di Dans
Dopo la creazione nel' 51 della Ceca, nel '52 De Gasperi, Adenauer e Schumann propongono la costituzione di una Comunità Europea di Difesa (Ced) che avrebbe dovuto unificare gli eserciti, ma la proposta non supera il vaglio del'Assemblée Nationale. Ancora oggi l'Europa non ha una politica estera comune.
...e se...
Se Schumann fosse stato più convincente (ad esempio accordando alla Francia l'iniziale comando della Ced, la sede dell'organizzazione, e un potere di veto dei governi sulle azioni della Ced), sarebbe potuta avvenire un'immediata integrazione delle forze armate europee e un coordinamento delle politiche estere.
A queste condizioni il Parlamento francese avalla il progetto, seguito dai legislativi degli altri 5 paesi fondatori. Il comando della Ced è posto a Le Havre, la Ced si pone come ramo europeo della Nato e ne utilizza le basi. I militari americani sono gradualmente richiamati oltreatlantico, solo pochi contingenti restano in Europa lavorando in stretto contatto con gli eserciti nazionali.
La crisi di Suez: nel '56 Nasser decide la nazionalizzazione del canale di Suez: Francia e Gran Bretagna, accordatesi con Israele, vorrebbero intervenire, ma all'assemblea della Ced la discussione si protrae, per la contrarietà degli altri paesi membri e le pressioni dei vertici Nato. Intanto inglesi e israeliani intervengono, ma devono ritirarsi per le pressioni congiunte di Usa e Urss.
Nel '57 il Trattato di Roma segna la nascita della Cee.
De Gaulle: Nel '58 De Gaulle diventa presidente francese: con la sua vocazione
nazionalista e il suo progetto "terzista" rispetto a Usa e Urss, De
Gaulle vorrebbe svincolare la Ced dalla Nato e dotarla di una forza nucleare
autonoma per proporsi come guida di un'Europa alternativa ai due blocchi. Il
dibattito è aspro, anche viste le pressioni Usa subite dalla Francia nella
crisi di Suez. Ma la Nato si oppone e gli altri paesi non sono convinti; così,
nel '66, De Gaulle porta la Francia fuori dalla Nato e dalla Ced, pur restando
membro Cee. Nel '69 De Gaulle si dimette e gli succede Georges Pompidou: la
Francia, che ha sviluppato l'atomica, rientra nella
Nato e nella Ced.
Nel '73 la Gran Bretagna entra nella Cee: ma il governo di Heath rifiuta di aderire alla Ced, preferendo mantenere la "special relationship" con gli Usa. Nell'82 l'esercito inglese deve intervenire contro l'invasione argentina delle isole Falkland.
Il Parlamento Europeo, eletto per la prima volta a suffragio universale nel '79, e la Commissione suo esecutivo, assumono presto responsabilità politica rispetto alle azioni militari dell'esercito europeo. Cade il potere di veto dei governi sulla Ced.
La guerra del Golfo: Dopo la relativa tranquillità degli anni '80, in cui la Cee ha sostenuto i movimenti dissidenti nei paesi dell'est europa, nel '91 la Ced si schiera con gli Usa contro l'invasione irachena del Kuwait: le truppe europee liberano Kuwait City, ma rifiutano di seguire le truppe americane all'interno del territorio iracheno. (le risoluzioni dell'Onu (660 e 678) autorizzavano solo alla liberazione del Kuwait; Bush padre, non volendo contravvenire, impone a Schwarzkopf, già sulla strada per Baghdad, di tornare indietro. Probabilmente le forze europee, più ligie alla lettera dell'Onu, non avrebbero neanche messo piede in Iraq.)
Nel '92 Cee e Ced si unificano nell'Unione Europea: la Commissione assume pieno ruolo esecutivo nelle materie di competenza comunitaria e responsabilità politica verso il Parlamento, mentre i Consigli Intergovernativi perdono di importanza. La Francia cede il proprio posto nel Consiglio di sicurezza Onu al rappresentante del Commissario per la politica estera comune, mentre la Gran Bretagna mantiene il proprio.
La guerra in Bosnia: Allo scoppio della guerra in Bosnia a Bruxelles è istituita una Camera permanente di dialogo tra attori coinvolti e sostenitori europei (Fr, Ger, Slo, Cro, BiH, Ser). Dopo le risoluzioni Onu di condanna dell'invasione serba delle Kraijne e della Bosnia, l'esercito europeo interviene in armi nel Balcani, respingendo l'esercito serbo e catturando i capi delle formazioni paramilitari responsabili dei massacri (Arkan, Mladic). Il trattato di pace di Vienna del '94 segna la fine della guerra di frantumazione della Jugoslavia: le 5 nuove repubbliche sono riconosciute internazionalmente e ammesse all'Onu; ai profughi è garantito il diritto al ritorno; la Bosnia Erzegovina è riconosciuta come stato autonomo, diviso in cantoni etnici e misti soggetti a regimi separati.
Nel '95 una rivolta popolare, sostenuta dall'Ue, porta alla caduta del regime di
Milosevic a Belgrado: il nuovo presidente, dietro assicurazioni Ue
sull'ingresso, concede l'indipendenza al Montenegro (previo accordo sul
diritto serbo all'uso dei porti e delle vie di comunicazione) e trasforma la
repubblica in senso federale, concedendo autonomia a Kosovo e Vojvodina.
1997: nessun pilota americano ubriaco abbatte la seggiovia del Cermis (la base di Aviano è gestita dalla Ced)
Il trattato di Nizza del 2001 istituisce una Convenzione europea col compito di redigere un Trattato Costituzionale:
a) il Trattato, di più di 300 articoli, risulta oscuro e incomprensibile; i referendum nazionali di Francia e Olanda (2005) lo bocciano e lo rimettono nel cassetto.
b) il Trattato, rapido e costituito da una 70ina di articoli, delinea un'Europa federale, rimandando per il resto ai trattati in vigore e alle leggi del Parlamento europeo. E' istituita, soprattutto, una polizia federale europea e un sistema giudiziario comune. I referendum di Francia, Olanda e Danimarca lo sanzionano positivamente.
Afghanistan 2001: Nell'ottobre 2001 gli Usa invadono l'Afghanistan in risposta agli attentati dell'11 settembre. L'Ue concede l'utilizzo delle basi, ma non partecipa direttamente alla campagna, nonostante le pressioni del presidente George W. Bush. Solo la Gran Bretagna di Blair partecipa attivamente col proprio esercito.
Nel 2002 inizia a circolare nei primi 12 paesi l'euro, moneta comune europea.
Iraq 2003: Nel 2003 Bush invade anche l'Iraq. Le richieste di Colin Powell al consiglio di sicurezza Onu trovano la dura opposizione del rappresentante europeo Dominique de Villepin. Ue e Cina fanno sapere che porranno il veto a una risoluzione contro l'Iraq, e Bush procede da solo, affiancato da Tony Blair. La guerra in Iraq, che si protrae per diversi anni con grandi perdite, porta ad un consistente calo di popolarità per Bush e Blair (con la Ced sarebbe stata più rapida la delega a Bruxelles della politica estera degli stati (possiamo pensare dagli anni '80 o dal '92). Con un unico esercito, un unico ministro degli esteri e un unico seggio Onu, il gioco di Bush del "divide et impera" avrebbe avuto poco successo. La discussione se seguire o no gli americani in Iraq sarebbe stata interna all'Ue, e probabilmente i dissidi tra vecchia e nuova Europa si sarebbero risolti su una posizione di compromesso, come il consentire l'uso delle basi ma non partecipare alle operazioni, vedi posizione tedesca)
Ue-25: Nel 2004 l'Ue si allarga a 25 membri, con l'ingresso dei paesi dell'est europeo. Allo stesso tempo viene fissato tra il 2007 e il 2012 l'ingresso di Turchia, Croazia, Bosnia, Serbia, Montenegro, Macedonia, Bulgaria, Romania, Slovacchia.
Il 2 novembre 2004 l'America è alle urne per le presidenziali: Bush viene sconfitto da John Kerry, democratico, che ha chiesto più collaborazione con l'Europa in politica estera.
Il 30 gennaio l'Iraq va alle elezioni: sono elezioni parziali e sostanzialmente di censimento etnico, con zone ancora controllate dalla guerriglia e il boicottaggio dei sunniti. Per mesi il Parlamento non riesce ad esprimere un governo, fino alla nomina di Jaafari.
Alle elezioni inglesi del 2005 c'è un clamoroso crollo della popolarità del labour, che diventa terzo partito, per la proporzionale crescita dei liberaldemocratici di Kennedy. Blair si dimette e Gordon Brown diviene premier di un governo di coalizione tra labour e lib-dem. Brown tratta con Kerry per una rapida internazionalizzazione della crisi irachena.
All'Onu Brown, Kerry e il rappresentante UE Solana si accordano per:
- la ricostituzione dell'esercito iracheno
- la trattativa con i gruppi sunniti per il loro ingresso nel governo
- l'assetto federale del nuovo Iraq
- le trattative con i ribelli insorti per il cessate-il-fuoco
- l'affidamento dell'Iraq in amministrazione temporanea Onu con il presidio di militari russi, cinesi, europei, egiziani, pakistani, turchi, indonesiani.
Alle elezioni iraniane del giugno 2005 il pragmatico Rafsanjani, già presidente della repubblica, batte il fondamentalista Ahmadinejad, già sindaco di Teheran. (Probabilmente, senza la riconferma di Bush, le gerarchie iraniane sarebbero state più "larghe di mano" nell'epurazione dei riformisti dalle candidature; se anche Ahmadinejad fosse passato al ballottaggio al posto di Moin, la gente, più fiduciosa rispetto ad un riavvicinamento con l'America, avrebbe sostenuto maggiormente Rafsanjani. Certo è che se Bush, un mese prima delle elezioni, dice che l'Iran rappresente il peggior nemico nella regione e il fulcro dell'asse del male (non ricordo le parole esatte, ma questo era il senso), fa il gioco dei radicali.
L'amministrazione Onu riesce a far partecipare anche i sunniti al processo politico e a pacificare il territorio trattando con i gruppi disponibili ad un accordo e intervenendo militarmente contro i più estremisti e indisponibili.
Nel 2008 entra in vigore la costituzione federale irachena e sono indette nuove elezioni. Il nuovo governo si impegna in una serie di trattati bilaterali di amicizia e cooperazione con l'Iran, che si propone sempre più come potenza regionale del Golfo.
Per farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.
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Ecco l'articolata disamina di Bhrihskwobhloukstroy:
Sarebbe nell’interesse di qualcuno impedire la nascita della Comnità Europea di Difesa in questi termini (Germania, Francia, Italia)? Dato che si tratta di tre Paesi dell’Alleanza Atlantica, non si configura la temuta rottura della N.A.T.O. implicata da un’eventuale Comunità Europea di Difesa che includesse anche Paesi Neutrali come la Finlandia, la Svezia (intendo «neutrali» in accezione estesa, come “non appartenenti a grandi Blocchi Militari”), l’Austria, l’Irlanda, Malta e Cipro. È questa potenazialmente inevitabile rottura (dovuta al dilemma per cui una Comunità Europea di Difesa sarebbe accettabile per gli Stati Uniti e la Gran Bretagna solo se entro l’Alleanza Atlantica, mentre almeno alcuni di questi sei Paesi non possono abbandonare, per vincoli internazionali, la Neutralità) che costituisce, da sola, un ostacolo insormontabile alla formazione di una Comunità Europea di Difesa che comprenda tutta l’Unione Europea: la Comunità Europea di Difesa può essere, oggi come oggi, solo fra Paesi N.A.T.O. e quindi esclude almeno sei Stati dell’Unione Europea (per àmbito geografico, in quanto europea strettamente intesa come tale, non includerebbe nemmeno gli Stati Uniti e il Canada; per ragioni politiche, se pensata come comunque collegata all’Unione Europea, non comprenderebbe la Turchia né gli altri Paesi che, perlomeno finora, non sono entrati nell’Unione).
Parallelamente, la trasformazione spesso discussa dell’Unione Europea in (come minimo) Confederazione ha simili limiti nella disponibilità di molti Stati a cedere per intero la propria Sovranità (o almeno nella misura richiesta dalla costituzione di una Comunità di Difesa efficace quanto un Esercito Statale). Nel caso di Germania, Francia e Italia (di per sé anche del Portogallo e della Grecia), il Trasferimento di Sovranità – purché ce ne fosse la volontà politica – non creerebbe difficoltà paragonabili a quelle che si presenterebbero, sul piano istituzionale, a Paesi Monarchici (quali Spagna, BeNeLux e Danimarca) o, sul piano politico, a Stati di recente Indipendenza come le Repubbliche che facevano parte della Jugoslavia (a cominciare da Slovenia e Croazia), del Patto di Varsavia (Cechia, Slovacchia; di fatto anche Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, che erano bensì già indipendenti ma in condizione di Satelliti) o addirittura dell’Unione Sovietica (Estonia, Lettonia, Lituania).
