Il trionfo della Celticità

Di seguito alla discussione tra *Bhrg'hówidhHô(n-) e Bhrig sulla vittoria di Spartaco, è nata un'altra interessante discussione sul tema della continuazione della Celticità fino al presente, in sostituzione della Latinità e della Germanità. Certamente vale la pena di riportare qui le battute principali. Così infatti diceva il List-Owner Bhrig rispondendo al proprio vulcanico amico:

...Attenzione, *Bhrg'howidhHô(n-): quando parli di Cristianizzazione, la battaglia del Fiume Frigido segna la vittoria dei Cristiani (i cui centri più ferventi sono la celtica Milano e la greca Costantinopoli) sui pagani (che hanno in Roma il punto di maggior aggregazione)...

La rivoluzione culturale seguitane ha portato la preromanità da maggioranza a minoranza, oltretutto indifesa quando (nella maggior parte dei casi) non aveva una propria traduzione della Bibbia, cioè una propria Chiesa (stesso destino toccato, da ultimi, ai Goti cattolicizzatisi).

In ogni caso, la celticità aveva convissuto benissimo in molti territori celtici, anche dopo l'arrivo della Rivelazione...

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Questa è la risposta di *Bhrg'hówidhHô(n-), degna del suo genio:

Splitter = chi preferisce suddividere a oltranza; khorízôn; analitico
Lumper = chi preferisce unire (a oltranza nei limiti del possibile); sintetico

Se si guarda la Storia del Cristianesimo, la differenza (intendo quella tra i c.d. cinque Cristianesimi) si risolve in una questione terminologica; definire i sistemi di potere come struttura o sovrastruttura é ancora assimilabile a una questione terminologica perché le nozioni di struttura e sovrastruttura sono solo termini di un sistema (quella Storia) che comunque é sotto i nostri occhi.

Nel caso della Celticità diventa già di più una differenza sostanziale (quella tra Celticità antica e Celticità medioevale-moderna).

Siamo d'accordo - perché é evidente - che la continuità genealogica (e quindi genetica) dei Milanesi dell'Evo Moderno rispetto a quelli (Celti) dell'Antichità é paragonabile (salvo differenze quantitative; non saprei a vantaggio di chi) alla continuità genealogica degli Irlandesi dell'Evo Moderno rispetto a quelli dell'Antichità.

Siamo ugualmente d'accordo, penso, che le caratteristiche genetiche e in generale fisico-antropologiche degli abitanti dell'Ibernia antica non fossero per forza (o meglio: non abbiamo le idee chiare e non é l'ipotesi più naturale che fossero) identiche o persino solo (significativamente) simili a quelle degli Insubri.

Inoltre, siamo d'accordo che le caratteristiche culturali dei Goideli e degli Insubri fossero significativamente simili (al massimo grado a livello linguistico perlomeno nel I. millennio a.C. e - come ipotesi cui aderisco di cuore - negli undici, ma potenzialmente, a Sud dei ghiacci, nei quaranta precedenti).

Infine, siamo d'accordo che la continuità linguistica dei Goideli dall'Antichità al Medioevo é stata abbastanza alta (limitata solo dal mutamento linguistico interno), mentre quella degli Insubri é stata considerevolmente bassa (SOSTITUZIONE linguistica; nel centro di maggior prestigio, Milano, doveva essere compiuta - salvo residui non culturalmente significativi - nel VI sec. d.C., altrimenti non si spiegherebbe materialmente il ladino).

Uno dei nostri drammi sta in quest'ultimo fatto. Tu non sei certo un lumper, tuttavia proponi Insubri celti (per un accidente storico pagani) e Insubri cristiani (i Post-protomilanesi) vengono "quasi" identificati in virtù dell'effettiva continuità di sangue (non é certo poco, in effetti!).

Per parte mia: siccome non riesco ad accettare un atto intrinsecamente violento come la sostituzione della cultura (di cui a me interessa la lingua) celtica antica in quanto continuatrice diretta di quella indoeuropea AUTOCTONA, cioè - per l'ipotesi cui aderisco - dei primi antropizzatori della regione (ciò che rende ancora più violento, in quanto fino ad allora inedito, il fatto della sostituzione linguistica da parte del latino) e in secondo luogo perché, tra tutte le lingue indoeuropee, il latino presenta aspetti sconcertantemente opposti a quelli indoeuropei originari (anzitutto la strana attitudine "minimalistica" nei confronti della composizione nominale), per questi due motivi, dico, l'abbandono della celticità (linguistica; poi il 'caratteré etnico possono pure averlo mantenuto, ma non credo che fosse lo stesso dei Goideli; solo della lingua siamo abbastanza sicuri che fosse la stessa) da parte non solo degli Insubri, ma di tutti i Galli, qualunque ne sia stato il motivo (e in questo caso innegabilmente condivisibilissimo) é *la fine* del loro status di Celti. Il loro corredo genetico non é "celtico"; é il loro e basta, per quanto ha di comune non é comune agli altri Celti più che agli altri popoli vicini.

Anzi, é per questo motivo che mi riesce accettabile (sto facendo autocritica) l'abbandono della Celticità: solo se lo considero conseguenza praticamente ineluttabile di una scelta altamente condivisibile; altrimenti griderebbe vendetta. É per questo che assolvo i Romani (antichi); altrimenti non resisterei al furore di vendetta. Con uno slogan: un simile "delitto" (linguicidio dell'autoctonoglossia) lo "perdono" solo ai portatori del valore più alto cui aderisco.

Fin qui l'autocritica. Siccome ho il sospetto che anche gli interessati all'epoca avessero avuto pensieri del genere, presumo di poter credere che in questo caso l'autoanalisi rispecchi un po' l'andamento reale dei fatti.

Se altrove la Cristianità si é benissimo amalgamata con la Celticità, peggio ancora: vuol dire che tutto sommato sarebbe bastato uno sforzo e anche la Celticità continentale (cioè l'indoeuropeità dell'Europa centro-occidentale) sarebbe continuata. Purtroppo, le modalità della c.d. "seconda-terza sovrastruttura temporale" del Cristianesimo hanno negato, per loro necessità costitutiva (= per dinamica imperiale), questa seducente possibilità.

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Ed ecco la replica di Bhrig:

E sono due discorsi separati: l'antica religione celtica, come quella greca e quella romana, hanno esaurito la loro funzione con l'arrivo della Rivelazione, che naturalmente non ha benché minimamente intaccato la cultura di questi popoli, anzi, l'ha portata a completezza. Dal punto di vista linguistico, le cose cambiano: la lingua è parte integrante della cultura. Ma i Galli dei tempi di Sant'Ambrogio, sbaglio o si servivano di una sorta di diglossia (gallico in famiglia, latino nella vita pubblica)? Come tu hai detto, a latinizzare le Gallie sono stati i Germani (Franchi oltralpe e Longobardi qui), che hanno scelto il latino come lingua di prestigio un po' come i normanni avrebbero scelto il francese. Condizionando quella che sta diventando la lingua franca del terzo millennio: l'inglese, lingua germanica con il 75% circa di termini che derivano dal latino.

Tornando alla lingua, ricordo all'interno della Celtic League quel dibattito noto come "crisi galiziana". In pratica, dopo polemiche, i delegati della Celtic League hanno rifiutato l'ingresso nell'associazione a Galizia e Asturie perchè, pur essendo paesi celtici, la loro lingua non era celtica (massimo celtoromanza). Al Festival interceltico di Orient/Lorient, invece, le due nazioni iberiche sono ammesse: i criteri sono più ampi (non solo lingua, ma cultura a 360°, soprattutto dal lato musicale).

Penso, dunque, che tu sposeresti la linea della Celtic League, io quella di Orient. Poi, se ancora oggi la musica tradizionale lombarda è di chiara impronta gallica, e l'idioma è celtroromanzo, figurarsi nel IV secolo dopo Cristo. Quindi penso che la cultura insubre pre-222 a.C. fosse ancora abbastanza intatta, con una mutazione dovuta all'ingresso del latino a fianco delle lingue preromane. Latino che, comunque, sarebbe stato sostituito dal greco (se i Romani non avessero vinto a Klastidion/Casteggio) o dal fenicio (se Annibale avesse puntato su Roma): nel secondo caso perchè gli Insubri sarebbero diventati cittadini cartaginesi, nel primo perchè il greco era la lingua che sarebbe comunque "passata" come lingua franca tra i Galli, sia per il prestigio, sia per i contatti frequenti con le colonie (le dracme massaliote trovate a Ozzero ne sono un ulteriore riprova, o no? La dracma era o non era moneta corrente in vaste aree della Gallia?). Quindi, la cultura insubre era comunque destinata a essere "filtrata" da un'altra cultura più "permeante". A mio parere, senza "mutare": solo trasformandosi.

La regina degli Iceni Boudicca vista da BING (grazie ad Alessio!)

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*Bhrg'howidhHô(n-) commenta in modo interlineare le proposte dell'amico  (queste ultime sono riportate in questo colore):

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Bhrig: l'antica religione celtica, come quella greca e quella romana, hanno esaurito la loro funzione con l'arrivo della Rivelazione, che naturalmente non ha benché minimamente intaccato la cultura di questi popoli, anzi, l'ha portata a completezza.

*Bhrg'howidhHô(n-): Sì, anzi sarei più duro: la funzione delle religioni antiche, nata come quadruplice (cosmologica = come é nato ed é fatto il mondo; psicologica = chi siamo; etico-politica = come possiamo vivere meglio in società; escatologica = dove andiamo) e sviluppatasi insieme all'uomo per tutto il Paleolitico fino alla complessità meso- e neolitica riflessa (pallidamente) nel dedalo delle mitologie, era ormai incomprensibile già prima di Abramo e per molti secoli effettivamente le civilità fiorite intorno al Vicino Oriente (Europa inclusa) nonché all'India sono rimaste in una condizione di ateismo mitigato dalla superstizione (rimedio talvolta peggiore del male).

Naturalmente sia a Te che a me interesserebbe conoscere e capire quelle antiche religioni - che così come ci sono note mi risultano veramente faticose e poco invoglianti -, ma é altrettanto e più chiaro che la nostra quadruplice esigenza é tutt'altra (quella cosmologica non potrebbe essere espressa più vividamente che nell'ultimo capitolo del "Più bello dei mari"; quella etico-politica salta fuori in continuazione anche in questa mailing-list; quella psicologica é piuttosto censurata in generale e non capisco perché, comunque capita che emerga a sorpresa; quella escatologica é nientemeno che diventare Dio, quindi anzitutto la mistica cattolica e certo non i poveri paganesimi).

Bhrig: dal punto di vista linguistico, le cose cambiano: la lingua è parte integrante della cultura. Ma i Galli dei tempi di Sant'Ambrogio, sbaglio o si servivano di una sorta di diglossia (gallico in famiglia, latino nella vita pubblica)?

