piero il Gottoso, Pierfrancesco de' Medici il Vecchio, avevano intenzione di destituirlo a sua volta, perché non lo ritenevano adatto a governare la Repubblica di Firenze. Cosa aspetta la città dopo questi eventi? Senza Piero il Fatuo, non ci sono le stragi compiute in Toscana da Carlo VIII, perché chi lo sostituirà continuerà la politica filofrancese di Firenze e lo lascerà passare tranquillamente. Probabile che Ludovico il Moro e Venezia non si spaventino e non cambino schieramento. Della congiura inoltre faceva parte anche il Duca di Ferrara Borso d'Este, che aveva fornito aiuto militare tramite un contingente di soldati comandato da suo fratello Ercole; e se ad approfittare della situazione di confusione e ad impadronirsi di Firenze fossero proprio gli Estensi? I domini modenesi e toscani avrebbero un unico destino: chissà cosa farà Francesco IV nel 1831, visto che la posta in gioco sarebbe più alta...

- L'amicizia tra Luca Soderini e Lorenzo è fin troppo solida, e non ci sono prove che il mandante dell'omicidio di Soderini fu Jacopo de' Pazzi.

- Nella serie i Pazzi uccidono anche Galeazzo Maria Sforza, ma non andò affatto così.
Lo Sforza venne ucciso da una congiura di nobili milanesi.

- Giuliano de' Medici soggiornò sì a Milano diversi mesi, ma non firmò alcun trattato col Ducato.
Venne sì stregato dalla bellezza di Simonetta Vespucci, ma non si sa se la sua relazione con lei andò oltre il platonico.
Infine, viene fatto capire che dopo la morte della Vespucci Giuliano non si consolò tra le braccia di Fioretta Gorini, relazione dalla quale sarebbe nato Giulio de' Medici, meglio noto come Papa Clemente VII.

- La dinamica della Congiura dei Pazzi è completamente falsata.

- Non risulta che lo storico Palazzo Medici Riccardi, dimora della famiglia Medici per almeno due secoli, subì un attacco da parte dei nemici di Lorenzo.
Ne I Medici si vede che i seguaci di Savonarola gettano armi infuocate dall'interno del cortile del palazzo causando un incendio che divampa in alcune stanze dell'edificio.
Anche se non ci sono testimonianze storiche su questa vicenda, è certo che un incendio doloso colpì la Villa Medicea di Careggi. Ma l'evento risale al 1529, diversi anni dopo rispetto a quando è ambientata la serie.

- Nel finale del settimo episodio della terza stagione de I Medici muore la moglie di Lorenzo, Clarice Orsini.
Nella Serie TV si lascia intendere che la malattia che la portò alla morte fu improvvisa e che suo marito Lorenzo era presente sul suo letto di morte.
Fonti storiche, tuttavia, testimoniano che Clarice combatté con la tubercolosi per alcuni anni, mentre era lontano dal marito e si trovava nella Villa Medicea di Cafaggiolo, nel Mugello.
Lì, negli ultimi mesi della sua vita, fu accudita da sua figlia Maddalena.
Non solo Lorenzo non sarebbe stato presente alla sua morte (lontano, probabilmente alle terme, per curare i sintomi della gotta) ma non avrebbe neppure presenziato al suo funerale.
Per far sì che le esequie fossero celebrate pubblicamente, Lorenzo si limitò a eliminare un divieto sulle manifestazioni pubbliche, in vigore dalla Congiura dei Pazzi.

- In una scena del settimo episodio Lorenzo comunica a Clarice di aver accettato la proposta di papa Innocenzo VIII: darà in sposa sua figlia Maddalena al figlio del papa Franceschetto Cybo.
Nella serie Carlo de' Medici dice a Clarice che la giovane Maddalena vivrà sotto la tutela di Franceschetto finché non avrà l'età per sposarsi.
Si fa intendere, quindi, che il matrimonio sarebbe stato celebrato in futuro.
In realtà Maddalena e Franceschetto si sposarono nel 1488, poco prima della morte di Clarice.
La figlia di Lorenzo e Clarice si trasferì dunque a Roma ma tornò presto in Toscana viste le pessime condizioni di salute della madre.
Ciò su cui si tace nella serie, invece, è il matrimonio di Piero de' Medici con Alfonsina Orsini, voluto fortemente da Clarice e avvenuto in quello stesso anno.

- Bianca de' Medici, come è mostrato fedelmente nella serie, fu esiliata da Firenze insieme a suo marito Guglielmo de' Pazzi all'indomani della Congiura dei Pazzi del 1478.
Non si hanno notizie di un suo ritorno in città. Nella serie TV, invece, viene mostrato che la donna torna nella sua città natale in occasione del funerale di Clarice e che assiste il fratello Lorenzo, gravemente malato, fino agli ultimi istanti della sua vita.
In realtà Bianca morì nel 1488 quindi in nessun modo avrebbe potuto essere al capezzale del fratello, scomparso diversi anni dopo, nel 1492.

E chi più ne ha, più ne metta...

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E ora, la domanda di Tommaso Mazzoni:

Gli Asburgo sono la dinastia che ha regnato più a lungo a Milano; cosa deve succedere perché ne facciano la loro capitale? Un disastro nella Guerra dei Trent'anni che provochi la perdita della Boemia e un risultato della Grande Guerra Turca tale che il confine con gli ottomani sia troppo vicino a Vienna?

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Gli replica di nuovo Bhrihskwobhloukstroy:

Ci ho pensato spesso, specialmente quando abbiamo discusso l’ucronia sulla Capitale d’Europa; se si fanno passare tutti i periodi di Storia Asburgica da Rodolfo I Imperatore in poi e si prendono in considerazione tutti i possibili Punti di Divergenza nelle loro conseguenze immediate (senza tener conto di quelle indirette o a medio e lungo termine), ce n’è uno che obbliga ancor di più allo spostamento di Capitale rispetto alla perdita di Vienna (nel 1529 o nel 1683), perché si colloca quando gli Asburgo hanno davvero perso Vienna (con Mattia Corvino): all’epoca, Federico III non aveva più una Sede purchefosse, ma se alla morte di Filippo Maria Visconti fosse riuscito a ereditarne il Ducato (come era legittimo che fosse, tanto più in assenza di un vero Testamento) o comunque come Signore diretto della Repubblica Ambrosiana, la Lombardia sarebbe diventata il nucleo dei Possedimenti Asburgici e, fra quel che è successo e quel che tale Divergenza avrebbe impedito che succedesse, lo sarebbe rimasta fino al 1859.

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A questo punto, Tommaso ci ha preso gusto:

Azzardo un abbozzo di timeline:

1446
Federico III d'Asburgo, imperatore si mette d'accordo con Alfonso d'Aragona e con Filippo Maria Visconti per una politica anti-veneziana, nell'ambito della quale Filippo Maria scrive un testamento a favore dell'Asburgo, mentre Federico III si impegna, come Imperatore, a garantire la successione di tutti gli eredi, legittimi o meno, di Alfonso sul trono di Napoli, in cambio dell'infeudamento del Regno di Napoli all'Impero, cosa che fa imbestialire il Papa Eugenio IV (veneziano), che tuttavia muore lo stesso anno di Filippo Maria. Il successore, Niccolò V, riconoscerà la situazione in cambio di maggiori concessioni al Concordato di Milano del 1448. Questo pre-pod giustifica la tenuta asburgica di Milano.

