2 giugno 1946, la vittoria della Monarchia

di Demofilo


25 luglio 1943, la svolta di Roma

Dopo aver fatto arrestare Mussolini il 25 luglio 1943, il Re Imperatore Vittorio Emanuele III decide di abdicare in favore del figlio, il principe di Piemonte Umberto. Il 26 luglio un comunicato del Quirinale ratificava l'abdicazione e confermava il passaggio della corona; lo stesso giorno l'ex-sovrano si rivolgeva a tutti gli italiani con una lettera nella quale si dichiarava colpevole dell'apertura al fascismo (dopo la marcia su Roma dell'ottobre 1922), delle leggi razziali (1938) e della guerra (1940). Con la moglie, la regina Elena, il “re soldato” và in esilio in Portogallo, come il suo avo Carlo Alberto, sotto la protezione del presidente Antonio de Oliveira Salazar e delle forze angloamericane, che avevano caldeggiato l'arresto di Mussolini e la successiva abdicazione.

Lo stesso giorno il nuovo Re d'Italia Umberto II convoca al Quirinale Benedetto Croce, Ivanoe Bonomi, Alcide De Gasperi, Giuseppe Saragat e Pietro Nenni: è la famosa “svolta di Roma”. Durante questo incontro vengono fissate le seguenti decisioni: abolizione del Partito Nazionale Fascista, del Gran Consiglio del Fascismo e della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, ripristino della libertà e della democrazia, nascita di un governo democratico di “unità nazionale” tra le forze politiche antifasciste. Lo stesso giorno Umberto II nomina il maresciallo Giovanni Messe comandante in capo delle forze militari italiane, il quale riunisce d'emergenza i quadri militari dell'esercito italiano e comincia a stilare un piano per affrontare la situazione bellica.

I servizi segreti militari italiani cominciano a contattare gli Alleati, mentre vengono chiuse le relazioni con il Reich tedesco, senza però dichiarare guerra alla Germania.

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8 settembre 1943, la nuova Patria

Dopo circa un mese di trattative e riunioni, viene varato ufficialmente il primo centro-sinistra “di unità nazionale”: primo ministro De Gasperi, vice-presidenti Nenni e Saragat, ministro dell'interno Bonomi, ministro degli esteri Giuseppe Dossetti e ministro della cultura Croce. Lo stesso giorno, tramite un decreto del sovrano controfirmato da De Gasperi e dal maresciallo Messe, vengono chiuse le frontiere italiane con l'estero. Con una dichiarazione congiunta, Umberto II e De Gasperi dichiarano finite le ostilità con gli Alleati angloamericani e terminata l'alleanza con Hitler nell'Asse: è la cosiddetta “rinascita della Patria” dell'8 settembre 1943.

A questo punto Hitler, furibondo per l'evoluzione degli avvenimenti in Italia, decide di invadere la penisola da Nord con truppe già stanziate in Austria e con l'aiuto di reparti tedeschi già dislocati nell'ex-paese alleato. Ma Fuhrer non sapeva che, durante il mese di riunioni e trattative, il governo italiano aveva contattato direttamente gli Alleati, con i quali aveva già predisposto un sostanziale soffocamento delle resistenze che sarebbero state riscontrate. Il problema era però l'invasione che difficilmente sarebbe stata bloccata dagli italiani.

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Inverno 1943, la lotta partigiana

Di fronte all'occupazione di Trento, di Trieste, di Bergamo e dell'assedio di Brescia, nacquero le prime formazioni partigiane che volevano bloccare l'invasione nazista. Il coordinamento, affidato al partigiano socialista Sandro Pertini, decise di firmare un documento con il quale riconosceva il nuovo sovrano e il governo; il patto tra il coordinamento partigiano e il governo centrale avvenne durante un incontro segreto tra Pertini e la moglie del sovrano, la regina Maria Josè.

Il 17 novembre 1943 gli Alleati erano riusciti ad occupare Roma e quindi garantivano a corona e governo una certa sicurezza, ma il Nord era particolarmente turbolento: le truppe naziste infatti avevano occupato pure Milano ed il fronte italiano si attestava su tre principali vertici: Torino, dove la lotta tra esercito italiano e partigiani contro i tedeschi si era in parte congelata con una guerra di posizione; Milano, dove i nazisti avevano occupato la città, ma ogni giorno avvenivano azioni di sabotaggio firmate dai partigiani e Trieste, dove particolarmente violento era lo scontro tra le due parti. Ogni giorno la batteria radiofonica del Quirinale inviava nelle zone occupate messaggi del sovrano che invitavano alla resistenza e alla liberazione, mentre gli Alleati ormai avevano raggiunto la Pianura Padana e qui avevano cominciato a coordinare le operazioni insieme all'esercito italiano e alle formazioni partigiane: le operazioni comunque erano soprattutto di contenimento e di sabotaggio.

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1944, dallo stallo all'avanzata allo stallo

Mentre la zona centro-meridionale del paese era sotto l'occupazione militare statunitense governata da Umberto II e da un governo democratico di centro-sinistra “di unità nazionale”, il Nord era ancora sotto il nero stivale nazista: particolarmente feroci furono i rastrellamenti che le SS fecero, aiutate dagli “squadroni della morte”, gruppi di militari italiani comandati da Alessandro Pavolini e da Junio Valerio Borghese. Il 5 maggio 1944 furono sterminate a Crespi d'Adda, nel lombardo, circa 1837 persone e circa un mese dopo, il 3 giugno a Milano furono fucilati davanti al Duomo 336 prigionieri italiani come rappresaglia per un attentato partigiano che era costato la vita a 31 militari tedeschi. Ma tre giorni dopo, il 6 giugno 1944 la situazione cambiò radicalmente: fu aperto un terzo fronte, in Normandia, e numerosi reparti dovettero riparare nel Nord della Francia; questo alleggerì il confronto nel fronte italiano. Le operazioni erano coordinate da maresciallo Messe e dal generale Montgomery: numerose divisioni alleate affiancano ora un nuovo esercito italiano “di liberazione” e le formazioni partigiane. Il 5 agosto 1944 viene liberata Torino e il re Umberto II sfila a cavallo nella città che fu capitale del Regno d'Italia e capitale del vecchio e risorgimentale Regno di Sardegna, ma nel Nord-est la situazione peggiora: i tedeschi riescono a sfondare e occupando Vicenza, Verona, Padova, Rovigo e Venezia. Tutto il Veneto è sotto l'occupazione nazista. Questo disordina lo scenario italiano: il Lombardo-Veneto nella mani dei tedeschi, che rischiano ora di attraversare il Po' e occupare la liberata Emilia. 

La situazione dopo una possibile veloce avanzata si congela quindi con l'arrivo della primavera. La liberazione è rimandata alla primavera del 1945.

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1945, la liberazione

Il 1945 si apre con la visita, il 12 gennaio, di Umberto II e di De Gasperi a Washington dal presidente statunitense Roosevelt. Il colloquio, cordiale ma allo stesso impegnato, arriva ad una conclusione semplice e chiara: l'Italia, dopo la guerra, sarà aiutata economicamente dagli Stati Uniti e non sarebbe stata trattata come una nazione sconfitta durante la successiva conferenza di pace. Nel febbraio del 1945 ricomincia finalmente l'avanzata a Nord e il 25 aprile 1945 le truppe tedesche presenti in Italia chiedono l'armistizio, che viene firmato nella barocca Villa Verlato a Villaverla, nel vicentino. Con l'armistizio di Villa Verlato terminava finalmente la guerra in Italia e poteva aprirsi un nuovo scenario.

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Estate 1945, congressi e riunioni

Mentre la guerra in Europa era finita (morte di Hitler e armistizio tedesco dell'8 maggio 1945) e nell'Oceano Pacifico ancora sparava l'artiglieria americana contro i nipponici, in Italia si era aperta la cosiddetta “stagione dei congressi”: durante infatti l'estate del 1945 si ricostituirono definitivamente partiti e movimenti politici democratici ed antifascisti. Ad aprire le danze fu il Partito Liberale Italiano che, durante l'assemblea al Teatro Brancaccio di Roma, aveva confermato presidente onorario Benedetto Croce, segretario politico Enrico De Nicola e segretario organizzativo Piero Gobetti, che tutti credevano morto in Francia durante l'esilio ma in realtà era stato scambiato con un altro emigrante italiano. Fu poi la volta della Democrazia del Lavoro, partito che faceva capo a Ivanoe Bonomi, Vittorio Emanuele Orlando e Francesco Saverio Nitti. Il Partito Popolare fu riorganizzato dopo il ritorno dall'esilio statunitense di don Luigi Sturzo, il quale fu nominato presidente onorario mentre la segreteria fu affidata al “consolato” di Alcide De Gasperi e Giuseppe Dossetti: durante l'assemblea pubblica, nell'albergo di Santa Chiara a Roma, furono esposte le linee guida e il programma del partito del primo ministro. Ma a sinistra avvennero le vicende più interessanti: il Partito Socialista Italiano infatti durante la segreteria di Pietro Nenni aveva cercato di creare un unico fronte progressista che poteva unire sia la sinistra moderata e riformista, sia quella massimalista e rivoluzionaria. Tentare però di unire socialdemocratici e comunisti non era certo facile anche perché dall'Unione Sovietica era arrivato Palmiro Togliatti, dirigente italiano dell'Internazionale Comunista, il quale aveva proposto ed imposto di fondare un partito comunista in Italia che potesse unificare tutta la sinistra sotto la falce ed il martello. Tale progetto fu però bocciato durante il consiglio nazionale di Palazzo Barberini, durante il quale la componente massimalista di Togliatti uscì dal partito e Nenni decise di dimettersi, sia dalla segreteria sia dalla vicepresidenza. La “svolta di Palazzo Barberini” portò alla segreteria Saragat, Sandro Pertini divenne presidente e nacque il Partito Socialdemocratico Italiano, seguendo l'insegnamento dei defunti Filippo Turati e Giacomo Matteotti. Togliatti e la sua cricca fondò il Partito Comunista Italiano, ma ebbe poco seguito e dopo pochi anni scomparve.

A destra tutto taceva. I fascisti erano stati sconfitti e i sostenitori si riunivano segretamente in piccole stanze che fungevano da ripostiglio nella fognature di Roma: durante questi incontri sarebbe nato il Movimento Sociale Italiano fondato da Giorgio Almirante e da Mirko Tremaglia, due ex-combattenti degli “squadroni della morte”. Sempre a destra nasceva numerosi gruppi conservatori e nazionalisti, ma ebbero poco seguito.

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12 dicembre 1945, la pace

Il 12 dicembre 1945 a Parigi fu invitato Umberto II e De Gasperi ai lavori della Conferenza per la Pace. Durante i due discorsi furono principalmente sottolineati i seguenti aspetti: l'Italia si era liberata del fascismo e della dittatura e i protagonisti della vicenda erano stati arrestati e giudicati. Ora voleva cambiare, voleva rinascere e voleva diventare un paese autenticamente democratico. Furono apprezzate soprattutto le parole di Umberto II: “Nel 1943, quando fu liquidato Mussolini, l'Italia ritornò unita e con lei riemersero le migliori energie di questo paese.” De Gasperi invece si soffermò sul suo grande sogno: “la nascita di confermazione di stati democratici capaci di reciproca collaborazione. In nome di questo sogno crediamo nella nascita di un'Europa Unita, la nostra patria Europa che sta in cima ai nostri pensieri ed ai nostri interessi”.

Umberto II e De Gasperi firmarono la dichiarazione della Nazioni Unite e il riconoscimento della guerra contro il nazifascismo, allo stesso tempo doveva lasciare tutte le colonie africane, il Dodecaneso e l'Albania ma i territori metropolitani e i confini non venivano toccati. Era una grande vittoria per un paese che era riuscito a cambiare nel giro di pochi mesi le sorti del suo futuro.

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3 marzo 1946, la discussione sul futuro

Il 3 marzo 1946 il sovrano presentò una proposta al governo: organizzare un referendum sulla forma istituzionale del paese, da presentare parallelamente alle votazioni per l'Assemblea Costituente. Il governo di centro-sinistra si disse stupito della decisione: De Gasperi si disse profondamente sorpreso poiché credeva che la monarchia fosse la forma di stato ideale poiché “Umberto II e la corona avevano lavato l'onta del compromesso tra fascismo e monarchia”, Croce ritenne che “era un rischio che l'Italia non si poteva permettere” e lo stesso Pertini ritenne che la “monarchia aveva ridato onore al paese e per questo doveva essere mantenuta”. In una nota del Quirinale il sovrano riteneva necessaria la votazione in modo da poter tagliare con il passato e far nascere una monarchia democratica parlamentare simile alla tradizione scandinava. D'altro avviso furono i comunisti di Togliatti e i neofascisti di Almirante che si espressero contro la monarchia e per la repubblica per ragioni diametralmente opposte.

Ad ogni modo dopo un incontro a Villa Savoia tra Umberto II e De Gasperi fu approvato un decreto legge sul referendum istituzionale e sull'elezione dell'Assemblea Costituente, fissato per domenica 2 giugno 1946.

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Primavera 1946, le trame nere e rosse

Nell'aprile 1946 vanno purtroppo registrate numerose azioni di violenza e di terrorismo, organizzate da bande e da gruppi facenti parte la sinistra e la destra extra-parlamentare che si legava sia con il Pci sia con l'Msi. Il 16 aprile 1946 un gruppo della cosiddette “Brigate Rosse” prese d'assalto la villa dei conti Manzoni a Lugo di Romagna, in Emilia Romagna, uccidendo i nobili e i domestici. Pochi giorni dopo furono ritrovati in un fosso della campagna toscana, vicino ad Arezzo, il corpo del segretario locale del Partito Socialdemocratico, parente dei nobili uccisi.