*Bhrg'howidhHô(n-): Non si può dire che questo sia il pensiero vulgato, ma per quanto mi riguarda mi sembra la ricostruzione più credibile ed esplicativa. Le ragioni per cui tutto ciò non é vulgato mi sembrano anch'esse chiare. Le limitazioni alla diglossia erano quelle di ogni ambiente urbano centro di immigrazione (in quei casi il basiletto non era il gallico, ma qualunque altra lingua preromanza; nota che anche il latino di altre regioni si considera, in questo specifico caso, come "preromanzo" rispetto al protoceltoromanzo).

Bhrig: come tu hai detto, a latinizzare le Gallie sono stati i Germani (Franchi oltralpe e Longobardi qui), che hanno scelto il latino come lingua di prestigio un po' come i normanni avrebbero scelto il francese. Condizionando quella che sta diventando la lingua franca del terzo millennio: l'inglese, lingua germanica con il 75% circa di termini che derivano dal latino.

*Bhrg'howidhHô(n-): Sottoscrivo in pieno, con solo un'aggiunta sulla percentuale: detta così sembra che il 75% del lessico inglese sia di origine latina, mentre il "lessico inglese" é un concetto costituito sia dall'inventario lessicale che dalla frequenza di ogni singolo lemma. Se le parole germaniche sono tutte (o quesi) molto frequenti, la percentuale di latinità del "lessico inglese" si abbassa di molto.

É chiaro che ciò non modifica il fatto che, se venisse classificata tenendo conto esclusivamente delle condizioni attuale, la lingua inglese non potrebbe sensatamente collocarsi senz'altro tra le germaniche; costituirebbe piuttosto una famiglia intermedia tra germanico e romanzo.

(Altrettanto é vero che la classificazione genealogica dell'inglese non cambia, perché l'antico inglese era a tutti gli effetti un dialetto germanico e così come un uomo, per quanto traumatizzato, ferito, deformato, trapiantato resta pur sempre figlio dei propri genitori, allo stesso modo l'inglese, se anche diventasse una lingua con il 99% del lessico neolatino, rimarrebbe *geneticamente* germanico)

"I Franchi" e "i Longobardi" non sono del tutto assimilabili a "popoli germanici", dopo l'arrivo nelle sedi storiche. "Regni romano-germanici" é una categoria molto diversa da "popoli germanici", perché i Regni Romano-Germanici erano parte (politicamente attiva, quindi talvolta indocile, ma pur sempre parte) dell'Impero Romano come riformato al termine dell'Antichità (decentramento amministrativo, ferrea unità culturale, sovrastruttura temporale costruita / imposta al Cristianesimo, difesa militare delegata ai singoli contingenti germanici ecc.).

Non che questo sia stato l'unico motivo dell'adozione del latino come loro lingua; il caso dei Bulgari (pre-grecoslavi) dimostrerebbe che anche una potenza regionale estranea al sistema tardoromano (apparentemente postromano) altomedioevale avrebbe cercato di imitarne alcuni aspetti significativi (per esempio, nel caso dei Bulgari per quel che credo, adottando il protoromeno).

Per entrambe queste ragioni (intimamente politiche), le lingue preromane d'Occidente (tranne il basco) sono state relegate a lingue solo pagane e così, benché con tutta la calma che possiamo immaginare, si sono estinte (se non prima, di certo all'epoca dei ripopolamenti dopo il 1000 fino al 1300)

Bhrig: Tornando alla lingua, ricordo all'interno della Celtic League quel dibattito noto come "crisi galiziana". In pratica, dopo polemiche, i delegati della Celtic League hanno rifiutato l'ingresso nell'associazione a Galizia e Asturie perchè, pur essendo paesi celtici, la loro lingua non era celtica (massimo celtoromanza). Al Festival interceltico di Orient/Lorient, invece, le due nazioni iberiche sono ammesse: i criteri sono più ampi (non solo lingua, ma cultura a 360°, soprattutto dal lato musicale). Penso, dunque, che tu sposeresti la linea della Celtic League, io quella di Orient.

*Bhrg'howidhHô(n-): Avrei avuto una linea ancora diversa dalla Celtic League:

1) certo, così come sono, i paesi di lingua non celtica non sono Celti optimo iure; la condizione "optimo iure" non vale neanche per gli Irlandesi non gaelofoni ecc., che però si collocano a un livello intermedio, perché TUTTI gli altri caratteri (o la maggioranza) sono univocamente determinati dall'appartenenza a un gruppo celtico per definizione e fin dall'origine della propria presa di coscienza (mentre i Galiziani [eccezion fatta per i Bretoni di Galizia, che appunto non erano Galiziani] e gli Asturiani non sono stati tra i fondatori della coscienza della Celticità moderna: un errore storico, ma ormai avvenuto e che colloca gli Irlandesi non gaelofoni, in questa strana ma effettiva classifica "etnosoggettivistica", sopra di loro); di conseguenza, nella Celtic League bisognerebbe avere coscienza (anche senza mettere il distintivo...) che ci sono Celti prototipici - i parlanti, anche chi studia la loro lingua - e quelli meno prototipici (quelli non hanno tempo o voglia per la lingua) (si potrebbe fare anche per altre caratteristiche etniche, ma la nozione di Celticità mi sembra basata sulla lingua e, se non lo fosse così primariamente, sarebbe bene dirlo con chiarezza, perché in nessuna scelta della vita si possono usare due o più criterî non gerarchizzati, pena una confusione esiziale che rende inutile tutto: per esempio, si può usare certo il termine "celtico" per - ad esempio - la musica, ma é un'altra, a volte inconciliabile, celticità, che chiamerei allora "musicocelticità" in opposizione a "glottocelticità")

2) d'altra parte, é pur possibile prendere coscienza che anche nella "glottocelticità" ci sono più livelli sotto il primo e il secondo, quindi gli Asturiani di per sé già appartengono di diritto al terzo livello (e così gli altri; anche i Milanesi)

3) Celti optimo iure nella glottocelticità sono anche tutti i parlanti o sim. (come Antonio Tolosa Leal = Alounis) di lingue celtiche morte o rianimate (neocornici) o (ri)costruite.

In questo quadro, la decisione della Celtic League e di Orient/Lorient scade a problema amministrativo (per chi non abbia voglia di diffondere una classificazioncella così banale)

Bhrig: Poi, se ancora oggi la musica tradizionale lombarda è di chiara impronta gallica, e l'idioma è celtroromanzo, figurarsi nel IV secolo dopo Cristo.

*Bhrg'howidhHô(n-): Sulla musica non inizio neanche a pensare: non obietto niente e mi dichiaro totalmente recettivo, chiedo solo di mantenere - giusto per nostra chiarezza - la distinzione tra "musicocelticità" e "glottocelticità", che un giorno potrebbero persino non avere più alcuna intersezione pur continuando ad avere numerosi aderenti ciascuna.

Sulla celtoromanità (concetto, penso, prevalentemente se non solo linguistico):

1) (positivo) aderisco alla nozione e al termine (é comodo e obiettivamente fondato; naturalmente, come tutti i criterî classificatorî, é un po' una forzatura del reale, che si presenta come continuum)

2) (negativo) direi che siamo tutti d'accordo che la celtoromanità NON é l'intersezione - o la zona intermedia, o sim. - tra celticità e romanità, ma un sottoinsieme della romanità e in particolare un ex-sottoinsieme della celticità conquistato dalla romanità (dico questo perché a qualunque livello - fonologico esclusi i soprasegmentali, cioé ritmo e intonazione, che hanno distribuzione indipendente dalla genealogia; morfologico; lessicale; semantico; sintattico - qualunque idioma romanzo, anche se celtoromanzo, é più simile - ripeto: a qualunque livello - a qualunque altro idioma romanzo che a qualunque idioma celtico) (ATTENZIONE: tutto questo non sarebbe obbligatorio, non é una conseguenza della classificazione, é una realtà oggi e probabilmente non lo era nell'alto medioevo; é un caso che ci sia coincidenza tra questa situazione e ciò che motiva la classificazione delle lingue romanza)

3) (positivo) c'é stato un periodo (non so quanto a lungo) durante il quale le forme nascenti delle varietà celtoromanze non erano più vicine a qualunque altro idioma romanzo che a qualunque celtico, ma erano solo più vicine alla maggioranza delle lingue romanze che alla maggioranza delle lingue celtiche

4) (negativo) la differenza tra il gallico insubrico, in qualsiasi epoca, e la fase più "celticizzante" della storia e preistoria del milanese (o di qualunque altra lingua celtoromanza) é sempre stata molto maggiore che tra il francese e l'italiano

5) (positivo) i punti di somiglianza tra insubrico e milanese sono stati: alcuni termini (a parte la toponomastica, v. sotto) mutuati dall'uno all'altro o viceversa; moltissime motivazioni semantiche (cioé idiosincrasie nella classificazione del reale entro una rete di significati, per cui due o più oggetti che nella realtà non sono identici vengono designati nella lingua con termini identici o simili); forse alcuni costrutti sintattici; alcuni (molto frequenti all'inizio, poi sempre più rari) suoni

6) (negativo) la quasi totalità dei microtoponimi (= nomi di luoghi poco estesi) dell'area dove si parlano lingue celtoromanze sono celtoromanzi di origine latina e non celtica; una minoranza sono celtoromanzi di origine celtica, ma come toponimi sono stati formati in epoca postceltica; alcuni pochi sono veri toponimi celtici

7) (positivo) tra i macrotoponimi, la maggioranza sono celtoromanzi di origine latina, ma una forte minoranza sono di origine in ultima analisi prelatina e di questi una forte minoranza (anche se pur sempre minoranza di una minoranza) sono toponimi realmente celtici e, tra quelli celtici, molto antichi e potenzialmente ereditarî (dall'indoeuropeo)

Invece sulla glottocelticità:

1) le lingue celtiche moderne sono autonomamente definibili

2) le lingue celtiche antiche sono definibili in funzione di quelle celtiche moderne e in parte anche autonomamente definibili

3) le lingue indoeuropee in generale sono definibili sia in funzione di quelle moderne che di quelle antiche

4) le lingue celtiche antiche differiscono da quelle celtiche moderne altrettanto (in alcuni casi più, in altri meno) che dall'indoeuropeo preistorico. Quindi

5) sarebbe opportuno usare termini diversi per celtico antico e celtico moderno, così come si usano termini diversi per indicare il celtico antico e l'indoeuropeo, benché il primo sia la continuazione del secondo così come il celtico moderno é la continuazione dell'antico; in teoria sarebbe sensata una diversa Celtic League per il celtico antico (altrimenti tutti gli indoeuropei potrebbero rivendicare la continuaità, entrare nella lega e farle cambiare nome; assurdo, ma motivato dall'irrazionalità del confine tra "celtico" e "indoeuropeo" in assenza di un confine analogo dentro il celtico)

Ma 6) Cosa dire allora se il celtico antico fosse continuato in un celtico moderno anche sul continente? (Vedi sotto)

Bhrig: l'abbandono della celticità da parte di tutti i Galli é *la fine* del loro status di Celti. Il loro corredo genetico non é "celtico"; Beh, cosa è?

