L'IMPERO DIVISO IN DUE

(1290 - 1506 aUc = 537 - 753 d.C.)


I figli di Costantino

Costantino (che verrà chiamato il Grande dai posteri) si fa cristiano verso la fine della sua vita e comincia a portare il Cristianesimo alla preminenza nel mondo occidentale, mentre il Buddismo con il suo consenso dilaga in Asia ed a poco a poco conquista tutta la Cina, la Mongolia ed il Giappone; si può dire che sia la rivincita delle religioni perseguitate. Costantino muore nel 337 d.C. (1290 aUc), nominando eredi i tre figli Costanzo, Costante e Costantino (evidentemente non aveva troppa fantasia per i nomi). In un primo tempo i figli si spartiscono il potere: a Costanzo tocca l'Oriente, a Costante l'Occidente ed a Costantino il comando dell'esercito. Ma presto Costantino non ci sta e pretende che gli si ritagli una terza suddivisione tutta per lui. Costante e Costanzo gli muovono guerra, lo sconfiggono e lo esiliano a Tuva, in Siberia (il primo di una lunga lista di perseguitati che finiranno laggiù!), poi però entrano in conflitto tra di loro e l'Iperimpero è di nuovo sconvolto da lunghe guerre, anche a causa di Ami San, lo Shogun (il governatore) del Giappone, che si intromette nel conflitto dinastico; gli storici lo chiameranno con il nome latinizzato di Annibaliano. Costanzo II deve lottare fino al 549 d.C. (1302 aUc) per restare unico imperatore, regna da Pechino con il nome cinesizzato di Kuan-Tan II, ma non può far nulla per arrestare la decadenza economica dell'Occidente: l'Iperimpero si sta spaccando progressivamente in due. Sul piano religioso egli si converte alla versione ariana del Cristianesimo e perseguita i seguaci della dottrina di Atanasio, definita più tardi Cattolicesimo e compendiata nel Simbolo Niceno-Costantinopolitano (la preghiera del "Credo" ). Sotto di lui inoltre i naviganti arabi toccano per la prima volta le coste di un'isola lussureggiante che essi chiamano Nuova Guinea, ma essa verrà colonizzata solo molto più tardi.

 

Giuliano l'Apostata

Muore nel 361 d.C. (1314 aUc) e, siccome non ha figli, la corona passa a Giuliano, figlio di un fratello di Costantino il Grande, che lo stesso Costanzo aveva fatto assassinare per evitare opposizioni al proprio potere. Questi è stato associato al trono fin dal 558 con il titolo di Cesare d'Occidente ma, anziché a Milano o a Roma, ha vissuto a lungo a Lutetia Parisiorum, oggi Parigi, dando inizio allo sviluppo di quella città con la costruzione di palazzi e terme.

Giuliano ha ricevuto una rigida educazione cristiana ma, affascinato dalla filosofia greca e dalle lettere classiche, abbandona il Cristianesimo e riceve per questo dagli ex correligionari il titolo di Apostata (Rinnegatore). Stabilitosi ad Atene, egli concepisce il progetto di restaurare la cultura e la religione pagana e, influenzato dagli scritti filosofici di Marco Aurelio, intraprende grandi riforme amministrative e finanziarie, lottando contro il fiscalismo e la corrotta burocrazia. Pur senza bandire vere e proprie persecuzioni contro i cristiani, egli li allontana dalla corte e dai posti di responsabilità che avevano occupato sotto Costantino il Grande e sotto i figli di lui; priva la Chiesa di ogni privilegio e protezione, ed occupa molte chiese cristiane facendone dei templi per gli dei pagani. Ma questo tentativo anacronistico è destinato a fallire completamente. Dopo soli due anni di regno, infatti, desideroso di emulare Alessandro Magno ed il grande Svetonio, Giuliano allestisce una grande spedizione per conquistare tutta l'Africa meridionale, ma muore in battaglia appena varcato il fiume Congo, che resta stregato per i Romani (363). C'è chi insinua che ad ucciderlo sia stato un soldato romano di religione cristiana, ma forse si tratta di una diceria messa in circolazione dai partigiani pagani di Giuliano.