Il 30 aprile 1946 avvenne però l'azione più pericolosa. Un gruppo di ex-combattenti negli “squadroni della morte” assaltarono con esplosivi la prigione a Campo Imperatore, sul Gran Sasso, dove era rinchiuso Mussolini ed alcuni gerarchi fascisti. Ci furono parecchi morti sia nella polizia che difendeva il penitenziario, sia nel gruppo sovversivo. Di fronte poi ad altri avvenimenti particolarmente pericolosi il governo decise di varare delle leggi speciali: il ministro dell'interno Bonomi diede maggiori poteri alle forze dell'ordine e mobilitò anche l'esercito in caso la situazione precipitasse. Con un decreto legge furono dichiarati illegali sia il Partito Comunista sia il Movimento Sociale, colpevoli di aver collaborato con gruppi terroristici.

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Maggio 1946, la nascita del Fronte per la Monarchia Democratica

Il 16 maggio 1946 nacque a Roma il Fronte per la Monarchia Democratica che univa i partiti e i movimenti politici che volevano sostenere la nuova monarchia. De Gasperi e il Partito Popolare, Saragat e il Partito Socialdemocratico, De Nicola e il Partito Liberale e Bonomi e la Democrazia del Lavoro aderirono alla scelta monarchica consapevoli che era stato dato un taglio netto con il passato. Contrari erano naturalmente i repubblicani, nati da una scissione della Democrazia del Lavoro, di Ugo La Malfa, i “nuovi socialisti” di Nenni, i “comunisti democratici” di Umberto Terracini e la destra conservatrice di Roberto Selvaggi.

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2 giugno 1946, la vittoria della Monarchia

L'election day finalmente arrivò e le votazioni avvennero in maniera regolare in tutta Italia e per la prima volta votarono anche le donne. Umberto II e la regina Maria Josè votarono la mattina presto mentre De Gasperi e altri esponenti del governo nel tardo pomeriggio. Da ricordare alcune scritte comparse sui muri della capitale: “Umberto in Portogallo dal papà e De Gasperi in sacrestia”, “Saragat socialfascista”, ecc… . Alla fine vinse la monarchia con il 64,7% dei suffragi: la scelta a favore della corona prevalse in tutta Italia, con le percentuali maggiori al Sud e un vantaggio anche di misura al Nord.

Umberto II e la famiglia vennero acclamati nuovi sovrani d'Italia la sera del 4 giugno, quando i dati furono definitivi e confermarono la vittoria monarchica. “Si è aperta una nuova era per l'Italia” disse Umberto II in una lettera agli italiani “un'era fatta di pace, di libertà e di sviluppo. Tocca ad ognuno di noi lavorare affinché il paese possa rifiorire, nell'ambito di un'Europa dei popoli unita”.

Le votazioni per l'Assemblea Costituente premiarono tutto il governo di centro-sinistra in carica che ebbe la maggioranza: Partito Popolare 32,8%, Partito Socialdemocratico 20,2%, Unione Democratica Nazionale (Pli e Dl) 12,9%. Il restante 34,1% dei voti andò sia alla Destra Conservatrice di Selvaggi 8,1% e alla sinistra radicale di Nenni e Terracini 26%.

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1946-1948, Governo e Costituente al lavoro

Il 15 luglio 1946 si riunì al palazzo di Montecitorio l'Assemblea Costituente, che doveva varare la nuova costituzione visto che Umberto II aveva decretato lo Statuto Albertino del 1848 troppo vecchio e retrivo.  I lavori della Costituente furono coordinati dal giovane Aldo Moro, giurista e costituzionalista cattolica, e durarono complessivamente due anni; il 23 dicembre 1947 infatti fu approvata la nuova costituzione, il 27 dello stesso mese, durante una solenne cerimonia, Umberto II, De Gasperi e Moro firmarono la fresca carta costituzionale. La quale entra in vigore il 1 gennaio 1948, cento anni dopo la promulgazione del vecchio Statuto Albertino. Dal punto di vista politico i lavori ebbero andarono complessivamente bene poiché si trovarono naturalmente le intese all'interno della coalizione di governo, con diverse “grandi intese” con i repubblicani e i socialcomunisti. La destra invece non approvò nessun articolo della carta e durante i lavori fece continuo ostruzionismo nelle varie commissioni.

L'azione del governo andava intanto avanti: De Gasperi e Saragat avevano ricevuto a Palazzo Chigi, il 3 dicembre 1946 il presidente Truman il quale aveva confermato gli aiuti economici per la ricostruzione in Italia chiedendo però la possibilità di istallare basi militari statunitensi nella penisola. De Gasperi era contrario, ma gli avvenimenti di Praga del 15 dicembre 1946 fecero cambiare idea al primo ministro; di fronte infatti al pericolo sovietico bisognava difendersi. La decisione fu riferita alla Costituente e trovò la solita opposizione della destra; persino la sinistra radicale aveva avanzato paura e negli stessi giorni aveva varato la linea politica dell'eurocomunismo democratico. Il primo governo De Gasperi, nato con la svolta di Roma del 1943, verrà trionfalmente confermato il 18 aprile 1948: le elezioni politiche infatti premieranno i partiti di governo, penalizzata fu la sinistra radicale che si sciolse e confluirà nei socialdemocratici  e sbalorditivo fu il successo di Selvaggi e si Guglielmo Giannini con la Destra Conservatrice e il movimento dell'Uomo Qualunque.

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11 maggio 1948, il secondo governo De Gasperi

Il secondo governo De Gasperi fu arricchito da nuove personalità: naturalmente De Gasperi alla presidenza e Saragat il suo inseparabile vice. Agli interni fu confermato Bonomi, alla Difesa fu chiamato l'ex-partigiano Pertini, alla marina mercantile il cugino del sovrano Aimone di Savoia, i ministeri di finanza, tesoro e bilancio furono semplificati nel “super ministero dell'economia” guidato da Luigi Enaudi, all'istruzione fu chiamato Gobetti, ala cultura fu confermato Croce e Dossetti agli esteri. Umberto II nominò poi i primi senatori a vita: don Luigi Sturzo, Enrico De Nicola, Vittorio Emanuele Orlando e Francesco Saverio Nitti.

La ricostruzione intanto continuava in modo inesorabile.

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30 aprile 1949, la nascita dell'Europa Unita

Il 30 aprile 1949 ad Aquisgrana, la capitale del Sacro Romano Impero di Carlo Magno, si ritrovarono Giorgio V e il primo ministro inglese Clement Attlee, il presidente francese Charles De Gaulle, il cancelliere tedesco Konrad Adenauer, Umberto II e Alcide De Gasperi e i sovrani e rispettivi primi ministri di Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi. Durante la conferenza nacque la Comunità per l'Europa Unita che abolì le dogane, confermò il libero scambio e naturalmente fece nascere i primi organi comunitari come un consiglio di presidenza, che fu affidato all'europerista De Gasperi. Per l'Italia fu un autentico trionfo . Una settimana dopo ci furono due importanti avvenimenti: un colpo di stato in Russia aveva fatto cadere Stalin e la sua cricca e la cortina di ferro si stava dissolvendo mentre a Campo Imperatore Mussolini fu trovato impiccato.

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1950, il Giubileo

Papa Pio XII celebrò l'anno santo 1950 per ringraziare il Signore di due particolari cose: la fine del pericolo “rosso” e la nascita dell'Europa Unita. Celebre fu la foto scattata sul sacrato della basilica di San Pietro tra i protagonisti della nuova Italia: naturalmente in prima fila il successore di Pietro Papa Pio XII, il quale dopo la fine dell'Unione Sovietica vedeva nella destra conservatrice un pericolo per la democrazia; Umberto II e la regina Maria Josè, simboli della nuova monarchia democratica nata in Italia ed emblema della “famiglia italiana”; Alcide De Gasperi, “l'Uomo della Speranza”, leader del Partito Popolare e del centro-sinistra “moderato e riformista”, primo ministro e presidente dell'Europa Unita.

Demofilo

E oggi...

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Alcuni anni dopo sempre l'amico Demofilo ci ha inviato questa cronologia dedicata allo stesso tema:

Questa ucronia vuole essere una differente TIMELINE delle vicende storiche accadute in un anno di storia contemporanea dell'Italia, dal giugno 1946 al giugno 1947. L'idea generale è un differente percorso politico intrapreso dall'Italia dopo il referendum istituzionale che conferma la monarchia, un nuovo quadro politico, la differente costituzione con una struttura interna più autonomista. Il tutto condito con altri avvenimenti che riguardano la cultura, il giornalismo e lo sport. Buona lettura!

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2 giugno 1946: referendum istituzionale ed elezione dell'Assemblea Costituente in Italia. Circa 24 milioni di italiani e italiane vengono chiamati al voto dopo gli anni della dittatura fascista e della guerra; lunghe file davanti ai seggi istallati nei municipi e nelle scuola di tutta Italia senza particolari incidenti.

4 giugno 1946: i risultati delle votazioni arrivano dopo un giorno di lavoro dalle varie sezioni regionali che hanno calcolato il computo dei votanti, trasmettendo poi il tutto al ministero dell'Interno. Alle ore 10.26 il socialista Giuseppe Romita, ministro dell'Interno, annuncia i risultati ufficiali del referendum: votanti 24.946.878; monarchia 12.718.641 (54,27%), repubblica 10.718.502 (45,73%). Per le elezioni della Costituente i risultati erano i seguenti: Democrazia Cristiana 30.2%, Partito Socialista di Unità Proletaria 20.68%, Partito Comunista 18.93%, Unione Democratica Nazionale 11.78%, Fronte dell'Uomo Qualunque 5,27%, Partito Repubblicano 4.36%, Blocco Nazionale per la Libertà 2.77%.

8 giugno 1946: la Corte di Cassazione, riunitasi presso la “sala della Lupa” a Montecitorio, proclama ufficialmente i risultati trasmessi dal ministero dell'Interno. Il presidente della Corte Giuseppe Pagano trasmette a Falcone Lucifero, ministro della Real Casa, una lettera per il re Umberto II di Savoia che lo proclama sovrano a fronte del risultati della consultazione.

9 giugno 1946: dal palazzo del Quirinale Umberto II rivolge all'Italia il suo primo messaggio in cui ringrazia la nazione per la fiducia accordata all'istituto monarchico e riafferma la fedeltà alla scelta democratica. Nel pomeriggio il sovrano riceve Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio e leader della Democrazia Cristiana, che rassegna le dimissioni del suo governo nato nel dicembre 1945.

12 giugno 1946: dopo un giro di consultazioni del sovrano tra i partiti presenti all'interno della Costituente il re chiama a presidente il nuovo gabinetto l'avvocato liberale napoletano Enrico De Nicola. Il suo nome viene approvato dalla Dc, dall'Unione Democratica e dal Blocco Nazionale; i socialisti dopo un'iniziale opposizione, manifestata dal segretario Pietro Nenni decidono di astenersi mentre si schierano all'opposizione il Pci di Palmiro Togliatti, il Pri di Ugo La Malfa e l'Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini. Si rompe così il patto a tre tra Dc-Psi-Pci che aveva retto dal 1944, dopo la liberazione di Roma.

15 giugno 1946: il governo De Nicola giura nella mani di re Umberto nel “salone degli arazzi” al Quirinale. Eccone la composizione: Enrico De Nicola presidente del Consiglio (Udn); Luigi Einaudi vicepresidente del Consiglio e ministro del bilancio, delle finanze e del tesoro (Udn); Alcide De Gasperi vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri (Dc); Giovanni Gronchi ministro dell'interno (Dc); Carlo Sforza ministro della difesa (Udn), Giuseppe Dossetti ministro di Grazia e Giustizia (Dc); Benedetto Croce ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca (Udn); Alfredo Covelli ministro dei lavori pubblici (Bn); Antonio Segni ministro dell'agricoltura (Dc); Vincenzo Selvaggi ministro dei trasporti, delle poste e delle comunicazioni (Bn); Giuseppe Togni ministro dell'industria e del commercio (Dc); Amintore Fanfani ministro del lavoro e della politiche sociali (Dc).

18 giugno 1946: si riunisce presso il palazzo di Montecitorio la prima seduta dell'Assemblea Costituente, eletta il 2 giugno. I delegati votano il presidente nella persona di Giuseppe Saragat, esponente del Partito Socialista; la scelta viene motivata dal fatto che era necessario coinvolgere anche quelle forze politiche non chiamate in causa nel governo del paese. Dure le contestazioni di una parte del Pci e dell'Uomo Qualunque che chiede le dimissioni di Saragat poiché essa viene considerata la prova provata del tentativo di “comprare i voti dei socialisti”. Nenni chiude le polemiche confermando la posizione del partito e augurando buon lavoro al “compagno Saragat”.

22 giugno 1946: nasce ufficialmente la commissione dei 40 composta da esponenti della Costituente che dovranno elaborare la prima bozza generale della carta costituzionale. Ne fanno parte: i democratici cristiani Aldo Moro e Giorgio La Pira; i liberali Vittorio Emanuele Orlando, Ivanoe Bonomi, Francesco Saverio Nitti; i socialisti Sandro Pertini e Ignazio Silone; i comunisti Luigi Longo e Umberto Terracini.

