FantaPrima Guerra Mondiale!


Ecco a voi un'idea dell'amico Filobeche, sviluppata da William Riker a partire da questa sua considerazione. Il generale Pollio, capo di stato maggiore del Regio Esercito prima di Cadorna, credeva fortemente nella Triplice Alleanza e, se non fosse morto, l'Italia sarebbe forse entrata in guerra con le potenze centrali certamente alterando il corso della storia del Bel Paese (se non del mondo, garantendo alla Germania i tre corpi sul Reno che le avrebbero permesso di vincere la guerra)

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Dunque, fin dal luglio 1914, al momento della reazione a valanga di dichiarazioni di guerra che a partire da Sarajevo travolse l'Europa intera, il generale Pollio, che in questa linea temporale non è morto. convince il governo Salandra a restare fedele alla Triplice, e così l'Italia scende in guerra immediatamente accanto agli Imperi Centrali, dichiarando guerra solo a Francia e Inghilterra. Subito l'esercito italiano attacca la Francia da Sud, anche se non riesce ad occupare che Nizza, ma soprattutto invia tre divisioni sul Reno in sostegno dell'Impero Tedesco. La guerra lampo (Blitzkrieg) contro la Francia fallisce lo stesso perchè il piano Schlieffen-Moltke non prevedeva l'ingresso in guerra della Gran Bretagna accanto alla Francia. Però i tedeschi sono fermati sulla Marna prima di riuscire ad occupare Parigi e la guerra diventa di posizione, mentre il governo francese fugge a Nantes.

Subito l'Inghilterra reagisce duramente e le sue navi da guerra bombardano i porti di Genova e di Napoli. Un commando di sommozzatori armati di MAS (MotoAutoSiluranti, anche se questa sigla fu letta come « Memento Audere Semper ») al comando di Gabriele d'Annunzio riesce però ad entrare nel porto di La Valletta, nell'isola di Malta, e a distruggere tre corazzate inglesi minandone la chiglia. L'impatto emotivo presso il popolo è molto forte, anche se cattolici e socialisti continuano ad essere contrari alla guerra (sono per questo accusati di "disfattismo"). Intanto francesi e inglesi, provenendo i primi dall'Algeria e i secondi dall'Egitto, occupano la Libia italiana con l'appoggio dei bey locali, mentre Eritrea e Somalia resistono fino all'estate 1916 prima di essere a loro volta occupate dagli inglesi. In modo analogo tutte le colonie tedesche sono occupate dagli Alleati, e la guerra si concentra nella sola Europa.

In questo continente, nel triennio 1914-1916, la guerra si svolge, al comando di Cadorna, attraverso continui assalti dalle trincee, che causano migliaia di morti per far avanzare o retrocedere il fronte solo di pochi metri. La guerra di posizione si disimpantana solo sul fronteorientale dove, anche grazie alle divisioni "Julia" e "Carnia" inviate dall'esercito italiano, il generale Hindenburg riesce ad infliggere ai Russi due pesantissime sconfitte, a Tannemberg ed ai laghi Masuri.

Nel settembre 1916 gli anglofrancesi sbarcano in Sardegna e, poco dopo, in Sicilia, decisi a conquistare le isole maggiori per costringere l'Italia alla pace separata. Ovviamente il popolo italiano è tutt'altro che felice di essere mandato a morire non solo sul Carso ma addirittura sul Reno per una causa altrui, e dunque, come sempre è accaduto fin da quando a scendere in Italia fu Teodorico, i siciliani e i sardi spalancano le porte agli invasori, considerandoli invece dei liberatori. Anzi, nel Sud d'Italia torna ad infuriare il "brigantaggio", cioè una vera e propria resistenza partigiana alimentata dai nobili e dai borghesi nostalgici dei Borbone ed avversi al Nord d'Italia, che essi accusano di aver attirato tutti gli investimenti a discapito del mezzogiorno: vistisi abbandonati dagli Absburgo, schieratisi con gli odiati Savoia nella Triplice Alleanza, essi accettano l'invito di Sua Maestà Britannica a prendere le armi contro l'esercito regolare italiano, aprendo un "fronte interno"; in cambio, gli inglesi offrono la corona di Sicilia a Ferdinando III, nipote di Francesco II alias Franceschiello, ultimo re di Napoli, con la promessa di ricostruire a guerra finita il Regno delle Due Sicilie sotto tutela britannica. Fallisce invece il tentativo inglese di sbarcare in Calabria per dare manforte ai cosiddetti "briganti", perché Carlo I d'Asburgo, succeduto a Francesco Giuseppe, invia due brigate austriache nel sud per difendere la penisola dall'invasione alleata e per combattere i partigiani borbonici che pure tanto l'Austria aveva appoggiato dopo l'Unità d'Italia. La Sardegna viene invece annessa dall'Inghilterra, che ha sempre avuto il pallino di conquistare tutte le isole del mondo.

Re Giorgio V offre anche a Papa Benedetto XV di ricostruirgli lo stato pontificio limitatamente al Lazio se inciterà l'esercito italiano a disertare o addirittura a passare dalla parte della Triplice Intesa. Giacomo dalla Chiesa tuttavia rifiuta ed anzi, nel messaggio di Natale 1916, accusa tutte le potenze europee di calpestare il diritto dei popoli e le esorta a porre fine all'"inutile strage", restituendo ai legittimi proprietari i territori occupati. Ma ormai sia gli Alleati che gli Imperi Centrali sono sicuri di vincere e respingono l'appello.

Il 1917 è un anno di importanti svolte grazie alla chiusura del fronte russo con la pace di Brest-Litovsk, dopo lo scoppio della rivoluzione bolscevica e l'abdicazione dello zar Nicola II Romanov, che (al contrario della nostra linea temporale) riesce a mettersi in salvo con la famiglia in Svezia attraverso la Finlandia e le isole Åland. La Russia è costretta a cedere la Bessarabia e l'Ucraina all'Austria e la Polonia , la Livonia , la Curlandia e la Finlandia alla Germania; su consiglio italiano, subito in questi territori viene avviata la costruzione di nuovi stati indipendenti: i regni di Polonia e Finlandia, l'impero di Lituania e le repubbliche di Estonia e Lettonia, onde farsi amiche quelle popolazioni e pararsi le spalle nel caso in cui la neonata Unione Sovietica, alleatasi di nuovo con Francia ed Inghilterra, tenti di recuperare le provincie perdute.

A questo punto rimane un solo fronte ed il piano Schlieffen si è incredibilmente rovesciato. Nel congresso di Innsbruck, dove si decide anche la spartizione dell'Europa in caso di vittoria delle potenze centrali, viene decisa la "Strafexpedition" ("spedizione punitiva") diretta sulla Francia per obbligarla a chiamarsi fuori dal conflitto. Ad essa partecipano anche eserciti dei neonati stati orientali. Avendo l'Italia come alleata, nonostante il cosiddetto "brigantaggio" tenga ancora impegnati molti reparti dell'esercito nel meridione, e nonostante i primi carri armati schierati dagli inglesi, il rullo compressore tedesco riesce ad aver ragione della resistenza francese, anche perché il massone Clemenceau ha commesso un autogol clamoroso esonerando dal comando dell'esercito il Maresciallo di Francia Ferdinand Foch perchè fratello di un Gesuita e lui stesso cattolico convinto (questo è verissimo ed attestato dagli storici; leggasi per es. Vittorio Messori, "Pensare la storia"). L'esercito francese, privo di una così grande guida, finisce in rotta e i prussiani prendono Parigi, Lione e Nantes, costringendo il governo francese a firmare l'armistizio. E' il 15 ottobre 1917. L 'Italia sabauda non ha più il fronte sulle Alpi occidentali e può riversare molte forze sul fronte meridionale, dove i partigiani dei Borbone sono definitivamente debellati. Anzi, Gabriele d'Annunzio sbarca a Messina e riesce a riprendere la città che gli apre trionfalmente le porte, delusa del fatto che Ferdinando III non ha affatto distribuito le terre ai contadini, come molti speravano.

Quanto al resto dei paesi belligeranti, la Turchia viene sconfitta dagli attacchi inglesi e dagli Arabi, guidati dal mitico Lawrence d'Arabia, e si chiama fuori dal conflitto; mentre l'Austria-Ungheria ha tutto il tempo per conquistare Serbia, Montenegro e Romania e per sconfiggere la Grecia con l'aiuto della Bulgaria, che le protegge le spalle contro eventuali attacchi da oriente.

I tedeschi intanto permettono la proclamazione della Quarta Repubblica Francese con capitale Parigi purché non prenda più parte alla guerra, mantengono forze di occupazione nei punti strategici del paese ed annettono all'Impero il Giura, la Franca Contea e parte dello Champagne e delle Ardenne. A questo punto l'Inghilterra è rimasta sola perché il Giappone, dopo aver conquistato la Manciuria e le isole tedesche del Pacifico, si è ritirato a sua volta dalla guerra, ritenendosi soddisfatto, ed il Portogallo ha chiesto una pace separata per poter salvare il proprio impero coloniale. Agli inglesi non resta altro da fare che chiedere l'aiuto degli Stati Uniti, ma in questo ergocronotopo i sottomarini tedeschi sono stati attenti a non affondare il Lusitania, una nave con a bordo moltissimi civili americani, e Woodrow Wilson, fattosi rieleggere presidente degli USA nel 1916 con la promessa di non trascinare il paese nella Guerra Mondiale, non riesce a far passare al Congresso la linea dell'intervento: la fronda interna al suo stesso partito è su posizioni isolazionistiche, ed il popolo americano manifesta a gran voce per restare fuori dalle beghe interne europee, tanto più che gli stati del Sud sono dichiaratamente filotedeschi. Wilson è perciò costretto a malincuore a lasciare l'Inghilterra al suo destino, interrompendo anche i rifornimenti all'isola dopo che i grandi industriali americani si sono accordati con i tedeschi per la ricostruzione delle zone di guerra.