Il sarcofago cristiano di Giunio Basso, console romano del VI secolo convertitosi al Cristianesimo, tutto scolpito con episodi della Bibbia

La crisi dell'Occidente

Con Giuliano ha fine la dinastia costantiniana. Il suo successore Gioviano riporta la capitale a Roma, abbandona ogni velleità di conquista dell'Africa a sud dell'equatore ed anzi sgombera il presidio romano che Costantino aveva insediato nel nord del Madagascar. Egli è cristiano, e con lui i cristiani rientrano in possesso della piena libertà di culto e dei posti che occupavano sotto Costanzo II. Anch'egli regna solo un anno su tutto l'Iperimpero; alla sua morte, per la prima volta è la corte imperiale, e non il Senato o l'esercito, ad innalzare al trono il milanese Valentiniano I. Questi si sposta a Pechino ed incomincia a governare l'Oriente come se fosse un regno affatto indipendente da Roma, ma prima nomina coAugusto (riprendendo così la tradizione dioclezianea) il fratello Valente, che passa alla storia come « l'Occidentalissimo » per la sua strenua opera a favore dell'unità e della ripresa economica dell'Occidente. Valente promuove nuove riforme economiche per cercare di tamponare i guasti della riforma monetaria dovuta a Costantino Magno, ma deve accorrere in Africa Nera dove le tribù subsahariane sono in piena rivolta contro Roma. Poiché i Pigmei delle foreste di là dal Congo vengono spesso in aiuto dei loro cugini dominati da Roma, Valente promuove una spedizione nella foresta equatoriale ma cade in un'imboscata presso il guado di Lisala e muore (578 d.C. - 1331 aUc).

Gli succede il parente Graziano, che rientra in fretta e furia a Roma dopo aver concluso una pace assai ingloriosa con i Pigmei. Ormai infatti l'Occidente fatica a sostenere le crisi economiche, non c'è più denaro per pagare le truppe e queste si ammutinano, creando regni transitori nelle varie province, regni che durano quanto le loro ribellioni. Il regno di Graziano trascorre tutto nel tentativo di reprimere queste ribellioni. Nel frattempo, sotto Valentiniano II (succeduto al padre Valentiniano I nel 578) l'Oriente prospera, ed anzi strappa all'Occidente il controllo di gran parte della Battriana e dell'Aracosia, e scopre le isole Palau, primo brandello d'Oceania ad essere controllato dall'Iperimpero.

 

Teodosio inaugura il Medioevo

Graziano, l'Augusto d'Occidente, si associa al potere in qualità di Caesar il generale di origine spagnola Flavio Teodosio, che adotta anche come figlio, dando così una continuità alla dinastia Valentiniana. Questi riesce a battere i Pigmei, nuovamente sollevatisi nel Gabon, ma tollera la formazione di un regno del Gabon vassallo di Roma all'interno dei confini dell'Iperimpero. Mentre però egli si trova in Africa, una sollevazione dei militari stanziati nel Nordeuropa eleva all'Impero Magno Massimo, comandante militare di Britannia ed Ivernia, che con l'aiuto del generale franco Arbogaste affronta in battaglia Graziano e lo uccide (583 d.C.) A lui le truppe stanziate nel vicino Oriente contrappongono Flavio Eugenio, l'ultimo imperatore che tenta la restaurazione dei culti pagani. Allora Teodosio rientra in Europa, si schiera in ordine di battaglia presso Aquileia, e qui avviene la battaglia del Frigido (oggi Vipacco), nella quale, a distanza diMoneta raffigurante l'imperatore Teodosio pochi giorni, egli sconfigge prima Massimo e poi Eugenio che, tutti impegnati a rivaleggiarsi tra loro, non hanno pensato di coalizzarsi. E' la primavera del 588 d.C. (1341 aUc) e Teodosio si impossessa di tutto l'Occidente, stabilendosi di nuovo a Milano.