1447
Rocambolescamente, l'Imperatore Federico III si trasferisce a Milano e ne prende il controllo; riesce a respingere i Veneziani, con la collaborazione degli Aragonesi e mantiene la fedeltà di Francesco Sforza garantendogli il titolo ereditario di Marchese di Caravaggio.
La decisione di risiedere a Milano provoca un po' di malumori oltralpe, di cui approfitterà Mattia Corvino.

1450
Quello che l'impero perde in Boemia lo acquista in italia, dove l'alleanza fra Napoli e Milano dà buoni frutti, ai danni di Venezia.

1465-1470
Federico III propone un'alleanza al suo storico Nemico Mattia Corvino, in ordine di conquistare Venezia, cosa che si conclude con la sconfitta della Serenissima, che rimane una città libera, ma all'interno dell'Impero.

1485
Mattia Corvino invade l'Austria. Come in HL riesce a prendere Vienna.

1486
Diversamente dalla nostra Timeline Mattia Corvino riesce a farsi eleggere re dei Romani contro Massimiliano d'Asburgo; Federico III rimane però imperatore; riconosce Mattia Re dei Romani in cambio di un patto di mutua successione Asburgo-Hunyadi.

1490
Muore Mattia I, Re dei Romani, viene eletto al suo posto Massimiliano d'Asburgo. In virtù del patto di mutua successione, Massimiliano d'Asburgo diventa Re d'Ungheria.

1493
Alla morte di Federico III (I come Duca di Milano) Massimiliano I d'Ungheria, Duca di Borgogna ius uxoris, diventa Sacro Romano Imperatore e Duca di Milano.

Come continuarla?

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E ora, l'idea di Marco Foppoli:

Il 16 marzo 1431 sul campo di Soncino l'esercito di Venezia guidato dal Conte di Carmagnola sbaraglia l'esercito milanese; il contrattacco di Niccolò da Tolentino fallisce, e lo Sforza e il da Tolentino riescono a stento a scampare alla cattura. L'esercito di Venezia senza più ostacoli arriva il 22 marzo alle porte di Milano dove entra il giorno dopo; la città è stata già abbandonata da giorni dal Duca Filippo Maria Visconti, rifugiatosi a Como. Cade senza combattere anche Pavia. Il Visconti attraverso la Valtellina e Bormio nel tenta di rifugiarsi in Tirolo, ma viene catturato a Tirano dai Veneziani calati dalla Valcamonica. Collasso delle residue forze viscontee. Milano e Pavia il 30 agosto 1441 sono annesse allo Stato di Terraferma di Venezia: ha inizio un complesso riassetto istituzionale di uno stato Lombardo-Veneto con il Doge che il giorno di Natale del 1441 assume il titolo di "Duca di Venezia e Milano". Nascita della "Serenissima Repubblica dei SS. Marco e Ambrogio". Come cambia la storia d'Italia?

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Gli risponde William Riker:

Renzo, dopo essere sfuggito all'impiccagione perchè creduto uno dei capi del tumulto dei forni, dovrà trovare rifugio al di là del Sesia, nel Ducato di Savoia...

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E Fabio Roman aggiunge:

Il Congresso di Vienna darà tutto agli austriaci? O ci risparmiamo le guerre di indipendenza?

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Anche Pietro Bosi dice la sua:

A lungo andare si arriverebbe ad una "Serenissima Repubblica Italiana"?

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Never75 commenta:

Dipende da tanti fattori. Comunque sia la forza di Milano unita a Venezia l'avrebbero reso uno stato potentissimo. Molto più temibile dei Savoia della nostra TL. E non è affatto scontato che sarebbe invaso o conquistato da altri. Ma qui le variabili sono tantissime. In primis: Quale forma di governo? Repubblica oligarchica o ducato? Darebbe priorità ai commerci con l'oriente o alla mercatura e costruzione di armi? Più navi o più eserciti? Sarebbe formalmente vassallo del S.R.I. o di Bisanzio?

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Enrico Pellerito si mostra entusiasta:

Una "Serenissima" siffatta è il mio sogno ucronico proibito; considerandone l'abilità diplomatica già espressa in HL, qui si aggiunge una capacità quantitativa di risorse umane e materiali, tale da renderla, nel tempo, la probabile unificatrice della penisola.
Come dice Max, questo potentissimo stato "non è affatto scontato che sarebbe invaso o conquistato da altri".
Possiamo immaginare che tenderà ad espandersi anche nel resto d'Italia, oltre il Po e non dimentichiamo l'intera dorsale adriatica fino al tacco salentino.
E anche se ci sarà la parentesi napoleonica, la Campagna d'Italia costerà parecchio al corso (presumendo che l'isola in questione non sia, nel frattempo, diventata patrimonio territoriale dello stato ipotizzato da Massimo Berto), quindi c'è da ritenere che al Congresso di Vienna il ripristino di questa "Serenissima" sia assodato.
La restaurazione territoriale coinciderà, molto probabilmente, con quella antecedente alla conquista francese; da lì possiamo pure aspettarci un'espansione diretta verso il resto dell'Italia, con un anticipo dell'unificazione.
Questi sono i momenti in cui il contributo critico di Enrico Pizzo sarebbe davvero prezioso.

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Ed ecco il parere di Alessio Mammarella:

Una Serenissima Repubblica di Milano e Venezia mi sembra che sarebbe potuta essere simile, come ruolo nelle dinamiche politiche europee, ai Paesi Bassi. La successiva trasformazione in Repubblica Italiana la possiamo considerare una delle evoluzioni possibili, ma non necessariamente ed esclusivamente. Di base ci sarebbe stata la piccola nazione in bilico tra le grandi potenze ma abbastanza ricca e prestigiosa da non esserne soggiogata.
Cosa ci sarebbe voluto per ottenerla? Forse una diversa politica da parte della Francia. Invece di intestardirsi per avere Milano, andando anche contro Venezia, i monarchi francesi avrebbero dovuto favorire le ambizioni di espansione continentale della Serenissima. Ciò sarebbe tornato anche a vantaggio dell'alleato ottomano, poiché Venezia, invece di consumarsi nella lunga contesa navale con i turchi, avrebbe potuto orientare le proprie risorse nel mantenersi attiva nei giochi politici europei e in quel modo tutelare la propria indipendenza.
Se la Francia avesse fatto quel tipo di scelta strategica, le guerre d'Italia avrebbero avuto più o meno la stessa dinamica di quelle d'Indipendenza. Diversamente da quelle, non avrebbero avuto il corollario di insurrezioni popolari che hanno messo in difficoltà gli altri stati della penisola (non era ancora maturata la mentalità perché ciò accadesse), quindi una unificazione nel XVI secolo la dobbiamo comunque scartare come eventualità.
Ma andiamo ancora più in fondo: che cosa ci sarebbe voluto per avere quel diverso atteggiamento da parte francese? Prima di tutto, come potrebbe ben dire chi è più preparato di me sull'argomento, motivazioni dinastiche. Un sovrano francese senza parentele con i Visconti e/o gli Angioini non avrebbe avuto pretesti per annettere direttamente degli stati italiani... avrebbe quindi puntato a sostenere qualcun altro che nello scenario italiano avversasse l'Impero e la Spagna: Venezia era davvero l'unica possibilità.
Altre ragioni? Beh se i monarchi francesi avessero considerato molto più importanti la Borgogna e la Lorena invece che l'Italia... ma discorso complesso da fare, perché da un certo punto di vista si può anche pensare che i francesi mirassero a usare i territori italiani (che consideravano facilmente conquistabili) come merce di scambio proprio per ottenere ciò che davvero volevano e si trovava nella Valle del Reno.
C'è anche da dire che i francesi hanno sempre un po' avuto la fissazione del sovrano condottiero, e forse se Carlo VIII ed i suoi successori avessero avuto una costituzione fisica delicata, magari avrebbero puntato ad essere "grandi" senza cercare la grande affermazione personale sui campi di battaglia.
Per quanto riguarda l'economia della Serenissima, dovremmo valutare. Ne ho paragonato il ruolo politico a quello dei Paesi Bassi, ma dal XVI secolo i traffici commerciali si spostarono in Atlantico, marginalizzando un po' l'Italia...