L'Europa nel 1919  

Legenda:

 

Stati dipendenti dalla Germania: 1 - Regno di Danimarca e Islanda; 2 - Regno del Belgio; 3 - Regno d'Olanda; 4 - Regno di Norvegia; 5 - Regno di Svezia; 6 - Regno di Finlandia; 7 - Repubblica di Estonia; 8 - Repubblica di Lettonia; 9 - Impero di Lituania; 10 - Regno di Polonia.

Acquisizioni italiane: 11 - Savoia; 12 - Corsica; 13 - Algeria; 14 - Tunisia; 15 - Principato d'Albania; 16 - Isole Jonie; 17 - Malta; 18 - Cipro.

Impero Federale degli Asburgo: 19 - Austria o Cisleithania (capitale Vienna); 20 - Ungheria o Transleithania (capitale Budapest); 21 - Jugoslavia o Serbocroazia (capitale Sarajevo): 22 - Romania (capitale Bucarest)

Il 4 novembre 1918, nell'impossibilità di proseguire il conflitto da sola, l'Inghilterra chiede l'armistizio proponendo ai tedeschi e agli italiani di restituire loro tutte le colonie occupate. Gli italiani, che ovviamente rioccupano subito Sicilia e Sardegna e cacciano l'ultimo Borbone, vorrebbero ulteriori compensazioni coloniali, ma il Kaiser convince gli alleati italiani ad usare i guanti di velluto con l'Inghilterra, che dopotutto è scesa in guerra solo per difendere la neutralità del Belgio, e che in un prossimo futuro potrebbe diventare una preziosa alleata. Le condizioni di pace con gli inglesi si limitano perciò al pagamento dei danni di guerra (più tardi la Germania si accontenterà del 55 % della cifra inizialmente concordata), alla restituzione delle colonie occupate, alla cessione della Nuova Guinea ai tedeschi (in cambio delle isole micronesiane, lasciate al Giappone perché ritenute scarsamente strategiche) e del Somaliland, di Malta e di Cipro agli italiani. L'Irlanda diviene indipendente sotto protezione tedesca, fatta eccezione per alcune contee protestanti dell'Ulster; ed anche l'Egitto e l'Unione Sudafricana acquisiscono la piena indipendenza. Quest'ultima in particolare assume il nome di Repubblica Sudafricana e diviene stretta alleata dell'Impero Tedesco.

Ben più pesanti le condizioni di pace della Francia, che oltre a pagare i danni di guerra (i debiti provocano una spaventosa inflazione: viene coniata una banconota da 100 miliardi di franchi!) vede drasticamente ridimensionato il territorio nazionale: oltre alle cessioni già dette, l'Italia incamera infatti Nizza, la Savoia e la Corsica. La Quarta Repubblica Francese perde poi quasi per intero il suo impero coloniale: l'Algeria, la Tunisia e Gibuti vanno all'Italia; l'Africa Occidentale ed Equatoriale, il Gabon, il Madagascar e la Nuova Caledonia alla Germania, che così diventa insieme all'Inghilterra la vera padrona dell'Africa; il Dahomey va all'Austria, che così ha la sua prima colonia in Africa; il Marocco e l'Indocina Francese diventano indipendenti (quest'ultima divisa nei tre regni di Cambogia, Laos ed Annam, vassalli dei tedeschi). Ai Francesi restano solo i quattro dipartimenti d'oltremare di Guyana, Guadalupa, Martinica e Réunion, i possedimenti minori nelle Antille e nel Pacifico, la Polinesia francese e San Pierre e Miquélon. Anche i Belgi devono cedere ai tedeschi il Congo, oltre ad ampie porzioni del territorio nazionale ai confini con il Reich. Ed il Lussemburgo viene semplicemente annesso all'Impero del Kaiser.

L'Africa nel 1919

Dal congresso di pace, che si tiene a Berlino nella primavera 1919, esce perciò un Impero Tedesco assurto a potenza mondiale, oltre che padrone di mezza Europa per mezzo dei suoi satelliti orientali e scandinavi; un'Italia padrona del Mediterraneo; ed un nuovo assetto dell'Europa orientale. Infatti gli Arabi conquistano l'indipendenza dalla Turchia e creano un grande sultanato esteso alla penisola arabica, alla Mesopotamia ed alla Siria, guidato da Al-Saud; ma la politica assolutistica ed accentratrice di quest'ultimo porta alla disgregazione del sultanato saudita ed alla formazione dei regni di Yemen, Oman, Iraq, Siria e Transgiordania. L'Italia e la Germania occupano invece militarmente la Palestina e vi favoriscono l'immigrazione degli Ebrei che cominciano a porre le basi del futuro stato d'Israele. La Turchia si riduce alla penisola anatolica, trasferisce la capitale ad Ankara, proclama la repubblica e si occidentalizza sotto la guida di Mustafà Kemal Atatürk ("padre dei Turchi"). L'Albania viene annessa all'Italia e l'erede al trono Umberto, figlio di Vittorio Emanuele III, riceve il titolo di principe d'Albania. La Bulgaria acquisisce parte della Tracia greca e la Macedonia già occupata dai Serbi prima della guerra; la Grecia perde anche le isole Jonie a vantaggio dell'Italia, ed è un miracolo se Austria e Germania convincono Vittorio Emanuele Orlando a rinunciare all'isola di Creta. L'Unione Sovietica di Lenin riesce invece a riacquisire l'Ucraina ma non la Polonia ne' i paesi baltici. Ma la grossa novità consiste nell'evoluzione dell'Impero Asburgico, che pur avendo vinto il conflitto si trova a dover affrontare il malcontento dei molti popoli che lo abitano, decisi ad acquisire maggiore autonomia. Allora l'imperatore Carlo I decide di costituire due nuove entità all'interno del suo impero, unite a lui solo nella sua persona e per quanto riguarda politica estera e difesa: all'Austria ed all'Ungheria si uniscono la Jugoslavia , ottenute fondendo Serbia e Montenegro con la Bosnia , la Croazia tolta all'Ungheria e la Slovenia tolta all'Austria; e la Romania, che dall'Ungheria acquisisce larghe porzioni della Transilvania. L'Ungheria protesta fortemente perchè deve cedere ampie porzioni di territorio alle nuove monarchie jugoslava e rumena, e perde lo sbocco diretto al mare, però è compensata affidandole l'amministrazione diretta della colonia del Dahomey ed il comando della flotta imperiale. Si forma così un vasto impero federale costituito da quattro monarchie costituzionali, ed esteso dall'Adriatico al Mar Nero, che Carlo I regge con straordinario equilibrio.

Ma, proprio sul fronte austriaco, si aprono nuove pericolose questioni. Infatti i nazionalisti italiani guidati da Gabriele d'Annunzio pretendono che Carlo I rispetti la clausola della Triplice Alleanza secondo cui, se l'Austria si fosse ingrandita nei Balcani, l'Italia avrebbe dovuto ottenere compensazioni territoriali nella Venezia Giulia; pretende perciò la cessione almeno di Gorizia e Trieste. Al secco rifiuto austriaco d'Annunzio risponde occupando Trieste con un colpo di mano. E' il novembre 1919.

Bandiera dell'impero federale asburgico, 1919

Carlo I reagisce duramente al colpo di mano di d'Annunzio e gli intima di sgomberare immediatamente o sarà la guerra. Subito la Francia si affretta a sostenere l'Italia nella speranza di spaccare la Triplice e giungere ad una nuova guerra per cercare di recuperare il recuperabile. La Germania tuttavia fa da mediatrice tra le due potenze alpine e propone la cessione all'Italia di Gorizia per tenere fede alla clausola della Triplice cui si era appellato il governo italiano. Anche in seguito alle pressioni vaticane lo stato italiano e quello austriaco accettano, ma d'Annunzio si rifiuta di ritirarsi da Trieste, e così è lo stesso esercito italiano che, unitosi a quello asburgico, lo sloggiano di là il 25 dicembre 1920 con notevoli perdite umane: è quello che passa alla storia come il "Natale di sangue".

D'Annunzio, assai scontento per il comportamento del primo ministro italiano, l'inossidabile Giovanni Giolitti, fonda a Milano il Partito Nazionale Fascista, a sua volta derivato dai Fasci di Combattimento fondati da un certo Benito Mussolini, ex socialista votatosi alla causa dell'interventista, che è morto combattendo sul fronte renano. Il Vate sfrutta abilmente la crisi economica seguita alla Grande Guerra, e soprattutto con la sua prosopopea e il suo stile ampolloso propaganda tra i cittadini ed i reduci il mito della "vittoria mutilata", giacché l'Italia, pur essendo divenuta la padrona del Mediterraneo (anche grazie allo sgombero inglese da Malta, Cipro e dall'Egitto), non è riuscita a « completare » il Risorgimento annettendo Trento, Trieste, l'Istria e la Dalmazia, a causa dell'arroganza asburgica e dell'incapacità dei governi liberali. Egli si proclama fedele alla monarchia che, a suo dire, ha avuto il merito di unificare l'Italia, ed esalta l'Impero Tedesco e la sua forza militare che gli hanno permesso di vincere la Guerra Mondiale; sostiene perciò la necessità di mantenere sempre un esercito efficiente anche in tempo di pace, ed anzi di assegnare la maggior parte delle leve del governo civile ad esponenti militari. E' invece ostile agli Asburgo ed agli inglesi, e soprattutto ai socialisti ed ai neonati comunisti, nei quali individua la vera minaccia per il nuovo ordine conservatore scaturito dal congresso di Berlino.

