Roma trasloca di là dall'oceano


900 a.C. circa: si forma un villaggio sull'isola tiberina per controllare il commercio del sale (Via Salaria) tra il nord e il sud d'Italia. Presto il controllo del villaggio verrà preso dagli Etruschi.

814 a.C.: fondazione di Cartagine (in fenicio "città nuova") da parte di esuli della città di Tiro.

753 a.C., 21 aprile: Romolo circonda il villaggio di mura facendone una città e, per renderle sacre ed inviolabili, vi sacrifica sopra il proprio fratello Remo.

509 a.C.: cacciata dell'ultimo re etrusco, Tarquinio detto il Superbo. Roma diventa una repubblica aristocratica governata dal Senato, e domina quasi tutto il Lazio.

480 a.C.: Serse, imperatore di Persia, rade al suolo la città di Atene, sconfigge la flotta greca a Salamina e, poco dopo, occupa Sparta, ponendo fine alla libertà delle città elleniche. La Grecia diventa una satrapia persiana con capitale Sparta. I Greci che non vogliono sottostare al dominio del Re dei Re si trasferiscono in Magna Grecia, cioè nell'Italia Meridionale.

Serse e il suo esercito occupano la città di Sparta (immagine creata con openart.ai)

Serse e il suo esercito occupano la città di Sparta (immagine creata con openart.ai)

457 a.C.: Artaserse I Longimano sconfigge i siracusani ed annette anche la Magna Grecia. Per la prima volta l'impero persiano raggiunge l'Italia. I Greci che rifiutano l'annessione lasciano l'Italia meridionale e si stabiliscono a Roma e nel Lazio. L'Urbe triplica di colpo la propria popolazione e si grecizza. Vengono composte le prime tragedie in latino antico sul modello di quelle greche.

449 a.C.: leggi delle XII tavole, alla base del diritto romano. Roma comincia ad espandersi al di fuori del Lazio, minaccia gli Etruschi (tradizionali rivali dei Greci in Italia) e questi chiamano in soccorso i Persiani, che controllano l'Italia meridionale sino a Cuma.

420 a.C.: prima guerra non risolutiva tra i Romani e i Persiani guidati dal generale Gaumata. La penisola si avvia ad un equilibrio di potere tra i Persiani a sud e i romani a nord, che sembrano in grado di annettere gli Etruschi e la pianura padana e di tenere testa agli Achemenidi grazie ad un'alleanza strategica con i cartaginesi. Tuttavia l'improvvisa irruzione dei Celti, che migrano in tutta l'Europa sudoccidentale alla ricerca di nuovi territori, spezza in maniera decisiva quest'equilibrio.

390 a.C., 18 luglio: Artaserse II Mnemone si allea con i Celti guidati da Brenno ed attacca da due lati Roma, che incassa una sconfitta disastrosa sul fiume Allia. Nonostante l'eroica difesa dei Quiriti guidati dal console Furio Camillo, il Campidoglio è espugnato e la città è rasa completamente al suolo. L'Italia centrale diviene satrapia persiana con capitale Ostia.

389 a.C.: Furio Camillo, fuggito a Cartagine sotto la protezione del senato punico, ottiene per i greci ed i Quiriti fuggiti dall'Italia l'asilo da parte dei cartaginesi. L'ex console romano convince il senato di Cartagine, guidato da Amilcare Barca (dal fenicio Melk-khart = "re della città"), a potenziare le difese navali contro il rischio dell'invasione da parte degli odiati persiani, cui si sono alleati gli Etruschi ed i Celti. Gli avversari politici del partito dominante dei Barca, raccolti attorno alla famiglia degli Annoni, propongono invece il dialogo con il Re dei Re per poter sopravvivere nel Mediterraneo Occidentale, anche se ciò costerebbe l'atto di sottomissione a Persepoli ed il pagamento di un pesante tributo.