Ripeto e sottolineo la nota, ma essenziale, differenza fra Repubblica Federale Europea e Confederazione Europea: la prima sarebbe un unico Stato (Federale, ma unico), la seconda un’Unione (più stretta che l’Unione Europea, ma di Soggetti che conservano una parte di Sovranità). Una Comunità Europea di Difesa sarebbe assimilabile a un Esercito Statale molto più nel primo caso che nel secondo, nel quale, oltretutto, sussisterebbe la difficoltà enunciata per prima qui sopra: è infatti verosimile che della Confederazione Europea facciano parte alcuni – se non tutti i – Paesi Neutrali dell’Unione Europea, per cui una Comunità Europea di Difesa pensata per tutta la possibile Confederazione Europea non potrebbe far parte della N.A.T.O., dunque si collocherebbe a metà fra Repubblica Federale Europea e Confederazione Europea, ma in questo modo non avrebbe alcun Referente Politico in grado di stabilire – per esempio – chi è l’eventuale Nemico (o, nei casi peggiori, di dichiarare Guerra o firmare una Pace, tutte competenze esclusivamente politiche) se non nell’alveo, già esistente, dell’Alleanza Atlantica (per cui la Comunità Europea di Difesa diventerebbe solo un poco utile doppione).
Per tutte queste ragioni, le possibilità concrete di istituire nel futuro prevedibile una Comunità Europea di Difesa sono limitate a Paesi (dell’Unione Europea) Membti dell’Alleanza Atlantica disposti previamente a fondersi in un unico Stato, sia pure Federale. Come visto, questi sono, attualmente, Germania, Francia, Italia, Portogallo e Grecia. Uno sciagurato ma prevedibile meccanismo di coazione a ripetere ha creato una percezione (che ritengo demagogica, ma è un parere personale) tale per cui in Grecia esistono settori troppo ampi dell’Opinione Pubblica non disponibili a mettere la Sovranità del proprio Stato in comune con Germania e Italia; ragioni politiche simili a quelle dei Paesi di recente Indipendenza sconsigliano quindi di estendere la Comunità Europea di Difesa alla Grecia prima che il dibattito storico sia riportato sul piano razionale.
La partecipazione del Portogallo è invece del tutto priva di ostacoli. Una sola condizione deve essere chiara: poiché il portoghese è la quinta (o sesta, nel frattempo) lingua più diffusa al Mondo (ben più che francese, tedesco e italiano messi insieme) è evidente che dovrebbe avere un ruolo primario come Lingua di Stato. D’altra parte, finché il Portogallo conserva una propria Sovranità resta almeno in teoria percorribile la prospettiva di una Riunificazione col Brasile, che invece nel caso di confluenza nella Repubblica Federale Europea si allontanerebbe drasticamente (certo pur senza diventare impossibile).
Per il Portogallo, dunque, se da un lato non sussiste alcuna difficoltà intrinseca all’adesione a una Repubblica Federale Europea, dall’altro si rende necessaria una scelta geopolitica epocale, maggiore di tutte quelle affrontate finora (dalla nascita come Stato a oggi), perfino più che l’opzione fra Indipendenza o permanenza nella Monarchia Cattolica (1640). Dilemmi analoghi si pongono in teoria anche per la Germania e la Francia, ma in questi casi sono vincoli internazionali (1648, 1830, 1919) che impediscono la riunificazione – perlomeno bilaterale (l’alternativa della Confederazione Europea rimane invece aperta) – con la Svizzera, il BeNeLux o l’Austria (foss’anche in forma territorialmente parziale), compresi i Microstati del Liechtenstein e di Monaco (nonché Andorra, per quanto non si tratti in questo caso di una «Riunificazione» nella stessa accezione delle altre).
Questo è il motivo per cui secondo me si tratta di un’ucronia (o scenario geopolitico) minimalista. Dopo di ciò, una volta istituita la Repubblica Federale Europea e di conseguenza le sue Forze Armate, queste ultime avrebbero il cómpito di presentare al Potere Politico tutti i possibili scenarî geostrategici (spesso simili alle ucronie) dai quali quest’ultimo sia in grado di stabilire, appunto, chi può essere un eventuale Nemico nei cui confronti allestire una Politica di Difesa. La continuità del legame transatlantico definirebbe tutti i Paesi N.A.T.O. come Alleati; la partecipazione alla Confederazione Europea estenderebbe il ruolo di Paesi Amici almeno ai sei “Neutrali” nell’Unione Europea e a sua volta la Neutralità della Svizzera (interamente circondata dalla Confederazione Europea) escluderebbe anche quest’ultima da qualsiasi possibilità di finire nel novero dei potenziali Nemici della Repubblica Federale Europea.
Le minacce alla Sicurezza della Repubblica Federale Europea coinciderebbero pertanto con quelle alla Confederazione Europea o all’Alleanza Atlantica e verrebbero affrontate nel quadro di quest’ultima (che della Confederazione Europea non coprirebbe solo i finora sei Paesi Neutrali). La N.A.T.O. non comprende, finora, Bosnia-Hercegovina (mi scuso per la grafia ibrida fra primo e secondo nome; la combinazione dell’uso italiano e degli standard internazionali preclude soluzioni più coerenti), Montenegro, Serbia (il Kosovo si può ritenere controllato, almeno militarmente e seppur in forma indiretta, dalla N.A.T.O.) e Macedonia (mi permetto di utilizzare la denominazione non ufficiale); solo le prime due Repubbliche hanno un accesso all’Adriatico, per la prima limitatissimo, perciò in àmbito europeo continentale l’unico tratto di confine (marittimo; non ne esistono terrestri) pertinente alla Repubblica Federale Europea – in condivisione con quello (anche terrestre) della Croazia e dell’Albania – è verso il Montenegro. Nel complesso, si tratta di una situazione decisamente favorevole alla N.A.T.O.
Tutt’altro aspetto presenta invece l’unico altro confine (anch’esso marittimo), quello meridionale verso Algeria Tunisia e Libia (la Neutralità di Malta rappresenta una discontinuità solo parziale). La condivisione (di tale confine) con altri Paesi N.A.T.O. (Spagna, Regno Unito, Grecia, remotamente Turchia) è molto più diluita nello spazio e soprattutto i tre Paesi potenzialmente (ed etimologicamente!) “rivali” non sono circondati dall’Alleanza Atlantica (bensì hanno alle spalle un intero Continente in crisi sociale ed economica e in crescita demografica). In concreto, la Comunità Europea di Difesa – nella sua attualmente sola concepibile realizzazione, come Forze Armate della Repubblica Federale Europea – avrebbe come priorità specifica, ridotta in una formula, la Sicurezza Geostrategica dell’Italia nel quadro della Geopolitica Mediterranea ed Eurafricana della Francia.
Quali sarebbero gli spazi di manovra non direttamente discendenti dall’appartenenza atlantica per questa Comunità Europea di Difesa? I massimi interlocutori strategici internazionali extraatlantici sarebbero la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese, entrambe interessate ma territorialmente molto lontane. A questo livello, l’iniziativa – come visto, suggerita dall’analisi dei Militari – passerebbe alla Politica, in particolare, data la Storia recentissima, alla componente tedesca della Repubblica Federale Europea. Mentre le operazioni militari vere e proprie sarebbero sempre raccomandabili solo in un quadro atlantico (in particolare in coordinamento con Spagna, Regno Unito, Grecia e Turchia) e la Politica di ‘Polizia’ sarebbe – pena l’inefficacia – competenza della Confederazione Europea nel suo complesso, il ruolo specifico della Repubblica Federale Europea sarebbe di rappresentare l’interlocutore privilegiato, nella Confederazione Europea e nell’Alleanza Atlantica, per la Russia e la Cina, in pieno accordo sia con la tradizione dei proprî tre Paesi costitutivi sia con la vocazione marcatamente eurasiatica manifestata in questi ultimi anni dalla Germania.
In breve: la Repubblica Federale Europea avrebbe come ‘cómpito’ militare la sicurezza del Quadrante Mediterraneo dell’Eurafrica e come risorsa geopolitica il ruolo di anello di congiunzione fra Europa «Atlantica» ed Eurasia. Com’è logico, sono molti i punti di continuità con la Storia degli ultimi due Millenni (e più).
Perché allora tanta ostilità a questa prospettiva?
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Ed Enrico Pellerito commenta:
Interessantissima analisi, esposta in modo chiarissimo. Complimenti. L'ostilità, per taluni, potrebbe derivare dall'essere antiamericani, considerando che commistioni con l'alleanza Atlantica comporterebbero il dover dipendere dai governi di Washington, prescindendo dal loro colore politico (che secondo me è sempre il "verde" del dollaro).
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Prende la parola Paolo Maltagliati:
Non aggiungo nulla. Solo tendo a precisare che l'ostilità a tale progetto non è solo 'germanofobica' nel senso di ormai congenita incapacità latina di guardare senza sospetto e con un radicato senso di alterità la componente tedesca e la sua possibile egemonia politica ed economica(partendo dal presupposto che la deutschebank e le industrie tedesche siano i tedeschi, e che quindi il tentativo di sfruttare colonialisticamente i limiti strutturali e istituzionali dei paesi latini per azzopparne il settore manifatturiero rientri in un'ottica de facto bellica e non di mera concorrenza tra aziende, e che ciò corrisponda ad una volontà popolare dei tedeschi stessi).
È anche, all'inverso, 'latinofoba', ossia di effettiva progressiva radicalizzazione del senso sprezzantemente paternalistico(e velatamente xenofobo) di alterità del mondo germanico verso i paesi latini, dimostrato molto bene dal tonfo della Cdu a vantaggio dei partiti euroscettici e xenofobeggianti di destra(che non ha opposto un suo linguaggio di contrarietà netta a tali posizioni, decretando così ) nelle recenti elezioni in Germania. Precisiamo, non sto dicendo che "tutti i tedeschi sono xenofobi", dato che con lo stesso metro i successi di Salvini nei sondaggi dovrebbero farci dire "tutti gli italiani sono xenofobi". Sto solo dicendo che è in atto una innegabile radicalizzazione delle posizioni in tutti e tre gli stati in esame, in cui è altrettanto innegabile il sostanziale laissez faire dei partiti di (ex?)maggioranza, che forse è ancora più grave della stessa crescita delle estreme. Lo trovo preoccupante proprio perché a mio avviso chi tace di solito è perché sotto sotto crede o pensa di non avere argomenti solidi con cui ribattere.
A ciò si aggiunge la questione fatidica: sarà pur vero che la Deutsche Bank non sono i tedeschi, sarà pur vero che chi non fa le riforme ha solo sé stesso da biasimare per la perdita di competitività, ma è oggettivo che con la crisi è emerso lampante come ognuno nella Ue tiri l'acqua al proprio mulino all'interno e chi ha la ruota più grossa non si fa certo scrupoli di canalizzare il ruscello verso di sé.
Questo non per dire che "allora è vero che la Merkel è kattiva!", ma semplicemente per ribadire quello che ho già sostenuto in altra sede, ossia che per me è la manifestazione che le ragioni della geopolitica stanno lentamente erodendosi nei confronti delle ragioni del sovrastato(chiamiamolo finanziario, ma sarebbe riduttivo)(e paradossalmente, tale sovrastato sembra quasi voglia presentare le sue ragioni come meramente geopolitiche, quando è chiaro che ciò è solo apparenza).
Una volta pensavo che il 'sovrastato' fosse semplicemente la geopolitica di qualcun altro (Usa? Cina?), ma ora non ne sono più convinto.
Liberi di non essere affatto d'accordo su quest'ultima parte, sono solo impressioni.
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E ora, il contributo di nanwe01, tratto da questo sito:
Che ne dite della mia divisione alternativa della Germania?
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C'è anche il contributo di Findarato Anàrion:
Dato che le discussioni sulle suddivisioni alternative della Germania alla fine della seconda guerra mondiale fioccano, ho pensato di dare un contributo originale, anche se non scommetterei sulla plausibilità.
Un POD irrinunciabile è che l’Austria si fonda al terzo impero e, da quel momento, la comunità internazionale riconosca questa fusione. Ovviamente non basta, ed è difficile da ottenere, ma vi avevo avvisato ;)
Un altro POD è che le zone di occupazione alleate vengano fatte coincidere con i Gaue preesistenti.
Aggiungiamoci pure che la Trizona non verrà mai fusa nella Germania Ovest, ma al suo posto sorgeranno tre nazioni indipendenti, anche se probabilmente amiche e da subito con una unione doganale stile Benelux.
Detto questo, il terzo impero, in questa discussione, verrebbe diviso come segue:
- Prussia Orientale e Sudeti vengono annesse a Polonia, URSS e Cecoslovacchia, e quindi restano in orbita sovietica. Seguono quindi un percorso simile, se non identico, a quello della storia che conosciamo.
- Basso Danubio e Vienna vengono fuse all’Ungheria nella Repubblica Popolare Austro-Ungarica (Volksrepublik Österreich-Ungarn, Osztrák és Magyarország Népköztársaság in ungherese), con capitale Vienna, anche essa fedele a Mosca. Lo so che gli ungheresi non sarebbero felici di ritornare assieme all’Austria, ma credo che, essendo gli ungheresi in maggioranza nella Repubblica Popolare (e dovendo essere comunque sottoposti all’ordine stabilito da Mosca), avrebbero comunque dovuto fare buon viso a cattivo gioco ed accettare il ritorno dell’Austria-Ungheria.
