di MAS
Ecco la proposta di MAS per il nostro gioco ucronico consistente nello scrivere tutti un'ucronia che preveda una Prima o una Seconda Guerra Mondiale "alternativa". Chi vuole commentare o partecipare,scriva al Webmaster a quest'indirizzo.
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28/06/1914
Attentato di Sarajevo durante la visita di Francesco Giuseppe e di Francesco Ferdinando in quella città, entrambi muoiono
(come l'Arciduchessa Sofia) e Carlo viene proclamato imperatore/re; egli promette varie riforme che decentrino ulteriormente il potere,
riconoscendo immediatamente il Regno di Boemia e Galizia e quello di Croazia e Bosnia, in attesa di eventuali ulteriori modifiche alla
compagine Imperial/Regia.
Iniziano febbrili contatti con Italia e Germania per concordare l'azione contro la Serbia con compensazioni in Trentino e nell'Istria
a favore dell'Italia in caso di acquisizione dell'Austria-Ungheria nei Balcani.
23/07
Invio di un ultimatum dell'Austria-Ungheria alla Serbia
28/07
Dichiarazione di guerra dell'Austria-Ungheria alla Serbia
01/08
Dichiarazione di guerra della Germania alla Russia
02/08
Le truppe tedesche occupano il Lussemburgo
03/08
La Germania dichiara guerra alla Francia
04/08
La Germania invade il neutrale Belgio; il Regno Unito dichiara guerra alla Germania dopo che questa non rispetta la
neutralità belga; l'Italia dichiara guerra alla Francia, al Regno Unito e alla Russia
05/08
Il Montenegro dichiara la propria neutralità
06/08
L'Austria dichiara guerra alla Russia; la Serbia dichiara guerra alla Germania
08/08
Dopo un forte bombardamento navale (flotte congiunte italo-austriache nonché navi germaniche Goeben e Breslau) la guarnigione
britannica di Malta è costretta alla resa
09/08
La Francia dichiara guerra all'Austria-Ungheria
13/08
La Gran Bretagna dichiara guerra all'Austria-Ungheria
15/08
San Marino dichiara guerra a Regno Unito, Francia e Russia
20-28/08
I tedeschi occupano il Belgio; il Giappone dichiara guerra alla Germania e all'Austria; l'Austria dichiara guerra al Belgio.
Malgrado l'attacco Russo in Prussia e in Galizia, i tedeschi decidono di non ritirare forze dal fronte occidentale e non indeboliscono
l'ala destra. delle loro forze; gli italiani ottengono alcuni piccoli successi sul fronte occidentale e occupano Mentone ed alcuni altri
centri nella valle della Roja (inviano anche un corpo d'armata in Lorena per rinforzare il dispositivo tedesco)
06/09
Le truppe tedesche, che hanno superato la Marna, entrano a Parigi
20/09
Truppe italiane entrano a Nizza; Genova è bombardata dalle flotte dell'Intesa
30/09
L'impero Ottomano dichiara guerra a Regno Unito, Francia e Russia
03/10
Mentre le forze tedesche attaccano alle spalle le forze francesi in Lorena e sui Vosgi, raggiungendo nel contempo la
Loira, nei pressi di Orléans, la Spagna dichiara guerra a Francia e Regno Unito
04/10
La Russia dichiara guerra alla Spagna
05/10
La Bulgaria dichiara guerra alla Serbia
06/10
L'Italia occupa alcuni porti dell'Albania che dichiara guerra a Serbia, Francia,
Regno Unito e Russia
12/10
Il Montenegro dichiara guerra a Serbia, Regno Unito e Francia
14/10
Gibilterra è in mani spagnole
19/10
Regno Unito e Russia dichiarano guerra alla Bulgaria; la Russia dichiara guerra al Montenegro
22/10
La Francia firma l'armistizio a Bonn (le forze tedesche erano giunte a Lione e alle porte di Bordeaux, quelle italiane a Cannes e
quelle spagnole a Perpignano) e si ritira dal conflitto, trasferendo il governo da Bordeaux a Vichy
27/10
Le ultime forze serbe si arrendono nei pressi del confine con la Grecia; quest'ultima dichiara guerra al
Regno Unito
01/11
Il Giappone firma un accordo con la Germania ed esce dal conflitto
23/11
La Romania dichiara guerra a Regno Unito e Russia; gli Austriaci lanciano una controffensiva nei
Carpazi
01/12
Vittoria schiacciante dei tedeschi c/o i laghi Masuri; inizia una rapida ritirata russa sul
Dnestr, dalla Galizia (eccetto Tarnapol), in Polonia, dove gli austro-tedeschi giungono alle porte
di Varsavia e in Lituania-Curlandia
07/12
Con un capovolgimento di alleanze il Giappone dichiara guerra alla Russia, ma non al
Regno Unito
21/12
Pesante sconfitta britannica nella battaglia navale dello Jutland
31/12
Bombardamento del Pireo da parte di una flotta britannica; per aumentare il controllo del Mediterraneo Centrale, gli italiani
occupano i principali porti tunisini (flebili proteste francesi)
06/01/1915
Una buona parte della flotta tedesca entra nel Mediterraneo
10/01
Iniziano gli sbarchi di forze degli Imperi Centrali (Alleate) a Cipro; gli italiani rioccupano la Marmarica (occupata dagli inglesi
nei primi giorni di guerra), spingendosi sino a Marsa Matruh; forze turco-austriaco-tedesche occupano il Sinai e interrompono in più
punti il canale di Suez
15/01
Il Regno Unito accetta la mediazione americana
e chiede un armistizio agli Alleati
21/01
Il Regno Unito firma l'armistizio a Cassibile (SR)
Nella tarda primavera del 1915, gli Alleati attaccano con vigore la Russia.
22/06
La Russia, in preda ad una serie di rivolte interne da parte delle forze progressiste, si arrende agli Alleati.
4-11/11
Trattati di pace di Vienna.
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Il trattato di pace di Vienna vede le seguenti modifiche all'assetto pre-guerra:
Francia - Cede Belfort e parte del dipartimento di Nancy alla Germania e deve smilitarizzare tutta la parte est del Paese (linea Abbeville-Ginevra e Ginevra-Camargue); cessione di Nizza e Corsica all'Italia; cessione del Rossiglione e di altri territori alla Spagna; Cessione di Tunisia e Somalia Francese all'Italia; Marocco (sia pur in condominio con la Germania) e Gabon alla Spagna; Africa Equatoriale (Ciad, Centrafrica e Congo Francese) e Dahomey alla Germania; Guayana alla Romania; Costa d'Avorio all'Ungheria. Cessione della flotta agli Alleati.
Belgio - Non subisce amputazioni territoriali ma entra a far parte dell'Impero Germanico, il Congo diventa Colonia di tale impero.
Serbia - La Serbia vera e propria viene incorporata nell'Impero Austro-Ungarico; la Macedonia viene ceduta alla Bulgaria; il Kosovo e il Sangiaccato all'Illiria.
Regno Unito - Cede Malta, la Somalia Britannica, la Sierra Leone, Trinidad & Tobago e il Kenya all'Italia; l'Uganda,la Nigeria, le Bermuda, le Bahamas, la Beciuania, la Papuasia e altri domini nel Pacifico alla Germania; il Ghana all'Austria; Cipro alla Grecia; l'Egitto diventa indipendente; Suez e il Territorio del Canale diventano internazionalizzati sotto il controllo delle Potenze vincitrici e dell'Egitto; il Sudan diviene italo-egiziano; Transvaal e Orange diventano indipendenti; il Québec diventa indipendente; Kuwait e altri possedimenti e protettorati nella penisola arabica alla Turchia); Mauritius e alcune isole caraibiche alla Francia; Gambia alla Bulgaria; Guayana alla Grecia, Gibilterra alla Spagna. Cessione di circa un terzo della flotta agli Alleati.
Romania - Cede la Dobrugia meridionale alla Bulgaria; ottiene la Bessarabia e parte della Transnistria (esclusa Odessa); alcune aree del Banato e della Transilvania dall'Ungheria.
Montenegro - Diventa Regno dell'Illiria (sotto un larvato protettorato congiunto italo-austriaco) e ottiene Sangiaccato di Novi-Pazar e Kssovo dalla Serbia; l'Albania a Nord di Valona (Valona e l'hinterland all'Italia, il resto alla Grecia).
Russia - Cede la Polonia all'Austria; i Paesi Baltici, la Bielorussia e la Finlandia alla Germania (diventando regni autonomi all'interno dell'Impero Germanico); la Bessarabia e la Transnistria alla Romania; la Crimea alla Turchia; Ucraina e Caucasia diventano indipendenti. La Rivoluzione viene vinta dai moderati di Kerenskij e la Russia diventa una repubblica, moderatamente democratica, almeno per alcuni anni).
Austria-Ungheria - dopo l'ascesa al trono di Carlo, si trasforma in uno stato federale (Austria tedesca con Dalmazia e Slovenia autonome [e Istria o Costiera Adriatica, qual dir si voglia, con capoluogo Pola, Triste Città Libera sotto il diretto controllo dell'Imperatore d'Austria, come Fiume, sotto il diretto controllo del Re d'Ungheria], Cechia, Polonia, Ungheria e Slavia del Sud) e cede all'Italia il Trentino e il Goriziano nonché l'Isola di Pelagosa a compensazione delle sua espansioni in Serbia.
Giappone - in cambio del voltafaccia, se è vero che restituisce Tsingao e parte della Micronesia (eccetto le Marianne Settentrionali) alla Germania, nel contempo ottiene anche la parte settentrionale dell'Isola di Sahalin e alcune isole del Pacifico settentrionale dalla Russia; le province Costiere e quelle dell'Amur (territori sottratti dalla Russia alla Cina nel XIX sec.) vengono cedute allo stato di Manciuria, divenuto indipendente da Pechino e sotto una forte influenza nipponica che si tramuterà in un vero e proprio protettorato negli anni a seguire. Il Giappone conseguentemente punta (gioco forza) su un area di risorse settentrionale e non meridionale come nella nostra Timeline, ed entra in competizione più con la Russia che con USA e Regno Unito.

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Troppo ottimista? Consideriamo che coi tedeschi (liberi ad oriente) alle porte di Parigi, gli italiani che, malgrado qualche batosta sul mare, avanzano lentamente in Costa Azzurra e gli spagnoli che, occupata Gibilterra, avanzano nel midi francese, con gli USA neutrali, Francia e Regno Unito si sarebbero dovuti arrendere.
Nella realtà il trattato di pace di Vienna non è poi così duro: la Francia mantiene l'Algeria, l'Africa Occidentale, il Madagascar, l'Indocina e varie colonie, nell'Oceano Indiano e nel Pacifico e nei Caraibi (addirittura riottiene alcune isole ed arcipelaghi sottrattile dal Regno Unito nel periodo Napoleonico); il Regno Unito mantiene India, Canada (escluso il Québec), Australia, Nuova Zelanda, Colonia del Capo, Malesia, Birmania, Ceylon e varie altre colonie e possedimenti.
Entrambe escono dal trattato di pace assai meno umiliate di quanto loro stesse fecero nella nostra Timeline a Germania e Austria-Ungheria (considerando che al momento degli armistizi del novembre 1918, il fronte era ancora in Belgio, con la Germania che occupava ancora Paesi Baltici, Polonia, Bielorussia e Ucraina e l'Austria-Ungheria che vede occupate alcune porzioni del Trentino e Trieste, ma che occupa ancora parte della Serbia, Romania, Montenegro e l'Albania settentrionale).
Tutto sommato le sottrazioni territoriali e coloniali sono molto modeste, e mentre la Francia deve cedere tutto il naviglio maggiore ad Italia e Austria-Ungheria, il Regno Unito cede solo un terzo della sua flotta alla Germania e alcune navi a Grecia, Turchia e Spagna; nella nostra Timeline sia Germania che Austria-Ungheria dovettero cedere praticamente tutti i natanti militari.
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Diamo ora la parola ad Enrico Pizzo:
All'inizio del Primo
Conflitto Mondiale uno dei punti critici della linea di Confine tra l'Austria-Ungheria
ed il Regno d'Italia era costituito dall'altopiano di Lavarone, dal quale era
facilmente raggiungibile la Valsugana e quindi la città di Trento.
Consapevole di questa debolezza, in caso di cedimento in quel punto lo Stato
Maggiore Austro-Ungherico riteneva che solo presso Bolzano sarebbe stato
possibile fermare l'avanzata Italiana, la Duplice Monarchia aveva fatto
rinforzare sensibilmente il sistema difensivo tramite la costruzione della
Fortezza Luserna.
Come molte fortificazioni Austro-Ungheriche dell'epoca il Luserna era
caratterizzato da un armamento di calibro inferiore, cannoni da 60 mm ed obici
da 100, rispetto a quello a, cannoni da 149 ed obici da 280, disposizione degli
Italiani.
Lo Stato Maggiore Austriaco conosceva queste limitazioni ma riteneva fossero
ampiamente compensate dalla colossale blindatura, 500 cm di calcestruzzo armato,
della Fortezza.
I primi giorno di conflitto dimostrarono però che si trattava di una convinzione
errata, infatti il 28 Maggio del 1915, dopo 3 giorni di bombardamento,
giudicando la Fortezza ormai condannata il comandante della guarnigione ordinava
di mostrare la bandiera bianca.
Purtroppo Cadorna non raccolse l'incredibile opportunità, dando così tempo agli
Austro-Ungherici di far arrivare gli Skoda da 305 con cui iniziarono
sistematicamente a demolire le posizioni Italiane.
Ipotizziamo che Cadorna decida il 29 Maggio di far avanzare la Fanteria
utilizzando le batterie del Verena e di Campolongo come protezione, consentendo
agli Italiani di arrivare per il primo Giugno a Levico e per il 4 a Trento.
Come potrebbe cambiare la Storia?
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E ora,l'ucronia tradotta per noi da Generalissimus:
E se il Piano Schlieffen avesse avuto successo?
Abbiamo sentito spesso che ci
si aspettava che la Grande Guerra avrebbe dovuto essere rapida e decisiva, e che
le potenze dell’epoca non avevano intenzione di muovere una guerra d’attrito
lunga diversi anni che avrebbe destabilizzato le grandi potenze e che avrebbe
portato il conflitto praticamente in ogni angolo del globo.
Questo era certamente il caso della Germania, ed era chiaro per via della
fiducia che riponeva nel Piano Schlieffen per battere rapidamente i Francesi,
aggirarli e concentrarsi per il resto della guerra sulla Russia, impedendo
l’avvio di un conflitto su due fronti.
I Tedeschi, come molti di noi sanno, erano noti per le loro abilità
organizzative e l’efficienza in combattimento, e perciò forse il Piano
Schlieffen è un eccellente esempio di cosa accade quando si investe in un unico
piano apparentemente a prova di idiota e non si prendono in considerazione
alternative ed eventualità nel caso quel piano fallisca come alla fine avvenne
in questo caso.
Il piano prese il nome e venne sviluppato dal Feldmaresciallo Alfred Graf von
Schlieffen, un uomo che in precedenza aspirava ad una carriera giuridica ma che
si ritrovò nel mondo della pianificazione militare per via della notevole
abilità che dimostrò durante il suo anno di servizio di leva obbligatorio,
eccellendo in questo campo per quelli che sarebbero diventati 35 anni di
servizio.
Egli stesso disse che in origine non era sua intenzione diventare stratega, ma
che piuttosto era nato per diventarlo e che fu un suo destino, si potrebbe
perfino dire che fu tutto parte di un piano più grande.
All’epoca la Germania si dimostrò superiore alla Francia in termini di potenza
militare, strategia e organizzazione, cosa piuttosto evidente fin dall’umiliante
sconfitta dei Francesi durante la Guerra Franco-Prussiana, pertanto la Francia
cercò un mezzo per riaffermarsi nei confronti della Germania stabilendo
un’alleanza con la Russia, costringendo così i Tedeschi a combattere su due
fronti nel caso fossero entrati in guerra con entrambe.
Essendo drammaticamente in inferiorità numerica nei confronti di queste due
forze congiunte e non volendo dividere le risorse su due fronti, von Schlieffen
considerò diverse strategie che in circostanze simili avrebbero potuto comunque
assicurare una vittoria tedesca.
La risposta generalmente si manifestò nel trasformare l’offensiva su due fronti
in un’offensiva in due fasi, eliminando rapidamente uno dei due alleati prima di
passare all’altro.
Von Schlieffen capì che la Germania aveva a sua disposizione un’estesa rete
ferroviaria con la quale trasportare le sue truppe tra i vari fronti, ma, in
base ai suoi calcoli, se i Tedeschi avessero lanciato un’offensiva contro la
Francia non ci sarebbero stati abbastanza tempo o uomini per causare una resa
francese e spostare le truppe sul fronte orientale prima che la Russia avesse
compiuto un’importante avanzata, anche nel migliore degli scenari.
Von Schlieffen avrebbe in seguito osservato nel 1905 quanto pessimamente fece la
Russia contro il Giappone nella Guerra Russo-Giapponese, e notò che almeno nelle
attuali circostanze di sottosviluppo, scarsa leadership e bassi livelli do
organizzazione, la Russia che avrebbe dovuto affrontare la Germania non avrebbe
potuto porre una grave minaccia per il fronte orientale come ci si aspettava in
precedenza, perfino con l’aiuto di alleati, e probabilmente avrebbe richiesto
solo una piccola forza terrestre tedesca per rendere sicura questa regione,
permettendo alla maggioranza dei soldati e dei rifornimenti tedeschi di essere
spostati ad occidente.
Queste ipotesi sulla Russia si dimostrarono vere, dato che perfino nonostante
l’ordine anticipato di una mobilitazione generale i Russi si ritrovarono
tremendamente impreparati, senza nemmeno essere riusciti a creare un mezzo
sostenibile perché i loro alleati li rifornissero, e quindi il piano venne
deciso: un numero di soldati apparentemente grande si sarebbe stabilito sul
confine fortificato Franco-Tedesco come esca per la maggioranza delle forze
francesi già stazionate lì.
Un numero più grande di soldati, la vera forza d’invasione, avrebbe fatto
irruzione nei neutrali Belgio e Olanda, avrebbe preso Parigi e avrebbe
accerchiato l’esercito francese.
In seguito la Germania avrebbe portato via le sue truppe dal fronte occidentale
perché si congiungessero con la forza essenziale che aveva il compito di fare la
guardia all’oriente e infine avrebbe lanciato un’offensiva contro la Russia.
Von Schlieffen alla fine andò in pensione e venne succeduto da Helmuth Johann
Ludwig von Moltke, uno stratega afflitto dai dubbi sul successo tedesco e dalle
sopravvalutazioni delle capacità Franco-Russe.
Fu sotto von Moltke il Giovane che il Piano Schlieffen venne significativamente
modificato, implicando truppe aggiuntive in Germania Orientale ed eliminando
l’Olanda dal piano, così da negare all’Inghilterra ogni diritto di occuparla, ma
così facendo ai soldati tedeschi sarebbe costato l’accesso alle ferrovie
settentrionali, rallentando l’avanzata e permettendo ai Francesi e ai Belgi di
distruggere le loro ferrovie prima che potessero essere usate dai Tedeschi.
Questo, assieme alla resistenza belga, avrebbe ritardato abbastanza l’avanzata
tedesca da far mobilitare la Francia portando la guerra nel punto morto nel
quale rimase per diversi anni.
Ma se questo cambiasse? E se in una TL alternativa il Piano Schlieffen avesse
funzionato davvero? È chiaro che le modifiche di von Moltke al piano
danneggiarono la funzionalità di un piano che dipendeva per buona parte da una
forza schiacciante e dall’elemento sorpresa, sacrificati essenzialmente per
paura e per provare ad andare sul sicuro.
Non bisogna però dare la colpa del fallimento del piano unicamente alle sue
modifiche, la Germania aveva disperatamente bisogno che il Belgio e, nelle
circostanze originarie del piano l’Olanda, cooperassero, se si voleva
sconfiggere con sicurezza i Francesi in poco tempo.
Non solo la resistenza del Belgio, ma anche il coinvolgimento del Regno Unito
per conto del Belgio fu un problema.
In origine l’idea era che la Germania potesse sottomettere la Francia così
rapidamente che il coinvolgimento della Gran Bretagna non sarebbe stato un
problema quando sarebbe arrivato, ma, come abbiamo visto nel nostro mondo,
questo non accadde.
Se il Belgio e l’Olanda avessero permesso alla Germania di oltrepassare i loro
confini pacificamente, l’Inghilterra sarebbe stata comunque segretamente
obbligata a sostenere la Francia in caso di una guerra con la Germania, e
avrebbe anche avuto tutti gli interessi a mantenere sicura la Manica da minacce
come la Germania, ma le divisioni all’interno del governo tra le fazioni
contrarie e favorevoli alla guerra e l’assenza di una violazione della
neutralità avrebbero potuto essere sufficienti per impedire azioni inglesi.
Cooperazione da parte dei Belgi significa anche che non saranno necessarie
truppe tedesche come forza d’occupazione per sottomettere la resistenza belga e
che le linee ferroviarie non vengono distrutte, permettendo ad un esercito
completamente equipaggiato di essere inviato rapidamente in Francia prima che
possa essere stilata una strategia di risposta alla Germania.
Per amore di questo scenario supporremo che il Piano Schlieffen venga eseguito
come inteso in origine e con la completa cooperazione del Belgio e dell’Olanda.
Ad occidente l’esercito francese viene rapidamente sconfitto, ad oriente i
Tedeschi si dimostreranno meno sicuri contro i Russi durante la Battaglia di
Tannenberg, ma nel nostro mondo i Tedeschi riuscirono comunque ad infliggere ai
Russi il decuplo delle loro perdite con molti meno uomini, distruggendo
completamente la 1a e la 2a Armata russe.
Ora, secondo le condizioni del Piano Schlieffen originale i Tedeschi sarebbero
in numero ancora inferiore, ma considerato l’esito del conflitto nel nostro
mondo non è improbabile che i Tedeschi resistano.
Anche così, se i Russi avessero vinto la battaglia, il suo scopo sarebbe
concedere tempo ai soldati del fronte occidentale di accerchiare i Francesi, e a
quel punto i Russi sarebbero stati cacciati e sconfitti.
La cosiddetta “guerra che avrebbe posto fine a tutte le guerre” non avviene, e
invece il suo esito è molto simile a quello di molte altre che l’hanno
preceduta.
Diventerà forse nota come Guerra Franco-Tedesca o Guerra Austro-Russa, a seconda
di quale paese viene interpellato, e in pratica lo scenario è piuttosto simile a
quello che sarebbe potuto accadere se la Germania avesse vinto la Grande Guerra,
ma la vittoria è molto meno drastica.
L’equilibrio del potere in Europa è cambiato, ma le condizioni non sono così
tremende per gli sconfitti, né la distruzione causata dalla guerra è così
diffusa.
La Francia è stata semplicemente umiliata e relegata ad un ruolo di secondo
piano, la debolezza della leadership russa viene esposta prima e il centro del
potere continentale si è spostato ulteriormente dall’Europa occidentale verso
l’Europa centrale.
La Germania asserirà con fermezza la sua posizione di superiorità sulla Francia
e si porrà come il perno attorno al quale girerà l’Europa continentale, e di
questo potere e prestigio godranno anche i suoi alleati.
Molte colonie francesi verranno occupate come bottino di guerra dalla Germania,
soprattutto l’Indocina, il Marocco e parti di quelle che andranno a far parte
del piano tedesco per la colonia della Mittelafrika.
Gli Austriaci renderanno la Serbia uno stato cliente per scoraggiare ed
eradicare i gruppi di estremisti serbi come quello che assassinò l’Arciduca
Francesco Ferdinando, ma cederà anche la Bosnia al fantoccio serbo per placare
la popolazione serba e al contempo mantenere il controllo generale della regione
da dietro le quinte.
Alla fine gli Austriaci troveranno una soluzione per le tensioni in ascesa
all’interno dei loro confini senza il bisogno di fare concessioni frettolose
sotto la pressione della guerra, e questo potrebbe manifestarsi sotto forma
degli Stati Uniti della Grande Austria proposti da Francesco Ferdinando o della
concessione di ulteriori diritti e sicurezze per le minoranze dell’impero.
La Russia vedrà molte delle sue terre più occidentali portate via dalla Germania
per la creazione di stati cuscinetto, indebolendo qualsiasi futuro fronte
congiunto tra Francia e Russia.
La Russia, non essendo stata spinta fino al punto di rottura da anni di guerra,
non soccombe mai alla rivoluzione Comunista, ma dopo la sconfitta lo zar vede i
suoi poteri ridotti e la creazione di una monarchia più democratica, una che
verrà certamente tenuta sott’occhio dalla Germania nel caso il Comunismo dovesse
acquisire consensi.
Gli Ottomani, avendo collegato il loro futuro alla Germania, beneficeranno
significativamente da questa vittoria, ricevendo un costante sostegno
finanziario e militare dalle potenze che adesso governano il continente, cosa
che alla fine aiuterà i Turchi a mantenere il loro impero, aiutando a loro volta
la Germania ad assicurarsi una fonte affidabile di petrolio e impedendo
ulteriori espansioni inglesi e russe in Medio Oriente.
Il Regno Unito, in mancanza di una vittoria Franco-Russa, tornerà gradualmente
ad una politica di splendido isolamento.
Anche se gli Inglesi cercarono di sfuggire a quella situazione che Joseph
Chamberlain descriveva come “la Gran Bretagna non ha amici”, questa sembrava
solo enfatizzare il loro desiderio di concentrarsi sulle faccende interne.
L’Alleanza Anglo-Giapponese in pratica affermava che l’Inghilterra si affidava
al Giappone perché questi tenesse d’occhio le cose in Asia orientale, e lo
stesso valse per gli Stati Uniti e le Americhe dopo la Crisi Venezuelana del
1902-1903.
Dato che i suoi due principali alleati in Europa non sono riusciti a sconfiggere
la Germania e che i tentativi di amicizia con questa sono falliti da quando il
Kaiser Guglielmo II ha licenziato Otto von Bismarck, il Regno Unito vedrà nel
suo futuro maggiori relazioni con le sue colonie e i suoi due pari navali, gli
Stati uniti e il Giappone, che non necessariamente andranno molto d’accordo.