Siccome in quegli anni scoppiano in Italia varie rivolte socialiste la cui parola d'ordine è « Facciamo come hanno fatto in Russia! », la nobiltà agraria ed il grande capitale industriale si affrettano a sostenere massicciamente dal punto di vista finanziario i Fascisti di d'Annunzio, le cui squadracce seminano il terrore tra i contadini, gli operai ed i sindacalisti. L'abilità demagogica e lo spregiudicato opportunismo di d'Annunzio, capo indiscusso del movimento, hanno buon gioco grazie alla disorganizzazione degli avversari politici (i Liberali ed i Popolari di don Sturzo temono anch'essi più i comunisti di Gramsci che i fascisti), alla debolezza degli ultimi governi liberali ed alla totale passività degli organi dello Stato di fronte alle violenze squadristiche; e così, resosi conto che la maggior parte della classe dirigente e dell'esercito sono ormai filofascisti, e che il suo partito ha l'appoggio incondizionato del Kaiser tedesco, egli cresce in baldanza a tal punto da decidere, il 28 ottobre 1922, di muovere tutte le sue camicie nere verso la capitale: è la cosiddetta «marcia su Roma». Il re, dopo aver rifiutato di firmare il decreto di stato d'assedio presentatogli dall'ultimo primo ministro liberale, il debole Facta, il 30 ottobre incarica proprio d'Annunzio di formare il nuovo governo. Carlo I d'Asburgo disapprova questa decisione, poiché sa che ben presto il Vate tornerà alla carica con le sue pretese territoriali che minano l'ordinamento della quadruplice corona, già fortemente messa in crisi dalle rivolte dei Serbi e dei Rumeni, che intendono riconquistare l'indipendenza ad ogni costo.

Ma l'autore di "Alcyone" non se ne dà per inteso e, in qualità di capo del governo, incomincia subito la fascistizzazione dello Stato: il 12 gennaio 1923 istituisce il Gran consiglio del fascismo, e poco dopo inquadra lo squadrismo nei ranghi dell'esercito regolare con la creazione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Subito dopo, il 18 novembre 1923, fa approvare una legge elettorale maggioritaria ("legge Acerbo") che garantisce al partito di maggioranza relativa (cioè al suo) i due terzi dei seggi della camera. Le cosiddette leggi fascistissime, del 24 dicembre 1925 e del 31 luglio 1926, assicurano poi al Vate (come tutti lo chiamano, anziché Duce) un potere personale pressoché assoluto, e il 6 novembre 1926 vengono soppressi i partiti antifascisti, le organizzazioni sindacali ed ogni libertà di stampa e di riunione. « Non si può mettere tutti allo stesso livello: l'eguaglianza è antinaturale e antistorica », proclama il Vate in un celebre discorso. Ormai l'Italia si è trasformata in una nazione autocratica, una vera dittatura della Monarchia Sabauda e del suo fido Partito Dannunziano.

Ma intanto anche il comunismo avanza. Infatti nel 1924 Lenin è morto lasciando il potere al georgiano Jozef Jugasvili detto Stalin ("acciaio"), pericoloso megalomane che trasforma la dittatura del proletariato nella sua dittatura personale. Questi sfrutta abilmente il revanchismo russo proponendo la riconquista delle terre perdute (Polonia, Finlandia e paesi baltici) ed opponendosi con i fatti e le parole sia agli Imperi Centrali che alle nazioni occidentali. Già nel 1923 il giornalista e rivoluzionario ungherese Bela Kun tenta di "esportare" la rivoluzione bolscevica in Ungheria, proclamando la dittatura del proletariato e l'indipendenza dal Quadruplice Impero, ma Carlo I chiama a soccorso gli alleati, e le truppe tedesche, bulgare ed anche italiane (sebbene d'Annunzio sia intervenuto di malavoglia, solo dietro ordine del Re) reprimono la rivolta abbattendo rovinosamente la repubblica sovietica di Kun, che è durata solo centotrentatré giorni. L'autorità di Carlo I è ristabilita in tutto il suo impero ma appare ormai chiaro che esso non può sopravvivere a lungo, sotto il peso delle nazionalità che lo compongono e che reclamano maggior autonomia. Nel 1928 l'imperatore è costretto a riorganizzare ulteriormente il suo Impero, suddividendolo in dieci porzioni: alle quattro precedenti si uniscono i regni di Cechia e Galizia (ottenuti dallo smembramento della Cisleithania), Slovacchia e Transilvania (da quello dell'Ungheria), Croazia, Serbia e Montenegro (nati da una vera e propria dissoluzione della Jugoslavia). Carlo I è sovrano di tutte e dieci le formazioni, ma praticamente riesce a governare sulla sola Austria perchè i parlamenti nazionali degli altri regni possono praticamente annullare ogni sua decisione. Viene meno anche l'unione monetaria: solo l'Austria continua ad usare lo scellino, mentre Cechia, Galizia e Slovacchia usano la corona agganciata al marco tedesco, l'Ungheria il fiorino, la Romania e la Transilvania il Leu, la Croazia il tallero e la Serbia e il Montenegro usano il dinaro, questi ultimi due agganciati alla lira italiana.

L'impero asburgico nel 1928

Ma, nonostante l'Ausgleich di così tanti popoli, la situazione è tutt'altro che rosea: la Galizia preme per riunificarsi alla Polonia, mentre la Romania punta all'indipendenza fagocitando la Transilvania, e così pure la Serbia, la Croazia e il Montenegro. Favorevoli all'unione restano solo Ungheria, Cechia e Slovacchia, cioè gli storici alleati degli Asburgo. Invece Italia e Germania prosperano grazie ai loro fiorenti imperi coloniali, anche se d'Annunzio ha dovuto far reprimere nel sangue delle rivolte indipendentiste albanesi guidate da Zog, autoproclamatosi re d'Albania, che finisce i suoi giorni in una prigione italiana. Comunque le due potenze conservatrici rinsaldano sempre di più la loro alleanza, ed arrivano (1929) a creare un'unione doganale. Sempre nel 1929, l'11 febbraio, il Vate coglie un notevole successo d'immagine con la firma dei Patti Lateranensi, i quali pongono fine alla "Questione Romana" istituendo lo Stato della Città del Vaticano. Papa Pio XI arriva a definire d'Annunzio "l'uomo della Provvidenza", anche se ben presto si dovrà rimangiare queste avventate parole.

A turbare in maniera definitiva questa situazione interviene il crac della borsa di Wall Street il 25 ottobre 1929. La Germania e l'Italia, che hanno economie solide grazie alla forza delle loro monete ed allo sfruttamento intensivo delle colonie (in Algeria e Libia gli italiani hanno scoperto ed iniziato a sfruttare enormi giacimenti di petrolio), riescono a sopravvivere all'impatto della grande recessione, cui l'URSS di Stalin plaude come sintomo del crollo dell'economia capitalista; ma l'impero federale asburgico, che da appena un anno ha la sua nuova costituzione, non ce la fa e va in bancarotta. Lo scellino austriaco e il fiorino magiaro diventano carta straccia dall'oggi al domani, ed i popoli si sollevano a gran voce contro l'imperatore, accusato di non aver saputo fare abbastanza contro la crisi. Si tratta in realtà di una scusa per conseguire finalmente l'indipendenza. Il pronipote di Francesco Giuseppe invoca ancora l'aiuto tedesco ed italiano, ma stavolta gli alleati decidono di abbandonarlo al suo destino, istigati dal solito d'Annunzio, che non ha certo dimenticato lo schiaffo incassato a Trieste.

Si ha così il crollo definitivo della monarchia decupla. Per prima è la Galizia a staccarsi dalla federazione e ad unirsi alla Polonia mediante plebiscito, il 2 gennaio 1930. Il 7 febbraio successivo Romania e Transilvania proclamano la loro indipendenza e si riuniscono nel regno della Grande Romania, che comprende anche Bessarabia, Bucovina e il banato di Temesvàr; Ferdinando I di Hohenzollern ne è proclamato re nel castello di Alba Iulia e si insedia a Bucarest. Due giorni dopo anche Croazia, Serbia e Montenegro si distaccano dall'unione, approfittando delle strutture statali create all'interno dell'impero federale per erigersi subito in altrettanti regni. Alessandro I Karageorgevic, figlio del deposto re Pietro I, è restaurato sul trono di Serbia, mentre Aimone di Savoia è designato come re di Croazia. I tre paesi slavi entrano così nell'orbita italiana, dalla quale del resto dipendevano già dal punto di vista economico. Il 5 marzo anche Cechia e Slovacchia, ritenute fedelissime degli Asburgo, scelgono la via dell'indipendenza ma, ritenendosi troppo deboli per far fronte da sole alla crisi, scelgono di unirsi nella federazione di Cecoslovacchia con capitale Praga ed adottano l'ordinamento repubblicano, entrando anch'esse nell'orbita tedesca. A questo punto l'Ungheria dichiara guerra a Croazia, Romania e Cecoslovacchia per tentare di riprendersi la Transilvania, la Slovacchia e lo sbocco al mare, ma le tre nazioni, cui si unisce anche la Serbia, la accerchiano e la sconfiggono in breve tempo, levandole ulteriori porzioni di territorio. Vistasi abbandonata anche dall'Austria, il cui imperatore non ha potuto intervenire a causa del veto imposto da italiani e tedeschi, anche l'Ungheria secede e si erige a repubblica. E così, Carlo I rimane imperatore solo dell'Austria, una nazione piccolissima con una grandissima e fastosissima capitale, simile ad una corpo atrofico con una testa gigantesca. A questo punto d'Annunzio non deve far altro che minacciare a sua volta un conflitto contro l'Austria la quale, da sola, non potrebbe mai resistere, per ottenere le cosiddette "terre irredente": Trento, Trieste, Istria e Fiume, mentre il resto della Dalmazia è lasciato all'alleata Croazia. Carlo I riesce a conservare Bolzano, perchè il Kaiser si oppone con forza all'idea di cedere i teutofoni altoatesini all'Italia, ma perde ogni sbocco al mare; non riuscendo a sopportare lo smacco, abdica a favore del giovane figlio Ottone I d'Asburgo e va in esilio a Madeira, dove morirà di lì a poco in odore di santità.