1 luglio 1946: rinnovo delle cariche dirigenziali presso la Fabbrica Italiana Automobili Torino (FIAT). Il nuovo Consiglio di Amministrazione affida Vittorio Valletta l'incarico di direttore generale per conto della famiglia Agnelli, che rimane il socio fondatore con le quote di maggioranza. Valletta annuncia un piano di riqualificazione degli impianti per un processo di automazione nella produzione automobilistica.

24 luglio 1946: a Milano si tiene una manifestazione dell'Associazione Nazionale Partigiani, fondata dall'ex-presidente del Consiglio Ferruccio Parri. Durante il discorso conclusivo Parri ricorda che le brigate partigiane hanno concluso la consegna alle forze di polizia dello Stato degli armamenti utilizzati durante la Resistenza. Il deputato comunista Giancarlo Pajetta protesta perché vuole che alcuni gruppi mantengano le armi.

11 agosto 1946: esce in edicola per la prima volta Grand Hotel, settimanale che racconta storie d'amore disegnate su tavole a colori. La prima edizione del rotocalco, pubblicato dagli editori Alceo e Domenico Del Luca, ha un reportage fotografico sulla famiglia reale italiana: re Umberto, la regina Maria Josè e i principi Vittorio Emanuele, Maria Pia, Maria Gabriella e Maria Beatrice.

24 agosto 1946: il governo De Nicola adotta con regio decreto come inno ufficiale italiano “La leggenda del Piave” del maestro napoletano Ermete Giovanni Gaeta.

29 agosto 1946: inizia ufficialmente la discussione generale con la presentazione dei principi generale fondanti della democrazia italiana. Si approva la forma monarchica costituzionale parlamentare (articolo 1) e l'uguaglianza generale di tutti i cittadini (articoli 2 e 3).

12 settembre 1946: arrestata a Milano la trentenne Caterina Fort, colpevole di aver ucciso Giuseppe Ricciardi, con cui aveva intrattenuto da mesi una relazione extraconiugale. Il tribunale l'avrebbe condannata nel 1950 alla pena definitiva di trent'anni di reclusione.

23 settembre 1946: I congresso dell'Unione Democratica Nazionale, il cartello politico che alle elezione per l'Assemblea Costituente aveva ottenuto un ottimo risultato dopo i tre partiti di massa. L'assise si tiene presso il teatro Brancaccio di Roma e vede l'apertura dei lavori da parte di Francesco Saverio Nitti, già primo ministro liberale, il quale ritiene necessario mantenere unitario il percorso di aggregazione delle forze liberali e moderate laiche alternative alle sinistre alla Dc. La resistenze più forte sono del Partito Liberale, ma la mediazione di Croce apre alla fusione insieme con la Democrazia del Lavoro di Ivanoe Bonomi e agli altri gruppi liberaldemocratici presenti. La segretaria viene affidata Niccolò Carandini mentre il coordinamento nazionale all'ex-ministro Mario Cevolotto. Viene confermato il simbolo della bandiera italiana vicino alla spiga di grano, sovrastata dalla stella gialla.

3 ottobre 1946: nasce a Roma il settimanale “Il Borghese” diretto dal giornalista e scrittore Giuseppe Prezzolini; nell'articolo di apertura della prima edizione si afferma come sia necessaria la nascita di una destra conservatrice moderna.

11 novembre 1946: il ministro degli Esteri De Gasperi, dopo aver avviato una lunga discussione con la Curia romana a nome del governo italiani, firma insieme con il sostituto alla segretaria di Stato della citta del Vaticano, monsignor Giovanni Battista Montini, i nuovi Patti Lateranensi. Essi recepiscono quelli già firmati nel 1929, aggiornando alcune clausole del trattato di reciproco riconoscimento. Due giorno dopo la Costituente può inserire tale nuovo accordo tra nella nuova carta costituzionale (articolo 7), ribadendo la laicità dello stato.

14 novembre 1946: si conclude l'approvazione dei primi dieci articoli della nuova costituzione della nazione italiana. Si segnalano in particolare l'inserimento del principio dell'autonomia locale come principio fondante per l'ordinamento regionale dello stato (articolo 5) voluto da Emilio Lussu, segretario del Partito Sardo d'Azione. L'articolo 9 invece proclama il ripudio dell'Italia verso la guerra mentre il decimo indica la bandiera, il tricolore con lo stemma sabaudo.

2 dicembre 1946: il presidente del Consiglio De Nicola vola negli Stati Uniti per una serie di incontri con esponenti del governo nord americano e con le istituzioni dell'organizzazione delle Nazioni Unite. A Washington, presso la Casa Bianca, si tiene il colloquio con il presidente degli Usa, il democratico Harry Truman: viene ratificato un accordo per un'alleanza duratura tra i due paesi; De Nicola propone a Truman di favorire il ritorno in Italia di molti emigrati italiani ma il presidente è contrario vista la mole di ricchezza prodotta dagli italoamericani negli States. Gli Usa così firmano un assegnano di 300 milioni di dollari per la ricostruzione italiana.

6 dicembre 1946: il segretario dell'Unione Qualunque Guglielmo Giannini critica aspramente la decisione di De Nicola paragonando l'assegno statunitense al piatto di lenticchie di biblica memoria.

8 dicembre 1946: papa Pio XII, durante la festa dell'Immacolata Concezione di Maria, depone una corona di fiori sotto la statua della Vergine a piazza di Spagna a Roma. Diventerà una cerimonia fissa di incontro tra il Vescovo di Roma e la sua città.

26 dicembre 1946: arrestati a Roma Giorgio Almirante, Pino Romualdi, Biagio Pace, Arturo Michelini e Junio Valerio Borghese. Secondo le indagini delle polizia stavano organizzano la costituzione di un nuovo movimento di ispirazione fascista. Il ministro Gronchi ricorda che risulta essere vietata ogni tipo di riorganizzazione del disciolto Partito Nazionale Fascista.

4 gennaio 1947: a Sciacca, in provincia di Agrigento, viene sventato l'attentato al sindacalista italiano Accursio Miraglia organizzato dalla mafia siciliana. I carabinieri dopo alcuni mesi di indagini scoprono una fitta rete di malavitosi che nella regione prendono il nome di “Cosa Nostra”.

12 gennaio 1947: viene approvata da parte dell'Assemblea Costituente la seconda parte della Costituzione, dall'articolo 11 all'articolo 49, la sezione sui diritti e sui doveri dei cittadini italiani.

14 gennaio 1947: presso palazzo Barberini a Roma si riunisce il XXV congresso del Partito Socialista di Unità Proletaria. La relazione del segretario Pietro Nenni risulta essere particolarmente debole soprattutto perché covano nell'area della sinistra interna una serie di malumori e di forti critiche; dopo due giorni di accesa discussione prendono la parola sia Pertini sia il presidente Saragat i quali alla fine della giornata stringeranno il cosiddetto “patto del Quattro Fontane”, dal nome della via di Roma dove si trova il palazzo. Viene abolito il Comitato Centrale e nominata la nuova Direzione Nazionale, la segreteria viene affidata a Rodolfo Morandi che chiede a Pertini di assumere la presidenza del partito. La denominazione del partito cambia a Partito Socialista Italiano e il simbolo viene modificato, inserendo nel simbolo il garofano rosso, il fiore del socialismo. Viene così inaugurata la stagione dell'autonomia socialista rispetto al Pci.

15 gennaio 1947: il segretario comunista Togliatti afferma che il Psi ha tutto il diritto di prendere le proprie decisioni a congresso ma spiace che si rompa il patto antifascista a sinistra nato durante la Resistenza. Nei giorni successivi lasciano il Pci aderendo al nuovo Psi gli storici Renzo De Felice, Luciano Canfora e Piero Melograni, il leader dei comunisti universitari romani Alberto Asor Rosa, il filosofo Lucio Colletti, gli scrittori Italiano Calvino ed Elio Vittorini. Aderiscono al Partito Socialista anche giovani esponenti comunisti come Antonio Giolitti, Loris Fortuna, Emmanuele Macaluso, Giorgio Napolitano, Giorgio Amendola ed Enrico Berlinguer.

20 gennaio 1947: l'Organizzazione delle Nazioni Unite apre la discussione nell'assemblea generale per la cosiddetta “Questione di Trieste”; l'Unione Sovietica sostiene che la città debba andare alla Jugoslavia di Tito. In Italia nasce il comitato per “Trieste libera e italiana” con a capo il poeta Umberto Saba, sostenuto dai partiti di governo e dal Psi. Dure critiche dal mondo politico verso il “silenzio” del Pci e di Togliatti.

30 gennaio 1947: il ministro degli esteri De Gasperi incontra a Belgrado il maresciallo Josip Tito, presidente della repubblica di Jugoslavia. Si conferma che l'Istria e la Dalmazia ritorneranno agli jugoslavi, ma vengono lasciati sei mesi agli italiani residenti per spostarsi in Italia; la fine dell'esodo viene fissata per il 30 giugno 1947. De Gasperi chiede spiegazioni inoltre di episodi di violenza svoltosi nell'area carsica, visto il ritrovamento di cadaveri italiani nelle foibe.

2 febbraio 1947: a Torino esce la prima edizione del libro autobiografico del chimico ebreo Primo Levi “Se questo è un uomo”, in cui raccolta il dramma dei due anni nel campo di concentramento di Aushwitz (Polonia).

13 febbraio 1947: il presidente del Consiglio De Nicola firma ufficialmente il passaggio dell'isola di Rodi e dell'arcipelago del Dodecaneso alla Grecia, mentre le aree di Briga e Tenda vanno alla Francia. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna affidano all'Italia l'area A di Trieste mentre gli jugoslavi manterranno fino al 1950 la zona B.

1 marzo 1947: Walter Audisio, partigiano piemontese del Pci, intervistato dalla radio nazionale svizzera conferma di aver dato l'ordine di fucilazione nei confronti di Benito Mussolini e di Claretta Petacci davanti alla Villa Belmonte a Giulino di Mezzegra, in provincia di Roma, il 28 aprile 1945.

22 marzo 1947: a Milano il gruppo “Volante Rossa”, legato al deputato comunista Pietro Secchia, organizza un attentato verso il giornalista Franco De Agazio, direttore della rivista “Il Meridiano d'Italia”, già iscritto al Partito Nazionale Fascista. De Agazio riesce a salvarsi; la polizia apre un'inchiesta nei confronti del gruppo di Secchia.

25 marzo 1947: i ministri Togni e Fanfani incontrano a Messina un gruppo di minatori che protestavano per le condizioni di lavoro nelle miniere della Sicilia. Si approva la necessità di un fondo nazionale contro gli infortuni sul lavoro, l'Istituto Nazionale di Assistenza per il Lavoro.

27 marzo 1947: il ministro Einaudi firma a Ottawa, in Canada, gli accordi monetari di Bretton Woods ed entra ufficialmente a far parte del Fondo Monetario Internazionale. Viene avviata dal governo una duplice polizia di lotta contro il debito pubblico, avviano poi anche la svalutazione controllata della lira per incentivare gli investimenti stranieri in Italia. La Banca Mondiale firma un ulteriore prestito all'Italia di 500 milioni di dollari per il completamento della ricostruzione entro il 1949.

30 marzo 1947: esce nelle edicole italiane il Radio Corriere diretto dal giornalista Vittorio Maliverni; si prospetta da parte del ministro Selvaggi l'ipotesi di nascita di una rete di trasmissioni nazionali televisive per l'inizio del 1948, diretta dalla futura azienda nazionale Radio Audizione Italiana.

15 aprile 1947: la Costituente approva la terza parte della Costituzione della Nazione Italiana, comprendente la forma di governo e la struttura del nuovo stato. Il liberale Bruno Villabruna e il monarchico Gaetano Martino elaborano la struttura istituzionale che poi l'assemblea avrebbe votato: una monarchia costituzionale con la figura del sovrano (articolo 63), capo dello stato e rappresentante dell'unità della nazione, mentre il primo ministro o presidente del Consiglio, capo del governo, guiderà un gabinetto che avrà alla Camera dei Deputati la maggioranza degli eletti a suffragio universale (articoli 67-68-69-70). Il Senato del Regno risulterà invece la Camera delle autonomie (articoli 72-73), composto dai rappresentanti scelti dai Consigli Regionali costituti con la nascita ufficiale delle regioni: la Regione Alpina (Valle d'Aosta, Liguria e Piemonte), la Lombardia, il Triveneto (Veneto, Trentino e Friuli), l'Emilia Romagna, la Regione Appenninica (Toscana e Umbria), la Regione Adriatica (Marche, Abruzzo e Molise), la Regione di Roma Capitale (Lazio), la Regione Tirrenica (Campania), la Regione del Ponente (Calabria e l'area occidentale della Basilicata), la Regione del Levante (Puglia e l'area orientale della Basilicata), la Sicilia e la Sardegna (articoli 90-91-92-93-94-95).

20 aprile 1947: elezioni per l'Assemblea Regionale Siciliana. Lunghe file davanti ai seggi per la costituzione degli organi legislativi dell'isola e della prima giunta regionale. Il Blocco Liberal-Monarchico ottiene 601.870 voti (31,5%) e la maggioranza relativa dei voti, superando la Dc (20.5%), il Psi (15.5%), il Pci (9.4%). Il Movimento Indipendentista Siciliano dell'avvocato Andrea Finocchiaro Aprile non riesce ad entrare in assemblea. La nuova giunta regionale, la prima costituitasi, è guidata dal liberale Pietro Castiglia.

1° maggio 1947: a Portella della Ginestra, vicino a Palermo, durante i festeggiamenti per la festa del lavoro organizzata dal Cgil viene arrestato dai carabinieri il bandito siciliano Salvatore Giuliano. Secondo le indagini stava per organizzare un attentato.