*Bhrg'howidhHô(n-): É locale, cioè si classifica su base territoriale (con orrore Tuo e mio, Ti lascio immaginare che il tipo lombardo occidentale fa parte di quello classificato come... "italiano settentrionale"!! Il termine é rivoltante - un assurdo storico -, ma ci sbatte in faccia il dato reale che si tratta di una funzione diretta tra popolazione e territorio, indipendente dalla variabile linguistica)

Bhrig: io penso che siano stati, invece, gli stessi celti, piuttosto "assimilazionisti" (penso più in Cisalpina), ma soprattutto i Germani delle calate. Altrimenti perchè le lingue germaniche si sarebbero conservate?

*Bhrg'howidhHô(n-): Le lingue germaniche purtroppo sono in gran parte sparite (tutti i Germani orientali e i celeberrimi tra gli Occidentali); si sono salvati quelli troppo fuori tiro per le possibilità dell'Impero Romano post-caduta all'epoca del furore della sua rivoluzione culturale (man mano che ci si avvicina alla fase carolingia, le tecniche si bizantinizzano e si lasciano sopravvivere le lingue delle nazioni conquistate con la scusa e sotto l'ignara protezione della Cristianizzazione: gli altri Germani Occidentali e i Settentrionali, così come i Celti Insulari).

Solo i Baschi - esclusivamente in ragione dello scarso potenziale (allora!) geostrategico della loro sedi (e di altre priorità dopo il 711...) - hanno conservato fino al Basso Medioevo, cioé definitivamente, la lingua preromana (il caso dell'Albania non rientra nella dinamica dell'Impero d'Occidente per quei primi secoli).

Adesso, per cercare di essere più plastico e d'altra parte nell'impossibilità di effettuare esperimenti come nelle scienze naturali, proverò a simulare esperimenti etno-storici eliminando una a una a ritroso quelle che ritengo essere state le cause della fine della glottocelticità antica sul continente europeo (un collasso di enorme portata antropologica, perché insieme a quello delle lingue paleobalcaniche - Traci, Daci, Dalmati, Pannoni ecc. - ha comportato la cancellazione per metà dell'Europa di una tradizione culturale 'positivà [ossia direttamente osservabile, non semplicemente ricostruibile per congetture incomplete] risalente in linea ininterrotta al primo popolamento neoantropico sul continente). Per una volta lascerò stare gli imperativi di espansione territoriale e mi limiterò a enunciare ciò che ci attenderemmo in una situazione normale, nella quale nessuna potenza o compagine etnica e politica consegue una serie molto lunga di successi consecutivi.

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1) Se non ci fossero stati i ripopolamenti in stile coloniale nei secoli XI-XIV: sarebbero rimasti (fino a oggi; nei casi più sfortunati fino al XVIII-XIX secolo, come il gotico [sic!], il cornico, il dalmatico) singoli comuni o piccoli gruppi alloglotti, tra i quali sicuramente i Bretoni di Bertonico (Lodi), Castel dé Britti (San Lazzaro di Savena, Bologna), Bertinoro (Forlì, con tanto di loro vescovo), Montelibretti (Roma), i Bulgari del Molise (e non solo gli attuali Croati), i continuanti delle colonie doriche e achee, Arabi, Longobardi, Goti, Taifali, Burgundi, Alemanni, Gepidi e - per ciò che interessa il nostro esperimento - comunità galliche quasi sicuramente in Val d'Ossola e nelle Alpi occidentali, forse a Bormio e in Val Calanca, verosimilmente in Carnia e magari anche a Brescello, poi nel Monferrato e sull'Appennino Ligure. Non é impossibile, ma nemmeno tanto verosimile, che prima della glottologia ottocentesca si scoprisse che gli idiomi (non reisduali!) di tali residui gallici fossero genealogicamente apparentati ai Bretoni padano-appenninici.

Al giorno d'oggi avremmo perciò molti più comuni con attrazioni etno-turistiche. Non sarebbe una garanzia di sopravvivenza (come nel caso dei Greci del Salento, che sono diventati talmente prestigiosi che anche i comuni neolatini si definiscono grecanici, ma intanto il grico é praticamente estinto e i "canti grichi" sono in realtà in dialetto salentino - e quello viene inteso e chiamato "grico"!), ma pur sempre già qualcosa.

Dal punto di vista linguistico, dopo le scoperte glottologiche che sarebbero avvenute nell'Ottocento (in una storia praticamente identica alla nostra), non ci sarebbe stata ragione di non classificare in un'unica famiglia celtica tutte le varietà, insulari, continental-insulari (Bretoni) e continentali, riconoscibili come continuanti di un'unica protolingua discendente dall'indoeuropeo (e non coincidente con quest'ultimo, in quanto caratterizzate da alcune innovazioni).

Le ricadute etno-culturali e percettive sarebbero state identiche a oggi, con qualche imbarazzo in più da parte dei celtoromanofoni, che avrebbero dovuto confrontarsi con veri celtofoni sul proprio stesso territorio. Sarebbe stato allora più facile di quanto risulti oggi introdurre le distinzioni cui accennavo a proposito della Celtic League.

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2) Se non ci fosse stata la geopoliticamente formidabile ma glottologicamente micidiale combinazione di tradizione politica romana, sovrastruttura temporale sovraimposta al (= terzo risp. quarto) Cristianesimo e promozione sociale ed eccellenza militare germanica (in realtà romano-germanica) che é stata l'(Alto) Medioevo (con "se non ci fosse stata la combinazione" intendo: "se almeno uno - a scelta - dei tre costituenti fosse stato quantitativamente minore, per esempio se gli imperativi di politica internazionale fossero stati meno pressanti oppure al contrario avessero lasciato ancor meno spazio di manovra e di sviluppo"), la sopravvivenza (dovuta alla marginalità) del basco sarebbe stata affiancata, oltre che dalle isole linguistiche di cui sopra (alcune delle quali decisamente più consistenti, specialmente i Germani, i Greci e gli Arabi), da assai più vaste distese di persistenze preromane, tra le quali spiccherebbero una serie di nazioni galliche in forme analoghe ai Regni celtici insulari.

 Dato che per ipotesi ci sarebbe stata comunque una Cristianizzazione esclusivamente latinofona nel periodo in cui storicamente ha avuto luogo, penso che il nostro esperimento produrrebbe una "missione" gallica o celtica analoga a quella slava di Bisanzio; anche in questo caso lascio stare le interpretazioni (che sarebbero doverose) di politica internazionale ed equilibrio geoetnico-territoriale che dovevano ragionevolmente costituire l'essenza delle attività dei Compatroni d'Europa (e la ragione della loro altrimenti assurda persecuzione).

Il risultato bassomedioevale e moderno sarebbero nazioni celtiche continentali simili a quelle slave, interposte a nazioni neolatine e germaniche comparabili al ruolo del romeno (non posso qui insistere sul nesso tra romeno e Paleobulgari) e dell'ungherese. Confessionalmente avremmo Chiese autocefale nell'ambito della Cristianità Romana.

Dal punto di vista linguistico avremmo una situazione analoga alla nozione di Balto-Slavo: da un lato i Celti continentali, che come gli Slavi continuano un insieme di dialetti costantemente in contatto reciproco e ricchi di innovazioni, probabilmente anche sempre (o quasi sempre) coscienti della propria comune origine etnica; dall'altro i Celti insulari (oppure i soli Goideli - il ruolo del Britannico dipende non solo dai particolari di questo esperimento ucronico, ma anche da un esame minuzioso della realtà effettiva che finora non é ancora stato portato a termine), continuatori di una varietà evidentemente connessa, ma marginalizzata(si) = 'distaccàtasì prima degli altri (come nel caso del Baltico, che non si sa se sia una famiglia o due, così si discuterebbe sul Celtico insulare, che - come oggi - potrebbe apparire sia un ramo unitario poi divisosi sia invece come una coppia di rami autonomi poi avvicinatisi).

 Nella pratica, si tratterebbe della stessa distinzione (anche se con motivi diversi) che ho caldeggiato sopra per motivi solo cronologici (tra celtico antico e celtico medioevale-moderno); l'unica differenza sarebbe che, mentre nella mia proposta includo nel celtico antico anche le fasi insulari antiche, in questo caso sarebbe consigliabile tenere da un lato il celtico insulare (o almeno il gaelico), dall'altro tutto il resto. Ai fini della Celtic League sarebbe quasi come ho proposto.

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3) Estrapoliamo adesso anche lo stesso Impero Romano nelle sue manifestazioni dei secoli II a.C. - V d.C.: avevamo già considerato questa eventualità negli scenari spartacidici e vorrei solo aggiungere un criterio un po' generale per raffigurarsi il rapporto (qui mi interessa quello linguistico) tra Germani e Celti. I Germani avrebbero sempre cercato di conquistare terre, popoli e potere in area celtica e sicuramente si sarebbero ogni volta celtizzati, se non nel caso di una completa assimilazione culturale (assimilazione della cultura celtica) di tutta la Germania - che avrebbe richiesto molto tempo, probabilmente molto di più che i sette o dieci secoli occorsi ai Romani per conquistare i Germani (perché ora del X. secolo Roma - nelle forme della Chiesa di Roma - ha effettivamente e concretamente conquistato tutti i Germani, a tutti i livelli incluso quello linguistico perché i documenti medioevali relativi anche alla Scandinavia ne danno un'immagine a mala pena distinguibile da quella dei paesi romanzi), ma avrebbe potuto produrre nazioni celto-germaniche (più tardi addirittura germaniche di cultura celtica) e non più semplicemente celtiche con sangue germanico. (Un fenomeno del genere si era già in parte dato nell'età del ferro, ma non nelle proporzioni che avrebbe in questo esperimento).

Il fenicio, il greco e lo stesso latino (quando non anche l'etrusco) avrebbero avuto sulle nazioni celtiche gli stessi effetti che soprattutto il greco ha avuto sulle lingue neolatine (molto, significativo, ma mai sconvolgente).

La Cristianizzazione sarebbe stata, in queste regioni, celtica fin dall'inizio (e non prima romana e poi, dopo qualche secolo, "missione" celtica) ed é probabile che si sarebbe avuta una scissione simile a quella tra Cristianesimo romano e greco-orientale. Anche le sovrastrutture temporali sovraimposte al Cristianesimo sarebbero state parzialmente diverse, nella media dei casi, ma tutto ciò dipende più strettamente dalle specifiche evoluzioni politiche, che qui non consideriamo (mi riferisco a tutte le possibili eventualità statuali e imperiali, per esempio in stile ellenistico, che si sarebbero date in un'Europa occidentale a maggioranza celtica).

Oggi avremmo una massiccia presenza, abbastanza dominante, della Celticità in Occidente, a buon diritto paragonabile allo status della Romanità (in Europa e nel mondo).