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Ma Paolo Maltagliati obietta:

Tendo a contestare che i francesi volessero la Lombardia solo come merce di scambio per le Fiandre e il confine renano.
In secondo luogo, iniziano a esserci troppi PoD antecedenti a quello iniziale, per arrivare al risultato...
A parte ciò, se ammettiamo una Francia insospettabilmente disinteressata a un possedimento diretto della valle Padana, credo che alla lunga ciò non farebbe altro che il gioco degli Asburgo, che Venezia la conquisterebbero già con la guerra della lega di Cognac o poco più tardi.
Se l'esito desiderato è mantenere l'indipendenza della repubblica di Venezia estesa non all'Adda ma al Sesia (ah, tra parentesi: Venezia eredita anche le dedizioni a Gian Galeazzo in centro italia?), indipendentemente dal come è arrivata di preciso a ottenere tali territori (perché un'espansione troppo veloce della Serenissima in Lombardia avrebbe comunque rischiato di far scattare una inedita triplice antagonista con angioni-aragonesi-fiorentini), allora il PoD prerequisito è, a mio modesto avviso, il successo di uno dei tentativi monarchici nel XIV secolo (Tiepolo/Querini o Falier).
E l'allargamento del maggior consiglio già dal XV secolo alle famiglie nobili della terraferma.
Con questo cambiamento istituzionale, Venezia può essere soggetto attivo nelle fondamentali politiche matrimoniali della prima età moderna.

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Ecco invece ciò che ne pensa Enrico Pizzo, esperto di venezianità:

Secondo me  il momento migliore per l'annessione a Venezia del Ducato di Milano è dopo Maclodio.
Se il Carmagnola non libera i prigionieri il Ducato di Milano viene cancellato come forza politica e si può procedere alla sua Dedizione.
Era il momento migliore per farlo: con l'assenza di un vero governo nel S.R.I., la Francia impegnata nella Guerra dei Cent'Anni e l'Ungheria alle prese con Murad II, l'unica potenza Europea in grado di intervenire in Italia era l'Aragona, ma non so quanto potesse incidere in termini strettamente demografici.
Milano era un feudo imperiale, e questo rappresenta un problema, ma credo che lo si poteva risolvere attraverso una Dedizione modificata, in sostanza il Ducato continua ad esistere come entità politica a sé stante solo che ora è sotto la protezione del Leone e la massima autorità civile è un Duca, nominato dal Maggior Consiglio ma scelto all'interno di una rosa di nomi Milanesi, con la benevola approvazione dell'Imperatore si spera.
L'obiettivo è di far sembrare tutta questa operazione come un intervento a difesa dei diritti imperiali su Milano, diritti messi a repentaglio dall'assenza di un Imperatore.
A quel punto direi Firenze, per eliminare o quantomeno limitare una rivale commerciale, e poi la Romagna, la Puglia ed Ancona.
Non vedo la necessità a fine '400 dell'Abruzzo.
Ad inizio '500 la Repubblica sarebbe uno stato "Adriatico", qualcosa meno di uno stato nazionale ma molto di più di uno stato regionale.
Per quanto riguarda l'esercito, credo che si continuerebbe a fare come in HL, quindi terminato il periodo delle Compagnie di Ventura si sarebbe passati af un esercito " statale ", con ufficiali nazionali che comandavano soldati "mercenari".
In HL l'esercito di Venezia dopo il '500 è costituito da Tedeschi che si arruolavano per soldo.
Questo sistema era considerato all'epoca il migliore in quanto il "mercenario" tedesco era troppo distante da casa per essere tentato dall'idea di disertare, e non aveva neppure distrazioni tipo il raccolto o la vendemmia, che invece avrebbero inevitabilmente caratterizzato un esercito "locale".

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C'è posto anche per l'ucronia di feder:

Leggevo la biografia di Bona Sforza per fatti miei e mi è venuto un classico flash ucronico (di quelli che immagino, accadano a tutti gli ucronisti), che per il momento non intendo sviluppare, ma voglio comunque riportare. Si tratta di un gioco ucronico che ha per fine lo scatenare una guerra mondiale ante litteram, prendendo a pretesto un unico PoD; procedo dunque con l'esporre cosa ha concepito la mia mente malata e deprivata del sonno.

Secondo voi, casomai l'intrigante Ludovico finisse fuori gioco per qualche ragione consentendo al povero Gian Galeazzo di ascendere al trono prendendo il potere anche de facto, oltre che de iure (non so, magari Carlo VIII ha altro da fare e non risponde alla chiamata alle armi, Alfonso II arriva e rompe le corna all'usurpatore), quando la linea dei Trastàmara di Napoli si fossero estinti, Francesco II, figlio di Gian Galeazzo, avrebbe avuto qualche chance sul trono napoletano (considerando anche la sottomissione di Genova)?

Ci sarebbe il serio rischio che, facendo parte col Borgia, Gian Galeazzo riesca tramite le proprie ricchezze a far eleggere un pontefice amico (non so, Godfredo, fratello minore di Cesare?) assicurandosi quindi il predominio sul considerevole regno del sud. Milano può poi giocarsela diplomaticamente con Venezia, espandendo le concessioni nei porti pugliesi in cambio della neutralità in tale questione. Firenze sarebbe governata dal debole Piero il Gottoso, figlio del Magnifico, che non tenterebbe alcunché per la propria pavidità (e se mai lo facesse, Milano e il pontefice sono attori talmente ricchi da potersi permettere di far saltare il banco, sollevando Arezzo e Pisa e magari finanziando lo stesso Savonarola, prima che la mossa abbia successo).

Tra le conseguenze dirette abbiamo la formazione di un vasto regno sforzesco, la cui presa su Genova (e sul Piemonte? e sulla Toscana?) è saldissima, con un forte ducato borgiano nelle Romagne. Ovviamente tale situazione non può durare in eterno: prima o poi il partito borgiano perderebbe le liti interne al conclave e verrebbe eletto un papa che tenterebbe di spezzare l'accerchiamento (magari la Lega di Cambrai potrebbe essere diretta proprio contro Milano, da Francia, che accampa pretese sul ducato, Spagna, che desidera Napoli, Venezia, Ferrara e il Papa, vogliosi di decapitare l'egemonia sforzesca sulla penisola).

Da qui possiamo rapidamente tornare alla storia reale, oppure continuare a fantasticare. Se ad esempio seguiamo i passi della feconda politica matrimoniale sforzesca effettivamente avvenuta, la Polonia e l'Impero potrebbero intervenire in favore di Francesco II, duca di Milano, re di Napoli, conte di Corsica e supremo reggitore di Genova. Avremmo, insomma, non delle guerre d'Italia... ma d'Europa!