385 a.C.: Amilcare Barca si lascia convincere da Furio Camillo ad ingaggiare guerra con i Persiani nelle acque delle isole Egadi, al largo della Sicilia occidentale. L'ammiraglio persiano Artabazo, coadiuvato da veloci navigli etruschi, ha la meglio e la flotta cartaginese è annientata. Furio Camillo si uccide annegandosi nel mare, mentre Amilcare è costretto ad accettare pesantissime condizioni di pace: Cartagine deve ridurre la flotta a sole venti quinqueremi ed accettare una guarnigione persiana alle porte della città.

382 a.C.: l'ammiraglio Chiram Annone, Furio Camillo il giovane (figlio del precedente) e l'ateniese Conone non accettano il vassallaggio di Cartagine alla Persia, che ormai è padrona anche del Mediterraneo, ed organizzano un'imponente spedizione di 100 navi, 200 cavalli e 7500 persone per cercare nuove terre dove vivere in libertà. Le navi sono costruite a Nuova Cartagine, sulla costa spagnola (oggi Cartagena), a sua volta minacciata dai Persiani che hanno sottomesso anche la colonia greca di Marsiglia.

381 a.C.: i tre comandanti militari fanno vela verso le colonne d'Ercole dopo che Sagunto è stata espugnata dai Persiani, ben decisi ad impedire la fuga dei ribelli. Conone attira in trappola i grandi vascelli persiani presso Calpe (Gibilterra) ed infligge alla Persia la prima grave sconfitta militare della sua storia. La via verso l'Oceano è così sgombra. Varcate le Colonne d'Ercole, Annone decide di puntare verso sudovest, discendendo la costa dell'Africa verso il "paese dell'avorio" (Guinea) di cui hanno parlato alcuni coraggiosi marinai al loro ritorno in patria, Furio Camillo lo segue mentre Conone con i suoi greci segue i consigli del marsigliese Pitea, unitosi alla spedizione, e naviga invece verso nord, alla volta delle Cassiteridi (le isole Scilly, sulla punta della Cornovaglia): si dice infatti che lì si stenda un'isola fertile e piovosa sulla quale è possibile ricostruire la civiltà greca.

380 a.C.: la flotta romano-cartaginese (cui si è unita una parte dei greci che non vogliono navigare verso i climi rigidi del nord) approda alle isole Fortunate, le Canarie, dove la leggenda dice abitino gli spiriti dei giusti dell'antichità, governati dal saggio Radamanto. Naturalmente non vi trovano fantasmi ma un popolo gentile ed ospitale che li accoglie in pace. Il re dell'isola maggiore parla a Furio Camillo Junior dell'esistenza di una terra ricca e sconosciuta al centro dell'Atlantico, dagli antichi chiamata Atlantide, e così il romano propone di navigare verso ovest alla ricerca di quella terra. La Pizia, sacerdotessa di Apollo, interrogata al proposito, suggerisce di fermarsi solo dove vedranno un avvoltoio divorare un serpente sopra una pianta grassa. Chiram Annone, scettico nei confronti di ogni religione, non accetta di seguire nebulosi oracoli che parlano di terre dalla dubbia esistenza, e preferisce ripartire verso il Golfo di Guinea, la cui esistenza è invece certa. Pochi sono i romani che lo seguono. Il 95 % dei Quiriti ed i Greci unitisi a loro decidono di tentare il grande salto nel buio e, il 10 settembre del 379 a.C., partono con 36 navi verso il tramonto del sole.

379 a.C., 12 ottobre: una delle navi romane avvista la terra e, il giorno dopo, avviene lo storico sbarco dei romani su quella che oggi sappiamo essere la costa settentrionale dell'isola di Cuba. Furio Camillo vi sbarca e, dopo una rapida esplorazione, decide che il luogo è acconcio e vi rifonda una città cui restituisce il nome di Roma.