- la Nazione Libera di Austria-Baviera (Freie Nation Bayern-Österreich, Free Nation of Austria and Bavaria), con capitale Monaco di Baviera ed in quota USA. Equivale all’Austria-Baviera di un’altra recente ucronia, a parte l’ovvia eccezione dei territori adesso assegnati all’Ungheria.
- il Regno di Sassonia (Königreich Sachsen, Kingdom of Saxony) sui territori degli attuali Länder di Sassonia, Bassa Sassonia, Brema, Amburgo, Sassonia-Anhalt e Turingia, capitale Hannover; satellite del Regno Unito, a parte il porto di Bremerhaven de facto austro-bavarese, ovvero statunitense. Casa regnante vicina a quella inglese (che sono pur sempre dei Sassonia-Coburgo-Gotha). Non saprei se è meglio farne una secondogenitura, nominare un ramo cadetto o se procedere ad un’unione personale: sono aperto a suggerimenti.
- la Federazione del Reno (Rheinbund, Fédération du Rhin in francese), con capitale Francoforte sul Meno ed in quota Franco-UK.
- Ultima, ma non meno importante, la Repubblica Popolare di Prussia (Preußen Demokratische Republik) con capitale Berlino, che non è mai stata divisa, e satellite sovietica. Si estende a nord e ad est dell’Elba fino al confine con la Polonia. Per compensare lo sconfinamento di parte del Regno di Sassonia oltre l’Elba, anche lo Schleswig-Holstein è prussiano.
Come ipotizzavo all’inizio, immagino che Renania, Sassonia e Austria-Baviera formino un’unione doganale stile Benelux che ovviamente viene chiamata, per lo meno informalmente, Germania. Ancora più scontato è che i paesi occupanti si preoccuperanno di far sì che il termine “Germania” indichi sempre e solo una comunità di Nazioni e mai uno stato.
Trovo interessante anche speculare su una guerra fredda durante la quale non è mai stato eretto il muro di Berlino.
Ritengo che Benelux e Germania, assieme a Francia e Italia, formeranno, come nella storia nota, il primo nucleo della Comunità economica europea.
Riguardo la Riunificazione, l‘idea che avevo è che l’Austria-Ungheria si divida (se in modo pacifico come la Cecoslovacchia o in modo cruento come la Jugoslavia, adesso non saprei), prima di far riunire Vienna e la Bassa Austria al resto dell‘Austria-Baviera. Questo potrebbe dare il via a un generale processo di riunificazione tedesca, ma non sono sicuro che la Prussia aderirebbe: se è vero che la Germania Est non aveva senso senza il Comunismo, lo stesso non si può dire per la Prussia.
Altre idee e pensieri in ordine sparso:
A) il Meclemburgo non è mai stato prussiano: potremmo ipotizzare delle spinte secessioniste in zona.
B) il punto A questo porterebbe a una situazione delicata anche nello Schleswig-Holstein che, in caso di secessione del Meclemburgo, si troverebbe a essere un territorio separato prussiano, e sono abbastanza certo che sia la Sassonia che la Danimarca siano contente di alimentare spinte separatiste anche a nord dell’Elba.
C) se non viene eretto nessun muro a Berlino, non potrà neanche essere abbattuto. Dovremmo fermarci a considerare attentamente il ruolo della caduta del muro di Berlino nel processo di caduta del comunismo. Ovviamente, i punti A e B sono influenzati da questo.
D) È possibile qualcosa di simile a Solidarnosć in Prussia? O stimare se e quando il SEP (Sozialistischer Einheitspartei Preußen) e la sua sezione nel Meclemburgo (il SEM) non sia più un partito unico?
E) la Prussia potrebbe considerare mezza Sassonia e buona parte della Renania come terre irredente e/o strappatele in guerra, che non vengono compensate con l’aggiunta del Meclemburgo.
F) Compiendo un volo pindarico fino ai nostri giorni, concludo dicendo che sarebbe divertente vedere il Regno Unito lasciare l’UE nel 2020, ma la Sassonia restarci tranquillamente.
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Gli replica feder:
Più che altro non capisco l'ostinazione di Stalin nel volersi accaparrare Vienna, e solo quella (che non vale granché), quando, con tutta la sua influenza, potrebbe facilmente garantirsi la neutralità dell'Austria-Baviera come è accaduto con l'Austria reale, o, in cambio della cessione, pretendere tutt'altro (Iran, Corea, Norvegia). Anche qualora Stalin desse di matto, perché dovrebbe riesumare il cadavere austro-ungarico?
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E Findarato Anàrion ammette:
Temo che tu abbia ragione: la mia idea era di creare una nazione satellite per ognuna delle potenze occupanti, contemporaneamente evitando che la Germania Ovest si formasse (prima del 1950). C’è però da notare che la parte di Austria, che io immagino Stalin associ all’Ungheria, coincide con la zona di occupazione sovietica dell’Austria nella zona reale (eccezion fatta per Vienna, che fu divisa in settori come Berlino).
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Vi è poi la proposta di Enrica S.:
Il 17 settembre 1948 Folke Bernadotte, conte di Wisborg, che era riuscito a negoziare la liberazione di circa 31.000 prigionieri dai campi di concentramento tedeschi durante la seconda guerra mondiale, sfugge all'attentato ordito dai terroristi della Banda Stern, e continua la sua opera di mediatore. Riuscirà ad evitare la guerra tra israeliani e arabi? Spedito in Corea, riuscirà a scongiurare il conflitto in Estremo Oriente e ad ottenere la riunificazione delle due Coree? E cosa farà, se verrà inviato in Vietnam ad incontrare Ho Chi Minh?
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Le risponde Federico Sangalli:
Se Bernadotte non viene ammazzato, dopo altri due anni di dure trattative riesce a far mandar giú ad arabi ed ebrei un piano che ricalca grosso modo quello proposto dall'ONU: zone costiere ad Israele con capitale Tel Aviv, l'interno come Repubblica Palestinese con capitale Hebron o Ramallah, Gerusalemme città aperta con cariche condivise come in Libano e presidiata da forze ONU. Niente espropri, violenza e odio a non finire. Bernadotte rientra a New York con questo grande successo ma proprio in quel momento scoppia la Guerra di Corea (non c'era modo di evitarla, il Nord voleva assolutamente il Sud ma Seul non era d'accordo) e lo svedese viene mandato lì a cercare la pace. Gli americani all'inizio borbottano ma quella é una missione ONU e Truman é un forte sostenitore dell'organizzazione per cui alla fine atterra in Corea. Il suo incessante lavoro per la pace convince Nord e Sud a firmare la pace (e non un armistizio) nel 1951 saltando così tre anni di inutile guerra di trincea. Nel 1953 viene eletto a sorpresa Segretario ONU al posto di Dag Hammskjold, altro svedese, e l'anno dopo con il Trattato di Ginevra pone fine alla Guerra d'Indocina alla quale stava giá lavorando: le forze ONU manterranno la pace fino alle elezioni per la riunificazione nel 1956. Il Vietnam si unifica pacificamente e democraticamente e rimane non allineato. Lo stesso anno accoglie l'Italia nell'ONU e risolve la crisi di Suez, grazie alla neutralità israeliana, evitando l'intervento militare di Londra e Parigi. Nel 1961 sfugge a un tentativo di omicidio in Zambia e denuncia il fatto: Mobutu e i vertici dell'Union Minieré vengono arrestati. L'anno dopo é un mediatore fondamentale nella Crisi dei missili di Cuba: ottiene anche la revoca dell'embargo. L'anno successivo decide di non ricandidarsi per un terzo mandato. Il suo successore sarà U Thant il quale medierà per il conflitto algerino. Folke Bernadotte, chiamato "l'uomo della pace", vincitore del Premio Nobel e Giusto tra le nazioni, morirà a 88 anni il 17 settembre 1983 a Uppsala, dove lavorava come professore universitario. Al suo funerale presenzieranno tra gli altri il presidente USA Jimmy Carter, il leader sovietico Mikhail Gorbaciov e Papa Giovanni Paolo II.
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La palla passa ad Andrea Mascitti:
Ecco una mappa ucronica che
ho trovato in rete.
A differenza della nostra TL:
Finlandia e Jugoslavia fanno parte del blocco sovietico
L'Austria e la Svezia non sono neutrali e fanno parte della NATO
La Cecoslovacchia non esiste ed è divisa tra Repubblica Ceca (nella Nato) e
Slovacchia (Blocco Sovietico)
Una Germania unica nel blocco occidentale e nei confini pre-guerra ad accezione
dell'exclave prussiana
Grecia e Polonia sono divise tra i due blocchi. Una Polonia ovest e una Polonia
Est, la Grecia invece in una Grecia continentale socialista ed una Grecia insulare
(più Cipro) nel blocco occidentale.
Come ci si sarebbe arrivati e quali conseguenze?
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Proposta di Basileus TFT:
È una mappa tutto sommato possibile... L'unica cosa veramente difficile da digerire sarebbe la spartizione della Polonia. Potrebbe essere che, a fronte di prestazioni pessime dell'URSS in guerra, Yalta assegni la Germania al blocco occidentale e che i russi ottengano di mantenere i confini Polacchi del '40...
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Proposta di Generalisimus:
L'unica possibilità sarebbe
un'Operazione Bagration andata malissimo.
Le difese finlandesi invece hanno ceduto.
Tito, visto che l'Austria non è neutrale, continua a collaborare con Stalin e
insieme non abbandonano Markos Vafiadis, che vince la Guerra Civile Greca.
I monarchici Greci si rifugiano nelle isole dove la flotta britannica fa cibo
per pesci di qualsiasi tentativo di riconquista continentale. Alla fine della
guerra l'Armia Krajowa ha liberato mezza Polonia e instaura uno stato polacco
Libero. Varsavia è divisa in due sulla Vistola al posto di Berlino.
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Proposta di Perchè No?:
Dettaglio forse importante: un bel pezzo dell’Iran fa parte dell’URSS. Evidentemente ha appoggiato il governo Comunista azero e quello curdo e li ha poi inglobati, quindi esiste la RSS Curda. Chissà come sarà contenta Ankara...
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Proposta di William Riker:
La spiegazione più semplice: successo dell'Operazione Walkiria, Rommel e Von Stauffenberg trattano la pace separata con gli alleati occidentali, Churchill e Roosevelt accettano per timore di vedere Stalin arrivare sull'Oder-Neisse, l'URSS si infuria e si sfoga contro Finlandia, Balcani e Iran, oltre a pretendere la Prussia Orientale (la pace tra Reich e Alleati prevedeva invece il ritorno dell'Heimat nei confini del 1937, con lievi correzioni). Gli Alleati tengono Praga e Vienna, Varsavia viene spartita, Roosevelt impone sul confine orientale italiano la Linea Morgan (Truman e gli inglesi calarono le brache davanti a Tito) e Pola resta italiana come exclave ben difesa. Giorgio II di Grecia fugge a Hiraklion sotto protezione inglese e vi restaura la monarchia. La Svezia non resta neutrale perchè ha la Finlandia rossa a poche bracciate di Mar Baltico. Tito è silurato da Stalin e l'Albania entra a far parte della Jugoslavia. Mi chiedo perchè la Spagna sia nella NATO: evidentemente Francisco Franco è sceso in guerra ed è stato liquidato (forse si è fatto furbo ed è fuggito in tempo in Sudamerica, lui).
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Ecco ora l'idea di Generalissimus:
Nel 1952 venne intercettato
un pacco bomba indirizzato a Konrad Adenauer, che allora serviva come
Cancelliere tedesco.
L'ordigno esplose mentre stava venendo disinnescato, uccidendo uno dei genieri
che lo stavano maneggiando.
Adenauer però insabbiò tutte le prove riguardo all'attentato, perché si scoprì
che l'organizzatore altro non era che Menachem Begin, che all'epoca era
contemporaneamente capo dell'Irgun Zvai Leumi, capo del partito Herut e membro
della Knesset.
Di conseguenza Adenauer preferì evitare lo scandalo proveniente dalla
rivelazione del pesante coinvolgimento israeliano.
Begin fece questo perché si opponeva fermamente alla firma dell'Accordo di
Riparazione tra Israele e le Repubblica Federale di Germania.
Ma cosa accadrebbe se il pacco arrivasse a destinazione e Adenauer perisse
nell'attentato? A quel punto indagare più a fondo e rivelare tutto sarebbe stato
obbligatorio, e Begin si sarebbe come minimo beccato l'ergastolo.
Quali sarebbero le conseguenze per i due paesi dell'assenza di Adenauer e Begin?
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Così commenta Federico Sangalli:
E non è neanche la cosa peggiore che gruppi radicali sionisti hanno pianificato!