In tal modo la Triplice Alleanza è diventata Duplice, giacché l'Austria, pur conservando l'altisonante titolo imperiale, si è ridotta ad uno stato alpino piccolo, debole e senza alcun peso sullo scacchiere internazionale: persino la colonia del Dahomey è rimasta all'Ungheria. Per rafforzare l'alleanza, allora, il primo ministro prussiano Paul Ludwig Hindenburg, eroe di guerra, e Gabriele d'Annunzio decidono di rafforzare la loro alleanza chiamando in essa l'Inghilterra, che non ha certo dimenticato le miti condizioni di pace a cui è stata sottoposta alla fine del conflitto. Nonostante una parte dell'opinione pubblica inglese sia contraria all'alleanza con gli ex nemici, la maggior parte della classe politica isolana - con in testa il British National Party di sir Oswald Mosley - propugna l'idea che la prima guerra mondiale abbia rappresentato solo « un tragico incidente di percorso » nella loro storia, tradizionalmente affine alla Germania (non dimentichiamo che i prussiani combatterono a fianco degli inglesi contro George Washington nella guerra d'indipendenza americana), e così la nuova Triplice Alleanza viene ratificata dalla camera dei comuni e da quella dei Lords. Alla Triplice si affianca tutta una gigantesca cintura di stati satelliti che, oltre agli Scandinavi, al Belgio, all'Olanda e all'Irlanda, comprende anche i Baltici, la Polonia (grata al Kaiser che le ha permesso di incamerare la Galizia con la storica città di Leopoli), la Cecoslovacchia, la Romania, la Bulgaria ed i paesi iugoslavi. Fortemente avversi a questo formidabile sistema di alleanze delle potenze centrali restano l'Unione Sovietica, sempre in attesa di rivincita, l'Ungheria che si sente tradita dagli ex alleati, la Grecia che non vede l'ora di recuperare le terre perdute e di costruire una "grande Grecia" estesa fino a Cipro, a Rodi e addirittura a Costantinopoli, e naturalmente la Francia.

Già, la Francia. Si è vista togliere tutto l'impero coloniale dalla Germania, si è sentita tradita prima dall'ex alleata Italia, che ha tratto profitto dalla sua sconfitta togliendole persino alcune province metropolitane, e poi anche dall'Inghilterra che è passata dalla parte del nemico; tutto questo crea un pericoloso revanschismo che non può non portare verso un regime autoritario. La gravissima crisi economica dovuta alla riparazione dei danni di guerra, unita a quella del 1929, crea una pericolosa miscela esplosiva che, dal punto di vista sociale, si estrinseca attraverso l'adesione delle grandi masse di poveri al comunismo. O meglio, alla versione gallicana del comunismo; se questo afferma che "il proletario non ha patria" (infatti la Russia ha cambiato nome in URSS ed aspira alla conquista del mondo calpestando le identità nazionali), quello gallicano è un comunismo misto di nazionalismo che intende sì affermare la dittatura del proletariato, ma in particolare del proletariato francese. Questa metamorfosi avviene grazie all'ascesa di un demagogo dell'Alsazia, peraltro di origini austriache, tale Adolphe Hitlére, il quale aveva combattuto nella Grande Guerra ed aveva già tentato un'insurrezione di stampo comunista nel 1921 (il cosiddetto « putsch di Lione »), ma era finito in galera con tutti i suoi seguaci. Nel 1930, sfruttando il malcontento derivato dalla crisi economica, comincia a tuonare contro il capitalismo e contro le Potenze della Triplice che hanno distrutto la Francia per mero odio contro il suo popolo, destinato a guidare tutti i proletari del mondo. A ciò si aggiunge un netto antisemitismo, che ha buon gioco nell'opinione pubblica francese, già scossa da episodi come l'affaire Dreyfuss, allorchè un ufficiale francese di religione ebraica era stato condannato ingiustamente per tradimento tra il giubilo popolare, a dispetto del terribile "J'Accuse" di Emile Zola. Hitlére accusa gli Ebrei di essere al soldo della Germania e dell'Italia (che infatti stanno favorendo la nascita di uno stato ebraico in Palestina, nonostante l'opposizione araba), e comincia nei loro confronti una campagna di denigrazioni ed insulti che trova poche opposizioni sia nel popolo che nell'opinione pubblica francese; politica, questa, che invece viene fortemente disapprovata dalla Triplice, verso i paesi della quale molti ebrei emigrano.

Nel 1932 il Partito Nazionalcomunista dei Lavoratori Francesi (o più semplicemente Nazista) vince le elezioni politiche e Hitlére diventa primo ministro, trasformando immediatamente la debole Quarta Repubblica nella Repubblica Popolare Francese o Quinta Repubblica. In pratica la sua è una dittatura monopartitica sul modello di quella sovietica, fortemente basata sul culto della personalità e su una serie di riforme di stampo populistico: nulla quindi a che vedere con una repubblica. Intanto anche in Spagna i Socialisti sono andati al potere, hanno posto fine alla monarchia ed hanno instaurato la Repubblica Popolare. Stessa cosa è avvenuta in Grecia con il generale Metaxas, ammiratore di Stalin, mentre Bela Kun, rientrato dall'esilio in Unione Sovietica, ha conquistato il potere in Ungheria approfittando del malcontento antitedesco ed abbattendo il regime autoritario di destra dell'ammiraglio Horty, che ripara in Austria. Nel giugno 1933 tra le cinque nazioni governate da partiti unici di ispirazione marxista viene firmato il Patto di Parigi o « patto d'acciaio » (chiara allusione al nome di Stalin), che ha tra i suoi fini l'esportazione della rivoluzione proletaria e la conquista dell'intera Europa. Questo stato di cose provoca per reazione un rinsaldarsi della Triplice e dei paesi ad essa satelliti, nei quali invece si impongono regimi autoritari di stampo fascista o "dittature del re" come in Serbia e in Romania. Uniche nazioni governate da democrazie parlamentari restano il Regno Unito, l'Irlanda, la Norvegia, la Svezia, la Danimarca, la Finlandia, l'Austria e la Cecoslovacchia. Ne segue la rimilitarizzazione dell'Europa e pone le basi per una nuova guerra di proporzioni planetarie, stavolta tra alleanze diverse da quelle che si erano scontrate negli anni dieci.

L'Europa nel 1933, di nuovo divisa in due blocchi contrapposti

Gli anni trenta vivono tutti nel confronto muscolare tra i due blocchi, entrambi in corsa agli armamenti, mentre gli Stati Uniti, governati dal 1928 al 1936 dal debole Herbert Hoover e poi dal suo altrettanto debole vicepresidente Charles Curtis dal 1936 al 1940 (in questo cronotopo Franklin Delano Roosevelt è morto prematuramente), i quali lanciano la politica del "New Deal" per tentare di rilanciare l'economia. In questo periodo la Germania e l'Unione Sovietica sono le due principali potenze economiche mondiali (quest'ultima grazie alla collettivizzazione forzata ed ai piani quinquennali), ma il confronto tra blocchi contrapposti non si limita all'Europa. Infatti il Giappone, timoroso di una possibile aggressione sovietica per riprendersi le Curili e l'isola di Sakhalin, si affianca alla Triplice Alleanza che diventa Quadruplice. Nel 1937 Italia, Germania, Inghilterra e Giappone firmano a Tokyo il Patto Anticomintern, con il quale mettono allo scoperto il loro disegno di distruggere le potenze rivali. Il patto è firmato anche da Austria, Cecoslovacchia, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Portogallo, Belgio, Olanda, Croazia, Serbia, Montenegro, Bulgaria, Turchia ed Iran, mentre il governo nazionalista cinese di Chang Kai-Shek si chiama fuori perchè ostile al Giappone, anche se è altrettanto ostile al rivale comunista Mao Tse-Tung, e Svezia, Irlanda, Svizzera e paesi arabi preferiscono rimanere su posizioni di neutralità. Di rilevo la posizione vaticana, ostile non solo ai paesi comunisti ma anche al governo italiano, dopo che d'Annunzio ha fatto chiudere tutte le sezioni dell'Azione Cattolica, non sopportando altra associazione ed altre bandiere che quelle del Partito Fascista. Dopo aver condannato l'antisemitismo di Hitlére con l'enciclica "Con Ardente Preoccupazione", così, papa Ratti scaglia contro d'Annunzio l'altra enciclica "Divini Redemptoris" con cui condanna il neopaganesimo insito nel fascismo e nei movimenti di destra che dominano la Quadruplice. D'Annunzio minaccia seriamente il pontefice di rioccupare lo stato vaticano, ma l'Inghilterra si fa tutrice del piccolo stato, visto come baluardo religioso contro il comunismo, ed impedisce al Vate di procedere oltre con le sue minacce. Nel giro di un anno la morte di entrambi i contendenti, a breve distanza l'uno dall'altro, mette in sordina la nuova questione romana.

