DON ANTONIO TAGLIABUE

(da "La Nona Campana", aprile 1990)

Don Antonio Tagliabue

Alla fine degli anni Trenta, Lonate aveva bisogno di una guida ferma, valida, sicura, disinteressata, colta e spirituale ad un tempo. Chi ebbe la fortuna di vivere la sua giovane età in quegli anni può a ragione confermare come fermezza di carattere, sicurezza di vedute, profondità di cultura, passione spirituale delle anime, amore incondizionato di Dio e della causa del Vangelo furono proprio le qualità che animarono il grande parroco don Antonio Tagliabue (Cinisello Balsamo, 9 settembre 1894 - Lonate, 15 giugno 1965), che resse la parrocchia dal 1 agosto 1937 fino al giorno della sua morte. Se di Lui si può sottolineare l'impetuosità del carattere, si deve certo aggiungere che anche tale aspetto traeva radice dall'entusiasmo per il bene e dalla schiettezza di un animo retto: Gli evangelici "sì, sì", "no, no" erano infatti il suo linguaggio preferito.

Da tali caratteristiche riceveva vantaggio tutta la Parrocchia e, nella Parrocchia, la vita dell'Oratorio ed in particolare di quello femminile, a cui Egli dedicava tante cure. Finché la salute glielo permise, zelante fu la sua presenza nell'assistenza. Niente di eccezionale e di straordinario distingueva l'organizzazione della vita oratoriana: tutto doveva essere condotto con ordine e semplicità. Senza radicalmente mutare abitudini e tradizioni, Don Antonio Tagliabue portò in ogni campo un nuovo impulso di vitalità spirituale. Innestandosi in un terreno già coltivato, doveva tenerne desta la fede e perfezionarne la pratica. Il suo non fu un lavoro facile, anche se sorretto dalla lodevole sensibilità delle famiglie.

Chiedere impegni seri, esigerne l'osservanza con un controllo costante, invitare ad un metodo di vita impostato sul sacrificio non è opera da poco e non domanda la donazione di una giornata o di periodi alterni. Ed ecco allora che, prima di procedere ad un programma di organizzazione, o meglio, mentre si stende un programma di organizzazione, è opportuno sostenerlo con tanta assistenza spirituale. Non si regge un'educazione seria senza il supporto della vita spirituale.

È vivo ancora in molte persone il ricordo del particolare passo nella direzione delle anime che era proprio di Don Antonio Tagliabue. Non senza merito Egli riuscì ad indirizzare alla vita religiosa più di trecento giovani lonatesi. Ed allora, sotto tale guida, anche il rispetto dell'ordine esteriore diveniva spontaneo.

La vita in Oratorio iniziava la domenica alle ore 13.30: vi si recavano le più piccole, dall'età scolare fino alla prima adolescenza. Accolte benevolmente dalle Suore nello stabile dell'Asilo Sormani, dopo circa un'ora di gioco libero od organizzato, divise in classi a seconda delle diverse età, seguivano per mezz'ora la lezione di catechismo, erano guidate alla preghiera e, verso le 16.30, ritornavano alle loro famiglie. In quello spazio di tempo venivano radunate, pure, per una breve lezione di formazione, le "Piccolissime" e le "Beniamine" di Azione Cattolica. L'Azione Cattolica era allora abbastanza fiorente e le piccole ricevevano da catechiste e delegate l'esempio di una vita ispirata all'amore di Dio.

Il programma dell'Azione Cattolica, che aveva come motti: "Preghiera, azione, sacrificio", "Eucaristia, eroismo, apostolato", diveniva una fucina di formazione e, pur nei loro limiti, le giovani che tentavano, senza presunzione, di viverlo, erano esempio e guida per le fanciulle.

Alle 16.30 l'Oratorio si apriva alle "maggiori". Per loro vigeva la regola della presenza controllata: dopo tre assenze era informata la famiglia.

Esse avevano già presenziato in Chiesa Parrocchiale al canto dei Vesperi ed alla lezione di catechismo che il Parroco teneva ogni domenica. Giunte all'Oratorio, dopo circa un'ora di ricreazione, divise a loro volta per età, partecipavano a mezz'ora di catechesi, finché, al sopraggiungere del Sacerdote, si radunavano per il canto delle Litanie Lauretane e per ascoltare una lezione loro appropriata. Il Sacerdote interrogava a sorte, poneva domande e quesiti relativi ai diversi argomenti a loro tempo messi in programma, alternava spiegazioni, proiezione di filmine e lettura di libri formativi. Concludeva, infine, il suo intervento con la benedizione impartita con la reliquia della Madonna.

