Partecipare subito (e perdere lo stesso)

di Enrico Pellerito


POD: L'Italia entra in guerra nel settembre del 1939.

Il "Patto d'Acciaio" non era veramente tale dal punto di vista diplomatico; vero è che le due nazioni si erano strettamente legate "vita e morte" come scrisse Ciano nel suo diario, ma se gli accordi prevedevano l'obbligo del reciproco aiuto politico e diplomatico nelle questioni che mettevano a rischio gli interessi vitali di entrambe, l'ingresso in guerra a fianco l'una dell'altra non era proprio del tutto automatico, se non sulla base di alcuni punti fermi.

Mussolini, infatti, poteva legittimamente rifiutarsi di entrare in guerra, sulla scorta della mancata preventiva comunicazione da parte della Germania del Patto Molotov-Ribbentrop.

Era infatti espressamente previsto dall'articolo I una permanente consultazione su qualsiasi avvenimento diplomatico di interesse comune o precipuo, specialmente riguardo il contesto europeo.

Anche per quanto attenne l'attacco alla Polonia non vi era stato alcun contatto, se non quando Hitler comunicò a Mussolini che intendeva muoversi già a fine agosto.

Pur non di meno, i Tedeschi ritenevano più vincolante l'articolo III che recitava l'impegno di intervento immediato; qualora uno dei contraenti si fosse trovato in "complicazioni belliche", l'altro lo avrebbe senza indugio alcuno appoggiato "con tutte le sue forze militari, per terra, per mare e nell'aria".

Hitler e il suo stato maggiore ritenevano che il compito dell'Italia, se realmente le democrazie occidentali fossero intervenute a fianco della Polonia, sarebbe consistito nel tenere impegnate nel teatro del Mediterraneo quante più forze avversarie, permettendo alla Germania di affrontare meglio il conflitto nel suo scacchiere.

Affinché Mussolini consideri di poter scendere in campo da subito, risulta necessario che i vertici militari non mostrino remore, come nella realtà fecero, aumentando quelli che erano i dubbi del Duce su tale questione.

Fra le riserve esposte vi era la carenza, per l'appunto, di riserve, intendendosi così le cosiddette scorte di magazzino (specie riguardo le munizioni) ma non mancavano aspetti strategici come il rappresentare la difficoltà di rifornire in modo costante l'AOI, lontana dalla madrepatria e letteralmente circondata dal nemico.

Per rendere plausibile il POD, si può ipotizzare che le su dette scorte di magazzino siano state meno intaccate durante i precedenti conflitti in Etiopia e in Spagna, o che siano state ripristinate a livelli molto più consistenti e più celermente rispetto alla nostra TL.

Gli aspetti strategici possono, invece, non essere eccessivamente considerati importanti da Mussolini, data la convinzione che questi ha maturato dopo aver constatato de visu la potenza dell'apparato bellico tedesco; egli ritiene che la Germania è in grado di esprimere una potenza di gran lunga superiore alle demoplutocrazie britannica e francese.

Diciamo che il POD effettivo può essere un atteggiamento di Mussolini molto più enfatizzato nei confronti dell'alleato germanico, riponendo in questi maggior fiducia; ci troviamo di fronte un Mussolini a tutti gli effetti succube di Hitler e dei suoi programmi già nel 1939.

Conseguentemente, sin dal giorno 1 settembre 1939 anche l'Italia è in stato di guerra contro la Polonia e dal successivo giorno 3 contro la Francia e il Regno Unito... e, man mano, tutti gli altri.

A svantaggio dell'Italia, però, non vengono meno le pecche dovute all'aspetto dottrinario ed organizzativo, insieme alle carenze qualitative che hanno afflitto mezzi ed equipaggiamenti.

Considerato ciò, l'anticipo di nove mesi dell'entrata in guerra non favorirebbe affatto l'Asse.