Poiché la guerra non si allarga, gli Stati Uniti non vedono un boom economico
seguito da un grande collasso, bensì uno sviluppo lungo e costante con piccoli
occasionali intoppi economici come sarebbe accaduto in condizioni normali.
Come detto prima, se gli Stati Uniti non avranno il bisogno di assumere il ruolo
di guida globale rimarranno invece concentrati sull’emisfero occidentale,
gestendo le nazioni centro e sudamericane e promuovendo il suo genere di
democrazia nelle Americhe.
La gente spesso dimentica che prima che gli Stati Uniti approfittassero della
Grande Guerra la nazione stava comunque vedendo una significativa ascesa
economica.
La fine dell’800 aveva visto gli Stati Uniti raggiungere tassi di produzione più
alti e un reddito pro capite più alto di qualsiasi altra nazione sulla Terra.
Questo trend, considerato che gli Stati Uniti accresceranno la loro influenza
nel proprio emisfero, probabilmente continuerà.
Inoltre potremmo vedere Woodrow Wilson perdere per poco le elezioni del 1916 a
favore di Charles Evans Hughes o Theodore Roosevelt, se questi riuscirà ad
ottenere la nomination Repubblicana.
Senza la Grande Guerra Wilson perderà i voti dei contrari al conflitto, che
potrebbero altrimenti allinearsi con Hughes o Roosevelt.
Una vittoria di Roosevelt potrebbe concedere altri anni di vita al Partito
Progressista e vedere un mandato caratterizzato da ulteriori riforme e
interventi in America Latina, forse da un aggravamento della Guerra di Confine
con il Messico prima che la salute di Roosevelt deteriori, lasciando che il suo
ultimo anno di incarico venga affidato al suo vicepresidente, John M. Parker, un
rivale di Huey Pierce Long.
Con la Germania e l’Inghilterra che emergeranno indenni dal decennio, esse
porranno, un po’ come il Giappone del nostro mondo, molta attenzione alla Cina
in seguito alla caduta della sua dinastia imperiale e alla destabilizzazione
seguita dopo la morte del suo leader de facto, che la lasciò divisa fra vari
signori della guerra e pronta ad essere conquistata.
La Germania si espanderà in Cina dalla sua attuale sfera d’influenza cinese e
farà sue quelle che furono le rivendicazioni francesi a nord dell’Indocina, il
Giappone, come ci si può aspettare, conquisterà la Manciuria e i territori della
costa centrale e gli Inglesi si divideranno e domineranno quello che rimane.
Inoltre, la presenza statunitense nelle Filippine potrebbe rendere l’Asia
orientale e il Pacifico il principale campo di battaglia del prossimo decennio.
I Giapponesi e i Tedeschi competeranno per i loro diritti sui territori cinesi,
mentre Regno Unito e Stati Uniti tenteranno di difendere i loro attuali
possedimenti.
Senza la diffusa distruzione postbellica della Grande Guerra e né la Gran
Bretagna, né l’Italia, né la Bulgaria che hanno avuto la possibilità di farsi
coinvolgere in questo conflitto, è impossibile che ideologie radicali come il
Fascismo e il Comunismo ottengano l’importanza che hanno ottenuto nell’era
successiva alla Grande Guerra.
Nonostante questo la Guerra Civile Spagnola avviene comunque come risultato
delle tensioni crescenti fra destra e sinistra, ma vedrà una contrapposizione
più chiara di monarchici nazionalisti contro repubblicani Socialisti, con i
Nazionalisti che emergeranno comunque vittoriosi e i Carlisti che assumeranno un
ruolo dominante nel periodo postbellico, mettendo un loro pretendente sul trono
al posto di Alfonso XIII, che, anche se avrà una maggiore importanza negli anni
precedenti alla guerra, si vedrà messo in ombra dallo zelo e dall’intensità del
movimento Carlista.
L’Italia, senza l’impatto devastante della guerra, tenterà comunque di espandere
il suo dominio nel Mediterraneo e come impero coloniale.
L’Italia all’epoca stava comunque flirtando per necessità con le politiche
autoritarie, visto che doveva gestire un’economia accidentata e crescenti
tensioni politiche in tutto il paese.
Prima della Grande Guerra il Partito Socialista Italiano aveva assunto un ruolo
importante nella politica italiana, ed è piuttosto plausibile che in questo
mondo alternativo formi in Italia un movimento importante, magari guidato da
Mussolini, che non romperà mai col partito per le sue opinioni sulla Grande
Guerra.
Ad un certo punto la Germania potrebbe cercare di acquistare il Congo dal Belgio
per poter congiungere le sue colonie dell’Africa orientale e occidentale.
I Belgi potrebbero rifiutare l’offerta della Germania, spingendo ad un’invasione
del Congo o del Belgio stesso.
L’Inghilterra, riconoscendo questo fatto come una minaccia per i suoi interessi
coloniali in Sudafrica e un abuso di potere su una parte neutrale, potrebbe
trovare una giustificazione e combattere finalmente i Tedeschi, facendo entrare
in conflitto i due imperi più grandi d’Europa.
Questa potrebbe essere un’occasione per Francia e Russia per organizzare una
rivincita, ma dato il tempo in più che la Germania e i suoi alleati hanno avuto
per solidificare il loro potere, la guerra tra le due parti in causa potrebbe
finire in entrambi i modi.
Il Giappone probabilmente si allineerà con il Regno Unito col solo scopo di
impadronirsi dei territori tedeschi in Asia orientale, mentre gli Stati Uniti,
non avendo stabilito legami più stretti con il Regno Unito grazie alla Grande
Guerra e vedendo la loro vecchia élite anglosassone sostituita in gran parte da
una nuova generazione di Tedeschi e Irlandesi, saranno ancora meno solidali con
il Regno Unito di quanto lo furono nel nostro mondo, forse favoriranno
addirittura la Germania, ma più probabilmente proveranno a giocare pulito con
entrambi gli schieramenti.
Le tensioni in aumento fra Giapponesi e Statunitensi nel Pacifico potrebbero far
oltrepassare il limite ai Giapponesi, che attaccheranno una nave o una base
militare americana, portando allo scoppio di una guerra tra i due e a sua volta
fra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.
Tradizionalmente, considerata la vecchia rivalità britannica con la Francia, gli
Inglesi avranno una strategia di conquista delle colonie oltremare dei suoi
avversari attraverso l’utilizzo della sua superiorità navale, togliendo risorse
ai loro nemici e durando generalmente più di essi nel conflitto.
Anche se questo può essere raggiungibile in Africa e certamente in Asia col
sostegno giapponese, i possedimenti inglesi nelle Americhe potrebbero essere
completamente conquistati, non solo danneggiando lo sforzo bellico inglese, ma
concedendo agli alleati della Germania ottima merce di scambio per poter
riottenere i loro possedimenti coloniali nel caso la guerra dovesse concludersi
in una sconfitta tedesca o in uno stallo.
Inghilterra e Germania probabilmente rimarranno bloccate in una dinamica di
dominio terrestre tedesco sul continente e di dominio inglese sui mari.
Non essendo riuscito a stabilire forti legami con gli Stati Uniti e il Giappone,
il Regno Unito si ritroverà con uno dei suoi potenziali alleati dalla parte
degli avversari e con l’altro che lo sosterrà solo per i suoi interessi
egoistici.
Sarà una triste realtà per la Gran Bretagna, ma in realtà sarà da sola, un’isola
fra le nazioni.
La guerra finirà con l’Inghilterra che concederà il Congo e le colonie occupate
dai Tedeschi in cambio del Canada e delle isole caraibiche, mentre la Germania e
gli Stati Uniti continueranno la loro guerra contro il Giappone.
L’Austria-Ungheria potrebbe reclamare le ex colonie francesi dell’Africa
settentrionale e occidentale, cosa alla quale la Germania acconsentirà, capendo
che sarà necessario arricchire i suoi alleati se vorrà rendere ancora più sicura
la sua posizione in Europa, una strategia che il Regno Unito ha trascurato,
facendolo rimanere da solo.
.
Gli risponde Dario Carcano:
Io sono dell'idea che il
Piano Schlieffen non poteva funzionare, per il semplice motivo che nel suo
svolgimento si basava su una quantità tale di assunti e premesse che giudicarlo
'ottimista' sarebbe quantomeno riduttivo.
I due assunti più grossi erano la neutralità del Regno Unito e l'idea che il
Belgio, di fronte alle truppe tedesche, non avrebbe opposto una resistenza degna
di questo nome, e quindi i tedeschi avrebbero solo dovuto marciare attraverso il
Belgio per poi arrivare in Francia freschi come delle rose.
.
E Alessio Mammarella aggiunge di suo:
Quanti danni ha fatto, comunque, la guerra russo-giapponese!
- ha illuso i tedeschi sulla
debolezza della Russia, influendo forse sulla volontà bellicista del vertice
militare tedesco (Moltke, indicato come timido in relazione al piano di guerra e
alle sue politiche, fu tutt'altro che timido nell'insistere per la guerra);
- ha portato l'Austria-Ungheria a occupare la Bosnia (tanto i russi sono deboli
e non possono altro che protestare a vuoto) predisponendo la Russia ad avere un
atteggiamento inflessibile nella successiva crisi (appunto quella del 1914);
- ha influenzato la dottrina militare giapponese, che a causa del mito di
Tsushima e della vittoria navale decisiva contro un nemico più potente è andata
anni dopo a schiantarsi contro gli Stati Uniti (illudendosi che perfino le
battaglie disperate condotte nel 1944 nelle Filippine potessero essere
straordinarie e decisive vittorie).
In tutti questi paesi, i militari godevano di forte reputazione e avevano un peso decisivo nelle scelte politiche: quindi forse da ciò potremmo trarre delle conclusioni di carattere generale: i militari tendono a guardare al passato, spesso sbagliano a causa di valutazioni anacronistiche e soprattutto dovrebbero stare lontani da decisioni politiche importanti.
Anche la successiva guerra Italo-Turca, oltre a indebolire il fronte balcanico (causando ben due guerre in pochi anni), ha illuso UK e Francia della debolezza della Turchia (che poi a Gallipoli constateranno sulla loro pelle che tanto allo sbando non era), e infine ha dato l'illusione che l'Italia potesse essere una potenza militare come le altre e che era nostro diritto conquistarci il nostro "posto al sole".
.
Anche Federico Sangalli dice la sua in merito:
Proprio oggi riflettevo su questo dato. Nell'ambito di uno dei miei corsi universitari uno dei libri da leggere era di un generale in pensione britannico e io ho commentato che era un classico della letteratura anglosassone, quello dell'avere ufficiali che quando si ritiravano invariabilmente scrivevano libri (e/o venivano invitati ad assumere posizioni di divulgazione) che poi venivano insegnati nelle università, nelle accademie e nei circoli del potere. Un mio compagno ha risposto con un "così fan tutti". Al che l'ho corretto: che forse conosceva o si ricordava di qualche generale italiano che avesse scritto libri che ci era toccato studiare? Pensandoci su abbiamo concluso che, sebbene alcune persone del mestiere (analisti strategici, esperti di tecnologia militare, diplomatici, politici, politologi, geopolitologi) abbiano scritto in materia, sono molto pochi i testi riconducibili a ufficiali militari italiani e quasi esclusivamente dedicati a trattazioni di carattere storiografico. Sicuramente dipende dal fatto che le forze armate italiane hanno meno capacità e meno storia recente nel combattere e pianificare guerre rispetto ai loro corrispettivi anglosassoni ma anche solo sul piano strategico ci sarebbe spazio per un tal genere di letteratura, data soprattutto la posizione strategica italiana, eppure i testi in materia sono quasi tutti di non militari. Ne abbiamo dedotto che la ragione principale è da attribuire a un minore militarismo della società italiana: in Italia i militari sono rispettati e tendenzialmente ben visti ma nessuno si aspetta che facciano altro rispetto ai loro doveri, i quali non includono immischiarsi nella catena di comando civile, prendere parte alla discussione accademica o produrre testi strategici. La massima "controllo civile sui comandi militari e non viceversa", tacitamente al centro di grandi battaglie per assicurarne la sopravvivenza (anche delegando ai servizi segreti i compiti "sporchi") durante gli anni pericolosi della Strategia della Tensione, è sempre rimasta viva nella cultura italiana: in altre parole, in Italia politici e tecnici decidono e i militari eseguono prendendo parte al dibattito solo nelle sedi e nei limiti opportuni. Non così è accaduto nei paesi anglosassoni, dove anzi invece è inusuale che un alto ufficiale, ritirandosi, non produca libri di testo, non frequenti politici di alto rango, non entri in politica con incarichi legati al mondo della difesa e non influenzi il dibattito della strategia militare. Per esempio, il presidente della commissione esteri britannica, Tugendhat, è un ex militare che prima era consigliere di Johnson per le questioni belliche, ma la sua controparte laburista per lungo tempo, Dan Jarvis, aveva un background quasi identico. Il ministro della difesa americano Lloyd Austin è un ex generale e così il suo predecessore Jim Mattis. L'ex ammiraglio James Stavridis, già dato per favorito per una posizione in una eventuale amministrazione Clinton, ha scritto un libro su una guerra mondiale sino-americana che attualmente è al centro di molte discussioni e simulazioni nell'ambiente geopolitico. Uno dei capi di gabinetto di Trump era un generale, Jim Kelly, che prima era ministro della sicurezza nazionale. E così via, il che rende la linea di comando anglosassone molto meno univoca sul piano civili-militari.
.
Altre ucronie tradotte per noi da Generalissimus:
E se la Prima Guerra Mondiale fosse finita con uno stallo?
Molto spesso si pensa come
sarebbe potuto essere se gli eventi della Grande Guerra fossero andati in
maniera diversa.
E se la Germania e la Triplice Alleanza avessero sconfitto la Triplice Intesa,
dando vita ad un nuovo secolo tedesco? E se la guerra non fosse mai avvenuta, e
invece di vedere un conflitto globale scuotere le grandi potenze del mondo, le
nazioni avessero semplicemente continuato la loro lotta per il potere su base
relativamente individuale, impedendo alcuni dei cambiamenti drastici, vuoti di
potere e secessioni che avvennero nel nostro mondo? Raramente però si considera
cosa sarebbe potuto succedere se nessuno fosse emerso vittorioso da quello che
fino a quel momento fu il conflitto moderno più devastante e costoso a squassare
il continente europeo.
Sappiamo tutti come inizia la storia, un arciduca austriaco e presunto erede al
trono viene assassinato nella provincia Austro-Ungarica della Bosnia, il
responsabile era guidato dall’ottenimento della liberazione bosniaca
dall’Austria e dell’unificazione della nazione jugoslava.
La Serbia, essendo centrale per il sostegno dei movimenti pan-serbi e jugoslavi
venne presa di mira dall’Austria come principale provocatrice dell’assassinio, e
quindi venne preparata un’invasione.
La Serbia, però, era fortemente protetta dalla Russia, che di recente era
assurta a difenditrice dei popoli slavi in tutta Europa, inclusi quelli nei
Balcani e in Serbia.
L’Austria, come deterrente contro la reazione russa, chiese il sostegno della
Germania.
Il sostegno di queste potenze più grandi diede sia all’Austria-Ungheria che alla
Serbia un’incontrollata e malriposta fiducia in loro stesse, trascurando le
relazioni chiaramente in deterioramento tra la Germania e la Russia.
Vi ricordo che i Russi erano anche alleati con la Francia, una nazione che fin
dalla fondazione dell’Impero Tedesco serbava risentimento verso di esso per
l’umiliante esito della Guerra Franco-Prussiana.
La de-escalation fallì, e presto scoppiò la guerra.
La strategia della Germania di invadere la Francia attraversando il neutrale
Belgio portò poi l’Inghilterra nel conflitto.
Le colonie e gli alleati di quelle che all’epoca erano le potenze più grandi del
mondo si accodarono, per non parlare di diversi opportunisti indipendenti che
videro un’opportunità per rafforzare la loro posizione mondiale garantendo la
vittoria di una delle due parti.
Ci si aspettava che la guerra fosse rapida e decisiva, e quindi le anime di
molti soldati rabbrividirono quando dopo tre anni di continua ed estenuante
guerra di trincea, il fronte occidentale si era mosso a malapena, bloccato in un
virtuale stallo.
La Francia e i suoi alleati crebbero di numero, mentre la Germania e i suoi
alleati solidificarono il controllo in Europa centrale.
Nel 1917 la Russia firmò un armistizio con la Triplice Alleanza in seguito alla
rimozione dello Zar dal potere, cosa che chiuse il fronte orientale e costò
all’Intesa uno dei suoi membri principali.
Fortunatamente per essa, lo stesso anno gli Stati Uniti entrarono in guerra
dalla parte dell’Intesa, cambiando finalmente il corso in occidente.
Cina, Grecia, Tailandia, Brasile e parti dell’Arabia diedero il loro sostegno
alla Francia, il tutto mentre i disordini civili aumentavano in entrambi gli
schieramenti.
Con le tensioni alte e nessuna fine chiara in vista, Papa Benedetto XV fece un
appello per una fine pacifica al conflitto nella quale entrambe le fazioni
avrebbero potuto vedere soddisfatte le loro richieste al costo dell’eguale
responsabilità per la ricostruzione postbellica.
L’obbiettivo di Papa Benedetto era impedire quella che riteneva fosse la
distruzione dell’Europa con le sue stesse mani.
Dato che sul fronte occidentale non venivano fatte da anni conquiste definitive,
le potenze coinvolte considerarono assolutamente di uscirsene senza un
vincitore, semplicemente per bloccare una conta delle vittime sempre in
crescita, fermare la continua distruzione di città e villaggi, cessare le spese
non necessarie per questa impresa sempre più infruttuosa e portare le questioni
interne a livelli gestibili prima che, come la Russia, anche le nazioni
occidentali soccombessero alle rivoluzioni.
Arrivato l’anno seguente, però, le cose cambiarono.
I Tedeschi non riuscirono ad avanzare verso i porti francesi, e non riuscirono a
raggiungere il loro obbiettivo, occupando un territorio difficile da difendere
nel quale era difficile manovrare e trasportare risorse, lasciando le divisioni
tedesche molto indebolite e mal rifornite, esposte e scoraggiate nel caso i
rinforzi dell’Intesa fossero arrivati rapidamente a scacciarle.
Il morale tedesco era basso, e l’Intesa avvertì improvvisamente uno scoppio di
entusiasmo, perché perlomeno era riuscita a lanciare un’offensiva efficace.
L’Austria presto avvertì i suoi alleati che non poteva resistere fino
all’inverno successivo, e in realtà soccombette agli sconvolgimenti interni solo
più tardi quell’autunno.
La Bulgaria vide il suo fronte in Macedonia sfondato da un’avanzata greca, cosa
che presto la spinse a cercare la pace con l’occidente.
Senza i Bulgari ad agire come cuscinetto per un’invasione terrestre di Istanbul,
anche gli Ottomani cercarono i negoziati di pace con il Regno Unito, non
comprendendo gli intenti Franco-Inglesi di annettersi quasi tutto il loro
impero.
Infine, la Germania stessa rimase sola.
Priva di cibo, priva di carburante e con un’emorragia di manodopera, fu
costretta a capitolare, soccombendo a rivoluzioni che portarono all’abdicazione
del Kaiser e alla creazione della Repubblica di Weimar.
Gli Austriaci videro il loro impero frammentarsi in diversi nuovi stati, mentre
il loro venne relegato ad una frazione delle sue precedenti dimensioni.
I Turchi videro il loro dominio distrutto e reclamato come bottino di guerra da
Gran Bretagna, Francia, Grecia e Italia.
Anche la Bulgaria vide i suoi territori occidentali annessi dai Greci e dagli
Jugoslavi.
La Germania si vide sottratte le sue colonie, il suo territorio continentale
ridotto e un forte debito di guerra nei confronti dell’Inghilterra addossato al
suo popolo, così grande che i Tedeschi non avevano mezzi adatti per ripagarlo,
cosa che condusse la Germania a chiedere prestiti agli Stati Uniti coi quali
pagare le potenze occidentali, che a sua volta utilizzavano i debiti della
Germania per ripagare i prestiti statunitensi utilizzati per mandare avanti la
guerra, creando un traballante circolo di transazioni nel quale il denaro
prestato dagli USA veniva utilizzato per pagare quello che Francia e Inghilterra
avevano chiesto loro in prestito in primo luogo.
Questa dipendenza dal denaro statunitense venne costruita attraverso la
creazione di istituzioni economiche mondiali da parte degli Stati Uniti, la
fragilità delle quali venne finalmente dimostrata al collasso del mercato
azionario degli USA, che mandò onde d’urto economiche globali verso le potenze
europee già economicamente in difficoltà.
Ma se questo cambiasse? E se in una TL alternativa nessuno schieramento vincesse
o perdesse la guerra? Che sia attraverso la mediazione di Papa Benedetto o di
qualche altro fattore, questo esito non era lontano dal regno della possibilità.
Magari gli Stati Uniti e la Grecia non entrano mai in guerra ma la Germania
comunque non riesce ad avanzare verso ovest, lasciando il fronte bloccato e
costringendo i rimanenti belligeranti ad arrivare ad un accordo a causa del
rischio di insistere troppo e scatenare delle ribellioni in patria.
Presumeremo che la guerra si concluda nel 1918, con i fronti che rimarranno
essenzialmente come erano alla fine del Marzo 1917, quando la Russia cadde ma
prima dell’arrivo degli Stati Uniti.
Il punto chiave qui, come appena menzionato, è che a questo punto i Russi erano
stati rimossi dalla guerra, cosa che di conseguenza fece entrare la Grecia in
guerra.
Dato che l’unica linea di sostegno all’interno dell’Intesa per il re greco a
favore della neutralità proveniva dalla Russia, con questa scomparsa la Grecia
cedette alle pressioni della fazione a favore dell’Intesa ed entrò in guerra.
Questo è importante perché sconfiggendo la Bulgaria anche gli Ottomani vengono
cacciati dal conflitto e l’Austria rimane esposta, così la Grecia deve rimanere
un non fattore perché lo scenario funzioni.
Considerato quanto sarebbe difficile mantenere la Russia nella guerra per ancora
un altro anno, potremmo suggerire che, anche se la Grecia in questa TL si unisce
all’Intesa, essa non riesce a lanciare un’offensiva di successo contro la
Bulgaria.
Inoltre, la Germania dovrà superare il blocco inglese con un mezzo diverso dalla
Guerra Sottomarina Indiscriminata, così da ritardare l0entrata in guerra
statunitense.
Se il blocco non verrà infranto o non verranno trovate fonti di provviste
alternative, la Germania potrebbe sottomettersi per fame prima del
raggiungimento di una pace comune.
Grazie a qualche mezzo entrambi gli schieramenti riescono semplicemente a
resistere abbastanza a lungo fino a quando non raggiungeranno un uguale livello
di disperazione e alla fine chiuderanno la questione.
Gli esiti postbellici sono drasticamente diversi, non solo la Triplice Alleanza
è ancora in una forte posizione per negoziare, ma senza l’entrata degli Stati
Uniti nel conflitto Woodrow Wilson ha poca o nessuna base sulla quale proporre i
suoi Quattordici Punti, che asserivano il diritto all’autodeterminazione per le
varie etnie europee, una cosa che, anche se parzialmente adottata dall’Intesa,
costrinse l’Austria a concedere permanentemente territori etnicamente distinti e
nullificò il Patto di Londra, che garantiva nuovi territori all’Italia per la
sua partecipazione.
Francamente, se il Regno Unito e la Francia volessero davvero negare all’Italia
questi territori, potrebbero comunque farlo grazie al cavillo secondo il quale
quei territori dovevano essere concessi solo in caso di una vittoria
dell’Intesa, cosa che tecnicamente non è avvenuta, ma, per amore di semplicità,
presumeremo che l’Italia riceva le terre che reclama, le città alpine orientali,
la costa dalmata e l’Albania.
Anche se l’Italia godrà dei benefici forniti da questi nuovi territori e vedrà
soddisfatti alcuni elementi irredentisti, gli anni seguenti di turbolenza
economica porteranno comunque gli Italiani ad abbracciare il Fascismo, ma su
questo torneremo dopo.
Considerato che la Grecia non ha contribuito significativamente a questa guerra
alternativa, mentre la Bulgaria e gli Ottomani rimarranno in una posizione
migliore, i Turchi riusciranno a mantenere l’intera Anatolia con un impero
ridotto, invece di essere completamente divisi come furono nel nostro mondo, e
probabilmente integreranno alcuni elementi più filo-occidentali e repubblicani
nel governo, come avrebbe fatto in seguito la Repubblica di Turchia, dato che
questa era la direzione verso la quale si stava muovendo l’impero,
laicizzazione, modernizzazione e simili.
I Bulgari, essendo riusciti a mantenere con successo i loro territori,
riusciranno a diventare una potenza dominante dei Balcani, e decideranno di
creare un’alleanza più stratta con le altre nazioni balcaniche di Grecia,
Romania e l’appena creato stato della Jugoslavia.
La Grecia nel decennio successivo vedrà importanti turbolenze politiche, che la
condurranno in una direzione simile a quella dell’Italia ancora prima che nella
nostra TL.
Proprio al di là dei Balcani, l’Austria-Ungheria si dividerà su basi
Austro-Ungariche e bosniache, con i Bosniaci che, come detto, poco dopo si
uniranno coi Serbi per formare la Jugoslavia.
Anche se in questa Austria ancora grande rimarranno delle tensioni etniche,
riforme come quelle proposte dal compianto Francesco Ferdinando verranno
implementate per mantenere un’unità bilanciata tra la popolazione austriaca e
cecoslovacca.
Un grande numero di Tedeschi etnici viveva nelle terre cecoslovacche, cosa che
complicherà qualsiasi divisione della regione, mentre i Cechi non saranno
abbastanza potenti per ottenere l’indipendenza con la forza, specialmente con
gran parte delle Legioni Cecoslovacche all’epoca bloccate in Russia, e così per
il momento l’equilibrio verrà mantenuto attraverso il compromesso.