E tutto per l'assenza di un solo, losco figuro... diavoli, a scrivere ucronie ci si rende conto di quanto la Storia possa divergere in seguito ad un singolo cambiamento.

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Paolo Maltagliati osserva:

Ulteriore ucronia sarebbe Ascanio Sforza pontefice.

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E feder ci prende gusto:

Vero! Se si sostituisse a Rodrigo Borgia il Moro potrebbe trasferirsi a Roma al suo seguito, e fare le veci del "nostro" Cesare, costruendosi un proprio potentato nelle Romagne in merito della sua (innegabile, questo è vero) ambizione. A ben vedere è incredibile quanto poco bastasse perché il clan Sforza unificasse la penisola, considerate tutte le sue variopinte ramificazioni. Ho buttato giù la cartina che vedete qui a fianco. Con una stellina rossa ho segnato gli Stati che nella mia proposta agirebbero in senso contrario a Milano (nella prima ipotesi avevo dimenticato la Svizzera). Sul soglio pontificio verterebbe l'andamento del conflitto: nel conclave del 1505 se le darebbero Ottaviano Maria Sforza, vescovo di Lodi, Arezzo, Terracina e patriarca, figlio naturale di Galeazzo Maria (dunque fratello di Gian Galeazzo, zio di Francesco e nipote di Ludovico), insieme con Giuliano della Rovere, il nostro papa guerriero. Mica male!

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C'è anche un'altra pensata di Generalissimus:

Il Duca Ludovico di Savoia non dimostrò le stesse abilità militari dei suoi predecessori.
Cercò di annettere il Ducato di Milano, ma quando questo era già diventato appannaggio di Francesco Sforza, che non ci pensò due volte ad opporsi alla lega chiedendo l'aiuto della Francia e trattando la pace con Venezia e Napoli, alleate di Ludovico.
Alla fine il Savoia dovette scendere a patti col Re di Francia e abbandonare tutte le velleità espansionistiche.
Ma se invece Ludovico fosse più veloce e rivolgesse i suoi sforzi non contro il Ducato di Milano Sforzesco ma contro l'Aurea Repubblica Ambrosiana già impegnata contro Venezia e prima dell'intervento francese? Avrà più chance?

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Cui risponde Paolo Maltagliati:

La questione di Ludovico, e in generale sull'evoluzione dell'esercito sabaudo e sulla sua possibilità di reggere il confronto con gli eserciti di condotta degli altri stati regionali italiani, è un discorso di cui a suo tempo, ho dibattuto con un amico che ha fatto la tesi sulla campagna di Staffarda.
Di fatto le domande per rispondere al quesito di Raffaele(oltre naturalmente al discorso base sul numero di uomini e sulla disponibilità di approvvigionamenti, che comunque si collegano) sono:

1) quanto un esercito feudale sia "meglio o peggio" rispetto ad un esercito di condotta?
2) quanto ancora era "feudale", in percentuale, l'esercito sabaudo a metà del quattrocento?

Se però prescindiamo dal discorso puramente militare, la mia convinzione è che un attacco alla A.R.A. attirerebbe subito le ire degli altri contendenti. Anzi, darebbe loro un ulteriore giustificazione per agire. Tradotto in parole povere, Ludovico a mio avviso non avrebbe alcuna speranza di ottenere la totalità del ducato. Potrebbe però, con un lavoro diplomatico preparatorio (di cui non lo ritengo capace, ma sono opinioni), addivenire ad una spartizione segreta con una delle forze in campo, forse la stessa Venezia. Ragionevolmente potrebbe riuscire a portare il confine al Ticino con qualche secolo di anticipo, ma grattare oltre sarebbe troppo.

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Enrico Pizzo invece suggerisce:

Quella gran testa di Azzo

Figlio naturale del Marchese Alberto V, Niccolò, terzo degli Este a portare questo nome, successe al padre a soli 10 anni. La successione fu possibile grazie alla legittimazione che Alberto V era riuscito ad ottenere per il figlio da Papa Bonifacio IX.
Nei suoi primi anni di governo Niccolò dovette scontrarsi con l'ostilità dello zio Azzo X, che contestava la sua legittimità come Marchese, ostilità che sfociò in un conflitto armato conclusosi con la sconfitta del secondo.
Immaginiamo che Papa Bonifacio IX, ricordando che anche Alberto V era un figlio naturale del Marchese Obizzo III legittimato tramite bolla da Papa Urbano V, rifiuti di legittimare Niccolò sostenendo che agli Este non serviva un altro " bastardo legittimato " riconoscendo i diritti di Azzo X. Che accade?

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Naturalmente gli risponde Bhrihskwobhloukstroy:

Le conseguenze potrebbero essere notevolissime, dato che, anzitutto, i successori di Azzo X. rischiano di non essere in grado di servire in armi Venezia, in particolare Taddeo nel 1414 a Zara e nel 1438 a Brescia, che quindi forse tornerebbero rispettivamente a Sigismondo di Lussemburgo e Filippo Maria Visconti; soprattutto, però, con un’estinzione alla morte di Bertoldo (sia pure dopo il 1463 storico, dal momento che non combatterebbe a Corinto), è oltremodo improbabile che il Ramo di Niccolò (III.) venga legittimato da Federico III. (come invece quello cadetto del discendente Cesare alla morte di Alfonso II., 1597), all’epoca in cerca disperata di un Feudo Imperiale da incamerare (teniamo presente che suo figlio Massimiliano I. ha realmente cercato di ottenere Modena).

Perciò possiamo ammettere con sufficiente tranquillità che Ferrara tornerebbe con più di un secolo di anticipo nella disponibilità completa del Papato e Modena, Reggio e Rovigo all’Impero, inoltre che Brescia e Bergamo rimarrebbero forse milanesi, fino e oltre all’estinzione degli Sforza (revocherei in dubbio, di conseguenza, anche il passaggio di Parma e Piacenza ai Farnese, ciò che si ripercuoterebbe sulle Guerre di Successione Polacca e Austriaca); Zara ungherese diventerebbe probabilmente turca nel 1526, ma verrebbe riconquistata dal Principe Eugenio nel 1688-1699 e questo modificherebbe (in ultima analisi a favore dell’Austria) gli Acquisti veneziani in Dalmazia, con probabili conseguenze sull’andamento delle successive Guerre Austro-Turche.

Questi sono i dati grezzi; adesso cerco di metterli insieme in un’ucronia che abbia un senso. Riassumo la portata la della divergenza: la Dinastia Estense si estingue molto prima e i suoi dominî vengono reincamerati dal Papa e dall’Imperatore (con l’inclusione di Rovigo, Feudo Imperiale), inoltre Venezia perde Brescia (con Bergamo) e Zara (che poi, come gran parte dell’Ungheria, diventa turca). Questa divergenza interviene nel momento di minimo storico per gli Asbugo; siccome è – credo – noto che ritengo che questa Dinastia abbia costantemente perso, nella Storia, per un soffio, l’ucronia rappresenta una realistica prospettiva di modificare tale soffio.

