PADRE LUIGI ROSA

(da "La Nona Campana", novembre 1990)


Nato a Lonate Pozzolo il 5 novembre 1920, padre Luigi Rosa compì gli studi liceali nel Seminario diocesano milanese. Nel 1937 entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù a Lonigo (Vicenza); per il magistero chiese ed ottenne di essere mandato in missione in Albania, dove visse le ore tragiche della persecuzione scatenata contro gli italiani dalle forze comuniste.

Rientrato in Italia, venne ordinato sacerdote il 9 luglio 1949. Studiò legge prima all'Università statale di Milano, poi in quella di Roma, dove si laureò con una tesi in diritto costituzionale. A Milano svolse tutta la sua attività di sacerdote e di studioso dei problemi giuridici costituzionali presso la Comunità dei Gesuiti di San Fedele, e in particolare presso il Centro Studi Sociali fino al 1977. Intuì alcune esigenze soprattutto in ordine all'approfondimento dell'insegnamento sociale della Chiesa e cercò di realizzarle con la fondazione della Scuola di preparazione sociale di Reggio Emilia negli anni '60; poi si fece tenace promotore della fondazione della libera Università di Trento per le Scienze sociali.

Fu attivo come giudice istruttore presso il Tribunale ecclesiastico regionale lombardo di Milano e segui come assistente diocesano l'Associazione dei giuristi cattolici. Sarebbe troppo lungo citare anche solo i più importanti e significativi studi, pubblicati sulla rivista «Aggiornamenti sociali », ed illustrare il ruolo da lui svolto per la pubblicazione della serie «Cristiani e società italiana ». Possedeva una fondamentale e chiara delicatezza e sensibilità d'animo e una candida fede. Morì improvvisamente il 16 settembre 1980.

Padre Luigi Rosa S.J. (1920-1980)

In questo articolo, un po' datato ma sempre attuale, un altro grande religioso nostro compaesano, monsignor Mario Spezzibottiani, Moderator Curiae della Diocesi di Milano, purtroppo scomparso anch'egli prematuramente il 26 giugno 2006, ricorda padre Luigi Rosa a dieci anni dalla sua morte. Pubblicarlo mi è sembrato un doveroso omaggio ad entrambi.

Lunedì 3 settembre 1990, con una celebrazione funebre al cimitero presso la sua tomba, la nostra comunità parrocchiale ha ricordato padre Luigi Rosa, scomparso dieci anni prima, il 16 settembre 1980. Era giusto e doveroso per la nostra parrocchia nella quale egli era nato, era stato battezzato, aveva maturato la sua vocazione, aveva celebrato la sua prima Messa.

La figura di padre Rosa, però, non appartiene solo a Lonate; è ricordo prezioso anche di altri: dalla Compagnia di Gesù - i Gesuiti -, al mondo della cultura soprattutto giuridica, ad una serie di realtà e di istituzioni che egli ha progettato e ha contribuito a fondare, a diversi uomini politici, a quanti hanno beneficiato delta sua amicizia e della sua saggia guida spirituale. Si colloca in questo quadro L'interessante incontro-dibattito su "Potere e democrazia" tenutosi la sera del 24 settembre 1990 a Milano, presso il Centro Culturale San Fedele nel decennale della sua scomparsa, promosso dall'Unione Giuristi Cattolici di Milano. Alla presenza di un pubblico abbastanza numeroso e di diverse autorità, con riflessioni su un tema - "Potere e democrazia", appunto - che aveva appassionato lo stesso padre Rosa soprattutto negli ultimi dieci anni e negli ultimissimi mesi della sua esistenza, ma ancora più diffusamente con ricordi e testimonianze spesso inedite e sempre personalissime, sono intervenuti tra gli altri mons. Sandro Maggiolini (vescovo di Como), padre Mario Reguzzoni s.j. (gesuita, di «Aggiornamenti Sociali») e l'avv. Piero Pajardi (presidente della Corte d'Appello di Milano), mentre il sen. Amintore Fanfani, che aveva goduto di una lunga amicizia e di una costante frequentazione con padre Rosa, solo all'ultimo momento ha dovuto rinunciare alla sua presenza, inviando un telegramma di partecipazione.