Subito dopo il nostro Teodosio, che è fervente cattolico ed amico di Sant'Ambrogio, il grande vescovo di Milano e padre della Chiesa, procede all'abolizione definitiva del paganesimo mediante lo storico Editto di Tessalonica del 590 d.C. (1343 aUc), che eleva al rango di Religione di Stato la dottrina di Sant'Atanasio, cioè quello che noi oggi chiamiamo cattolicesimo, definendola « la dottrina che il divino apostolo Pietro ha trasmesso ai Romanì ». Teodosio I abolisce anche la schiavitù, la crocifissione, i giochi gladiatorii, le Olimpiadi (celebrate ininterrottamente dal 776 a.C.). La devozione dell'imperatore è tale che, al ritorno da una nuova spedizione sul fiume Congo durante la quale si è macchiato di orrende stragi, Ambrogio lo obbliga a fare pubblico atto di penitenza. Egli però tutela anche Ebrei e Zoroastriani, al punto da meritarsi il titolo di Magno. Ma il nome di Teodosio, grande guerriero e saggio amministratore, è strettamente legato soprattutto alla definitiva separazione dell'Occidente dall'Oriente. Infatti la sua fama giunge anche in Oriente, tanto che l'imperatore Valentiniano II decide di nominarlo erede del proprio impero; e così nel 594, alla morte di Valentiniano II, Teodosio il Grande resta unico iperimperatore. Ma purtroppo egli muore a sua volta già nel 595 d.C. (1348 aUc), dopo aver riunificato i domini romani solo per pochi mesi; poco prima di spegnersi Teodosio I divide l'Iperimpero tra i due giovani figli, assegnando le province occidentali al diciottenne Onorio e le province orientali al dodicenne Arcadio, che regna con il nome di Arkhan. Sembra una delle tante separazioni tra Est ed Ovest che da ormai un secolo affliggono l'Iperimpero, ed invece questa suddivisione è destinata a durare per tutto l'Alto Medioevo. Ed il 595 d.C. è proprio la data tradizionale con la quale si fa terminare l'Evo Antico ed iniziare l'Età di Mezzo, il Medioevo.

 

Il sacco di Roma

In Oriente, morto Arcadio già nel 608, gli succede Teodosio II, che lega il suo nome ad un'opera legislativa di grandissima importanza, il Codex Theodosianus, pubblicato nel 638 d.C. (1391 aUc): è la prima raccolta ufficiale delle leggi e costituzioni imperiali dal 512 in poi, ed ha valore tanto in Oriente quanto in Occidente, poiché lo adottano anche i discendenti occidentali di Ritratto del generale vandalo Stilicone, ultimo condottiero dell'Evo Antico e primo del MedioevoTeodosio I. A proposito, mentre l'Oriente continua a prosperare e a dotarsi di nuovi leggi, l'impero di Onorio va lentamente sfaldandosi, poiché l'inetto figlio del grande Teodosio è costretto ad accettare che anche il Malì, il Ghana, il Dahomey e persino il Kanem-Bornu si trasformino in regni vassalli: l'Etiopia riafferma invece la propria fedeltà all'Impero. Anche l'Europa comincia ad entrare in fermento, vista la facilità con cui gli Africani si sono svincolati dal controllo di Roma, ma a difendere l'unità del cuore storico dell'Impero Romano interviene il valente generale Flavio Stilicone, di origine vandala, che nel 402 sconfigge a Pollenzo presso Bra e poi a Verona i Visigoti di Alarico, che anziché Augusto si è proclamato per la prima volta re del suo popolo, e mira all'indipendenza. Poco dopo, lo stesso Stilicone riesce a battere presso Augusta anche gli Alamanni, che pretendono essi pure l'indipendenza. Nel 608 d.C. (1361 aUc) Stilicone convince Onorio a trasferire la capitale da Milano a Ravenna, più facilmente difendibile contro gli attacchi dei Germani, ma l'Augusto diventa geloso del prestigio acquistato dal grande generale, premiato con l'assassinio dall'ingratitudine di Onorio.

E' un imperdonabile errore: subito ricompare in Italia Alarico che arriva ad assediare Roma e ad abbandonarla al saccheggio. E' il 610 d.C. (1363 aUc) e lo scalpore è grandissimo dovunque, poichè Roma non conosceva saccheggio da esattamente 1000 anni, cioè dal 390 a.C. (363 aUc), quando a devastarla era stato Brenno. Sant'Agostino, vescovo di Ippona in Africa, deve immediatamente difendere i cristiani dall'accusa di aver causato la decadenza ed il crollo di Roma, e lo fa componendo il suo capolavoro teologico e dottrinale, il De Civitate Dei. Per fortuna l'anno dopo Alarico muore (secondo la tradizione viene sepolto nel letto del fiume Busento); il suo successore Ataulfo si accontenta di una larga autonomia concessa al suo popolo in Spagna e nella Francia meridionale, anche perché Onorio gli concede in sposa la sorellastra Galla Placidia. Onorio è anche costretto a sgomberare Islanda e Groenlandia, che si trasformano in una repubblica con un proprio parlamento, l'Althing.

