IL MARCO POLO DELL'ANTICA GRECIA

(1100 - 1198 aUc = 347 - 445 d.C.)


Riprendono le persecuzioni anticristiane

Alla morte di Alessandro II (375 d.C.), il Consesso rifiuta il suo successore Alessandro III, ritenuto troppo morbido nei confronti dei popoli appena romanizzati, e designa al suo posto l'alano romanizzato Virbio Marcello, già comandante della XXXVII legione stanziata sull'Alto Volga. Quando Alessandro III giunge a Roma, Virbio lo fa immediatamente incarcerare e giustiziare sotto la falsa accusa di tradimento, ed assume la carica di Augusto al posto suo. Immediatamente le legioni africane alzano la voce e minacciano una sollevazione, ed allora Virbio non trova di meglio da fare che inscenare un secondo processo-farsa, il quale dimostra l'innocenza dell'augusto mancato, e rivela l'esistenza di un complotto ordito dai Cristiani per farlo apparire reo di tradimento e farlo eliminare. Questo gli fornisce un pretesto per scatenare una nuova, terribile persecuzione contro i Cristiani, della quale rimangono vittime ben tre Papi.

In questo modo, egli costringe molti Cristiani desiderosi di salvarsi la vita senza rinnegare la loro fede, a lasciare l'Urbe e le città più importanti, per rifugiarsi nelle terre più remote dell'Impero, ed in particolare il Turkestan, il Kashmir, la Norvegia e l'Islanda. Quest'ultima, ricolonizzata dai Vichinghi, risulterà alla fine popolata almeno per l'80 % da Cristiani in fuga dalle persecuzioni; e proprio qui si svolge la vita e l'apostolato di San Nicola di Mira, il leggendario vescovo della provincia d'Asia costretto a lasciare la sua diocesi, il cui commosso ricordo si propagherà per generazioni, dando vita alla leggenda di Santa Claus.

 

Il filosofo ed il pastorello

Ma questo non è il solo risultato della persecuzione scatenata da Virbio Marcello; in effetti, senzaIl Buon Pastore, scultura paleocristiana il suo complotto anticristiano, la storia della Scienza sarebbe risultata assai più povera, e non sarebbero state possibili neppure le successive conquiste operate dalle aquile romane. Tutto questo lo si deve a Claudio Nebridio, il più grande viaggiatore dell'età imperiale, nato nel 347 in un villaggio dell'Attica da genitori convertitisi al Cristianesimo in seguito alla predicazione di San Claudio Filantropo, vescovo di Atene esiliato in Crimea e poi nella Bulgaria sul Volga, dove morrà, in seguito alle persecuzioni volute dal Consesso contro i Cristiani, accusati di attività antiromane perchè rifiutano il servizio militare e la violenza delle armi. Claudio, che ha ricevuto il nome del santo vescovo, è dotato di una spiccata intelligenza e di una fortissima memoria, che lo rende particolarmente portato per l'apprendimento delle lingue; per questo è preso a benvolere dal filosofo neoplatonico Plotino. Secondo la leggenda, Claudio è un ragazzo e legge un libro mentre pascola le capre del gregge paterno, quando Plotino in viaggio da Tebe verso Atene si imbatte in lui e comincia a discutere con lui del libro che sta leggendo, il "Fedone" di Platone. Colpito dalla loquela e dalle risposte argute del ragazzo, lo porta con sé ad Atene e lo fa studiare. Claudio assorbe così tutta la cultura platonica allora dominante, tra l'altro trovandola perfettamente conciliabile con il messaggio evangelico, e comincia egli stesso a scrivere dialoghi di natura filosofica. I maestri decidono allora di inviarlo a studiare a Roma, al tempo dell'impero di Alessandro II, dove egli frequenta lezioni di retorica, grammatica e poesia. Ben presto diviene tanto esperto e tanto famoso da tenere egli stesso lezioni di filosofia e di retorica, ed intanto comincia la carriera politica assumendo la carica di questore. Intanto ha contatti segreti con Papa Damaso e con i Cristiani delle catacombe, che lo considerano una specie di eroe capace di fare strada in quello stato romano che di solito i Cristiani li perseguita, non li onora, a causa del loro suddetto rifiuto di far uso delle armi.