12 maggio 1947: la procura di Roma riapre il caso dell'uccisione di Giacomo Matteotti, deputato socialista ucciso dal fascisti nell'estate del 1924.

13 maggio 1947: il tribunale militare britannico riunitosi a Mestre conferma la condanna a morte per il feldmaresciallo tedesco Albert Kesselring, responsabile dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, avvenuto a Roma il 24 marzo 1944.

16 maggio 1947: l'impresario teatrale Paolo Grassi fonda a Milano il “Piccolo teatro”, la cui direzione artistica viene affidata al regista Giorgio Strehler.

22 maggio 1947: si apre presso l'aula magna dell'Università degli Studi di Padova il II congresso della Democrazia Cristiana che durerà fino al 25 maggio. La relazione iniziale viene tenuta dal segretario Alcide De Gasperi, il quale visto l'impegnativo ruolo di ministro degli esteri decide di annunciare subito le dimissioni. Si apre subito la discussione tra le varie anime del partito dello scudo crociato. Giovanni Gronchi, tra i principali animatori della discussione presso la Costituente, afferma la necessità di mantenere una linea autonoma rispetto a tutti i partiti, confermando l'alleanza con i liberali, il dialogo con il Psi, l'essere alternativi al Pci e alle destre. Nasce così l'alleanza denominata “Cronache Sociali” tra Gronchi, l'area popolare di De Gasperi, il gruppo dei “professori” costituito dal ministro Fanfani, La Pira e Dossetti. In minoranza il gruppo siciliano che faceva capo a Mario Scelba e i “liberisti” di Giuseppe Pella. Nuovo segretario è Giuseppe Dossetti, presidente del Consiglio Nazionale Giuseppe Spataro. I lavori si concludono con l'intervento applaudito di don Luigi Sturzo, tornato dall'esilio statunitense nel 1946.

2 giugno 1947: nel primo anniversario del referendum istituzionale la Costituente approva l'ordinamento della magistratura del Regno e le disposizioni finali. La Costituzionale della Nazione italiana è così formata dal 110 articoli.

6 giugno 1947: papa Pio XII rifiuta l'udienza ad Evita Peron, moglie di Juan Domingo Peron, presidente dell'Argentina. Il pontefice critica in particolare le brutalità perpetrate dal regime militare dopo la presa del potere nei confronti degli oppositori, dei contadini e degli operai argentini.

13 giugno 1947: a Milano, sotto l'Arco della Pace, si conclude il XXX Giro d'Italia. La classifica generale vede al primo posto Gino Bartali che supera l'amico-nemico Fausto Coppi di 1'43''.

14 giugno 1947: il presidente della Assemblea Costituente Saragat pone in votazione, dopo la discussione generale e le diverse approvazioni, la carta costituzionale. Nella conta finale ci sono 458 voti a favore e 62 voti contrari: risulta essere questo il “compromesso costituzionale”; Psi e Pci inizialmente avevano sposato la causa repubblicana per il referendum del 2 giugno ma poi avevano direttamente collaborato per la stesura della Costituzione.

18 giugno 1947: ad un anno dall'apertura dei lavori dell'Assemblea Costituente, presso il palazzo del Quirinale si svolge la cerimonia di firma ufficiale della Costituzione della Nazione Italiana. Ad apportare le firme nel documento ci sono il re Umberto II, il presidente della Costituente Giuseppe Saragat, il presidente del Consiglio Enrico De Nicola. La Costituzione entrerà in vigore ufficialmente il 1° luglio 1947.

1 luglio 1947: entra in vigore ufficialmente la nuova Costituzione della Nazione Italiana, che sostituisce lo Statuto Albertino emanato nel 1848. Con un messaggio agli italiani, re Umberto II ricorda i grandi traguardi che l’Italia dovrà affrontare nel suo percorso democratico.

12 luglio 1947: a Milano la “Volante Rossa” compie una serie di attentanti con bombe incendiarie posizionate davanti alla sede dei liberali e della Dc. La procura di Milano indaga sul deputato Pci Secchia; dure critiche da parte di Togliatti che parla di “giustizia ad orologeria”.

15 luglio 1947: il romanzo “Il garofano rosso” di Elio Vittorini vince la prima edizione del premio letterario “Strega”, istituto grazie al contributo dell’industriale Guido Alberti, proprietario della casa produttrice dell’omonimo liquore.

23 luglio 1947: il Tribunale Internazionale, istituto dagli Alleati dopo la fine della guerra, consegna alla giustizia italiana Herbert Kappler, ufficiale tedesco delle SS e comandate della Gestapo a Roma durante l’occupazione nazista. La magistratura lo avrebbe condannato all’ergastolo per crimini di guerra nel 1950.

3 agosto 1947: il ministro dell’agricoltura Segni durante la visita di alcune aziende agricole della Bassa Padana, in provincia di Parma, annuncia la prossima approvazione della riforma agraria che punterà alla cancellazione del latifondo, soprattutto nell’Italia meridionale.

4 agosto 1947: il ministro del bilancio, del tesoro e della finanze Einaudi vara ufficialmente la prima svalutazione della moneta del 70%, in realtà anche del 75%. Così, sul libero mercato, 1 dollaro può toccare anche le 750 lire. La “finanza Einaudi” provoca una vera e propria politica di incentivo per i mercati europei e le esportazioni dei prodotti italiani.

7 agosto 1947: Vjaceslav Molotov, ministro degli esteri dell’Unione Sovietica, dichiara il proprio veto a nome dell’Urss per l’ingresso dell’Italia nell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Proteste da parte del ministro degli esteri De Gasperi che inoltre chiede informazioni in merito ai tanti militari italiani ancora internati nei campi di lavoro russi. Per protesta alcuni deputati del Pci lasciamo il partito.

16 agosto 1947: al premio letterario “Viareggio” riceve il primo premio la raccolta delle lettere scritte da Antonio Gramsci tra il 1926 e il 1937. Proteste da parte della segreteria del Pci per il mancato invito a Togliatti.

8 settembre 1947: il ministro Segni presente in Consiglio dei Ministri presenta la riforma agraria. Il segretario della Cgil Giuseppe Di Vittorio apre un tavolo con alcune organizzazioni di braccianti della Valle Padana.

17 ottobre 1947: i carabinieri di Ciaculli, in provincia di Palermo, bloccano presso la piazza principale due clan mafiosi, appartenenti alla famiglia Greco, che stavano per affrontarsi con bombe a mano e mitra. Viene evitata una strage.

20 ottobre 1947: alla mostra del cinema di Venezia, arrivata all’ottava edizione, l’attrice Anna Magnami, icona del neorealismo cinematografico, vince la coppa Volpi come migliore attrice per il film “L’onorevole Angelina”.

4 novembre 1947: il ministro del lavoro Fanfani apre ufficialmente presso la sede del dicastero in via Veneto il primo tavolo di concertazione sindacale con la Cgil di Di Vittorio e altre sigle minori di categoria. L’obiettivo principale è scongiurare i possibili licenziamenti al Nord vista la riconversione industriale in atto dei grandi stabilimenti.

7 novembre 1947: l’Assemblea Costituente, eletta anche con funzioni legislative, approva il disegno di legge redatto dai deputati Oscar Luigi Scalfaro (Dc), Lelio Basso (Psi) e Giuseppe Fusco (Udn), che stabilisce la nuova legge elettorale a suffragio universale: il territorio italiano è diviso in 500 collegi dove ogni partito potrà candidare un proprio rappresentante. È il sistema elettorale uninominale italiano per l’elezione della Camera dei Deputati: i politologi lo chiameranno “Italicum”.

9 novembre 1947: il Consiglio dei Ministri, su proposta del presidente De Nicola, approva la data per le prime elezioni politiche, domenica 18 aprile 1948.

10 novembre 1947: elezioni amministrative, le prime dopo la caduta del fascismo, comportando il ristabilimento di nuove amministrazioni dopo le giunte nominate dal comando angloamericano nel centro-sud e dal Comitato di Liberazione Nazionale dell’Italia settentrionale. Furono così coinvolti 5722 comuni con una legge elettorale approvata con l’utilizzo delle preferenze per i consiglieri eletti e l’elezione diretta del sindaco; fu inserito il sistema del ballottaggio se nessuna lista o insiemi di liste raggiungeva più del 50% dei voti. Il presidente De Nicola affermò che il governo delle province invece sarebbe stato affidato ai prefetti, escludendo così l’ipotesi di un vero e proprio consiglio provinciale. Il quadro dei risultati era il seguente: Dc primo partito nei comuni del Lombardo-Veneto, in Lazio e Basilicata; grande affermazione del Psi e della sinistra in Piemonte e Italia centrale; Unione Democratica Nazionale vittoriosa nel Mezzogiorno. A Roma vince la Dc.

15 novembre 1947: in seguito ai deludenti risultati del Partito Repubblicano Ugo La Malfa rassegna le dimissioni e aderisce all’Unione Democratica, affermando che ormai è caduta la pregiudiziale monarchica e non ha più senso dichiararsi repubblicani.

29 novembre 1947: si apre a Roma il primo congresso del Fronte dell’Uomo Qualunque, il partito fondato dal commediografo napoletano Guglielmo Giannini a partire dall’omonimo settimanale che aveva ricevuto un grande successo dal 1945. Il partito del torchio viene chiamato a risolvere un grave problema interno. Il deputato Nicola La Gravinese teorizzava l’adesione all’Udn o al gruppo monarchico mentre il fondatore Giannini punta ancora ad essere valida opposizione di destra al governo e alla sinistra. Nel dibattito interviene il giovane Marco Pannella, segretario dell’Unione Goliardica Italiana, interviene perché il partito assuma posizioni laiche a favore di una legge per l’aborto e il divorzio: ci sono forti proteste in sala da parte dell’ala più conservatrice e il servizio d’ordine deve scortare Pannella fuori. Al termine dei lavori Giannini viene confermato segretario dell’Uq.

30 novembre 1947: si conclude sulle sponde del lago di Como il terzo Giro di Lombardia: si afferma Fausto Coppi, superando l’amico-nemico Giro Bartali di 1’43’’.

4 dicembre 1947: il Pci organizza una serie di manifestazioni e si verificano una serie di scontri con le forze dell’ordine. Il ministro dell’Interno Gronchi relaziona sui feriti: uno a Primavalle (quartiere di Roma), tre a Caltanissetta e quattro ad Agrigento.

7 dicembre 1947: colloquio a Palazzo Chigi tra il presidente De Nicola e il segretario del Psi Morandi e dell’ex-presidente della Costituente Saragat. Si mette sul tavolo la possibilità di un appoggio esterno da parte del Psi verso il governo. Il giorno dopo “L’Unità”, quotidiano del Pci, titola “Il Psi alleato con la destra”.

15 dicembre 1947: si completa il ritiro delle truppe alleate angloamericane dall’Italia; il ministro della difesa Sforza ringrazia Stati Uniti e Regno Unito per la collaborazione e l’aiuto dopo la liberazione.

21 dicembre 1947: muore ad Alessandria d’Egitto Vittorio Emanuele III, re d’Italia dal 1900 al 1946. Umberto II non partecipa ai funerali; presente alle esequie il ministro della Real Casa Lucifero.

4 gennaio 1948: si apre a Milano, presso gli stabilimenti nella vecchia Ansaldo, il IV congresso del Partito Comunista Italiano. La discussione si apre con la relazione del segretario Palmiro Togliatti che affronta subito il tema dei rapporti con il Psi e gli altri soggetti politici della sinistra italiana: subito lancia la proposta di un nuovo soggetto politico unitario, da battezzare “Lista Pisacane” in onore dell’omonimo patriota napoletano considerato l’ideologo del socialismo italiano. Pajetta e Terracini si dicono convinti dell’ipotesi illustrata da Togliatti mentre Mauro Scoccimarro esprime alcune perplessità, visto l’atteggiamento del Psi. Durante il secondo giorno di lavori interviene anche Nenni, il grande sconfitto del congresso socialista di Palazzo Barberini del 1947: esprime apprezzamento verso la linea di Togliatti e ufficializza l’uscita di una componente della sinistra composta da deputati come Gastone Costa, Achille Corona e lo psicanalista Nicola Perotti.

10 gennaio 1948: assemblea pubblica presso la sala del teatro Umberto di Roma dei deputati del Blocco Nazionale della Libertà, il gruppo dei monarchici organizzato per il referendum del 2 giugno. Vincenzo Selvaggi, ministro dei trasporti e segretario del Partito Democratico Italiano di fede monarchica, afferma come sia necessario ormai unificare il fronte delle forze liberali e democratiche dell’Unione Democratica. Le uniche perplessità che emergono sono del monarchico Roberto Lucifero, il quale affermava di avere difficoltà nell’aderire a un partito dove era appena entrato l’ex-repubblicano La Malfa. Selvaggi, così come anche altri esponenti Vicenzo Cicerone e Francesco Marinaro affermano che la stagione dello scontro istituzionale è finita e quindi risultava necessaria la costituzione di un moderno partito liberale anche in Italia. Durante i lavori Giannini, capo dell’Uomo Qualunque, abbandona l’assise perché non può parlare in sala.