Francia e Gran Bretagna annetteranno le colonie d’oltremare della Germania,
lasciandola confinata all’Europa continentale, ma permetteranno ai Tedeschi di
mantenere una porzione dell’ex territorio russo lungo la costa del Baltico.
Il Kaiser Guglielmo II con la sua reputazione danneggiata dal costo della guerra
potrebbe essere costretto ad abdicare in favore di uno dei suoi figli, aiutando
a sventare la gran parte di quelle che furono nella nostra TL le rivoluzioni
tedesche.
Il nuovo Kaiser entrerà in contatto con i molto presenti nazionalisti,
monarchici e quelli che sarebbero diventati i Nazionalsocialisti per creare
un’avanguardia patriottica che lo aiuterà a difendere l’impero dal Comunismo e
dagli elementi rivoluzionari in ascesa e che funzionerà come un’incarnazione più
grande e meglio finanziata dei Corpi Franchi, assicurandosi che l’Impero Tedesco
rimanga unito e senza compromessi.
I territori più occidentali dell’ex Impero Russo verranno convertiti in uno
stato polacco rifondato.
Anche la Finlandia, l’Ucraina, l’Estonia e la Repubblica Federale Democratica
Transcaucasica otterranno l’indipendenza dalla Russia, il cui collasso durante
la guerra la costringerà a molte concessioni, ma porterà anche ad una situazione
turbolenta che le potenze postbelliche dovranno risolvere.
Le regioni fortemente urbanizzate della Russia soccomberanno alla rivoluzione
Bolscevica, e si ritroveranno in guerra con la variegata Armata Bianca sparsa
nel resto del paese.
Finita la Grande Guerra, gli ex belligeranti adesso riusciranno a rivolgere la
loro attenzione alla Russia, cercando di smorzare le fiamme del Comunismo prima
che si diffondano.
Nel nostro mondo, con la Triplice Alleanza sconfitta, ci fu poco sostegno per
gli stati separatisti ad ovest della Russia, cosa che li portò ad essere una
minaccia trascurabile per il potere Bolscevico, e, ancora peggio, permise la
riconquista di alcuni di essi, ma in questo mondo alternativo la Triplice
Alleanza riesce a sostenere e difendere meglio questi nuovi stati indipendenti e
i loro confini.
Facendo così, però, la preoccupazione di Inghilterra e Francia che la Germania
potrebbe continuare ad usare questi stati come un’estensione del loro potere
aumenterà.
Questo, accoppiato con la relazione già stabilita con i Bolscevichi della
Germania, creerà un forte senso d’urgenza in occidente, non solo di impedire la
diffusione del Comunismo, ma anche di impedire alla Germania di dominare
l’intera Europa orientale.
Gli sforzi combinati di una Germania ancora potente e di un’alleanza
Franco-Inglese più stretta permetteranno ad entrambe di contenere i Rossi
Bolscevichi e di creare un fronte Bianco più unito e meglio armato.
Il Regno Unito e i suoi alleati si prenderanno carico delle varie fazioni
anti-Bolsceviche in lotta fra di loro e sconnesse e le concentreranno in
un’unica area, piazzandole sotto il comando di un singolo leader, con
l’unificante oro che restaurerà una monarchia democratica e costituzionale.
Questo negherà di fatto ai Bolscevichi il controllo dell’intera Russia, ma
concentrando le forze repubblicane, nazionaliste Socialdemocratiche e
monarchiche in questo nuovo stato le zone dell’Estremo Oriente verranno
essenzialmente abbandonate e gli verrà concessa l’indipendenza.
La città di Pietrogrado verrà catturata, ma i Bolscevichi riusciranno a
resistere nella loro roccaforte nella Russia centrale.
Come la Grande Guerra, la Guerra Civile Russa finirà con uno stallo, e con i
Tedeschi e gli Inglesi sempe più stanchi verrà stilata una risoluzione per far
sì che Repubblica Sovietica Russa e Zarato Russo si riconoscano a vicenda, a
patto che nessuno tenti di invadere il territorio dell’altro e che entrambi
ripaghino i debiti di guerra russi.
È un esito del quale nessuno schieramento sarà molto soddisfatto, ma questa pace
verrà accettata come una soluzione temporanea, un po’ come fecero in precedenza
i Bolscevichi col Trattato di Brest-Litovsk, e di conseguenza questi rimarranno
intenti a diffondere la loro ideologia nell’occidente devastato, mentre gli
elementi tradizionalisti rimarranno determinati a rivendicare la loro capitale
storica e la potenza imperiale.
Siccome lo Zarato si è rigidamente allineato alle potenze occidentali, i
Bolscevichi confinati e isolati hanno poche opzioni se non sottomettersi al
dominio tedesco per la loro sopravvivenza sul lungo termine.
La Germania troverà utile mantenere i Bolscevichi come uno stato cuscinetto e
come strumento per destabilizzare i suoi rivali.
In Estremo Oriente, il Giappone espanderà il suo dominio, sfruttando il
vantaggio dei territori russi abbandonati proprio al largo della sua costa.
Non essendo soddisfatto delle piccole acquisizioni ricevute per la sua
partecipazione alla Grande Guerra, prenderà di mira la Cina, che, come la
Russia, ha anch’essa visto una recente destabilizzazione.
La Cina in questo mondo alternativo si ritroverà significativamente
svantaggiata.
Nella nostra TL la Germania di Weimar, indebolita dalla guerra, rimase con poche
opzioni riguardo a dove ottenere materiali grezzi; perciò, si rivolse alla Cina
come una specie di partner d’affari.
In cambio di risorse naturali, la Germania fornì alla Cina armi, macchinari e
altre risorse che furono fondamentali per l’industrializzazione e lo sviluppo
militare della Cina.
I Tedeschi inoltre aiutarono i soldati cinesi ad addestrarsi per assicurarsi una
partnership duratura nel caso il Giappone avesse minacciato la sua indipendenza.
Fu un accordo ideale, perché alla Germania postbellica era stata negata la
possibilità di militarizzarsi ulteriormente nonostante avesse le risorse per
farlo, e fin quando funzionava per far guadagnare alla Germania più ricchezza,
la produzione di armi continuò esclusivamente per venderle ad altre nazioni.
La Cina e l’Unione Sovietica, essendo le principali recipienti della tecnologia
tedesca, furono enormemente influenzate da ciò.
In questa TL alternativa questo non avviene mai.
La Germania adesso ha accesso alle risorse dei suoi alleati dell’Europa centrale
e a relazioni amichevoli in Europa orientale.
La Germania ha mono motivi per vendere le sue risorse all’estero quando può, e
probabilmente lo farà, dirigerle verso l’ottenimento di un vantaggio su Francia
e Gran Bretagna, e, infine, anche se la Germania di Weimar avrebbe potuto essere
disposta a cooperare con la Cina, la Germania imperiale molto probabilmente
nutrirà dei risentimenti verso di essa per essersi schierata con l’Intesa
durante la guerra, ammesso che lo farà comunque.
Questo significa che la riunificazione cinese durante il Periodo dei Signori
della Guerra impiegherà molto più a lungo, oppure non avverrà affatto, lasciando
la nazione virtualmente indifesa una volta che il Giappone inizierà la sua
invasione.
Gli Stati Uniti, non avendo avuto bisogno di investire in un conflitto
oltremare, si concentreranno invece sulla guerra di confine in corso col Messico
e sui suoi vari interventi in tutti i Caraibi e l’America centrale.
Durante i decenni precedenti, questa regione aveva causato alcuni problemi e
inconvenienti agli Stati Uniti come risultato di diverse rivoluzioni, cambi di
regime e crescenti ostilità, che influenzarono gravemente gli interessi
statunitensi in quelle regioni e mise direttamente a rischio i cittadini USA.
Incidenti come raid alle città lungo il confine meridionali, scontri a fuoco
ripetuti contro i vascelli mercantili statunitensi e sequestri di terre
possedute da uomini d’affari USA, giusto per nominarne alcuni, contribuirono
tutti ad un bisogno americano di ristabilimento dell’ordine in queste varie
instabili nazioni del sud.
Anche se l’intervento statunitense generò una buona dose di risentimento da
parte della popolazione locale, ebbe il notevole beneficio di portare un
maggiore sviluppo, una migliore qualità della vita e una relativa stabilità
politica, sebbene al prezzo della libertà politica, che, ad essere onesti, non
era esattamente abbondante prima del coinvolgimento degli Stati Uniti.
Molti di questi ex leader nazionali vennero rovesciati specificamente perché
erano corrotti o dittatoriali, e in qualche caso avevano sostituito un leader
precedente per queste identiche e precise ragioni, dipingendo un quadro di
leader opprimenti o inefficaci che venivano spodestati in perpetuo in guerre
sanguinose solo per essere sostituiti da nuovi leader opprimenti o inefficaci.
Woodrow Wilson riassunse la situazione latino-americana chiaramente con la sua
affermazione che c’era una storia governativa così pessima che sarebbe stato suo
compito insegnare alle nazioni centroamericane e caraibiche ad eleggere buoni
uomini.
Un po’ come nel nostro mondo, gli sforzi per interrompere questi interventi
continuarono fino all’amministrazione Hoover, e finirono ufficialmente con la
Politica del Buon Vicinato di Roosevelt, ma fino a quel punto gli Stati Uniti
ebbero molte opportunità per gestire questi paesi e rimanere concentrati sul
proprio emisfero.
Durante questo periodo videro una maggiore utilità di questa gestione più
ravvicinata delle nazioni nordamericane, incoraggiando a continuare questi
interventi per mantenere una relazione profittevole e benefica.
Wilson una volta affermò famosamente che il suo obiettivo era rendere il mondo
una democrazia più sicura.
Con questa opportunità non molto presente forse si accontenterà di realizzarlo
nelle Americhe, ance se dovrà essere fatto attraverso la forza economica o
militare.
Economicamente il Regno Unito e la Francia si ritroveranno comunque a pagare i
prestiti statunitensi, ma senza le pesanti richieste imposte alla Germania non
c’è un fragile ciclo di rimborsi e affidamento sugli Stati Uniti, il che vuol
dire che il recupero sarà più lento ma molto meno instabile che nella nostra TL.
Le nazioni più colpite saranno probabilmente la Francia, il Belgio, la Russia e
la Germania, che avevano visto la maggioranza delle devastazioni della guerra,
seguite da Italia e Austria, che potrebbero ritrovarsi in una depressione più
duratura perché le loro economie non saranno capaci di gestire le richieste
della ricostruzione.
Anche le nazioni balcaniche vedranno le stesse difficoltà economiche a causa di
ragioni simili, mentre la Gran Bretagna, come nella nostra TL, pagherà
rapidamente i suoi debiti senza grossi problemi.
Poiché l’Europa si rivolge lo stesso agli Stati Uniti come fonte di materiali
per la ricostruzione nel periodo postbellico, i fattori che portarono al crollo
del mercato azionario esistono ancora, ma, senza la maggiore interdipendenza tra
i due, l’impatto del crollo rimane confinato agli USA, e perciò questi
riusciranno a rivolgersi all’aiuto europeo come mezzo per tirarsi fuori dalla
propria depressione più velocemente, semmai ne avranno bisogno.
C’è il potenziale perché la depressione statunitense sia poco più di una breve
recessione, anche se è probabile che i tentativi frettolosi della Federal
Reserve di porre rimedio al problema lo complicheranno, e getteranno comunque
una cattiva luce sul presidente.
Il grande cambiamento, però, è che senza l’entrata degli Stati Uniti nella
Grande Guerra, l’amministrazione Hoover non affronterà mai l’umiliazione
dell’incidente del Bonus Army, quando migliaia di veterani della Prima Guerra
Mondiale in protesta nella capitale vennero dispersi utilizzando la forza
militare, dipingendo un brutto ritratto di Hoover in un periodo già disperato,
spazzando via ogni possibilità di una rielezione.
Si pensa spesso a Franklin Roosevelt come il presidente che decise di mettersi
in azione quando Hoover semplicemente non fece niente, ma in verità Hoover aveva
già portato gli Stati Uniti ad un livello di intervento governativo
nell’economia senza precedenti, una cosa che peggiorò la depressione, perché
interferì con le reazioni economiche naturali e le risposte che ci si aspettava
dagli individui e dalle imprese.
Hoover sarebbe arrivato a questa conclusione durante quello che sarebbe stato il
suo secondo mandato, ma a quel punto Roosevelt arrivò al potere e decuplicò il
già presente intervento economico.
In questo mondo alternativo, gli effetti della depressione sono minori rispetto
ai nostri, e la reputazione di Hoover non viene affatto macchiata,
permettendogli di ottenere una vittoria di misura e un secondo mandato, durante
il quale, avendo imparato dai suoi errori passati, cambierà corso e riporterà
lentamente l’economia sui binari, prima di quanto fece Roosevelt, che in realtà
ottenne una rivitalizzazione economica per via dell’entrata degli Stati Uniti
nella Seconda Guerra Mondiale, così come per mezzo di altri fattori esterni alla
sua strategia del New Deal.
Con la potenza statunitense ripristinata, l’influenza in America Latina
continuerà, anche nonostante le intenzioni del presidente di ritirarsi dalla
regione.
Questo fu il caso di alcuni presidenti del nostro mondo, che tentarono di
lasciare la regione a sé stessa ma si ritrovarono coinvolti di nuovo in risposta
ad instabilità o aggressioni immediate.
Una cosa simile permetterà agli Stati Uniti di portare avanti i loro piani per
costruire un canale attraverso il Nicaragua in aggiunta al Canale di Panama,
aumentando il flusso di beni tra l’Atlantico e il Pacifico e facendo sì che
l’aumento di investimenti statunitensi in America Latina diventi un trend che
difficilmente svanirà.
Arrivano gli anni ’30, e il movimento Fascista in Italia verrà affiancato da
correnti simili in Grecia e Spagna. Quello spagnolo, dopo aver visto una guerra
civile come nella nostra TL, emergerà vittorioso assieme a varie fazioni
nazionaliste per via della leadership, dell’addestramento e delle risorse
superiori, anche in assenza del supporto tedesco.
Gli Italiani avranno un ruolo chiave per chiudere le loro divisioni tra le
potenze nazionaliste appena nate, progettando con Spagna e Grecia un patto di
mutua protezione e un piano per portare il Mediterraneo sotto il loro controllo
congiunto.
Mussolini aveva espresso gli stessi obbiettivi attraverso sia le sue ambizioni
di ricreare l’Impero Romano che il suo tentativo di creare un Blocco Latino o
asse latino tra i governi di destra di Francia, Italia, Spagna e Portogallo.
Messi in ombra dalla Germania e dal Nazionalsocialismo, gli sforzi di Mussolini
caddero in disparte, ma in questa TL alternativa, con una Germania che rimarrà
una potenza imperiale, questo non accade mai.
La Grecia, col sostegno italiano e quello dei suoi alleati balcanici, riuscirà a
rovesciare il dominio bulgaro in Macedonia e lungo la costa meridionale,
diventando la nuova potenza principale della regione balcanica.
Mussolini darà sostegno al suo vecchio alleato, ma dovendo pagare ancora i suoi
debiti di guerra e concentrarsi sul suo sviluppo dopo aver appena recuperato sia
dalla Grande Guerra che dalle guerre in Europa orientale riuscirà solo a fornire
un po’ di manodopera.
La Germania diventerà scettica riguardo all’Italia e ai nuovi regimi di destra,
ma li riconoscerà come un baluardo contro la diffusione del Comunismo, una cosa
di cui la Germania avrà bisogno, data la sua relazione unica con la Russia
Rossa: non sarà disposta ad abbandonare il valore strategico che i Bolscevichi
offrono contro lo Zarato Russo filo-britannico, ma non sarà neanche disposta a
lasciare che l’intera Europa occidentale cada sotto il dominio Comunista.
Col passare degli anni l’alleanza di destra alimenterà le fiamme dello scontento
in Francia.
Devastata dalla guerra e indietro nel recupero economico rispetto ai suoi
vicini, i Francesi finiranno sotto il governo instabile di una coalizione
Socialista guidata da Léon Blum, un governo ai ferri corti con ogni altra
fazione nel paese, e perfino con sé stesso, un po’ come era il caso per la
Spagna prima della sua guerra civile.
La Francia all’epoca aveva il più grande partito Comunista dell’Europa
occidentale, e sembrava in bilico tra l’estrema destra e l’estrema sinistra.
Ovviamente, prima che scoppiasse un conflitto interno, la Francia venne invasa
dalla Germania, e quella che avrebbe potuto manifestarsi come una guerra civile
francese si manifestò invece sotto forma di un movimento di resistenza
all’occupazione tedesca e nel governo di Vichy.
Potremmo suggerire che in seguito alla risposta alla Crisi del 6 Febbraio 1934,
quando diversi gruppi di destra protestarono e poi si diedero alle sommosse per
le strade di Parigi e portarono ad una repressione della sinistra contro la
destra, Italia e Spagna potrebbero usare il susseguente sdegno per incitare alla
rivolta, innescando alla fine una guerra civile.
La Spagna, anche se all’inizio esiterà a farsi coinvolgere, verrà convinta
dall’Italia che una mancanza d’azione potrebbe vedere la Francia diventare
Comunista, aprendo la porta ad un’infiltrazione Bolscevica nei loro paesi, e
così scoppierà la guerra, con la Spagna, l’Italia e la Grecia che investiranno
tutti gli uomini, i proiettili e i rifornimenti che riusciranno a mettere da
parte per portare l’ultimo tratto di costa europea sul Mediterraneo sotto la
loro influenza.
Gli Inglesi ovviamente saranno allarmati dallo scoppio del caos in Francia, ma,
esitanti a sostenere una fazione Comunista o Socialista non meno pericolosa di
quella opposta, negozieranno solo con certe fazioni che costituivano la
coalizione dell’establishment.
Il cauto sostegno dell’Inghilterra causerà molto disaccordo nelle forze
dell’establishment, fratturandole su basi repubblicane tradizionali e di estrema
sinistra.
La più grande preoccupazione del Regno Unito sarà proteggersi da una nuova forza
ostile proprio oltre la Manica; perciò, sarà necessario rendere sicura la
Francia settentrionale per mezzo delle forze repubblicane prima di fare un
qualsiasi tentativo di avanzare altrove.
L’esito lascerà la Francia divisa tra nord e sud.
Un po’ come nel nostro mondo al momento dell’invasione della Francia da parte
della Germania, la Gran Bretagna offrirà ai rimanenti territori francesi
un’unione tra le due.
I Francesi in questo mondo alternativo accetteranno, perché senza la sconfitta
della Germania nella guerra precedente e i risarcimenti ottenuti da essa, la
Francia rimarrà per gran parte degli anni ’20 e ’30 in uno stato economico molto
più disperato, e sarà afflitta da divisioni politiche ancora più grandi che nel
nostro mondo.
Movimenti indipendenti allineati con gli ideali di estrema destra dell’Italia e
dei suoi alleati sorgeranno anche in Austria e Portogallo, estendendo
l’influenza dei movimenti Fascisti e nazionalisti dalle coste più occidentali
d’Europa alle spiagge dell’Asia Minore.
Le connessioni portoghesi col Brasile creeranno un punto d’appoggio al piano di
Franco per riunire l’impero spagnolo sotto la bandiera del Blocco Latino,
provocando la reazione statunitense e scatenando la Seconda Guerra
Ispano-Americana.
Gli Spagnoli sfrutteranno il malcontento pubblico riguardo al dominio
statunitense per ottenere sostegno aggiuntivo.
Inghilterra e Germania, avendo tentato per il momento di rimanere neutrali,
conservare le loro energie e rifornirsi dopo anni di guerra brutale,
riconosceranno la minaccia che aleggia alle loro porte.
Il Blocco Latino riterrà i possedimenti coloniali inglesi di Gibilterra ed
Egitto suoi di diritto, mentre utilizzerà l’Austria per proiettare influenza in
Germania.
Dopo decenni di esistenza come rivali, le due grandi potenze imperiali uniranno
le forze come un fronte unitario contro la crescente aggressione del Blocco
Latino.
Il peso di quelli che allora erano i due più grandi imperi d’Europa sarà
semplicemente troppo anche per questa alleanza multinazionale.
In una guerra più rapida di quelle che l’hanno preceduta, Regno Unito e Germania
dimostreranno all’Europa e al mondo le loro capacità senza limiti, e sarà questo
conflitto che finalmente inizierà a far raffreddare la lunga animosità
Anglo-Tedesca, scoprendosi virtualmente le uniche potenze imperiali
sopravvissute dell’era postbellica, due nazioni che non hanno paragone tra i
loro vicini.
Questa cooperazione ispirerà un’era di riforme e ristrutturazione nel
continente, e tenterà di restaurare un equilibrio vecchio di ere che dalla
guerra è decaduto e ha lasciato posto a caos e divisione.
Con la loro base di sostegno in Europa divisa, i Portoghesi si risolveranno alla
neutralità in seguito alle pressioni della Gran Bretagna di onorare la sua
storica alleanza.
La Francia tornerà sotto il controllo repubblicano, l’Europa centrale soccomberà
alla potenza tedesca e la campagna spagnola nelle Americhe collasserà, dando
agli Stati Uniti un motivo per occupare i suoi ex alleati.
Le vecchie divisioni della Russia sostenute dalla Germania e dall’Inghilterra
verranno ricucite.
I Bolscevichi, essendosi risolti a misure estreme nei propri territori e avendo
ottenuto poco nella diffusione del Comunismo, perderanno sostegno, lasciando la
Russia orientale ansiosa di partecipare alle libertà ottenute dallo Zarato
democratico.
Il Giappone, con gli anni, stabilirà una salda presa sulla maggioranza dell’Asia
orientale, sviluppando una relazione coloniale con molti di questi territori e
utilizzando le loro risorse per arricchirsi mentre li rafforza, facendo questo
con lo scopo di creare una comunità asiatica autosufficiente, libera e sicura
dall’influenza e dal dominio occidentale.
Allo stesso modo gli Stati Uniti, sotto una continua politica isolazionista,
arriveranno a dominare la maggioranza dell’America Settentrionale e Meridionale
con mezzi economici, politici e militari, installando nuovi leader nelle ex
nazioni filospagnole, e incentivando sia un’identità americana unita che
l’indipendenza da influenza esterne.
Questo, in pratica, lascerà il mondo diviso in tre zone d’influenza dominate
dagli Stati Uniti, dal Giappone e dall’alleanza Anglo-Tedesca.
Col passare del tempo potrebbero benissimo riuscire a coesistere soddisfatte dei
loro domini, soprattutto Regno Unito e Germania, viste le loro enormi estensioni
e capacità, ma potrebbe essere proprio questo il problema, dato che importanti
alleati e colonie Anglo-tedesche sono scomodamente vicine alle zone d’interesse
statunitense e giapponese.
Gli Stati Uniti saranno ben consci della forte presenza inglese nei Caraibi e in
Canada, mentre il Giappone esprimerà grande interesse nelle isole indonesiane
possedute sia dalla Gran Bretagna che dall’Olanda.
Sembra improbabile che gli Stati Uniti inizino un conflitto con l’Inghilterra
solo per la sua presenza nelle vicinanze, anche se gli eventi recenti faranno
crescere i timori per un maggiore espansionismo inglese e tedesco che forse
mirerà, se non a conquistare, a pacificare la minaccia degli Stati Uniti.
Sembra invece probabile che il Giappone agirà contro il Regno Unito per semplice
espansionismo.
Col migliorare degli arsenali e il rinsaldarsi delle alleanze, sembrerà che più
lunga sarà l’attesa più grande sarà la prossima guerra.
.
E se gli Stati Uniti della Grande Austria avessero funzionato?
L’Impero Austro-Ungarico si è
guadagnato una reputazione tra gli storici di caso da manuale di inutilità
imperiale e disunità in uno stato così variegato ed esteso.
Apparentemente si è andato ad unire ai ranghi potenze multinazionali fallite
come la Jugoslavia, l’Impero Ottomano, la Grande Colombia, l’Unione Sovietica e
forse l’Impero Romano.
Gli stati come l’Austria-Ungheria tentarono di contenere e governare vasti
territori occupati da popoli così diversi e divergenti che separarsi su basi
etniche e culturali divenne la loro unica soluzione.
Questo percorso apparve evidente fin da prima che l’Impero Austro-Ungarico fosse
l’Impero Austro-Ungarico, all’epoca in cui era riconosciuto solo per via della
sua potenza nazionale guida, l’Austria.
Iniziando come poco più di un ducato del Sacro Romano Impero lasciato in carico
alla dinastia degli Asburgo, l’Austria per secoli confinò con i regni più grandi
di Boemia e Ungheria, il secondo dei quali includeva le terre di Croazia,
Slovenia e Transilvania.
Entrambi i regni alla fine si sarebbero riuniti sotto la monarchia condivisa
della dinastia Jagellone Polacco-Lituana, che era ascesa fino a diventare un
regolare rivale degli Asburgo.
Il dominio Jagellone in entrambi i regni terminò con l’invasione dell’Ungheria
da parte dell’Impero Ottomano nel 1520, quando Re Luigi II d’Ungheria e Boemia
cadde in battaglia senza eredi legittimi.
Ungheria e Boemia all’epoca erano monarchie elettive, ma spesso venivano
preferiti i parenti più immediati.
Di conseguenza, il futuro Sacro Romano Impero e cognato di Luigi, Ferdinando I
d’Asburgo, venne considerato un successore ideale, anche se la rivendicazione di
Ferdinando incontrò comunque opposizioni in entrambi i regni.
In qualità di Sacro Romano Imperatore e Re d’Ungheria, di Boemia e di Croazia,
Ferdinando stabilì uno standard di dominio individuale sui suoi regni e col
dovuto rispetto per le distinte culture e tradizioni di ogni regno.
L’Ungheria mantenne apparentemente il livello maggiore di autonomia grazie alla
sua popolazione più grande e ad una costituzione codificata vecchia di secoli,
che limitava l’autorità reale in favore del parlamento locale.
L’autonomia ungherese nella monarchia Asburgica arrivò al punto che gli
Ungheresi preservarono i loro costumi, i confini, la maggioranza del loro
governo legislativo e molto altro.
Nonostante questo, sorsero comunque problemi tra gli Asburgo e i loro vari
domini per i successivi due secoli, con l’Ungheria che si dimostrò piuttosto
problematica.