La sostanza è che Modena, Reggio e Rovigo all’Austria dal XV. secolo avrebbero con assoluta certezza anticipato le dinamiche dei secoli XVI.-XVII., in particolare l’inconciliabile conflitto fra la Serenissima e l’Arcicasa (del resto, si tratta di territorî tutti prima o poi effettivamente acquisiti da Vienna). A parte il 1509, le prime conseguenze durature si sarebbero avute dal 23. settembre 1527, giorno della morte di Carlo di Lannoy, Viceré di Napoli e investito della Contea di Asti da Carlo V. nel 1521: nel biennio 1526-1527 e già dal 1524 Ferdinando I. usava ogni mezzo per sollecitare il fratello a investirlo del Ducato di Milano, andato invece dal 29. novembre 1529 a Francesco II. Sforza, tuttavia privo di Eredi; il 5. gennaio 1531 Ferdinando I. è stato eletto Re dei Romani, nella Storia reale il 3. aprile 1531 Carlo V. ha donato Asti alla cugina Beatrice del Portogallo, Duchessa Consorte di Savoia, in questa ucronia è pressoché sicuro che il Re dei Romani avrebbe posto un veto di fato e ottenuto l’investitura di Asti almeno per il proprio primogenito Massimiliano (nato il 31. luglio 1527), continuando a chiedere – come avvenuto nel dicembre del 1535 – per il secondogenito, l’Arciduca Ferdinando II. d’Austria-Tirolo (nato il 14. giugno 1529), il Ducato di Milano dalla morte di Francesco II. Sforza (1. novembre 1535).

Nella Storia vera è stata Venezia a impedire l’investitura di Milano al Re dei Romani o a un suo figlio, ma in questa ucronia la situazione sarebbe a tal punto deteriorata (essendo la Repubblica già circondata dall’Austria) che nessun veto avrebbe valore e di conseguenza non rimarrebbero ostacoli all’unificazione dei dominî lombardi dell’Arcicasa (sia pure fra rami distinti); con Brescia e Bergamo milanesi, il collegamento territoriale col Tirolo risulterebbe garantito per sempre e Don Ferrante Gonzaga, Conte di Guastalla, se anche non fosse (come è invece stato) Governatore del Ducato di Milano, ma con ogni verosimiglianza comunque Consigliere dell’imperatore e Re Cattolico (cui nel terzo quarto del 1547 suggeriva di scambiare i Paesi Bassi coi Dominî Sabaudi appena riconquistati alla Francia e di annetterli al Ducato di Milano «honestamente et honoratamente… perché di pigliarlo per forza non è huomo da bene che lo dovesse consigliare a S.M., nè S.M., che è buona et conscientiata, lo dovrebbe acceptare come so che non lo accettarebbe», ampliandolo poi con Bellinzona, Chiavenna, la Valtellina, Bergamo, Brescia, Piacenza, Parma, Genova, Lucca, Piombino e Siena, come ha progettato dal 1546 al 1553), avrebbe avuto buon gioco a persuadere Carlo V. (I.) di fare l’interesse della Monarchia e della Dinastia – senza pregiudizio dell’Onore del Sovrano – restaurando bensì i Savoia, ma nella forma del Suffeudo al Milanesato (la modalità adottata nelle Guerre di Successione del Settecento) e di conseguenza accettando la proposta (fatta da Andrea Doria in una lettera del gennaio 1549) di incorporare la Repubblica nei Possedimenti Spagnoli come più economico ed efficace faubourg di Napoli, per poi conservare Piombino e Siena e a questo punto incamerare anche Lucca.

In tale contesto è non solo evidente che la Guerra di Successione Mantovana si risolve senza residui a favore degli Asburgo (con l’incameramento del Monferrato), ma anche che molto probabilmente rimangono sotto la sovranità austro-ispanica, storicamente fissata col Trattato di Milano del gennaio 1622, la Valtellina e la Valchiavenna, la Bassa Engadina, la Val Monastero, Davos, Schanfigg, Belfort e la Partenza, circondate da tre lati contro l’invasione francese del 1635. Se non cambia altro, dal 1706 l’Austria Alpina continua ininterrottamente, attraverso questi territorî e il Tirolo meridionale, nell’intera Lombardia (il bacino idrografico del Po), con l’inclusione di Rovigo, inoltre in Savoia, a Nizza, in tutta la Liguria e in Corsica.

Normalmente ci si potrebbe aspettare che continui questa ucronia illustrando i fasti degli Asburgo; invece, colpo di scena: poniamo che invece non sia accaduto alcunché di tutto ciò e che l’Austria abbia soltanto conservato Modena, Reggio e Rovigo nel momento in cui recupera da un lato (ucronicamente) Zara e dall’altro la Lombardia Spagnola (però, come visto, con Bergamo e Brescia e pure Parma e Piacenza). Invariato resta solo il fatto che gli Acquisti Vecchio, Nuovo e Novissimo in Dalmazia sarebbero redistribuiti fra Venezia e Vienna, alla quale ne andrebbe ciascuna volta la parte più settentrionale, col risultato finale che la Dalmazia Veneziana sarebbe circoscritta alle città costiere – escluso lo Stato Raguseo – a Sud-Est di Zara.

La prima conseguenza è che, al termine della Guerra di Successione Spagnola, Carlo VI. avrà molti più motivi per non subinfeudare ai Savoia Alessandria e la Lomellina, che in questa ucronia sono come parti dell’Austria Alpina (con cui si trovano in continuità territoriale attraverso la Val Camonica); è molto più probabile che decida anticipatamente di rinunciare alla Sardegna, di modo che Vittorio Amedeo II. sarà da sùbito Re sia di Sicilia sia di Sardegna (sarà poi da vedere se riuscirà a conservarle entrambe dai tentativi spagnoli di riconquista).

Nei preliminari (3. ottobre 1735) del terzo Trattato di Vienna (18. novembre 1738) è stato deciso di indennizzare Carlo VI. delle Due Sicilie con Parma e Piacenza; in questo caso lo sarebbe con la Toscana (e solo di Napoli) e perciò il 12. febbraio 1736 Francesco Stefano di Lorena, sposando Maria Teresa, dovrà rinunciare al Ducato avito apparentemente senza indennizzi, ma già il mese successivo – e sarà l’unico caso in tutto l’Impero fino alla fine del secolo (quindi raggiunge quasi il livello della certezza) – si profilerà l’occasione di averne, a causa della vicenda di Teodoro di Neuhoff in Corsica: quando, in novembre, Re Teodoro sarà deposto, l’Imperatore esigerà la Corsica (che è comunque molto meno estesa della Toscana) e alla fine della Guerra di Successione Polacca la mediazione britannica costringerà Luigi XV., come Protettore di Genova, a far accettare alla Superba di rinunciare al recupero dell’Isola come compenso nei confronti di Francesco Stefano (che in tal modo avrà il Rango di Re). Siccome, tuttavia, il più interessato alla Corsica è stato per tutto il proprio Regno, per ovvi motivi geopolitici, Carlo Emanuele III. (che, infatti, nella Guerra di Successione Austriaca l’ha occupata con lo scopo di annetterla e vi ha dovuto rinunciare solo per l’opposizione britannica), nel citato Trattato di Vienna del 18. novembre 1738 il Re di Sardegna diventerà anche Re di Corsica (con conseguenze enormi sulla Storia Mondiale), senza però – ovviamente – ricevere alcun Suffeudo nell’agognata Lombardia (alla quale sono, come visto, rimaste Alessandria e la Lomellina). Francesco Stefano potrà essere (per la seconda volta in due anni e mezzo) compensato soltanto con un Regno – nell’Impero, altrimenti non ne sarebbe più Principe né di conseguenza candidabile come Imperatore – e l’unica possibilità è la Boemia, per la quale dunque non sarà più necessaria la Prammatica Sanzione (senza che ciò infranga l’obbligo di mantenere l’indivisibilità dei Paesi Asburgici, che sarebbe garantita proprio dall’avvenuto Matrimonio con Maria Teresa, per cui gli Eredi lo saranno di entrambi i Coniugi).