Al di là della cronaca di quelle due ore, in chi scrive sono rimasti impressi diversi ricordi e molte emozioni, che hanno contribuito a far stimare ancora di più la figura e la persona di padre Rosa. L'avevo conosciuto da seminarista teologo innanzitutto attraverso la lettura di qualche suo articolo, l'avevo incontrato personalmente in qualche occasione nella nostra parrocchia, avevo goduto della sua vicinanza il giorno della mia prima messa, avevo avuto con lui qualche veloce scambio e confronto su un tema anche a lui caro, quello del partito di ispirazione cristiana nel pensiero di Luigi Sturzo, l'avevo ascoltato in uno o due incontri e conferenze. Ne avevo conservato il ricordo di una intelligenza acuta, di un appassionato amante della verità, di un delicato, discreto, talvolta schivo e dimesso, compagno di viaggio, di un testimone umile ma convinto del Vangelo.

L'incontro del 24 settembre al San Fedele ha confermato tutte queste mie impressioni e ha ampliato ancora di più la mia stima; oserei dire che mi ha permesso di vedere ingigantita la sua figura, la sua personalità, la sua statura di uomo, di religioso, di studioso.

Padre Rosa mi è apparso come l'uomo schivo e discreto, capace di grandi e profonde amicizie (in quei casi - come qualcuno ha ricordato - abbandonava anche il tutto gesuitico uso del "lei" per affidarsi alla più diretta e immediata espressione del "tu") e di squisite delicatezze nel trattare le persone, soprattutto se si trovavano in momenti difficili e problematici: una delicatezza che manifestava una umanità profonda e una misericordia sincera, senza con questo tradire la verità, i principi, il vero diritto (mons. Maggiolini, al riguardo, ha ricordato la sua preziosa opera presso il Tribunale Ecclesiastico di Milano, trattando difficili cause matrimoniali).

Mi si è presentato come il religioso che ha fatto della sua vocazione e della sua consacrazione il motivo ispiratore di tutta la sua esistenza. In questa luce vanno letti il suo amore appassionato a Gesù, la sua instancabile opera e azione culturali e sociali « per la maggior gloria di Dio » (come dice il motto dei gesuiti), la sua granitica ricerca della verità e di ogni verità come manifestazione e partecipazione della Verità che è Dio, la sua fedele e totale obbedienza alla Chiesa (anche in quei momenti in cui, agli inizi degli anni cinquanta e negli ultimissimi anni delta sua esistenza, dovette subire qualche incomprensione da pane dei Superiori), senza recriminazioni e senza vittimismi, anche se con autentica e profonda sofferenza personale che, come qualcuno ha ricordato, ha forse segnato la sua stessa salute. Sempre in questa ottica non va dimenticato come padre Rosa, proprio per il suo profondo e genuino spirito religioso, fosse ricercata, paziente e saggia guida spirituale: padre Reguzzoni, in proposito, ha svelato come padre Rosa fosse il direttore spirituale del prof. Giuseppe Lazzati.

Padre Rosa, infine, mi si è confermato come il grande studioso e giurista. Non è mancato in quella serata il ricordo della sua opera di studioso, dei suoi scritti, delle sue collaborazioni, delle linee portanti del suo pensiero riguardanti, tra l'altro, il primato della persona e delle sue comunità storiche e naturali, la difesa strenua e la promozione assidua delle sue libertà, l'impegno per la costruzione di un assetto istituzionale a servizio delle persona, dei suoi diritti, della sua vita, il senso fortissimo del bene comune, il senso del trascendente, una equilibrata e profondissima diagnosi del potere e della sua etica. In particolare, però, sono stati messi in luce: la sua acutissima capacità di analisi, non disgiunta da una preciso riferimento ad un orizzonte sintetico capace di ispirare ogni riflessione; il suo quasi scrupoloso rigore intellettuale e scientifico, che lo portava ad abbondare nelle argomentazioni, a ricercare le espressioni, gli aggettivi, gli avverbi, le formulazioni migliori, a non temere di allungare i tempi e i percorsi pur di esprimere e comunicare meglio quella verità che aveva raggiunto (diversi relatori hanno ricordato le sue minuziose osservazioni, le sue critiche puntuali, le sue analitiche proposte di cambiamento, le sue lunghe discussioni e telefonate per limare l'una o L'altra espressione di un articolo o di uno scritto); la sua convinzione che le idee dovessero esprimersi anche nelle opere e dovessero trovare luoghi per manifestarsi e prodursi a tutti, così da costruire davvero, e senza scorciatoie, una autentica « cultura cattolica » e da orientare l'azione delle persone soprattutto nel campo sociale (di qui la sua azione diretta sia per la fondazione di una facoltà di sociologia a Trento, che avrebbe dovuto rimanere caratterizzata dall'ispirazione cristiana, sia per la costituzione di una scuola superiore di scienze sociali in Emilia). Tutto questo ha fatto di padre Rosa lo studioso perfetto, il filosofo completo, uno dei più sicuri filosofi cristiani del diritto del nostro tempo a livello internazionale, un maestro per molti uomini di pensiero, un consigliere saggio e ricercato da tanti.