Infatti il 1 marzo  1938 Gabriele d'Annunzio muore improvvisamente a Gardone, nella villa detta Vittoriale dove si ritirava a trascorrere i periodi di villeggiatura, e nel Partito Fascista avviene una resa dei conti tra i gerarchi; alla fine la spunta il conte Galeazzo Ciano, genero di d'Annunzio, che con il consenso della monarchia fa eliminare il principale rivale Italo Balbo, autore di spericolati raid aerei e perciò più popolare di lui presso le masse. A differenza di Balbo, il quale propugnava una maggior indipendenza dalla Germania, Ciano è fortemente filotedesco e dunque si lascia condurre da Hermann Goering, cancelliere del Reich e fedelissimo del Kaiser, verso l'abisso di una nuova guerra. Invece Pio XI muore in Vaticano il 10 febbraio 1939 e gli succede il suo segretario di stato principe Eugenio Pacelli con il nome di Pio XII, anch'egli filotedesco perchè era stato nunzio in Germania, e dunque la contesa con l'Italia momentaneamente si placa.

Questa ha i suoi prodromi già nel 1938 con l'inizio di una politica aggressiva da parte di Hitlére, che si sente abbastanza forte per intraprendere una politica di conquiste e sfidare apertamente i vincitori della Grande Guerra. In giugno, insieme ai socialisti spagnoli, occupa il Marocco con la scusa di scacciarvi il generale Francisco Franco che, ribelle al Patto di Parigi, ha disertato e si è rifugiato in Marocco. Franco si trasferisce nell'Africa Settentrionale Italiana e l'esercito nazionalcomunista sconfina di alcuni chilometri per inseguirlo, ma Inghilterra e Germania ammoniscono la potenza rivale che si accontenta per ora del Marocco. Subito dopo però, nel settembre, la Spagna sobillata da Hitlére pretende la cessione delle colonie portoghesi; Salazar, il dittatore del Portogallo, rifiuta e l'esercito nazista unitosi a quello spagnolo invade il paese, conquistandolo. La città portoghese di Guimaraes viene rasa al suolo dall'aviazione francese con un bombardamento a tappeto che rappresenta la prova generale del nuovo conflitto, e Pablo Picasso le dedica un celebre quadro. La guerra è più vicina che mai perchè Salazar aveva firmato il patto Anticomintern, ma Ottone I d'Asburgo propone una conferenza di pace da tenersi a Salisburgo, nella quale si decide che la Francia può tenersi il Marocco a patto che la Spagna sgomberi il Portogallo; le colonie portoghesi di Angola, Mozambico, Capo Verde, Sao Tomè e Timor orientale vengono però spartite tra Spagna e Francia, che così torna a rifarsi un impero coloniale. Il Kaiser e il re d'Italia non sono affatto contenti di questa soluzione ma la accettano per avere ancora qualche mese di tempo e prepararsi meglio ad una guerra estenuante. Viene tra l'altro elaborato un secondo piano Schlieffen, giacchè si profila una nuova guerra su due fronti. Tutti sanno infatti che le pretese di Hitlére non sono certo esaurite, e che Stalin non vede l'ora di mettere le mani sull'Europa.

Infine, il 1 settembre 1939, Hitlère ordina a sorpresa un attacco per la conquista del Belgio, che fin da subito era stato uno dei suoi obiettivi. E' troppo per la Quadruplice Alleanza che dichiara guerra alla Francia, con l'immediata conseguenza di far scendere in guerra anche Spagna, Grecia, Ungheria e soprattutto l'URSS. Quest'ultima lancia una terribile offensiva che nel giro di un anno conquista in pratica tutta l'Europa Centrale ed Orientale, insediandovi delle Repubbliche Popolari fantocce. La Germania, chiusa a metà tra le armate sovietiche e quelle francesi, crolla e viene completamente occupata; il Kaiser Guglielmo II, al potere addirittura dal 1888 (ben 52 anni di regno!) muore nel 1940 durante la strenua difesa di Berlino, mentre il figlio Guglielmo III e tutta la sua famiglia, assieme ad Hermann Goering e a tutti gli esponenti del governo tedesco di destra, vengono messi a morte dai vincitori. L'URSS instaura in Germania una Repubblica Socialista Sovietica (RSS) con capitale Pankow, sobborgo di Berlino, mentre estende i suoi confini orientali incamerando Lituania, Lettonia, Estonia, Podolia, Galizia e Bessarabia; la RSS di Polonia sposta i suoi confini occidentali sull'Oder, mentre la RSS di Ungheria torna ad impossessarsi di gran parte della Transilvania. I comunisti croati guidati da Josip Broz, detto Tito, instaurano la RSS di Jugoslavia comprendente Serbia, Montenegro, Croazia, Slovenia, Carniola e Venezia Giulia, incluse Trieste e Gorizia. Il crudele despota albanese Enver Hoxha instaura una RSS anche in Albania, abbandonandosi ad atrocità di ogni genere. Ottone I d'Asburgo è riuscito miracolosamente a mettersi in salvo in Italia, ma anche l'Austria, come la Cecoslovacchia, la Romania e la Bulgaria, diventa una RSS satellite di Mosca, mentre Finlandia e Turchia resistono all'impatto iniziale dell'Armata Rossa e ne arrestano l'avanzata, la prima in mezzo ai mille laghi finlandesi dove i mezzi pesanti sovietici si impantanano e non possono proseguire, e la seconda sul Bosforo, a prezzo della perdita della città di Istanbul, ceduta alla RSS di Grecia. Quanto alla Francia, riporta il suo confine orientale sul Reno ed ingloba anche Belgio e Olanda come ai tempi dell'epopea napoleonica. Hitlére e Stalin si incontrano nel 1942 a Oswiecim, piccola cittadina polacca, ed ivi decidono la soluzione finale: lo sterminio dell'intero popolo ebraico sul continente europeo. Essi sono ormai i padroni dell'Europa, anche perchè il Portogallo è stato nuovamente occupato e ridotto a RSS dagli spagnoli, e puntano a piegare anche l'Inghilterra con una campagna di intensi bombardamenti.

Ma l'Italia è in parte riuscita a resistere all'invasione sovietica, e con l'aiuto dei corpi d'armata tedeschi stanziati nelle basi italiane secondo gli accordi della Quadruplice è riuscita a fermare gli eserciti rossi lungo una linea difensiva che attraversa l'Appennino Tosco-Emiliano, battezzata Linea Italica. Al nord di essa Hitlére e Stalin insediano la R.S.I. (Repubblica Sovietica Italiana) guidata da Togliatti e Nenni, ed orfana di Nizza, Savoia, Aosta e Pinerolo, occupate dalla Francia, e della Venezia Giulia, occupata dalla Jugoslavia, mentre al sud sopravvive il Regno d'Italia grazie all'aiuto determinante della marina inglese. I francospagnoli hanno invaso anche l'Algeria italiana, ma il generale Rommel, detto la Volpe del Deserto, alla guida delle armate italiane è riuscito ad arrestarne l'avanzata verso oriente. Il Dodecaneso e le isole Jonie sono state occupate dalla RSS di Grecia, ma l'Italia conserva saldamente Malta e Cipro, oltre alla Libia, che ha le spalle coperte ad oriente perchè l'Egitto è sceso in guerra accanto alla ex potenza coloniale inglese.

A questo punto però interviene un fattore cui i sovietici non avevano pensato. Dovunque siano andati al potere, essi hanno perseguitato duramente i religiosi e chiuso chiese, templi e sinagoghe, derubando tutte le opere d'arte e portandole in Francia o in Russia. Inoltre ogni più piccolo crimine è punito con durezza e l'Europa si riempie di forche e di gulag. Il popolo reagisce duramente a questi soprusi, ed in tutti i paesi occupati, Italia settentrionale inclusa, ha inizio una dura guerra partigiana che logora le forze occupanti. In Francia si distinguono i valorosissimi Maquis. I governanti fantocci vengono spesso e volentieri assassinati dalle formazioni partigiane anticomuniste, come avviene in Portogallo, e ben presto appare chiaro che queste RSS possono reggersi solo grazie all'aiuto dei padroni francesi e russi. Ma entrambi sottovalutano il problema e si illudono di poter schiacciare le formazioni della Resistenza così come avvenne con i cosiddetti "briganti" dell'Italia meridionale. E questo è il primo errore del Comintern.