Decennio dopo decennio, l’Austria arrivò a formare un centro di potere Asburgico
più importante, che adesso cercava di assumere un ruolo guida più diretto nella
sua unione con la Boemia, l’Ungheria e la Croazia, ma le persistenti differenze
tra i regni portarono ad obbiettivi e ambizioni differenti, per non parlare
delle crescenti ostilità fra gruppi etnici e religiosi sovrapposti mentre col
tempo i regni si scambiarono la popolazione.
Questi problemi, assieme all’ascesa di Napoleone e della Francia, che
minacciavano gli Asburgo e il Sacro Romano Imero, alla fine motivarono il Sacro
Romano Imperatore Francesco II a consolidare il regno della sua famiglia in un
vero e proprio impero con l’Austria al suo centro, creando ufficialmente
l’Impero Austriaco.
In larga parte cambiò poco internamente in seguito all’elevazione dell’Austria
allo status di impero, anche se l’Austria apparentemente si ritrovò sempre più
in disaccordo con l’Ungheria, dove, nonostante la sua relativa libertà
nell’impero, era in ascesa un sentimento nazionalista.
Alcuni affermavano addirittura che questa libertà non aveva fatto altro che
aumentare il nazionalismo e il senso di sovranità ungherese, perché non si era
mai sviluppata una co-dipendenza con l’Austria, e perciò essa non aveva mai
investito sull’integrazione o non aveva cercato di farlo anche nella
piccolissima scala che avevano fatto gli altri domini.
Ora, la prima epoca di questo appena creato Impero Austriaco vide la politica
dominata dal Cancelliere Clemens von Metternich, che nel tentativo di tenere a
bada le ondate di liberalismo e nazionalismo innescate da Napoleone e che ora
minacciavano l’unità austriaca, soppresse e censurò questi movimenti in tutto
l’impero solo perché i regionalismi e i nazionalismi si fortificassero in
clandestinità e alla fine esplodessero durante le rivoluzioni del 1848, quando
all’inizio gli Ungheresi spinsero per il governo del parlamento e la fine della
censura, vedendo le loro richieste soddisfatte dal governo austriaco solo perché
ad essi venissero sottoposte richieste da parte delle minoranze etniche
all’interno del loro regno, richieste alle quali non era così facile rispondere
per il governo ungherese.
Durante questo periodo l’Imperatore Ferdinando I d’Austria, visto sia come
mentalmente inabile a regnare e capace solo di accettare tutte le richieste
dell’Ungheria, venne sostituito da suo nipote Francesco Giuseppe I, che revocò
gli accordi di Ferdinando con l’Ungheria e iniziò una campagna militare per
riportare all’ordine gli Ungheresi.
Gli Ungheresi, in risposta, chiesero adesso la totale indipendenza, e
costrinsero gli Austriaci a chiedere il sostegno russo per sottomettere alla
fine lo stato ribelle.
Dopo il conflitto, l’Austria, sotto la guida del suo nuovo imperatore, considerò
che forse era stata troppo accondiscendente con l’Ungheria negli anni, perciò
pose il regno sotto un feroce governo militare e revocò diverse delle libertà
precedentemente concessegli.
L’Impero Austriaco diede uno sguardo realistico a sé stesso e vide un’entità che
era stata troppo generosa per funzionare come impero unificato e troppo poco
collaborativa per diventare una federazione unita.
Si decise che l’Impero Austriaco non poteva più essere una labile unione di
regni distinti che condividevano semplicemente un monarca, ma dovesse invece
perseguire una politica di creazione di un’identità unitaria attraverso un
processo di germanizzazione o austricizzazione.
Questa politica penetrò dal governo fino al livello individuale, e per un po’
sembrò raggiungere l’effetto desiderato, perlomeno fino al 1866, quando
l’Austria venne pesantemente sconfitta dalla Prussia nella Guerra
Austro-Prussiana, che costò agli Austriaci le loro sfere d’influenza sia in
Germania che in Italia e paralizzò l’impero moralmente, militarmente e
finanziariamente.
L’Austria non poteva più permettersi di soggiogare i suoi regni minoritari, e
perciò, nel 1867, stabilì a malincuore con gli Ungheresi una duplice monarchia,
l’Impero Austro-Ungarico.
Non solo il Regno d’Ungheria era di nuovo autonomo, ma ora rimaneva collegato
all’Austria semplicemente per le politiche estere e della difesa, così come
attraverso una monarchia condivisa, ma che non aveva molto peso nella stessa
Ungheria.
L’Ungheria era, a quasi tutti gli effetti, essenzialmente indipendente.
Molti che un tempo sostenevano la totale indipendenza ungherese ora favorirono
invece questo esito, dato che riconobbero che la politica estera ungherese e
austriaca condividevano prospettive simili, una cosa che si dimostrò erronea
quando gli Austriaci tentarono di sostenere la Francia nella Guerra
Franco-Prussiana solo per essere trattenuti dagli Ungheresi.
L’Ungheria inoltre beneficiava molto del progresso, della ricchezza e della
forza dell’Austria.
Questa concessione all’Ungheria di quello che ammontava ad uno status di pari
all’interno dell’impero aumentò l’attenzione degli altri gruppi etnici
dell’impero, soprattutto gli Slavi meridionali e occidentali, la cui popolazione
combinata costituiva, rispettivamente, il 14 e il 34% della popolazione totale
dell’impero, anche se, nonostante questo, rimanevano ancora sudditi dei governi
austriaco e ungherese più grandi.
Come fu il caso durante la rivoluzione dell’Ungheria, gli Ungheresi esitavano a
condividere il potere con le loro popolazioni minoritarie, e di fatto
perseguirono un programma di ungarizzazione o magiarizzazione all’interno dei
loro territori, mentre per contrasto gli Austriaci emanarono una legge sulle
nazionalità all’interno della loro metà dell’impero che concedeva eguali diritti
di preservare la propria cultura e linguaggio e così via.
Il dualismo della monarchia si dimostrò quasi immediatamente insoddisfacente, e
portò alla ribalta quello che era noto come Trialismo, la creazione di un terzo
regno alla pari nell’Impero Austro-Ungarico che rappresentasse la popolazione
slava.
Sia la Boemia che la Croazia vennero considerate come concorrenti per questa
posizione, ma fu la Croazia ad emergere come opzione plausibile, perché la
Boemia aveva un’importante presenza tedesca all’interno dei suoi confini.
Questa scelta alla fine aprì un solco tra l’Austria e gli Slavi occidentali di
Boemia, Slovacchia e Galizia, la cui identità differiva significativamente dalle
culture slave meridionali di Croazia, Slavonia, Dalmazia, Slovenia e Bosnia.
Il Trialismo ottenne rapidamente sostegno tra le élite austriache, con Francesco
Giuseppe che lo considerò perlomeno un’opzione, il suo successore, l’Imperatore
Carlo I, che spinse ripetutamente per la trasformazione della Croazia in un
terzo regno, solo per essere bloccato dall’Ungheria fino a quando non fu troppo
tardi, e Francesco Ferdinando che si interessò alla riorganizzazione
dell’Austria-Ungheria in vari stati semiautonomi in una federazione nota come
Stati Uniti della Grande Austria, con diversi contrappesi e mutue dipendenze
create per assicurare che ogni stato fosse capace di preservare la sua cultura
indipendentemente ma incoraggiato a rimanere parte di un insieme più grande.
Alcuni hanno addirittura speculato che questa idea avesse un tale potenziale che
di fatto fu la vera giustificazione dell’assassinio dell’arciduca da parte della
Crna Ruka serba, anche nota come Unificazione o Morte, perché il suo esito
avrebbe accontentato in maniera sufficiente le popolazioni jugoslave nell’impero
e addirittura alzato i loro standard di vita al punto che avrebbe distrutto i
piani serbi di creare la Jugoslavia come stato unitario panslavo meridionale.
Ovviamente, Ferdinando venne assassinato, la Grande Guerra scoppiò, e lo stress
sia del conflitto che delle dispute interne non risolte alla fine portarono
l’Austria-Ungheria a collassare.
Ma se questo cambiasse? E se in una TL alternativa venissero creati gli Stati
Uniti della Grande Austria? La prima domanda chiave che abbiamo di fronte è il
quando, e ovviamente il come.
In teoria potremmo proporre la creazione di un terzo regno nell’impero fin dal
1868, quando la Croazia e l’Ungheria faranno il compromesso che essenzialmente
rese l’Ungheria un regno autonomo, anche se non del tutto incorporato come pari
dei suoi vicini più grandi.
In seguito questo potrebbe riaccendere l’interesse in un regno degli Slavi
occidentali tra Cechi, Slovacchi, Polacchi e Ucraini, ma questo non sarebbe
davvero il modello degli Stati Uniti della Grande Austria.
Quella specifica partizione non sarebbe stata proposta fino al 1906, e perfino
allora interessava solo all’Arciduca Francesco Ferdinando, che in quanto
presunto erede al trono austriaco avrebbe certamente convertito il piano in
azione se solo gliene fosse stata data la possibilità.
Di nuovo, Ferdinando venne assassinato, e questo non fu un assassinio del quale
possiamo semplicemente sbarazzarci con conseguenze minime.
La morte di Ferdinando fu la scintilla che scatenò la Grande Guerra, e suggerire
semplicemente che sopravviva ha grandi implicazioni per la TL che vogliamo
evitare per lo scenario.
Potremmo proporre infine una TL nella quale il successore di Francesco Giuseppe
riesca, entro la fine della guerra, a negoziare una pace anticipata tramite gli
Stati Uniti e col sostegno di Woodrow Wilson, spacciando l’Austria come un
modello per quello che potrebbe essere uno stato postbellico ideale, forte,
unito, ma comunque capace di preservare il diritto all’autodeterminazione per
tutti i suoi popoli in uno stato di dimensioni imperiali.
L’attrattiva potrebbe essere abbastanza forte, perché Wilson senza dubbio
riconoscerà la riluttanza degli imperi europei a cedere semplicemente i loro
territori coloniali per una futura forza di stati-nazione deterministici, ma
sarà più probabile che adotteranno un modello cooperativo federale se l’Austria
riuscirà a dimostrarsi di successo.
Gli Inglesi dopotutto avevano considerato una cosa simile solo qualche anno
prima, perciò forse un esempio sarà tutto quello che sarà necessario per far
percorrere questa strada agli imperi europei.
Consideriamo per primo un modello iniziale di proto-Stati Uniti della Grande
Austria: potremmo presumere che nell’anno successivo all’Ausgleich la Croazia
riesca a negoziare con successo non solo con gli Ungheresi, ma anche con
l’Austria, la creazione di un terzo regno.
Un simile esito molto probabilmente motiverà una paragonabile risposta della
Boemia non molto dopo.
Anche se i territori slavi di Galizia Occidentale, Ucraina, Galizia Orientale e
Slovacchia sarebbero forse capaci di creare un quinto, sesto e settimo regno, è
più probabile che si accodino alla Boemia, che avrebbe già una forte base
storica per lo status di uguaglianza, anche se aveva già connessioni più salde
con l’Austria, e che nel caso della Slovacchia offrirà una via di fuga
affidabile dal dominio ungherese.
Se un regno unificato degli Slavi occidentali non riuscirà a manifestarsi,
potremmo comunque vedere la Galizia e la Boemia emergere come potenze autonome
nell’impero, ma la Slovacchia molto probabilmente rimarrà sotto il contro
ungherese.
Questa ulteriore suddivisione del potere darà alle decisioni imperiali un
carattere più democratico, perché l’Ungheria non riuscirà più a porre
semplicemente il veto alle proposte degli Austriaci se questi riusciranno ad
ottenere il sostegno degli altri due regni, cosa che permetterà gli sforzi più
ambiziosi di espansione nei territori degli Slavi meridionali ai quali
l’Ungheria si oppose per paura che avrebbero coinvolto la Croazia.
Se ipotizziamo che questa riorganizzazione dell’impero avvenga abbastanza in
anticipo, l’Austria potrebbe anche partecipare alla Guerra Franco-Prussiana,
anche se è probabile che l’esito rimarrà in gran parte lo stesso.
Se le perdite saranno abbastanza gravi, ciò potrebbe perfino portare i regni
dell’Austria a separarsi in stati completamente indipendenti poco dopo, ma
presumeremo che questo non sia il caso.
Con la cultura jugoslava alla quale verrà data la propria sfera indipendente
nell’impero, è probabile che l’Austria riesca a negoziare meglio un’annessione
totale della Bosnia in seguito alla Guerra Russo-Turca del 1877-78 senza
compromettere la Lega dei Tre Imperatori così in anticipo, venendo accolta più
favorevolmente sia dalla popolazione locale che dalla Russia, che non dovrà
preoccuparsi della soppressione della popolazione slava della Bosnia una volta
che sarà sotto l’influenza austriaca.
Detto questo, le due saranno comunque delle rivali per il dominio dei Balcani, e
discuteranno riguardo ad ulteriori espansioni verso sud dell’Austria.
Un’annessione anticipata della Bosnia lascerà ulteriori opportunità di isolare
la Serbia dal Montenegro consolidando il controllo sul Sangiaccato, preparando
la strada per una dominazione sul lungo termine dei Balcani occidentali per il
dispiacere della Russia, la cui precedente tolleranza dell’Austria per via delle
sue riforme filo-slave avrà permesso a questo di accadere.
Questa espansione senza dubbio preparerà la scena a decenni di conflitto tra le
due.
Gli Austriaci sosterranno i Turchi contro l’espansione panslava della Serbia
sostenuta dai Russi, mentre loro stessi si infiltreranno lentamente verso la
Macedonia e l’Albania, ricevendo in qualche occasione il sostegno di Regno Unito
e Germania.
Gli Inglesi mireranno a negare alla Russia l’accesso al Mediterraneo, mentre i
Tedeschi spereranno di incentivare una relazione affidabile sia con l’Austria
che con gli Ottomani contro la Russia una volta che la Lega dei Tre Imperatori
inizierà a decadere.
In generale il maggiore entusiasmo che potrebbe essere ottenuto dai regni
Austro-Slavi permetterà all’Austria di avere un ruolo più dinamico nei conflitti
in sviluppo, specialmente quelli nei Balcani, dove saranno coinvolti gli
interessi slavi e dove l’Austria vedrà la sua ultima opportunità per riaccendere
le fiamme che alimentano il motore imperiale.
In alternativa potremmo presumere che Francesco Ferdinando sopravviva fino a
prendere il potere in un mondo dove la Grande Guerra non è mai avvenuta.
Succederà a Francesco Giuseppe intorno allo stesso periodo in cui lo fece Carlo
I, e senza il bisogno di concentrare risorse in un conflitto esterno,
l’attenzione verrà diretta sulla questione jugoslava, che dopo l’annessione
della Bosnia diventerà un problema importante.
Nel nostro mondo queste discussioni si svolsero comunque nonostante la guerra,
mentre il movimento per l’unità jugoslava e l’animosità con la Russia legarono
strettamente il futuro degli Austro-Slavi alla sopravvivenza dello stesso
impero.
L’Ungheria, come nel nostro mondo, continuerebbe a resistere alla questione, ma
in una TL dove Francesco Ferdinando è sopravvissuto fino a diventare imperatore,
ed essendo lui un uomo notoriamente molto diretto che vedeva espressamente la
duplice monarchia come un sistema fallace, farà pressioni sugli Ungheresi con
ogni mezzo possibile non solo per elevare la Croazia a livello di pari
all’interno dell’impero, ma anche per farle accettare la federazione già
sostenuta dai vari gruppi che circondavano i territori etnicamente ungheresi.
È abbastanza probabile che questo ultimatum possa scatenare una guerra tra
Ungheria e Austria, con la seconda che avrà il sostegno di quasi tutti, mentre
la prima avrà un piccolo sostegno dalla Serbia e dalla Russia, che beneficeranno
del collasso dell’Austria.
Come accaduto in seguito alla Rivoluzione Ungherese del 1848, l’Austria piazzerà
l’Ungheria sotto un’occupazione militare temporanea, e assumerà il controllo
totale delle istituzioni locali per censurare i media antiaustriaci e promuovere
un messaggio più cooperativo a favore della federazione nelle scuole, sui
giornali, nella politica e nell’intrattenimento.
Francesco Ferdinando vedeva l’Ungheria come una spina nel fianco dell’unità
degli stati austriaci, e probabilmente non sarà soddisfatto fino a quando non
sarà sradicato ogni rimasuglio del radicalismo ungherese antiasburgico.
Come detto prima, nel nostro mondo, mentre la Grande Guerra infuriava, l’Austria
continuò a negoziare con l’Ungheria per la creazione di una terza corona,
sapendo bene che una sconfitta avrebbe quasi certamente visto una separazione
dei territori slavi, solo perché la proposta venisse comunque ripetutamente
respinta, ma considerate le richieste del conflitto, l’Austria all’epoca
semplicemente non poté permettersi di fare pressioni sull’Ungheria.
Gli Stati Uniti della Grande Austria proposti durante la guerra avrebbero visto
probabilmente una resistenza simile da parte dell’Ungheria, e alla fine non
sarebbero riusciti a produrre risultati duraturi.
Perfino nell’improbabile esito che la proposta venga accettata, l’Austria andrà
comunque più o meno come nella nostra TL, e si dividerà ugualmente su basi
definite da tempo.
È vero che la resistenza interna dei vari gruppi etnici ha ostacolato lo sforzo
bellico dell’Austria, ma la pessima prestazione dell’Austria durante il
conflitto viene tipicamente addossata a pessime leadership e pianificazione.
Una maggiore cooperazione avrebbe certamente aiutato l’Austria a resistere un
po’ più a lungo e più intatta, ma alla fine sarebbe stata comunque sconfitta e
avrebbe visto le sue terre spartite fra i vincitori, a meno che non riesca con
qualche mezzo a negoziare un compromesso con le potenze dell’Intesa, perciò
adesso consideriamo una soluzione postbellica: la Triplice Alleanza viene
sconfitta, e apparentemente l’Austria è sull’orlo del collasso, ma Woodrow
Wilson, dopo aver parlato con l’imperatore austriaco, propone che le terre
dell’Austria-Ungheria, piuttosto che essere spartite del tutto o lasciate che
vadano per la propria strada, verranno invece attivamente riorganizzate in degli
Stati Uniti della Grande Austria federati, all’altezza degli standard delle
potenze occidentali per mantenere il controllo sull’Europa centrale e, sul lungo
termine, superare l’espansione della Germania come potenza dominante dell’Europa
centrale.
L’Austria potrebbe essere ritratta sotto una luce più comprensiva per aiutare
questa mozione ad ottenere l’approvazione, descrivendo l’inizio del conflitto ad
opera dell’Austria come una risposta comprensibile ad un atto di aggressione da
parte di agenti filo-jugoslavi, e che permettere la creazione di uno stato
jugoslavo non farà che giustificare le azioni di questi radicali che hanno
assassinato un politico di alto rango intenzionato a fare riforme.
L’Austria sarà più una vittima che un’aggreditrice, e meriterà una seconda
possibilità.
Inoltre il compianto Francesco Ferdinando meriterà questa possibilità di portare
finalmente un’era di equilibrio e coesistenza in Austria, e così verrà fatto.
In tutto l’impero vengono creati nuovi stati con strutture di governo più
uniformi e compatibili, capaci di governare estesamente a livello locale, mentre
Vienna servirà da centro delle politiche federali.
Il titolo di Kaiser verrà preservato e ora avrà un ruolo molto simile a quello
di un presidente, con un parlamento unitario costituito da rappresentati da
tutta l’unione.
Verrà utilizzato un sistema bicamerale simile a quello degli Stati Uniti, con un
Kaiser che nomina i rappresentanti di ogni stato perché servano in un senato,
mentre gli stati selezioneranno alcuni rappresentanti in una camera secondaria
in base alla popolazione.
Il diritto consuetudinario verrà stabilito tramite una costituzione federale, e
attraverso future decisioni fatte dal governo federale, mentre ogni stato
individuale sarà libero di governarsi come più gli parrà adeguato.
Verranno fatte concessioni territoriali alla Polonia e all’Italia, ma la
Transilvania rimarrà nella federazione, come la Bosnia.
Verranno fatti accordi per la difesa comune e lo sviluppo navale, dando alla
federazione un forte esercito di coscritti basato su quote fornite in base alla
popolazione di ogni stato, garantendo inoltre alla marina e al governo federale
l’accesso alla costa croata, perché sarà l’unico sbocco sul mare della
federazione.
Funzionando come una singola unità piuttosto che come una serie di stati sovrani
disorganizzati e in conflitto, gli Stati Uniti della Grande Austria riusciranno
a utilizzare con efficacia la forza dei loro variegati territori negli anni
postbellici, vedendo un rapido recupero e un ritorno allo status di grande
potenza, mentre la Germania languirà ancora a causa del debito e
dell’instabilità.
Condividendo un piccolo confine con i Sovietici, l’Austria adotterà una
posizione fortemente anticomunista, un po’ come la vicina Polonia, che vedrà gli
Stati Uniti della Grande Austria come una potenziale minaccia per la stabilità
appena ottenuta.
Questo sentimento antisovietico crescerà in seguito alle carestia nell’ovest
dell’Unione Sovietica, quando i territori ucraini della federazione vedranno un
afflusso di rifugiati dall’Ucraina sovietica.
La sfera del dominio Comunista potrebbe servire per rafforzare ulteriormente i
legami della federazione, perché i piccoli stati che mireranno ad andare per la
propria strada potrebbero facilmente ritrovarsi vulnerabili alla rivoluzione,
specialmente se il lasciare la federazione impatterà negativamente sulla loro
economia e abbasserà così gli standard di vita perché i lavoratori diventino
abbastanza disperati da sostenere questa ideologia.
Con la Russia che non verrà più vista come una forza favorevole per guidare i
Balcani, sia le grandi potenze che le nazioni balcaniche e dell’Europa centrale
in via di sviluppo si rivolgeranno all’Austria come unica alternativa.
La Polonia e la federazione avranno già incentivato delle relazioni amichevoli
per svantaggiare sia i Sovietici che i Tedeschi nel caso entrambi cerchino di
espandere i loro domini.
Francia e Inghilterra, avendo perso la Russia come alleato, potrebbero ora
investire nella federazione perché riempia il ruolo della Russia di mantenitrice
della pace in oriente, facendo guadagnare all’Austria la benedizione e il
sostegno delle due grandi potenze dell’Europa occidentale.
La continua crescita della federazione come nuova grande potenza dell’Europa
centrale, la sua alleanza militare amichevole con i suoi vicini, il prestigio
storico e il sostegno diretto delle potenze occidentali le permetteranno di
rimanere un contrappeso dei Sovietici e poi dei Tedeschi, che non riusciranno ad
annettere così facilmente i Sudeti, la Polonia o la stessa Austria, costringendo
la Germania a dirigere la sua attenzione o verso ovest od oltremare
nell’espansione coloniale.
Lo stesso varrà per la tentata espansione dell’Italia nei Balcani, e di fatto
questo sventerà quella che sarebbe diventata la seconda grande guerra.
.
E se l'Inghilterra si fosse unita alla Triplice Alleanza?
La grande rivalità fra
Inghilterra e Germania che prese il via nel 20° secolo è una di quelle con più
conseguenze di tutta la storia umana.
Dopo aver perso le colonie che sarebbero diventati gli Stati Uniti e aver
rovesciato Napoleone sul continente europeo, il Regno Unito mantenne il suo
dominio sui mari e nel corso di un secolo procedette ad espandere e sviluppare i
suoi domini coloniali fino a diventare l’impero più grande che il mondo avesse
mai visto.
Gli Inglesi avevano una presenza importante su quasi ogni continente, stabilendo
persino colonie che erano loro estensioni in Nord America tramite il Canada, in
Oceania tramite l’Australia e la Nuova Zelanda e in Africa tramite la colonia
del Capo.
La Gran Bretagna dominava assolutamente il commercio globale, e grazie a questo
divenne eccezionalmente ricca e potente, entrando in un periodo di splendido
isolamento nel quale non ebbe bisogno di affidarsi a nessuno se non a sé stessa.
Comprensibilmente questo lasciò l’amaro in bocca alle altre grandi potenze che
miravano a sorpassare o perlomeno eguagliare l’Inghilterra.
Queste includevano la Russia, che competé con il Regno Unito per il dominio
sull’Eurasia durante quello che divenne noto come il Grande Gioco, e ovviamente
la rivale del Regno Unito da ere, la Francia.
I Francesi raggiunsero davvero un picco con Napoleone e il suo Impero Francese,
da allora il paese non fu più lo stesso ed ebbe difficoltà a riasserire il suo
posto di potenza continentale guida e grande forza all’estero.
La Francia subì instabilità interne, conflitti di identità, divisioni sulla
leadership e una generale mancanza di visione per il futuro.
Tutto questo apparentemente si fermò brevemente sotto la leadership di Napoleone
III, che aveva una chiara nuova visione per il paese e un percorso perché i
Francesi riguadagnassero la loro importanza e prestigio, ma Napoleone non sapeva
che le altre potenze del continente avevano deciso che il tempo della Francia
come cuore d’Europa era finito e che adesso era il momento che una nuova stirpe
potesse fregiarsi di questo orgoglio.
In Europa centrale c’erano gli stati tedeschi: Austria, Prussia e gli stati meno
importanti della Confederazione Germanica.
All’epoca gli Austriaci avevano dominato per secoli la Germania grazie al
controllo della confederazione e del suo predecessore, il Sacro Romano Impero,
da parte della dinastia Asburgica, ma a quel punto l’Austria era in declino.
Un po’ come la Francia, era stata indebolita dagli effetti delle Guerre
Napoleoniche e aveva difficoltà a tenere insieme il suo impero.
Gli Austriaci si ritrovarono divisi e incerti riguardo al loro futuro: l’Austria
era uno stato tedesco e aveva un profondo interesse nell’Europa germanica, ma il
suo tempo nel Sacro Romano Impero le aveva lasciato anche dei legami col
Mediterraneo, legami che stavano diventando dei pesi da quando lo stato italiano
del Regno di Sardegna stava cercando di riunire l’intera Italia sottraendo terre
all’Austria.