Due erano le date fondamentali in cui era incentrata la vita spirituale sotto la guida di don Antonio: la festa del Sacro Cuore, nel mese di giugno, e la Festa dell'Immacolata, l'8 dicembre. Queste due date erano precedute dalla preparazione spirituale, da Confessione accurata, da rinnovamento di propositi. Il giorno dell'Immacolata vedeva, poi, la premiazione delle giovani che si erano distinte per spirito di preghiera e di sacrificio, per la frequenza assidua all'Oratorio e per la corrispondenza alle attività della parrocchia.

E così, nella serenità e nella semplicità si viveva la gioventù, sperimentando nell'intimo le gioie più vere, quelle che il mondo non sa dare, ma che Iddio, per amore e per giustizia, dona a chi Lo ama. In questa linea direttiva si conservò la vita dell'Oratorio, anche quando le condizioni di salute non permisero più al Parroco la sua presenza attiva. Il coadiutore don Luigi Della Rossa, successivamente Parroco di Arolo, che lo sostituì con zelo fino al giorno della sua nuova destinazione, mantenne gli stessi principi.

Don Antonio Tagliabue cessò la sua vita terrena il 15 giugno 1965, nel 40° anniversario della sua Prima Messa, a causa di una tubercolosi ossea che lo fece molto soffrire; lasciò la Parrocchia, sognando una sede per l'Oratorio Femminile ed un Oratorio adeguato ai tempi per la gioventù maschile, sogno divenuto realtà il 1 maggio 1969 con l'inaugurazione del nuovo Oratorio Maschile nella sua sede attuale in via Giovanni XXIII (vedi).

Giuseppina Peraboni (19/10/1917-12/04/2016)

Ringrazio per alcune informazioni la signorina Giuseppina Peraboni, classe 1917 e per ventotto anni fedele domestica di don Antonio, e dopo la sua morte tornata nella natia Brugherio (MB): per noi è stata una carissima amica di famiglia, fino alla sua scomparsa avvenuta il 12 aprile 2016, a quasi 99 anni di età. Il Signore la ha ricompensata con una lunga vita per la sua profonda fede e la sua devozione a don Antonio Tagliabue (grazie anche a sua nipote Maria Antonia Peraboni, per la foto della signora Giuseppina che mi ha inviato ed ho potuto pubblicare qui sopra!)


GLI ANNI PIÙ BUI DELLA STORIA LONATESE

(da "La Nona Campana", novembre 1985)

Ma don Antonio Tagliabue non fu solo un formatore d'anime; egli contribuì attivamente anche alla Lotta di Liberazione contro gli occupanti nazifascisti, che tanto dolore inflissero alla sua amata parrocchia Quello che segue è un ricordo di quanto fece durante gli anni più tragici della Seconda Guerra Mondiale, azioni per le quali egli venne poi nominato Cavaliere Ufficiale della Repubblica. Seguirà lo stralcio di un convegno tenutosi a Milano in occasione del 40° anniversario della Liberazione, durante il quale l'allora arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini riconobbe l'opera da lui svolta (e da molti altri sacerdoti della diocesi) in favore delle popolazioni colpite dalla guerra e della lotta di Resistenza partigiana. Per incarico del Cardinale fu costituito allora un gruppo di esperti con il compito di raccogliere le testimonianze più significative dell'opera svolta dal Clero Ambrosiano nel periodo settembre '43 - aprile '45, in modo che ne potesse rimanere memoria, e don Tagliabue fu tra i sacerdoti segnalati come più meritevoli. Ed ecco quanto contenuto nel « Liber Chronicus » della nostra parrocchia.