Ciò significa che, nel 1740, Re di Boemia sarà già Francesco Stefano; i suoi Diritti non potranno essere contestati da alcuno dei generi di Giuseppe I. e la sua Titolarità come Elettore sarà incontestabile, per cui da un lato Federico II non avrà pretesti per occupare la Slesia (parte della Corona Boema) in “difesa” di Maria Teresa, dall’altro il 24. gennaio 1742 i Voti saranno, per Francesco Stefano, il suo stesso e quelli di Giorgio II. di Hannover, Franz Georg von Schönborn-Buchheim (Arcivescovo di Treviri) e Philipp Karl von Eltz (Arcivescovo di Magonza), contro quelli di Carlo Alberto di Baviera (all’epoca proclamatosi Arciduca d’Austria, ma in questa ucronia non eleggibile come Re di Boemia il 9. dicembre 1741), Clemente Augusto I. di Wittelsbach-Baviera, Arcivescovo di Colonia (che, pure, il 13. settembre 1745 ha poi votato per Francesco Stefano) e probabilmente del terzo Wittelsbach, l’Elettore Palatino del Reno, Carlo III. Filippo, oltre naturalmente a Federico II. di Hohenzollern.

A questo punto sarebbe diventato decisivo Federico Augusto III. Wettin (Elettore di Sassonia), che, privato di speranze in Boemia, avrebbe potuto essere comprato solo con la promessa, da parte dello stesso Francesco Stefano (che razionalmente avrebbe pressoché di sicuro così agito), di almeno una parte della Slesia (all’epoca ormai invasa da Federico II.), per stabilire finalmente un collegamento territoriale fra Sassonia e Polonia (basterebbero i Ducati di Sagan e Glogau).

Nel Trattato di Worms del 13. settembre 1743 Maria Teresa ha assegnato a Carlo Emanuele i Suffeudi dell’Ossola, di Vigevano, dell’Oltrepò Pavese e di Bobbio; in questa ucronia, però, avrebbe ancora Alessandria, Tortona, la Lomellina e Novara e, siccome le promesse annessioni includevano Piacenza, i quattro Suffeudi sarebbero stati in tal caso ovviamente Alessandria, Tortona, l’Oltrepò Pavese e Bobbio, mentre all’Austriaca Lombardia sarebbero rimaste l’Ossola, Novara, la Lomellina e Vigevano. Tuttavia, l’ingresso di Genova nella Guerra di Successione Austriaca altera gli accordi e in questa ucronia lo fa in misura ancora più profonda, giacché Vienna dispone – a differenza che nella Storia reale – di ampi dominî cispadani in continuità territoriale sia con l’Austria alpina sia, vitalmente, con la Toscana: è quindi pressoché escluso un indebolimento in area padana e anzi diventa quasi inevitabile, sia sul piano geopolitico sia su quello strategico, la spartizione della Repubblica di Genova fra Carlo Emanuele III. (Ponente) e Maria Teresa (Genova, col Levante, secondo le occupazioni storiche).

Quanto visto finora non basta a impedire che la Storia della Polonia sia diversa da quella che conosciamo, per cui le Spartizioni avranno quasi certamente luogo lo stesso, ma come Paese Confinante è possibile che vi prenda parte, a mo’ di parziale Riconquista, la Sassonia, nel 1772 e 1793 in Grande Polonia con la parte meridionale di quella che nella Storia reale è stata la Prussia Meridionale (in gran parte la Posnania), nel 1795 con Varsavia (mentre la Nuova Slesia andrebbe all’Austria come compenso per la mancata partecipazione due anni prima).

Con la Corsica a Carlo Emanuele III. si innesta su questa l’ucronia di Napoleone Sabaudo. Il punto cruciale rimane che, nel 1797 (ammesso, come probabile, che l’Esercito Francese attacchi il Piemonte), non è verosimile che Napoglione – con ogni probabilità già Generale – passi alla Rivoluzione. Questo (cito, rielaborando, da commenti a precedenti ucronie) inibisce la Spedizione Francese in Egitto (Malta resta ai Cavalieri, Vassalli del Regno di Sicilia) e ribalta l’esito di alcune battaglie decisive come Marengo e Austerlitz. Venezia non viene raggiunta dal conflitto; nel 1799 le Legazioni Pontificie, pur rimanendo tali, vengono ricomprese nel Sacro Romano Impero (come nella Storia Vera) quali Feudi Ecclesiastici e non ne sono più scorporate. L’Austriaca Lombardia nel 1799, invece di recuperare (come storicamente avvenuto) i Suffeudi Piemontesi (che qui non ha mai ‘perso’), si estende ai residui Stati Sardi di Terraferma (senza Nizza e Savoia, che rimangono alla Francia); il Generale Buonaparte, Suddito di Carlo Emanuele IV, non si può opporre (tutto ciò è pressoché certo anche perché, a differenza della Storia reale, Vienna non viene compensata dei Paesi Bassi Meridionali con Venezia). Nella Guerra della Seconda Coalizione, Moreau vince (come da Storia nota) a Hohenlinden (3. dicembre 1800), ma a Marengo (14. giugno 1800) il Generale Masséna (comunque emigrato a Tolone nel 1775) non può ribaltare la sconfitta. La Pace di Lunéville (9. febbraio 1801) fissa la frontiera fra Francia e Impero lungo i cosiddetti “Confini Naturali” del Reno e delle Alpi; le Legazioni Pontificie restano reincluse nell’Impero, anche se Roma è comunque occupata da Truppe Borboniche. Nella Francia senza Napoleone proseguono forme ‘direttoriali’ egemonizzate da Sieyès, Talleyrand, Barras e Fouché col sostegno militare di Bernadotte e Murat e l’ubbidienza di Moreau); in Germania non hanno luogo né l’esproprio dei Feudi Ecclesiastici né la Mediatizzazione dei Feudi Minori (Reichsdeputationshauptschluß del 25. febbraio 1803), tantomeno la fine del Sacro Romano Impero (6. agosto 1806), mentre naturalmente si verificano come nella Storia reale la compensazione degli Elettori Cisrenani (Ratisbona-Aschaffenburg, Würzburg-Salisburgo) e l’aumento del Collegio Elettorale (Assia-Kassel, Baden, Württemberg), l’elevazione dei nuovi Granducati (Assia-Darmstadt, Berg, Baden) e Regni (Baviera, Württemberg) e la fondazione del Kaisertum austriaco. Nell’Italia Imperiale, restano in carica i cinque Commissarî Imperiali (distinti dal ruolo dei Governatori Austriaci, quando c’erano): Antonio de Cavallar e Camillo Conte della Gherardesca come Commissarî Imperiali d’Ancona e di Perugia, il Marchese Luigi Cocastelli Commissario Imperiale e Governatore di Milano (29. aprile 1799 – 2/8. giugno 1800), il Conte Nicola Concina (se al Servizio degli Asburgo) Commissario Imperiale a Torino (dicembre 1799) e infine a Genova Friedrich Franz Xaver Graf von und Prinz zu Hohenzollern-Hechingen (Commissario Imperiale dal 4. al 14. giugno 1800); dal 17. luglio 1799, come nella Storia reale, la Repubblica di Lucca sarebbe un Baliaggio austriaco e la situazione non sarebbe più mutata.