377 a.C.: un tifone tropicale devasta l'isola Furia (nome che i romani hanno dato a Cuba) e distrugge la Nuova Roma. L'indovina della spedizione ricorda a Camillo che non è quello il luogo designato dalla profezia. Allora il console romano ricostruisce la flotta e si rimette in mare. Il 21 luglio successivo avviene lo sbarco sulla costa del continente americano. Quando Furio chiede agli amichevoli indigeni il nome di quella terra, essi rispondono "Yucatàn", cioè "non capiamo". Egli dà allora quel nome alla penisola, da lui creduta un'altra isola. Siccome però il luogo è paludoso ed insalubre, egli si rimette in mare, costeggia il golfo ed alla fine avvista il profetato avvoltoio che divora un serpente su di un cactus. Il 15 dicembre egli stesso ripete il gesto di Romolo, tracciando con l'aratro il solco delle mura di Roma. Su di esse però non sacrifica alcun romano, bensì dei prigionieri indigeni catturati durante scaramucce con le tribù locali. La regione in cui è fondata la nuova Roma, poco a nord dell'attuale città di Vera Cruz, a 10 Km nell'entroterra, è chiamata Italia Nova. Sulla costa è edificato il porto di Ostia Nova. E' ricostituito il Senato; la popolazione ammonta a circa 2000 persone, senza differenza di casta.

370-349 a.C.: guerre ventennali con i Miztechi, indigeni della regione, per il controllo del territorio. Questi giungono ad assediare Roma, ma Emilio Paolo, nominato dittatore ed in quel momento lontano dalla città, stringe alleanza con i Maya, popoli dell'età della pietra da poco emigrati da misteriose terre d'origine poste più a sud, piomba sui Miztechi e li mette in fuga.

358 a.C.: Emilio Paolo varca le montagne alla ricerca di alleati contro i Miztechi e vede per la prima volta un nuovo mare, da lui battezzato Oceanus Pacificus perchè le tribù della costa si dimostrano estremamente amichevoli. Lì fonda la colonia di Alba Emilia.

348 a.C.: pace con i Miztechi e stabilimento del confine reciproco tra le due sfere d'influenza. Roma inizia l'espansione verso nord, tralasciando quella verso sud. L'esempio della Repubblica Romana porta al costituirsi di città-stato Maya nello Yucatàn con sette secoli di anticipo rispetto alla "nostra" storia. Apertura di vie commerciali marittime tra Roma ed i Maya mediante navigazione di piccolo cabotaggio. I Maya apprendono dai Romani l'uso della ruota e dei metalli.

340-338 a.C.: "guerra tolteca" contro i barbari Toltechi che occupano la regione centrale dell'attuale Messico. I Romani devono impiegare tutte le loro energie per aver ragione dei loro nemici, intenzionati a sbarrar loro il passo in ogni modo, come dimostrano gli episodi drammatici di Tito Manlio Torquato e di Publio Decio Mure. Il primo, pur di mantenere l'ordine fra i suoi soldati innervositi dai continui attacchi a sorpresa dei Toltechi, non esita a far decapitare il proprio stesso figlio, reo di aver disobbedito a un suo ordine; il secondo si getta a cavallo contro le orde tolteche, immolandosi agli déi inferi e propiziando così la vittoria romana. La vittoria finale arride ai Romani che, nonostante il loro numero ancora esiguo, riescono a colonizzare la regione sino al Rio Grande grazie all'aiuto degli ausiliari Maya e di altri popoli locali, a loro grati per aver debellato definitivamente la minaccia tolteca. La regione è battezzata dai Romani Mexicus, dal nome di Mexi, un sacerdote indigeno che ha profetizzato la loro vittoria. Fondazione della colonia di Castrum Novum alla foce del Rio Grande.

La Repubblica Romana nel 338 a.C.

336 a.C.: Alessandro III di Macedonia, figlio di Filippo, sovrano vassallo degli Achemenidi, eredita una difficile situazione politica ma stabilizza il regno macedone, lo rende completamente indipendente dalla Persia e, dopo essersi assicurato l'appoggio delle città greche, attacca l'impero Persiano, ben deciso ad aprirsi la strada fino alla sua capitale per vendicare la distruzione di Atene.