 

Dal « LIBER CHRONICUS »

15 Dicembre 1942

Nella festa della Immacolata venne aperta la sottoscrizione al « Libro d'oro » che raccoglieva le firme impegnative di chi si obbligava alla recita quotidiana del S. Rosario fino alla fine della guerra, ed il libro venne letteralmente riempito. Nel pomeriggio di quel giorno ebbe anche luogo la consacrazione delle famiglie al Cuore Immacolato di Maria. Per quanto ampia sia la nostra Chiesa, non poté contenere tutti, ed il sacrato dovette supplire al bisogno. Dapprima parlò, commosso, ai cittadini il M. Rev. nostro P. Enrico; poscia il Parroco lesse, dinanzi a Gesù esposto, la formula di consacrazione e poi, colla Benedizione Eucaristica, si suggellò l'atto solenne. Oggi il Libro d'oro venne dal M. Rev. Sig. Parroco consegnato a Sua Eminenza che lo porrà, cogli altri di tutta la Diocesi, sotto i piedi della Madonna del Duomo.

9 Gennaio 1943

All'appello di Sua Eminenza per venir in aiuto alle vittime dei bombardamenti di Milano, non poteva rimanere estranea anche la nostra Lonate ed oggi vennero consegnati all'Eminentissimo l'ultimo pacco vestiario e gli ultimi soldi. Si poterono, data la generosa corrispondenza della popolazione, inviare ben 21 pacchi di biancheria e vestiari e L. 2015.

17 Maggio 1943

Ecco la triste notizia di un altro giovane caduto in seguito alla guerra: il quinto. È il soldato Cerutti Carlo della classe 1920, abitante alla cascina Gelata. Rimasto per un anno e mezzo a Rimini, aveva poi partecipato alla lotta sul fronte Orientale per passare alla Sicilia e, da questa, al fronte Russo. Per sei mesi continui aveva combattuto e si era trovato nel pericolo, uscendone miracolosamente illeso e già sognava il ritorno in famiglia e ne aveva dato comunicazione ai suoi cari, assicurandoli che sarebbe giunto il 23 aprile, Venerdì Santo. Ma, colpito da tifo al suo ritorno, veniva ricoverato all'Ospedale Militare di Verona e quivi spirava nella giornata del 28 Aprile.

17 Giugno 1943

Giunge, per la famiglia del marinaio Bonfanti Emilio oggi annoverato tra i dispersi, la seguente motivazione dal Ministero della Marina:

« Sua Maestà il Re Imperatore, con suo decreto in data 9 dicembre 1941, ha conferito la Croce di Guerra al Valor Militare al fuochista Emilio Bonfanti. Imbarcato su sommergibile che durante una missione di guerra affondava col cannone un piroscafo armato nemico, partecipava all'azione con sereno ardimento. Travolti da un'ondata alcuni serventi di un pezzo, si lanciava generosamente in mare e traeva in salvo uno dei naufraghi. Oceano Pacifico, 20 gennaio 1941 ».

19 Novembre 1943

Sarà questa l'ultima vittima della guerra o ne seguiranno altre ancora?... Siamo alla settima. Si tratta del Capor. Bertolli Carlo della classe 1920 il quale esplicava la sua opera in Municipio. Aveva studiato nel Collegio De Filippi in Arona e ne era uscito col diploma di avviamento commerciale. Giovinezza vivace ed allegra, si era portato con entusiasmo a compiere il suo dovere di soldato, e dopo un anno e mezzo di residenza ad Alessandria, era stato diretto al fronte Russo. In tre mesi di lotta dura e tenace temprò il cuor suo ad ogni sorta di sacrifici, ma la fibra sua delicata ne doveva risentire terribile conseguenza. Rimandato in Italia, ferito ad una gamba, si credette che quivi soltanto fosse il male e venne curato in diversi Ospedali con amorevolezza e sollecitudine, ma quando gia si sperava di vederlo rimesso in modo, se non definitivo, almeno consolante, ecco pronunciarsi sentenza di morte: i polmoni cedevano! E fu cosi!... Ed oggi Carlo volò a Dio consapevole del suo stato, ma sereno e calmo, nella certezza di aver nel Cielo quel premio che le sue sofferenze non ottennero in questa vita.

12 Febbraio 1944

Dalla Germania perviene il seguente telegramma che annuncia l'ottava vittima della guerra. Eccolo:

« Lavoratore Mazzoleni Angelo deceduto malattia al 13 novembre 1943 presso ospedale di Dusseldorf, Grafanger, occupato presso Krupp Essen. Le cause del decesso furono per una grave malattia alla testa (tumore al cervello). I funerali ebbero luogo a Dusseldorf alla presenza del nostro fiduciario sindacale e di un gruppo di compagni di lavoro. La salma ricevette L'assistenza da parte del nostro Cappellano Don Antonio Figus e la tumulazione e avvenuta il 20 novembre 1943 al cimitero di Dusseldorf, Grafanger, loculo n. 870 ».