Il secondo è rappresentato dalla condotta della guerra nel Pacifico. Grazie all'appoggio sovietico Mao ha vinto in Cina (1940) ed ha proclamato a Pechino la Repubblica Popolare Cinese, con il risultato di far avvicinare i Nazionalisti cinesi agli ex nemici giapponesi. Questi ultimi hanno perso Sakhalin e le Curili ma hanno respinto ben tre tentativi di invadere le isole di Hokkaido e Honshu, e vengono ampiamente riforniti dagli inglesi e, soprattutto, dagli americani. Infatti nel 1940 l'energico Harry Truman ha vinto le elezioni presidenziali ed ha deciso, dopo anni di assenza, di ritornare sulla scena politica internazionale per opporsi all'inarrestabile avanzata comunista che rischia di travolgere il pianeta. Il 7 dicembre 1941 i russi commettono il grave errore di sottovalutare la rinata potenza bellica americana, bombardando la base militare di Pearl Harbour sull'isola di Ohau (Hawaii) per punire gli USA dei rifornimenti portati ai nipponici. Truman ha perciò buon gioco nel prospettare all'opinione pubblica americana il rischio di invasione delle Hawaii, o addirittura dell'Alaska e della California, e così il paese scende in guerra compatto. La discesa in campo degli USA porta con sé quella di tutti i paesi sudamericani, del Messico e di Cuba, che forniscono un contributo non indifferente alla guerra. Subito Francia, Spagna, Grecia e le RSS satelliti dichiarano guerra agli americani, che si affrettano a portare aiuti agli angloitaliani impegnati in una resistenza disperata contro gli invasori. Il primo sbarco americano avviene in Marocco, ed in breve tempo i francospagnoli sono sloggiati dall'Africa settentrionale. Intanto inglesi, italiani e tedeschi hanno già occupato le ex colonie portoghesi passate in mano al Patto di Parigi: all'inizio del 1943 non c'è più un solo soldato del Patto in tutta l'Africa. A fine 1942 inglesi ed americani sono sbarcati in Portogallo ed hanno iniziato la liberazione della penisola iberica, anche grazie al contributo determinante dell'esercito brasiliano. Intanto falliscono i due tentativi sovietici di conquistare l'Alaska, ed anzi è l'esercito USA a sbarcare nella penisola dei Kukci e nella Kamcatka, sloggiandone i sovietici. Giapponesi ed angloamericani, con l'aiuto dei Nazionalisti di Chang Kai-Shek, avanzano nella Repubblica Popolare Cinese.

In Italia Pio XII, che non ha mai voluto abbandonare Roma neppure quando era minacciata dall'Armata Rossa, si reca di persona nel quartiere del Verano per assistere i feriti del bombardamento sovietico, e con una lettera apostolica incita tutti i popoli europei alla resistenza. Il 25 luglio 1943 i partiti antifascisti, e cioè la Democrazia Cristiana di Alcide de Gasperi, il Partito Socialdemocratico di Giuseppe Saragat, il Partito Liberale di Benedetto Croce e il Partito d'Azione di Ferruccio Parri, mettono fine al regime monopartitico fascista con un colpo di stato, danno vita ad un governo di unità nazionale guidato da Parri, e relegano all'opposizione il Partito Fascista di Galeazzo Ciano che, catturato di lì a poco dai comunisti in un'azione di guerra, verrà fucilato a Verona. Con lui muore anche il partito dannunziano, che cambia nome in Movimento Sociale Italiano e verrà guidato da Giorgio Almirante.

A fine 1943 gli Alleati sbarcano in Grecia e in Normandia, ed inizia l'assalto alla fortezza Europa. L'URSS si trova a corto di risorse a causa del bombardamento dei campi petroliferi del Caucaso, ed è arretrata tecnologicamente perchè la politica antisemita ha provocato la fuga di tutti i cervelli ebrei dall'Europa: Einstein è fuggito negli USA, Freud e Bohr a Londra, mentre Schrödinger e Fermi con i suoi allievo Rasetti, Segrè, Pontecorvo, Amaldi e Majorana lavorano alacremente presso l'istituto romano di via Panisperna. Già nel dicembre 1942 sono riusciti, con l'aiuto dell'uranio fornito dai tedeschi che controllano le miniere del Congo, ad accendere in via Panisperna (oggi Laboratorio Fermi) la prima pila atomica della storia, ed ora puntano nel segreto più assoluto, isolati sui monti del Gran Sasso, a mettere a punto l'arma più distruttiva di tutti i tempi. I francesi di Hitlére rispondono con i missili V1 e V2 a lunga gittata che bombardano Gran Bretagna ed Italia, ma sono troppo imprecisi e facile preda della contraerea inglese, che per la prima volta mette in campo una nuova arma tecnologica, il RADAR (RAdio Detecting And Ranging).

Nel giugno 1944 cade la Repubblica Popolare Cinese e Mao fugge in URSS, dove Stalin lo fa uccidere con l'accusa di tradimento. Poco dopo gli alleati entrano in Parigi; Hitlére si asserraglia nel bunker che si è fatto costruire sotto il suo palazzo, dove si suicida all'arrivo degli alleati. Mano a mano che gli alleati avanzano in Europa, si scoprono atrocità d'ogni genere commesse nei gulag e nei campi di sterminio, nei quali hanno trovato la morte anche tre futuri santi: suor Teresa Benedetta della Croce (l'ebrea Edith Stein, seguace di Henri Bergson), il sacerdote olandese Titus Brandsma che ha convertito l'infermiera che gli ha praticato l'iniezione letale, e l'eroico Massimiliano Maria Kolbe. La Linea Italica da difensiva per il Regno d'Italia diviene difensiva per la Repubblica Sovietica Italiana, che è assediata anche dai partigiani. Il 25 aprile 1945 la Linea Italica crolla ed è proclamata l'insurrezione generale nel Nord Italia: la R.S.I. crolla e Togliatti è catturato e fucilato assieme ai suoi gerarchi. Crolla anche la RSS Jugoslava e si scopre un vero e proprio genocidio di italiani, uccisi e sepolti nelle foibe, profonde grotte carsiche della Venezia Giulia. Il 1 giugno 1945 anche i vertici della RSS tedesca si suicidano e la dittatura crolla. Solo l'URSS prosegue nella resistenza imperterrita, difendendo ad ogni costo il territorio nazionale cui gli alleati sono ormai alle porte. Winston Churchill, Harry Truman, Alcide de Gasperi, Ottone I d'Asburgo ed Hirohito si incontrano a Teheran per definire gli assetti postbellici e decidere come piegare l'URSS, e l'opzione angloamericana è quella di invadere il territorio russo, anche se ciò costerà milioni di morti da entrambe le parti. A questo punto Alcide de Gasperi sfodera la sua arma segreta, che porrà fine alla guerra anche se è così distruttiva che egli stesso ha timore di usarla. Il 6 agosto 1945 una bomba atomica all'uranio-235 deflagra sul centro industriale di Stalingrado, provocando 900.000 vittime. Il 9 agosto una seconda bomba, stavolta al Plutonio-239, esplode su Smolensk, quasi alle porte di Mosca, producendo altri 600.000 morti. "La terza è per Mosca", è lo sbrigativo annuncio degli alleati. Stalin si arrende. In realtà non c'è alcuna terza bomba: Fermi, l'ebreo ungherese Leo Szilard ed il tedesco Robert Oppenheimer sono riusciti a fabbricarne solo due. Ma il bluff funziona e la guerra è finita. Stalin si suicida per non cadere nelle mani degli alleati mentre Molotov, che si consegna, subisce insieme agli altri gerarchi comunisti responsabili della guerra il processo di Norimberga, al termine del quale è condannato a morte per impiccagione per crimini contro l'umanità.

Il congresso di pace si tiene a Trieste. Le dittature monopartitiche comuniste vengono bandite. Il territorio francese viene diviso in quattro zone d'occupazione, rispettivamente italiana, tedesca, inglese ed americana. Ma nel 1949 le prime tre nazioni rinunciano all'occupazione e permettono la ricostituzione di una repubblica parlamentare (Sesta Repubblica Francese) con il primo ministro Robert Schumann, mentre gli USA non rinunciano alla loro zona di occupazione che prende il nome di AMG (American Militar Government) di Aquitania. La Russia poi restituisce tutti i territori occupati ai legittimi proprietari, perde la Bielorussia e l'Ucraina, che diventano indipendenti ed è sottoposta ad occupazione militare fino al 1950, quando ritorna ad essere una monarchia costituzionale sotto Alessio II, figlio dello zar Nicola II (la famiglia reale russa, lo ricorderete, si era messa in salvo in Finlandia), coadiuvato dalla Duma. Le repubbliche centroasiatiche e quelle caucasiche diventano indipendenti ma gravitano nell'orbita delle potenze europee. Più complesso il caso della Spagna dove Francisco Franco, che nel 1944 ha occupato Madrid dopo una sanguinosissima guerra civile con i socialisti, restaura formalmente la monarchia, ma in realtà instaura un suo regime di destra facendosi attribuire il titolo di Caudillo. Anche Salazar torna al potere in Portogallo proseguendo il suo regime autoritario. I due dittatori si legano agli Stati Uniti, avendo perso altri punti di riferimento in Europa.