In più gli Austriaci erano una potenza balcanica, dato che avevano assistito
all’incursione dei Musulmani Ottomani secoli prima e adesso stavano liberando le
popolazioni Cristiane della regione.
Ma anche la Russia cercava di rompere la presa Ottomana sui Balcani, essa
intendeva però concedere questa regione ad una popolazione predominantemente
Slava e Ortodossa sotto il suo controllo, una cosa che l’Austria non era
desiderosa di permettere.
In parole povere l’Austria era divisa da fattori interni ed esterni, era uno
stato multietnico che tentava di combattere tre rivali su tre fronti per il
dominio su tre diverse arene.
La seconda grande potenza della Germania, la Prussia, riconobbe tutto questo e
si mosse sempre più per cacciare l’Austria dalle politiche tedesche e portare
gli stati minori sotto il suo controllo.
Prussia e Austria alla fine andarono in guerra, una durante la quale i Sardi si
allearono con la Prussia e tolsero ulteriori terre italiane all’Austria, mentre
la Prussia escluse completamente l’Austria dalla sfera tedesca, lasciandola una
potenza esclusivamente balcanica costretta a condividere ulteriormente il
primato con la metà ungherese dell’impero, mentre le sue popolazioni slave
iniziarono a chiedere lo stesso.
La Prussia, ora alle redini della Germania, vide l’opportunità di consolidare il
suo dominio contro il nemico comune, ovvero la Francia, e asserire la sua
posizione di leader dell’Europa continentale.
La Prussia provocò ripetutamente la Francia fino a quando non scoppiò la Guerra
Franco-Prussiana.
Napoleone III era troppo fiducioso nelle capacità della Francia, mentre il
Prussiano Otto von Bismarck sapeva bene che la Francia era debole e non era
all’altezza del meglio organizzato esercito prussiano.
La guerra finì in mezzo anno e con un esito imbarazzante, Napoleone III fu
catturato in battaglia.
I Prussiani unirono il dominio tedesco nell’Impero Tedesco, e sostituirono la
Francia come leader continentale, ma alla fine dell’800 questo non gli bastava.
Non gli bastava essere uno stato potente all’interno dell’Europa, il vero segno
del potere in quell’epoca era il possesso di un impero coloniale, un impero dal
quale si sarebbe potuto ricavare una grande quantità di risorse per alimentare
una vera economia di prima classe: la Spagna aveva resti di un impero coloniale,
i Francesi stavano ricreando un impero coloniale, perfino gli Olandesi avevano
un impero coloniale, se la Germania doveva essere il nuovo asse attorno al quale
sarebbe dovuto girare l’Europa aveva bisogno di altre risorse, e adesso, dopo
essersi assicurata il suo dominio interno, aveva i mezzi coi quali fare altre
rivendicazioni.
La Germania creerà nuovi possedimenti coloniali in Africa giocando un ruolo
guida nella spartizione del continente.
La Germania ottenne relativamente pochi territori ma strategicamente di valore,
che alla fine aveva intenzione di unificare sotto forma di una grande colonia
centrafricana attraverso acquisti e conquiste graduali.
Nel frattempo l’attenzione si spostò sull’Asia Pacifica, dove i Tedeschi
pensarono di avere ancora una forte opportunità di colonizzazione, ma un po’
come in Africa la Gran Bretagna accelerò le sue conquiste per negarle ai
Tedeschi, avvertendo che questi stavano cercando di competere con la Gran
Bretagna come potenza globale economica e militare.
Capendo che adesso l’Inghilterra non solo dominava il mondo, ma cercava di
impedire che qualsiasi altro rivale si avvicinasse a condividere quel potere, la
Germania divenne sempre più ostile verso gli Inglesi, andando contro
l’intenzione di Bismarck di concentrarsi sulla Francia.
I Francesi, anche se erano stati sconfitti una volta, sarebbero stati di nuovo
una minaccia per la Germania se si fossero allineati con un’altra grande
potenza.
Bismarck propose una politica di isolamento della Francia per indebolirla
gradualmente anno per anno, ma il Kaiser Guglielmo II si sentì fiducioso della
posizione della Germania sulla Francia e si rivolse contro il successivo
bersaglio più grande, portando involontariamente gli un tempo aspri rivali
Francia e Regno Unito di nuovo dalla stessa parte a causa di un nemico comune.
Questo avrebbe portato all’Entente Cordiale, che rafforzò le relazioni
Franco-Tedesche e portò alla creazione di un’alleanza fra le due che alla fine
vide la Gran Bretagna schierarsi con la Francia durante la Grande Guerra
utilizzando semplicemente l’invasione tedesca del neutrale Belgio come pretesto
ufficiale per il suo coinvolgimento, ma le cose andarono quasi in una direzione
molto diversa: ci fu un periodo in cui alcuni all’interno della Gran Bretagna
vedevano la Germania non come un rivale emergente ma come un nuovo alleato col
quale cooperare contro i loro avversari comuni, una forza utile sul continente
per mantenere l’ordine e tenere in scacco sia la Francia che la Russia.
La stessa Germania era guardinga riguardo a queste due potenze sui suoi confini
occidentale e orientale, dato che le relazioni tra la Francia e la Russia
avevano dato vita ad un’alleanza apparentemente mirata a mettere la Germania in
una posizione vulnerabile, e c’erano stati dei negoziati tra la Germania e
l’Inghilterra per la creazione di una propria alleanza.
Questi negoziati però caddero nel vuoto, ma se questo cambiasse? E se in una TL
alternativa quest’alleanza avesse successo? L’architetto di questa potenziale
alleanza Anglo-Tedesca sarebbe nientemeno che il Giusto e Onorevole Segretario
di Stato per le Colonie Joseph Chamberlain, padre di Neville Chamberlain.
Chamberlain a questo punto della sua carriera era diventato una delle figure più
importanti nella ricerca di un imperialismo riformato.
Vedete, anche se esternamente il Regno Unito appariva un potente impero,
internamente gli Inglesi stavano perdendo la presa sulle loro colonie, che con
lo sviluppo vedevano una maggiore indipendenza dalla madrepatria.
Chamberlain lo aveva capito, e sapeva che era necessaria una nuova soluzione, e
fino a quando quella soluzione non si fosse manifestata completamente gli
Inglesi non potevano permettersi di inimicarsi lo stato più potente nelle sue
immediate vicinanze.
La Francia era gestibile, la Russia era gestibile, la Germania era ostica, c’era
poco che la Gran Bretagna potesse fare per contrastare la possente potenza
terrestre nel cuore dell’Europa.
Farlo voleva dire investire la sua fiducia in un’altra potenza come la Francia,
ma con i Francesi che erano stati così profondamente umiliati dai Tedeschi non
molto tempo prima e con l’incerto livello di stabilità dato da Napoleone III
ormai andato si poteva davvero fare affidamento sui Francesi? Ci si poteva
fidare perfino del fatto che i Francesi non tradissero gli Inglesi per via della
loro rivalità lunga secoli? Semplicemente no, l’Inghilterra doveva parlamentare
direttamente con la Germania se si doveva trovare una soluzione duratura.
Nel 1898 Chamberlain incontrò l’ambasciatore tedesco per discutere di quelli che
chiamava i loro mutui interessi e lo rassicurò che le tensioni che c’erano state
tra i due paesi non erano indicative di differenze inconciliabili.
Insieme avrebbero potuto dominare la Cina e creare loro sfere d’influenza a
spese di Russia e Francia, ma l’ambasciatore aveva le mani legate, dato che
l’opinione politica in patria era contraria al Regno Unito, e guardò all’offerta
con sospetto.
Alla Gran Bretagna fu fatta un’offerta di concedere territori coloniali alla
Germania come segno di buona volontà prima di ricevere un qualsiasi impegno dai
Tedeschi, ma comprensibilmente la Gran Bretagna rifiutò l’offerta.
L’anno seguente Chamberlain si incontrò col Kaiser Guglielmo II, ma anche lui
espresse la sua sfiducia nel Regno Unito come alleato.
Chamberlain propose che la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e la Germania
creassero un’alleanza come risposta a quella tra Francia e Russia, una che
avrebbe visto il dominio Anglo-Americano sull’Atlantico e il Pacifico e il
dominio tedesco del continente europeo, ma la Germania non la vide praticabile,
o piuttosto il Kaiser Guglielmo dichiarò di non averla vista come praticabile.
Eppure Chamberlain fu incoraggiato dal ministro degli esteri e in seguito
cancelliere tedesco, che scaldò il pubblico con l’idea di un’alleanza
Anglo-Teutonica, ma quando lo fece i Tedeschi si presero beffe dell’Inghilterra
durante un incontro al Reichstag, facendo apparire Chamberlain come uno stupido
al pubblico inglese, al quale aveva parlato così bene della Germania.
Nel 1901 Chamberlain tentò un’ultima volta di forgiare un’alleanza con la
Germania, e il Kaiser Guglielmo insistette con i suoi funzionari che l’offerta
venisse accettata, ma essi rimasero indecisi fino a quando il Regno Unito non
apparve più disperato, sperando di negoziare da una posizione di maggior potere
e forza per offrire una promessa di sicurezza per l’Austria come condizione per
l’alleanza.
Il risultato fu che i negoziati terminarono ancora una volta con un nulla di
fatto, e alla fine Chamberlain ne ebbe abbastanza del senso di superiorità della
Germania.
L’alleanza Anglo-Tedesca venne abbandonata e nacque un’alleanza Anglo-Francese,
ma stavolta le cose sono diverse: ora dobbiamo supporre immediatamente che la
Gran Bretagna sia più disposta a concedere territori alla Germania così che
l’alleanza possa manifestarsi completamente.
Una cosa del genere potrebbe avvenire se le relazioni Franco-Britanniche si
deteriorassero gravemente nel periodo precedente al primo incontro con la
Germania, nello specifico durante la Crisi di Fascioda del 1898.
Forse fare una concessione territoriale sarà un’offerta più ragionevole in
cambio di un’alleanza, tranne che questa non sarà garantita, né risolverà il
problema più grande che impedì a questa alleanza di manifestarsi: la Germania
non sarà affatto nella posizione per fare richieste senza offrire qualcosa di
sostanziale in cambio.
Certamente poteva essere la potenza dominante dell’Europa continentale, ma
l’Inghilterra era ancora la più forte.
Il Regno Unito stava forse affrontando delle difficoltà interne, ma era ancora
capace di tenere sotto scacco i suoi rivali con altri mezzi.
L’approccio antagonistico e apertamente di superiorità che la Germania utilizzò
in questi negoziati le costò un prezioso alleato, ma sembrò stranamente fuori
posto, perciò, precisamente perché la Germania si comportò in una maniera così
sconsiderata? Come si scoprì, quello che alla fine danneggiò i negoziati fu un
terribile tasso di cattiva comunicazione che iniziò con l’anormale schiettezza
di Chamberlain.
Diversamente dalla maggior parte dei politici dell’epoca egli era molto pratico
riguardo a quello che diceva, e non tentava di mascherare le sue vere
intenzioni, dato che pensava che questo spesso complicasse troppo i negoziati e
lasciasse le parti in causa con pesi non voluti e inaspettati.
La Germania, dati i passati cattivi trascorsi con la Gran Bretagna e la natura
tradizionalmente tattica e ingannevole di questi negoziati, pensò che l’offerta
di Chamberlain fosse troppo buona per essere vera e presunse che la Gran
Bretagna fosse spinta da qualche altra motivazione, molto probabilmente il fatto
che dopo la Crisi di Fascioda la Gran Bretagna fosse in segreto sull’orlo di una
guerra con la Russia o la Francia e stesse cercando di ingannare la Germania e
l’Austria per combattere una guerra continentale su due fronti.
Per la Germania questo non era un accordo sincero, l’Inghilterra avrebbe fatto
una cosa simile solo se fosse stata in una posizione vulnerabile, alla ricerca
disperata di sostegno, e stesse cercando di sfruttare in qualche modo la
Germania.
Ovviamente non era così, e la paranoia tedesca, assieme alla cattiva
comunicazione su cosa comportasse davvero l’alleanza, mandò all’aria tre volte
l’accordo, con l’offerta o rifiutata del tutto o accettata solo a condizioni che
sembravano irragionevoli quando in realtà le due parti non avevano nulla da
perdere e tutto da guadagnare.
I Tedeschi temevano che alleandosi con il Regno Unito si sarebbero inimicati la
Russia e avrebbero perso del tutto un potenziale alleato, anche se i Russi e i
Francesi avevano già l’impressione che un’alleanza Anglo-Tedesca fosse
inevitabile, e usarono questa paura per facilitare la loro alleanza, che
all’epoca del primo negoziato fra Germania e Regno Unito era già stata creata.
La Gran Bretagna invece temeva che la belligeranza tedesca la rendesse un
alleato troppo costoso e che il sostegno e la difesa delle Isole Britanniche da
parte dei Tedeschi non valesse affatto un accordo del genere, specialmente
quando la Gran Bretagna era abbastanza capace di difendere la propria patria da
sola.
Quello di cui l’Inghilterra aveva davvero bisogno era assistenza nel mantenere
le sue colonie d’oltremare, sulle quali pensava che la Germania avesse gli
occhi.
In realtà il Regno Unito si dimostrò capace di contrastare sia le azioni
francesi che quelle russe, dato che a quel punto aveva tenuto la Francia al suo
posto per secoli e aveva impedito importanti conquiste russe durante il recente
Grande Gioco.
La Germania a sua volta non sentiva il bisogno di sostituire la Gran Bretagna,
ma sfidarla sufficientemente perché l’Impero Tedesco non avesse il bisogno di
dipendere dall’impero economico globale inglese, la Germania voleva
l’autosufficienza e la sua piccola sfera d’influenza che riflettesse la sua
importanza.
Gli interessi inglesi e tedeschi erano in contrasto solo in alcuni territori di
minore importanza, e avrebbero guadagnato di più rivolgendo la loro attenzione
contro la Russia e la Francia.
Per amore di questo scenario supporremo che durante questi negoziati Chamberlain
riesca a trasmettere meglio i desideri dell’Inghilterra senza provocare paranoia
fra i Tedeschi ed entrambe le parti riescano ad esprimere chiaramente i loro
obbiettivi geopolitici e come possano aiutarsi a vicenda per raggiungerli.
I Tedeschi volevano un contrappeso contro Francia e Russia, ma non semplicemente
per la Germania, ma anche per l’alleato austriaco recentemente diventato
instabile, e anche in misura minore per l’Italia, che era anch’essa membro della
Triplice Alleanza.
Questo è quello che proposero davvero i Tedeschi durante il terzo round di
negoziati, ma il Regno Unito disse comprensibilmente no.
La Gran Bretagna non era interessata a farsi coinvolgere in una guerra per conto
di quella che considerava una grande potenza in declino e uno stato che
costituiva a malapena una grande potenza, il tutto semplicemente per la promessa
del sostegno tedesco nel caso scoppiasse una guerra tra la Gran Bretagna e i
suoi rivali.
Di nuovo, l’Inghilterra non affrontava alcuna minaccia importante sul suo fronte
interno, e si presumeva che questo fosse tutto quello che la Germania stesse
offrendo, ma qui è dove la cattiva comunicazione davvero compromise l’alleanza.
Quello che i Tedeschi stavano proponendo davvero era qualcosa di molto più
sostanzioso della protezione per il solo Regno Unito.
Quello che la Germania aveva in mente era un accordo che trattasse l’intero
impero britannico come una singola unità, e questo voleva dire che un’incursione
russa o francese contro una qualsiasi delle colonie inglesi avrebbe visto una
rappresaglia tedesca altrettanto pesante del caso di un attacco diretto alla
Gran Bretagna.
Questo non era limitato solo alla Francia e alla Russia, ma la Triplice Alleanza
sarebbe stata in guardia contro qualsiasi grande potenza, inclusi il Giappone,
gli Stati Uniti e l’Impero Ottomano.
Quello che la Germania avrebbe fornito in cambio della protezione imperiale per
sé stessa e i suoi alleati era la costante sicurezza per l’impero coloniale
inglese.
Questo cambia assolutamente le cose, e avrebbe reso quest’offerta molto più
attraente per l’Inghilterra, che sotto Chamberlain aveva in mente solo
un’alleanza multilaterale separata tra Germania, Inghilterra e Stati Uniti e una
nuova Triplice Alleanza che sarebbe partita da quella che la Germania già aveva
con Austria e Italia.
In questa TL alternativa entrambe le parti potrebbero rendere chiaro lo scopo
completo delle loro proposte di alleanza, così come il loro piani geopolitici a
lungo termine per il mondo.
Vengono fatti accordi formali perché il Regno Unito si unisca alla Triplice
Alleanza con effetto ufficiale a partire dall’anno 1900.
Questa nuova alleanza Anglo-Tedesca annuncerà una nuova era nell’ordine globale,
dato che si materializzeranno le più grandi paure della Francia e della Russia e
non ci sarà più il loro contrappeso contro la Germania, adesso non hanno più
possibilità di minacciare la Triplice, o piuttosto l’ormai Quadruplice Alleanza.
L’Austria riuscirà a rimanere al sicuro dalle minacce balcaniche, in particolare
il nazionalismo serbo e jugoslavo in ascesa, senza la paura di una rappresaglia
russa.
La Germania sarà libera di espandere i suoi possedimenti coloniali a spese della
Francia senza doversi preoccupare di essere sconfitta sul continente, e la Gran
Bretagna, con i suoi rivali sotto controllo, continuerà a concentrarsi sul
riformare e rafforzare i legami con le sue colonie invece di essere costretta a
competere con le altre grandi potenze per mantenere l’equilibrio del potere.
Questo disfa immediatamente i progressi fatti verso l’Entente Cordiale e porta
su un binario morto il riavvicinamento Anglo-Francese.
I Francesi non hanno nulla di meglio da offrire all’Inghilterra di quello che
può offrire la Germania, perciò, sentendosi molto meno sicura ora che le sue
paure sono diventate realtà, la Francia cercherà altri alleati altrove.
Finché saranno così significativamente surclassate dalla Quadruplice Alleanza,
gli obiettivi politici Franco-Russi saranno paralizzati.
Ironicamente, uno dei potenziali alleati più ricettivi che troverà la Francia
sarà la confinante Italia, che anche se membro della Quadruplice Alleanza
desiderava molto intensamente territori che erano in mano all’Austria.
Anche se l’alleanza con il Regno Unito ha dato alla Germania e all’Austria la
libertà di perseguire le loro ambizioni territoriali, ha fatto relativamente
poco per l’Italia, che è rimasta in buoni rapporti con la Francia nonostante le
dispute sulla Tunisia.
Perfino per quanto riguarda il Nord Africa, l’emergente relazione della Germania
con l’Impero Ottomano, i possedimenti inglesi in Egitto e il desiderio di
preservare il controllo Ottomano nella regione come contrappeso alla Russia si
dimostreranno più frustranti per l’Italia che i possedimenti francesi in Nord
Africa, perciò, con la costituzione del Trattato di Nizza del 1892, Italia e
Francia stipuleranno un’alleanza segreta assieme alla Russia mirata
specificamente contro l’Austria.
Nonostante questo, e proprio come nella nostra TL, l’Austria sospetterà il
tradimento da parte dell’Italia e inizierà a fortificare il suo confine mentre
l’Italia farà lo stesso.
La ribellione degli Italiani in Austria del 1902 potrebbe fornire la scintilla
che darà il via alla guerra tra l’intesa Franco-Russo-Italiana e la Triplice
Alleanza di Austria, Germania e Gran Bretagna, ma un colpevole più probabile
potrebbero essere la Guerra Italo-Turca e la susseguente Prima Guerra Balcanica,
che vide gli Austriaci e gli Ottomani collaborare contro gli emergenti stati
balcanici che erano sostenuti dalla Russia e dall’Italia.
In una circostanza simile possiamo aspettarci che la Grecia si allinei con la
Triplice Alleanza invece che con la Lega Balcanica, dato lo storico sostegno
inglese all’indipendenza greca e la minaccia che porrebbe l’Italia all’autonomia
greca, così come la promessa di terre allora contese con la Bulgaria.
I Greci, non essendo Slavi, avranno meno lealtà nei confronti della Russia
rispetto ai Serbi o Bulgari, e sarebbero in una posizione strategicamente
preziosa per assistere gli ottomani attraverso il Mar Egeo, ma stiamo andando
troppo avanti.
Prima dello scoppio di questa Grande Guerra alternativa accadrebbero alcune
cose: la Francia, ancora in cerca di alleati, cercherà di far rivivere
l’alleanza Franco-Ottomana, ma una cosa del genere confliggerebbe con le
ambizioni della Russia, il desiderio di neutralità Ottomano per stabilizzarsi e
il desiderio tedesco di corteggiare gli Ottomani come stato fantoccio.
La Francia potrebbe tentare di forgiare un’alleanza con il Giappone, ma il Regno
Unito starebbe già corteggiando i Giapponesi, i Francesi avevano un consistente
possedimento costiero nell’Asia orientale, sotto forma dell’Indocina, che i
Giapponesi potrebbero desiderare presto, e non stiamo nemmeno menzionando il
fatto che le ambizioni Russo-Giapponesi in competizione sembravano pronte ad
innescare una guerra.
Gli Stati Uniti sono fuori questione data la loro relazione amichevole con la
Gran Bretagna e la loro storica neutralità, perfino la Cina è fuori questione
data la sua crescente instabilità e il fatto che sia la Francia che la Russia
ambiscono al territorio cinese.
Solo la Bulgaria e la Romania sembrano aggiunte ragionevoli, ai Romeni verranno
promessi territori Austro-Ungarici per il loro coinvolgimento e alla Bulgaria
verranno promessi territori balcanici dalla Turchia e dalla Grecia.
La Spagna, che nella nostra TL rimase neutrale, potrebbe essere persuasa se le
verranno promesse concessioni coloniali da un’Inghilterra sconfitta, visto che
gli Spagnoli speravano di riottenere il loro prestigio dopo aver perso i loro
possedimenti coloniali a favore degli Stati Uniti dopo la Guerra
Ispano-Americana.
Detto questo, i suoi contributi saranno terribilmente limitati, ed è perfino
dubbio il fatto che la Spagna si senta affatto capace di contribuire alla
guerra, perciò probabilmente è fuori dai giochi.
Nel 1902 il Regno Unito, dopo aver corteggiato il Giappone come alleato per
contrastare ulteriormente la Russia nell’Estremo oriente, proporrà la sua
entrata nella Triplice Alleanza.
Vedendo i benefici dell’avere la Germania e l’Austria ad occidente contro la
Russia, una cosa che la costringerebbe a combattere su due fronti, per non
parlare dell’opportunità di conquistare l’Indocina francese per via
dell’alleanza Franco-Russa, il Giappone alla fine accetterà, e si troverà in
contrasto con le percepite ambizioni Anglo-Tedesche sulla Cina.
Con lo scoppio della Guerra Russo-Giapponese in seguito alle tensioni
Russo-Giapponesi in ascesa riguardo alle rivendicazioni coloniali, qualcuno
temerà lo scoppio di un conflitto più grande, ma poiché è stato il Giappone la
potenza ad iniziare le ostilità, in questa circostanza l’alleanza non si
attiverà.
Similmente la Francia, temendo l’attivazione della Triplice Alleanza, proprio
come nella nostra TL non sosterrà il suo alleato russo, rivelando ulteriormente
la debolezza della Francia e della posizione della Russia sul palcoscenico
globale.
Non importa come la si vede, la semplice realtà per la Francia e la Russia è che
questa diventerà l’era del loro declino definitivo sulla scena globale.
C’è poco che possono fare per sfidare l’alleanza Anglo-Tedesca, dato che in
teoria tutte le loro azioni possono essere contrastate con efficacia e
annullate, o possono semplicemente stroncate sul nascere.
Ottimisticamente possiamo immaginare che la Francia e la Russia utilizzino
quest’opportunità per rivolgersi su loro stesse e rafforzare le proprie forze
armate e le capacità interne piuttosto che conquistare altro esternamente, ma la
Russia sarà già su una traiettoria accidentata, mentre la Francia potrebbe
recuperare in seguito.
Il problema adesso è l’Italia, che continua ad essere su un percorso
belligerante contro l’Austria e gli Ottomani nella sua ricerca di una propria
sfera imperiale.
Prima ancora che l’Arciduca Francesco Ferdinando venga assassinato, le potenze
della Triplice Alleanza e dell’Intesa si ritroveranno trascinate in un grande
conflitto a causa della fiducia Austro-Tedesca, della loro alleanza con la Gran
Bretagna e la crescente ostilità italiana in risposta agli interventi
Anglo-Tedeschi per sostenere e stabilizzare l’Impero Ottomano.
Proprio come la transizione dalla Guerra Italo-Turca alla Prima Guerra Balcanica
coinvolse il sostegno austriaco, così anche in questa TL l’Austria darà una mano
agli Ottomani, e come risposta vedrà una rappresaglia dall’Italia, trascinando
entrambe le alleanze in un conflitto che sebbene brutale non sarà per nulla
paragonabile alla Grande Guerra della nostra TL.
Con i numeri così pesantemente contrari all’Intesa, si arriva più rapidamente
alla fine del conflitto senza gli estenuanti anni di stallo visti nel nostro
mondo.
Né l’Austria, né la Russia, né l’Impero Ottomano collasseranno, perché nessuno
sopporterà per diversi anni le estenuanti condizioni della Grande Guerra.
I Balcani verranno ridisegnati secondo i desideri della Triplice Alleanza,
portando alla creazione di una grande Grecia e riducendo la Serbia e la Bulgaria
a frammenti di loro stesse.
I Serbi verranno inseriti nella sfera d’influenza austriaca e i Bulgari nella
sfera d’influenza greca.
Agli Ottomani verrà negato ogni nuovo territorio in Europa, data la loro
incapacità di mantenere le terre rimaste durante il conflitto, ma verranno
compensati con territori russi nel Caucaso.
La Germania spingerà per la creazione di stati cuscinetto polacchi e ucraini tra
sé e la Russia composti interamente da territori imperiali russi, così come
della Repubblica delle Montagne del Caucaso Settentrionale come cuscinetto fra
l’Impero Ottomano e la Russia.