Il poverino lascia la moglie ammalata e quattro piccoli: Giuseppe di 11 anni, Lucia di 8, Luigina di 5 e Pierina di 3. La Conferenza di San Vincenzo ne ha tosto assunto l'aiuto particolare.

1 Aprile 1944

Un tenente dei RR. Carabinieri di Busto Arsizio si presenta mostrandomi una denuncia sporta dal locale Comando Repubblicano per essermi rifiutato di benedire il loro gagliardetto e di celebrare la Messa al campo. Nella denuncia mi si accusa di antinazismo e di antifascismo. La denuncia si risolve però in favore del Parroco.

6 Aprile 1944

Stanotte (tra il mercoledì e giovedì santo) vengono lanciate contro la casa Parrocchiale due bombe. La prima esplose alle ore 0.30 e la seconda alle 0.45. Nessuna vittima e nessun danno per mancata precisione del tiro che colpì una pianta.

17 Luglio 1944

Un'altra vittima si e aggiunta: Soldavini Antonio di via Oberdan. Era un lavoratore, un semplice lavoratore che, in Germania come in Italia, non aveva fatto mai male ad alcuno: lavorava per sostenere la famiglia e per provvedere ai propri bisogni. Ultimamente si trovava nei pressi di Vienna mentre la guerra si avvicinava a quella città. Le autorità tedesche diedero allora libertà ai nostri internati, perché, muniti di documenti legali, si avviassero verso la patria. E si formò cosi una colonna di più che 500 uomini che, a piedi, si dirigeva verso le nostre frontiere. Giunse la colonna il 6 Aprile scorso a Krems (cittadina sul Danubio tra Vienna e Linz) ignara di quanto vi accadeva. I detenuti infatti di quella città, evasi dalle prigioni, si erano dati al saccheggio e le SS Tedesche operavano il rastrellamento. Vista la colonna dei nostri internati la invitarono a seguire i loro passi, portandola nei cortile della prigione. E mentre le povere creature pensavano si trattasse della verifica dei documenti, non appena si chiuse la porta le mitragliatrici si diedero a crepitare spietatamente, così che solo 32 dei più che 500 uomini sopravvissero alla carneficina. E fu a questi superstiti che si impose di scavare due grandi fosse dietro la prigione e di deporvi le vittime.

29 Agosto 1944

Ancora un'altra vittima: Lanceni Domenico, povera creatura che ha trovato nei fratelli i carnefici di sua giovinezza. Prelevato dal paese sotto accusa di antinazismo ed antifascismo, il suo calvario fu dolorosissimo, misterioso e segreto cosi che ancora non è dato aver luce completa sul tremendo crimine. Resta solo il conforto di averne rinvenute le spoglie mortali e di averle poste all'ombra benedetta e sacra del nostro cimitero.

Don Antonio Tagliabue con il sindaco Angelo Turri nel 1963 (foto di proprietà della signorina Giuseppina Peraboni)

Don Antonio Tagliabue con il sindaco Angelo Turri nel 1963
(foto di proprietà della signorina Giuseppina Peraboni)

 

Due foto di Don Antonio Tagliabue con il Card. Montini durante la visita pastorale del 9 giugno 1963

 

5 Dicembre 1944

L'appello lanciato da Sua Eminenza il Cardinale Schuster a tutta la Diocesi Milanese per la raccolta di indumenti e di denaro a favore degli internati in Germania non poteva trovare insensibile il cuore dei nostri Lonatesi a cui bastò la parola incitatrice del M. Rev. Parroco Don Antonio Tagliabue per aderire con entusiasmo e con spirito eroico di sacrificio. Nonostante che il tempo lasciatoci a disposizione fosse troppo scarso (poco più di una settimana) quanto venne consegnato superò qualsiasi aspettativa lasciando nell'animo di ciascuno una vera nota di commozione.