Invece nel resto d'Europa si torna a democrazie parlamentari. La Germania torna ad essere una monarchia costituzionale ma, vista l'estinzione della famiglia Hohenzollern in seguito all'invasione russa, la corona è affidata ad Ottone I d'Asburgo, che riunisce sotto il suo scettro l'Austria e la Germania. Primo cancelliere è Konrad Adenauer che governa assistito dal Bundestag o Camera dei Deputati e dal Bundesrat o Camera delle Regioni. Olanda e Belgio riacquistano la piena sovranità come monarchie costituzionali. Polonia e Lituania tornano indipendenti ma mediante referendum scelgono di diventare delle repubbliche; così fa anche la Finlandia, mentre Lettonia ed Estonia recuperano l'indipendenza. La Romania e la Bulgaria ritornano regni rispettivamente sotto Michele I e Simeone II, quest'ultimo sotto la reggenza della madre Giovanna di Savoia, essendo minorenne (il padre Boris III è stato fatto assassinare da Stalin). In Ungheria ha fine la repubblica popolare sostituita da una parlamentare; Bela Kun, arrestato, è condannato a morte ma poi graziato e condannato all'ergastolo. Primo ministro diventa il socialista riformista Imre Nagy, e l'Ungheria riperde la Transilvania a vantaggio della Romania, e la colonia del Dahomey a vantaggio della Germania. La Cecoslovacchia si scioglie consensualmente ed hanno origine le due repubbliche di Cechia e Slovacchia, la prima delle quali guidata da Eduard Benes. La Croazia e il Montenegro si separano nuovamente dalla Serbia dando vita a repubbliche indipendenti; Tito, catturato, è messo a morte. Invece in Albania Enver Hoxha è stato linciato dal popolo inferocito dalle sue crudeli stravaganze (egli ha costretto il popolo albanese a costruire un milione di bunker sulle spiagge del canale d'Otranto per difendere il paese, che invece è stato invaso per via di terra). La Grecia torna ad essere una monarchia sotto Paolo I, ma rientra nei confini del primo dopoguerra. Morto Atatürk, la Turchia diviene una repubblica parlamentare e recupera Istanbul, la Tracia ed alcune isole dell'Egeo. Viene inoltre proclamato da David Ben Gurion lo stato d'Israele nonostante l'ostilità degli arabi filoamericani.

Quanto all'Italia, i partiti antifascisti che hanno preso il potere e vinto la guerra respingono l'offerta di Vittorio Emanuele III di Savoia di abdicare a favore del figlio Umberto II, non avendogli perdonato l'acquiescenza verso il fascismo, e dichiarano decaduta la monarchia; questa scelta è confermata con un referendum dal 60 % della popolazione italiana il 2 giugno 1946. Si ha così la nascita di una Repubblica democratica il cui primo ministro è il cattolico Alcide de Gasperi ed il cui primo presidente è il liberale Luigi Einaudi. La repubblica torna ad occupare Gorizia, Trieste e l'Istria ma lascia Fiume alla Croazia; mantiene inoltre l'occupazione delle isole Jonie, del Dodecaneso e di Cipro ma rinuncia alla sovranità sull'Albania, nella quale si forma una repubblica satellite, in tutto e per tutto modellata sull'assetto istituzionale italiano.

L'Europa nel 1950

Ben presto tra i paesi europei vincitori e gli Stati Uniti d'America si instaura quella che viene definita la "rivalità euroatlantica": Truman afferma a chiare lettere di non aver mandato tanti soldati a morire in Europa solo per generosità nei confronti dei paesi europei, e pretende delle contropartite. La Gran Bretagna e i paesi scandinavi sono con lui, mentre le ex Potenze Centrali della I Guerra Mondiale, pur non dichiarandosi ostili all'ex alleato, intendono muoversi con maggiore autonomia. La Russia di Alessio II si dice riconoscente nei confronti dei paesi europei che potevano smembrarla e dividersela tra loro e non l'hanno fatto, e sta con questi ultimi, anche perchè gli USA occupano la Siberia orientale, la Kamchatka e Sakhalin e non intendono restituirle. Anche il Giappone rivela la sua opposizione ad entrare nell'orbita statunitense, avendo esso stesso ambizioni da potenza regionale, mentre invece Chang Kai-Shek ha instaurato in Cina un'autocrazia di destra vassalla degli USA, ed anche Australia e Nuova Zelanda parteggiano per questi ultimi. Invece l'India, appena liberatasi dal dominio inglese grazie all'opera del Mahatma Ghandi, mantiene un'equilibrata equidistanza tra i due nuovi blocchi mondiali (si parla di "terza via indiana"). Quanto alla Francia, come l'ex URSS essa resta divisa in due; il 3 gennaio 1951 ha fine l'AGM di Aquitania con la consegna dei poteri a Charles de Gaulle, eroe della resistenza anticomunista e sfegatato filoamericano ed antitedesco, il quale per mezzo di un plebiscito, e con il beneplacito degli americani, fonda in Aquitania il Terzo Impero Francese con capitale Bordeaux, facendosi incoronare imperatore nella cattedrale di Sant'Andrea con il nome di Charles I. Ma si tratta della solita autocrazia autoritaria come quelle che gli USA proteggono in Sudamerica.

Gli anni cinquanta sono anni di boom economico per le nazioni uscite distrutte dalla seconda guerra mondiale. Italia, Inghilterra, Germania e Giappone diventano potenze economiche mondiali, ed anche la Francia, la Cina e la Russia iniziano una lenta ripresa. I leader europei si rendono conto che la priorità assoluta è quella di evitare un nuovo conflitto mondiale, e per questo decidono di avviare il processo federativo del continente. Schumann, Adenauer e de Gasperi fondano nel 1951 la CECA (Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio) per favorire la ricostruzione postbellica, cui si uniscono subito Olanda, Belgio, Cechia, Slovacchia, e Croazia; nel 1952 aderiscono Ungheria, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia ed Albania. Nel 1954 è la volta di Irlanda, Grecia, Bulgaria, Romania, Serbia e Montenegro. Invece Inghilterra, Danimarca, Svezia, Norvegia e l'Islanda (divenuta indipendente nel 1944 durante l'occupazione comunista della Danimarca) rifiutano di associarsi alla nascente comunità europea e restano alleate degli USA nella NATO (Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord), che non ha solo valenza militare ma anche economica e politica. Nel 1955 nasce la CED o Comunità Europea di Difesa, contrapposta alla NATO, e l'anno successivo il MEC o Mercato Comune Europeo, vera e propria unione doganale che riunisce tutti i paesi del blocco continentale europeo. In Italia intanto, dopo la morte di Alcide de Gasperi, si alternano al governo i democristiani guidati da Aldo Moro ed i socialisti guidati da Saragat e Pertini, mentre i nostalgici comunisti ed inazionalisti monarchici del Movimento Sociale restano confinati all'opposizione.

Il 25 marzo 1957 viene firmato il Trattato di Roma che istituisce la CEE o Comunità Economica Europea, cui aderiscono tutti i paesi suddetti più la Turchia. Nel 1960 aderiranno Ucraina e Bielorussia, nel 1963 Israele. Ma questo è anche l'anno in cui inizia la valanga della decolonizzazione. Le prime sono le colonie italiane: le isole Jonie e il Dodecaneso sono restituite alla Grecia mentre Cipro, Algeria, Tunisia e Libia diventano indipendenti in gennaio (l'ultima diventa un regno guidato da Ydris I, le altre due repubbliche), ma scelgono di restare membri della CEE, mentre invece Eritrea e Somalia se ne distaccano definitivamente poco dopo. Nel giro di otto mesi tutte le colonie tedesche ed inglesi acquisiscono la piena indipendenza: è l'"Anno dell'Africa". Solo il Portogallo di Salazar rifiuta di cedere le sue colonie, considerate parte integranti del territorio nazionale, e ciò provoca in esse l'insorgere di movimenti indipendentisti antiamericani e filoeuropei che dureranno 15 anni. neppure le truppe USA inviate sul posto riusciranno a debellarle.

Con la presidenza del generale Dwight David Eisenhower, che aveva condotto le operazioni belliche in Europa e lo sbarco in Normandia per liberare la Francia, la politica USA si fa ancora più aggressiva e viene diffusa la teoria degli "stati a sovranità limitata": tali sono ad esempio, agli occhi del Pentagono, i paesi sudamericani e il Terzo Impero Francese. Ora anche gli USA possiedono sia la bomba atomica che la bomba H, e la NATO e la CED si puntano l'una contro l'altra missili a testata nucleare pronti a disintegrare l'intera crosta terrestre: comincia il cosiddetto "equilibrio del terrore". La Provvidenza risponde, nel 1958, facendo eleggere al soglio di Pietro, dopo la morte dello ieratico Pio XII, il cardinale bergamasco Angelo Roncalli, un autentico outsider, il quale lancia immediatamente appelli per la distensione e la fine del confronto muscolare tra le potenze contrapposte, oltre ad indire il Concilio Vaticano II per il rinnovamento della Chiesa nel III millennio. Nonostante l'incessante opera pacificatrice di Giovanni XXIII, il contrasto tra America ed Europa rischia di trasformarsi in guerra termonucleare nel 1962, allorché il presidente americano John Fitzgerald Kennedy fa stanziare in Danimarca dei missili nucleari puntati contro Mosca ("crisi di Copenaghen"). Il presidente Ceco Aleksander Dubcek, socialdemocratico e presidente di turno della CEE, fa circondare l'arcipelago danese dalla flotta della CED ed intima l'immediato sgombero dei missili o farà bombardare lo Jutland. Giovanni XXIII lancia un apello alle grandi potenze a non provocare l'irreparabile; nel tira e molla tra Kennedy e Dubcek, il primo butta la spugna e fa ritirare le batterie missilistiche. Questo atto di buonsenso causa un complotto ai suoi danni della CIA che lo fa assassinare a Dallas l'anno seguente. Il successore Lindon Johnson ed il presidente di turno della CEE, il re Costantino I di Grecia, danno vita ad una politica di distensione e, mediante trattati successivi, i missili nucleari vengono progressivamente ridotti.