Si arriva dunque al 1806 con un’Austria estesa, a Sud delle Alpi, quanto nella precedente ipotesi entro il 1706 (eccettuata Nizza nonché la Savoia e, naturalmente, la Corsica); Valtellina e Valchiavenna vi potrebbero rientrare (forse perfino con l’Engadina, compresa l’alta valle, invece che Davos, Belfort e la Partenza) perché in questa ucronia Vienna non ha né il Veneto (a parte Rovigo) né, se non altro, Verona e quindi potrebbe, più che nella Storia reale, aver bisogno di maggiori compensi nella sconfitta Repubblica Elvetica (segnatamente, appunto, in Engadina, l’unico modo per unire Vienna a Milano attraverso un solo passo alpino – il Maloja – senza uscire dal territorio austriaco, oltre che senza allungare il percorso, dato che è la via più diretta).

Come si vede, sia in una prospettiva di Prima Età Moderna sia un una di Tarda Età Moderna si perviene a risultati quasi identici (lascio da parte, almeno per il momento, l’eventualità che la prima prospettiva produca ulteriori conseguenze nel Settecento; una ovvia, per definizione, sarebbe Napoleone austriaco). Sottolineo che in entrambi i casi Venezia rimane indipendente e conserva anche la Dalmazia, sia pure ridotta rispetto agli Acquisti storici; anche Ragusa lo rimane. Lo Stato Pontificio, anziché occupato a vario titolo dall’Austria, è parte dell’Impero nelle Legazioni e in compenso conserva i Feudi Ecclesiastici in Germania. La Francia – che vi venga o no restaurata la Monarchia – mantiene la frontiera sul Reno e sulle Alpi, una condizione mai più realizzatasi. Si può quindi affermare su base obiettiva che, da questa ucronia, traggono ‘vantaggio’ (rispetto alla Storia reale) Parigi, Vienna, Venezia, Ragusa e il Papato e che anche per Genova e Lucca vada leggermente meglio che nella realtà (niente impedisce poi che Parma sia comunque infeudata, in qualche forma, a Maria Ludovica [qui non Maria-Luisa], anche se non si tratta dell’eventualità più probabile).

I Borboni non hanno né Lucca né Parma e, soprattutto, non conquistano mai la Sicilia, che invece resta Sede del Re; la Sardegna è dipendente come nella Storia reale, la Corsica non viene francesizzata, ma ‘sicilianizzata’ (il che, a detta degli attuali Indipendentisti, sarebbe stato un destino preferibile); si può quindi dire che anche la Sicilia e la Corsica hanno una sorte migliore, mentre per la Sardegna non cambia alcunché.

Per i Savoia può darsi che ritrovarsi con la Sicilia e la Corsica al posto degli Stati storici di Terraferma sia una prospettiva negativa e quasi di certo non opererebbero le conquiste del 1859-1870 da una tale base, però il loro Stato sarebbe una piccola Potenza navale anziché terragna e questo avrebbe conseguenze molto interessanti nel prosieguo della Storia contemporanea (presumibilmente entro l’orbita dell’Impero Britannico).

I Borboni, come visto, pagherebbero il conto più caro, ma in compenso non perderebbero altro (non apro, per ora, la questione se l’eventualmente restaurata Monarchia in Francia si potesse mantenere grazie alla soddisfazione geopolitica di aver raggiunto i “Confini Naturali”) e quindi alla fine ne avrebbero un netto vantaggio.

Per quanto riguarda la Questione della Lingua di fatto (ossia al di là delle dichiarazioni programmatiche) si è svolta più o meno così (con la premessa che basiletto = ‘lingua per le situazioni informali’ e acroletto = ‘lingua per le situazioni formali’):

- fino alla prima metà del XV. sec. incluso si usava il latino medioevale come acroletto praticamente solo scritto e per il resto quasi solo il basiletto sviluppatosi dal latino locale (quelli che normalmente sono chiamati dialetti; ricordo sempre che quelli italoromanzi si trovano solo a Sud della Linea Massa-Senigallia, in Sicilia, in Corsica e in Sardegna settentrionale, mentre il resto della Sardegna e a Nord della Linea Massa-Senigallia sono altri gruppi romanzi, a parte le “isole alloglotte” di uno o due Comuni per volta);

- dalla seconda metà del XV. secolo il fiorentino ha in gran parte sostituito qualsiasi altra lingua veicolare intermedia fra acroletto e basiletto e si è impiantato localmente, dando origine agli “italiani regionali” (quello di Milano, per esempio, è a cavallo fra Piemonte e Lombardia, diverso sia da quello del Piemonte sia da quello di Bergamo e Brescia);

- questa situazione (a parte il ruolo del castigliano e del francese) è durata fino al XIX. secolo (compreso) con il 2% della popolazione al di fuori della Toscana (gli strati alfabetizzati, soprattutto nel Lombardo-Veneto) bilingue in italiano regionale e basiletto locale, il resto monolingue in basiletto locale;

- il Regno d’Italia sabaudo non ha introdotto alcuna nuova varietà, ha solo cominciato (molto lentamente) a espandere il bilinguismo estendendo l’alfabetizzazione, col risultato di ottenere una situazione generalizzata di diglossia ovvero acroletto nelle sole situazioni formali e basiletto nelle sole informali (N.B. il bilinguismo aveva come acroletto sempre l’italiano regionale, ossia quello introdotto nel XV. secolo e ormai differenziato da regione a regione);

- fra gli Anni Cinquanta e gli Anni Settanta del XX. secolo, la diglossia è stata sostituita dalla dilalìa – dove l’acroletto può essere usato in tutte le situazioni – nel Triangolo Industriale (già non nella Lombardia Orientale e Alpina), dunque è iniziato il processo di eliminazione delle lingue neolatine in condizione di basiletto (circa un centinaio in Italia, senza contare i loro dialetti);

- dopo gli Anni Ottanta, questo processo di estinzione dei basiletti attraverso il passaggio dalla diglossia alla dilalìa è continuato nei modi che conosciamo.

La causa del passaggio dalla diglossia alla dilalia è semplice e notissima: immigrazione di un numero considerevole di persone che condividono con i locali dei luoghi di arrivo il solo acroletto e non il basiletto (conosco infatti persone – e ce ne sono anche in questa Lista – che hanno compiuto due migrazioni e in uno dei due luoghi avevano già un acroletto simile a quello locale – per cui non lo hanno cambiato – mentre nel secondo luogo hanno appreso daccapo tutto il repertorio linguistico locale, che prima non avevano). Già la prima generazione dei figli degli immigrati (che conoscessero o no l’acroletto locale) è indistinguibile dai figli dei locali; l’unica differenza è che questi ultimi sono stati esposti da bambini all’acquisizione spontanea passiva anche del basiletto (quindi lo potranno parlare in qualsiasi momento, specialmente quando raggiungeranno l’età di coloro da cui l’hanno sentito parlare), dopodiché la generazione successiva avrà completamente perso il basiletto.