332 a.C.: fondazione della colonia di Mediolanum (nella nostra Timeline si tratta di Monterrey), destinata a diventare una delle principali città messicane.

331 a.C., 1 ottobre: Alessandro il Macedone sconfigge a Gaugamela l'ultimo sovrano achemenide, Dario III, e conquista l'immenso impero persiano, facendosi incoronare imperatore. Cartagine si libera finalmente dal dominio persiano ed inizia la sua irresistibile ascesa come potenza navale nel Mediterraneo.

326 a.C.: riprende la guerra contro i Miztechi, a causa della fondazione di due colonie che i Miztechi ritengono dislocate nel loro territorio.

323 a.C.: morte di Alessandro il Grande. I suoi generali ("diadochi") dilaniano l'impero in trent'anni di guerre senza quartiere, mentre Cartagine ne approfitta per conquistare Spagna, Italia, Sicilia, Sardegna e Corsica, fondando un impero che è padrone di tutto il Mediterraneo occidentale e centrale.

321 a.C.: Forche Caudine. Il re mizteco Ayacucha II cattura un'intera pattuglia romana tra le gole di un monte che i Romani hanno chiamato Caudio per analogia morfologica con una montagna nel Sannio, ma poi decide di liberarla anche se a condizioni ignominiose (cessione di ostaggi e umiliazione sotto il giogo). Il Senato se la lega al dito e decide che non cesserà la guerra finché Ayacucha II non sarà definitivamente sconfitto.

316 a.C.: nuova sconfitta romana presso la colonia di Lautule. Però è l'ultima: con l'appoggio di popoli indigeni soggetti ai Miztechi e dei Maya, Roma ribalta le sorti della guerra. Cattura della città stato di Oaxaca.

304 a.C.: i Miztechi sono costretti a chiedere la pace, essendo attaccati da due lati dai Romani, che hanno portato notevoli miglioramenti tattici alla struttura della loro legione, e dalla crescente potenza Maya. Il loro territorio è diviso in due parti, soggette alle reciproche sfere d'influenza.

295 a.C.: una grande coalizione di Miztechi, Toltechi ed altri popoli già alleati dei Romani e poi ribellatisi alla loro supremazia, viene definitivamente sconfitta a Teotihuacan, nella cosiddetta "battaglia delle nazioni". Assoluto dominio dei Romani su tutto il Messico. Molti popoli federati divengono stanziali e si stabiliscono nelle colonie italiche o addirittura nella stessa capitale, che in breve tempo giunge a 50.000 abitanti. Molti di loro mischiano il loro sangue con quello latino, e danno origine alla popolazione meticcia della Repubblica Romana. La società romana è basata sulla famiglia patriarcale dominata dal Pater Familias, custode del Fuoco e dei Lari (gli antenati, venerati come spiriti benigni). La popolazione greca ed italica conosce a sua volta un boom demografico (ogni pater familias arriva ad avere anche dieci figli). I socii indigeni sono soggetti a Roma ma godono di larga autonomia. E' largamente praticata la schiavitù, cui sono commendati i lavori pesanti. Il Messico si riempie di ville tradizionali in pure stile romano; oltre agli olivi ed alla vite, importati dall'Europa, vi si coltivano mais, patate, pomodori e tabacco, e si allevano anche tacchini, in precedenza sconosciuti ai Quiriti.

282 a.C.: Cartagine sconfigge Pirro, re dell'Epiro, e quasi tutta la Grecia passa nella sfera d'influenza cartaginese. Equilibrio di potenze nel Mediterraneo tra Cartagine, l'Egitto dei Tolomei e la Siria dei Seleucidi, mentre i Greci emigrati con Conone cacciano definitivamente i Celti nel nord della Britannia e la organizzano sotto forma di città stato, la più importante delle quali è Nuova Atene (Londra).