All’Austria verranno dati il tempo e la potenza nei Balcani necessari per
riorganizzarsi in risposta alle crescenti richieste di rappresentazione degli
Slavi nell’impero, in particolare adesso che sono state annesse la Bosnia e
parti della Serbia.
Nonostante la resistenza dell’Ungheria, che capirebbe che questo ridurrebbe la
sua influenza sulle politiche imperiali, per non parlare del fatto che gli
costerebbe una parte delle sue terre all’interno dell’impero, verrà creata una
terza corona per la Croazia, e, mettendo in disparte gli isolazionisti
Ungheresi, l’Austria, assieme ai Croati della costa, riuscirà a far riavere
all’impero un ruolo attivo in Europa e sul mare, rivitalizzando l’impero in
precedenza stagnante.
L’Italia perderà territori nordorientali e alpini a favore dell’Austria e le sue
recenti acquisizioni in Nord Africa e nel Mar Egeo in favore della Grecia, così
come i suoi possedimenti coloniali nel Corno d’Africa in favore
dell’Inghilterra.
La Francia, che resisterà di più ed emergerà come la più forte fra gli alleati,
manterrà i suoi confini interni, ma perderà importanti territori coloniali a
favore di Germania, Giappone e Regno Unito.
I Tedeschi reclameranno il Madagascar e l’Africa equatoriale, i Giapponesi
reclameranno l’Indocina e gli Inglesi reclameranno le colonie rimaste nel Corno
d’Africa e la costa occidentale.
Chamberlain, immediatamente dopo il suo successo e aver forgiato l’alleanza
Anglo-Tedesca, dedicherà ogni anno precedente alla Grande Guerra per riformare
l’impero nella Federazione Imperiale.
Questo ideale ottenne un po’ di popolarità in Gran Bretagna come alternativa al
tradizionale dominio imperiale, se di fatto le colonie si stavano muovendo in
una propria direzione sulla quale la corona inglese non poteva più decidere
allora meglio concedergli una voce al tavolo delle trattative invece di
costringerle ad andarsene.
Nel nostro mondo Chamberlain trovò diverse difficoltà nel promuovere questa
agenda, e lo scoppio della Grande Guerra mise una fine definitiva al piano, con
le colonie che divennero sempre più indipendenti e più disilluse riguardo al
combattere le guerre dell’Inghilterra.
Anche se ci vorrà tempo, senza lo straziante tritacarne della Grande Guerra che
nella nostra TL abbiamo visto interferire coi tentativi dell’impero di
riformarsi, è probabile che esso trovi una nuova alternativa che gli permetta di
mantenere la potenza dei suoi vari regni combinati.
La Germania, cercando di ottenere la grande colonia della Mittelafrika che aveva
in mente, cercherà di conquistare il Congo belga poco dopo la Grande Guerra.
Sperando di unire la colonia rimasta dell’Africa sudoccidentale col resto della
Mittelafrika, la Germania negozierà con il Regno Unito un acquisto o uno scambio
col Portogallo della sua colonia dell’Angola, con il Regno Unito che accetterà
solo in cambio della libera movimentazione di cittadini e commerci inglesi
attraverso l’Africa Orientale Tedesca, una colonia che ostacolava la ferrovia
inglese dal Capo al Cairo, un qualcosa per la quale la Germania sarà felice di
fare un favore.
Diversamente dalla nostra TL, la Gran Bretagna alla fine riuscirà a completare
la sua strada panafricana, permettendo alle sue colonie sul continente di
arricchirsi e svilupparsi ulteriormente, cosa che accadrà fino al giorno d’oggi.
La Germania riuscirà a raggiungere il suo desiderato grado di autosufficienza e
importanza economica e militare globale, stabilendo un significativo
possedimento coloniale in una Cina fratturata assieme all’Inghilterra e al
Giappone dopo il collasso della Dinastia Qing.
Un mondo in cui il Regno Unito entra a far parte della Triplice Alleanza
vedrebbe una continuazione dell’ordine globale dominato dal Regno Unito, con la
Germania come partner di minoranza in ascesa.
L’inaspettata alleanza della Gran Bretagna con i suoi vecchi rivali, la Francia
e la Russia, fece davvero molto per fermare l’ascesa del potere della Germania,
che stava davvero facendo da contrappeso agli imperi austriaco e Ottomano al
collasso nella Triplice Alleanza della nostra TL.
Questi erano stati che la Germania voleva tenere in piedi, ma no erano potenze
alla pari che potevano sfidare la Germania, il Regno Unito o la Francia.
Gran Bretagna e Germania sarebbero potute davvero diventare una forza
inarrestabile sul palcoscenico globale e monopolizzare la geopolitica come due
metà di una stessa superpotenza.
Non è chiaro per quanto a lungo durerà quest’alleanza, dato che la rivalità fra
le due sembra inevitabile col consolidarsi della presa sul globo, e quando
inizieranno a scontrarsi l’una con l’altra, ma detto questo, l’Inghilterra
probabilmente manterrà comunque il vantaggio, dato che andrà ulteriormente
avanti col processo imperiale.
Quando la Germania stabilirà delle colonie importanti e inizierà ad affrontare
divisioni imperiali, la Federazione Imperiale inglese sarà meglio organizzata e
capace di lanciare offensive coordinate contro un Impero Tedesco rivale.
.
E se gli USA si fossero uniti alla Triplice Alleanza?
Durante gli anni centrali
della prima grande guerra, alla Triplice Intesa formata da Inghilterra, Francia
e Russia sembrò che la Germania e la Triplice Alleanza potessero ottenere una
vittoria per sfinimento, ammesso che il conflitto avesse avuto davvero un
vincitore.
Nel 1917 né le forze tedesche né quelle francesi fecero conquiste significative
sul fronte occidentale arrivato apparentemente ad un punto morto, anche
nonostante il fatto che dallo scoppio del conflitto la Francia era riuscita a
far scendere in campo diversi altri alleati, e la Germania aveva solidificato il
suo dominio su tutta l’Europa centrale.
Gli Ottomani stavano resistendo all’invasione dell’Intesa, la Bulgaria aveva
fatto importanti conquiste territoriali dividendosi territori serbi con l’Austria-Ungheria
e la Germania, ormai da tre anni, aveva significativamente indebolito la Russia
sul fronte orientale, seminando attivamente i semi dello scontento civile
all’interno dell’Impero Russo e cogliendo i frutti di quello scontento quando
arrivarono la rimozione dello zar dal potere e l’ascesa dei Bolscevichi, un
cambio al potere che non solo eliminò la Russia dai combattimenti ma sgombrò
anche la strada perché nascessero stati clienti tedeschi in Europa orientale e
nel Caucaso.
L’Intesa però aveva ancora alcuni vantaggi, il più importante dei quali era
l’essere riuscita ad isolare la Germania e gli Imperi Centrali dalle risorse
esterne attraverso un blocco nel Mare del Nord.
Se anche la Germania fosse riuscita ad accedere all’Atlantico, le sue colonie
erano state occupate grazie allo sforzo dell’Intesa per sconfiggere i Tedeschi
attraverso una guerra d’attrito che li portava sempre più vicini alla resa per
fame ogni giorno in più che la guerra rimaneva stagnante.
La Germania e l’Austria, dominando molte terre coltivabili in Europa centrale,
avevano fatto in modo esse stesse di paralizzare la loro produzione interna di
cibo arruolando la maggioranza di questi agricoltori produttori di risorse.
Le terre appena conquistate dalla Russia dovevano riempire i vuoti nella domanda
tedesca di carbone, grano e prodotti industriali, ma questi stati clienti si
dimostrarono difficili da gestire in tempo di guerra, ritardando di molto la
pianificata estrazione delle risorse, oltre al fatto che sottraevano parte
dell’esercito tedesco per compiti d’occupazione quando in realtà questi soldati
avrebbero potuto essere utilizzati in modo più efficace in occidente,
praticamente non c’era più manodopera disponibile per rimettere in riga più
velocemente questi nuovi domini.
Con la principale opportunità per la Germania di bilanciare le cose a suo favore
rivelatasi un processo lento e costoso, fu l’Intesa ad assicurarsi il fattore
che cambiò le carte in tavola: gli Stati Uniti.
All’inizio gli Stati Uniti si avvicinarono al conflitto europeo con la
tradizionale neutralità, ma gli anni recenti avevano visto il Regno Unito
concedere aperture per una maggiore cooperazione tra esso e gli USA,
riconoscendo la crescente potenza navale che possedevano gli Stati Uniti e il
Giappone, così come il loro potenziale per diventare potenze guida del mondo nei
decenni successivi.
Questo ovviamente portò ad una maggiore interconnessione degli affari inglesi e
statunitensi, il denaro delle imprese statunitensi andava oltremare e viceversa,
fu ben stabilita la mutua comprensione delle rispettive sfere d’influenza e si
costituì l’amicizia personale tra i leader nazionali.
Il risultato di ciò fu la nascita, o piuttosto la riaccensione di una mentalità
filo-britannica tra alcuni statunitensi, in particolare quelli delle classi alte
e soprattutto quelli di antica discendenza inglese nel nordest.
Individui come l’allora ex presidente Theodore Roosevelt promuovevano
addirittura quello che divenne noto come Movimento per la Preparazione,
un’iniziativa per addestrare la popolazione statunitense, promuovere la
coscrizione e una campagna per l’espansione militare, così che nel caso la
guerra fosse arrivata negli Stati Uniti essa non sarebbe stata colta con la
guardia abbassata.
Il movimento dava uno sguardo realistico alla mancanza di una potenza militare
statunitense e offriva una giusta critica del fatto che nonostante una
popolazione così grande la potenza bellica statunitense attuale era circa il 5%
dei quella francese o tedesca.
Detto questo, il movimento all’inizio non riuscì a fare un’importante
differenza, dato che il Presidente Woodrow Wilson continuò a tentare di
mantenere gli Stati Uniti neutrali.
La mancanza di preparazione alla fine fece sì che gli Stati Uniti apportassero
solo contributi minori nei primi giorni della sua entrata in guerra, ma le
semplici dimensioni dell’industria statunitense e la sua organizzazione gli
permisero di livellare rapidamente le disparità.
Gli sforzi continui di Wilson a favore della neutralità e la rottura finale di
essa riflettono piuttosto fedelmente la mentalità di diversi Statunitensi
dell’epoca.
Il 1914 aveva visto una piccola reazione pubblica di sdegno nei confronti della
violazione della neutralità del Belgio ad opera della Germania, che fu
ulteriormente alimentata dalla propaganda antitedesca inglese.
La Germania venne vista come un'aggreditrice e malvagia, ma non era la nemica
degli Stati Uniti.
Qualunque minaccia ponesse la Germania alla sovranità statunitense sul lungo
termine rimase inesistente nella mente dello Statunitense medio.
Non molto dopo, il siluramento ad opera della Germania dell’RMS Lusitania fu uno
shock per la psiche comune statunitense, alla quale sembrò che la Germania
avesse attaccato un’indifesa nave passeggeri, ponendo fine alla vita dei diversi
Statunitensi che erano a bordo.
Per aggiungere contesto, la Gran Bretagna aveva cercato di affamare la Germania
stabilendo un blocco navale nel Mare del Nord e la Germania, come rappresaglia,
tentò di rafforzare il proprio blocco contro la Gran Bretagna attraverso il
siluramento della flotta mercantile inglese utilizzando gli u-boot.
Germania e Inghilterra avevano stabilito fra di loro che le loro acque e quelle
del Mare del Nord erano ufficialmente una zona di guerra.
Poco dopo il Regno Unito si mise ad utilizzare false bandiere neutrali per
evitare gli attacchi delle navi tedesche, e, date le terribili circostanze del
conflitto per la Germania, essa adottò una politica di Guerra Sottomarina
Indiscriminata, minacciando di considerare qualunque nave non tedesca si
trovasse in quelle acque come potenzialmente di proprietà inglese.
Inoltre i sottomarini tedeschi venivano scoraggiati dall’emergere o dal rendere
nota la loro presenza attraverso avvertimenti, dato che la Gran Bretagna aveva
reso procedura standard per i mercantili cannoneggiare o speronare qualsiasi
u-boot senza tenere conto di se avesse iniziato le ostilità o meno.
La Germania aveva scoperto grazie ad un messaggio intercettato che all’epoca il
Lusitania stava trasportando diverse tonnellate di munizioni per lo sforzo
bellico inglese e che non avrebbe sventolato alcuna bandiera.
Per riassumere, la nave stava partecipando attivamente alla guerra sia in base
al suo carico che ai suoi ordini di attaccare a vista gli u-boot tedeschi, ed
era in una zona di guerra attiva quando venne affondata, quello che la
differenziava dalle altre navi silurate era il suo grande numero di passeggeri,
molti dei quali erano Statunitensi che l’Inghilterra sapeva che sarebbero stati
in pericolo e la cui morte potrebbe aver spinto gli Stati Uniti a dichiarare
guerra alla Germania a beneficio dell’Inghilterra.
Un giovane Winston Churchill scrisse ignominiosamente una settimana dopo
l’affondamento del Lusitania: “È importantissimo attirare le navi neutrali verso
le nostre coste, nella speranza di coinvolgere gli Stati Uniti contro la
Germania”.
Il Presidente Wilson dichiarò che le azioni della Germania non erano solo
moralmente barbariche, ma erano anche una violazione del principio della Libertà
dei Mari, una violazione della neutralità statunitense e un motivo sufficiente
per dichiarare guerra.
Anche il Regno Unito aveva ipocritamente violato quegli stessi principi in
diverse occasioni precedenti sequestrando navi statunitensi ritenute in rotta
verso la Germania.
La minaccia di Wilson fu sufficiente perché i Tedeschi cedessero e sospendessero
temporaneamente la Guerra Sottomarina Indiscriminata.
Fu solo con la nuova adozione di questa politica nel 1917 che gli Stati Uniti
entrarono finalmente in guerra, e a quel punto il pubblico era diventato
sufficientemente avverso alla Germania tramite la propagandizzazione
dell’incidente del Lusitania e delle ambizioni tedesche di soggiogare gli Stati
Uniti.
Come detto prima, gli Stati Uniti cambiarono il corso delle cose in occidente e
la Germania venne sconfitta, ma se questo cambiasse? E se in una TL alternativa,
invece di combattere la Triplice Alleanza gli Stati Uniti si fossero alleati con
la Germania? Gli Stati Uniti di fine XIX e inizio XX secolo avevano una
popolazione tedesca notevolmente grande che si concentrava principalmente negli
stati industriali vicini ai Grandi Laghi, e si stima che costituisse da un
quarto ad un terzo del totale della popolazione statunitense.
Quasi il 10% di questo totale era costituito da immigrati di prima o seconda
generazione, e perciò probabilmente aveva ancora stretti legami con la patria e
la sua cultura d’oltreoceano.
Le ondate di immigrazione tedesca negli Stati Uniti ebbero un profondo impatto
sulla politica nazionale, fin da prima della Guerra di Secessione Americana,
quelli che erano arrivati si allinearono strettamente con le cause
abolizionista, Unionista e Repubblicana.
Anche se una manciata di questi Statunitensi con origini tedesche nel 1900 si
era ben integrata nella cultura dominante, le nuove ondate di immigrati tedeschi
continuarono ad affluire, e non era raro scoprire che le città più grandi di
Pennsylvania, Ohio, Indiana e così via rivendicavano con orgoglio ed
espressamente di essere di cultura tedesca.
Si può pensare che considerata questa presenza il sostegno a favore dello sforzo
bellico tedesco fosse forte e che sparì solo in seguito all’incidente del
Lusitania, ma sembra che non ci fu mai una grande chiamata a radunarsi a
sostegno della Germania e della Triplice Alleanza, quanto piuttosto a rimanere
semplicemente fuori dal conflitto.
La numericamente più piccola ma più politicamente attiva popolazione irlandese
americana mantenne una posizione più aggressiva nei confronti della Gran
Bretagna, ma ancora una volta la maggior parte di essa non chiese il sostegno
della Triplice Alleanza.
Quello che troviamo è ovviamente una maggioranza a favore della neutralità che
solo col tempo imparò a percepire la Germania come una minaccia.
Sembra che non ci fu alcun movimento o politico particolare che avrebbe potuto
portare gli Stati Uniti a sostenere la Germania contro l’Intesa, ma c’è una
serie di eventi che avrebbe potuto far cambiare le percezioni statunitensi
durante la guerra e condurre così ad un esito drasticamente diverso.
Come detto prima in diversi momenti l’Inghilterra fece gli stessi errori della
Germania nei confronti degli Stati Uniti, ma i buoni sentimenti stabiliti in
precedenza fra i due aiutarono l’Inghilterra a salvare la faccia, mentre la
Germania apparve sempre più ostile.
La Germania era stata incastrata dal Regno Unito come una nazione bellicosa le
cui ambizioni implicavano il soggiogamento del mondo, ma in realtà era lo stesso
Regno Unito l’impero che si estendeva in tutto il mondo, mentre la Germania era
semplicemente una rivale che poteva davvero sfidare quel dominio globale e
distruggere il monopolio inglese sulla colonizzazione.
Inoltre la leadership inglese aveva l’obiettivo di costringere gli Stati Uniti
ad entrare in guerra, ma questo sarebbe stato un danneggiamento della sovranità
statunitense e uno schiaffo in faccia alla loro relazione in ascesa, dato che
una cosa del genere avrebbe dato la sensazione che gli Inglesi pensavano ancora
di poter manipolare gli Statunitensi perché combattessero le loro guerre,
trattando gli Stati Uniti come se fossero ancora sudditi dell’Impero Britannico.
Ad essere onesti anche i Tedeschi avevano tentato una cosa simile, ovvero
incitare proteste filotedesche e contro la guerra tramite i sindacati, il
finanziamento di diversi quotidiani filotedeschi o a favore della neutralità, la
dissuasione dal condurre ulteriori affari con la Gran Bretagna e l’incitamento
dei conflitti fra Stati Uniti, Messico e Canada, ma diversamente dagli Inglesi i
Tedeschi si fecero beccare.
Questa volta le cose sono diverse: anche se è uno scenario improbabile che
richiede che si svolgano certi eventi, potremmo supporre che nel 1915 la
Germania non affondi mai il Lusitania ma che gli Inglesi continuino a molestare
i mercantili statunitensi.
Qualche mese dopo, come accadde con un membro dell’ambasciata tedesca nel nostro
mondo, un diplomatico inglese dimentica la sua valigetta su un treno a New York,
lasciando che il suo contenuto venga scoperto e pubblicato: lettere incriminanti
che descrivono le mire inglesi per mettere gli Stati Uniti contro la Germania.
I legami Anglo-Americani si spezzano e all’improvviso diversi Statunitensi
vedono la Germania meno come una minaccia, dato che molti presumono che le
credenze negative che avevano fossero semplicemente bugie diffuse
dall’Inghilterra.
Proprio come nel nostro mondo nel 1916 la Germania negozia con Papa Benedetto XV
e fa appello per la fine del conflitto e la ricostituzione dei confini
prebellici, esclusi i territori d’oltremare tedeschi, che saranno oggetto di
negoziati.
L’Intesa, come nella nostra TL, liquida l’offerta asserendo che solo la
sconfitta totale della Germania è accettabile.
In questo mondo alternativo, con gli Stati Uniti più scettici nei confronti del
Regno Unito e dell’Intesa, Woodrow Wilson aprirà discussioni dirette con la
leadership tedesca riguardo a dei piani per porre finalmente fine alla guerra,
suggerendo il taglio di tutto il sostegno finanziario e in termini di risorse
all’Intesa.
La Gran Bretagna, intercettando queste discussioni, tenta di fare pressioni
sugli Stati Uniti affinché mantengano aperto il commercio, situazione che alla
fine si aggraverà fino ad arrivare ad uno scontro a fuoco e che vedrà gli Stati
Uniti finalmente entrare in guerra contro la Gran Bretagna.
Gli Stati Uniti non hanno ancora assemblato un grande esercito, e dovranno
iniziare un rapido processo di militarizzazione sul continente, mentre la loro
marina si ritroverà bloccata a combattere nell’Atlantico.
Temendo un attacco preventivo, tutte le forze armate statunitensi verranno
mobilitate sul confine canadese, concentrandosi specialmente a nordest.
La guerra nell’Atlantico costringerà l’Inghilterra a spostare alcune delle sue
navi dal blocco del Mare del Nord, dando ai Tedeschi l’opportunità di attaccare
le navi isolate e rompere gradualmente il blocco una volta che verranno
richiamate ulteriori navi a difendere il Canada.
Altrove, il Regno Unito e il Giappone invaderanno le Filippine statunitensi,
mentre l’ultima delle colonie africane cadrà a causa di un’invasione
dell’Intesa.
Le forze statunitensi ad est avanzeranno fino al Fiume San Lorenzo prima di
ritrovarsi bloccate dalle difese canadesi, tutto quello che potranno fare è
aspettare perché soldati aggiuntivi vengano addestrati, armati e schierati sul
fronte, ma nell’occidente meno densamente popolato vengono conquistate grandi
quantità di territorio e non ci sono segni che quest’avanzata rallenterà.
La Gran Bretagna, capendo l’inutilità del tentare di respingere un’invasione
statunitense su larga scala del Canada e la necessità di concentrarsi sulla
guerra in Europa, essenzialmente abbandonerà il dominion, lasciandolo a sé
stesso e inevitabilmente conquistato dagli Statunitensi.
Mentre il Giappone e l’Inghilterra conquisteranno le Hawaii, il Canada
soccomberà all’invasione statunitense, la Russia collasserà perdendo vari dei
suoi territori occidentali e la Germania, non più ostacolata dall’Inghilterra e
con la Francia che in assenza del sostegno Anglo-Americano sta crollando,
sfonderà il fronte occidentale precedentemente congelato e marcerà su Parigi.
La guerra adesso è finita e gli Stati Uniti si siedono al fianco della Triplice
Alleanza per riorganizzare il mondo postbellico.
Anche se i Quattordici Punti di Wilson contrastavano completamente con le
ambizioni imperiali dell’Intesa e perciò videro solo implementazioni minori,
potrebbero sorprendentemente essere molto più attraenti per la Triplice
Alleanza, anche se di nuovo non nella loro forma pura.
Prendete per esempio il punto 10, lo sviluppo autonomo per i popoli dell’Austria-Ungheria:
l’Austria era ben consapevole delle sue grandi divisioni interne, e tra le
soluzioni possibili c’erano gli Stati Uniti della Grande Austria proposti dal
compianto Francesco Ferdinando, dove i territori dell’impero sarebbero rimasti
uniti ma sarebbero stati creati stati autonomi correlati al gruppo etnico di
ogni regione, che avrebbero permesso una rappresentazione uguale nella politica
nazionale per il bene della sicurezza, ma che avrebbero anche permesso sovranità
regionale per amore dell’autodeterminazione culturale.
Lo stesso vale per il punto 12, l’abbandono del controllo turco sui popoli non
turchi: l’Impero Ottomano si stava spaccando a causa delle sue divisioni
interne, e sapeva che probabilmente non sarebbe durato a lungo, ma vedeva ancora
un mezzo col quale conservare il potere in Medio Oriente attraverso il
mantenimento della sua posizione al centro del mondo Islamico.
Durante la guerra gli Ottomani sostennero direttamente e indirettamente numerose
fazioni indipendentistiche filoislamiche in Nord Africa, Sudan, Etiopia, Somalia
e Arabia.
Anche se forse sapranno che probabilmente non riusciranno ad annettere e
dominare efficacemente queste terre, potrebbero comunque proiettare la loro
influenza su di essi attraverso l’Islam, forse diventeranno una versione più
potente di quello che fu lo Stato Pontificio per il Cristianesimo.
La Germania ha già creato degli stati clienti con i territori russi che si sono
separati invece di annetterli direttamente, e potrebbe così avere l’opportunità
sia di appagare gli Stati Uniti che di mantenere il dominio sui vari territori.
La Mittelafrika probabilmente sarà l’eccezione, dato che sarà difficile per i
Tedeschi trovare una giustificazione per gli Stati Uniti, ma ciononostante è
molto probabile che non perderanno l’opportunità di creare questa enorme colonia
a spese di Regno Unito, Belgio e Francia, visto che non si ripresenterà una
chance simile in futuro.
Gli Stati Uniti annetteranno gran parte del sottopopolato Canada occidentale per
riempire la disconnessione tra gli stati continentali e l’Alaska, mentre il
Québec e l’Ontario, con l’ultimo che probabilmente manterrà il nome Canada,
verranno resi stati indipendenti, anche se rimarranno ben all’interno
dell’influenza statunitense.
Molti dei possedimenti caraibici inglesi verranno annessi direttamente, mentre
ad altri verrà garantita l’indipendenza, anche se avranno governi strettamente
regolati come quello di Cuba e forse in futuro vedranno importanti insediamenti
statunitensi seguiti dall’annessione.
Anche la Corea, l’Indocina e vari altri territori nel Pacifico diventeranno
ufficialmente estensioni indipendenti dell’influenza degli Stati Uniti, e
probabilmente in seguito raggiungeranno l’indipendenza totale come le Filippine,
anche se rimarranno degli stretti alleati degli Stati Uniti.
Questa maggiore presenza nel Pacifico darà agli Stati Uniti un’ottima occasione
per intervenire in Cina durante il Periodo dei Signori della Guerra.
A quel punto anche i Sovietici potrebbero tentare di proiettare la loro
influenza nella regione, mentre i Giapponesi si militarizzeranno, preparandosi
ad ottenere vendetta sugli Stati Uniti per la spartizione del suo impero.
Nel frattempo, in Europa, mentre le nuove grandi potenze centroeuropee
consolideranno la loro autorità, Gran Bretagna, Francia e Italia, paralizzate
dai costi della ricostruzione e umiliate dal furto delle loro colonie, si
ritroveranno a scivolare verso una vendetta nazionalista contro le potenze che
le hanno danneggiate.
.
Paolo Maltagliati sorride:
Certo che questa è vera e propria antropologia della storia. Non per essere snob o altro, ma scopro che mi interessano queste traduzioni non tanto per il contenuto in sé ma per quello che il contenuto dice dell'autore e della cultura in cui l'autore vive. E fa riflettere su come sono state costruite, nel tempo, determinate letture...