Purtroppo però la persecuzione scatenata da Virbio Marcello tronca la carriera di Claudio Nebridio, chiamato come tutti a bruciare pubblicamente incenso agli dei pagani. La notte tra il 5 ed il 6 febbraio del 376 d.C., allora, come egli stesso narra nella sua Autobiografia scritta in età avanzata, il nostro eroe lascia nascostamente l'Urbe e si imbarca ad Ostia per la Grecia, lasciando la sua casa tutta sossopra ed incaricando alcuni amici di diffondere la voce che sia stato rapito per ordine di chissà quale avversario politico. Tornato in Attica, scopre che il suo villaggio nativo è stato bruciato ed i suoi anziani genitori passati per le armi. Decide allora di lasciare per sempre quell'Impero che gli ha causato tanto dolore e, grazie al gruzzolo che ha messo da parte a Roma, di raggiungere quelle lontane terre di cui ha sentito narrare nelle descrizioni di viaggio di mercanti ed avventurieri. Egli entra così nel novero dei grandi viaggiatori del mondo antico, e ne diventerà il primo per ampiezza e durata delle sue peregrinazioni.

 

Ecco un esempio dell'artigianato di squisita fattura che Claudio Nebridio trovò in CinaPrimo viaggio

Il suo primo viaggio comincia dunque da Atene. Egli raggiunge via mare il porto di Gaza e raggiunge Gerusalemme, dove constata che i templi pagani sono caduti in rovina, ed egli può discendere nel sepolcro di Cristo per la prima volta dopo la rivolta del Bar Kochba. Sale dunque a Damasco, dove incontra la locale comunità cristiana fondata da Paolo, quindi raggiunge Antiochia di Siria e poi Samosata nel Commagene, la patria del grande poeta Luciano, dove si aggrega in qualità di geografo e di interprete ad una carovana di mercanti diretta nei lontanissimi paesi della seta. Egli infatti ha studiato da sempre le carte geografiche ed i racconti di viaggio e, oltre al latino e al greco, ha imparato l'ebraico, l'aramaico, il persiano e il sanscrito. La carovana percorre la grande via Caesarum attraverso la Mesopotamia, l'Iran e la Battriana, quindi supera i passi dell'Indukush dove si trova il confine dell'Impero Romano, e percorre la via della seta attraverso i deserti dell'Asia centrale. Raggiunge così l'impero cinese, che proprio in quell'epoca sta rifiorendo e ritrovando l'unità dopo un lungo Medioevo feudale, e nel 379 ne visita la capitale Pechino, cercando subito i dotti dai quali può apprendere quanto più possibile su quella civiltà affatto sconosciuta. Impara il cinese ad una velocità straordinaria e può discutere da pari a pari con i saggi confuciani, i quali non tardano a rendersi conto di trovarsi davanti una persona fuori dal comune. Egli è introdotto alla corte del giovane imperatore, il quale lo sta a sentire e, ricavatone una grandissima impressione, lo vuole accanto a sé come maestro e consigliere.

 

Secondo viaggio

Dopo sei anni di servizio nella capitale lo nomina proprio legato e gli ordina di visitare le province del suo impero per fargli accurata relazione di ciò che funziona e di ciò che non funziona nella loro amministrazione. Così Claudio Nebridio inizia quello che è considerato il suo secondo viaggio, in ogni angolo del complesso subcontinente cinese. Nel 388 egli è inviato come legato in Giappone, per trattare accordi commerciali, e nel 390 è incaricato di una difficile ambasceria presso i Mongoli, nella città-fortezza di Karakorum, che egli conduce con fine diplomazia. L'anno successivo visita il sud della Cina e l'impero Khmer (l'attuale Cambogia). Quando alfine torna a Pechino, nel 391 d.C., chiede all'imperatore di lasciarlo ripartire per le proprie esplorazioni; il Figlio del Cielo acconsente a malincuore e lo carica di doni, incluse perle e rubini grossi come noci, che gli consentiranno di proseguire la propria opera senza preoccupazioni finanziarie.