Alla luce di come sono andate le cose nella nostra realtà è probabile la perdita della Libia ancor prima dell'AOI; nel settembre del 1939 vi era una prevalenza numerica a favore di Francesi e Britannici, tant'è che Balbo temeva di più le truppe acquartierate in Tunisia ed Algeria piuttosto che quelle in Egitto. Pur considerando i Francesi poco propensi a muoversi, nulla toglie che, coordinandosi con i comandi britannici, diano inizio ad una manovra offensiva simultanea che entro la primavera successiva termini con la spartizione della Libia: Tripolitania e attuale Fezzan in mano alla Francia e Cirenaica occupata dalle truppe del Commonwealth. Tutto questo mentre le squadre navali francesi e britanniche danno filo da torcere alla Regia Marina, ostacolando anche l'invio di rinforzi dall'Italia (cosa che invece avvenne durante il periodo della non belligeranza).

In questo quadro non escluderei il rifiuto da parte dei responsabili militari del Nord Africa francese, forti dell'unica conquista ai danni dell'Asse, ad accettare la sovranità di Vichy all'indomani dell'armistizio; De Gaulle potrebbe creare proprio ad Algeri il governo della Francia Libera.

I bombardamenti sull'Italia e sulla Germania meridionale sarebbero ancor più incisivi, potendo la RAF utilizzare basi maggiormente prossime agli obiettivi.

Mussolini andrebbe alla ricerca di una rivalsa e se in questa TL egli non prende iniziative causa la sudditanza psicologica nei confronti di Hitler (nessun attacco alla Grecia) impiegherà un numero maggiore di truppe sulla fronte orientale; l'operazione Barbarossa non inizierà, però, tanto prima rispetto al giugno 1941, stante l'esigenza di "punire" la Jugoslavia.

La guerra sul suolo sovietico non avrà, comunque, esito differente, esaurendosi le spinte offensive davanti a Mosca e, successivamente, a Stalingrado.

Vedo anche poco fattibile un tentativo da parte dell'Asse di riconquistare la "quarta sponda" tramite una successiva invasione anfibia.

Viceversa si potrebbe qui precorrere un'azione alleata mirante ad occupare la Sicilia già nell'autunno del 1942 ma ritengo più probabile un'anticipazione dello sbarco in Francia (primavera-estate 1943); agli inizi le perdite alleate sarebbero notevoli, specie tra gli Statunitensi che, nonostante l'addestramento, mancherebbero ancora dell'esperienza diretta degli scontri ma, superata questa impasse, comincerebbe a farsi sentire il peso della loro potenza quantitativa.

I Tedeschi farebbero pagare a caro prezzo il territorio conteso sebbene prima o poi sarebbero costretti a retrocedere fino a che Berlino cadrebbe ad opera degli Alleati occidentali nell'autunno del 1944, quando i Sovietici si troverebbero ancora lontani dalla capitale del Reich, con la conseguenza di una successiva cortina di ferro molto più ad Est.

Riguardo l'Italia, considerata un nemico da contenere sul principio del "Germany first", ritengo che l'invasione del territorio avverrebbe successivamente alla resa della Germania ma, di fronte alla disfatta tedesca, potrebbe verificarsi la caduta di Mussolini e la successiva richiesta di armistizio (eufemismo per capitolazione). Molto difficile che gli elementi più bellicosi del fascismo tenterebbero un pronunciamento, mancando l'appoggio dei Tedeschi. Nel dopoguerra avremmo un'Italia monarchica ancora impregnata di mentalità fascista che si stempererebbe solo dopo un lungo periodo di "decantamento".

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E ora, un contributo dello stesso autore riguardo al ruolo della cavalleria durante tutto il secondo conflitto mondiale:

In quel periodo l'utilizzo del cavallo, come mezzo da combattimento e da ausilio logistico, è valso più di quanto si è solito pensare ma, forse proprio perché è stata l'ultima guerra dove i principali eserciti utilizzarono reparti montati, vi è più di una leggenda al riguardo.