Il mondo al tempo della crisi di Copenaghen

La contesa si sposta sul piano dell'esplorazione spaziale. Nel 1957 l'ESA, l'Agenzia Spaziale Europea, lancia nello spazio il Voyager I, primo satellite artificiale della storia, grazie alla collaborazione di Werner Von Braun, già collaboratore di Hitlére e progettista delle V1 e V2 francesi. Subito dopo la NASA, l'Agenzia Spaziale Americana, risponde con l'Explorer I. Nel 1961 il primo astronauta della storia è il francese Pierre Gagarin, e poco dopo vola nello spazio anche l'americano John Glenn. Gli europei si concentrano sul lancio di sonde automatiche e con esse esplorano la faccia nascosta della Luna (sonda Lunar II), Mercurio e Venere (Mariner V), Marte (Mariner X), Giove, Saturno, Urano e Nettuno (Pioneer X, XI e XII); invece gli americani puntano sul volo umano e nel 1969 riescono a far sbarcare Neil Armstrong sulla Luna. Alla fine lo scontro termina in pareggio con la costruzione di due basi orbitali permanenti, l'europea Myr (in russo "pace") e l'americana Freedom. Ma gli USA in quegli anni subiscono una dura sconfitta militare in Vietnam, paese legato alla CEE nel quale, con l'aiuto dei cinesi, cercavano di instaurare una dittatura filoyankee.

E' l'inizio dello sfaldamento dell'"impero americano". Nel 1970 muore Charles de Gaulle I e il suo impero crolla sotto i colpi delle proteste di piazza, che chiedono l'annessione alla Sesta Repubblica Francese, cosa che accade l'anno successivo. Sempre nel 1970 muore anche l'autocrate portoghese Salazar e gli succede il suo delfino Caetano, che però viene rovesciato nel 1974 dalla "rivoluzione dei garofani". Subito la nuova repubblica democratica concede l'indipendenza alle colonie e chiede l'ingresso nella CEE. L'anno dopo muore il "generalissimo" Francisco Franco, che per trent'anni ha governato con metodi paternalistici e dittatoriali, ed ha fine la sua reggenza: Juan Carlos I di Borbone rientra dall'esilio in Italia, cinge la corona di re, legalizza i partiti politici ed il nuovo governo socialista aderisce anch'esso alla CEE. Nello stesso anno gli USA sono costretti a restituire la Siberia Orientale e Sakhalin ai Russi, dietro la spinta delle pressioni popolari successive alla sconfitta in Vietnam, e la Russia aderisce a pieno titolo alla CEE. Così fanno anche le repubbliche centrasiatiche e caucasiche. Nel 1978, anno dell'elezione al soglio di Pietro di Karol Wojtyla, anche il Giappone e la Corea, cui quest'ultimo ha concesso l'indipendenza nel 1969, chiedono l'ingresso nella Comunità, che a questo punto non è più solo europea. Il 1 gennaio 1979, con il trattato di Mosca, entra in vigore l'Unione Eurasiatica con capitale Bruxelles ed avvengono le prime elezioni libere del parlamento eurasiatico, che a sua volta nomina un governo centrale che parla a nome di tutti gli stati membri. Non è una federazione ma un primo passo verso di essa. In coincidenza con la nascita dell'Unione avvengono ritocchi alla cartina europea: la Germania, ancora guidata da Ottone I d'Asburgo, cede alla Francia i lander orientali a maggioranza francofona conservando solo Alsazia e Lorena, e ritorna così al confine del 1914; anche al Belgio vengono restituite alcune conquiste del 1919. Ritocchi territoriali avvengono anche tra Polonia e Lituania, tra Ungheria e Romania e tra Bulgaria, Turchia e Grecia. Un referendum invece conferma che la Savoia resta a far parte dell'Italia e Fiume della Croazia. Vane invece le pressioni sulla Svizzera affinché abbandoni la neutralità ed aderisca all'Unione: tutti i referendum indetti vengono respinti dagli orgogliosi elvetici.

Bandiera dell'Unione EurasiaticaMa non è la sola novità di quegli anni. I paesi africani, esclusi Algeria, Tunisia e Libia che aderiscono all'Unione Eurasiatica, il Marocco che continua a gravitare nell'area americana ed ha occupato il Rio de Oro spagnolo calpestando il diritto internazionale, ed il Sudafrica dominato dall'apartheid, ma incluso l'Egitto che ha abbandonato la politica isolazionistica, danno vita all'Unione Panafricana sul modello di quella Eurasiatica. Anche i paesi latinoamericani mettono fine alla teoria della "sovranità limitata" fondando a Brasilia il Mercato Comune del Cono Sud (MerCoSur), il cui trattato entra in vigore nel 1982, e che riunisce tutti i paesi dell'America Latina escluso il Messico, fedele agli USA. Papa Giovanni Paolo II, visitando instancabilmente tutti i paesi del mondo, contribuisce a diffondere l'ideale della pace e della risoluzione delle controversie tra le nazioni per mezzo di conferenze di pace e non per mezzo delle armi. Nel 1989 vengono definitivamente smantellati tutti i missili nucleari puntati dagli USA contro l'Unione e dall'Unione contro gli USA, tra il giubilo delle popolazioni. La protesta di piazza Tien An-Men causa il crollo del monopartitismo cinese e l'avvio di una democrazia anche nel colosso cinese, che sceglie il non allineamento come l'India e si candida a potenza mondiale con la propria economia in fortissima ascesa.

Infine, il 1 gennaio 2001, primo anno del terzo millennio, entra in vigore l'euro, moneta unica dell'intera Unione Eurasiatica, che si trasforma in Federazione con maggior potere al governo centrale. I presidenti americani Bill Clinton e Al Gore pongono definitivamente termine alla divisione del mondo in due blocchi e collaborano fattivamente con la Federazione per la soluzione delle rimanenti aree di crisi (Afghanistan, Libano, Rwanda, Congo, Molucche). Il nuovo millennio si apre all'insegna della pace, finalmente a portata di mano per tutti gli uomini.

Anche per te che leggi, se lo vuoi.

William Riker

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Questo è il commento in proposito di Giulia Macrì:

Ho letto la tua versione della FantaPrima Guerra Mondiale e devo dire che la trovo decisamente migliore e più realistica dell' originale. Tuttavia ci sono alcuni punti su cui vorrei discutere.

Prima di tutto penso che la Seconda guerra mondiale sarebbe stata molto diversa, ecco la mia versione. Il Patto di Parigi dichiara guerra all' Asse Roma-Berlino-Londra-Tokyo (penso che possiamo chiamarlo così), ma nel 1939 l' Armata Rossa non è quella forza inarrestabile che conosciamo, ufficiali decimati dalle recentissime purghe,niente T 10 (scusate se ho sbagliato il numero) per i due anni seguenti, scarso equipaggiamento e pessima organizzazione, la Germania decide di mettere in pratica il nuovo piano,mandano molte divisioni in Belgio,come si aspetta Doriot (benché molto divertente, l'idea di Hitler francese è troppo forzata ) ma in realtà,su idea dell' acclamato generale Adolf Hitler, sfonda a Sedan, nelle Ardenne, dove la Linea Maginot era debole, e in poco tempo annientano la Armee' Galuoise francese (niente Dunkirk) e arrivano a Parigi dopo un mese di scontri, il dittatore Jacques Doriot fugge a Bordeaux. Ma la forza militare francese è stata duramente ridimensionata dal primo attacco,e i tedeschi occupano metà Francia prima di fermarsi e costruire una linea difensiva, la Linea Gotica. Sul fronte orientale,dove fino a questo momento si era rimasti sulla difensiva, scatta l' Operazione Barbarossa per annientare l' Unione Sovietica, è il giugno 1940, l' Operazione si concluderà nell' Agosto 1941 con la Battaglia di Mosca,in cui Stalin si suiciderà nel suo bunker. Intanto ad Occidente la Francia si è riorganizzata per riprendersi e sta usando la Linea Gotica per difendersi dalle nuove offensive tedesche (che nella Francia occupata hanno istituito un governo d' occupazione retto da Charles de Gaulle), nel maggio 1942 tutte le forze francesi convergono a Bordeaux. La Battaglia di Bordeaux durerà 15 giorni, raderà totalmente al suolo la città,invasa da nord e sud dagli anglo americani, sbarcati a Marsiglia nel 1941 due mesi dopo la fine della Campagna di Russia e nell' Acquitania nel febbraio 1942, e ad est dai tedeschi,e si concluderà col suicidio di Doriot. La guerra continuerà per altri sei mesi in Cina,ma alla fine i Giapponesi riusciranno a respingere i comunisti in Xinjang,dove gli indipendentisti uccideranno Mao con un attentato.

Nel dopoguerra,in Francia era una guerra civile non dichiarata tra i nazisti di sinistra di Jacques Doriot e gli Azionisti simili ai nazisti di destra di Charles Maurras. I due schieramenti si differenziavano per la lettura che distorcevano e la direzione in cui sedevano, nient' altro. O meglio, l'Action Francaise di Maurras era molto più antisemita, e adesso nella Francia Ovest americana è libera di avere il potere che desidera istituendo il Nuovo Regno di Francia sotto monarchia borbonica, ma in realtà sotto la dittatura di Maurras, fuggito in Portogallo nel 1933 e in Italia nel 1939.

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