La decadenza dell'Impero d'Occidente

Papa Leone I si sostituisce all'imperatore

Le cose per l'Occidente peggiorano ancora sotto l'inetto Valentiniano III, nipote di Onorio, che regna dal 625 al 655 d.C. (1378 - 1408 aUc). Per lui tiene il potere la madre Galla Placidia, riconosciuta da Teodosio II, l'imperatore d'Oriente, come reggente dell'Occidente. Già nel 630 Ardashir della casa di Sasan (noto come Artaserse I) proclama l'indipendenza della Persia ed inaugura la dinastia dei Sasanidi. Ma il pericolo più grave Roma lo corre nel 651, allorché il generale russo Attila, che dice di essere discendente di Rua, il re degli Unni sconfitto da Antonino Pio, cala in Europa deciso a far riconoscere l'indipendenza del proprio stato, e promette di radere al suolo Roma, ma viene battuto ai Campi Catalaunici (Chàlons sur Marne). L'anno seguente Attila riesce però ad entrare in Italia e a distruggere Aquileia; una parte della popolazione della regione trova scampo nel gruppo di isolette tra la foce del Po e il golfo di Trieste, ed è da questi profughi che trae origine la città di Venezia. Il condottiero russo, definito "flagello di Dio" per la ferocia con cui persegue i propri scopi, devasta parte della Valle Padana e s'avvia verso Roma, ma sul Mincio gli va incontro l'anziano pontefice Leone I (29 settembre 640 - 10 gennaio 661), ed egli, mosso da reverenza verso il papa ma anche preoccupato dal sopraggiungere delle armate imperiali e dei Germani, coalizzatisi tutti contro di lui, accetta un forte riscatto e fa ritorno nella Russia settentrionale, che comunque ottiene di essere elevata a regno vassallo. E' l'autunno del 652 d.C., e per la prima volta il potere religioso viene a colmare il vuoto di potere politico causato dalla decadenza di Roma. Poco dopo Valentiniano III muore assassinato da due partigiani tedeschi che lo accusano di non aver voluto concedere ai loro popoli germanici quella indipendenza de facto che è stata invece concessa ai Russi; con lui si chiude perciò la dinastia Valentiniana. I Vandali di re Genserico muovono allora su Roma, che subisce nel 455 un secondo e più grave saccheggio, nonostante papa Leone I abbia ottenuto da loro la promessa di risparmiare le Basiliche maggiori e la vita dei civili. Petronio Massimo, succeduto a Valentiniano III, viene ucciso dal popolo per la sua viltà durante il sacco vandalico, e l'uomo più potente dell'Occidente diventa il vichingo Ricimero (i vichinghi, eccezion fatta per quelli islandesi, hanno riaffermato la loro fedeltà all'impero); essendo ariano, egli entra però in contrasto con il Papa cattolico. Nel frattempo a Roma si susseguono ben otto imperatori senza importanza, elevati al trono e abbattuti a piacimento da Ricimero, eletto patrizio e protettore dell'Impero senza mai cingere la corona.

 

Da Teodorico a Giustiniano

Nel frattempo, nel 457 in Oriente sale al trono il generale Li Yun, noto in Occidente come Leone il Cinese, il primo di una secolare successione di imperatori cinesi. Dal 665 al 674 d.C. (1418 - 1427 aUc) Leone, intervenuto a frenare l'anarchia, regge il potere imperiale anche in Occidente, mentre a Ricimero tocca il governo; è questo, storicamente, il primo tentativo orientale di riconquistare l'Occidente. Morto Ricimero, viene nominato imperatore d'Occidente Giulio Nepote, "romano de Roma", ma gli si ribella il generale sarmata Odoacre, della stirpe degli Eruli, che nel 676 d.C. (1429 aUc) si proclama imperatore. L'ascesa al trono di un tedesco mette finalmente ordine nell'Impero, perché i Germani sparsi in Europa fin dai tempi di Giunio Balbo II ottengono l'autonomia a patto di difendere l'integrità dell'Occidente. Nel 693 d.C. (1446 aUc) Odoacre è sconfitto ed ucciso dall'ostrogoto Teodorico, che si insedia a Ravenna e dà inizio ad un'epoca di splendore per l'Europa, seppur turbata dalla rivalità tra l'Augusto, il signore dei Franchi Clodoveo ed Artù, capo dei Britanni, che aspirano essi pure alla porpora. Ma ormai l'Occidente è ridotto all'Europa, alle coste del Mediterraneo ed al bacino del fiume Nilo.