Dal punto di vista linguistico, la situazione sarebbe come quella dell'Italico. Come il latino e le lingue osco-umbro-sabelliche hanno qualcosa in comune (e possono essere viste sia come divergenza di un'unità sia come confluenza di più varietà), ma in ogni caso le lingue romanze sono continuanti del solo latino e anzi del solo latino di Roma (nemmeno degli altri dialetti latini, detti "laziali" e sim.), così avremmo da un lato le lingue neogalliche e il loro capostipite, il gallico (o eventualmente il celtico centrale, se includiamo il britannico), dall'altro degli outsiders nell'àmbito di una celticità 'allargatà, il goidelico ed eventuali continuatori del celtiberico (certo questa sarebbe una differenza rispetto al modello 'italicò, perché l'osco-umbro-sabellico nella nostra storia non ha avuto neanche un continuante).

Messa così, non differirebbe dalla classificazione risultante al punto 3), ma in pratica le discipline di studio (anche liceali!) sarebbero come avviene oggi per, rispettivamente, le lingue romanze, il latino e l'osco-umbro: le lingue neogalliche sarebbero studiate fin dalle elementari (anzi, una di esse sarebbe la lingua-madre dello scolaro), il gallico antico verrebbe studiato alle medie (superiori), con tanto di versioni e retroversioni, letteratura, gallico ecclesiastico e medioevale, certamina gallica, riviste e centri di gallico (antico) parlato ecc.; infine, il celtico restante (in ogni caso il goidelico-gaelico) verrebbe studiato all'università, il goidelico (= antico) a Glottologia (e all'inizio del corso di Storia della Lingua Gaelica nonché a Filologia Goidelica), il gaelico (= moderno) a Lingue e Letterature Straniere Moderne (con lettori madrelingua scozzesi, irlandesi, manx, epsi ecc.).

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Bhrig: Quindi penso che la cultura insubre pre-222 a.C. fosse ancora abbastanza intatta, con una mutazione dovuta all'ingresso del latino a fianco delle lingue preromane. Latino che, comunque, sarebbe stato sostituito dal greco (se i Romani non avessero vinto a Klastidion/Casteggio) o dal fenicio (se Annibale avesse puntato su Roma): nel secondo caso perchè gli Insubri sarebbero diventati cittadini cartaginesi, nel primo perchè il greco era la lingua che sarebbe comunque "passata" come lingua franca tra i Galli, sia per il prestigio, sia per i contatti frequenti con le colonie (le dracme massaliote trovate a Ozzero ne sono un ulteriore riprova, o no? La dracma era o non era moneta corrente in vaste aree della Gallia?). Quindi, la cultura insubre era comunque destinata a essere "filtrata" da un'altra cultura più "permeante". A mio parere, senza "mutare": solo trasformandosi.

*Bhrg'howidhHô(n-): quanto al piano prettamente ucronico del nostro discorso, Bhrig propone tre questioni: destino degli Insubri in un Impero Cartaginese; ruolo del greco in Gallia; rapporto tra cultura greca e insubrica. Esaminiamole una per una.

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Destino degli Insubri in un Impero Cartaginese: nella speranza di attenermi a un'impostazione generale (ossia che possa mantenersi abbastanza inalterata anche se si mutassero una serie di coordinate specifiche non pertinenti al tema qui discusso ma pur sempre influenti sul complesso delle vicende: popolazione, andamento dell'economia, calamità naturali ecc.) proporrei un omologo dei quattro scenarî di cui si è parlato sopra, quindi:

1) stesso destino che nell'Impero Romano, ma con sostituzione linguistica da parte del (neo)fenicio anziché del latino e sviluppo di varietà celtopuniche anziché celtoromanze;

2) senza i ripopolamenti dell'età dei disboscamenti (nella nostra storia, XI-XIV secolo): sopravvivenze di sparse isole linguistiche prepuniche (o alloglotte di altro tipo) a livello comunale o di comunità montana;

3) senza il sistema di Regni fenicio-germanici ruotanti (alla fine) intorno alla Chiesa Cattolica Apostolica Cartaginese: varî Regni celtici continentali (insieme a Principati neofenici e germanici) con Chiese autocefale nell'àmbito della Cristianità occidentale (Cartaginese);

4) senza l'Impero Cartaginese nelle sue forme post-annibaliche: evoluzione generalizzata e ininterrotta della Celticità in Europa occidentale.

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Ruolo del greco in Gallia: come lingua, era quella del commercio internazionale, quindi come nell'Italia preromana (e romana); come non ha influito sulle sorti del latino (se non come adstrato e nelle isole di sostrato), così non avrebbe influito su quelle del gallico (perlomeno le condizioni storiche del greco in Gallia non sarebbero bastate).

 Ben altro é il ruolo della scrittura, ma da un lato anche l'etrusco e il latino avevano alfabeti di origine greca (senza che Etruschi e Latini abbiano finito per adottare il greco come lingua) e dall'altro in Gallia (meridionale) si usava anche l'alfabeto nordetrusco di Lugano o leponzio e i Druidi lo preferivano (quando proprio erano costretti alla scrittura in contesti di tipo non assimilabile all'ogamico). Comunque ammettiamo anche che il greco prevalesse come alfabeto, come tra gli Elvezî; bisognerebbe aggiungere ancora parecchio per arrivare all'adozione della lingua greca.

 Se poi questa fosse avvenuta - se quindi avesse avuto luogo una sostituzione linguistica - sarei triste quasi come oggi, perché le lingue celtogreche sarebbero, come le attuali celtoromanze, troppo diverse dalle vere celtiche per poterne compensare la perdita. (Ovviamente non mi auguro che non fosse mai nato il milanese, ma solo che, accanto ad esso, non fosse mai morto l'insubrico, che ne era ben diverso.) Dico "quasi come oggi" perché comunque il greco non é così sconcertantemente diverso dal tipo indoeuropeo quanto lo é il latino.

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Rapporto tra cultura greca e insubrica. Certo, qui cambia la situazione.

In ogni ucronia proinsubrica mi augurerei la completa assimilazione della cultura greca (e della religione giudaico-cristiana) da parte degli Insubri (perché considererei entrambe vantaggiose per lo sviluppo storico della comunità insubrica). La fine linguistica é tale solo se viene abbandonata la lingua; gli Ebrei dimostrano che é possibile non abbandonarla nemmeno quando l'ambiente circostante offre alternative molto vantaggiose (a parte qualunque altra considerazione sulle straordinarie opportunità maturate e sfruttate in seno alla comunità ebraica, credo che basti considerare quali perdite per l'umanità intera, non solo per gli Ebrei, avrebbe comportato l'abbandono completo - invece che semicompleto - dell'ebraico all'epoca dell'adozione dell'aramaico o eventualmente del greco o dell'elaborazione del giudeo-romanzo o dello yiddish).

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C'è poi questa questione proposta da Andrea:

Sarebbe stato possibile, se i romano-britannici fossero stati più forti, imporre la loro lingua  come è successo in Francia, modificando solo la fonologia con forte impronta inglese?

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*Bhrg'hówidhHô(n-) gli risponde:

La condizione necessaria sarebbe stata la continuità religiosa dalla fase romana; a quel punto la romanizzazione avrebbe continuato a percorrere le tappe che ha attraversato anche sul Continente e i Germani si sarebbero, se convertiti, assimilati, altrimenti sarebbero rimasti in isolamento e alla fine si sarebbero estinti come comunità.

Da tenere presente che la romanizzazione avrebbe dovuto interessare anche la lingua all'epoca dominante sul posto, il britannico; il latino era solo lingua alta di minoranza (così come lo è stato in sèguito per un po' l'anglosassone).

Capovolgerei invece il ruolo della fonologia: quella inglese è germanica ma con interferenza celtica, quindi la prospettiva ucronica sarebbe, al contrario, di una lingua romanza con interferenza (fonologica, anche se ancor di più lessicale e onomastica) celtica e germanica, ossia come il francese.

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Andrea aggiunge:

Tipo brithenig, ma più esteso? (Il brithenig è una lingua romanza costruita sulle modificazioni fonologiche del gallese, con alcune parole dall'inglese)

Ma la mutazione da aust a east, è dovuta all'influsso celtico? Comunque questa lingua romanza avrebbe le mutazioni consonantiche, tipo VmV à VfV ; VdV àVdhV o VthV ?

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Il grande *Bhrg'hówidhHô(n-) replica:

Non conoscevo il brithenig; sì, il paragone è molto calzante, con la differenza che il ruolo della fonologia germanica - per quanto di superstrato e non di sostrato - sarebbe forse un po' più forte che in brithenig (sarebbe appunto come in francese).

Il mutamento */au/ > /ēa/ ha come momento intermedio */æo/ ed è un corollario di */a/ > /æ/; sull'origine di quest'ultimo mutamento si discute interminabilmente: in effetti, tra tutte le lingue germaniche, è tipico dell'unica - l'inglese - che abbia avuto un sostrato celtico e un mutamento abbastanza simile si ritrova in francese e in altre lingue romanze a sostrato celtico. L'areale geolinguistico suggerisce quindi un'origine celtica, ma il problema è che invece le lingue celtiche sopravvissute non presentano alcuna traccia di un mutamento del genere.

Le lenizioni sono di fatto avvenute nelle lingue romanze a sostrato celtico e stavolta si tratta di fenomeni evidenti e pienamente sviluppati in tutte le lingue celtiche storiche (il problema in questo caso è che non sono perspicui in gallico e in generale in celtico antico). L'esito /θ/ (scritto <th>) è gaelico (e riflette una antica */t/ intervocalica), l'esito /d/ (scritto <d>) è britannico (e riflette anch'esso una antica */t/), l'esito /δ/ (scritto <dd>) è ugualmente britannico (e riflette invece, questo sì, un'antica */d/ intervocalica); in irlandese moderno <dh> indica anch'esso /δ/ (sempre da */d/ antica). Le lingue romanze a sostrato celtico tendono a coincidere col britannico (solo il fiorentino - senza nesso di causalità - è più simile al gaelico). La lenizione che manca nelle lingue romanze è invece quella della nasale intervocalica */m/.

Il britannico orientale non era significativamente diverso da quello occidentale, perché la divisione era per tribù (non è che quelle orientali costituissero un blocco e quelle occidentali un altro), casomai i Belgi (di Sud-Ovest) si differenziavano leggermente, ma ciò che è sopravvissuto storicamente (gallese e cornico-bretone, con l'aggiunta del cumbrico a Nord e dei relitti britannici nello Strathclyde in Scozia) mostra un britannico unitario nel trattamento dei dittonghi all'epoca dell'arrivo degli Anglosassoni e un mutamento di /au/ in /ea/ manca del tutto...