25 gennaio 1948: apertura dei lavori del XXVI congresso del Partito Socialista Italiano presso il teatro Massimo di Palermo. Il segretario Rodoldo Morandi indica la strada al partito in vista delle prossime elezioni: autonomia del Psi rispetto ad ogni altra formazione, identità socialista da sottolineare rispetto ai cartelli unitaria che la segreteria respinge, alternatività rispetto alla Dc e ai gruppi liberali-monarchici. È la politica dell’autonomia che arriva alla cancellazione totale della falce e martello, inserendo dietro al garofano rosso il sole che sorge. Saragat e Pertini confermano la necessità di mantenere svincolato il partito facendone assumere un certo grado di responsabilità nella nascita della nuova Italia democratica. Ignazio Silone vara la definizione di “partito della democrazia e del diritto” mentre si registra l’adesione del sindacalista Di Vittorio, segretario della Cgil, che loda la concertazione svolta in particolare dal ministro Fanfani.

2 febbraio 1948: a Roma, a palazzo Madama, viene firmato il I Trattato decennale di alleanza politica-economica-commerciale tra Italia e Stati Uniti. Presenti per la firma il ministro degli esteri De Gasperi e l’ambasciatore statunitense a Roma Ellswoth Bunker.

8 febbraio 1948: il Consiglio dei Ministri istituisce la Commissione speciale per l’epurazione, voluta espressamente dal presidente De Nicola, ponendo a capo l’ex-primo ministro Ferruccio Parri. Il ministro della giustizia Giuseppe Dossetti afferma che tale organismo opererà per evitare che ci sia continuità tra gli organi di governo dal fascismo alla democrazia.

12 febbraio 1948: visita nella provincia di Foggia, in Puglia, del ministro Gronchi. Nella città di San Ferdinando di Puglia, all’arrivo dell’esponente Dc si verificando alcune manifestazioni del Pci: Gronchi scende dell’auto e dialoga direttamente con i presenti, ricevendo alla fine anche degli applausi per il gesto.

15 febbraio 1848: l’atleta Nino Bibbia vince la medaglia d’oro nello skeleton ai giochi di St. Moritz; risulterà il primo campione italiano nella storia dei giochi olimpici invernali.

24 febbraio 1948: presso l’oratorio della Chiesa di san Luigi dei Francesi a Roma si riunisce un gruppo composto da esponenti dell’Azione Cattolica, alcune figure della Dc del Lazio ed ex-fascisti che avevano lascito l’impegno politico dopo la caduta del fascismo nel 1943. A guidarli il medico Luigi Gedda, già presidente dell’Ac, il quale fonda in questa occasione i Comitati civici, gruppi di impegno politico che hanno come obiettivo la volontà di partecipare alle elezioni politiche prossime, appoggiando un partito. Si dichiarano anticomunisti, antisocialisti e antimassoni con una chiara avversione verso la politica del governo De Nicola. Alla riunione partecipa il leader dell’Uq Giannini.

26 febbraio 1948: a Ravenna l’ingegnere Serafino Ferruzzi fonda il gruppo agro-alimentare omonimo “Ferruzzi s.p.a.” che si occupa del commercio di beni agricoli, in particolare del grano.

27 febbraio 1948: echi dalla Cecoslovacchia del colpo di stato avvenuto il 12 febbraio. Le polemiche vedono da una parte il quotidiano socialista “L’Avanti” contro il giornale comunista “L’Unità”, con i primi che accusano i secondi di appoggiare chi organizza colpi di stato contro la democrazia.

2 marzo 1948: la Guardia di Finanza ferma al lago dell’isola di Capri una nave che stava contrabbandando illegalmente sigarette dalla Grecia, la “Tora C”: ne vengono sequestrate milleduecentoventicinque.

5 marzo 1948: a Bruxelles viene firmato il Trattato Europeo tra Francia, Gran Bretagna, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Italia; esso garantisce per i paesi aderenti una pace e un’alleanza politica-commerciale. Presente il ministro De Gasperi che ipotizza così la nascita di una possibile “Unione Europea” senza barriere doganali per la libera circolazione delle merci e delle persone.

9 marzo 1948: dagli Stati Uniti il ministro del bilancio, del tesoro e delle finanze Einaudi ritorna con un assegno di 176 milioni di dollari, firmato dal Fondo Monetario Internazionale. Il denaro viene subito vincolato per la ricostruzione.

11 marzo 1948: durante la 20° edizione delle premiazioni per gli Oscar a Los Angeles, viene premiato il film italiano “Sciuscià” come miglior film straniero. La pellicola, diretta dal regista Vittorio De Sica, è uno dei classici esempi di neorealismo italiano.

20 marzo 1948: a Petralia Soprana, in provincia di Palermo, i carabinieri arrestano una serie di mafiosi intenti nell’organizzazione di attentati contro politici siciliani intenti nella campagna elettorale in vista delle elezioni politiche. Tra gli obiettivi che erano stati segnati, e quindi salvati dalla polizia, troviamo: Epifanio Li Puma, leader dei contadini siciliani e candidato con il Psi; Vincenzo Campo, candidato con la Dc; Placido Rizzotto, sindacalista della Cgil e candidato con il Psi. Sarà proprio lui che in un comizio a Corleone, in provincia di Palermo, affermerà nella necessità di introdurre nel codice di procedura giudiziaria il reato mafioso.

22 marzo 1948: il direttore d’orchestra e musicista Arturo Toscanini debutta sulla rete statunitense NBC dirigendo una serie di concerti sulle note delle grandi arie di Giuseppe Verdi: si inizia con “La Traviata”.

3 aprile 1948: viene varato ufficialmente l’European Reconstruction Program, avviato direttamente dal governo degli Stati Uniti. Nasce l’Organizzazione Europea per la Cooperazione Economica, alla quale è affidato il compito di regolare e coordinare l’attuazione del programma di aiuti economici statunitensi. La firma ufficiale avviene a Parigi, al palazzo di Versailles; il presidente del Consiglio De Nicola parla di grande cooperazione tra Europa e Stati Uniti.

4 aprile 1948: il generale George Marshall, segretario di Stato degli Usa, durante una cerimonia presso l’Università di Harvard, a Cambridge, afferma che il piano di ricostruzione appena firmato dagli Stati Uniti toccherà sedici paesi europei. Alla domanda di possibili problemi in Italia dopo le consultazioni politiche, Marshall afferma che gli Stati Uniti non si interessano di politica interna nazionale di uno stato. Il segretario di Stato si dice sicuro che “le forze democratiche ed europee” riceveranno dagli italiani la loro fiducia.

9 aprile 1948: nel comune di Andria in Puglia durante un comizio del socialista Riccardo Suriano in vista delle elezioni, si organizza una contestazione da parte di esponenti del Pci e dell’Uq. Interviene la polizia: bilancio degli scontri, 15 feriti e 23 arresti.

11 aprile 1948: i carabinieri di Palermo arrestano il boss mafioso Michele Navarra, responsabile dell’azione che doveva avvenire lo scorso 20 marzo a Petralia Soprana contro alcuni esponenti politici della Dc e del Psi siciliani.

15 aprile 1948: ultimi giorni di campagna elettorale in vista delle elezioni politiche del 18 aprile. Il comunista Pajetta afferma durante un comizio in piazza Duomo a Milano che, in caso di vittoria del cartello unitario della sinistra “Lista Pisacane”, si potrebbe rivedere la forma istituzionale dello stato. A stretto giro gli risponde il liberale Carandini dichiarando la pericolosità dei comunisti mentre il segretario della Dc Dossetti ricorda che la scelta istituzionale è già stata compiuta due anni prima. I monarchici del Blocco Nazionale, capitanati dal ministro Selvaggi, organizzano una marcia di solidarietà per i sovrani che si conclude sotto le finestre del Quirinale al grido “W il re, W l’Italia”. Il socialista Morandi chiede che si abbassino i toni per consentire agli italiani la giusta comprensione delle diverse proposte politiche.

18 aprile 1948: prime elezioni politiche per il rinnovo della Camera de Deputati. Sono chiamati al voto 29.117.554 italiani e italiane e l’affluenza è del 92%. Di prima mattina si recano ai seggi re Umberto e la regina Maria José per esprimere il loro voto. Lunghe file davanti ai seggi; le operazioni di voto terminano intorno alle ore 22.

19 aprile 1948: intorno alle 17.00 il ministro dell’Interno Giovanni Gronchi legge ufficialmente i risultati delle elezioni politiche. La Democrazia Cristiana si conferma primo partito con il 32,98% dei voti, il Partito Socialista ottiene il 27,54% dei consensi diventano il principale movimento dello sinistra italiana, l’Unione Democratica Nazionale ha il 25,45% dei suffragi. La “Lista Pisacane” che il Pci aveva organizzato racimola il 10,26% mentre l’Uomo qualunque, appoggiato dai Comitati Civici di Gedda, ottiene il 4,25% dei voti. Dc, Psi e l’Udn confermano i loro consensi e li aumentano diventano praticamente i tre principali partiti del panorama politico italiano. Crollo del Pci e sconfessata l’idea di lista unitaria della sinistra tanto voluta da Togliatti e insuccesso dell’operazione di Giannini che voleva conquistare pezzi dell’elettorato moderato della Dc.

8 maggio 1948: a Montecitorio si riunisce il primo parlamento eletto. Durante la prima seduta viene eletto presidente della Camera dei Deputati il socialista Sandro Pertini, il quale durante il discorso di insediamento ricorda gli anni dell’esilio in Francia, la prigionia e la Resistenza. Al termine egli manda un saluto e un ringraziamento al re Umberto II per la sua funzione di garanzia allo stato democratico.

9 maggio 1948: il presidente del Consiglio Enrico De Nicola si reca al Quirinale per dimettersi. Da Palazzo Chigi esce un comunicato che afferma come il presidente annuncerà la volontà di ritirarsi dalla vita politica.

11 maggio 1948: il ministro degli esteri De Gasperi afferma che il governo italiano riconosce la costituzione dello stato d’Israele, affermando che gli stati arabi confinanti hanno gli stessi diritti di esistere rispetto agli israeliani insediati in Palestina.

12 maggio 1948: re Umberto II convoca al Quirinale Alcide De Gasperi per affidargli l’incarico di formare un nuovo governo. Presso palazzo Giustiniani l’esponente democratico cristiano incontra le varie delegazione dei partiti che potrebbero far parte del suo governo.

13 maggio 1948: si apre presso la corte di Cassazione, a Roma, il processo ai responsabili delle SS per la strage delle Fosse Ardeatine, avvenuta il 24 marzo 1944 durante l’occupazione nazista.

23 maggio 1948: nelle mani di re Umberto II giura il secondo governo guidato da Alcide De Gasperi. Luigi Einaudi (Udn) viene confermato alla vicepresidenza del Consiglio e al ministero del bilancio, del tesoro e delle finanze. Giovanni Gronchi (Dc) riceve la vicepresidenza del Consiglio e si conferma ministro dell’Interno. Carlo Sforza (Udn) viene nominato ministro degli Esteri mentre alla Difesa va Mario Cevolotto (Udn). Giuseppe Grassi (Udn) ministro di Grazia e Giustizia, Guido Gonella (Dc) ministro della Pubblica Istruzione, Vincenzo Selvaggi (Udn) ministro dei lavori pubblici, delle poste e delle comunicazioni. Antonio Segni (Dc) è confermato al ministero dell’agricoltura, così come Amintore Fanfani (Dc) al ministero del lavoro e delle politiche sociali. Alfredo Covelli (Udn) viene nominato ministro dell’industria e del commercio.

25 maggio 1948: la Camera vota la fiducia al II governo De Gasperi. La nuova maggioranza è simile a quella del governo De Nicola: Dc e i liberaldemocratici e monarchici dell’Udn. Votano contro Psi, Pci e Uomo Qualunque. Durante l’intervento in aula il socialista Giuseppe Saragat afferma come quella del suo partito sia una posizione di opposizione costruttiva e non intransigente. Lo stesso giorno Rodolfo Morandi, segretario del Psi, presso la sede del partito in via delle Botteghe Oscure, vara il “governo ombra” socialista.

3 giugno 1948: si apre presso il Tribunale Militare di Roma il processo verso Rodolfo Graziani, generale italiano sotto il fascismo e durante la Repubblica di Salò. La Commissione speciale per l’epurazione guidata da Parri chiede che tutti i benefici di cui gode l’ex-generale siano sospesi visti i crimini imputati durante il processo.

5 giugno 1948: terremoto presso Sansepolcro, in provincia di Arezzo. La scossa raggiunse i 4.9 della scala Richter, registrando grossi danni alle case, oltre duemila persona senza tetto e un morto. Il ministro Gronchi visita le zone colpite e il governo stanzia un fondo per i senzatetto.

16 giugno 1948: il ciclista Fausto Coppi vince la trentunesima edizione del “Giro d’Italia” che si conclude davanti al Duomo di Milano, superando Fiorenzo Magni di 11’’.

18 giugno 1948: una circolare del ministero dell’Interno autorizza le ragazze e le donne all’utilizzo dei due pezzi in spiaggia per prendere il sole e per nuotare.

14 luglio 1948: uno studente siciliano di giurisprudenza, Antonio Pallante, spara quattro colpi di pistola contro il presidente della Camera Pertini all’uscita del palazzo di Montecitorio; nessuno raggiunge l’esponente del Psi che comunque viene portato all’infermeria della Camera. La polizia ferma subito il giovane che si dichiara “prigioniero politico”; le indagini confermeranno che Pallante era uno squilibrato che agiva da solo.

16 luglio 1948: il “campionissimo” Gino Bartali vince per la seconda volta il Tour de France. Viene convocato al Quirinale dove Umberto II lo nomina Gran Cavaliere dell’Ordine dei Savoia per “meriti sportivi”.