In breve, tutto il processo è consistito nell’eliminazione di un centinaio di lingue che esistevano da più o meno due millenni senza introduzione di nuove lingue, bensì con la maggiore diffusione di una ventina di dialetti (gli italiani regionali) che esistevano da circa mezzo millennio e la causa è stata la concomitanza di immigrazione e condivisione di acroletti simili (per esempio, l’italiano regionale campano è in massima parte intercomprensibile con l’italiano regionale di Milano; lo affermo per esperienza diretta e pluridecennale in entrambi i luoghi).

Circa la questione mondiale, le lingue sono circa ottomila (molto per difetto; fra queste ottomila, le cento lingue parlate in Italia vengono contate come una sola) e nessun uomo sarà mai in grado di parlarle tutte (ovviamente) né di parlare una lingua che ne inglobasse «tutte le caratteristiche (vocabolario compreso)»: in qualsiasi caso, una lingua mondiale (da cui siamo ancora ben lontani; il 70% dell’Umanità non sa una parola d’inglese) rappresenterebbe sempre e soltanto un ottomillesimo delle caratteristiche delle lingue di tutto il Mondo, vocabolario compreso.

Per adesso interrompo a questo punto, ma ci sarebbe ancora molto da dire in merito.

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E ora, il contributo di feder:

Quest'anno, come ogni anno, si è tenuta la Festa del Torrone nella mia città, Cremona: si tratta di un grande evento a cui partecipano tutti i produttori del famoso dolce dall'Italia, come dall'estero. La particolarità che collega quest'evento al titolo della mail che vi invio è il seguente: secondo la leggenda, il torrone fu inventato dai miei concittadini proprio nel 1441, in occasione del matrimonio dei suddetti, e traendo ispirazione dalla forma della torre campanaria della cattedrale (il Torrazzo, che fra le altre cose è una delle torri campanarie medievali in laterizi più alte d’Europa). Questa è la ragione storica che sta dietro il fatto che da allora i cremonesi ricelebrino annualmente il matrimonio, prendendo come interpreti delle due parti i più illustri tra gli abitanti. Al di fuori di un nucleo di partecipanti fissi (Francesco, Bianca, il duca Filippo, la moglie Savoia, il vescovo, la banda e poche guardie) tutti possono travestirsi come nel Medioevo e prendere parte alla processione nuziale, trasformando un affare privato in una questione pubblica. Io la trovo una tradizione davvero fantastica, perché non solo contribuisce a pubblicizzare la storia della città (e, per esteso, della Lombardia), ma lo fa in maniera godibile e divertente, aggiungendo un po' di passione alla Storia, che molto spesso dai più giovani è vissuta come noiosa. Sperando di fare cosa gradita, eccovi dunque una foto che mia mamma ha scattato. :)

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Gli risponde William Riker:

Grazie mille, feder! Io però sono più interessato alle foto del matrimonio tra Bianca Maria Visconti e Giovanni II d'Angiò, figlio primogenito ed erede del Re di Napoli Renato il Buono d'Angiò, matrimonio reso possibile dalla sconfitta di Alfonso V d'Aragona proprio per mano di Francesco Sforza, premiato per questo con il Regno di Sicilia. Se ce le hai, mandamele: è il matrimonio, questo, che ha sancito l'unità d'Italia con quattro secoli di anticipo! ;)

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L'interessato replica:

Accidenti, quelle foto ancora mi mancano! :)

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Chiudiamo per ora con la domanda postaci dall'amica Annalisa Albuzzi:

Scusate, secondo voi, perchè in Lombardia "albicocca" si dice "mügnag" o "mügnog"?

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A risponderle naturalmente è Bhrihskwobhloukstroy:

La risposta è abbastanza condivisa: da Ărmĕnĭācă (o Ărmĕnĭăcă con spostamento di accento in dittongo ascendente, come figliuòlo < fīlĭŏlŭs) ‘dell’Armenia’. Non sempre tuttavia le etimologie sono date una volta per tutte, si tratta pur sempre di tentativi e non è che questo sia uno dei più sicuri (è solo il meglio attualmente a disposizione, ma possiamo continuare a cercare). Supponiamo per un momento di dover trovare un’etimologia diversa. Da dove cominciare?

Visto che il nome è lombardo e in latino – l’antenato del lombardo – non possiamo far conto su altri etimi credibili, proviamo col sostrato del lombardo, il celtico. In irlandese esiste un aggettivo, muinech ‘abbondante di arbusti, boscaglia’, che di sicuro nel I. millennio a.C. suonava *mŭni̯ākŏs, il cui femminile *mŭni̯ākā, se assunto in latino volgare, sarebbe diventato mognaga in lombardo, senza le stranezze di Ărmĕnĭăcă. Come la mettiamo?

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Ed ecco ciò che scrive in proposito l'amica Annalisa:

Faccio riferimento a questo link. Il confronto tra le diverse espressioni dialettali mi sembra interessante. A parte la forma percocca ecc., già nota ai latini (e imparentata anche con le varianti non italiane del nome albicocca), sembra imperare nel Triveneto armelin; Valle d'Aosta:  armagnearmagnaye; Piemonte: armognanMugnàgamugnaga; Liguria:  armugnin. Insomma, solo in Piemonte (probabilmente al confine con la Lombardia) si usa mugnaga, mentre sempre in Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria è utilizzato un termine che contiene sia ar- che -gn-. Ha un qualche senso questa geografia dei dialetti?

Allora... Credo che una sinergia tra storia della lingua, storia tout court e linguistica in questo caso (ma forse sempre) potrebbe essere fruttuosa. Se non che andrebbe identificata la prima citazione di 'mugnaga'.

Siam tutti d'accordo: l'al-bicocco non è pianta autoctona. Mi sono ricordata, solo dopo aver suscitato tutto questo vespaio, che un notissimo libro di Le Goff si conclude con il paradosso: l'unico frutto delle Crociate fu l'albicocca.

Se però mi aggiro su Internet, trovo che il vellutato frutto, di origini cinesi, nel bacino del Mediterraneo sarebbe stato diffuso dai Romani (con un ulteriore apporto degli arabi): mi si segnala, inoltre, che nel De re rustica,  trattato di agraria ad opera di Lucio Giunio Moderato Columella, la pianta vien definita armeniacum, in stretta relazione con la regione dell’Armenia. Tra l'altro, altra notizia da verificare, "Columella visse ben prima che la remota provincia facesse parte a più riprese dello sterminato territorio imperiale, tra il II e il IV secolo d.C. I Greci, poi, presero al latino la parola, tanto che la si ritrova nei testi di Galeno". Dunque: romani, arabi, greci, Armenia lontana, crociati... tutto un po' confuso, per la mia preparazione, ma alla fine l'etimologia ci potrebbe pure stare. 

Linneo, nelle sue classificazioni, attribuisce alla pianta il nome di Prunus armeniaca; i dialetti liguri e veneti echeggiano la provenienza orientale (del resto le armelline sono ancora le mandorle amare cavate dal nocciolo delle albicocche). Ma la mugnaga? quando e perchè avrà perso la ar-? Tu che ne dici? fermo restando che la tua ipotesi era affascinantissima...

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L'interpellato conclude:

A proposito di geografia linguistica, c’è la carta dell’Atlante Linguistico dell’Italia e della Svizzera Meridionale:
https://navigais-web.pd.istc.cnr.it

(carta n° 1276, «albicocca»)

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