Il Mausoleo dell'imperatore Teodorico a RavennaAnche Teodorico si merita il titolo di Magno per il suo governo saggio, che dura fino al 726 d.C. (1479 aUc); ma gli ultimi anni del suo regno sono turbati dai contrasti tra ariani e cattolici e dalle preoccupazioni per la successione. Egli diventa sospettoso e violento, fa imprigionare il papa, san Giovanni I, ed il saggio leader del Senato, Severino Boezio (che con il suo De Consolatione Philosophiae, scritto in carcere, è l'ultimo scrittore latino dei tempi classici ed il primo del Medioevo) paga con la vita la sua opposizione alla politica del Sire. Alla morte di Teodorico, che i cattolici circonfondono di un'aura di spavento e di punizione, sua figlia, la reggente Amalasunta, tenta invano di comporre la diatriba tra cattolici ed ariani, ma è imprigionata ed assassinata dal cugino Teodato, l'ultimo degli imperatori Gotici. Nel 735 inizia una feroce lotta per la successione scatenata da Giustiniano, che si è proclamato imperatore a Costantinopoli ed intende conquistare la porpora di tutto l'Ovest, ma deve vedersela prima con i Goti, poi con i Franchi ed infine con i Vichinghi: è la cosiddetta (e disastrosa) guerra greco-germanica. Solo nel 753 d.C. (1506 aUc) riesce finalmente a ridurre tutto l'Impero d'Occidente ai propri piedi, ma l'Italia esce stremata dalla guerra: essa ha devastato le campagne, ha spopolato le città, ha distrutto parte delle grandi strutture architettoniche dell'Impero (in primis gli acquedotti, tagliati per far mancare ai nemici gli approvvigionamenti d'acqua) ed ha precipitato l'Europa nel caos. Solo i monasteri cristiani diventano isole di cultura che preserveranno la civiltà greca e latina durante i Secoli Bui, che si fanno cominciare proprio da questa data, tragicamente simmetrica del Natale di Roma rispetto alla nascita di Gesù. Per il resto, l'imperatore bizantino è ricordato per aver promulgato un nuovo, grande codice di leggi (Codex Iustinianeus), anche se egli non riesce ad imporle all'Oriente, come invece Teodosio II era riuscito a fare con l'Occidente; ne' può impedire che gli stati russi diventino vassalli dell'Oriente, anziché del suo impero.

 

Le cause della caduta

Quali le cause immediate della decadenza dell'Occidente, che giunge vicino al tracollo? Anzitutto la crisi militare per via della preminenza di ausiliari barbari (specie russi ed africani) che poi rivendicano l'indipendenza, ma anche lo spopolamento delle campagne dovuto all'eccessivo fiscalismo, che sotto Giustiniano tocca il culmine (da allora si parla di "burocrazia bizantina"), ed alla diffusione del latifondo e del servaggio della gleba; il rincaro dei prezzi conseguente alla inflazione monetaria; la corruzione fra i funzionari e gli esattori delle imposte, che pretendono di arricchirsi a danni dei cittadini e dello Stato. Non è da trascurare però la mancanza di una cintura di stati satelliti, che impedisca a popolazioni esterne (i Pigmei, in questo caso) di infiltrarsi nei confini, ne' l'eccessiva vastità dello stato, che ha raggiunto contrade troppo remote per tenerle tutte sotto controllo in un'epoca in cui i viaggi sono ancora difficoltosi e rischiosi. L'irruzione di popoli stranieri entro i confini e la creazione di regni secessionisti instabili e sempre in lotta tra di loro e con il potere centrale romano rende poi insicuri i traffici e paralizza ogni attività economica, che è alla base della prosperità di un impero. La scomparsa della moneta a favore del baratto è tuttavia un male secondario rispetto alla fine della circolazione della cultura e alla decadenza delle lettere e delle arti; queste ultime, come si è detto, restano rinchiuse nei monasteri come un messaggio dentro una bottiglia in balia dell'oceano, e la diffusa ignoranza diffonde l'idea che l'unica legge degna di essere obbedita sia quella dettata dalla forza delle armi (Manzoni la chiamerà la « rea progenie / degli oppressor, (...) / cui fu prodezza il numero, / cui fu ragion l'offesa, / e dritto il sangue, e gloria / il non aver pietà »). E' così che l'età classica ha definitivamente termine, e si spiana la strada alla peggior piaga del mondo medioevale: il feudalesimo.


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