La più diffusa è proprio quella dei polacchi che caricano, lancia in resta, i panzer tedeschi; senza nulla togliere al coraggio e alla professionalità militare della cavalleria polacca, non vi sono mai stati simili scontri

http://www.warfare.it/storie/mito_polacchi.html

Altro mito è quello dell'esercito tedesco totalmente motorizzato; in quegli anni tutti gli eserciti mantenevano aliquote di cavalleria e quando la Germania invase la Polonia aveva una divisione di cavalleria in organico; fra l'altro essa non si mostrò all'altezza della propria controparte polacca

http://www.warfare.it/storie/16c_polacchi.html

Le unità su cingoli e su ruote rappresentavano una fetta, neanche tanto consistente, dell'esercito tedesco; le divisioni di fanteria marciavano e si avvicinavano alla linea del fronte sui loro scarponi e disponevano di un limitato numero di automezzi, mentre i rifornimenti erano, per l'appunto, in buona parte ippotrainati.
Il Nord Africa fu l'unico teatro dove la Germania schierò truppe totalmente motorizzate; sugli altri fronti solo le punte avanzate erano tali.

Tornando al problema della cavalleria in un mondo dove non è stata inventata la polvere da sparo, propendo a pensare, come già detto da altri, che essa non avrebbe affatto avuto vita facile; se essa è sopravvissuta fino alla seconda guerra mondiale in grandi unità espressamente dedicate, è stato proprio in virtù delle armi da fuoco, che le hanno dato l'opportunità di rinnovarsi sui campi di battaglia, permettendo ai "soldati a cavallo" di esprimere una valenza bellica più articolata e proficua (sic!), trovando impieghi diversi dalla semplice potenza di urto rappresentato dalle cariche, che armi come le picche erano già riuscite a stemperare.

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Passiamo ad un'altra idea sempre dello stesso autore: Malta italica!

Dopo la fine del primo conflitto mondiale, nell'isola di Malta si sviluppò un movimento irredentista a favore dell'unione con l'Italia. Sebbene aiutato negli anni successivi dal governo fascista di Roma, il movimento, che aveva una sua sponda politica nel Partito Nazionalista, non riuscì nel suo intento.

Il Partito Nazionalista traeva le sue origini dall'opposizione alle misure che verso il 1880 i Britannici volevano imporre alla popolazione maltese (riforme dei sistemi giuridico e scolastico) e all'imposizione tributaria, ritenuta particolarmente vessatoria.

Già negli anni venti e trenta del secolo scorso, questo movimento irredentista si avvicinò alle idee fasciste, tanto che alcuni maltesi, fra cui Carmelo Borg Pisani, impiccato dai Britannici nel 1942 perchè considerato spia e traditore, vennero in Italia per studiare ed iscriversi al PNF nostrano.

Queste adesioni sembrano però essere state fatte più per uno spirito di italianità che di effettiva condivisione delle idee fasciste. Mussolini era visto come un rifondatore della nazione italiana, e come un difensore di quella "anima italiana" che a Malta i Britannici cercavano di estirpare.

Giuste o sbagliate che siano state le loro idee, non pochi Maltesi combatteranno tra le file delle forze armate regie e, successivamente, si arruoleranno pure sotto la bandiera della RSI.

Già alla metà degli anni trenta, le autorità britanniche, che temevano la sempre più pressante influenza italiana, adottarono provvedimenti eccezionali, come lo scioglimento del governo locale e la sospensione della Costituzione.

Questo avrà certamente rafforzato, nella loro volontà, quei Maltesi che auspicavano l'unificazione all'Italia. Ma lo scoppio della guerra, i bombardamenti della Regia Aeronautica, e la situazione disastrosa d'isolamento che provocò periodi di vera e propria carestia nell'isola, fecero, molto probabilmente, venir meno le simpatie per l'Italia, pure fra coloro che per essa parteggiavano.