276 a.C.: dopo un ventennio di pace e di prosperità, i Romani ingaggiano una furibonda guerra navale contro i pirati Canibi, le cui basi si trovano nelle Antille, che disturbano il commercio con le città stato Maya. I Canibi vengono massacrati o ridotti in schiavitù e l'isola Furia (come detto, si tratta di Cuba) ritorna a far parte dei domini romani assieme all'isola Manlia (la nostra Haiti).

274 a.C.: le spedizioni navali romane nel golfo del Messico portano i Quiriti a sbarcare in una penisola da essi chiamata Flora (la Florida) dopo averla dedicata alla dea della vegetazione, vista l'abbondanza di piante fiorite di ogni tipo. In tal modo però i Romani scoprono l'esistenza, sulle coste dell'attuale Louisiana, di un altro forte stato, l'impero di Aztlàn, abitato dagli antenati degli Aztechi, fermi al Neolitico ma estremamente bellicosi. A causa dell'omologia fonetica, il comandante della spedizione ritiene di aver individuato l'Atlantide di cui parlava il sovrano delle isole Fortunate, e presenta al Senato un progetto di conquista, certo che quella terra sia ricca di oro e pietre preziose, così come dicono le leggende.

272 a.C.: gli Aztechi (o meglio i loro antenati) prevengono i Romani attaccando la colonia di Castrum Novum, che è messa a ferro e fuoco. Il capo azteco Itzcoatl invade anzi il Messico settentrionale e sconfigge i Romani presso la colonia di Eraclea (Chihuahua), ma subisce tali perdite da essere costretto alla ritirata (da allora si dirà "vittoria di Itzcoatl" per indicare una vittoria infruttuosa ed anzi controproducente). Per ora lo scontro finisce in pareggio. Castrum Novum è ricostruita ed inizia la colonizzazione della penisola Flora.

264 a.C.: gli Zapotechi, mercenari al servizio della città Maya di Palenque, si asserragliano nella città di Xoconocho sull'oceano Pacifico per difendersi da una rappresaglia dei Miztechi, loro eterni nemici. Per salvarsi chiedono aiuto prima alla città Maya di Chichen-Itzà, la dominante tra tutte le città dello Yucatàn, e poi a Roma. Alla notizia dell'arrivo a Xoconocho di un contingente romano, Ahpul, re-sacerdote di Palenque, si allea con Chichen-Itzà. Tuttavia, dopo la sconfitta del suo esercito e di quello della città alleata contro la legione romana, volta gabbana e stringe alleanza con Roma, permettendole di allargare la sua zona d'influenza sino al nostro El Salvador. Inizia così la "Prima Guerra Maya", combattuta dai Romani contro i loro ex alleati.

260 a.C.: incredibile sconfitta delle tre città stato di Chichen-Itzà, Mayapàn e Uxmal nella battaglia navale di Campeche da parte del console Caio Duilio. L'innovazione tecnica del "corvo" di abbordaggio permette infatti ai Romani di applicare alle guerre per mare la tattica degli scontri a terra.

256 a.C.: sull'onda dell'entusiasmo per la vittoria di Campeche, il Senato decide di portare la guerra direttamente nello Yucatàn, sbarcando presso Mayapàn. Il console Attilio Regolo riesce ad aprirsi la strada nelle giungle paludose sino alla città-stato, che viene espugnata. Ma il Senato chiede che parte delle truppe sia riportata a svernare in Italia Nova, ed i re delle altre due città stato confederate riescono a far prigioniero Attilio Regolo. La flotta romana inviata in suo soccorso è distrutta da una tempesta tropicale, anche a causa della cocciutaggine del capitano che, a dimostrazione del proprio coraggio, impone ai recalcitranti marinai una rotta pericolosa.

250 a.C.: Cartagine conquista le coste atlantiche di Spagna e Gallia ed entra in conflitto navale con i Greci di Britannia.