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Aggiungiamo il notevole contributo di Lord Wilmore:

Brut y Brenhinedd
("La Cronaca dei Re"), ovvero:
Successione ininterrotta dei Re celtici di Britannia

Bandiera del Regno di Britannia

Legenda: G. = secondo Goffredo di Monmouth; C.D. = secondo Cassio Dione; T. = secondo Tacito; HL = nella nostra Timeline

Dinastia di Brytt (troiana)
1) Brytt I (G. Bruto I, 1148-1125 a.C.), mitologico primo re dei Britanni. Secondo la leggenda era figlio di Enea Silvio, figlio dell'eroe troiano Enea. Costretto a lasciare il Lazio per aver commesso un omicidio, sbarcò in Britannia (Prydain), cui avrebbe dato il suo nome, e ne divenne primo sovrano
2) Logryn ap Brytt (G. Locrino, 1125-1105 a.C.), primogenito di Brytt I, da lui prese il nome il regno di Lloegyr (Loegria, antico nome della Britannia). Suo fratello Kamber diede nome al Galles (Cambria), l'altro fratello Albanath fondò il regno di Alba (in Scozia). Secondo la leggenda fu lui a far costruire il complesso megalitico di Carreg y Cewri ("Pietra dei Giganti", HL Stonehenge)
3) Gwendolen (1105-1090 a.C.), vedova di Logryn, governò durante la minore età del figlio Madan
4) Maddan ap Logryn (1090-1065 a.C.) figlio di Logryn e di Gwendolen. Tra i suoi figli Membyr e Malin scoppiò una guerra di successione, vinta dal primo
5) Membyr ap Maddan (G. Mempricio, 1065-1045 a.C.), primogenito di Maddan, è ricordato come un tiranno
6) Efrawg ap Membyr (G. Ebrauco, 1045-1005 a.C.), figlio di Membyr, fondò la città di Efrog (HL Eburacum, cioè York)
7) Brytt II Tarian Werdd ap Efrawg (G. Bruto II Scudoverde, 1005-993 a.C.), primogenito di Efrawg
8) Lŷl (G. Leil, 993-968 a.C.), figlio di Bruto II, fondò e pose la sua capitale a Caerlŷl ("Città di Lŷl", HL Carlisle)
9) Run Baladr Bras ap Lŷl (G. Rud Hud Hudibras, 968-929 a.C.), figlio di Leil, fondò Kaerreint (HL Canterbury)
10) Blaiddyd I ap Run Baladr Bras (G. Bladud, 929-909 a.C.), figlio di Run Baladr Bras
11) Lŷr ap Blaiddyd (G. Leir, 909-855 a.C.), figlio di Blaiddyd (il Re Lear di Shakespeare), accolse per primo alla sua corte i mercanti Fenici che giungevano in Britannia per rifornirsi di stagno, da smerciare nel Mediterraneo
12-13) Maglawr (G. Maglauro), re di Alba, e Henwin (G. Envino), re di Cornovaglia, entrambi generi di Lŷr, in diarchia (855-852 a.C.)
14) Lŷr ap Blaiddyd (852-849 a.C.), restaurato sul trono
15) Creiddylad ferch Lŷr (G. Cordelia 849-844 a.C.), figlia di Lŷr
16) Margan I ap Maglawr (844-842 a.C.), figlio di Maglawr di Alba

Prima dinastia di Cernyw (Cornovaglia)
17) Cunedda ap Henwin (G. Cunedagio, 844-811 a.C.), figlio di Henwin di Cornovaglia, sconfisse Margan in una sanguinosa guerra civile
18) Rhiwallon ap Cunedda (G. Rivallo, 811-765 a.C.), figlio di Cunedda
19) Gwrwst ap Rhiwallon (G. Gurgustio, 765-681 a.C.), figlio di Rhiwallon
20) Seysill I ap Gwrwst (G. Sisillio I, 681-632 a.C.), figlio di Gwrwst
21) Iago I ap Seysill (632-604 a.C.), figlio di Seysill I
22) Cynfarch I (G. Kimarco, 604-550 a.C.), nipote di Iago
23) Goronwy I (G. Gordobuco, 550-487 a.C.), nipote di Cynfarch, si scontrò in battaglia con il Re Supremo d'Irlanda Cobthach Cóel Breg

Guerra civile dei cinque re
24) Ferwdd ap Goronwy (G. Ferrex, 487 a.C.), figlio di Goronwy
25) Porreg ap Goronwy (G. Porrex, 487-482 a.C.), fratello di Ferrex
26) Penwr (G. Pinor, 482-454 a.C.), re di Loegria
27) Rudawg (G. Rudauco, 454-439 a.C.), re di Cambria
28) Stater (G. Staterio, 439-434 a.C.), re di Alba

Seconda dinastia di Cernyw (Cornovaglia)
29) Clwten I (G. Cloten, 434-424 a.C.), re di Cornovaglia
30) Dyfnwal Moelmud ap Cloten (G. Dunvallo Molmuzio, 424-394 a.C.), figlio di Clwten I, promulgò un codice di leggi che restò valido fino al Medioevo
31-32) Felyn ap Dyfnwal Moelmud (G. Belino, 394-372 a.C.), primogenito di Dyfnwal Moelmud, e il secondogenito Brenn (394-389 a.C.) si spartirono il regno: il primo governò sulla metà della Britannia a sud dell'Humber, il secondo su quella a nord dell'Humber
33) Gwrgant Farfdrwch ap Felyn (G. Gurguint Barbtruc, 372-353 a.C.), figlio di Felyn
34) Gwintelyn ap Gwrgant Farfdrwch (G. Guitelino, 353-327 a.C.), figlio di Gwrgant Farfdrwch, accolse presso la propria corte il navigatore greco Pitea di Marsiglia
35) Branwen (G. Marcia, 327-322 a.C.), personaggio del "Mabinogion", moglie di Gwintelyn, reggente per il figlio Saesyllt, ebbe relazioni diplomatiche con Alessandro Magno
36) Seysill II ap Gwintelyn (G. Sisillio II, 327-312 a.C.), figlio di Gwintelyn e di Marcia, combattè una serie di guerre contro i Galli del continente
37) Cynfarch II ap Seysill (G. Kinario, 312-309 a.C.), figlio di Seysill II
38) Daned ap Seysill (G. Danio, 309-299 a.C.), fratello di Cynfarch II
39) Morydd ap Daned (G. Morvindo, 299-290 a.C.), figlio illegittimo di Daned
40) Gorviniaw I ap Morydd (G. Gorboniano I, 290-280 a.C.), figlio di Morydd
41) Arthal ap Morydd (G. Archigallo, 280-279 a.C.), fratello di Gorviniaw I
42) Elidyr ap Morydd (G. Eliduro, 279-276 a.C.), fratello di Gorviniaw I e di Arthal
43) Arthal ap Morydd (276-266 a.C.), restaurato sul trono
44) Elidyr ap Morydd (266-265 a.C.), restaurato sul trono
45) Owain I ap Morydd (G. Ingenio, 265-258 a.C.), fratello di Elidyr
46) Peredwr I ap Morydd (G. Periduro, 265-256 a.C.), fratello di Owain I
47) Elidyr ap Morydd (256-252 a.C.), restaurato sul trono per la terza volta
48) Gorviniaw II ap Gorviniaw (G. Gorboniano II, 252-242 a.C.), figlio di Gorviniaw I
49) Margan II ap Arthal (242-228 a.C.), figlio di Arthal
50) Einion ap Arthal (G. Enniauno, 228-221 a.C.), fratello di Margan II, è ricordato come un tiranno
51) Idwal I ap Owain (G. Idvallo, 221-201 a.C.), figlio di Ingenio, cugino di Einion
52) Rhun I ap Peredwr (G. Runo, 201-185 a.C.), figlio di Peredwr I, cugino di Idwal
53) Geraint ap Elidyr (G. Gerunzio, 185-165 a.C.), figlio di Elidyr, cugino di Rhun
54) Kadell ap Geraint (G. Catello, 165-155 a.C.), figlio di Geraint
55) Maelon ap Kadell (G. Millo, 155-145 a.C.), figlio di Kadell
56) Porreg II ap Kadell (G. Porrex II, 145-140 a.C.), fratello di Maelon
57) Cherin ap Kadell (140-139 a.C.), fratello di Porrex II
58) Eurig I ap Maelon (G. Fulgenzio, 139-138 a.C.), figlio di Maelon
59) Elded I ap Maelon (G. Edado, 138-137 a.C.), fratello di Eurig I
60) Gwydraer ap Maelon (G. Androgeo, 137-136 a.C.), fratello di Eurig e di Elded, fu il primo ad avere relazioni diplomatiche con la Repubblica Romana
61) Urien ap Maelon (G. Uriano, 136-133 a.C.), figlio illegittimo di Maelon

Brytt I, discendente di Enea di Troia, sbarca in Britannia con la sua gente (creata con BING)

Sovrani eletti dall'esercito
62) Eliwdd (G. Eliud, 133-128 a.C.)
63) Clydog (G. Cledauco, 128-123 a.C.)
64) Clwten II (G. Cloten II, 123-121 a.C.)
65) Gorwst (G. Gurginzio, 121-118 a.C.)
66) Mairiawn (G. Meriano, 118-116 a.C.)
67) Blaiddyd II (G. Bledudo, 116-114 a.C.)
68) Caff (G. Capeno, 114-111 a.C.)
69) Owin (G. Oeno, 111-109 a.C.)
70) Seysill III (G. Sisillio III, 109-107 a.C.)
71) Blegywyrd (G. Beldgabedro, 107-97 a.C.), fu un valente suonatore di arpa
72) Arthmael (G. Archimalo, 97-95 a.C.), fratello di Blegywyrd
73) Eidol (G. Eldolo, 95-91 a.C.)
74) Redon (G. Rodiano, 91-89 a.C.)
75) Rhydderch (G. Redargio, 89-86 a.C.)
76) Sawyl Penuchel (G. Samulio l'Arrogante, 86-81 a.C.), ebbe relazioni diplomatiche con Lucio Cornelio Silla
77-78) Pwyll (G. Pir, 81-79 a.C.), signore del Dyfed, insieme con suo figlio Pryderi, entrambi tra i protagonisti del "Mabinogion"

Dinastia di Capwyr
79) Capwyr (G. Capoir, 79-77 a.C.), sosteneva di discendere in linea femminile da Maelon ap Kadell
80) Llefelys ap Capwyr (G. Digueillo, 77-73 a.C.), figlio di Capwyr e altro personaggio del "Mabinogion"
81) Beli Mawr ap Capwyr (73-72 a.C.), fratello di Llefelys
82) Lludd  Llaw Eraint ap Capwyr (72-61 a.C.), fratello di Llefelys e di Beli Mawr, fondò Caerlud ("Città di Lludd"), poi divenuta Londinium (HL Londra)
83) Caswallawn ap Beli (G. Cassivellauno, 61-48 a.C.), figlio di Beli Mawr, combattè contro Giulio Cesare, sbarcato iin Britannia
84) Tenewan ap Lludd (G. Tasciovano, 48 a.C.–1 d.C.), figlio di Lludd, secondo la leggenda avvistò in cielo la stella che annunziava la nascita del Messia
85) Cynfelyn ap Tenewan (G. Cunobelino, 1–40 d.C.), figlio di Tenewan, il Cymbeline di Shakespeare, fondò la nuova capitale Caer Colun (HL Colchester), ma dovette affrontare l'invasione romana
86) Gwydyr I ap Cynfelyn (C.D. Togodumno, G. Guiderio, 40–43), figlio di Cynfelyn, fu ucciso dai Romani nella Battaglia del Tamigi
87) Caradog I ap Cynfelyn (C.D. Carataco, G. Arvirago, 43–51), fratello di Gwydyr I, fu catturato dai Romani ma graziato dall'imperatore Claudio
88) Buddug (T. Boudicca, 51-61), regina degli Iceni, fu sconfitta dal proconsole romano Gaio Svetonio Paolino, e si avvelenò
89) Lug Barf Efydd (HL Lucio Domizio Nerone, 61-64), detto "Barba di Bronzo", fu il primo imperatore romano ad assumere anche il titolo di sovrano di Britannia
90-91) Fenuz (HL Venuzio) e la sua sposa Cartimandwa (64-69), sovrani dei Briganti, furono sconfitti da Quinto Petillio Ceriale, governatore della Britannia Romana, e il titolo di Re di Britannia passò agli imperatori romani per 170 anni