Nota: Come indumenti si consegnarono all'Eminentissimo Nostro Arcivescovo: 1 paio di soprascarpe - 2 paia di scarpe di panno - 23 paia di scarpe di pelle - 17 paia di polacchini di pelle - 4 berrettoni di lana - 6 sciarpe di flanella 13 sciarpe di lana - 9 paia di guanti di lana 1_ paio di calzoni di lana - 20 gilet di lana - 18 giacche di lana - 2 soprabiti di lana - 3 vestiti completi di lana - 3 maglie di cotone senza maniche - 17 maglie di cotone con maniche - 15 maglie felpate - 27 maglie di lana senza maniche       33 maglie di lana con maniche - 15 camicie di cotone - 2 camicie felpate - 14 camicie di lana - 5 paia di mutande di cotone - 5 paia di mutande a maglia - 4 paia di mutande di flanella - 7 paia di mutande di lana - 7 paia di calze bianche di cotone - 31 paia di calze colorate di cotone - 8 paia di calzettoni di cotone - 7 paia di calze bianche di lana - 37 paia di calze colorate di lana - 8 paia di calzettoni di lana - 78 panciere normali di lana - 12 panciere grandi di lana.
E come cifra in danaro si raggiunsero ben 55677 lire cosi suddivise: Dai signorie dagli stabilimenti L. 4850 - Dagli esercenti L. 9215 - Da una Cooperativa L. 100 - Dall'umile massa del, popolo L. 4151. La Parrocchia nostra può andare santamente orgogliosa di quello che ha fatto in questa delicata circostanza per i fratelli nostri che soffrono e che hanno diritto ad ogni sforzo da parte di chi può.

25 Dicembre 1944

Certo che il Natale 1944 resterà sempre impresso nel cuore del Parroco don Antonio Tagliabue, come una bella giornata. Non perché questo Natale ci abbia apportato la sospirata pace, no. Che anzi è e fu il più triste Natale di questi sei anni di guerra.

Non perché le famiglie abbiano avuto raddolcito l'animo dalla presenza di tutti i loro cari o da una garanzia circa la condizione di benessere dei loro figli lontani, no. Che anzi la mancanza quasi assoluta di loro notizie ha strappato tante e tante lacrime quali non se ne videro negli anni precedenti. Fu invece una bella giornata nel senso che la carità si manifesto più intima, più fraterna, più comprensiva degli anni antecedenti. Con l'aiuto infatti delle anime buone del paese e con quello che la Divina Provvidenza permise al Parroco don Antonio Tagliabue di poter personalmente disporre, si poterono beneficiare i poveri tutti che manifestarono i loro bisogni, cercando che nessuna persona dovesse,in tale circostanza, rimaner priva almeno del necessario. Furono cosi 39 le famiglie aiutate, elargendo loro ben 10.300 lire in danaro, più un certo quantitativo di carne e riso. Povere creature! Con quanta gioia ringraziavano! E quanta. quanta gioia e soddisfazione per il Parroco nel vedere felici i figli suoi più cari.

10 Marzo 1945

Anche Lonate ha avuto la sua vittima della guerra ed ecco che oggi una fossa si è aperta ad accogliervi le spoglie di una giovane sposa e madre di 39 anni.

La sera del 9 marzo, verso le ore otto e mezza, un improvviso scoppio di mitragliamento scuoteva il paese e la prima vittima, tra le pareti di casa sua ed alla presenza dei suoi cari, vedeva stroncata la propria esistenza. Testa Ines in Testa, nel fiore della vita e delle speranze, cadeva straziata dal piombo fratricida e lasciava senza mamma cinque tenere creature ancora incapaci di misurare tutta la portata della loro disgrazia.

1 Aprile 1945

Già fin dal 17 luglio 1944, il Parroco don Antonio Tagliabue aveva preso accordi col capo della insurrezione per la costituzione del Comitato di Liberazione.

Dopo la parentesi 28 luglio - 4 agosto 1944, tempo in cui il Parroco per stornare e togliere sospetti al movimento si era allontanato da Lonate e si era portato a Brunate, gli abboccamenti si erano andati intensificando e veniva delineata la struttura del locale Comitato di Liberazione.

Pertanto in seguito ad accordi presi con il Comitato Centrale di Liberazione venivano scelti definitivamente i componenti del Comitato di Liberazione.

Il Parroco don Antonio Tagliabue per la corrente cristiana sceglieva le seguenti persone:

Gelosa Mario di Via Vitt. Veneto, 20 - Bollazzi Carlo di via Roma, 4 - Tiranzoni Osvaldo di via Matteotti, 2 - Simontacchi Gian Franco di via Roma, 18 - Grassini Carlo di via Matteotti, 20 - Riva Roberto di via Roma, 18 - Brusatori Ambrogio e Azzimonti Carlo, entrambi di S. Antonino.