Nel 1945 l’ex partigiano di
origine lituana Abba Kovner creò un gruppo terrorista chiamato Nakam
(“Vendetta”) il cui obiettivo era assassinare indiscriminatamente sei milioni di
tedeschi per vendicarsi dell’Olocausto secondo il principio dell'occhio per occhio.
Si infiltrarono nella zona di occupazione americana allo scopo di avvelenare il
sistema di acqua potabile municipale della città di Norimberga, scelta in quanto
simbolo del Nazismo, tuttavia furono arrestati ed espunsi dalle autorità alleate
prima di poter compiere il loro piano. Norimberga aveva allora poco meno di
300.000 abitanti.
Non contenti, decisero di assassinare in massa i prigionieri di guerra tedeschi,
allora detenuti sotto custodia alleata. Si infiltrarono nei campi di prigionia e
avvelenarono il pane con l’arsenico. 2,000 prigionieri rimasero intossicati ma
le dosi apparentemente non furono sufficienti a uccidere nessuno.
In modo invece simile al caso Adenauer, nel 1947 la Banda Stern inviò una serie di lettere esplosive allo scopo di assassinare il Presidente statunitense Harry Truman e altri importanti funzionari del governo, accusati di sostenere l’occupazione inglese della Palestina. L’intelligence britannica aveva già subito attacchi simili e mise in allerta i servizi americani. Le lettere furono intercettate dal servizio postale e disinnescate.
Ma questa non è neanche la cosa più assurda mai pensata. All’inizio degli Anni Sessanta il rabbino Meir Kahane, un ultranazionalista ortodosso fascitoide che in seguito sarebbe stato condannato per aver pianificato un attentato con l’ambasciata libica e aver fondato un gruppo terroristico (la Lega per la Difesa Ebraica), cercò di procurarsi delle armi batteriologiche da impiegare contro l’Unione Sovietica allo scopo di distruggere il Comunismo che, a suo dire, minacciava l’esistenza dell’Ebraismo.
Israele è sempre stato molto fortunato che nessuna di queste imprese abbia mai avuto successo!!
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Ed ecco ora a voi le ucronie tradotte per noi da Generalissimus:
E se la Seconda Carta dei Diritti di Franklin Delano Roosevelt avesse avuto successo?
Nel 1944 Franklin Delano
Roosevelt propose una nuova audace idea: una seconda Carta dei Diritti.
Durante il discorso sullo stato della nazione di quello stesso anno dichiarò che
la prima Carta dei Diritti era “inadeguata nell’assicurarci l’uguaglianza nella
ricerca della felicità”.
Roosevelt pensava che lo standard di vita degli Stati Uniti, specialmente in
seguito agli effetti della Grande Depressione, fosse inadatto per quella che era
certo sarebbe diventata una nazione di prima classe; perciò, la Seconda Carta
dei Diritti doveva assicurare che i bisogni finanziari di base di ogni
Statunitense venissero soddisfatti, permettendogli di perseguire completamente
la felicità.
Ovviamente la Seconda Carta dei Diritti non si manifestò, ma se questo
cambiasse? E se in una TL alternativa Roosevelt creasse la Seconda Carta dei
Diritti? La Seconda Carta dei Diritti, a volte chiamata Carta dei Diritti
Economica, racchiudeva otto punti chiave: il diritto al lavoro, il diritto ad un
salario che permettesse di vivere, protezioni per gli agricoltori, libertà dai
monopoli e dalla competizione impari in patria e all’estero, diritto ad un
alloggio decente, diritto a cure mediche di qualità, diritto alla sicurezza
sociale e diritto all’istruzione.
Roosevelt credeva che la vera libertà individuale non potesse essere raggiunta
senza la sicurezza e l’indipendenza economica, e pensava che il suo New Deal
avesse dimostrato il successo di questi concetti, sperando che il periodo
postbellico li avrebbe resi una legge perpetua.
Supponiamo che dopo la fine della guerra il successore di Roosevelt, Harry
Truman, cerchi di emendare la costituzione facendo passare questi emendamenti
ipotetici come la Seconda Carta dei Diritti: questo verrà fatto, molto
realisticamente, nei primissimi momenti, sfruttando il buon momento postbellico.
Truman inoltre perderà molta credibilità col passare del tempo, e i Repubblicani
riprenderanno brevemente il controllo di entrambe le camere dal 1947 al 1949,
rendendo il 1946 l’anno ideale per tentare di promulgare la carta.
Truman avrà anche bisogno del sostegno di 36 degli allora 48 stati per emendare
la costituzione, e anche se realisticamente questa potrebbe essere una
forzatura, il numero di stati in cui Roosevelt vinse nell’elezione precedente
lascia il potenziale per il successo, specialmente se Truman farà passare tutto
questo come un compimento del lavoro di Roosevelt.
Per amore di questo scenario presumeremo che la Seconda Carta dei Diritti venga
adottata.
Questo porterà alla creazione o all’espansione di nuovi dipartimenti e agenzie
modellate per soddisfare i bisogni delineati dalla carta, come i dipartimenti
della salute, dell’istruzione e del welfare, che nella nostra TL furono creati
da Eisenhower, ma in questa saranno tre dipartimenti separati con poteri molto
espansi.
La Social Security Administration verrà assorbita dal Dipartimento del Welfare.
Anche il Dipartimento della Casa e dello Sviluppo Urbano degli Stati Uniti
d'America verrà creato con largo anticipo, essendosi manifestato nella nostra TL
durante l’amministrazione Johnson, e anche i preesistenti dipartimenti del
lavoro e dell’agricoltura, e la Federal Trade Commission, vedranno delle
espansioni.
La strategia del New Deal di dare il via a vari progetti di opere pubbliche per
creare nuovi posti di lavoro probabilmente continuerà come mezzo per raggiungere
la piena occupazione, forse correlandosi con la costruzione di progetti di
alloggi a basso costo nelle aree rurali e urbane, così come con la costruzione
di nuove scuole e strutture mediche.
Verranno creati sussidi per i disoccupati, tutti gli stati verranno obbligati a
istituire dei salari minimi basati sul costo della vita in quegli stati.
Verrà creato un sistema sanitario nazionale gratuito finanziato dai
contribuenti, i fondi per le scuole pubbliche verranno aumentati e verranno
istituiti programmi per istruire i nuovi insegnanti a soddisfare le richieste.
Le fattorie vedranno maggiori sussidi, con un possibile ritorno degli acquisti
del governo dei raccolti non venduti, che a loro volta verranno distribuiti ai
bisognosi, e ovviamente alla Federal Trade Commission verrà data più autorità
per investigare sui monopoli e distruggerli.
Questi emendamenti e le istituzioni che hanno creato cementeranno un cambiamento
nella dinamica socio-politica statunitense.
Mentre la Carta dei Diritti originaria aveva limitato i poteri del governo
federale, questa nuova carta dei diritti li ha espansi, al punto che adesso il
governo degli Stati Uniti può asserire che è più capace che mai di soddisfare i
bisogni del suo popolo e che questo si fida abbastanza che il governo ci riesca,
e in quel momento sarebbe in gran parte vero.
Gli Stati Uniti sono usciti dalla guerra molto più ricchi e forti di ogni altra
potenza importante, con l’eccezione dell’Unione Sovietica, e un crollo nella
fiducia del governo causato dal dibattito sui diritti civili e l’intervento in
Vietnam e all’estero arriverà solo dopo.
Johnson, che si candidò con politiche che ricordavano la Seconda Carta dei
Diritti vinse in tutti gli stati tranne sei nelle elezioni del 1964, dimostrando
che anche in quest’epoca il sostegno ad un governo forte era diffuso, anche se,
detto questo, la risposta del pubblico statunitense sarà comunque mista.
Da una parte molti cittadini daranno il benvenuto a questi diritti come un passo
positivo contro la povertà e la mancanza di opportunità, ma dall’altra ci
saranno probabilmente preoccupazioni sui potenziali costi e impatti
sull’economia e sul ruolo crescente che il governo avrà sulle vite delle
persone.
Questo potrebbe benissimo essere un punto di scisma politico anticipato per il
paese, con i Repubblicani del Midwest più laissez-faire e isolazionisti che
avranno più potere grazie ai Democratici disillusi che temeranno un eccessivo
potere del governo.
Detto questo, i sostenitori del New Deal nel Partito Democratico avranno ancora
la supremazia, ma questa verrà rapidamente erosa alla fine dell’amministrazione
Truman.
Quello che dimostrò l’amministrazione Johnson nella nostra TL è che c’era una
differenza inconciliabile tra le fazioni della Coalizione del New Deal, ma fino
alla sua amministrazione queste differenze non fecero danni.
I Democratici conservatori non sostenevano i diritti civili, ma quelli liberali
lo facevano con forza; i Democratici liberali non sostenevano le guerre
all’estero, ma quelli conservatori lo facevano con forza; e i Democratici
laburisti avevano opinioni miste sui diritti civili, si opponevano
all’immigrazione, che metteva a rischio la sicurezza dei posti di lavoro, ed
erano più isolazionisti e protezionisti delle loro controparti.
Le politiche di Johnson spaccarono tutte e tre queste fazioni in una volta, e
anche se Truman non farà lo stesso in questa TL la perdita significativa di
elettori contrari ad un governo forte lascerà il Partito Democratico molto
preoccupato dalla prospettiva di uno scisma di una qualsiasi delle sue fazioni.
Questo è importante perché sarà sotto Truman che partiranno davvero politiche
sui diritti civili e sull’intervento all’estero.
Le elezioni del 1952 non metteranno il Democratico Adlai Stevenson II contro il
Repubblicano Dwight D. Eisenhower come nella nostra TL: a causa del
riallineamento causato dalla Seconda Carta dei Diritti il Repubblicano
conservatore Robert Taft vincerà la nomination Repubblicana contro il favorevole
al New Deal Dwight D. Eisenhower.
Con Truman che ha danneggiato la posizione del Partito Democratico e Stevenson
che non offrirà niente di nuovo, Taft vincerà con la stessa vittoria a valanga
di Eisenhower.
Taft darà un grande freno all’interventismo, con l’eccezione chiave di Israele,
che per qualche ragione era particolarmente ansioso di sostenere.
Ridurrà i fondi per l’Europa e potrebbe addirittura considerare di ritirare gli
Stati Uniti dalla NATO, considerandola provocatoria per l’Unione Sovietica.
Taft cercò di attirare gli elettori del sud in una maniera diversa dai
precedenti candidati Repubblicani, e potrebbe adottare posizioni contrarie ai
diritti civili per sottrarre il sud al saldo controllo Democratico.
Sembra che anche le posizioni sul New Deal di Taft si ammorbidirono col passare
degli anni, e anche se dieci anni prima si è opposto alla Seconda Carta dei
Diritti, all’epoca della sua presidenza potrebbe essere disposto ad accettare e
perfino a sostenere gli emendamenti, avendo iniziato a dimostrare simpatie per
gli alloggi per i poveri costruiti utilizzando denaro federale, gli aiuti agli
anziani e addirittura la protezione dei lavoratori dai monopoli scorretti,
perfino nonostante il Taft–Hartley Act, che mirava a ridurre il potere dei
sindacati.
I Democratici cercheranno a loro volta di consolidarsi attorno alle loro fazioni
laburista e liberale sociale, tentando di attirare i liberali economici del
Partito Repubblicano, ma non riusciranno a farlo con efficacia senza far
arrabbiare la fazione protezionista, lasciando forse che i successivi due anni
vengano dominati da un Partito Repubblicano che ha simpatie per le politiche del
New Deal e la Seconda Carta dei Diritti, ma con molte meno simpatie verso
l’interventismo estero e i diritti civili e che ha corteggiato gli stati del sud
molto prima che nel nostro mondo.
Questo significa che gli Stati Uniti non entreranno mai nella Guerra del
Vietnam.
Taft probabilmente interromperà l’isolazionismo per mantenere la stabilità a
Cuba, giustificando la cosa con la Dottrina Monroe, impedendo a Castro di
arrivare al potere e sventando quella che sarebbe diventata la Crisi dei Missili
di Cuba.
L’influenza sovietica in Europa e Medio Oriente, però, crescerà enormemente,
senza il continuo sostegno statunitense è abbastanza possibile che Grecia,
Italia, Austria, Germania Ovest, Svezia, Danimarca, Belgio e perfino la Francia
vedano l’ascesa di governi Socialisti filosovietici.
Il continente europeo si appoggerà molto sulla ricchezza e la potenza
dell’Inghilterra e sulle rigide ideologie anticomuniste di Spagna e Portogallo,
che insieme alla Norvegia e all’Islanda formeranno le ultime ridotte
anticomuniste del continente.
Queste circostanze le spingeranno ad adottare posizioni più autoritarie per
impedire l’ascesa del Socialismo all’interno dei loro confini.
Vale anche la pena menzionare che senza degli Stati Uniti interventista la Gran
Bretagna potrebbe non essere spinta alla decolonizzazione come nel nostro mondo,
e potrebbe mantenere alcune sue colonie.
.
E se MacArthur fosse diventato presidente nel 1948?
Douglas MacArthur fu una
persona interessante, fu un militare fin da giovane e scalò i ranghi della
struttura dello U. S. Army fino a quando non divenne un generale nella Seconda
Guerra Mondiale.