249 a.C.: dopo una guerra sfiancante le trattative di pace falliscono perchè Attilio Regolo, inviato a Roma per trattare la pace, esorta invece il Senato a riprendere la guerra. Ritornato a Chichen-Itzà per non venir meno al proprio senso dell'onore, è giustiziato dentro la proverbiale botte irta di chiodi.

241 a.C.: approntata una grande flotta, il nuovo console Lutazio Catulo riesce a riportare una nuova, decisiva vittoria navale a Coatzacoalcoa, dopo di allora rinominata Portus Mexicus. Dopo più di vent'anni la Prima Guerra Maya si conclude con la cessione ai Romani di tutto lo Yucatàn occidentale ed un'indennità di guerra di 3200 talenti d'argento da pagarsi in dieci anni. La vittoria, oltre che dalla tenacia e dalla volontà di vendicare Attilio Regolo, è scaturita da una superiore organizzazione politica e militare, che garantisce a Roma la fedeltà di tutta la federazione messicana. Lo Yucatàn occidentale, le isole Furia e Manlia, l'isola Attilia (oggi Portorico), la penisola Flora e le isole di Nuove Egadi (le Bahamas) diventano le prime sei province della Repubblica Romana. L'espansione favorisce lo spirito d'iniziativa dei nuovi ceti imprenditoriali di Roma e delle sue colonie, mentre i piccoli proprietari terrieri, tenuti lontani per anni dai loro poderi a causa della guerra, si vedono rovinati. In tal modo pochi proprietari concentrano vasti terreni nelle loro mani e danno vita all'istituzione del latifondo.

237 a.C.: il re Maya Yokauil I intraprende la conquista del Belize per minacciare i possedimenti romani nel nostro Guatemala. Fondazione della città di Tikal.

La battaglia di Xama tra Romani e Maya (immagine creata con openart.ai)

La battaglia di Xama tra Romani e Maya (immagine creata con openart.ai)

228 a.C.: sobillati dalle tre città stato Maya, federatesi nell'Impero Maya per far fronte comune contro gli invasori d'oltreoceano, i barbari dell'Honduras attaccano le colonie romane sulla costa del Pacifico, ma i Romani li schiacciano a Champerico. Essi inoltre riconoscono le conquiste Maya nel Belize ma impongono loro il trattato del fiume Montagua: i Maya non potranno superarlo, o sarà la guerra.

222 a.C.: i consoli Flaminio e Claudio Marcello portano l'offensiva nell'Honduras, aggirando l'impero Maya, e sconfiggono definitivamente gli onduregni, prendendone la capitale Tegucigalpa. L'Honduras diviene provincia romana ed il confine è posto sul fiume Pataca.

220 a.C.: trattato di pace tra i Greci di Britannia ed i Cartaginesi. I primi colonizzano l'Irlanda, i secondi raggiungono la foce del Reno.

219 a.C.: Siyah K'ak ("Nato nel Fuoco"), figlio ed erede di Yokauil, viola il trattato di Montagua, varcandolo in armi . Dopo aver superato le montagne Comayagua a marce forzate, piomba su Tegucigalpa e la espugna. Ha così inizio la Seconda Guerra Maya. L'anno successivo il più grande condottiero Maya di tutti i tempi varca i monti del Guatemala, sconfiggendo i Romani prima sul fiume Lempa e poi a Totonicapàn, aprendosi la strada verso il cuore della federazione romano-messicana.

218 a.C.: il console Flaminio attende Siyah K'ak presso Oaxaca per sbarrargli il passo, ma il condottiero Maya tenta di attirarlo in una battaglia campale in pianura, sfilando lungo la costa del Pacifico. Flaminio, che è un buon comandante, non accetta e si lancia all'inseguimento dell'esercito Maya, in attesa della legione del collega console Servilio: egli sa che è necessario far capire ai popoli messicani alleati che Roma veglia, pronta a colpire alla prima occasione. Ma la genialità tattica di Siyah K'ak sorprende i Quiriti e in un mattino nebbioso, mentre le legioni sfilano ordinatamente lungo il lago Texcoco (dove sorge la nostra Città del Messico), l'esercito Maya, appostatosi nottetempo, sferra un attacco improvviso sul fianco sinistro delle due legioni, che vengono massacrate; lo stesso Flaminio cade in combattimento. Ancora secoli dopo i Romani crederanno che gli spettri dei guerrieri morti si aggirino sotto il pelo dell'acqua di quel lago maledetto.