 

Terzo viaggio

Egli inizia così il suo terzo viaggio. Su una nave messagli a disposizione dall'imperatore egli costeggia la Cina e si spinge nella penisola di Malacca e quindi nel Borneo e tra le isole Molucche. Ritorna poi verso occidente, costeggia Giava e Sumatra dove vede l'"unicorno" (il rinoceronte, ovviamente) e costeggia l'India, dove scopre - come vedremo più avanti - che l'Impero Romano è in piena espansione. Egli risale il Gange fino a Palibothra, poi decide di tornare indietro e di costeggiare tutta la penisola del Deccan, approdando infine in Arabia Felice, dove si congeda per sempre dai marinai cinesi. E' il 393 d.C., dalla sua partenza da Roma sono passati diciassette anni, egli ne ha 46 ed ormai tutti si sono dimenticati di lui; inoltre gli imperatori Severi che ora hanno in mano l'Impero sono maggiormente tolleranti nei confronti dei Cristiani, per cui egli decide di infrangere la promessa fatta a sé stesso davanti alle tombe dei genitori, viaggiando ancora attraverso i possedimenti di Roma.

Claudio Nebridio si apposta per due giorni nell'isola di Sumatra per riuscire ad avvistare l'"unicorno" (il rinoceronte), in un pregevole disegno di Ch. Jégou, da Focus Storia n. 4, Autunno 2005

Claudio Nebridio si apposta per due giorni nell'isola di Sumatra per riuscire ad avvistare l'"unicorno" (il rinoceronte), in un pregevole disegno di Ch. Jégou, da Focus Storia n. 4, Autunno 2005 (vai al sito internet)

Terzo viaggio

Egli inizia così il suo terzo viaggio. Su una nave messagli a disposizione dall'imperatore egli costeggia la Cina e si spinge nella penisola di Malacca e quindi nel Borneo e tra le isole Molucche. Ritorna poi verso occidente, costeggia Giava e Sumatra dove vede l'"unicorno" (il rinoceronte, ovviamente) e costeggia l'India, dove scopre - come vedremo più avanti - che l'Impero Romano è in piena espansione. Egli risale il Gange fino a Palibothra, poi decide di tornare indietro e di costeggiare tutta la penisola del Deccan, approdando infine in Arabia Felice, dove si congeda per sempre dai marinai cinesi. E' il 393 d.C., dalla sua partenza da Roma sono passati diciassette anni, egli ne ha 46 ed ormai tutti si sono dimenticati di lui; inoltre gli imperatori Severi che ora hanno in mano l'Impero sono maggiormente tolleranti nei confronti dei Cristiani, per cui egli decide di infrangere la promessa fatta a sé stesso davanti alle tombe dei genitori, viaggiando ancora attraverso i possedimenti di Roma.

 

Quarto e quinto viaggio

Dopo essersi soffermato un anno in Arabia riprende il mare iniziando il suo quarto viaggio. Sbarca nella penisola del Sinai, sale al monte di Mosè, quindi raggiunge le Piramidi e la Valle dei Re. Risale poi il Nilo, deciso a scoprirne le sorgenti. Dopo un viaggio periglioso e con l'aiuto di portatori sudanesi raggiunge per primo il Lago Vittoria (398 d.C.), poi si inoltra nell'interno alla ricerca dei mitici Monti della Luna da cui nascerebbe il Nilo. Egli scopre invece la "grande montagna innevata", il vulcano Kilimangiaro, che vede ergersi da lontano sulle ampie savane africane. Ritornato sul lago Vittoria, punta verso ovest e raggiunge il fiume Congo, che discende fino alla foce (401 d.C.); egli è il primo grecoromano a percorrere tutto l'interno dell'Africa dall'Indiano all'Atlantico. Durante quest'impresa ha contratto la febbre gialla ma ne guarisce pressoché miracolosamente, risale la costa fino al confine romano, si imbarca, costeggia tutto il continente africano, rientra nel Mediterraneo e ritorna a Roma (403 d.C.), da cui manca da 27 anni. Il periplo via mare dalla foce del Congo fino alla capitale è considerato il suo quinto viaggio, e non è meno avventuroso degli altri, perché nel corso di esso Claudio Nebridio approda alle isole di Capo Verde, disabitate e prima di allora del tutto trascurate dai Romani, vi fonda un fortilizio e da lì tenta addirittura di attraversare il Mare Oceano. Egli infatti è convinto che la terra sia sferica e che sia possibile giungere in Cina per via marittima. Una tempesta tropicale lo costringe immediatamente a recedere dal suo tentativo di valicare l'Oceano; la stessa via sarà intrapresa solo undici secoli dopo da Cristoforo Colombo.