Durante questa guerra MacArthur fu uno dei principali comandanti degli sforzi
bellici Alleati in Asia, e perciò fu uno dei principali propositori della
sconfitta del Giappone.
Alla fine della guerra si fece scattare questa foto con l’imperatore giapponese:
Una vera e
propria foto di propaganda, per dimostrare quanto fosse basso l’imperatore del
Giappone, ma i suoi risultati nella Seconda Guerra Mondiale vengono spesso
oscurati dalle sue opinioni sulla politica estera.
Era un fervente anticomunista e antipacifista, e considerava la guerra una
valida risposta alla diffusione del Comunismo.
La Guerra di Corea, negli anni ’50, è la guerra che viene forse associata di più
a MacArthur, anche più della Seconda Guerra Mondiale.
La Guerra di Corea vide il dittatore nordcoreano, Kim Il-sung, invadere la Corea
del Sud, sostenuta dagli Stati Uniti e da varie nazioni occidentali.
All’inizio sembrava che la Corea del Nord sarebbe riuscita a cacciare il sud
dalla penisola, ma poi arrivò la coalizione guidata dagli Stati Uniti.
Presto i Nordcoreani vennero respinti fino al confine cinese, e adesso era
minacciata l’esistenza stessa della Corea del Nord come stato, ma niente paura!
Il Presidente Mao è qui! Il leader della Cina appena diventata Comunista, Mao
Zedong, decise che avere una Corea capitalista unita con delle basi americane
proprio sul suo confine non sarebbe stata una buona prospettiva.
A parte il fatto che la perdita della Corea sarebbe stata un grosso sputo in
faccia al Comunismo internazionale, avrebbe anche rimosso il cuscinetto tra la
Cina e la Corea del Sud sostenuta dagli Stati Uniti.
È anche importante il fatto che che all’epoca gli Stati Uniti avevano in pratica
ancora un monopolio delle armi nucleari, e queste non potevano ancora
distruggere il mondo o essere lanciate con i missili.
La mutua distruzione assicurata sarebbe arrivata solo più tardi nella Guerra
Fredda, ma all’epoca della Guerra di Corea gli Stati Uniti avevano centinaia di
armi nucleari, mentre i Sovietici ne avevano meno di 20 e la Cina nessuna,
perciò, considerando il rischio del permettere alla Corea del Nord di cadere,
Mao Zedong intervenne, contando sul fatto che gli USA non avrebbero voluto
ingrandire la guerra in un conflitto vero e proprio con lo stato più popoloso
della Terra, e presto portò la Guerra di Corea ad un nuovo stallo.
Nella nostra TL Mao ebbe ragione, ma è qui che arriva MacArthur.
Dove la leadership statunitense della nostra TL considerò attentamente le sue
mosse nella guerra di Corea, MacArthur aveva piani differenti: MacArthur, da
anticomunista che era, considerò questo il momento perfetto per espandere la
guerra e infliggere una sconfitta decisiva al Comunismo.
L’espansione sovietica in Europa orientale era di per sé stessa terrificante, ma
la Cina ospitava il 20% della popolazione mondiale ed era diventata Comunista di
recente.
Se la guerra in Corea fosse andata bene gli Stati Uniti avrebbero dovuto,
secondo MacArthur, continuare fino a Pechino e restaurare al potere in Cina il
recentemente sconfitto Kuomintang.
Questo portò MacArthur a considerare un corso d’azione radicale: mentre i Cinesi
stavano investendo la Penisola Coreana, MacArthur valutò di usare le armi
nucleari per fermare l’avanzata cinese.
Durante i primi anni ’50 usare le armi nucleari in guerra non era ancora una
proposta radicale come lo sarebbe diventata dopo, ma era ancora considerata in
generale una misura piuttosto estrema che avrebbe potuto far aggravare il
conflitto in una vera e propria guerra tra Stati Uniti e Cina, ma il
ragionamento di MacArthur era che usando armi nucleari le rotte dei rifornimenti
cinesi in Corea sarebbero state devastate, lasciando in trappola i Cinesi senza
rifornimenti e permettendo alla coalizione guidata dagli USA di distruggere la
Corea del Nord.
Da qui, se fosse stato per MacArthur, la guerra si sarebbe poi riconcentrata
sulla Cina, e questi non erano solo dei pensieri a caso che MacArthur scrisse
nelle sue memorie ma si tenne per sé, MacArthur fu molto esplicito su questi
piani, e nel 1951 il Presidente Truman, che non condivideva le sue idee, lo
privò del comando e alla fine disinnescò la guerra con una tregua che portò ai
confini coreani che conosciamo oggi, ma se questo cambiasse? Sappiamo con
relativa certezza che MacArthur non bluffava sull’utilizzo delle armi nucleari o
l’invasione della Cina se ne avesse avuto la possibilità, perciò, e se, dopo
aver vinto le elezioni presidenziali del 1948 non fosse Truman a tirare le fila,
ma fosse MacArthur? Ora, io di solito spiego come questo accadrebbe, ma
realisticamente questo non si verificherebbe.
Nonostante una spaccatura nel Partito Democratico, con una fazione del sud
chiamata Dixiecratici che corse con un proprio candidato, i Democratici di
Truman vinsero comunque con almeno il 50% dei voti contro il 45% dei
Repubblicani, ma per amore di questo scenario presumeremo semplicemente che dopo
la fine della Seconda Guerra Mondiale MacArthur ponga fine rapidamente alla sua
carriera militare per entrare in politica, mentre gode di una popolarità di
massa per i suoi successi in guerra.
Correrà per il Partito Repubblicano, e grazie alla spaccatura dei Dixiecratici
nel sud, riuscirà a vincere per un pelo le elezioni.
Adesso il Generale MacArthur sarà il 34° Presidente degli Stati Uniti.
Ora ovviamente c’è la chiara possibilità che nei due anni nei quali MacArthur
sarà in carica addolcisca abbastanza la sua prospettiva sulla geopolitica
internazionale.
Quando sei un generale hai considerazioni differenti rispetto a quando sei
presidente, ma per amore di questo scenario presumeremo che MacArthur rimanga lo
stesso uomo che aspetta che il mondo Comunista faccia un errore, così che lui
possa mostrare i muscoli statunitensi, e nel 1950, come discusso prima, avrà la
sua possibilità.
Al momento dell’invasione della Corea MacArthur salterà sulla sua poltrona e si
preparerà per una risposta militare.
Mentre l’ONU sarà impegnata a discutere di un intervento, MacArthur avrà già
preparato una risposta militare in Corea e potenzialmente in Cina.
Ora, MacArthur è ancora limitato in qualche modo dalla geopolitica
internazionale e dalla politica interna, non può semplicemente dire “La Corea
del Nord ha invaso la Corea del Sud e quindi adesso nuclearizziamo Mosca”, ha
bisogno di giustificazioni.
Stalin guarderà deluso mentre MacArthur risponde rapidamente e con grandi forze
alla Guerra di Corea.
Tutta la Guerra di Corea, o perlomeno un sostegno militare e diplomatico
sovietico molto importante ad essa, fu costruita sull’idea di Stalin che la
Corea non fosse abbastanza importante perché gli Stati Uniti la difendessero,
che non avrebbero assolutamente rischiato una guerra per essa.
Aveva torto marcio.
Il contrattacco di MacArthur in Corea avrà lo stesso successo della nostra TL,
la Corea del Nord verrà travolta molto rapidamente e presto le forze
statunitensi saranno vicine al confine cinese.
Nonostante le esplicite minacce del Presidente MacArthur alla Cina che in caso
di intervento sarebbe andato avanti fino a Pechino e non si sarebbe trattenuto
dall’usare le armi nucleari, sia Mao che Stalin presumeranno che MacArthur sta
bluffando.
Nonostante il fatto che i Sovietici non hanno ancora un grosso arsenale
nucleare, hanno comunque almeno 20 atomiche da usare, non è una cosa di cui
farsi beffe.
A tutto questo va aggiunto il fatto che i Sovietici erano assolutamente in una
posizione più forte sul breve termine sia in Europa che in Asia orientale.
I Sovietici possono fare affidamento sulla Cina perché tenga a bada gli
Statunitensi in Asia orientale per un po’ mentre i Sovietici proveranno una
guerra lampo in Europa occidentale, lanciando probabilmente essi stessi un paio
di atomiche tattiche per facilitare il processo.
A questo stadio della Guerra Fredda le armi atomiche devono essere ancora
lanciate con i bombardieri, il che vuol dire che Stalin non avrà la paura che le
città importanti della Russia occidentale vengano colpite.
L’unica città sovietica sotto minaccia diretta sarà Vladivostok, mentre i
Sovietici potrebbero, con un po’ di fortuna, colpire le città importanti di
Germania, Inghilterra, Francia e Italia.
Dopotutto, anche se gli Stati Uniti avrebbero le armi atomiche e il vantaggio
sul lungo termine, iniziare una guerra col blocco Comunista sarà estremamente
costoso, più devastante della Seconda Guerra Mondiale e non c’è alcun modo che
MacArthur vi si impegni.
Questo è quello che pensano tutti, ma poi le forze cinesi attraversano il
confine.
MacArthur all’inizio tenterà di contenerle in maniera convenzionale,
preparandosi al contempo per un contrattacco che rimuoverà i Comunisti dal
potere in Cina, ma quando l’attacco cinese si dimostrerà di successo MacArthur
si risolverà a misure più estreme.
A malapena cinque anni dopo la resa del Giappone, gli Stati Uniti utilizzeranno
ancora una volta le armi atomiche.
Da qui entriamo in una TL molto oscura in cui offrirò due opzioni: la prima è
dove Stalin e Mao decidono che rischiare una guerra convenzionale e nucleare su
vasta scala per la Corea non vale la pena e firmano una qualche forma di accordo
di pace, e la seconda è dove la Guerra di Corea sfocia in una Terza Guerra
Mondiale.
Il primo scenario vede comunque MacArthur lanciare le sue atomiche.
Ora, è discutibile se gli Stati Uniti fossero o meno nella posizione di far
partire questo enorme attacco nucleare, come detto prima negli anni ’50 avevi
ancora bisogno dei bombardieri per lanciare le armi atomiche, e la Cina aveva
un’aeronautica capace forse di impedire ai bombardieri di raggiungere i loro
bersagli, ma non è molto difficile immaginare che MacArthur, che ha intenzione
di invadere la Cina, si sia preparato abbastanza per assicurarsi che gli USA
abbiano la superiorità aerea e questo attacco nucleare riesca.
Gli attacchi nucleari colpiscono bersagli logistici chiave in Corea e Cina, e il
mondo rimane scioccato all’improvviso.
Stalin e Mao discutono immediatamente cosa fare dopo: Mao potrebbe spingere
Stalin a intervenire e far allargare il conflitto perché gli Stati Uniti
arretrino, ma Stalin è più accorto.
Alla fine, una guerra con l’occidente sarebbe un rischio enorme, e se gli Stati
Uniti conquistassero solo la Corea del Nord il mondo Comunista non subirebbe una
grossa perdita.
Mao e Stalin decidono di cedere la Corea del Nord se gli Stati Uniti si
fermeranno al confine cinese.
Stalin, per accontentare Mao, estenderà alcune assicurazioni nucleari, sostegno
militare e un patto difensivo che assicurerà che la Cina non sarà la prossima a
cadere; quindi, diplomatici sovietici e statunitensi discuteranno un accordo di
pace e la Corea del Nord verrà assorbita dal sud.
MacArthur è un po’ triste di non essere riuscito a marciare contro la Cina, ma
annuncerà comunque una grande vittoria per il mondo occidentale.
Intorno al mondo, però, le reazioni sono miste, l’utilizzo dell’atomica in Corea
ora ha stabilito un precedente.
Gli Stati Uniti potrebbero utilizzare semplicemente armi nucleari in una guerra
convenzionale, il che vuol dire che le altre potenze hanno una giustificazione
maggiore a fare altrettanto.
Un Vietnam, un Afghanistan, un Iraq, delle guerre in Medio Oriente alternative
ecc. potrebbero tutte essere risolte con le armi nucleari, e nonostante abbiano
ottenuto la Corea gli Stati Uniti si sono anche indeboliti sul palcoscenico
mondiale.
I tardi anni ’40-primi anni ’50 furono l’unico momento della storia umana nel
quale fummo più o meno vicini ad un monopolio nucleare, col devastante potere
della fissione nucleare sotto il loro controllo gli Stati Uniti potrebbero
sfruttare questo vantaggio o dimostrarsi una potenza responsabile.
Con questo attacco nucleare in Corea gli Stati Uniti hanno implicitamente
annunciato “Fate come diciamo o la pagherete”.
Questo spingerà il blocco internazionale neutrale verso i Sovietici, dato che
adesso questi e Stalin vedranno visti come uomini capaci di fare compromessi
dotati di sangue freddo che non vogliono rischiare milioni di Coree,
diversamente dagli Stati Uniti.