.
Invece Alessio Mammarella commenta:
In effetti non mi sembra molto diverso, come scenario, da quello che varie volte è stato immaginato fra noi. Il dubbio più grande resta la questione del primato tra britannici e tedeschi. A ben vedere, infatti le due alleanze rivali avevano proprio nell'Impero Britannico e in quello Tedesco i due "capitani". Gli altri paesi, seppure in posizione formalmente paritaria, in realtà erano leggermente inferiori. La domanda che ci si potrebbe porre è: quale tra i due paesi accetterà di cedere il comando all'altro? Diciamo che, di solito, questo scenario viene esplorato da filotedeschi che vorrebbero vedere la Germania vincere la Grande Guerra, quindi si tende a privilegiare il punto di vista tedesco usando come ipotetico "risarcimento" le colonie francesi da lasciare ai britannici. Non so se avrebbe funzionato però, in HL è palese che non abbia funzionato.
Altra questione, al di là della fattibilità complessiva dello scenario, è quella della guerra: ci sarebbe stata la Prima Guerra Mondiale in questo scenario? Ne siamo sicuri? Vedete, una delle ragioni per cui è scoppiata la Grande Guerra è che tutte e due le coalizioni erano convinte di poter vincerla. Se però in questo scenario l'Alleanza è fortissima, comprendendo perfino gli Stati Uniti e a tratti il Giappone, perché mai dovrebbe esserci una guerra? Francia, Russia e Italia non si sarebbero consapevolmente suicidate, gettandosi in guerra contro l'alleanza capitanata da britannici/tedeschi? In questo scenario quindi la guerra potrebbe non scoppiare. In un certo senso ha ragione il buon Guido quando sostiene che l'Unione Mitteleuropea o comunque una Triplice più estesa, avrebbe reso impossibile la guerra, sarebbe stata una soluzione al tempo stesso imperialista e irenista.
Provando a cercare qualcosa di originale e interessante in questo scenario, mi viene in mente che se Francia, Italia e Spagna si fossero trovate tutte dalla stessa parte, ossia sfavorite dalla nuova egemonia anglotedesca, allora forse potrebbe attuarsi in questo scenario qualcosa di raramente visto nelle ucronie, magari l'unificazione (federazione?) di questi tre paesi. Anzi, forse anche del Portogallo se consideriamo l'aggressività con cui la Gran Bretagna minacciò il piccolo paese iberico (alleato di lungo corso, peraltro) per costringerlo a ridimensionare le sue ambizioni in Africa. Certo sì, la Francia era una repubblica e gli altri tre paesi avevano ciascuno la propria dinastia regnante. Non escludo però che qualcosa nel lungo termine sarebbe potuto succedere, sotto la pressione dell'egemonia tedesca...
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E Strataghemma aggiunge:
Alla gran Bretagna il Mare, alla Germania la Terra. Questo credo fosse il principio che poteva soddisfare entrambi. La Germania nella Seconda Guerra Mondiale aveva questo scopo preciso, eppure il Regno Unito non ha accettato, preferendo farsi essenzialmente annettere dall'Impero Americano.
.
Alessio gli risponde:
In HL, il contributo americano è stato soprattutto in termini di soldati di fanteria, circa 1 milione nel 1918, quando parteciparono alle grandi offensive alleate che decisero la guerra. Nel caso di intervento americano dalla parte degli Imperi Centrali, non possiamo aspettarci nulla di simile: i soldati americani infatti non avrebbero potuto attraversare l'Atlantico tranquillamente perché le flotte dei paesi dell'Intesa lo avrebbero impedito (e avrebbero impedito anche l'invio di merci e aiuti alla Germania). Gli americani quindi non si sarebbero visti sul fronte principale della guerra ma solo su fronti secondari: oltre all'Atlantico (dove la flotta americana avrebbe tentato di disturbare e danneggiare la flotta dell'Intesa) gli autori del video ipotizzano un attacco al Canada o magari un tentativo di sbarco in Marocco, che però avrebbe avuto un impatto trascurabile rispetto al fronte principale (impatto sicuramente non paragonabile a quello del 1942). Gli autori, inoltre, osservano che il Giappone all'epoca era alleato dell'Intesa e che con la tecnologia navale di allora (niente portaerei e velivoli ancora primitivi) il Giappone avrebbe potuto vincere una guerra nel Pacifico contro gli Stati Uniti e mantenere il possesso delle Filippine dopo averle conquistate.
Il fatto che l'intervento americano non incida molto a favore degli Imperi Centrali non vuol dire ovviamente che sarebbe stato trascurabile nell'economia del conflitto. L'Intesa, secondo gli autori, non avrebbe avuto risorse per le grandi offensive del 1918, quindi probabilmente la guerra si sarebbe trascinata ancora per un altro anno almeno, con l'Austria-Ungheria che nel frattempo sarebbe collassata comunque per ragioni interne. Per quanto riguarda i fronti secondari, nei Balcani hanno ipotizzato che la Grecia sarebbe rimasta fuori dalla guerra e che quindi la Bulgaria sarebbe rimasta più a lungo nel conflitto, dando anche una mano all'Austria-Ungheria. A me sembra un'ipotesi un po' gratuita ma potrebbe rivelarsi interessante per l'ipotetico dopoguerra (Bulgaria che acquista la Macedonia?). Altra ipotesi, nessuna possibilità per i britannici di andare alla conquista della Palestina (cosa che avrebbe un impatto ancora più grande per la storia successiva). Insomma, avrete capito che tutti questi elementi concorrono a determinare la fine della guerra con un sostanziale pareggio. Un compromesso che significherebbe:
- una pace non punitiva nei
confronti della Germania;
- possibilità di unione tra Germania e Austria;
- assetto dell'Europa orientale più simile a quello della pace di Brest-Litovsk.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, uno scenario del genere avrebbe dato agli Stati Uniti una dimensione più continentale (conquistando parti del Canada) ma meno chance per diventare una grande potenza mondiale?
Secondo me ci sono due aree su cui si potrebbe lavorare per tirare fuori qualcosa di interessante. La prima è la causa storico-politica della scelta americana pro-Imperi Centrali: come avrebbe dovuto essere diversa la storia politica americana per far sì che una scelta del genere fosse considerata conveniente dalle istituzioni americane e che fosse gradita alla popolazione? Purtroppo oggi non ho avuto molto tempo libero da dedicare a questi ragionamenti, ma direi che i punti di divergenza potrebbero essere la guerra ispano-americana (ad esempio, la scelta da parte di Francia o Gran Bretagna di sostenere la Spagna, anche solo politicamente e logisticamente) oppure la crisi finanziaria del Venezuela (che gli Stati Uniti difesero diplomaticamente dalle pressioni di vari paesi europei arrivati a spedire navi militari al largo di Caracas) che potrebbe essere più violenta e contemplare un incidente navale tra americani e britannici. Oppure la spiegazione potrebbe essere interna: per qualche ragione gli americani di origine tedesca potrebbero essere più influenti sulla politica nazionale rispetto alla consolidata upper class di matrice anglosassone.
Andando più indietro nel tempo, a modificare l'atteggiamento americano potrebbe essere un eventuale successo del tentativo francese di colonizzare il Messico. Cosa difficile, certo, considerando che nel 1870 la Francia sarebbe stata sconfitta dai prussiani e avrebbe inevitabilmente cessato di sostenere il nuovo Impero messicano. Tuttavia se il regime imperiale fosse riuscito a consolidarsi per bene prima di quella guerra, avrebbe potuto sopravvivere per qualche anno con la Francia fuori dai giochi e incapace di sostenerlo. Chiaramente se fosse esistito un Impero del Messico politicamente legato alla Francia, gli Stati Uniti lo avrebbero considerato un nemico, forse il nemico n.1 e di conseguenza sarebbe stato ovvio schierarsi contro la Francia nella Grande Guerra. Nota di colore in questo scenario non avremmo probabilmente mai visto la Statua della Libertà a New York...
La seconda è l'evoluzione geopolitica del mondo dopo una Guerra Mondiale finita in questo modo (lo ricordo: sostanziale pareggio, trattato di pace molto equilibrato che penalizza solo le due potenze collassate per ragioni interne, la Russia e l'Austria-Ungheria). Dopo la guerra ci sarebbero potute essere una "nuova Triplice Intesa" (con l'Italia al posto della Russia) e una "nuova Triplice Alleanza" (Germania, Bulgaria e Impero Ottomano). Gran Bretagna e Francia non avrebbero ricavato dal conflitto alcun "bottino" (in HL le colonie tedesche e il Vicino Oriente) e anzi, la Gran Bretagna avrebbe potuto perdere almeno in parte il Canada a causa dell'invasione americana. Ciò avrebbe potuto determinare maggiori difficoltà economiche e politiche interne nel dopoguerra. Un effetto secondario positivo di questa situazione potrebbe essere però che in Italia non sarebbe sorto il mito della vittoria mutilata (ad alimentarlo non fu tanto la mancata annessione della Dalmazia o di qualche colonia in Africa, quanto la sproporzione rispetto alle acquisizioni del colonialismo britannico e francese).
La Germania, pur non esasperata dalle sanzioni di un severo trattato di pace, penso avrebbe comunque visto andare in crisi quel sistema "prussiano" che l'aveva condotta in una guerra rovinosa. La Bulgaria forse avrebbe preso il posto dell'Austria-Ungheria nei Balcani. Nel mio primo intervento avevo ipotizzato una Bulgaria allargata alla Macedonia, ma forse era fin troppo riduttivo. Dovremmo considerare che, oltre al collasso della Russia e dell'Austria-Ungheria, in questo scenario la Serbia e la Romania sarebbero state già sconfitte ed occupate ben prima della pace generale. Potremmo allora addirittura immaginare che la Bulgaria sarebbe diventata un impero, annettendo la Serbia e il Montenegro e almeno in parte l'Albania (quindi come la Balkania della mia ucronia di qualche tempo fa - ma con una genesi diversa) e magari anche la Valacchia e la Dobrugia (prendendosi in pratica tutto il basso corso del Danubio). Se la Serbia e la Romania avessero cessato di esistere, forse si sarebbe formato uno stato slavo composto solo da sloveni e croati (quindi cattolico e mitteleuropeo) e l'Ungheria avrebbe potuto conservare Banato e Transilvania. Riepilogando quindi i nuovi stati prodotti dalla guerra sarebbero stati: Polonia (più piccola rispetto alla HL, per fare spazio a delle annessioni tedesche), Cecoslovacchia, Ungheria, Slovenia-Croazia, Moldavia (la parte superstite della Romania). Bisognerebbe comunque riflettere sul nuovo impero bulgaro e la sua capacità di assestarsi e trovare una sua coesione interna dopo aver realizzato annessioni in tutte le direzioni.
Quanto all'Impero Ottomano, ci sarebbe da capire se la Rivolta Araba potrebbe avere successo anche senza il supporto britannico. Può essere di sì, gli arabi avrebbero potuto continuare a insistere per anni, mentre gli ottomani avevano comunque partecipato a una sanguinosa e costosissima guerra mondiale.
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Passiamo all'ucronia di Dario Carcano:
L'offensiva di primavera fu l'ultima grande offensiva dell'esercito tedesco sul fronte occidentale. Obiettivo era la conquista di Parigi e delle coste della Manica, per tagliar fuori da ogni rifornimento le forze anglo-francesi impegnate sul continente. In seguito, sulla base di una situazione strategica così favorevole, sarebbe stato possibile cominciare trattative di pace da una posizione di grande vantaggio. Si trattava di un piano per nulla irrealistico, nonostante la Germania si trovasse in una situazione di grave carenza di uomini e materiali: la Russia, con il trattato di Brest-Litovsk si era ritirata dalla guerra: gran parte dei contingenti impegnati sul fronte orientale potevano ora essere trasferiti in occidente; ora, sul fronte occidentale, un milione di tedeschi fronteggiava 900.000 tra francesi ed inglesi. Ma per gli stati maggiori tedeschi era anche chiaro che queste offensive erano l'ultima possibilità per la Germania di ottenere un esito non catastrofico del conflitto cominciato nel 1914.
Nonostante i successi iniziali che colsero del tutto impreparati i comandi dell’Intesa, l’offensiva fallì per:
Errori di pianificazione: vi era un errore concettuale nella pianificazione dell'offensiva, sbilanciata sul problema dello sfondamento del fronte. Il comando supremo germanico aveva sì progettato le azioni con grande metodicità, ma solo fino a ciò che riteneva essere il proprio obiettivo, ovvero lo sfondamento del fronte alleato. Non vennero elaborati piani particolareggiati per sfruttare le brecce aperte, e tanto meno per una manovra d'accerchiamento. Il risultato fu che alle notevolissime conquiste territoriali, ottenute a carissimo prezzo in termini di uomini e di risorse, non corrispondevano vantaggi strategici decisivi. Ed anzi, si erano venuti a creare due grandi salienti difficili da difendere, e la linea del fronte si era notevolmente allungata: nuovi problemi per l'esercito tedesco, che lottava contro la carenza di uomini e mezzi;
Errori strategici: la decisione di Ludendorff di rafforzare i contingenti che incontravano la resistenza più decisa causò un impiego non ottimale delle forze disponibili. L'esperienza della seconda guerra mondiale ha mostrato che per ottenere il massimo effetto offensivo devono essere rafforzate le formazioni che hanno ottenuto il successo maggiore (nel senso di maggior penetrazione entro le linee nemiche);
Indecisioni tattiche: mentre nella fanteria anche i più piccoli movimenti di truppa erano seguiti da ufficiali sulla linea del fuoco, i cannoni dell'esercito entravano in azione secondo un piano rigidamente predeterminato. Quindi, se la fanteria avanzava più lentamente del previsto il fuoco di copertura si allontanava dalla fanteria che doveva proteggere, riducendo ulteriormente l'efficacia degli attacchi nei punti dove già essi procedevano con minore rapidità;
Problemi logistici: l'esercito tedesco soffrì, nell'ultimo anno di guerra, enormi problemi di rifornimento. I soldati erano denutriti, l'armamento scadente. La propaganda diffusa dall'alto comando sosteneva che le forze dell'Intesa soffrissero delle stesse mancanze, in conseguenza della guerra sottomarina indiscriminata. Quando le unità tedesche in avanzata si accorsero del contrario, preferirono darsi al saccheggio dei rifornitissimi magazzini del nemico che al combattimento, diminuendo ulteriormente lo slancio offensivo.
E se…?
Il 21 marzo 1918 inizia l’Operazione Michael, prima di una serie di offensive volta a ribaltare la situazione sul fronte occidentale. I preparativi all’attacco sono stati lunghi, ma l’offensiva è stata pianificata nei minimi dettagli: una volta sfondate le difese nemiche nel tratto di fronte tra Bapaume e Saint-Simon, il gruppo d’Armate del principe Rupprecht di Baviera si sarebbe mosso verso le coste della Manica, aggirando il grosso delle truppe britanniche e isolandole dal resto delle forze dell’Intesa, mentre il gruppo d’armate del Kronprinz Guglielmo di Prussia avrebbe puntato verso Parigi.
Già il primo giorno furono sfondate tutte le linee difensive alleate, e le truppe tedesche riuscirono complessivamente ad avanzare di 65 chilometri lungo un fronte di circa 80. L'attacco iniziò con un bombardamento d'artiglieria abbastanza breve ma estremamente violento. Prima che i difensori britannici, storditi, riuscissero a reagire, gruppi speciali d'assalto tedeschi uscirono dalla nebbia e dal fumo per attaccare o accerchiare i punti strategici delle linee di combattimento. Presi di sorpresa, schiacciati e sommersi, i difensori arretrarono su tutto il fronte, più di 160.000 britannici furono messi fuori combattimento.
Fu il gruppo d’Armate di Rupprecht a incontrare la maggiore resistenza presso Arras da parte delle forze inglesi, però Ludendorff decise di supportare maggiormente le forze del Kronprinz, affinché potesse penetrare ulteriormente nel territorio nemico. Rupprecht aggirò Arras, ed eseguendo i piani di Ludendorff puntò verso Abbeville e la foce della Somme, per isolare il BEF dalle forze francesi.
L’offensiva tedesca proseguì, determinata, verso Parigi. Il BEF era bloccato dalle armate di Rupprecht mentre il comando francese era nel panico: il gruppo d’Armate di riserva era stato annientato e ora i tedeschi avevano la strada spianata verso Parigi. La città, data per persa, era stata abbandonata dal governo, che si era frettolosamente trasferito a Orleans, e da lì a Bordeaux.
Il 1° aprile, sotto gli sguardi sgomenti della popolazione, le truppe del Kronprinz marciavano sugli Champs-Élysées sulle note della Königgrätzer Marsch: solo due settimane prima i tedeschi sembravano sconfitti e prossimi alla resa.
La risposta dell’Intesa non si fece attendere: tra il 6 e il 26 aprile il gruppo d’Armate Nord comandato da Louis Franchet d'Espèrey tentò di riconquistare Parigi, ma fu sconfitto sulla Marna, mentre tra il 27 maggio e il 4 giugno il gruppo d’Armate comandato da Rupprecht fu duramente attaccato dal BEF, che aveva appena ricevuto rinforzi dalla madrepatria, ma anche qui i tedeschi resistettero.
Per alleggerire la pressione sul gruppo d’Armate del Kronprinz e spingere l’Intesa ad incominciare i negoziati per la pace, Ludendorff ordinò a Max von Gallwitz di attaccare Verdun con il suo gruppo d’Armate, in quella che sarebbe diventata nota come Friedensturm (traducibile con “Tempesta per la pace” o “Assalto per la pace”). Solo un’altra battaglia, poi tutto sarà finito.
L’offensiva di Gallwitz fu sferrata il 9 giugno e non ottenne grossi risultati militari, perché gli americani fermarono l’attacco tedesco, ma comunque sortì l’effetto desiderato: il 28 giugno la Francia accettò di iniziare i negoziati con la Germania. Il 4 luglio gli inglesi accettarono di far partire i negoziati con la mediazione di alcuni diplomatici ex zaristi. Il corpo di spedizione americano, circondato a nord dal gruppo d’Armate di Gallwitz e a est dal gruppo d’Armate di Alberto di Württemberg, si arrese il 15 luglio; il generale John J. Pershing si era sparato il giorno prima, fu perciò Hunter Liggett, comandante del I Corps, a consegnarsi a Max von Gallwitz assieme agli effettivi dell’American Expeditionary Forces. Gli Stati Uniti iniziarono le trattative di pace il 18 luglio. Il corpo di spedizione italiano in Francia era stato rimpatriato due settimane prima, affinché potesse partecipare all’offensiva generale prevista di lì a breve.
Sul fronte italiano, il 15 giugno gli austriaci sferrarono una offensiva generale che da D’Annunzio prese il nome di battaglia del Solstizio. L’offensiva, che nelle volontà dell’alto comando austro-ungarico doveva emulare i successi ottenuti in Francia dai tedeschi, si trasformò in una disfatta: gli austriaci superarono il Piave, ma a costo di 118.000 uomini tra morti, feriti e prigionieri, e il contrattacco degli italiani li costrinse ad abbandonare le posizioni conquistate. Anche tra gli italiani le perdite furono elevate – 87.000 tra morti, feriti e prigionieri – ma il morale era alto, perché la temuta offensiva degli austriaci era stata respinta. Tra gli alti comandi però serpeggiava la paura: la guerra era agli sgoccioli, e gli austriaci erano ancora in Veneto; il rischio era arrivare ai negoziati da sconfitti e vanificare la vittoria difensiva nella seconda battaglia del Piave. Bisognava sferrare il contrattacco e in fretta, perché l’armistizio con la Francia avrebbe fatto affluire un gran numero di forze tedesche in Italia. Già il 23 giugno, mentre la battaglia del solstizio era ancora in corso e si avviava alla conclusione, Diaz aveva richiesto al governo Orlando che gli obblighi di leva fossero estesi anche ai nati nel 1900 e nel 1901 – rispettivamente diciottenni e diciassettenni – e che fossero mobilitati al più presto in vista di una prossima controffensiva. Con quelle forze si voleva fare l’estremo tentativo per ottenere una non sconfitta separata. Ai primi di settembre, mentre i reparti tedeschi iniziavano ad affluire massicciamente in aiuto al logorato esercito austriaco, le nuove leve erano state inquadrate nei ranghi dell’esercito e tutto era pronto per l’offensiva, ma bisognava attaccare subito, prima che i reparti tedeschi avessero il tempo di organizzarsi.
L’offensiva iniziò il 14 settembre, cogliendo impreparati i comandi degli Imperi Centrali, che stavano a loro volta pianificando l’ultima spallata all’esercito italiano che pensavano ormai prossimo alla resa. Dopo due giorni di combattimenti, il 16 settembre gli italiani sfondarono il fronte, costringendo gli austro-tedeschi a ripiegare disordinatamente fino all’Isonzo, riconquistando le posizioni perse dopo Caporetto. Poi gli italiani si fermarono, così come gli austro-tedeschi. Entrambi gli eserciti erano stanchi. Si aspettava la pace. Alla fine fu l’Impero Austro-Ungarico a forzare per un armistizio: il 6 ottobre il Consiglio nazionale cecoslovacco si era riunito a palazzo Gregor assumendo le funzioni di un vero e proprio governo, impartendo agli ufficiali austriaci nel castello di Hradčany l'ordine di trasferire i poteri e proclamando l'indipendenza dello Stato ceco. Le truppe austriache però rifiutarono di deporre le armi, ed era iniziato un assedio terminato due settimane dopo, quando una brigata tedesca – il cui intervento era stato richiesto dall’imperatore Carlo – riportò Praga all’obbedienza. Era sempre più evidente che l’Impero non poteva sostenere ulteriormente lo sforzo bellico.
Il 19 ottobre iniziarono i negoziati di pace tra Italia da una parte e Austria-Ungheria e Germania dall’altra.
I negoziati di pace tra Imperi Centrali e Intesa durarono fino al giugno del 1919:
La Francia cedeva alla Germania i comuni di Longwy e Briey, l’Africa Equatoriale Francese, che andò a formare col Camerun l’Africa Equatoriale Tedesca, e pagava una riparazione di guerra pari a 2.500.000.000 marchi;
La Gran Bretagna cedeva alla Germania la Costa d’Oro, la Papuasia (unita alla Nuova Guinea Tedesca), pagava al Reich una riparazione pari a 2.000.000.000 di marchi e trasferiva all’Impero Ottomano il protettorato su Kuwait, Stati della Tregua, Bahrein e Qatar;
Gli Stati Uniti pagavano alla Germania una riparazione di guerra di 500.000.000 di marchi e cedevano l’isola di Guam;
Il Giappone cedeva la base navale di Port Arthur/Lüshunkou assieme ai diritti sul Liaoning, pagando alla Germania una riparazione di 750.000.000 marchi;
L’Italia pagava all’Impero Austriaco una riparazione di guerra pari a 5.000.000.000 e cedeva all’Impero Ottomano il Dodecaneso;
La Grecia restaurò sul trono il filotedesco Costantino I al posto di Alessandro I, che partì in esilio per Londra;
Il Belgio cedeva alla Germania il bacino del Congo;
La Germania annetteva l’Ingria (con San Pietroburgo), la Dobrugia, la Bessarabia Meridionale, la Crimea, il Kuban’, il Bacino del Don e la Georgia; il Baltico (e la Lituania), la Finlandia, l’Ucraina (agli Asburgo), l’Armenia, l’Azerbaigian e la Ciscaucasia formarono altrettanti stati nell’Impero Tedesco; Calmucchia, Ciuvascia, Tatarstan, Baschkiria e Turkestan crearono stati formalmente indipendenti ma sotto influenza tedesca;
L’Austria-Ungheria annetteva Romania, Polonia – che formarono altrettanti regni federati nell’Impero, – il resto della Bessarabia, la Transnistria, il Montenegro e spartisce la Serbia con la Bulgaria. Per raggruppare la maggior parte degli slavi dell’Impero, venne formato un ulteriore regno federato all’Impero, ossia il Regno di Croazia.
Subito dopo la firma del trattato di pace che poneva fine alla Grande Guerra, partirono i negoziati per la formazione dell’Unione Mitteleuropea, unione doganale che nelle intenzioni degli Imperi Centrali doveva raggruppare la maggior parte degli stati europei, che nacque ufficialmente nel settembre 1920. Vi aderirono fin dalla fondazione Germania, Austria-Ungheria-Croazia-Polonia-Romania, Impero Ottomano, Bulgaria, Calmucchia, Ciuvascia, Tatarstan, Baschkiria, Turkestan, Norvegia, Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, Svizzera, Persia e Grecia; nel 1921 aderì anche la Francia, dopo che le furono condonate le riparazioni di guerra, e nel 1922 vi aderirono Irlanda (che aveva appena ottenuto l’indipendenza dal Regno Unito) e Spagna.
Altra decisione presa subito dopo la fine della guerra in Europa fu l’invio in Russia di un corpo di spedizione a sostegno dell’Armata Bianca contro i Bolscevichi. I primi contingenti furono inviati già nel 1919, ed uno dei primi successi fu la presa di San Pietroburgo il 24 maggio 1919. Senza San Pietroburgo, i bolscevichi si ritrovarono isolati e circondati dai nemici; la guerra proseguì altri tre anni, ma la resistenza dei rossi era disperata e senza prospettive di vittoria. Il 25 ottobre 1922 dopo una dura battaglia urbana fu presa Mosca, e nella città furono catturati Lenin e Lev Trockij, fucilati immediatamente dai bianchi. Dei leader bolscevichi solo Iosif Stalin sfuggì alla cattura e riuscì a riparare all’estero; ne risentiremo parlare.
Nel post-guerra civile la Germania, facendo leva sulle rivalità interne alle varie fazioni dell’Armata Bianca, riuscì a fare in modo che la Russia si dividesse in due stati indipendenti: la Russia europea formò il Regno di Moscovia, con capitale Mosca, su cui venne restaurato il granduca Kirill Vladimirovič Romanov, che assunse il nome di Cirillo I; la Russia asiatica formò il Regno di Siberia, con capitale Omsk, sul cui trono fu insediato – dopo uno Zemskij sobor convocato dal generale Michail Konstantinovič Diterichs – il granduca Nikolaj Nikolaevič Romanov, che assunse il nome di Nicola III. La Russia non sarebbe più stata una minaccia per la Germania.