 

Sesto viaggio

Claudio potrebbe risiedere a Roma con le ingenti ricchezze accumulate nel corso dei suoi viaggi, ma dopo appena un anno lo spirito di avventura ha il sopravvento. Egli infatti diventa amico del grande viaggiatore russo Yuri Lobachinskij, e da lui viene a sapere delle imprese dei Vichinghi nell'estremo nord, di cui parleremo nel capitolo successivo; si lascia perciò convincere da Yuri ad accompagnarlo in una spedizione in quelle remote plaghe. Nonostante abbia già 57 anni, la metà dei quali trascorsi viaggiando, parte così per il suo sesto viaggio raggiungendo Augusta dei Vindelicii, Brema e poi Haunia (Copenaghen), per poi spostarsi in Norvegia. Da qui i due vanno ad esplorare la Lapponia, spingendosi fino nella penisola di Cola. Tornati nella città norvegese di Tromso, i due si imbarcano e tentano di percorrere il passaggio a Nordest per aprire una via marittima verso Cina e Giappone; devono rinunciare, ma riescono a delimitare con nitidezza le coste settentrionali della Russia e scoprono un'isola ghiacciata che Yuri chiama Nova Zemlia (Nuova Terra nella sua aspra lingua slava). Tornano ad Oslo nel 408.

 

Settimo ed ultimo viaggio

Ma non è finita qui: separatosi da Lobachinskij, Claudio si imbarca sul drakkar del leggendario capitano Heming Aslaksen e dà inizio al suo settimo viaggio. Con lui punta a nord e scopre le isole Svalbard, dove fonda il campo trincerato romano più settentrionale del mondo. Quindi effettua il suo primo tentativo di raggiungere il Polo Nord, ma deve abbandonare l'impresa a causa della spietata morsa dei ghiacci. Rientra allora in Norvegia, a Bergen, ma con il fedele Heming parte subito per le isole Faer Oer e poi per l'Islanda (409), dove conosce san Nicola di Mira, ormai ottantenne. Si spinge quindi nella appena scoperta Groenlandia e ne costeggia la costa occidentale inoltrandosi nella baia di Baffin (410). Tenta per la seconda volta di raggiungere il Polo, ma deve rinunciare definitivamente al suo sogno. Sulla via del ritorno una tempesta trasporta la nave in una terra ridente che Heming battezza Vinland, la terra del vino; dalle sue descrizioni pare che si tratti dell'isola di Terranova, a poca distanza quindi dal continente americano, che l'infaticabile viaggiatore rischia seriamente di scoprire. Torna infine in Islanda e poi in Britannia.

I sette grandi viaggi di Claudio Nebridio

E' l'estate del 412 d.C. (1164 aUc). Claudio Nebridio ha 65 anni e decide finalmente che è ora di dire basta alle avventure. Via mare raggiunge Atene, dopo un'ultima visita a Roma, e si fa costruire una villa sul luogo dove sorgeva il suo villaggio natio. Qui si ritira per redarre in greco il suo capolavoro, la "Cosmographia Universalis" in cento libri, compendio di tutte le sue scoperte geografiche e di tutte le sue osservazioni naturalistiche ed etnologiche. Gli si attribuiscono oltre cinquanta libri di storia, geografia ed antropologia, tradotti in latino, copto, siriaco, persiano, sanscrito e persino in cinese, oltre ad una grande mappa del mondo antico, che sarà usata per generazioni. Claudio Nebridio muore nel 445, alla bella età di 98 anni.


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