Dopo l'incontro del 24 settembre mi sembrano ancora più vere le parole di Gianfranco Garancini scritte nel 1982 come Prefazione al volume di scritti scelti di padre Rosa, dal titolo La società dell'uomo:

« La Sua opera di conferenziere, di giudice, di scrittore è forse sopravanzata da quella di consigliere: uomo di luoghi colloqui, tessitore paziente di ampi e regolarissimi orditi di pensiero entro i quali costruire la trama delle soluzioni a problemi personali e sociali, filosofici, politici, scientifici, per consentire all'interlocutore - rispettata fino in fondo la sua libertà - una decisione senza residui; amico capace di assiduo ascolto e infaticata attenzione; scrupoloso ricercatore della verità e delle sue dimensioni umanamente percorribili; lettore e correttore di allenata concentrazione e di ferrea, sincera, talvolta disarmante, talvolta feroce precisione nella ricerca della forma migliore, dell'espressione più comprensibile, della articolazione di pensiero più chiara e coerente. »

Dopo quello stesso incontro del 24 settembre - oltre alla riconoscenza per chi mi ha permesso di conoscere di più e di apprezzare meglio un uomo, un fratello nella fede, un compaesano come padre Rosa - mi rimane un desiderio: che Lonate sappia riscoprire e ricordare degnamente questo suo figlio illustre. E che questo lo sappiano fare già da ora, insieme con tutta la comunità civile, innanzitutto i membri di quella comunità cristiana che lo ha generato alla fede. Perché non capiti che egli non sia riconosciuto proprio da « quelli di casa sua », cioè del suo paese e della sua parrocchia.

Mons. Mario Spezzibottiani

La targa della via di Lonate intitolata a Padre Luigi Rosa


NESSUNO È PROFETA NELLA SUA PATRIA

(da "La Nona Campana", marzo 1983)

Sono davvero strane le vicende umane! In esse si verifica puntualmente il detto evangelico: nessuno è profeta in patria. Ciascuno, tra i suoi, rischia di essere banalizzato e di non essere riconosciuto e apprezzato per le sue doti e le sue ricchezze personali: forse perché si crede di conoscerlo troppo e non si è capaci di meravigliarsi di fronte all'apparire della sua personalità. Ed è sovente la morte che, a distanza, sa gettare una luce adeguata su tutta una vicenda umana: e solo dopo, forse, ci si accorge di chi e di che cosa si è perso.

Accede anche a volte di leggere su una certa persona espressioni come le seguenti:

« ...Ha realizzato la figura dello studioso perfetto, del filosofo completo, il quale non si limitava a pensare, ad elaborare idee ed a fornirle al prossimo come il pane evangelico; ma, sfruttando al massimo la sua umanità e la sua carica vitale, ha saputo raggiungere la completezza e la perfezione di vivere il suo pensiero, di agire, soprattutto come uomo di consiglio, traducendo in opere il suo pensiero. Egli ha partecipato con tutto il suo animo alle vicende delle persone del suo tempo che ha avvicinato, arrivando a soffrire insieme alla persona cui offriva il suo sempre illuminato consiglio o il suo pensiero. Uomo di lunghi colloqui, tessitore paziente di ampi e regolarissimi orditi di pensiero entro i quali costruire la trama delle soluzioni a problemi personali e sociali, filosofici, politici, scientifici, per consentire all'interlocutore - rispettata fino in fondo la sua libertà - una decisione senza residui; amico capace di assiduo ascolto e infaticata attenzione; scrupoloso ricercatore della verità e delle sue dimensioni umanamente percorribili; lettore e correttore di allenata concentrazione e di ferrea, sincere, talvolta disarmante, talvolta feroce precisione nella ricerca della forma migliore, dell'espressione più comprensibile, della articolazione di pensiero più chiara e coerente. »

Chi scrive ha avuto l'opportunità di consultare e studiare questo libro e ne è rimasto sinceramente colpito per la serietà e per come, in alcuni punti, non sia ancora stato superato nonostante alcuni testi fossero stati scritti decenni fa. Emergono i temi del potere come autorità e servizio; del bene comune come concetto fondamentale e rigoroso per una convivenza veramente umana e civile; del principio di sussidiarietà per regolare in modo corretto i rapporti tra la persona, la società, lo stato e la società internazionale; della libertà di stampa; delle autonomie locali; della scuola.

Il rischio è quello di credere che tali espressioni siano un debito pagato alla retorica o ad una sconveniente quanta riprovevole adulazione. Oppure di pensare che siano riferite a chissà quale personaggio famoso e lontano o a chissà quale eroe o santo.

Sono invece espressioni sincere e convinte di un illuminato magistrato e di un serio docente universitario che riguardano uno di noi. Un uomo nato e cresciuto nel nostro paese e che ha ancora un fratello e parenti tra di noi. Un religioso e un prete che ha visto nascere e sviluppare la sua vocazione nella nostra comunità cristiana e nei nostri oratori con amici, coetanei e giovani più grandi di lui ma da lui sempre ricordati con stima, riconoscenza e commozione. Un nostro fratello e concittadino scomparso troppo presto dalla nostra conversazione: padre Luigi Rosa, gesuita.

L'occasione per ricordarlo mi viene dalla lettura di alcuni tra i suoi scritti più significativi, raccolti ne « La società dell'uomo. Scritti scelti », a cura di G. Garancini, Ed. Giuffré, Milano 1982, pp. VII-231. Un volume prezioso per la grande ricchezza di contenuto, per la limpida chiarezza dell'esposizione, per la rigorosa analisi e presentazione delle argomentazioni, oltre che per la fresca attualità delle tematiche di stato e dei rapporti tra di esse; della democrazia e dei partiti politici. E alla base di tutto un'idea molto precisa di persona umana, che non può mai essere ridotta a numero ma che deve sempre essere rispettata nella sua dignità e originalità fondamentale, e quindi nei suoi diritti essenziali.

Se mi è permesso un auspicio, è che questi temi trovino un riscontro reale nella prassi quotidiana dei rapporti anche sociali e politici. E ancora più radicalmente l'auspicio è che questi testi vengano conosciuti, letti e, oseremo dire, studiati dai nostri amministratori e da tutti coloro che, a vari livelli, sono impegnati nella conduzione della « cosa pubblica », soprattutto se si fregiano dell'appellativo di « cristiani » e vogliono - come devono - rimanere fedeli a questa loro ispirazione.

Potrà certo essere un modo degno per ricordare il carissimo padre Rosa, riconoscendo in lui uno dei maggiori filosofi cristiani del diritto del nostro tempo a livello internazionale. Ma sarà soprattutto un ricordo fecondo perché ciascuno saprà prendere le sue responsabilità in quel cammino che ancora ci rimane da fare. E allora anche per noi un giorno il Signore non potrà che esclamare, come crediamo abbia fatto di fronte a padre Luigi accogliendolo di ritorno alla Sua casa: ecco un uomo secondo il mio cuore!

 

Se volete maggiori informazioni, rivolgetevi alla Pro Loco di Lonate Pozzolo, indirizzo via Cavour 21, telefono 0331/301155.

 

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