A parte i leader mondiali, la gente di tutto il mondo, inclusi gli Stati Uniti e
l’Europa, vedrà questi attacchi nucleari come estremi, e la popolarità del
Comunismo, della neutralità e del pacifismo aumenteranno.
Sì, adesso la Corea è unita sotto il governo del sud, ma ne è valsa davvero la
pena? Gli Statunitensi sono diplomaticamente più deboli come potenza globale, le
armi nucleari adesso sono un metodo OK per muovere la guerra convenzionale, e in
qualsiasi futura guerra tra potenze non nucleari le armi atomiche potrebbero
essere viste come una buona alternativa.
Una volta che il mondo Comunista costruirà le proprie atomiche questo sarà
ancora più assertivo sul palcoscenico mondiale, citando costantemente la Corea
come motivo per non cedere un centimetro agli Statunitensi, mentre le nazioni
neutrali del mondo graviteranno più verso i Sovietici.
Ancora più che nella nostra TL perfino le potenze medie cercheranno di ottenere
il proprio arsenale nucleare indipendente, perché tutti avranno paura che non
averlo potrebbe portare alla distruzione nucleare in qualsiasi conflitto.
Ora, è assolutamente possibile che ad un certo punto la Guerra Fredda si calmi
di nuovo, e alla fine la mutua distruzione assicurata e il tabù nucleare
tramonteranno comunque quando la Guerra Fredda si fermerà un po’ come nella
nostra TL, ma la memoria e la minaccia della Guerra di Corea verranno sempre
ricordate come la prova che una potenza non dovrebbe avere il monopolio
nucleare, e la Guerra di Corea rimarrà sempre una grande macchia sulla
reputazione internazionale statunitense.
Questo è il primo scenario, ed è un po’ noioso.
Anche se la Guerra di Corea è stata uno shock per il mondo, alla fine, quando i
Sovietici e i Cinesi costruiranno le proprie atomiche, la mutua distruzione
assicurata verrà creata comunque, ma se permettessimo a MacArthur di seguire
davvero i suoi sogni? Dopo aver attaccato il confine coreano si impegna in una
guerra su grande scala contro la Cina.
MacArthur dichiara che le azioni cinesi sono illegali, e presto le città e le
strutture militari cinesi vengono attaccate e le atomiche vengono utilizzate per
fermare l’avanzata cinese in Corea.
Qui i calcoli per Stalin sono molto difficili: la guerra con gli Stati Uniti è
molto rischiosa, hanno più atomiche e una posizione sicura lontana un oceano dal
conflitto, se adesso Stalin si impegnerà a difendere la Cina si impegnerà in una
guerra convenzionale con gli USA, e c’è una buona probabilità che perda, ma
d’altro canto Stalin considerava già la guerra con l’occidente inevitabile.
Sì, la guerra con l’occidente adesso è un rischio, ma con l’attesa la situazione
sovietica migliorerà? Se Stalin non interverrà adesso non sarà solo la Corea ad
andare persa, ma anche i 500 milioni di Cinesi che costituiranno un enorme
potenziale alleato statunitense sul confine meridionale sovietico.
Da questa posizione non è difficile immaginare il futuro accerchiamento
statunitense dell’Unione Sovietica.
Permettere alla Cina di cadere vorrebbe praticamente dire condannare l’Unione
Sovietica a perdere la lotta globale per il potere contro gli Statunitensi, e
con quel folle di MacArthur al potere chissà che non marci comunque contro
l’Unione Sovietica, perciò adesso nella mente di Stalin ci sono due scelte:
permettere alla Cina di cadere e iniziare a prepararsi per il futuro conflitto,
ma il problema è che anche gli USA si prepareranno, e adesso hanno un vantaggio
nella potenza globale, o l’opzione alternativa, unirsi ai Cinesi, attaccare le
posizioni statunitensi in Asia, aspettare e vedere se gli USA indietreggiano, e
se non lo fanno, guerra su ampia scala.
Anche se una guerra su vasta scala contro il mondo occidentale potrebbe essere
estremamente rischiosa, è meno rischiosa che permettere agli Stati Uniti di
prendersi la Cina e far indietreggiare il Comunismo alla sola Unione Sovietica e
ai suoi fantocci orientali.
MacArthur, per niente scoraggiato, dà il via alla Terza Guerra Mondiale negli
anni ’50.
Come andrà questa guerra? Inizialmente andrà bene per i Sovietici.
Come detto prima, nessuna importante città sovietica sarà davvero sotto la
minaccia atomica all’inizio della guerra, e sul terreno i Sovietici
incominceranno davvero bene.
Gli Stati Uniti combatteranno una guerra in Asia ed Europa, mentre i Sovietici
possono travolgere l’Europa mentre la Cina resiste in Asia, ma sarà sul lungo
termine che soffriranno i Sovietici.
Le atomiche adesso sono un’arma convenzionale accettabile, e anche se pure i
Sovietici inizieranno rapidamente a produrne sempre di più, gli Stati Uniti
probabilmente all’inizio della guerra manterranno il vantaggio.
Dopo che l’invasione sovietica dell’Europa rallenterà, probabilmente intorno al
Reno, inizierà la vera guerra, quella d’attrito.
L’aspetto più importante di questa guerra sarà quello aereo.
Dato che le atomiche possono essere lanciate solo con i bombardieri, avere la
superiorità aerea è quello che ti consente di far volare le atomiche.
Non pensate che i primi mesi della guerra saranno contrassegnati da atomiche
tattiche statunitensi o sovietiche che volano avanti e indietro, le atomiche
sono troppo preziose.
C’è prima bisogno della superiorità aerea, poi le atomiche possono volare.
E quindi il mondo ritorna in modalità guerra mentre sia la Cina che l’Europa,
dopo solo cinque anni di pace, diventano ancora una volta il centro di una
guerra mondiale, ma il conflitto sul lungo termine favorisce enormemente gli
Statunitensi.
Gli Statunitensi, specialmente con l’aiuto inglese, sono gli indiscussi padroni
del mare, il che vuol dire che gli USA possono andare in modalità produzione
bellica assolutamente al sicuro, ed esportare materiali bellici in tutto il
mondo.
In contrasto i Sovietici sono messi all’angolo, disperati, e permanentemente
sulla difensiva dopo che le loro offensive iniziali sono fallite, è una semplice
questione di tempo prima che gli Statunitensi riescano a produrre più dei
Sovietici e inizino a far indietreggiare l’Unione Sovietica, ma il costo per
fare questo sarà astronomico.
Come nel 1941 l’Unione Sovietica combatterà una guerra di sterminio, i
bombardieri sovietici eseguiranno missioni suicide in Europa occidentale che
vedranno distruzioni di massa nonostante le vittorie aeree occidentali e sul
fronte.
Le vittime di questa guerra saranno nell’ordine perlomeno delle decine di
milioni, forse centinaia di milioni, superando la Seconda Guerra Mondiale in
termini di morti.
Gli Statunitensi e l’occidente alla fine vinceranno inevitabilmente questa
guerra, ma a quale prezzo? Il mondo è devastato, di Europa, Cina e Unione
Sovietica rimane poco, perché gran parte del mondo è stata distrutta dalla
guerra, dagli scambi nucleari, dal fallimento della logistica, dalle carestie e
dallo sconvolgimento del clima, e tutto questo per cosa? Tutta l’Europa adesso è
in rovina, non è stata nemmeno in grado di recuperare dalla Seconda Guerra
Mondiale prima che una nuova guerra, con armi nucleari incluse, si verificasse
sul continente.
Le nazioni di confine verranno completamente distrutte, ma anche nazioni come la
Francia, l’Italia e il Benelux verranno devastate, mentre il blocco orientale è
ancora una volta la linea del fronte più contesa del mondo, ma quello che sarà
davvero incomprensibile sarà il bilancio delle vittime in Cina: il bilancio
delle vittime in questa guerra nella sola Cina potrebbe essere più alto di
quello di entrambe le guerre mondiali prima di questa, se non per via degli
attacchi nucleari diretti per via del collasso dell’agricoltura e del fallimento
della logistica, per non parlare del fatto della possibilità della discesa di un
inverno nucleare sulla Terra che devasterà il clima e causerà ancora più danni
anche nelle nazioni non direttamente colpite dalla guerra.
L’unica nazione in gran parte non influenzata dalle bombe o dalle invasioni sono
gli Stati Uniti, che adesso saranno gli egemoni di un mondo distrutto.
È stata davvero una grande vittoria.
E se
gli Stati Uniti avessero "comprato" la Groenlandia? La Groenlandia! È l’isola più
grande del mondo, e nonostante l’imprecisione della nostra buona amica
Proiezione Cilindrica Centrografica Modificata di Mercatore è comunque
incredibilmente grande, tipo più grande dell’Alaska, e proprio come ogni pezzo
del territorio nordamericano gli Stati Uniti l’hanno voluta, il che oggi sembra
piuttosto risibile.
. Lasciamo
spazio alla boutade di Paolo Maltagliati: Eccovi un'ucronia ideata
dai miei studenti (più corretto definirla vaccata...). Secondo loro, l'Istria è in Russia.
Come realizzarla? . Bhrihskwobhloukstroy
suggerisce: Intendevano dire che la Russia mirava alle Foci del Danubio (Istro)? . Mentre Federico
Sangalli propone: Secondo me il POD più vicino potrebbe essere
questo: Stalin "ammette" nell'URSS quasi tutti gli stati balcanici, come nella
cartina sottostante. In arancione gli stati alleati dell'attuale Russia
putiniana, in giallo quelli candidati, in azzurro gli stati membri dell'UE, in blu quelli
candidati. Le correzioni territoriali sono state fatte per controbilanciare l'avanzata di Mosca. . La parola ad
Andrea Mascitti: Nel 1953 il Columbine II, uno
degli aerei che l'allora Presidente Eisenhower utilizzava per i suoi
spostamenti, incrociò pericolosamente la rotta con un aereo di linea che aveva
un indicativo di chiamata quasi identico. Questo incidente senza conseguenze fu
alla base della successiva creazione dell'Air Force One, ma cosa sarebbe
successo se invece si fosse dimostrato fatale e Nixon dovesse succedere ad
Eisenhower già nel 1953? . Gli replica
Dario Carcano: Tutto si riduce a due
domande: 1) Con una presidenza Nixon
anticipata la Southern Strategy del Partito Repubblicano ci sarà comunque? . Il più
indicato a rispondergli è Federico
Sangalli: Sulla prima domanda penso di
no. È vero che tentativi più o meno espliciti di unire repubblicani conservatori
e democratici segregazionisti esistevano dall’elezione di FDR, però nel GOP non
erano ancora maggioritari e mentre la candidatura di Thurmond nel 1948 dimostra
che i sudisti fossero assolutamente ostili alla desegregazione, va detto che
fino all’elezione di Kennedy non c’era l’impressione che il Partito Democratico
fosse irrecuperabile. Dopotutto nel 1952 il candidato vicepresidente era un
tizio dell’Alabama, dico, dell’Alabama, scelto apposta per accontentare il
Profondo Sud. Quindi, anche se Nixon sarebbe stato più aperto nei loro
confronti, non sono sicuro che questo sarebbe bastato a una autentica Southern
Strategy, posto che il resto della TL rimanga a parità di fattori. Dico così perché Nixon
Presidente nel 1953 sarebbe un bel disastro. All’epoca Tricky Dicky non era
ancora diventato il vecchio statista maneggione capace di tutto pur di
conservare il potere e gestirlo, dallo stringere la mano a Mao a spiare i propri
avversari, dal proporre il salario minimo a ordinare i bombardamenti notturni su
una centro civile la notte di Natale. Era ancora un giovane e rampante Senatore
con poca esperienza e molto ma molto anti-comunismo. Mentre nel ‘53 sarebbe
probabilmente troppo tardi per combinare casini in Corea, l’anno dopo Nixon fu
un gran proponente dell’Operazione Vulture, cioè dell’intervento americano in
Indocina per salvare i francesi dopo Dien Bien Phu. Il piano prevedeva anche la
possibilità di usare armi nucleari contro le forze del generale Giap, ma il
vecchio Ike sapeva che invadere una giungla non è una buona idea ed era
disgustato dall’idea di impiegare armi nucleari, per cui abbandonò i francesi al
loro destino. Qualcuno pensa che proprio lì sia iniziato il disprezzo che
Eisenhower provò sempre per il suo vice (al punto da non appoggiarlo apertamente
nel 1960). Comunque se Nixon avesse invaso l’Indocina e poi fosse ricorso alle
armi nucleari per cercare di uscire dal pantano, non vedo uno scenario in cui
questo non possa costringere la Cina a farsi coinvolgere nel conflitto.