Dinastia Flavia
92) Titws I (HL Vespasiano, 69-79)
93) Titws II ap Titws (HL Tito, 79-81), figlio di Titws I
94) Calgog (T. Calgaco, 81-84), re dei Caledoni, ribellatosi ai Romani e proclamatosi sovrano di Britannia, fu sconfitto da Gneo Giulio Agricola, suocero dello scrittore latino Tacito, nella Battaglia del Monte Graupio, località oggi ignota. Ai suoi tempi visse il leggendario bardo caledone Ossian
95) Titws III ap Titws (HL Domiziano I, 84-94), fratello di Titws II. Sotto di lui il Re d'Irlanda Tuathal Teachtmhar tentò inutilmente di sottrarre la Britannia ai Romani e di proclamarsene re

Sovrani adottati dai predecessori
96) Nerfan (HL Nerva, 96-98)
97) Tryan ap Nerfan (HL Traiano, 98-117)
98) Adrwyn ap Tryan (HL Adriano, 117-138), fece costruire il Mur Adrwyn (Vallo di Adriano) per difendere la Britannia dalle incursioni di Pitti e Scoti
99) Antwyn Dduwiol ap Adrwyn (HL Antonino Pio, 138-161). Sotto di lui il Re d'Irlanda Conn Cétchathach (Conn delle Cento Battaglie), nipote di Tuathal Teachtmhar, tentò di nuovo invano di invadere la Britannia
100-101) March Aurliw I ap Antwyn (HL Marco Aurelio I, 161-180) con il fratello adottivo Gwirlew ap Antwyn (HL Lucio Vero, 161-169)
102) Cymod ap March Aurliw (HL Commodo, 180-192), figlio di March Aurliw I
103) Elvyn Cadarn (HL Elvio Pertinace, 192-193)
104) Iolo I (HL Didio Giuliano, 193)

Dinastia Severa
105) Seithfed I (HL Settimio Severo, 193-211), morì a Efrog (HL York) durante le sue campagne contro i Caledoni
106-107) Seithfed II ap Seithfed (HL Lucio Settimio Bassiano detto Caracalla, 211-217) con Seithfed III ap Seithfed (HL Publio Settimio Geta, 211), figli di Seithfed I
108) Merfyn I (HL Macrino, 217-218), prefetto del pretorio di Seithfed II
109) Chwechfael (HL Sesto Vario Avito Bassiano detto Eliogabalo, 218-222), pronipote di Seithfed I
110) Alecsandwr (HL Alessandro Severo, 222-235), cugino di Chwechfael

Sovrani eletti dall'esercito
111) Macsen I Draciadrwydd (HL Massimino il Trace, 235-238)
112) Gwydyr II (HL Gordiano I, 238)
113) Gwydyr III ap Gwydyr (HL Gordiano II, 238), figlio di Gwydyr I
114) Gwydyr IV (HL Gordiano III, 238-244), figlio di una sorella di Gwydyr II
115) Carferw (HL Filippo l'Arabo, 244-249)
116) Deciw (HL Decio, 249-251)
117-118) Trebwn (HL Treboniano Gallo) con suo figlio Hywel I (HL Volusiano, 251-253)
119-120) Cadwallon I (HL Valeriano) con suo figlio Cynan I (HL Gallieno, 253-260)

Moneta coniata dal Re di Britannia Coel Hen (creata con BING)

Moneta coniata dal Re di Britannia Coel Hen (creata con BING)

Sovrani delle Gallie
121) Ôlfab (HL Postumo, 260-268)
122) Llywelyn I (HL Lolliano, 268)
123) March Aurliw II (HL Marco Aurelio II, 268)
124) Buddugwr (HL Vittorino, 268-271)
125) Titws IV (HL Domiziano II, 271)
126-127) Tethryg I (HL Tetrico I, 271-274) con suo figlio Tethryg II (HL Tetrico II, 273-274)
128) Lwcus (HL Faustino, 274)

Sovrani eletti dall'esercito
129) Eurig II (HL Aureliano, 274-275)
130) Heddwyn (HL Tacito, 275-276)
131) Peredwr II (HL Probo, 276-282)
132) Caradog II (HL Caro, 282-283)
133-134) Caradog III (HL Carino, 283-285), con suo fratello Niweryan (HL Numeriano, 283-285), figli di Caradog II
135) Carawn (HL Carausio, 285–293), avventuriero britanno romanizzato, si proclamò Re di Britannia
136) Eleth (HL Allecto, 293–296)
137) Asclefiad (HL Asclepiodoto, 296-305)
138) Coel Hen (305-313), detto "il Vecchio", primo re britanno dai tempi di Fenuz

Prima dinastia costantiniana
139) Cystennin I Mawr ap Cystens (HL Costantino I il Grande, 313-337), già comandante delle legioni romane in Britannia
140) Cystennin II ap Cystennin (HL Costantino II, 337-340), figlio di Cystennin I
141) Cystens I ap Cystennin (HL Costanzo, 340-361), fratello di Cystennin II
142) Iolo II ap Cystens (HL Flavio Giuliano, 361-363), figlio del fratellastro di Cystennin I
143) Iowan (HL Gioviano, 363-364), eletto dall'esercito dopo la morte di Iolo II

Dinastia valentiniana
144) Falentinian I ap Graswyn (HL Valentiniano I, 364-375), figlio di un ufficiale di Cystennin I il Grande
145) Graswyn ap Falentinian (HL Graziano, 375-383), figlio di Falentinian I

Sovrano eletto dall'esercito
146) Macsen II Wledig (HL Magno Massimo, 383-388), già comandante delle legioni romane in Britannia, tentò di usurpare il trono imperiale ma fu sconfitto e ucciso

Dinastia valentiniana
147) Falentinian II ap Falentinian (HL Valentiniano II, 388-392), fratello di Graswyn
148) Teodws ap Teodws (HL Teodosio, 392-395), figlio del governatore romano della Britannia
149) Honwr ap Teodws (HL Onorio, 395-407), inetto figlio di Teodws, ultimo imperatore romano a portare il titolo di Re di Britannia

Seconda dinastia costantiniana
150) Cystennin III (G. Costantino III, 407-411), morì tentando di usurpare il trono imperiale di Honwr
151) Cystens II ap Cystennin (G. Costante, 411-425), figlio di Cystennin III, regnò al tempo dello sfacelo dell'Impero Romano d'Occidente
152) Gwrtheyrn (G. Vortigern, 425-466), usurpatore, assassinò Cystens II, si comportò come un crudele tiranno e chiamò i Sassoni in Britannia, ma fu sconfitto e ucciso dai figli del predecessore
153) Emrys Wledig ap Cystens (G. Ambrosio Aureliano, 466-480), nipote di Cystennyn III, sconfisse gli invasori Sassoni nella Battaglia del Monte Badon, ma in essa trovò la morte
154) Uthyr Pendraeg ap Cystens (G. Uter Pendragon, 480-496), fratello di Emrys Wledig
155) Artwyr ap Uthyr (G. Artù, 496-537), figlio di Uthyr Pendraeg e di Eigyr (G. Igerna), a sua volta figlia del re gallese Amlawdd Wledig. Cacciò definitivamente i Sassoni dalla Britannia. La sua figura mitizzata divenne protagonista del Ciclo Britanno, caposaldo della letteratura medioevale

Dinastia di Cunedda
156) Maelgwn I ap Cadwallon (G. Malgone, 537-549), pronipote del re del Gwynedd Cunedda ap Edern, uno dei generali di Ambrosio Aureliano, secondo la tradizione fu uno dei leggendari Cavalieri della Tavola Rotonda con il nome di Lancillotto del Lago. Affermava di discendere dalla Dinastia di Brytt I
157) Rhun II Hir ap Maelgwn (549-580), detto "l'Alto", figlio di Maelgwn I, identificato dalla tradizione con il personaggio di Parsifal, alla sua corte operò il bardo Taliesin. Secondo la tradizione, egli fece costruire la grande abbazia di Ynys Wydrin (HL Glastonbury) per custodirvi il mitico Sacro Graal
158) Beli ap Rhun (580-599), figlio di Run II, alla sua corte operò il grande poeta epico Aneirin ap Dwywei
159) Iago II ap Beli (599-613), figlio di Beli
160) Cadfan ap Iago (G. Cadvan, 613-625), figlio di Iago II
161) Cadwallon II ap Cadfan (G. Cadvallo, 625-634), figlio di Cadfan
162) Cadafael Cadomedd ap Cynfeddw (634-655), detto "l'Evitabattaglie", usurpatore
163) Cadwaladr Fendigaid ap Cadwallon (G. Cadvallader, 655-682), detto "il Benedetto", figlio di Cadwallon II
164) Idwal II Iwrch ap Cadwaladr (682-720), detto "il Capriolo", figlio di Cadwaladr, alla sua corte operò il grande erudito San Baeda yr Hybarch (San Beda il Venerabile)
165) Rhodri I Molwynog ap Idwal (720-754), detto "il Calvo", figlio di Idwal II
166) Caradog IV ap Meirion (754-798), lontano cugino di Rhodri I
167) Cynan II Dindaethwy ap Rhodri (798-816), figlio di Rhodri I, instaurò relazioni diplomatiche con Carlo Magno
168) Hywel II ap Rhodri (814-825), fratellastro di Cynan II
169) Merfyn II Frych ap Gwriad (825-844), detto "il Lentigginoso", figlio di Esyllt, figlia di Cynan II. Dietro sua richiesta lo storico gallese Nynniaw (Nennio) scrisse la "Historia Brittonum" in lingua latina
170) Rhodri II Mawr ap Merfyn (844-878), detto "il Grande", figlio di Merfyn II, sconfisse e uccise in battaglia Gorm, re dei Danesi invasori, e fece alleanza con Carlo il Calvo. Tradusse in lingua britanna molti classici in lingua latina

Il Re di Britannia Rhodri II il Grande (creata con deepai.org)