22 luglio 1948: durante il II congresso della Confederazione Generale del Lavoro il segretario Giuseppe Di Vittorio decide di dimettersi dalla segretaria generale della CGIL vista l’elezione al parlamento nelle fila nel Psi. Nuovo segretario è Giulio Pastore come nomina vicesegretari Luciano Lama e Italo Viglianesi. Pastore conferma la necessità di un sindacato unitario e forte in Italia per la difesa dei lavoratori.

24 luglio 1948: durante le prove del Gran Premio automobilistico di Berna, in Svizzera, il pilota Achille Varzi riesce a salvarsi da un incidente che aveva portato la sua vettura fuori dalla pista.

8 agosto 1948: la deputata del Psi Angela Merlin presenta alla Camera la proposta di legge per l’abolizione delle case di “tolleranza”; il segretario dell’Unione Goliardica Pannella protesta davanti a Montecitorio per “l’oscurantismo della sinistra italiana”.

12 agosto 1948: agitazioni nelle campagne pugliesi da parti di alcune associazioni di braccianti; nessun ferito durante gli scontri con la polizia. Le indagini, volute dal ministro Gronchi, porteranno alla scoperta di un’organizzazione malavitosa che si opponeva alla riforma agraria firmata dal ministro Segni. Vengono arrestate 1705 persone, appartenenti alla “Sacra Corona Unita delle Puglie”.

19 agosto 1948: si chiude la XIV edizione dei Giochi Olimpici, organizzati a Londra. Nel medagliere dell’Italia si contano 12 ori, 15 argenti e 10 bronzi.

25 agosto 1948: sul rotocalco Grand Hotel vengono pubblicate le foto di Anna Magnani e Roberto Rossellini in incognito presso l’hotel “Luna” di Amalfi, in provincia di Salerno. Sarà una delle più gettonate love story dell’estate 1948.

1 settembre 1948: le indagini sulla “Sacra Corona Unita Pugliese” portano alla scoperta di un arsenale di bombe e armi presso uno scantinato a Partinico, in provincia di Palermo. Il ministro Gronchi parla di una manovra eversiva organizzata dalla Mafia siciliana contro le istituzioni democratiche; il materiale militare era stato rubato agli angloamericani durante l’occupazione dell’isola.

11 settembre 1948: dopo una settimana di piogge incessanti nell’area meridionale del Piemonte si verificano alcune esondazioni del fiume Tanaro e dei suoi affluenti. Viene predisposta un’azione coordinata tra esercito e volontari per il salvataggio degli abitanti nelle Langhe e del Monferrato. Lo scrittore piemontese Cesare Pavese verrà salvato insieme a oltre cinquanta persone che riscavano la morte a causa di questo episodio inatteso. Al Viminale si predispone il primo nucleo operativo della futura “Protezione Civile Nazionale Italiana”, con a capo il dott. Umberto Zanotti Bianco, già a capo della Croce Rossa Italiana.

12 settembre 1948: prima pubblicazione del fumetto western “Tex”, creato da Gian Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini. Avrà nel decennio 1948-1958 la maggiore tiratura tra i fumetti pubblicati in Europa, testata di punta della Sergio Bonelli Editore.

14 settembre 1948: papa Pio XII, al secolo Eugenio principe Pacelli, incontra la delegazione della Confederazione Generale del Lavoro, il segretario Pastore e i vicesegretari Lama e Viglianesi. Alla fine dell’incontro l’ufficio stampa della Santa Sede sottolinea la necessità per il Santo Padre che il sindacato italiano rimanga unito per il bene del lavoratori.

16 settembre 1948: la SISAL, “Sport Italia Società a Responsabilità Limitata” ideata dal giornalista sportivo Massimo Della Pergola per introduce concorsi a pronostici legati alle partite di calcio grazie alla compilazione della schedina, cambia denominazione. Si chiamerà “TuttoSport” aprendo le scommesse anche alle corse dei cavalli. Nel giro di pochi anni si apriranno più di 12.000 punti vendita in tutta Italia. Il ministro Einaudi farà ricadere la responsabilità di questo nuovo strumento sotto il controllo dello Stato: il prezzo delle schedine acquistate andrà alla ricostruzione statale e saranno inserite norme generali ed etiche per la vendita delle schedine.

22 settembre 1948: il presidente De Gasperi presenzia alla chiusura della IX edizione della Mostra del Cinema a Venezia. Il “leone d’oro”, premio principale della competizione viene dato al film “La Terra Trema” di Luchino Visconti, classico esempio di filmografia verista ispirata ai testi di Giovanni Verga.

25 settembre 1948: esce in libreria la raccolta di racconto scritti dal giornalista Giovannino Guareschi “Don Camillo”; in esso di raccontano le vicende di un sacerdote di fede socialista che vive nella Bassa padana, stretto tra l’amministrazione comunale del Pci e le direttive del vescovo, vicino alla Dc.

8 ottobre 1948: alla presenza del ministro dei lavori pubblici e comunicazioni Vincenzo Selvaggi viene inaugurato l’Autodromo Nazionale di Monza, ricostruito e riammodernato dopo gli anni della guerra. Fino all’estate del 1946 era qui installata l’Azienda Rilievo Alienazione Residuati che doveva vendere i beni e i materiali bellici confiscali al nemico.

15 ottobre 1948: visita del ministro Segni nel Mezzogiorno; prima Tricarico, in provincia di Matera, e poi a Caporizzuto, in provincia di Catanzaro. Vengono incontrati i contadini e le loro associazioni di rappresentanza dopo l’applicazione della riforma agraria che spezzata il latifondismo. Segni incontra il militante socialista Matteo Aceto, bracciante e anima del movimento contadino della Calabria: si stabilirà un aumento del salario a 1500 lire al giorno.

2 novembre 1948: il ministro Fanfani e il segretario della CGL Pastore visitano alcuni stabilimenti agroalimentari nella provincia di Bologna. A San Giovanni in Persiceto incontrano il segretario della CGL bolognese Giuseppe Famin che chiede l’apertura di una vertenza sindacale a causa di alcune aziende di Bondeno, provincia di Ferrara, rimaste chiuse dopo la decisione di riconvertire gli stabilimenti. Fanfani si impegna a far riaprire queste fabbriche del ferrarese.

12 novembre 1948: muore a Milano il compositore Umberto Giordano, musicista di fama internazionale. La camera ardente viene predisposta presso il teatro La Scala.

18 novembre 1948: durante la relazione mensile sullo stato dell’occupazione, presso il ministero del lavoro con sede a via Veneto a Roma, il ministro Fanfani parla di una decisa diminuzione; da 2.142.474 a 1.236.789 disoccupati in Italia.

3 dicembre 1948: la Camera dei Deputati boccia la proposta del giovane deputato Dc Giulio Andreotti che voleva l’istituzione di una commissione presso la presidenza del Consiglio dei Ministri per il controllo di ogni opera cinematografica proiettata nei film italiani. Votano contro le sinistre e l’Unione Democratica Nazionale, che parla di “oscurantismo clericale”. Grande sconfitta soprattutto per la componente conservatrice della Dc, con a capo il siciliano Mario Scelba che si contorce in aula per la rabbia della mancata approvazione; il deputato Pci Giancarlo Pajetta gli fa portare da un commesso della Camera un bicchiere di Cynar, l’aperitivo al carciofo contro il logorio della vita moderna. Grande ilarità tra i deputati dell’emiciclo.

15 dicembre 1948: durante la sessione generale dell’assemblea generale della Nazioni Unite viene approvata l’adesione dell’Italia all’Onu. Assente la componente che rappresentava l’Unione Sovietica, la quale aveva già sollevato una serie di critiche. Lo stesso giorno si adotta la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo come manifesto delle Nazioni Unite.

20 dicembre 1948: durante la Direzione della Democrazia Cristiana, presso la sede nazionale a piazza del Gesù a Roma, viene condannata l’iniziativa del gruppo Scelba-Andreotti sul disegno di legge sul cinema. Il segretario della Dc Giuseppe Dossetti propone nella relazione finale un percorso di presentazione delle proposte di legge da discutere anche con gli alleati di governo. È la “cabina di regia” necessaria per garantire il patto di coalizione per il governo della I legislatura. Dossetti inoltre chiede che il governo faciliti l’accesso al credito bancario per la produzione cinematografica, praticamente inesistente fino a quel momento.

22 dicembre 1948: il presidente della Camera, il socialista Sandro Pertini, incontra presso il carcere di Regina Coeli a Roma lo studente siciliano Antonio Pallante che nel mese di luglio aveva cercato di ucciderlo. Il giovane dichiarerà alcuni giorni dopo il suo pentimento per il gesto compiuto.

27 dicembre 1948: presso il palazzo del Quirinale re Umberto II e la regina Maria José ricevono il regista Vittorio De Sica e l’attore-bambino Enzo Staiola per conferire l’oro le nomine di Gran Cavaliere dell’Ordine dei Savoia e di Commendatore del Regno d’Italia; la motivazione è il grande successo del film neorelista “Ladri di biciclette”.

29 dicembre 1948: presso la sede del ministero del tesoro, a via XX settembre e Roma, il ministro Einaudi presenta le nuove banconote da 10 mila lire. Esse hanno su una facciata il profilo del re Umberto, e sul retro quello di Giuseppe Garibaldi.

1 gennaio 1949: nascono ufficialmente le regioni italiani, regolamentate dalla Costituzione; la regione Alpina, la Lombardia, il Triveneto, l’Emilia Romagna, la Regione Appenninica, la Regione Adriatica, la Regione di Roma Capitale, la Regione Tirrenica, la Regione del Ponente, la Regione del Levante, la Sicilia e la Sardegna. Si stabilisce l’elezione dei Consigli regionali per il 14 settembre 1949; nascono nelle dodici regioni comitati costituenti per l’elaborazione degli statuto. Secondo la legge entro la fine del 1949 si sarebbe riunito il nuovo Senato del Regno, composto dai componenti eletti dai Consigli Regionali.

12 gennaio 1949: la procura regia di Milano chiude le indagini sulla “Volante Rossa” e rinvia a giudizio dodici componenti accusati di oltre cinquantatré attacchi e azioni violente. Sul deputato Pci Pietro Secchia invece non ci sono sufficienti prove per aprire un processo.

22 gennaio 1949: presso la basilica di Santa Francesca Romana di Roma, situata vicino all’antico Foro Romano, si celebrano le nozze tra gli attori statunitensi Tyrone Power e Linda Christian. Grande asserragliamento di giornalisti e fotografi nella capitale italiana per seguire l’evento gossip.

25 gennaio 1949: a Bruxelles i rappresentanti di Gran Bretagna, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Italia e Repubblica Federale Tedesca firmato il nuovo Trattato Europeo, stilato dal ministro degli esteri italiano Carlo Sforza e dal cancelliere tedesco Konrad Adenauer. Si stabilisce la nascita dell’ “Europa Unita” per il 1° gennaio 1950 con la libera circolazione delle merci tra i paesi aderenti.

2 febbraio 1949: la Corte d’Assise del Tribunale Militare di Roma condanna all’ergastolo Rodolfo Graziani, già generale dell’esercito italiano e ministro della Rsi. I reati ascritti toccavano anche la sua condotta durante la guerra in Libia e l’apertura di alcuni campi di concentramenti in Cirenaica contro i ribelli libici.

5 febbraio 1949: si conclude anche il processo i generali repubblichini fascisti Junio Valerio Borghese, Mario Roatta, Giacomo Carboni e Vittorio Ambrosio. L’ex- comandante della X Mas viene condannato all’ergastolo mentre gli altri tre vengono condannati a 30 di reclusione.

11 febbraio 1949: il giornalista e scrittore Mario Pannunzio fonda la rivista “Il Mondo”, punto di riferimento per gli intellettuali e i pensatori di area progressista e laica dell’Italia. Pannunzio definisce il giornale la voce del “liberalsocialismo” e indica come punto di riferimento il pensiero di Piero Gobetti.

28 febbraio 1949: il ministro del lavoro Fanfani e il sottosegretario all’economia Ezio Vanoni presentano a Palazzo Chigi il primo piano nazionale per la costruzione di abitazioni per i lavoratori con particolari agevolazioni fiscali. Nasce l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni che gestirà l’assegnazione e la gestione di quelle che verranno poi chiamate le “case Fanfani-Vanoni”.

7 marzo 1949: la città di Palermo, capoluogo della Sicilia, è ricoperta di neve. Particolare fenomeno meteorologico alla fine della stagione invernale nell’Italia meridionale.

12 marzo 1949: il ministro della difesa Mario Cevolotto presenta alla Camera dei Deputato la richiesta di approvazione dell’Alleanza di Difesa Europea, documento che istitutiva una forza di difesa militare per i paesi del continente europeo. Il Patto “Ade” avrebbe garantito una solida alleanza con gli Stati Uniti. Durante il dibattito parlamentare Giorgio Amendola, deputato del Psi, dichiara di apprezzare l’intento di coordinare le politiche per la sicurezza del continente e annuncia il voto di astensione. Forti le tensioni con la destra dell’Uomo qualunque la soprattutto il Pci; sono organizzate manifestazioni davanti a Montecitorio di apertura contestazione. Il dibattito si concluderà il 18 marzo con l’approvazione.

2 aprile 1949: a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, si tiene una manifestazione di braccianti che chiede un nuovo adeguamento del salario. Il segretario della CGL Pastore incontra la rappresentante, Francesca La Rosa, che chiede anche interventi per garantire la pari dignità anche per le donne, ed eventuali aiuti economici nei periodi di maternità.