All’epoca le relazioni sino-americane erano già tesissime per via della Prima
Crisi di Formosa. Quell’incidente dimostra che Pechino non era disposta a
rischiare una guerra nucleare con gli americani senza poter rispondere (i cinesi
fecero marcia indietro quando Dulles pronunciò la magica parola “bomba atomica”)
e che Mosca non voleva farsi coinvolgere (i sovietici, desiderosi di una
distensione internazionale per potersi gestire la destalinizzazione in santa
pace, fecero pressioni sui cinesi affinché non insistessero. Mao si sentì
tradito e da lì in poi iniziò a pianificare la rottura sino-sovietica). Però se
gli americani si fossero messi a sganciare bombe nucleari ai confini cinesi non
so quanto Pechino avrebbe potuto ignorare la cosa. Un coinvolgimento cinese
avrebbe aumentato il rischio di un conflitto sino-americano alla McArthur. Data
l’alleanza militare del 1950 in vigore tra le due maggiori superpotenze
comuniste, una Mosca riluttante ma costretta a non perdere la Cina avrebbe
potuto essere trascinata nel conflitto. In conclusione, questo era lo scenario
peggiore: penso che Nixon fosse abbastanza intelligente da evitare la Terza
Guerra Mondiale, se non altro per la propria sopravvivenza, ma una sua
presidenza anticipata avrebbe prodotto un sacco di morti. . C'è spazio
per un altro contributo di Dario Carcano: Nel dicembre 2022, su
Telegram, io e alcuni amici ci mettemmo al lavoro per organizzare una SIM
geopolitica ambientata in un 1960 ucronico. Per varie ragioni il progetto non
andò in porto, tuttavia lo scenario ideato da me e Raffaele era interessante, e
per questo ho voluto recuperarlo e pubblicarlo qui. Scenario generale La Prima guerra mondiale si è
conclusa in un nulla di fatto. Le grandi Potenze Germania: Impero
autocratico e paternalista governato da Luigi Ferdinando I; dopo la Grande
Guerra ha annesso il Ducato Baltico Unito, che ora è parte integrante della
Germania. Si tratta di una nazione molto prospera economicamente e stabile
politicamente, anche se il suo dominio sull'Europa inizia a mostrare le prime
crepe, anche per la diffusione delle idee comuniste. Stati Uniti d'America:
Per gli USA la Prima guerra mondiale è stato qualcosa di estraneo, da cui
l'Unione si è tenuta alla larga; la politica isolazionista degli USA è terminata
solo negli anni '30, quando sull'onda della Grande Depressione fu eletto
presidente Franklin Delano Roosevelt, che iniziò da un lato una forte politica
di intervento statale a favore dei ceti più deboli economicamente, e dall'altro
- per contrastare il peso politico ed economico della Germania - avvicinò gli
USA a Francia e Gran Bretagna, creando l'Intesa Atlantica, politica che sarà poi
proseguita dai suoi successori. • Franklin Delano Roosevelt
(1933-1941) – Dem Regno Unito: La Gran
Bretagna, che all'inizio del secolo era la prima potenza mondiale, ormai è un
Impero "ridimensionato"; la decolonizzazione ha portato all'indipendenza di gran
parte del suo impero coloniale, in primis l'India, dove una breve guerra
d'indipendenza a portato alla nascita di un governo comunista filo-sovietico. Francia: Dagli anni
'40 Parigi è impegnata in una doppia guerra coloniale (in Indocina e in Algeria)
che nel 1959 ha causato il collasso della Terza Repubblica per mano di un golpe
militare. Da allora la Francia è governata da un Comitato di Salute Pubblica
guidato da Raoul Salan, con l’obiettivo di mantenere l’Algeria francese. Giappone: Guidato
dall'imperatore Hirohito, nel 1936 c'è stata una totale purga della fazione
Kōdōha e il progressivo ritorno alla democrazia Taisho; il Giappone controlla
Corea, Manciuria e Taiwan, e in Manciuria è stato scoperto il petrolio. Austria-Ungheria: Dopo
la guerra l'impero è stato trasformato in uno stato federale, realizzando il
progetto degli Stati Uniti della Grande Austria, e garantendo ad ogni etnia un
proprio parlamento. Italia: Dopo aver
negoziato la propria neutralità, l'Italia è rimasta una democrazia zoppa, con la
monarchia che ha sempre mantenuto una fortissima influenza sulla politica e i
militari periodicamente chiamati a guidare governi; il PCI è illegale, ma molto
presente nella società italiana, e secondo molti pronto a lanciare la
rivoluzione al primo segno di debolezza della monarchia. Oltre a questo,
l'Italia deve affrontare la guerriglia libica guidata da Sidi Muhammad Idris
al-Mahdi al-Senussi. Europa Unione Sovietica:
L'URSS include solo Russia, Caucaso e Asia Centrale, essendo limitata a ovest
dalla Germania e dai suoi vassalli; Stalin è morto nel 1953, e gli è succeduta
una troika composta da Berija-Bulganin-Molotov, ma nel 1956 Berija viene
giustiziato per tradimento e il suo posto è preso da Mikojan. Ucraina: fantoccio
tedesco guidato da Stepan Vytvytskyi. Bielorussia: fantoccio
tedesco guidato da Mikola Abramchyk. Bulgaria: regno
guidato dallo zar Boris III, alleato della Germania. Mantiene i confini
precedenti la Grande Guerra. Romania: Dopo la
sconfitta nella Grande Guerra e l'abdicazione di Ferdinando I, Michele I è stato
forzato a seguire una politica filo-tedesca. I confini della Romania sono quelli
successivi al trattato di Bucarest, cui si è aggiunta l'annessione di Moldavia e
Bessarabia. Spagna: Miguel Primo
de Rivera alla sua morte lasciò il potere al figlio José Antonio Primo de Rivera,
che instaurò un regime totalitario di stampo fascista. Montenegro: dopo
l’occupazione austriaca, il Montenegro torna un regno affidato al principe
Amedeo, duca d’Aosta, secondo quando previsto dalle clausole del trattato di
Rapallo, secondo cui in caso di occupazione austriaca del regno balcanico,
questo sarebbe poi stato ceduto da Vienna a un principe di casa Savoia; nel 1960
il primo ministro del Montenegro è Pavle Đurišić. Albania: regno guidato
da Zog I, nei fatti un protettorato italiano. Asia Cina: La Cina è un
paese frammentato, debole e corrotto governato dai nazionalisti di Chiang
Kai-shek. Il Tibet è indipendente, come anche la Seconda Repubblica del
Turkestan Orientale che segue una politica filo-sovietica. La guerriglia
comunista del PCC di Mao è ancora attiva; Mongolia Interna e Manciuria sono
occupate dal Giappone. Turchia: In seguito
alla disastrosa sconfitta dell'Impero Ottomano nella Grande guerra, e alla
prospettiva di una Turchia spartita tra le potenze occidentali, era inevitabile
la deposizione della monarchia e la proclamazione di una repubblica
semi-presidenziale guidata da Ataturk, che ha guidato la resistenza agli turca
agli arabi hashemiti, alleati della Gran Bretagna. La Turchia ha perso la Siria,
l'Iraq, la Palestina e l'Arabia, ma è un paese indipendente e armato fino ai
denti. Arabia: La guerriglia
araba guidata dagli Hashemiti e alimentata dalla Gran Bretagna ha avuto un ruolo
fondamentale nel collasso dell'Impero Ottomano, ma il carnaio sul fronte
occidentale e la non-vittoria hanno impedito agli inglesi e ai francesi di
sfruttare questo successo, permettendo al Regno Hashemita di consolidarsi su
Hegiaz, Giordania, Palestina, Siria e Iraq, e realizzare il sogno di uno stato
arabo unito con capitale Damasco. India: L'India, che
include l'intero subcontinente indiano, è dovuta giungere alle armi per
guadagnarsi l'indipendenza. Le politiche del governo britannico esacerbarono la
situazione a un livello tale che tra gli indipendentisti divennero maggioritari
i comunisti, che crearono un'India libera, unita e socialista. L'India,
nonostante le profonde divisioni etniche e la difficile situazione agricola, che
ancora adesso causa periodiche carestie, è un paese in ascesa, e secondo molti
osservatori ha il potenziale per diventare una grande potenza entro venti o
trent'anni. Malesia: La Malesia è
governata dai comunisti, che hanno preso il potere dopo una guerriglia contro
gli inglesi. Questi tuttavia mantengono ancora Singapore, che assieme a Hong
Kong costituisce l'ultima ridotta dell'Impero Britannico in Estremo Oriente. Filippine:
L'arcipelago costituisce un territorio degli Stati Uniti, ed è in corso il
processo di full statehood per farne il 51° stato degli USA. Vietnam: Il Vietnam,
come il resto dell'Indocina, è ancora una colonia francese, anche se la
guerriglia comunista dei Việt Minh è molto forte e controlla ampie porzioni di
territorio, formando vere e proprie enclavi che sfuggono al controllo delle
autorità coloniali. Iran: Mohammad Reza
Pahlavi imperatore e Mohammad Mossadeq primo ministro. Americhe Cuba: L'isola
caraibica è governata da un regime comunista guidato da Castro e Che Guevara,
che hanno preso il potere dopo una guerriglia contro il regime autoritario e
cleptocratico di Batista. Puerto Rico: in
procinto di diventare territorio incorporato degli USA. Nota:
la guerra sul Fronte occidentale si è conclusa con un nulla di fatto, che ha
portato le nazioni coinvolte (Germania, Francia e UK) a riconoscere lo stallo e
dopo anni di sanguinose offensive e controffensive e siglare una pace che -
essenzialmente - restaurava lo status quo ante bellum. . Chiudiamo per
ora con la domanda di Inuyasha
Han'yō: E se nei primi anni
’90, con il crollo dell’URSS e lo scioglimento del patto di Varsavia, le alte
sfere politiche e militari occidentali avessero deciso di sciogliere anche la
NATO, essendo ormai tramontata la minaccia rossa? Se le forze americane si
fossero ritirate dall’Europa? . Gli risponde
subito Paolo Maltagliati: Non entro nel merito dello
svolgimento, ma qui credo ci sia un errore di fondo nella premessa. Anche se
sarà pure vero che un'alleanza militare può sussistere fino al raggiungimento
degli scopi prefissati, la Nato NON è, a tutti gli effetti, una semplice
'alleanza militare'. È uno strumento di proiezione geopolitico di UNA
superpotenza sui suoi soci minoritari (per non dire vassalli, in taluni casi). . Per
partecipare alle discussioni in corso, scriveteci a
questo
indirizzo.
Tutti si sono scompisciati quando qualche anno fa Trump se ne uscì col comprare
la Groenlandia, ma ecco una domanda: e se lo avessimo fatto? Non sto parlando
del comprarla l’anno scorso, anche se sarebbe stato divertente, mi sto chiedendo
se gli Stati Uniti avessero comprato la Groenlandia negli anni ’40.
Ci sono molti motivi del perché gli Stati Uniti volevano questa grande e vecchia
isola, primo fra tutti la Dottrina Monroe.
Non sto scherzando, all’inizio del XX secolo quella era la giustificazione, ma
il motivo era soprattutto la difesa.
La Groenlandia era un perfetto territorio di mezzo fra l’Europa e gli Stati
Uniti, un posto dove costruire basi navali e militari e in seguito magari anche
difese nucleari, chissà.
Gli Statunitensi fecero due offerte nel XX secolo, e quella che ebbe migliori
opportunità fu quella del 1946, quando, dopo aver occupato l’isola in seguito
alla Seconda Guerra Mondiale, gli USA si offrirono di comprare la Groenlandia
dalla Danimarca, che subito disse: “Per favore, andatevene dalla nostra isola”…
E poi gli Stati Uniti alla fine non lo fecero.
Nonostante non possedessero l’isola, gli Stati Uniti misero comunque una base
sull’isola che agisse da cane da guardia contro i Sovietici oltre il Circolo
Polare Artico.
Per essere realistici, probabilmente dovremmo toglierci dalla testa che la
Danimarca venda la Groenlandia agli Statunitensi, perciò ecco un’idea: e se gli
USA semplicemente se la prendessero? Lo so, lo so che sembra folle, è il XX
secolo, ci sono regole e norme, non si può più semplicemente prendersi la terra
di un altro paese, perciò come la passerebbero liscia gli Stati Uniti? Beh,
vedete, c’è un motivo che potrebbero avere gli Americani, uno che gli darebbe la
scusa perfetta per interferire con la sovranità di un’altra nazione: il
Comunismo! Diciamo che alla fine della Seconda Guerra Mondiale i Sovietici
riescono ad arrivare un po’ più ad ovest di quanto fecero nella nostra TL, sono
un po’ più veloci di quanto lo furono nel nostro mondo e riescono ad occupare
grandi porzioni della Danimarca prima che gli Inglesi riescano mai ad arrivare
lì, e così, proprio come il resto dell’Europa orientale, la Danimarca si ritrova
liberata dall’oppressione capitalista e viene creato uno stato alleato dei
Sovietici.
Adesso, se state discutendo che è molto improbabile che i Sovietici possano
avere la velocità e la capacità di occupare la Danimarca prima degli Inglesi,
avete ragione.
Nel secondo in cui l’occidente vedrà che i Sovietici si dirigeranno verso la
Danimarca, si muoverà anche lui.
So che questa è una possibilità irrealistica, forse al massimo gli Inglesi
libereranno la Danimarca del nord e poi i Sovietici libereranno la Danimarca del
sud, perciò avremo qualcosa di molto adatto alla Guerra Fredda.