Il Re di Britannia Rhodri II il Grande (creata con deepai.org)

Dinastia di Aberffraw
171) Anarawd ap Rhodri (878-916), figlio di Rhodri II
172) Idwal III Foel ap Anarawd (916-942), detto "il Calvo", figlio di Anarawd

Dinastia di Cunedda
173) Hywel III Dda ap Cadell (942-950), detto "il Buono", figlio di Cadell, figlio cadetto di Rhodri II, autore di un codice di leggi

Dinastia di Aberffraw
174-175) Iago III ap Idwal (950-979) con il fratello Ieuaf ap Idwal (950-969), figli di Idwal III
176) Hywel IV ap Ieuaf (974-985), figlio di Ieuaf
177) Cadwallon III ap Ieuaf (985-986), fratello di Hywel IV

Dinastia di Cunedda
178) Maredudd I ap Owain (986-999), nipote di Hywel III Dda

Dinastia di Aberffraw
179) Cynan III ap Hywel (999-1005), figlio di Hywel IV
180) Aeddan ap Blegywryd (1005-1018), usurpatore

Dinastia di Mathrafal
181) Llywelyn II ap Seysill (1018-1023), lontano discendente di Rhodri II

Dinastia di Aberffraw
182) Iago IV ap Idwal ap Meurig (1023-1039), pronipote di Idwal III Foel

Dinastia di Mathrafal
183) Gruffydd I ap Llywelyn (1039-1063), figlio di Llywelyn II, ospitò i figli del Re di Caledonia Donnchad I Mac Crínáin (Duncan) durante il regno dell'usurpatore Mac Bethad mac Findlaích (il Macbeth di Shakespeare), che aveva assassinato il loro padre per salire al trono. Alla sua corte operò il vescovo e poeta Rhygyfarch
184) Bleddyn ap Cynfyn (1063-1075), figlio di Angharad, figlia di Maredudd I, respinse il tentativo del normanno Guglielmo il Bastardo si impossessarsi del trono britanno
185) Trahaearn ap Caradog (1075-1081), cugino di Bleddyn

Dinastia di Aberffraw
186) Gruffydd II ap Cynan (1081-1137), figlo di Cynan, figlio di Iago IV, partecipò alla Prima Crociata. Durante la sua assenza la sposa Angaharad ferch Owain fu reggente di Britannia per conto suo
187) Owain II Fawr ap Grufydd (1137-1170), detto "il Grande", figlio di Grufydd II, sposò Eleonora d'Aquitania, erede della casata di Poitiers
188) Hywel V ap Owain (1170), figlio di Owain II e di Eleonora d'Aquitania
189-191) Maelgwn II ap Owain (1170-1173) con Dafydd I ap Owain (1170-1195) e Rhodri III ap Owain (1170-1190), fratelli di Hywel V. Dafydd I, detto Lewgalon ("Cuor di Leone"), partecipò alla Terza Crociata coprendosi di gloria
192) Llywelyn III Fawr ap Iorwerth (1195-1240), detto "il Grande",  invase l'Irlanda e unificò le corone di Irlanda e di Britannia
193) Dafydd II ap Llywelyn (1240-1246), figlio di Llywelyn III, secondo la tradizione morì assassinato da un feudatario cui aveva violentato la moglie
194-195) Llywelyn IV ap Grufydd (1246-1282), figlio di Gruffydd, fratellastro di Dafydd II, con suo fratello Owain III Goch ap Gruffydd (1246-1255), detto "il Rosso". Llywelyn IV fu costretto dai suoi feudatari a concedere la "Siarter Fawr Rhyddid" (in latino "Magna Charta Libertatum"), considerata uno dei primi esempi di Costituzione moderna. In Britannia ha fine di fatto la monarchia di diritto divino
196) Dafydd III ap Gruffydd (1282-1283), fratellastro di Llywelyn IV, fu sconfitto e ucciso nella Battaglia di Pont Oregon dal suo rivale Tudur Hen, che inaugurò una nuova dinastia

Dinastia di Penmynydd
197) Tudur I Hen (1283-1311), detto "il Vecchio", figlio di Goronwy ab Ednyfed († 1268), siniscalco di Llywelyn IV ap Gruffudd, approfittando dell'impopolarità crescente della Dinastia di Aberffraw gli si rivoltò contro, lo sconfisse e lo uccise
198) Goronwy II ap Tudur (1311-1331), figlio di Tudur I, sposò Isabella di Francia, figlia del Re di Francia Filippo IV il Bello
199) Tudur II ap Goronwy (1331-1367), figlio di Goronwy II, dovette subire l'invasione della Britannia da parte del Re di Francia Filippo VI di Valois, che decise di consolidare il suo trono (egli fu l'iniziatore di una nuova dinastia) con una grande conquista militare, e diede inizio alla Guerra dei Cento Anni, Alla sua corte operò il grande poeta Dafydd ap Gwilym, che ne cantò le gesta in battaglia
200) Maredudd II ap Tudur (1367-1406), figlio di Tudur II, subì una serie di cocenti scacchi da parte dei Francesi, che arrivarono ad occupare Londra
201) Owain IV ap Maredudd (HL Owen Tudor, 1406-1461), figlio di Maredudd II, dopo alterne vicende nel 1453 riuscì a scacciare definitivamente i francesi dalla Britannia
202) Eamon III ap Owain (HL Edmondo Tudor, 1461-1485), figlio di Owain IV, subì la ribellione di Owain Glyndŵr, che tentò di usurparne il trono. Tale rrivolta passò alla storia come la "Guerra dei Due Draghi", per via degli animali mitologici posti sugli stemmi dei due contendenti, e si concluse con la vittoria di Eamon III
203) Eurig III ap Eamon (HL Enrico VII Tudor, 1485-1509), figlio di Eamon III, dopo l'impresa di Cristoforo Colombo incaricò i navigatori veneziani Giovanni e Sebastiano Caboto di cercare una rotta settentrionale per le Indie, ed essi scoprirono la Nuova Britannia (HL Nuova Francia, il nostro Canada)
204) Eurig IV ap Eurig (HL Enrico VIII Tudor, 1509-1547), detto "il Difensore della Fede", figlio di Eurig III
205) Elded II ap Eurig (HL Edoardo VI Tudor, 1547-1553), figlio di Eurig IV, morì fanciullo e senza eredi
206) Mair I ferch Eurig (HL Maria I Tudor, 1553-1558), sorellastra di Elded II, sposò Antonio di Borbone-Vendôme e tentò di convertire la Britannia al Calvinismo, ma morì prematuramente
207) Eluned ferch Eurig (HL Elisabetta I Tudor, 1558-1603), sorellastra di Elded II e di Mayr I, fece ritornare la Britannia al Cattolicesimo. Sconfisse la Francia e la Spagna e avviò una politica coloniale in America, fondando la Nuova Britannia. Non si sposò mai e non lasciò eredi diretti

Dinastia di Stiùbhart (Caledone)
208) Iago V ap Eurig (HL Giacomo I Stuart, 1603-1625), lontano discendente di Marged ferch Eamon, sorella di Eurig III, essendo Re di Caledonia riunificò nelle sue mani i tre regni di Britannia, Caledonia e Irlanda
209) Siarl I ap Iago (HL Carlo I Stuart, 1625-1649), figlio di Iago V, fu l'ultimo campione in Britannia dell'assolutismo regio
Gweriniaeth Brydeinig (Repubblica Britanna, 1649-1660), insurrezione contro l'assolutismo regio condotta dai Puritani, un movimento di integralisti cattolici. Il sovrano assolutista Siarl I fu sconfitto, imprigionato e decapitato. Durante questo periodo di lotte intestine, la Francia di Luigi XIV ne approfittò per occupare la Piccola Bretagna, fin qui possedimento britanno, e per lanciare un ampio programma di colonizzazione nelle Americhe, in Africa e in India
210) Siarl II ap Siarl (HL Carlo II Stuart, 1660-1685), figlio di Siarl I, impose a tutti i Britanni di scegliersi un cognome
211) Iago VI ap Siarl (HL Giacomo II Stuart, 1685-1688), figlio di Siarl II, si convertì al Calvinismo insieme alla sua famiglia e per questo fu rovesciato dalla "Chwyldro Gogoneddus" ("Gloriosa Rivoluzione"), che restaurò il Cattolicesimo. Iago VI andò in esilio in Danimarca, dove morì il 16 settembre 1701

Bandiera del Regno Unito di Prydain, Cymru, Alba ed Eire

Dinastia di Gwerclas
212-213) Idwal IV Huw ap Hywel (HL John Hughes, 11 dicembre 1688-2 luglio 1694) con sua moglie Mair II ferch Iago. Idwal IV, discendente in linea maschile del terzogenito di Rhodri II il Grande, capeggiò la "Chwyldro Gogoneddus" che depose Iago VI. Avendo sposato Mair, figlia cattolica di Iago VI ap Siarl, fu eletto nuovo sovrano insieme a lei
214) Dafydd IV Huw ap Idwal (HL Daniel Hughes, 2 luglio 1694-14 agosto 1754), figlio di Idwal IV e di Mair II, sotto il suo lungo regno ebbe inizio, in Francia e poi in Britannia stessa, la Rivoluzione Industriale
215) Idwal V Huw ap Dafydd (HL John Hughes, 14 agosto 1754-22 aprile 1784), figlio di Dafydd IV, durante il suo regno la Britannia incassò una dura sconfitta dalla Francia nella Guerra dei Sette Anni, perse quasi tutte le colonie e il Regno di Francia costruì un impero coloniale di dimensioni mondiali, anche se fu costretta a concedere l'indipendenza agli États-Unis d'Amérique (nella guerra d'indipendenza americana combatterono molti volontari britanni)
216) Llywelyn V Huw ap Idwal (HL William Hughes, 22 aprile 1784-18 gennaio 1836), figlio di Idwal V, durante il suo regno la Rivoluzione Francese pose fine alla monarchia assoluta in Francia e la sostituì con una monarchia costituzionale sotto la nuova dinastia degli Orléans
217) Llywelyn VI Huw ap Llywelyn (HL William Hughes, 18 gennaio 1836-11 luglio 1871), figlio di Llywelyn V, sotto il suo regno la Britannia divenne una delle più ricche e potenti nazioni d'Europa e fondò numerose colonie in Africa e nel Pacifico
218) Llywelyn VII Huw ap Llywelyn (HL William O'Farrell Hughes, 11 luglio 1871-abdicò il 12 aprile 1908), figlio di Llywelyn VI, si disinteressò degli affari di stato preferendo occuparsi di pratiche religiose, non ebbe figli e fu deposto dal Parlamento perchè malato di demenza senile