4 aprile 1949: visita ufficiale in Italia del presidente degli Stati Uniti Harry Truman, il quale incontra il re Umberto II, il presidente De Gasperi e l’intero governo e pronuncia un discorso ufficiale presso la Camera dei Deputati. Durante l’intervento egli ringrazia l’iniziativa italiana per l’adesione al Patto “Ade” e chiede che altri paesi ne possano entrare; assenti i deputati del Pci e dell’Uq. Truman incontrerà anche papa Pio XII in visita privata.

16 aprile 1949: a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, si riunisce il Comitato Centrale del Pci. Il segretario Togliatti afferma la necessità di creare una vera e propria “reazione contro i reazionari” e chiede che l’Associazione Nazionale Partigiani Italiani intervenga con forza, anche con le armi, contro le azioni del governo. Violenta discussione e nuova rottura all’interno del partito: Giancarlo Pajetta critica apertamente Togliatti e propone di adottare una linea pacifica, in linea con le parole di Frédéric Joliot-Curie premio Nobel per la pace. Alla fine Pajetta lascerà il partito cacciato da Secchia.

4 maggio 1949: alle ore 17.03 l’aereo di linea G.212 della compagnia “Ali”, siglato I-ELCE, con a bordo l’intera squadra del Torino Football Club rischia di schiantarsi contro il muraglione del terrapieno della basilica di Superga, che sorge nella zona periferica del capoluogo piemontese. Grazie all’azione del pilota Pierluigi Meroni si evita una vera e propria strage, della squadra campione d’Italia in carica.

5 maggio 1949: a Londra si riuniscono i capi di stato e di governo di Gran Bretagna, Francia, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Italia e Germania federale per l’adesione di nuovi paesi. Entrano nell’ “Europa Unita”: Irlanda, Danimarca, Norvegia e Svezia. Il Consiglio direttivo istituisce una commissione per l’elaborazione dello statuto: per l’Italia vengono nominati Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, autori del famoso “Manifesto di Ventotene”.

11 maggio 1949: a Firenze, presso il teatro Puccini, si riunisce il XXVII congresso del Partito Socialista Italiano. Il segretario uscente Morandi chiede che i delegati confermino la posizione autonoma uscita vincente anche elettoralmente parlando. Saragat chiede che il partito inizia un dialogo con le altre formazioni socialiste e socialdemocratiche europee e con il Partito Democratico degli Stati Uniti, ipotizzando un’Internazionale progressista da contrapporre al Kominter dei partiti comunisti guidato da Mosca. Loris Fortuna chiede che il Psi inizia una campagna di sensibilizzazione per la questione dei diritti er la difesa dell’ambiente mentre Antonio Giolitti afferma la necessità di elaborare un piano di politiche economiche alternative a quelle del governo. Particolarmente applaudito il discorso finale del presidente della Camera Pertini. Morandi viene confermato alla segreteria e nella Direzione Nazionale entrano i giovani ex-Pci Berlinguer e Napolitano; Giuseppe Romita, ex-ministro dell’Interno ai tempi del referendum, è nominato coordinatore della segreteria nazionale.

13 maggio 1949: presso il teatro La Fenice di Venezia, alla presenza dei sovrani italiani, va in scena lo spettacolo “Il Cordovano”, diretto da Goffredo Petrassi; l’opera è tratta dallo scrittore spagnolo Miguel de Cervantes, riadattata da Eugenio Montale.

14 maggio 1949: la Commissione speciale per l’epurazione, guidata da Parri, conclude i suoi lavori con una relazione nella quale si chiede la sostituzione di alcuni prefetti conniventi con il fascismo e la Repubblica di Salò, il processo per alcuni funzionari accusati di soprusi durante il regime e il reinserimento per i dipendenti pubblici entrati in servizio a partire dal 1935.

16 maggio 1949: il segretario del Psi Morandi incontra a Roma Clement Attlee, primo ministro del Regno Unito e segretario del Partito Laburista Britannico, Guy Mollet, segretario del Partito Socialista Francese, Kurt Schumacher, segretario del Partito Socialdemocratico Tedesco. Nasce così il Partito del Socialismo Europeo che chiede l’unificazione delle politiche per la sicurezza e la libera circolazione delle merci tra i paesi aderenti all’ “Europa Unita”.

23 maggio 1949: dopo un anno e mezzo di lavoro ufficialmente iniziano le trasmissioni televisive della Rai, Radio Audizioni Italiane. Il primo canale trasmette trasmissioni registrate e tre telegiornali in diretta nazionale; gli studi si trovano in via Nomentana a Roma. Il ministro Selvaggi parla di “rivoluzione delle antenne” e inserisce agevolazioni fiscali per le famiglie che vogliono acquistare un televisore.

27 maggio 1949: su proposta del ministro Sforza, il Consiglio dei Ministri approva l’istituzione della Festa Nazionale Italiana per il 2 giugno, anniversario del referendum e dell’elezione della Costituente.

3 giugno 1949: il sottosegretario alla Difesa, il deputato Dc Paolo Emilio Taviani, presenta alla Camera dei Deputati la nuova riorganizzazione dell’esercito italiano in linea con le direttive dell’ “Ade”. Il piano di lavoro è stato elaborato da una commissione guidata dal generale Giovanni Messe.

4 giugno 1949: l’avvocato Federico Comandini, antifascista e animatore del gruppo “Giustizia e Libertà”, decide l’adesione al Partito Socialista. Lo stesso giorno si iscrive al Psi anche l’ex-presidente del Consiglio Ferruccio Parri.

10 giugno 1949: manifestazioni dei metalmeccanici per l’adeguamento del contratto rispetto ai braccianti. Si verificano scontri con la polizia a Forlì, a Cremona e a Gambara, in provincia di Brescia. Il ministro dell’Interno Gronchi ringrazia la polizia e i rappresentanti della CGL per aver mantenuto la calma e non aver provocato attivo particolari di violenza. Il ministro Fanfani annuncia che la “questione operai” verrà risolta entro l’estate 1949.

19 giugno 1949: l’Ente Nazionale Idrocarburi, azienda dello Stato, guidata dall’ex-partigiano Dc Enrico Mattei scopre ricchi giacimenti petroliferi presso le campagne a Cortemaggiore, in provincia di Piacenza. Il presidente De Gasperi annuncia che il governo avvierà finanziamenti per l’estrazione e la lavorazione dell’oro nero proveniente dall’Emilia.

22 giugno 1949: il Tribunale regio di Palermo condanna il bandito Salvatore Giuliano a quarant’anni di reclusione per l’organizzazione di una serie di azioni violente e paramilitari contro lo Stato. Tra le accuse anche la strage evitata a Portella della Ginestra, che doveva compiersi il 1° maggio 1947. Lo stesso giorno il sottosegretario della giustizia Leonardo Renda (Dc) annuncia da parte del governo la proposta di istituzione di una procura nazionale speciale per la lotta alla malavita del Mezzogiorno.

13 luglio 1949: il Santo Ufficio, dopo una lunga e attenta elaborazione, decreta ufficialmente la scomunica per tutti coloro che accettino o divulghino le dottrine reazionarie, neofascista e autoritarie. Nel documento, firmato da papa Pio XII, si legge tra le righe una dura critica verso i regimi militari ancora presenti in Spagna e Portogallo e in alcune situazioni dell’America meridionale.

24 luglio 1949: il “campionissimo” Gino Bartali vince il XXXVI Tour de France superando per l’ennesima volta l’eterno rivale Fausto Coppi di 10’ 55’’.

Demofilo

Se volete darmi dei suggerimenti, scrivetemi a questo indirizzo.

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Non può esimersi dal dire la sua il grande Bhrghowidhon:

Intervengo su un solo punto, perché ne avevo già accennato: mi sembra che l'inserimento nel 1948 di un progetto di accorpamento regionale del tardo 2014 renda l'ucronia meno brillante. Il Disegno di Legge del 2014 è infatti in tal misura contrapposto alla tradizione storica e ai dati geografici (sia di oggi sia di allora) che non sarebbe stato compatibile col grado di preparazione scolastica della Classe Dirigente del 1948; è solo dopo decenni di sostituzione del paradigma culturale che può essere proposto oggi (e comunque ancora con la prospettiva di essere blindato fra i provvedimenti di Governi ormai da anni basati su una 'Maggioranza' del 30% dei Cittadini).

1) Totalmente improponibile è la ricostituzione del Triveneto dei primi Anni Venti; anche a voler reprimere qualsiasi ricordo dei distacchi territoriali del 1943-1945, il massimo che si poteva imporre erano due Regioni, denominabili - a voler proprio evitare qualsiasi termine controverso - "Rezia" (= Trento e Bolzano) e "Venezie-Friuli".

2) La vera grande Macroregione per cui si mette in movimento tutto il cataclisma istituzionale - la 'Padania' - è la più vistosa assenza nel Disegno di Legge del 2014: nel 1948 un Re di Casa Savoia avrebbe avuto il potere di imporle il nome (dalla sua Dinastia inseguito per secoli) di "Lombardia" (= Piemonte - con Aosta - Lombardia ed Emilia da Piacenza a Modena), eventualmente estensibile come "Lombardia-Liguria" nel caso di aggiunta di quest'ultima Regione.

3) In piena tradizione ottocentesca (da Napoleone I. a Plombières), la quarta Macroregione sarebbe stata inevitabilmente l'Etruria, con un nucleo sicuro comprendente Ferrara, Bologna, la Toscana e l'Umbria (perciò meglio definibile "Etruria-Umbria") e possibile estensione a Mantova (anche Modena e Reggio Emilia?), la Romagna e le Marche ("Etruria-Umbria-Piceno").

4) Un'adeguata Macroregione per Roma (la stagione delle Città-Regione era ancora lontanissima) sarebbe stata come minimo Lazio-Abruzzi-Molise + Benevento, Avellino e Caserta ("Lazio e Sannio").

5) Nel caso che non si pensasse a una Macroregione adriatica da Trieste al Salento (da chiamare con ogni probabilità, date le teorie dell'epoca, "illiria"), tutto il resto della Penisola (Napoli, Salerno, Puglia, Lucania, Calabria) sarebbe stata pressoché certamente la "Magna Grecia" (magari scritta anche correttamente, "Magna Graecia").

6) Se lasciare autonoma la Sicilia o aggregarla alla Magna Gr(a)ecia sarebbe stata materia di infuocato dibattito; con un Re Sabaudo, comunque, la Sardegna sarebbe stata quasi sicuramente annessa alla "Lombardia (e Liguria)".

Ne risultano quindi sei o sette Macroregioni, che la vulgata storico-geografia di metà Novecento (reduce dalle sbornie etnico-nazionalistiche della prima parte del secolo) avrebbe tranquillamente giustificato e digerito e apparirebbero oggi come dati di Natura (come tendono generalmente ad apparire le manipolazioni più recenti). È chiaro, invece, che oggi - tanto più in Regime Repubblicano - alcuni dettagli di un simile schema dovrebbero assolutamente essere modificati, perlomeno il nome di "Lombardia e Liguria" (sarebbe "Liguria e (Gallia) Cisalpina") e quello di "Rezia" (sostituito né più né meno che da "Tirolo") e soprattutto non si potrebbe neanche lontanamente immaginare uno Statuto men che autonomo per Sardegna e, ancor più ovviamente, Sicilia (mentre un'«Illiria» adriatica non sarebbe più pensabile): dunque otto Macroregioni contro le sei o sette del 1948.

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Anche Enrico Pizzo ha voluto fornirci la sua versione di questa ucronia:

Leggendo i risultati delle Elezioni Politiche del 1946 ho notato che il peso percentuale dei partiti politici più ideologicamente schierati fosse diverso per la Monarchia e la Repubblica. UDN e BNL rappresentano solo il 20,5% dei voti totali della Monarchia, mentre PSIUP, PCI, PRI e PDAZ l'82.18% di quelli totali per la Repubblica.

Dato che il FUQ, che su l'argomento si era dichiarato neutrale, poteva contare solo su 1211956 voti ritengo che sia nell'elettorato della DC che vadano rintracciati la maggior parte dei voti Monarchici. Per ipotizzare una vittoria della Monarchia ritengo sia indispensabile riconquistare il favore di tutto l'elettorato DC. Una possibile, per quanto abozzata, TL che porti ad una vittoria della Monarchia potrebbe prevedere:

1 - abdicazione di Vittorio Emmanuele III a favore del figlio Umberto già nell'immediatezza dell'8 Settembre - eliminazione del Savoia più compromesso col Fascismo e "responsabile" della guerra
2 - Umberto II dichiara che il suo è un regno "ad interim", resterà sul trono solo fino a quando l'Italia sarà liberata
3 - inizio Maggio 1945, abdicazione di Umberto a favore del figlio Vittorio Emanuele IV sotto la reggenza della madre - eliminazione del Savoia meno compromesso col Fascismo
4 - vittoria di misura della Monarchia al referendum del 2 Giugno

Eventi successivi:

5 - commovente discorso agli Italiani di ringraziamento/scuse da parte della Regina Madre
6 - il 2 Giugno diventa la "Giornata della Riconciliazione" o "Giornata del Perdono" - in cui casa Savoia chiede scusa agli Italiani per gli errori commessi in passato dai membri della famiglia.

Cosa ne pensate?

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E ora, il contributo di Tommaso Mazzoni scritto il 2 giugno 2022:

2 Giugno, Festa della Monarchia

"Oggi, 2 Giugno del 2022 è per me un importante per quanto triste ricorrenza; esattamente un anno fa in questo giorno, salivo al trono; questi sono stati anni difficili per la nostra nazione, prima la pandemia, poi la guerra civile in Russia. Tuttavia abbiamo perseverato e oggi possiamo celebrare la festa del nostro Regno, mentre primi timidi passi verso la pace si compiono nella lontana Mosca.