217-216 a.C.: lo sgomento a Roma è grandissimo, tanto che il Senato decide di eleggere dittatore il generale Quinto Fabio Massimo detto "Cunctator", il Temporeggiatore. Questi però evita lo scontro diretto con Siyah K'ak, limitandosi a sorvegliarlo, ad attaccarlo con reparti isolati ed accampandosi in luoghi montagnosi dove l'abile fanteria Maya nulla può. Il disegno strategico di Quinto Fabio Massimo è giusto, ma molto impopolare, prevedendo gravi sacrifici per le popolazioni rurali, continuamente esposte alle violenze ed ai saccheggi dei Maya, purtroppo dediti a cruenti sacrifici umani. E così, allo scadere del mandato dittatoriale, la carica non è rinnovata al Temporeggiatore, e vengono eletti consoli Terenzio Varrone e Lucio Emilio Paolo, entrambi desiderosi invece di ingaggiare scontro aperto con Siyah K'ak per chiudere definitivamente i conti con lui. Il 2 agosto 216 a.C. un esercito di 80.000 uomini, in massima parte federati messicani, attacca Siyah K'ak a Cayne, sulla Sierra Madre Occidentale. Il leggendario condottiero Maya tuttavia manovra in modo da accerchiare i Romani senza lasciare loro alcuna libertà d manovra. Ebbe così inizio una spaventosa carneficina in cui morirono 70.000 tra romani e federati, tra cui Emilio Paolo. Questo è il peggior rovescio militare mai subito da Roma in tutta la sua storia. La schiacciante vittoria Maya fa sì che molti dei Federati si ribellino e si uniscano ad Siyah K'ak. Roma si trova sull'orlo della catastrofe, e tra il popolo si diffonde la certezza che gli dei hanno abbandonato l'Urbe, e l'assedio da parte dei Maya sia imminente. Il Senato proibisce allora ogni manifestazione pubblica di dolore e ritorna alla politica di Quinto Fabio Massimo.

215 a.C.: dopo la vittoria di Cayne, Siyah K'ak si trova inaspettatamente in difficoltà perchè non può ricevere aiuti dai Maya: la popolazione di Oaxaca, rimasta fedele a Roma nonostante la sollevazione di molti popoli messicani, batte ripetutamente le truppe di K'inich Janaab, fratello di Siyah K'ak che vorrebbe dargli man forte. Egli allora si asserraglia nella città messicana di Tlaxcala, ingrata verso Roma perchè questa le ha concesso una larghissima autonomia, e le sue truppe si infiacchiscono nei bagordi (sono questi i proverbiali "ozi di Tlaxcala"). Egli allora, non avendo uomini a sufficienza per attaccare Roma e cingerla d'assedio, gioca la carta diplomatica, inviando ambasciatori ad Aztlàn, che accetta di allearsi con lui. E a questo punto sorge la stella di Publio Cornelio Scipione, il cui padre è stato ucciso in battaglia da Siyah K'ak. Questi varca il Rio Grande, si allea con i popoli cosiddetti dei pagi (nel nostro universo sono i pueblos), amerindi che vivono in villaggi scavati nella viva roccia, e con i terribili Apax (quelli che noi chiamiamo Apache), e batte ripetutamente gli Aztechi che tentavano di varcare il Rio Grande (Magnus Rivus in latino). E' questa la prima alleanza tra i Romani e quelli che noi chiamiamo "indiani d'America". Questi ultimi subiscono un'improvvisa accelerazione della loro civiltà a causa del contatto con i Romani: cominciano ad utilizzare i cavalli e i manufatti in metallo acquistati dai Quiriti, e riorganizzano la loro struttura tribale dando vita a vere e proprie nazioni federate.