Dopo la guerra, la Germania era rimasta la principale potenza militare e industriale europea, complici la divisione della Russia, l’adesione della Francia all’Unione Mitteleuropea e l’isolamento in cui si erano chiusi gli Stati Uniti con l’elezione alla Casa Bianca di Warren G. Harding nel 1920, già oppositore di Wilson sull’intervento americano nella Guerra Mondiale; questa politica sarà confermata dai successori di Harding alla presidenza, Calvin Coolidge e John Nance Garner. L’unica minaccia potenziale alla supremazia della Germania veniva dal Regno Unito, che ostinatamente si era rifiutato di aderire all’ Unione Mitteleuropea, nonostante, in cambio dell’adesione, fosse stato offerto il condono delle riparazioni di guerra, similmente a quanto fatto con la Francia. La politica della Germania era rimasta dominata dal duo Hindenburg-Ludendorff al comando dell’esercito, che come in una dittatura militare guidarono la Germania negli anni del dopoguerra attraverso dei cancellieri-fantoccio. Tale situazione fu istituzionalizzata il 4 marzo 1924 con la nomina di Hindenburg a cancelliere, mentre Ludendorff gli successe come capo di Stato Maggiore dell’esercito ed entrò nel governo come ministro della guerra.
Come cancelliere, Hindenburg ottenne un doppio successo diplomatico: l’adesione al Reich tedesco di Danimarca e Paesi Bassi. Entrambi i paesi sarebbero entrati nell’Impero come regni dotati di ampie autonomie, in cui il tedesco sarebbe stato lingua ufficiale assieme alla lingua locale.
L’Italia intanto viveva una grave situazione di ordine pubblico: dopo la sconfitta nella guerra, le destre cavalcavano il mito della “pugnalata alle spalle”, secondo cui l’Italia aveva vinto la guerra sul campo per poi essere tradita dagli alleati dell’Intesa e dai politici, che anziché proseguire la guerra fino a Trieste e Trento si erano arresi al nemico; dal canto loro, le sinistre organizzavano scioperi e occupazioni delle fabbriche reclamando migliori condizioni lavorative e salari adeguati al costo della vita. In poche parole, si era vicini al baratro e Vittorio Emanuele III non sembrava in grado di controllare la situazione: l’aver voluto la guerra lo rendeva inviso alle sinistre, l’aver accettato la pace gli alienava il consenso delle destre. Il 3 gennaio 1925, un colpo di stato dei militari depose il re ponendo al suo posto il duca d’Aosta Emanuele Filiberto, personalità più apprezzata tanto dai ranghi militari quanto dalle destre in quanto durante la guerra era stato il comandante della III Armata riportando numerose vittorie, senza essere mai sconfitto sul campo, che gli erano valse il soprannome di Duca Invitto. Il deposto Vittorio Emanuele III partì in esilio per il Portogallo assieme al figlio Umberto, mentre Emanuele Filiberto cingeva la corona di Re d’Italia.
Inizialmente Emanuele Filiberto I governò col pugno di ferro, assumendo in prima persona la guida del governo e reprimendo i moti delle sinistre, poi quando la situazione sembrò calmarsi, lasciò più margini di manovra ai Presidenti del Consiglio scelti dal Parlamento, pur continuando ad esercitare una forte influenza sull’indirizzo di governo che portò, ad esempio, alla soppressione del PSI e degli altri partiti politici di ispirazione marxista; dopo la sua morte, avvenuta il 4 luglio 1931, il suo successore, Amedeo I, si impegnò affinché fossero varate alcune riforme che venissero incontro a quelle che erano le rivendicazioni dei lavoratori nei primi anni ’20 e, in seguito, il decreto sulla soppressione del PSI fu attenuato: restavano bandite solo le organizzazioni politiche di ispirazione marxista “a carattere eversivo e finalizzate alla sovversione dello stato”. Definizione comunque vaga, in cui nei vari momenti della storia d’Italia sarebbero rientrate – o sarebbero state fatte rientrare – molte organizzazioni politiche di sinistra.
I rapporti diplomatici tra Germania e Regno Unito divennero sempre più tesi quando nel 1929 emerse che la Germania finanziava segretamente gruppi indipendentisti indiani e altri movimenti che nelle colonie inglesi lottavano per la fine del dominio britannico. Ne seguì una escalation diplomatica in cui però le posizioni, anziché avvicinarsi, si radicalizzarono. La guerra tra Germania e Gran Bretagna scoppiò il 12 settembre 1930.
Negli anni precedenti, la guerra con la Gran Bretagna era considerata tanto dal governo Hindenburg quanto dai comandi delle forze armate una mossa necessaria per affermare il primato mondiale della Germania, perciò era stata preparata attraverso il potenziamento della marina, realizzato dando grande impulso alla costruzione di moderne portaerei – tra il 1925 e il 1930 ne erano state costruite quattro (SMS Friedrich der Große, SMS Kaiser Wilhelm der Große, SMS Admiral Reinhard Scheer, SMS Sedan) – e il potenziamento della flotta sottomarina. Da un punto di vista diplomatico, ci si era assicurata la neutralità dei potenziali alleati della Gran Bretagna: al Giappone si era promessa la restituzione di Lüshunkou e dei diritti sul Liaoning se fosse rimasto neutrale nel conflitto, agli Stati Uniti era stato offerto supporto finanziario per contrastare la crisi economica, così come all’Italia.
Se alla Germania si unirono subito Austria-Ungheria-Croazia-Polonia-Romania e Impero Ottomano, la Gran Bretagna si ritrovò sola a causa del lavoro diplomatico della Germania e anche perché la Francia era membro dell’Unione Mitteleuropea, pertanto si mantenne neutrale.
La flotta tedesca inflisse perdite pesantissime alla Royal Navy, riuscendo anche in ciò in cui non era riuscita nel corso del conflitto di dieci anni prima: isolare la Gran Bretagna dal suo impero coloniale. Gia da febbraio 1931 i generi di prima necessità iniziarono a scarseggiare, l’inizio della più grande carestia affrontata dall’Inghilterra nel corso della sua storia. Il 4 giugno 1932, dopo aver conquistato la superiorità navale nel Mare del Nord e nel canale della Manica, i tedeschi sbarcarono nel Kent con un gruppo d’Armate comandato dal Kronprinz Guglielmo; solo una settimana dopo i tedeschi erano sul Tamigi, alle porte di Londra. La capitale era già stata abbandonata il 5 giugno dalla famiglia reale e dal governo, riparati a Manchester, e ci si preparava ad affrontare una lunga battaglia urbana per le strade. Poi successe un fatto che nessuno aveva previsto.
Il Communist Party of Great Britain approfittò del vuoto di potere per organizzare una insurrezione contro le ultime autorità rimaste a Londra, proclamando la nascita del Commonwealth of Socialist Councils’ Republics (CSCR). La rivolta iniziò il 10 giugno, quando i soldati rifiutarono di eseguire l’ordine di sparare sull’ennesimo corteo organizzato dal CPGB contro la guerra e la carestia, e l’evento simbolo fu la presa di Buckingham Palace, avvenuta il 16 giugno. Era l’inizio della rivoluzione inglese. I principali leader della rivoluzione furono Albert Inkpin, John Ross Campbell, Harry Pollitt, Fred Peet e Joe Steel, nome anglicizzato di Josif Stalin, che proprio in Gran Bretagna aveva trovato rifugio dopo la sconfitta dei rossi nella guerra civile russa.
I tedeschi, pur essendo alle porte di Londra, per il momento non intervenivano: la volontà del Kronprinz era mantenere la propria posizione fino a quando il governo britannico non avrebbe accettato di aprire i negoziati, cosa che in quel momento sembrava prossimo a fare; egli dunque non riteneva utile iniziare una battaglia urbana dall’esito incerto.
Questa decisione permise alla neonata CSCR di darsi una struttura: al vertice dello Stato vi era un Comitato Centrale, formato dai principali esponenti del Partito, dotato di poteri in ambito esecutivo; il maggior organo legislativo era la People's Chamber, eletta a suffragio universale ogni cinque anni. Altre città intanto si rivoltavano e aderivano alla CSCR: Bristol, Cardiff, Plymouth, Birmingham, Hull e alla fine anche Manchester, da dove il governo e la famiglia reale erano già partiti per il Canada. Nel comitato centrale si impose Steel, che insistette affinché si iniziassero trattative per la fine della guerra. Questa decisione era necessaria per normalizzare la situazione critica dell’Inghilterra. Anche il governo reale intavolò trattative di pace con la Germania.
La guerra anglo-tedesca terminò con la firma del trattato di Windsor (tra CSSR e Germania) il 13 gennaio 1933 e del trattato di Montréal (tra governo reale e Germania) il 6 febbraio 1933.
La rivoluzione inglese fu il preludio allo sgretolamento dell’Impero Britannico: una ad una le colonie e i dominions britannici proclamarono la propria indipendenza; tuttavia in questo processo vi furono sostanziali differenze tra le varie colonie:
le colonie africane rimasero dominate dai coloni bianchi, che costituirono regimi segregazionisti verso le popolazioni autoctone; solo l’Egitto fece eccezione, ma passò sotto il protettorato degli Ottomani, dunque non si può parlare di vera indipendenza;
l’India e le altre colonie asiatiche, in cui non vi erano minoranze bianche abbastanza numerose da poter mantenere il controllo delle ex-colonie, divennero stati realmente autonomi, ma in cui in molti casi scoppiarono guerre civili non appena proclamata l’indipendenza. In India, nonostante gli appelli alla pace di Gandhi, scoppiò una sanguinosa guerra civile tra indù e musulmani, che ebbe come conseguenza la divisione in India, Pakistan, Bangladesh e Birmania del Raj britannico;
Canada, Australia e Nuova Zelanda, dove i bianchi erano la maggioranza della popolazione, formarono tre monarchie – Impero del Canada, dove a Giorgio V successe il primogenito Edoardo VIII; Regno d’Australia, di cui divenne re il secondogenito di Giorgio V, il principe Alberto, col nome di Giorgio VI; Regno di Nuova Zelanda, dove fu proclamato re il terzogenito di Giorgio V, il principe Enrico, col nome di Enrico IX – le cui istituzioni ricalcavano quelle del regno di Gran Bretagna e si proclamavano in continuità con esso.
Altri territori furono invece annessi ad altre nazioni: Malta proclamò la sua indipendenza e, in un secondo momento, scelse di essere annessa all’Italia; Cipro nel corso della guerra era stata occupata dall’Impero Ottomano; Argentina, Spagna, Cina e Irlanda, quando la guerra stava inequivocabilmente volgendo a favore della Germania, dichiararono guerra al Regno Unito occupando rispettivamente Isole Falkland con Georgia del Sud e Isole Sandwich Australi, Gibilterra, Hong Kong, Ulster.

Nella CSCR iniziò un lungo processo di ricostruzione, durante il quale Joe Steel avrebbe rafforzato la sua leadership, diventando in breve il padrone assoluto del Commonwealth; si sarebbe reso responsabile di purghe sanguinarie contro i controrivoluzionari – definizione in cui veniva racchiuso chiunque si opponesse al suo regime del terrore – in cui sarebbero morti quasi tutti i membri originari del Comitato Centrale, ma sarebbe anche riuscito a fare della CSCR una potenza economica e una potenza militare regionale, che in alcune occasioni fu in grado di impensierire la Germania.
Ludendorff, Hindenburg e Guglielmo II erano riusciti a fare della Germania la prima potenza mondiale; l’Impero Britannico si era sgretolato, gli USA erano chiusi nel loro isolamento, la Russia divisa, la Francia alleata nell’Unione Mitteleuropea. Era l’inizio del secolo d’oro della Germania.
Cosa ne pensate? Per farmelo sapere, scrivetemi a questo indirizzo.
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E ora, le proposte di Basileus TFT dedicate al generale più... controverso della prima guerra mondiale:
Le
cinque divisioni in Germania.
Mentre si decideva se entrare o meno in guerra, Cadorna propose l'invio preventivo di
cinque divisioni al confine col Reno in difesa della Germania contro la Francia, motivando che un'eccessiva titubanza avrebbe isolato l'Italia diplomaticamente.
La proposta fu rapidamente scartata: se fossimo entrati con l'Intesa avremmo consegnato migliaia di uomini al nemico, se fossimo entrati con l'Alleanza avremmo comunque inviato truppe per difendere una posizione dal quale i tedeschi spingevano, non si ritiravano.
Ma se questo piano andasse in porto?
L'offensiva
rapida.
Cadorna puntava a colpire gli austriaci di sorpresa, anticipando l'assalto il più possibile per fare in modo di avanzare in montagna quando ancora le postazioni austriache erano relativamente sguarnite. La caduta del governo Salandra però rallentò le operazioni e quando iniziò la guerra gli austriaci si erano posizionati e trincerati. Che accade se invece il piano di Cadorna ha successo.
Trieste.
Una delle direttive dell'Intesa era quella di non spingere verso Trieste e l'Istria ma di infognare l'Austria in una guerra logorante sulla montagne per deviare più possibile truppe dal fronte occidentale. Che accade se invece Cadorna, che si credeva il nuovo Napoleone, fa di testa sua e si lancia alla liberazione di Trieste e Istria?
Amedeo e non
Diaz.
Diaz era semisconosciuto quando venne messo al posto di Cadorna. Inizialmente si pensava tale ruolo potesse essere ricoperto da Amedeo D'Aosta, figura carismatica e di grande abilità militare. Che accade se effettivamente va così?
La Linea
Cadorna.
Fu una fortificazione voluta da Cadorna per difendere la Lombardia (Valtellina, Valchiavenna) da un possibile attacco tedesco alla Svizzera, volto alla conquista della
Lombardia, cuore produttivo italiano. La linea non servì mai e ancora oggi restano le vestigia di quelle trincee rudimentali e qualche postazione cannoniera. Ma che accade se i tedeschi si lanciano in un Blitzkgrieg anticipata in suolo svizzero?
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Gli risponde Fabio Roman:
Nella quinta proposta vedo una Svizzera che dichiara guerra alla Germania ma non all'Austria, perlomeno fino a quando quest'ultima non mostra chiari intenti offensivi. Se la penetrazione tedesca va bene, allora anche gli austriaci ne approfittano, e a questo punto la Svizzera entra ufficialmente nell'Intesa, creando di fatto un fronte unico dall'Oceano a Monfalcone.
Se la Germania si impantana in territorio elvetico, è costretta a perdere tempo e risorse per non rischiare un contrattacco di Berna, e ciò gli può creare problemi altrove.
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Anche Enrico Pizzo ha la sua proposta:
La Strafexpedition del generale Conrad fallì essenzialmente per il rifiuto del generale tedesco von Falkenhayn di spostare due divisioni dal fronte francese a quello galiziano per consentire agli austriaci di spostare in Tirolo due divisioni impegnate in Galizia.
Conrad decise di procedere lo stesso lasciando la Galizia scoperta, errore che consentì a Cadorna di chiedere, a fine Maggio, all'alleato Russo un'offensiva sul fronte galiziano, il 4 giugno, che obbligò gli austriaci ad allentare la pressione sul vicentino, decretando così il fallimento della Strafexpedition.
Ai primi di Giugno la possibilità che gli austriaci raggiungessero la pianura era molto concreta: ipotizzando che von Falkenhayn accettì di aiutare il collega austriaco e che quindi Conrad non sia costretto a richiamare uomini dalle montagne vicentine, come cambierebbe il corso della guerra?
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Gli risponde l'altro Enrico, Enrico Pellerito:
L'argomento è uno dei miei preferiti.
Preciso che all'epoca non si può parlare di austro-tedeschi perché il Regno d'Italia avrebbe dichiarato guerra all'Impero Germanico il 27 agosto 1916, sebbene, osservatori a parte, alcuni specialisti non ufficialmente "prestati" da Berlino erano già operativi nei confronti dell'Italia.
Riguardo il termine "Strafexpedition", esso era in uso tra gli ufficiali dell'imperial regio Esercito austro-ungherese, compresi quelli che nella primavera del 1916 disertarono raggiungendo le linee italiane, rendendo noto che da li a breve si sarebbe scatenata un'offensiva, citandola, per l'appunto con il suddetto termine.
A parte una quantomeno fumosa denominazione di Strasse Expedition, dal nome del supposto pianificatore, colonnello Viktor Strasse, cosa assolutamente senza fondamenti storici, i documenti ufficiali austro-ungheresi indicavano l'operazione come "Südtiroloffensive" o "Frühjahrsoffensive" (offensiva di primavera).
Gli obiettivi di Conrad erano di spezzare il fronte nemico raggiungendo il mare, per la precisione Venezia, proiettando la potenza delle proprie forze contro la 1ª Armata italiana, travolgendola e isolando di conseguenza tutto il dispositivo avversario dislocato nel Veneto orientale e nel Friuli (2ª, 3ª e 4ª armata).
Se si concretizza il PoD qui ipotizzato, Conrad non deve correre ai ripari in Galizia, stante che l'offensiva di Brusilov viene, più o meno, contenuta ma von Falkenhayn potrebbe ritrovarsi con il dover posticipare l'ennesima (e da egli sperata quale ultima) offensiva su Verdun nel maggio 1916, motivo per cui in realtà non aveva aderito alla richiesta di Conrad. Magari von Falkenhayn si convince che l'azione di Conrad possa mettere seriamente in crisi il Regio Esercito, tanto che l'Italia si trovi costretta a dover uscire dal conflitto, e da qui gli sviluppi per Berlino, Vienna e i loro alleati possono diventare interessanti.
Di conseguenza la pressione su Verdun non viene esercitata dai tedeschi, mentre Conrad raggiunge la pianura e a Roma si torna ad urlare che "Annibale è alle porte"; l'offensiva di Brusilov si esaurirà come in HL e due o tre divisioni in meno non possono determinare un crollo tedesco sulla Somme dopo che ha inizio l'offensiva alleata del 1' luglio, considerando che, a differenza del fronte orientale dove si combatte senza lo stallo delle trincee, queste ultime vincolano fortemente gli assalti in Europa occidentale.
Il risultato militare di tutto ciò potrebbe essere quello delineato da Guido Morselli nel suo "Contro-passato prossimo", il primo romanzo ucronico che lessi nel lontano 1977.
In questo scritto Morselli fa si che accanto alla operazione di cui stiamo trattando se ne realizza un'altra parallela, "Edelweiss Expedition", con l'effetto di scompaginare le difese italiane "da tergo" e di mettere, a seguito di ciò, l'Italia fuori dal conflitto.
Conseguenza finale è la vittoria degli Imperi centrali.
Qui, però, le cose non sono così semplici. Bisogna conquistare Padova e poi Venezia, non soltanto lambire la pianura veneta e Cadorna aveva concrete possibilità per impedire ciò: la costituzione di una nuova armata, la 5ª, tramite l'afflusso di truppe dall'area isontina, un impegno logistico non da poco che venne brillantemente realizzato ed il frettoloso ma prezioso arrivo di contingenti dal resto del paese, dalla Libia e dall'Albania.
Ciò sarebbe bastato a fermare gli austro-ungarici, come avvenne nella realtà?
Se Conrad non ha necessità di trasferire truppe dal fronte del Tirolo in Galizia le possibilità di mantenere la pressione e farla diventare insostenibile fino a scardinare l'apparato difensivo italiano diventa sempre più probabile.
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Diamo la parola ad aNoNimo, ispiratosi a questo sito:
Francesco Baracca partecipa alla Prima Guerra Mondiale ma non muore a Nervesa della Battaglia il 19 giugno 1918, e dopo la guerra continua la sua carriera militare sino al 1928 diventando Comandante dell'Aeronautica. Nel 1933 Baracca diventa Generale promuovendo la modernizzazione dell'Aeronautica e viene anche nominato Conte. La sua storia potrebbe diramarsi in vari altri mondi paralleli: potrebbe aver abbracciato il fascismo per poi allontanarsene per divergenze con Mussolini, oppure potrebbe essere nominato Ministro del governo Mussolini. Potrebbe anche essere il Generale più giovane durante la Seconda Guerra Mondiale, per poi morire nel 1978 a 90 anni. Quali imprese compirà?

Francesco Baracca (9 maggio 1888 – 27 giugno 1978)
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Ainelif poi ha posto a tutti i suoi amici ucronisti la seguente domanda:
Vorrei chiedervi come sarebbe cambiata la Prima Guerra Mondiale se al fianco di Impero di Germania, Austria-Ungheria, Bulgaria e Impero Ottomano fossero entrati nel conflitto dalla loro parte il Messico, la Spagna e l'Impero Giapponese.
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Gli risponde Tommaso Mazzoni:
Dipende quando e dalle condizioni dell'esercito Messicano; il Messico ha un senso solo a partire dal 1917, Mentre il Giappone dovrebbe entrare almeno nel 1915, contro la Russia. Allo stesso modo combattere su due fronti contro la Spagna e la Germania renderebbe certa la resa Francese. Con Parigi sconfitta nel 1915, è possibile, forse probabile, che se Costantinopoli evita di minacciare i possedimenti Italiani Roma attacchi l'intesa, (o resti neutrale, dipende quanto offre Vienna per l'una o per l'altra cosa; A questo punto, bisogna vedere se Wilson porta o no in guerra gli Stati Uniti nel 1917; se accade, allora il Messico può essere importante, se adeguatamente supportato con mezzi e consulenti militari. Alla fine, la Grecia si schiererebbe con l'alleanza, e si spartirebbe la Serbia con Vienna e Budapest; Le rivolte arabe potrebbero essere anti-inglesi, con l'appoggio dei Rashiditi filo-ottomani, se gli Italiani mettono in campo il loro Lawrence d'Arabia (Amedeo Guillet). L'Impero Ottomano e quello Asburgico sopravvivono in forma federale. L'impero Russo, nel quale la Rivoluzione avviene comunque, è smembrato, si creano Tre Russie, una Zarista, con capitale Minsk, una Bolscevica, con capitale Mosca ed una Menscevica con capitale Samara; Rinascono i Regni di Polonia e Finlandia e un Granducato di Lituania, un Regno d'Arabia Rashidita, e un Regno di Mongolia, vassallo dei Giapponesi. La Cina, se si schiera sempre con l'alleanza deve acconsentire al ritorno della Monarchia ma in cambio ottiene di espandersi nell'India Britannica e in Indocina; conserverà la Manciuria. L'Italia ottiene il Nord-Africa, Sudan incluso, mentre l'Africa Sud-Occidentale passa in parte a Berlino, in parte a Vienna,mentre le colonie Anglò Francesi sulla costa Atlantica alla Spagna (insieme alle colonie Portoghesi se Lisbona s'è schierata con l'alleanza come nella HL. in tal caso a Lisbona tornano i Braganza). L'Impero Ottomano rinuncia all'Higiaz, ma conquista il Caucaso e le steppe. Il Messico, se è stato ben supportato da Berlino e da Tokyo, si riprende il Texas con il suo petrolio. Washington probabilmente deve restituire le Filippine alla Spagna. Gli USA sono ridimensionati, ma solo in parte; nascerà un pericoloso revanscismo americano, che potrebbe causare la Seconda Guerra Mondiale.
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Chiudiamo per ora con la trovata di Lord Wilmore:
Roma, 25 dicembre 1917
Comunicato ufficiale della Segreteria di Stato della Santa Sede
In occasione del Santo Natale di Nostro Signore Gesù Cristo, il Santo Padre Benedetto XV si rallegra perchè la sua Nota ai capi dei popoli belligeranti del 1° agosto ultimo scorso è stata accolta in pieno da tutte le potenze in conflitto, è stato finalmente dichiarato - dopo tre anni di inutili sofferenze per i popoli d'Europa, costretti a combattere una guerra fratricida - il cessate il fuoco tra tutti gli eserciti combattenti, seguito il 4 novembre successivo dal definitivo armistizio, e alla convocazione di una Conferenza di Pace che si aprirà a Ginevra il prossimo 10 gennaio. Il Santo Padre, per tramite della mia umile persona che è stata invitata a partecipare alla Conferenza, si permette di auspicare che il problema della sovranità dell'Alsazia-Lorena sia risolto negli interessi delle popolazioni che vi abitano, non dei governi che hanno mandato tanta gioventù al macello per contendersi quelle terre; che a tutti i popoli dell'Impero Austro-Ungarico sia concessa adeguata autonomia, attraverso la sua trasformazione negli Stati Uniti del Danubio, come auspicato dallo stesso governo di Vienna; che i Balcan trovino finalmente una sistemazione pacifica che escluda future guerre per contendersi quelle regioni; che la svolta democratica in Russia dopo la proclamazione della Repubblica sia adeguatamente incoraggiata dagli altri stati europei ed extraeuropei; che la sovranità della Polonia e della Lituania possa finalmente dopo tanto tempo essere riconosciuta, così come quella di Lettonia, Estonia, Finlandia, Ucraina e Transcaucasia; che l'antico stato di Armenia possa essere adeguatamente ricostruito; che Gerusalemme e la Terrasanta siano poste sotto controllo dell'intera comunità di nazioni affinchè cristiani di ogni confessione, ebrei e maomettani vi possano finalmente vivere in pace e in sicurezza; e infine, che possa avere seguito la proposta dell'Imperatore d'Austria e Re Apostolico d'Ungheria Carlo I di Asburgo-Lorena di fondare una Comunità Economica Europea che promuova in tutta Europa il libero movimento dei beni, dei servizi, dei lavoratori e dei capitali, l'abolizione dei cartelli e lo sviluppo di politiche congiunte e reciproche nel campo del lavoro dello stato sociale, dell'agricoltura, dei trasporti, del commercio estero, quale embrione di una futura unificazione europea, grazie alla quale i nostri figli e nipoti potranno vivere in pace e in amicizia, senza più alcuno spettro di Guerra Mondiale che tolga il futuro a tanti figli di Dio. Il Santo Padre invia a tutti i partecipanti alla Conferenza di Pace la propria paterna benedizione apostolica, da estendere a tutti i popoli d'Europa e del Mondo.
Cardinale Pietro Gasparri, Segretario di Stato di Sua Santità
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