Settantasei anni fa il popolo italiano sceglieva di ripristinare la Monarchia dopo 24 anni di tirannia e di guerra civile; quasi cento anni fa, un giovane Re messo sul trono da un lutto improvviso, disse di no, quando una banda di criminali tentò di imporgli con le armi una scelta. Quel no fu giusto e sacrosanto, ma come tutte le scelte coraggiose ebbe gravi conseguenze.

I criminali si riorganizzarono, e cavalcarono legittime proteste , e scagliarono una violenta controffensiva, ma non avrebbero mai vinto se non avessero usato l'inganno. Ad una conferenza di pace, un nome che vivrà nell'infamia, Roberto Farinacci, mise un devastante ordigno che uccise il buon re Umberto II, e tante brave persone, sinceri socialisti democratici come Giacomo Matteotti, fedeli monarchici liberali come Giovanni Giolitti, onesti repubblicani come Oronzo Reale. Questi e molti altri caddero nel Giorno del Tradimento; i Fascisti, che il loro nome sia maledetto, lanciarono il loro vigliacco attacco, violando la tregua e prendendo il potere come si addice loro, con l'inganno e la violenza.

Ma la speranza ancora viveva; molti sinceri servitori della nazione si nascosero, mio nonno e il mio prozio con le loro famiglie si misero al sicuro, e quest'ultimo si diede alla clandestinità. Repubblica Sociale Italiana, la chiamarono, gettando discredito su tutte e tre le parole; il tiranno che usurpando un nobile termine latino si faceva chiamare il Duce, per 20 anni governò, prima l'intera Italia, trascinandola nel fango in guerre brutali ed ingiuste fino alla II Guerra Mondiale, e poi solo una parte, fungendo da fantoccio per un tiranno ben peggiore di lui; mio zio, Re Amedeo I cadde guidando la resistenza.

Mio nonno, Re Aimone I tornò a Roma quando il Tiranno in fuga vigliaccamente l'abbandonò, e avrebbe potuto cingere allora la corona; ma prima volle liberare la patria, e poi volle lasciare al popolo italiano il diritto di scegliere.

In questo stesso giorno il popolo si espresse, e quasi sei italiani ogni dieci votarono per ripristinare la monarchia, e da allora mio nonno servì come Re, e poi mio padre, e da un anno, tale onore e onere spetta a me; spero e prego che il Signore Onnipotente mi permetta di continuare a servire il mio popolo e il mio paese.

Viva l'Italia e che Dio benedica gli italiani, gli europei e il mondo intero, con la pace e la prosperità."

(dal Discorso alla Nazione di sua maestà Re Aimone II di Savoia-Aosta AD 2 Giugno 2022, Festa della Monarchia)

"Oggi la nostra nazione celebra 76 anni di democrazia e di pace, in cui forze diverse hanno partecipato con lealtà ed entusiasmo alla vita politica, rispettosi delle differenze ma leali nel confronto; la parte che io rappresento perse allora la battaglia per la repubblica, ma in seguito le fu concesso di governare nel rispetto della costituzione, anche grazie a quei sovrani che oggi onoriamo, il cui rispetto per la Costituzione non è mai stato in discussione. In questi giorni difficili ricordiamo il recentemente scomparso 4 volte presidente del Consiglio dei Ministri, il Senatore a Vita Enrico Berlinguer, che assumendo la guida del governo all'indomani della fine dell'URSS disse " I sogni del passato tramontano, ma ai sogni del futuro abbiamo ancora diritto, non possiamo e non dobbiamo permettere ai dolori del presente di sconfiggerci" "
(Estratto del discorso del presidente del Consiglio dei Ministri, onorevole Nicola Zingaretti, 2 Giugno 2022)

"In questo giorno celebriamo i nostri sovrani, ma celebriamo anche tutti i servitori dello stato che sono caduti per permettere alla nostra nazione di prosperare. "
(Senatore a Vita Giovanni Falcone, 2 Giugno 2022)

"Facciamo come in Francia, basta con questi Re a Roma!"
(Matteo Salvini, 2 Giugno 2012)

"Rendiamo onore ai nostri sovrani, guardiani dell'unità della nostra nazione e della nostra costituzione!"
(Matteo Salvini, 2 Giugno 2022)

"Oggi abbiamo un problema qua in Italia; siamo l'unica democrazia europea dove il capo del governo, rappresentante del popolo, conta meno del Re che non è eletto da nessuno."
(Matteo Renzi, 2 Giugno 2016)

"Oggi in Italia nessuno mette in discussione l'istituzione monarchica."
(Matteo Renzi, 2 Giugno 2022)

"Tutta questa retorica monarchica anche da parte di forze che a parole si definiscono repubblicane mi pare ipocrita e fuori luogo, sarebbe ora che si rivalutasse almeno a livello storico il valore di quella che, pur se nella non riproponibile forma autoritaria, è stata l'unica esperienza repubblicana della storia di questo paese."
(Giorgia Meloni, 2 Giugno 2022)

Nota: in questa Timeline la Russia è una fragile democrazia, perché Yobloko ha battuto Eltsin alle elezioni e si è alleata col PCFR. Una serie di vicende ha portato Putin alla vittoria nel 2017 e a 5 anni di contestazioni e di fallite forzature costituzionali, con Putin che ha progressivamente armato i suoi sostenitori, ma alle elezioni del 2022 nonostante i tentativi di brogli l'Alleanza per il Mantenimento della Democrazia, guidata da Navalny ha battuto l'Unione per il Rafforzamento e la Sicurezza della Federazione Russa e Navalny è diventato presidente. Putin allora ha accusato l'avversario di brogli, ed è scoppiata la guerra civile.

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Gli risponde da par suo Alessio Mammarella, sempre in occasione della medesima festività:

2 Giugno, Festa di (un'altra) Repubblica

"Sono un uomo anziano, inevitabilmente la mia mente vola verso i ricordi. Uno, molto caro, è legato proprio a questa festa, alla scoperta di quanto fosse antica. Lo appresi dalla maestra a scuola, e fu un giorno in cui mi sentii orgoglioso. Il giorno in cui pensai che avrei voluto servire le istituzioni. Il destino ha voluto condurmi proprio qui, oggi, a festeggiare con voi una data memorabile.

Il nostro paese è diventato una Repubblica quando le repubbliche erano ancora qualcosa di raro e di sospetto, perlomeno qui, nell’Europa dei sovrani assoluti, dei titoli nobiliari e delle uniformi variopinte. Sovrastrutture sociali e politiche tanto affascinanti quanto vuote, che i nostri patrioti repubblicani hanno sostituito con la libertà, l’uguaglianza, il lavoro.

Duecento anni trascorsi tra prosperità e crisi economiche, tra progresso e problemi, come quello terribile della pandemia e della perdita della pace in Europa. Mai però è venuta meno quella fiamma di libertà che è stata accesa il 2 giugno 1822. Non era scontato: molti paesi hanno conosciuto periodi di tirannia, come il vicino Regno di Sardegna, come la vicina Albania, la vicina Grecia. Fortuna forse, o forse la prova che quel giorno ormai lontano fu compiuta una scelta giusta.

Sono consapevole che esiste una corrente di pensiero monarchica, sia pur molto ristretta. Senza mettere in discussione la libertà di pensiero, tra i miei doveri c’è però quello di ricordare la storia patria e di come l’ultimo sovrano di questo paese agì in modo tale da screditare l’intera dinastia. Ferdinando il Traditore fece dimenticare a questo popolo suo padre, tutto sommato un buon capo di Stato, e i grandi sovrani della storia passata.

Diversamente da ciò che dichiarano alcuni concittadini poco avveduti, apprezzare e sostenere le istituzioni repubblicane non significa dimenticare i fondatori normanni di questo paese o l’illuminato Federico o l’ambizioso Ladislao. Tutti loro fanno parte della storia di questa patria, una delle più antiche d’Europa. Ne fanno parte esattamente come i patrioti che, sconfitto l’esercito mercenario che aveva invaso il paese al seguito di Ferdinando, decisero di estromettere per sempre la sua dinastia.

La storia è un percorso tortuoso, non una linea retta. Un percorso lungo il quale il nostro popolo si è sempre contraddistinto per il suo spirito di ottimismo e di intraprendenza, quello che in tutto il mondo è diventato famoso come “l’arte di arrangiarsi”. L’arte di chi subito rovesci di fortuna, come le catastrofi naturali. L’arte di chi ha voluto seguire la via del progresso malgrado la penuria di risorse naturali. L’arte di chi nei rapporti internazionali è stato sempre dalla parte della libertà, senza paura.

Come non essere orgogliosi della vittoriosa campagna per la libertà del 1848? Della vittoria di Custoza e di quella navale che salvò Venezia, tesoro dell’architettura mondiale, da bombardamenti criminali? Come non essere fieri della scelta dei romani di unirsi a noi e di rendere degno il nostro paese di riprendere dalla storia il glorioso nome di "Italia"?

E per quanto riguarda il secolo scorso, come non essere orgogliosi della vigorosa resistenza contro l’invasione fascista del 1935-36, che fu l’inizio della fine per regime di Mussolini e la svolta del continente europeo verso una fase di pace e di cooperazione? Oggi peraltro quelle ferite sono ampiamente rimarginate, un rapporto fraterno, e tante somiglianze a livello di cultura e costume, ci legano ai nostri fratelli settentrionali, così come agli altri popoli d’Europa.

Bene, il mio discorso è terminato. Alzo gli occhi e vedo tanti meravigliosi tricolori blu-rosso-oro. Mi emoziona e mi commuove sempre vederli sventolare, come negli anni della mia infanzia, quando mio nonno mi accompagnava alla festa, e mi raccontava che lo stesso faceva con lui suo nonno, che fu protagonista della difesa di Roma contro i francesi del generale Oudinot.

Viva l’Italia, e che Dio benedica gli italiani, gli europei e il mondo intero, con la pace e la prosperità. Buona festa della Repubblica!"

(dal Discorso alla nazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, 2 Giugno 2022, Festa della Repubblica nel 200° anniversario dalla sua proclamazione)

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Chiudiamo per ora con l'avvertenza del grande Enrico Pellerito:

A volte in questa sede si è discusso di un possibile ritorno alla monarchia in Italia, tramite modifica della Costituzione. Premetto che, a mio modesto avviso, già da tempo i Savoia-Aosta hanno espresso figure di bel più alto spessore rispetto ai Savoia-Carignano.
Per quanto riguarda il Partito Nazionale Monarchico, esso non esiste più dal 1959, quando si unificò con il Partito Popolare Monarchico in una nuova formazione definita Partito Democratico Italiano; due anni dopo questo divenne il Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica.
Mi ricordo ancora il simbolo stella e corona sui relativi manifesti elettorali.
Nel 1972 il PDIUM, per motivi anche di strategia elettorale, confluì nel Movimento Sociale Italiano, che da quel momento aggiunse la dicitura Destra Nazionale.
In molti ritennero quantomeno singolare tale accorpamento, considerando che i missini, dichiarantisi eredi degli ideali propri della sedicente Repubblica Sociale Italiana, fossero disposti ad accettare tra le proprie fila i sostenitori di un'istituto che aveva "tradito" Mussolini con il colpo di stato attuato nella notte del 25 luglio 1943.
Tant'è che al referendum del 2 giugno 1946 i fascisti non votarono certo per la monarchia.
Ma a parte ciò, è ipotizzabile, senza l'accadimento di sconvolgimenti sociali e/o istituzionali di un certo rilievo (non soltanto la cosiddetta tangentopoli ricordata da Fabio roman) che vent'anni dopo la sparizione di un partito monarchico in Italia, i "veri" monarchici, ancora presenti sebbene in numero modesto, avrebbero potuto contare su una maggioranza elettorale.
Il polso della società italiana a questo riguardo è evidente.
Detto questo, non sostengo che esista una "dissonanza" tra monarchia e democrazia parlamentare: Regno Unito, Spagna, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Svezia e Norvegia sono tra le nazioni più liberali, efficienti e moderne del globo pur mantenendo come rappresentante dell'unità la figura di un monarca, ma credo che ci sia una storia che dimostra l'effettivo livello di alta qualità delle persone che si sono succedute sul trono degli stati citati, con qualche eccezione cui si è posto rimedio tramite il ricordo all'abdicazione di sovrani che creavano "imbarazzo" (tipo Edoardo VIII, Leopoldo III, Juan Carlos).
Qua sta la differenza tra un monarca ed un presidente della repubblica, figure entrambe rappresentanti il capo dello stato e l'unità della nazione ma, a differenza del primo, nel caso sia necessario un "ricambio" non si è costretti a dover "pescare" tra i componenti della famiglia reale, bensì ricorrendo ad altre forme invero più democratiche.
Poi, si può certo dissertare sull'effettiva assoluta estraneità di pressioni, influenze ed altro, durante l'elezione di un presidente di una repubblica parlamentare attraverso i rappresentanti del popolo o tramite suffragio universale, benché quest'ultimo sistema sia prevalentemente in uso nelle repubbliche presidenziali.
Riguardo la Costituzione italiana, aggiungo, infine, che la ritengo una delle migliori mai concepite, pur non aprioristicamente escludendo la necessità di qualche ritocco dovuto alle istanze provenienti dall'evoluzione del mondo civile, che in Italia non mi sembra così tanto ben disposto a gradire un cambio della forma dello stato.

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