Io direi, però, per amore dello scenario, che i Sovietici prendono la Danimarca
nella sua interezza.
Anche se tutto questo sembra un po’ assurdo, io concordo, è comunque più
realistico di una vendita danese della Groenlandia agli Stati Uniti.
Quello che fa la fine di questa Seconda Guerra Mondiale alternativa è dare agli
Stati Uniti il miglior regalo del mondo, una scusa.
La Guerra Fredda è iniziata e la Danimarca si ritrova dall’altra parte.
Gli Stati Uniti hanno delle truppe in Groenlandia e non possono semplicemente
permettere a quest’isola di cadere sotto la tirannia dei Rossi, perciò che fare?
A causa di influenze esterne o no, la Groenlandia tiene un’elezione ufficiale
per abbandonare il regno danese.
Non c’è più nessuna zona grigia, la Groenlandia è uno stato indipendente al 100%
che si governerà da solo “per sempre”, e quando dico “per sempre” intendo fino a
quando i locali potranno essere facilmente superati di numero dagli Statunitensi
che arriveranno, che poi terranno un’altra elezione che guarda caso voterà per
l’unione con gli USA.
Una classica mossa da manuale, una sulla quale Johnny Harris farebbe un video
come se si trattasse della notizia più sensazionale di sempre.
Quello che otteniamo alla fine è una Groenlandia che non è stata sottratta alla
Danimarca, ma che è stata liberata da una minaccia Comunista, e non darei agli
Americani la colpa di questo, qualsiasi paese non permetterebbe al suo più
grande rivale politico di avere una posizione così vantaggiosa vicino a lui, e
se in qualche modo i Sovietici conquistassero la Danimarca essi vorranno anche
la Groenlandia per usarla contro gli Stati Uniti.
E quindi finiamo con l’avere una situazione dove gli Statunitensi tecnicamente
rubano la Groenlandia, ma hanno il motivo migliore possibile del perché hanno
dovuto sottrarla alla Danimarca.
Al di fuori della Terza Guerra Mondiale, c’è poco che i Comunisti possono farci
al riguardo, e comunque restituirla alla Danimarca sarebbe un po’ come dare
territori ad uno stato illegittimo.
Poiché non esiste più una monarchia danese, che fine farà la famiglia reale
danese? Che ruolo avrà in tutto questo? Ehm… Davvero non lo so.
Fuggirà o verrà giustiziata? Voglio dire, immagino che possa fuggire in
Groenlandia, ma dubito che la famiglia reale abbia la voglia di regnare su
un’isola congelata di 20.000 abitanti.
A mio parere probabilmente riconoscerà l’indipendenza della Groenlandia in
cambio dell’asilo negli Stati Uniti.
Tutto quello che conta è che la Groenlandia adesso è statunitense.
Sono gli anni ’50 e la Groenlandia è un territorio statunitense, dalla Seconda
Guerra Mondiale in poi non ha visto altro che un continuo afflusso di materiali
militari e soldati.
Senza un governo straniero di cui preoccuparsi, gli Stati Uniti adesso possono
fare quello che gli pare con la Groenlandia, e quello che vogliono fare gli USA
è rendere la Groenlandia una fortezza.
La Groenlandia ancora non offre molto in termini di risorse, a meno che non vi
piaccia il pesce, ma quello che ha la Groenlandia è la sua posizione.
In un’era di ICBM e bombardieri, la Groenlandia è solo ad un tiro di schioppo
dal cuore della Russia, e anche se gli Stati Uniti durante la Guerra Fredda non
erano indifesi, certamente si sentiranno più al sicuro riversando miliardi nel
costruire nuove basi, far arrivare migliaia di persone, soprattutto militari, e
creare nuove infrastrutture per la prima linea di difesa contro i Sovietici.
Questo è il genere di mentalità che avrà la Groenlandia della Guerra Fredda, se
gli Stati Uniti la possiederanno non la useranno per nient’altro che non siano
scopi militari.
Questa è una terra molto più inospitale dell’Alaska, in pratica è solo un
ghiacciaio, non ci sono molte opportunità lassù, a meno che tu non ci venga
assegnato.
Questa Groenlandia alternativa è più popolata, ma non supererà le 50.000
persone, ci sarà una spaccatura fra le persone che erano qui già da prima e gli
Statunitensi in arrivo, ma immagino che le basi militari saranno lontane da dove
vivranno i nativi.
È molto probabile che lo Statunitense medio non terrà molto in considerazione la
Groenlandia, la sua popolazione forse non diventerà mai abbastanza grande da
diventare uno stato, non vedrete mai la Groenlandia votare in un’elezione
presidenziale, a meno che tu non viva in una base militare.
Ufficialmente, nella propaganda e secondo il governo federale, la Groenlandia
verrà vista come la prima linea di difesa contro i Sovietici.
Non ufficialmente, soprattutto nei circoli militari, la Groenlandia è
semplicemente una barzelletta: sarebbe semplicemente il peggior posto dove
essere dislocati, mesi di servizio in cima al mondo senza mai vedere il sole o
senza mai dormire.
Perciò, per circa quattro decenni, la Groenlandia ha questa reputazione di
lavoro che qualcuno deve fare per via dei Sovietici ma che nessuno vuole fare.
Ma cosa accade quando i Sovietici collassano comunque? Beh, nella nostra TL
l’interesse statunitense per la Groenlandia scomparve completamente, almeno per
un po’.
L’unica base americana in Groenlandia non ebbe più utilità, perciò immaginate se
gli Stati Uniti la possedessero davvero: lo scopo della Groenlandia
semplicemente scompare dall’esistenza.
Per tutti gli anni ’90 e 2000 l’equipaggiamento militare viene semplicemente
spostato verso i nuovi scontri in Medio Oriente.
A questo punto gran parte dell’economia locale probabilmente farebbe affidamento
su queste basi e potreste vedere notizie su come la Groenlandia stia passando
tempi duri in quest’era post-Guerra Fredda.
Questa sarebbe la mentalità fino a quando la Russia non invaderà la Crimea, e
allora la Groenlandia tornerà sulle mappe.
Ecco una cosa: la Groenlandia è probabilmente uno dei territori più grandi del
mondo, dove non conta chi la controlla, Danesi, Statunitensi, Groenlandesi, non
importa, o almeno non è importato finora.
Grazie al fatto che il nostro pianeta sta diventando un po’ più tostato, la
Groenlandia sta iniziando davvero a rispecchiare il suo nome, e quello che un
tempo era importante per gli Stati Uniti solo per la sua posizione geografica,
diventerà presto importante per un sacco di altre cose, ma questo non è ancora
avvenuto.
La vera implicazione del furto statunitense della Groenlandia probabilmente non
si vedrà fino alla fine del XXI secolo, forse il riscaldamento globale farà
vedere a questo territorio un afflusso di popolazione grazie alla sua economia
basata sulle risorse in espansione ma temporanea, chissà.
Tutto quello che so è che non avrei mai potuto basare lo scenario sulla
Danimarca che permette agli Statunitensi di comprare la Groenlandia, quella non
è mai stata un’opzione.
L’unica possibilità che avrebbero realisticamente avuto gli Stati Uniti sarebbe
se le cose andassero diversamente e i Danesi, coincidentalmente, si unissero
alla squadra nemica.
Oggi probabilmente non sentirete mai la fine di questo dibattito, spunterebbe di
frequente nei circoli online di tutto internet, sarebbe semplicemente una di
quelle discussioni storiche ma politiche che iniziano casualmente nei campus
delle università.
“Gli Stati Uniti hanno rubato la Groenlandia!” “No, non l’hanno fatto!” “Sì,
l’hanno fatto!” Se questo vi sembra familiare per qualsiasi discussione politica
che avete avuto su internet, sapete di cosa sto parlando, ma anche per il più
devoto frequentatore di internet, la Groenlandia viene ancora vista come uno dei
crimini minori della Guerra Fredda.
In Danimarca, però, non viene mai dimenticato che gli Statunitensi si sono presi
la Groenlandia.
In tempi di Guerra Fredda sarebbe un grido di battaglia e una propaganda
instillata nella testa di ogni giovane ragazzo e ragazza danese.
La Danimarca viene personalmente influenzata dall’imperialismo statunitense, e
sarebbe una propaganda piuttosto efficace, perché avrebbe più o meno ragione.
In realtà, perfino dopo la fine della Guerra Fredda i Danesi probabilmente
saranno ancora incavolati al riguardo.
Mi piace immaginare che in qualche TL alternativa ci sia questo imbarazzante
punto dolente tra i due paesi, è più o meno divertente.
Oggi la Groenlandia potrebbe vedere una leggera ripresa e più attenzione a causa
delle sciocchezze di Putin, ma anche così niente di tutto questo sconvolge il
mondo.
I Danesi che diventano Comunisti probabilmente avrebbero più effetti, ma non è
di questo che parla il video, giusto? Questo era solo un piccolo scenario
divertente, gli Stati Uniti che posseggono la Groenlandia sarebbe una cosa
secondaria nella storia più grande della Guerra Fredda, le uniche persone che ci
penseranno davvero saranno i poveri fantaccini mandati lì durante gli anni ’80,
pronti e in attesa che i Sovietici li riscaldino… Con qualche atomica.
Altrimenti una connessione con Giovanni Antonio Capodistria, che è stato diplomatico russo?
A me càpita sistematicamente di sentire che dalla Moldavia si è staccata la Transistria anziché la Transnistria, ovviamente a maggioranza russa e ucraina...
2) Se la risposta alla precedente è sì, in che modalità avverrà?
la Germania guglielmina esiste ancora e controlla ancora gran parte delle
conquiste ottenute a Brest-Litovsk.
L’Italia è rimasta neutrale, e col Trattato di Rapallo del 1915 – firmato da
Giolitti e dal governo di Vienna – in cambio della propria neutralità l’Italia
ottiene Gorizia (che passa subito sotto controllo italiano) e la garanzia che
un, eventuale, occupazione austriaca del Montenegro avrebbe portato sul trono
montenegrino un principe sabaudo.
La Rivoluzione Russa c'è stata, ma in Europa finora non ha contagiato altri
paesi, e le potenze mondiali sono la Germania, gli Stati Uniti, la Gran
Bretagna, il Giappone, la Francia, l'Austria-Ungheria e l'Italia in quest'ordine
di potenza.
Germania e Austria-Ungheria sono alla guida dell'Alleanza, di cui fanno parte la
Bulgaria e i vassalli tedeschi in Europa Orientale (Polonia, Ucraina,
Bielorussia, Romania e Finlandia); USA, UK e Francia formano l'Intesa Atlantica,
che si propone di contrastare la Germania.
Italia e Giappone sono relativamente neutrali, e a seconda dei governi in carica
possono essere o pro-Alleanza o pro-Intesa.
Questa la successione dei presidenti statunitensi:
• Henry A. Wallace (1941-1949) – Dem
• Earl Warren (1949-1957) – Rep
• Adlai Stevenson II - Joseph P. Kennedy Jr (1957-in carica) – Dem
Sul fronte interno, il paese è guidato dalla regina Elisabetta II e governato
dai conservatori di Harold Macmillan; ci sono libere elezioni, ma tutte le forze
troppo a sinistra sono discretamente perseguitate.
Tuttavia molti francesi non sono contenti di questa situazione, ed è molto forte
il PCF clandestino, che secondo molti osservatori nei prossimi anni può tentare
di prendere il potere attraverso la via rivoluzionaria.
Nobusuke Kishi è primo ministro.
Otto d’Asburgo è l'imperatore regnante.
Umberto II siede sul trono, e Augusto De Marsanich è il presidente del
consiglio.
Nel 1960 Primo de Rivera junior ha 57 anni, e il suo regime scricchiola, con un
PCE che - seppure illegale e duramente represso - è abbastanza forte da far
partire una rivoluzione.
Tuttavia, mentre la vittoria sul Fronte orientale sancita da Brest-Litovsk rende
la Germania comunque vittoriosa, per Francia e Regno Unito questo pareggio è
comunque una sconfitta perché (1) devono riconoscere l'espansione tedesca
nell'Europa orientale e (2) hanno buttato risorse materiali e umane in una
guerra che si è rivelata totalmente inutile, perché incapace di arrestare
l'ascesa della potenza tedesca.
L'unica cosa che ha fatto sembrare paritario questo accordo è la mancata volontà
politica della stessa superpotenza in questione, che ancora non sa contemperare
la propria ambizione imperialistica con l'isolazionismo di fondo che la permea
tuttora (e di cui spesso la dottrina Monroe diviene pezza giustificativa a
sproposito).
Quindi, in soldoni, solo UNO stato può decidere di sciogliere la Nato, non si
può trattare di una decisione consensuale.
E fino ad ora l'unico presidente dal dopo '89 ad oggi che si è mostrato
esplicitamente dubbioso sul ruolo della Nato (ma nel solco appunto dello strano
connubio tra isolazionismo e imperialismo) è Donald Trump, di cui credo tutti
riconosciamo la scarsa caratura di statista, ma che possiamo a volte prendere ad
esempio antropologico degli agiti della mente del WASP della deep America.