Per la corrente socialista venivano scelti i signori:

Rosa Carlo - Cairati Luigi - Simontacchi Carlo - Regalia Domenico - Soldavini Angelo - Rostoni Mario - Caruggi Giuseppe.

Per la corrente comunista: Ferrario Celestino.

Il Parroco tiene strette tutte le file del movimento clandestino e si intensificano i preparativi per trovarsi pronti al momento opportuno.

19 Aprile 1945

Durante la notte tra il 19 e il 20 corrente mese, si fanno tappezzare le mura del paese di scritte inneggianti ed incitanti alla lotta della Liberazione.

21 Aprile 1945

Il Maggiore Visconti, comandante in capo dei 600 repubblichini di stanza a Lonate Pozzolo, vuole indurre il Parroco don Antonio Tagliabue a presentarsi al comando e consegnarsi nelle sue mani. Ma il Parroco che già in antecedenza aveva avuto sentore del volere del comando repubblichino di rinchiudere nelle scuole, ove essi si trovavano quartierati, 42 ostaggi, si rifiuta decisamente di presentarsi.

23 Aprile 1945

Tutto il comando ed il presidio repubblichino si trasferisce a Gallarate, per concentrare le proprie forze già intuendo e prevedendo che il Movimento insurrezionale potesse sorprenderli.

25 Aprile 1945

Già fin dalle prime ore il Movimento insurrezionale ha inizio. Vengono fatti occupare i punti più importanti e strategici del paese.

26 Aprile 1945

I Volontari della Libertà occupano militarmente e presidiano il Palazzo Comunale.

28 Aprile 1945

Su richiesta di Moscatelli, che si presenta al Parroco, il Parroco Don Antonio Tagliabue alle ore 5.30 del mattino inizia trattative per la resa dei 2.000 tedeschi che si trovano asserragliati nei locale Campo di Aviazione.

Solo verso le 15.30 ed in seguito al suicidio con un colpo dl rivoltella, del comandante delle forze tedesche che vedeva impossibile opporre un rifiuto alla richiesta della resa, questa viene definitivamente accettata. I tedeschi vengono disarmati e concentrati nei locale campo sportivo, sorvegliati dai Volontari della Libertà.

6 Maggio 1945

Mattino, ore 10.30, Messa distinta, con parole di circostanza del M. Rev. Sig. Parroco Don Antonio Tagliabue, e con solenne « Te Deum » di ringraziamento per la avvenuta liberazione, presenti tutte le autorita civili. Pomeriggio, ore 15, dopo i Vesperi e la Benedizione Eucaristica, presa ufficiale del Comune da parte delle nuove Autorità.

8 luglio 1945

In questa giornata, Lonate si stringe commossa e compatta attorno al M. Rev. Don Antonio Martignoni che vi celebra il suo cinquantesimo di sacerdozio. Data memoranda per il festeggiato e per la Parrocchia, poiché i cinquant'anni di Ordinazione coincidono coi cinquant'anni di suo ministero in Lonate stessa. Come poteva il paese lasciar trascorrere tale data senza una esplosione di riconoscenza e di amore?

[Nota: l'8 Giugno 1895 don Martignoni riceveva la consacrazione sacerdotale; il 13 Giugno cantava la prima Messa, in Fagnano Olona, suo paese natale; il 17 Giugno entrava in Lonate come coadiutore per non allontanarsene più: infatti alla morte del Parroco don Antonio Pifferi il beato cardinale Andrea Carlo Ferrari chiamò don Martignoni a succedergli, e l'ingresso solenne in paese come Parroco avvenne il 15 Ottobre 1907. Ciò spiega la coincidenza delle due ricorrenze]

23 Agosto 1945

A suo tempo venne lanciata dal M. Rev. nostro Sig. Parroco, Don Antonio Tagliabue, la proposta di raccogliere denaro in paese per venire in aiuto ai nostri figliuoli (prigionieri o internati che fossero) tornati a casa ammalati o estremamente bisognosi. Tale appello non poteva lasciare indifferente i concittadini, che fecero veramente a gara per realizzare tale proposta.