Dinastia di Dwyfor
219) Dafydd V Llwyd ap Llywelyn (HL David Lloyd George, 12 aprile 1908-abdicò il 11 dicembre 1936), primo ministro di Llywelyn VII, fu da questi adottato come figlio onde evitare l'ascesa al trono di un parente molto remoto. Alleatasi con la Francia (Entente Cordiale), la Britannia sconfisse la Prussia nella Grande Guerra, ma dovette concedere l'indipendenza all'Irlanda. Fu costretto ad abdicare per via delle sue simpatie nei confronti di Hitler, con la scusa che intendeva sposare la regista tedesca Leni Riefenstahl, nazista fervente e di 39 anni più giovane
220) Rhodri IV Llwyd ap Dafydd (HL Richard Lloyd George, 11 dicembre 1936-1° maggio 1968), figlio di Dafydd V, dovette affrontare il tentativo di invasione della Britannia da parte della Prussia di Adolf Hitler. Sotto il suo regno iniziò la dissoluzione degli imperi coloniali, la Britannia si dotò dell'arma atomica e fu tra i paesi fondatori della CEE
221) Owain V Llwyd ap Rhodri (HL Owen Lloyd George, 1° maggio 1968-29 luglio 2010), figlio di Rhodri IV, resse il paese durante la caduta dei regimi comunisti e la rivoluzione di Internet
222) Dafydd VI Llwyd ap Owain (HL David Lloyd George, nato il 22 gennaio 1951, 29 luglio 2010-regnante), figlio di Owain V. Nel 2016 la Caledonia riottenne l'indipendenza, anche se formalmente egli conservò il titolo di Re dei Caledoni. L'erede al trono è suo figlio Llywelyn (VIII) Llwyd ap Dafydd (HL William Lloyd George, nato il 16 maggio 1986)

Nome ufficiale: Teyrnas Unedig Prydain a Cymru (Regno Unito di Britannia e Galles)
Capitale: Llundain (Londra, 8.799.800 ab.)
Altre Città: Efrog (York, 1.141.816 ab.), Loidis (Leeds, 793.139 ab.), Manceinion (Manchester, 573.940 ab.), Caerdydd (Cardiff, 539.413 ab.), Lerpwul (Liverpool, 503.421 ab.), Caerodor (Bristol, 472.500 ab.), Abertawe (Swansea, 385.376 ab.), Caerlŷl (Carlisle, 361.469 ab.), Truru (Truro, 357.394 ab.), Tigguo Cobauc (Nottingham, 331.297 ab.), Caerleon (Newport, 288.201 ab.), Castellnewydd (Newcastle, 268.064 ab.), Tintagel (Trevena, 218.705 ab.)
Fondazione: 1° ottobre 2014, dopo la proclamazione dell'indipendenza della Caledonia il 30 settembre in seguito al referendum del 18 settembre. Il Deddf Uno (Atto di Unione) tra Britannia, Caledonia e Irlanda risaliva al 1° agosto 1800
Forma di Governo: Monarchia costituzionale; il parlamento o Senedd (Senato) di 650 membri è eletto a suffragio universale ogni cinque anni (vota chi ha più di 18 anni); il Parlamento elegge il Primo Ministro e vota la fiducia al Governo. La Tŷ'r Arglwyddi (Camera dei Nobili), oggi formata da 782 membri per diritto ereditario, un tempo era il ramo principale del Parlamento, ma dal 1832 ha funzioni meramente rappresentative
Suddivisioni amministrative: 70 siroedd (contee), di cui 48 in Prydain e 22 nel Cymru, più l'isola di Manaw (Man)
Territori d'oltremare: Ynys y Llysywen (Anguilla), Ynysoedd Gwyryf Prydeinig (Isole Vergini Britanne), Ynysoedd Ceiman (Isole Cayman), Ynys Bermwda (Bermuda), Ynysoedd Pitcàrn (Isole Pitcairn), Ynys Angerdd (Clipperton), Ynysoedd Clywed a Ddwfnawl (Isole Heard e MacDonald), Ynysoedd Erch y De (Isole Orcadi Australi), Yr Antarctig Prydeinig (Antartide Britanna), ultimi resti dell'impero coloniale britanno
Sovrano: Dafydd VI Llwyd ap Owain, nato il 22 gennaio 1951, in carica dal 29 luglio 2010
Partiti rappresentati nel Senedd: Plaid Annibyniaeth y Deyrnas Unedig (Partito per l'Indipendenza del Regno Unito, estrema destra, 8,1%), Y Blaid Geidwadol (Partito Conservatore, destra, 23,7%), Plaid y Democratiaid Rhyddfrydol (Partito Liberaldemocratico, centrodestra, 12,2%), Y Blaid Lafur (Partito Laburista, centrosinistra, 33,7%), Plaid Werdd (Partito Verde, sinistra, 6,7%), Plaid Gomiwnyddol (Partito Comunista, estrema sinistra, 4,6%), Plaid Cymru (Partito del Galles, nazionalisti gallesi, 3,5%), altri (7,5%)
Primo Ministro: Rhun ap Iorwerth (Y Blaid Lafur), nato il 27 agosto 1972, in carica dal 5 luglio 2024
Presidente del Parlamento: Elin ferch Idwal (Plaid y Democratiaid Rhyddfrydol), nata il 1° settembre 1966, in carica dal 4 novembre 2019
Ingresso nell'ONU: 24 ottobre 1945 (membro fondatore)
Ingresso nell'UE: 25 marzo 1957 (membro fondatore della CEE)
Superficie: 151.058 kmq
Sviluppo costiero: 15.129 km
Percentuale delle acque: 1,3%
Abitanti: 52.297.676 al 1° gennaio 2021
Densità: 346,2 abitanti per kmq
Tasso di crescita della popolazione: 0,53% (2025)
Speranza di vita media: 81,4 anni (maschi: 79,8 anni; femmine: 83,0 anni)
Tasso di urbanizzazione: 94%
Tasso di alfabetizzazione: 99,7%
Obbligo scolastico: 18 anni
Lingue ufficiali: Britanno, Gallese, Cornico
Religioni: Cattolicesimo (59%), Protestantesimo (5%), altre confessioni cristiane (2%), Islam (4%), non religiosi (26%), altre (4%)
Pena di morte: non in vigore
Esercito: Lluoedd Arfog y Goron ("Forze Armate della Corona"), 195.900 effettivi, 191.300 riservisti effettivi, 42.300 riservisti volontari; la coscrizione è su base volontaria. Il Regno Unito ha un arsenale di 200 bombe atomiche (il primo test nucleare fu effettuato nel 1952), ma ha firmato il Trattato di Non Proliferazione Nucleare
Ingresso nella NATO: 4 aprile 1949 (membro fondatore)
Moneta: Euro, dal 1° gennaio 1999. In precedenza era usata la gini (ghinea)
PIL: 2.475.000 milioni di € al 1° gennaio 2025
PIL pro capite: 47.325,24 €/ab. al 1° gennaio 2025
Tasso di Crescita Economica: 1,3% al 1° gennaio 2025
Consumo energetico totale: 1,860 TWh nel 2021
Consumo energetico pro capite: 35,6 KWh/ab. nel 2021
Fonti energetiche principali: gas naturale (28%), eolico (26%), biomasse (13%), nucleare (13%), petrolio (10%), solare (4%), altre fonti di energia (6%). Il Regno Unito ha annunciato che ridurrà le proprie emissioni di gas serra di almeno l'81% entro il 2035 rispetto ai livelli del 1990
Reattori nucleari: 12 funzionanti, 3 in costruzione, 4 pianificati, 6 proposti
Adesione al CERN: 29 settembre 1954 (membro fondatore)
Agenzia Spaziale: Asiantaeth Ofod y Deyrnas Unedig (Agenzia Spaziale del Regno Unito), fondata il 1° aprile 1970. Il Regno Unito è membro fondatore dell'ESA
Festa Nazionale: 1° marzo, "Dydd Gŵyl Dewi" ("Giorno di San Davide", patrono di Cymru); 23 aprile, "Dydd San Siôr" ("Giorno di San Giorgio", patrono di Prydain)
Inno nazionale: "Hen Wlad Fy Nhadau" ("Antica Terra dei miei Padri"), testo di Evan ap Iago, musica di Iago ap Iago, adottato nel 1856
Motto: "Prydain a Cymru am byth" ("Britannia e Galles per sempre")
Fuso orario: UTC+0  (UTC+1 in ora legale)
Targa: PC
TLD: .pc

Il Padre Nostro in lingua Britanna
Athair ni, ysy y nefeu,
boenoged thy henw.
Dowed dy rheol.
Boed dy voluntat
seith o y nefu,
canto y thalwre.
Rho us heunig ybrenhineth ni.
A madur ni heunig,
madur ni our pechodion,
swydd ni madurn pechadurion.
Na dug ni yn temtasiwn,
ac livri ni o ddrwg.
Amen.

Il Padre Nostro in lingua Gallese
Ein Tad,
y sy yn y nefoedd,
sancteiddier dy enw,
deled dy deyrnas,
bydded dy ewyllys
ar y ddaear megis yn y nef.
Dyro i ni heddiw ein bara beunyddiol,
a maddau i ni ein dyledion,
fel y maddeuwn ninnau i’n dyledwyr.
Ac nac arwain ni i brofedigaeth,
eithr gwared ni rhag drwg.
Amen.

.

Chiudiamo con la domanda di Dans:

Dì, *Bhrg'howidhHô(n-), cosa ne pensi dell'etimologia celtica di Milano come "medhelanon", cioè "luogo di perfezione", riapparsa sui giornali in occasione del 2590° anniversario della fondazione della città?

.

Così gli risponde l'interpellato:

L'ho vista e non capisco da dove nasca. La forma originaria del nome, inequivocabilmente attestata da Polibio e confermata dalle iscrizioni celtiche di Milano, è Mediolânon (localmente Medjolânon), con accento sulla prima /o/. *Medios significa "medio" (dall'indoeuropeo *medhyos) e *lânon può significare "pieno" (dall'indoeuropeo *ploh1no-s "riempito") oppure forse "piano" (dall'indoeuropeo *plh2no-m "spianato"). Si parafrasa dal secondo elemento: "pieno nel mezzo" o "piano nel mezzo". Il "pieno" (= terrapieno) o "piano" è il rialzo di 2 m sul livello del terreno circostante, dall'attuale Castello all'attuale Duomo; quando la zona era ancora impaludata si trattava di una penisoletta asciutta. Ci sono altre 57 località con tale nome nell'Europa antica. Quando un territorio era chiamato "Mediolânon" si trattava del centro della *toutâ o comunità politica, corrispondente dal punto di vista territoriale alla Cîuitâs repubblicana, al Mûnicipium imperiale, alla Diocesi cristiana, al Contado medioevale e alla Provincia attuale.

Ci sono altre proposte etimologiche: una latina (*mediol-ânum "relativo al piccolo *mediolus o canale tra due fiumi) che non spiega le località fuori dall'Impero; due germaniche (*Medilandan "terra di mezzo" e *Maialandan "terra di maggio") e una neoceltica (me-vlann "lana di mezzo") che non spiegano le forme antiche; una etrusca (*mete-lane) che non giustifica la quantità lunga di /a/.

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Chi vuole partecipare a questi straordinari dibattiti culturali ci scriva a questo indirizzo.


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