211 a.C.: sconfitta definitiva degli Aztechi che cessano ogni ostilità e devono accettare la fondazione di piazzeforti romane nell'attuale Texas. Siyah K'ak è sempre più isolato mentre Roma inizia la sua lenta ripresa dopo la batosta di Cayne.

209 a.C.: rientrato nell'Italia Nova, Scipione batte ripetutamente i Maya e riconquista lo Yucatàn occidentale. Assedio e presa della città Maya di Palenque. Colto, intelligente ed animato da una religiosa fiducia nelle proprie capacità, questi parla svariate lingue indigene ed ha copiato molte delle tattiche di combattimento di Siyah K'ak. Quest'ultimo si sente invece dire dall'indovino della città di Tlaxcala: "Siyah, gli dèi ti hanno concesso le vittorie ma non la capacità di sfruttarle."

207 a.C.: K'inich Janaab, sfuggito alla vigilanza di Scipione, ripercorre l'itinerario del fratello e fa irruzione nell'Italia Nova con un poderoso esercito, con l'evidente intenzione di ricongiungersi al fratello e stringere d'assedio Roma. Per un momento sembra ripetersi la drammatica situazione di dieci anni prima, ma i consoli Claudio Nerone (antenato dei futuri imperatori) e Livio Salinatore riescono ad intrappolarlo nella valle del fiume Metaxa e a sbaragliarlo. La sua testa viene gettata con una catapulta nell'accampamento del fratello. Siyah K'ak comprende che tutto è perduto e, assediato dalle truppe romane nell'attuale regione di Quéretaro, tenta di procrastinare la soluzione finale del conflitto.

204 a.C.: a sbloccare la situazione interviene il genio di Scipione che, riprendendo audacemente il progetto di Attilio Regolo, fallito cinquant'anni prima, sbarca direttamente nello Yucatàn settentrionale, minacciando il cuore stesso dell'Impero Maya. Subiti i primi scacchi, Chichen-Itzà richiama Siyah K'ak in patria via mare.

202 a.C.: nella pianura di Xama, nel cuore dello Yucatàn, avviene lo scontro decisivo tra Siyah K'ak e Scipione; stavolta l'invitto condottiero Maya è battuto e deve chiedere la pace. La coalizione Maya sopravvive anche se ristretta all'estremo nord dello Yucatàn, mentre tutto il resto della penisola, il Belize e l'Honduras diventano province romane. Chichen-Itzà deve rinunciare all'intera flotta, fatta eccezione per dieci navi, restituire tutti i prigionieri e i disertori romani e versare un'indennità di 10.000 talenti, pagabili in cinquant'anni. Roma esce dallo scontro estremamente rafforzata, e diviene in pratica la padrona assoluta dell'intero golfo del Messico. Le città come Tlaxcala, passate dalla parte del nemico, vengono punite e private di qualsiasi autonomia. Le campagne devastate dalle soldataglie Maya si sono però quasi spopolate, molti popoli di origine rurale si sono addensati a Roma che si avvia a diventare una megalopoli, mentre i ceti finanziari (gli equites) si sono estremamente arricchiti con le forniture di equipaggiamenti agli eserciti, con i prestiti allo stato ed accaparrandosi le terre abbandonate dai contadini o confiscate alle città infedeli. Grande impulso ha la cultura: Gneo Nevio scrive commedie ed il "Bellum Mayanum", primo poema epico della storia di Roma che narra le imprese di Scipione; Quinto Ennio inventa l'esametro latino su modello greco e scrive gli "Annales", dedicati all'epopea della fondazione di Roma e della sua fuga oltreoceano; Fabio Pittore avvia la storiografia.

La Repubblica Romana nel 202 a.C.


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