 

Don Antonio Tagliabue era molto legato a Giovanni Battista Montini già quando questi era ancora cardinale, ben prima che diventasse Papa con il nome di Paolo VI. Lo dimostra la volontà di don Antonio di regalargli una magnifica tovaglia di artigianato lombardo, completa di tovaglioli. La consegna del dono rimase però in sospeso per la malattia e poi per la morte del parroco. Come mostra la foto qui sopra riportata, questa sua volontà si realizzò nel dicembre del 1968, nella persona del nuovo parroco don Eraldo Colombini, nell'occasione accompagnato dal sindaco prof. Carlo Soldavini, dal segretario comunale Giuseppe Nerviani e dal medico condotto dr. Marco Tacchi. Dandone notizia, "La Nona Campana" scrisse che al momento della consegna Paolo VI, riferendosi a don Antonio, disse di lui: « Quel santo arciprete! Dal polso di ferro, ma dal cuore grande! »

 

Milano, 16 marzo 1985

Un grande tabellone bianco con scritte rosse e verdi, montato su un traliccio di tubi che ai lati davano l'impressione di un insieme di croci; nella sala dei Congressi di Corso Venezia a Milano, in occasione del 40° anniversario della Resistenza, la diocesi ambrosiana ha ricordato i sacerdoti, i religiosi e le suore per l'opera svolta nella lotta di Liberazione in favore dei perseguitati. Aperta la cerimonia da monsignor Giuseppe Mariani, presidente della Commissione Diocesana incaricata di raccogliere testimonianze sull'opera del clero Ambrosiano sulla Resistenza, venne data la parola al senatore Paolo Emilio Taviani.

Il senatore, in qualità di storico, dipingeva con pennellate essenziali il quadro della Resistenza, puntualizzandone i motivi e le cause, costellando il suo discorso con episodi salienti. Il Sen. Taviani tra l'altro ha sostenuto che « se le parrocchie fossero state neutrali, la guerriglia nelle campagne non avrebbe avuto alcun successo e, quel che e peggio, i partigiani non avrebbero goduto della minima possibilità di conforto o di assistenza ».

Venne data, poi, la parola al ministro degli Interni e futuro presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che ha parlato di « preti ribelli per amore » sottolineando come il prete, mediatore tra Dio e L'uomo, è il compendio di valori come dignità e liberta, valori che quando l'uomo trascura rifiuta di essere uomo.

« I preti hanno insegnato all'uomo quali sono i suoi diritti - soggiungeva il ministro Scalfaro - ed a « ribellarsi » contro chi non li rispetta. Una ribellione non violenta perché la violenza e una degenerazione della ribellione. La libertà invece è dono supremo di Dio e quindi il prete che è per l'uomo è necessariamente per la libertà ». Scalfaro ha affermato di non aver « mai conosciuto prete che non abbia vissuto la sofferenza in prima persona, o che abbia chiesto di che colore o segno politico fosse il sofferente da aiutare. Ho, anzi, incontrato sacerdoti che nei giorni più bui della guerra mi dissero di considerare la mia libertà seconda alla libertà di tutti ».

La cerimonia continuava con la consegna da parte dell'Arcivescovo di Milano, Cardinale Carlo Maria Martini, di 46 medaglie d'oro a sacerdoti viventi, e alla memoria di 67 sacerdoti defunti, tra cui il nostro don Antonio Tagliabue, più a due Istituti (seminario di Venegono e Sacra Famiglia di Cesano Boscone).

Dopo la consegna delle medaglie e delle pergamene il card. Martini chiudeva la cerimonia ricordando che « molti episodi dei quali e doveroso fare memoria, sono sepolti per sempre nei segreti confessionali ».

Questo sforzo di Resistenza e questa ribellione per amore - continuava il card. Martini - non ci devono abbandonare mai, sono la tensione di tutti i tempi e se qui l'abbiamo commemorata è perché rimanga la tensione di oggi.

Dei preti premiati l'arcivescovo diceva che la Diocesi non può che essere fiera « perché sono stati semplicemente preti, cioè si sono sacrificati ed hanno rischiato per il loro prossimo, per l'uomo sofferente, per farsi prossimo a chi era perseguitato ».

La targa della via intitolata a don Antonio Tagliabue

 

Già che ci siete, se lo credete, potete dare un'occhiata alla storia recente di Lonate; altrimenti, cliccate qui e tornate indietro.


Torna su - Vai alla mia Home Page