Ora, tralasciando la mancata invasione dell'isola (cosa che si sarebbe dovuta fare un minuto dopo la dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940) cosa sarebbe stato di questa "fronda" italiana a Malta, se si fossero limitate le nostre azioni di guerra ad attacchi piuttosto discriminati e molto circoscritti sugli obbiettivi militari?

Senza danni alle infrastrutture civili e senza che la popolazione abbia subito troppi disagi durante la guerra, possiamo ipotizzare che i fautori dell'unione all'Italia riescano a contare su un sufficiente numero di consensi, tanto da sostenere con successo la loro idea al momento dell'abbandono di Malta da parte di Londra?

Esploratore Pantera (1924), dipinto di Sandro Degiani (cliccare per ingrandire)

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Così risponde Dorian Gray:

Non ero a conoscenza della presenza di un movimento filo-italiano a Malta, e la tua ipotesi è molto interessante.

Certamente se l'intervento militare italiano si fosse limitato a colpire le basi militari inglesi, la fazione filo-italiana avrebbe potuto cooperare nel far passare Malta dalla parte dell'Italia e di accettarne il protettorato. Però va detto che gli Inglesi avrebbero ben presto creato un blocco navale per riprendersi Malta "per fame".

Un caso analogo si ebbe per Lampedusa, che Mussolini aveva definito come "l'inaffondabile portaerei italiana nel Mediterraneo". Inaffondabile sì, ma priva di risorse idriche e per questo facilmente espugnabile "per sete" da una flotta potente come quella britannica. E infatti Lampedusa fu uno dei primi territori a cadere in mano agli Alletati.

Temo quindi che una Malta italiana avrebbe forse resistito per uno o due anni, ma sarebbe stata molto difficile da difendere...

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Enrico Pellerito a questo punto puntualizza:

Il passaggio di Malta da colonia britannica a "Regione" italiana lo ipotizzo solo dopo il conflitto.

Nel rispetto dei tempi, lo si può far coincidere con lo stesso momento dell'indipendenza maltese, nel 1964.

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William Riker allora corregge il tiro:

In questo caso le probabilità che Malta diventasse italiana sono molto maggiori. Mi chiedo però come avrebbe reagito l'ONU. C'è da valutare un'ostilità preconcetta dell'URSS, della Gran Bretagna e forse anche della Francia, storicamente avversaria dell'Italia.

Comunque l'appoggio degli USA avrebbe potuto da solo favorire l'annessione all'Italia, magari in cambio di una politica italiana non più disponibile alla creazione del Centro-Sinistra con l'alleanza della DC e del PSI. Questo avrebbe causato notevoli conseguenze anche sulla politica interna dell'Italia. Insomma, questa ucronia potrebbe contenere in sé i presupposti per grandi cambiamenti storici...

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Ecco il parere di MAS:

Le condizioni storiche per il passaggio di Malta all'Italia (negli ultimi cent'anni) si sono verificate in due occasioni:

1) nel 1915, quando trattammo con l'Intesa la nostra entrata nella Grande Guerra al fianco di questa, chiedemmo (e ottenemmo, nel trattato di Londra, anche se non nel trattato di pace) oltre ai "confini naturali" alpini e alla Dalmazia del Nord (fino a Punta Planca), compensazioni per gli eventuali ingrandimenti coloniali di Francia e Regno Unito ai danni della Germania (Gibuti, Cassala, notevole ingrandimento della Libia - vedasi le rivendicazioni di Gheddafi -, l'Oltregiuba, spartizione della Tunisia). In quella fase avremmo forse potuto chiedere Malta, minacciando di non intervenire al loro fianco.

2) nel 1940, occupando Malta sin dalle prime ore del conflitto (i mezzi c'erano) e vincendo, ovviamente la guerra, altrimenti avremmo comunque dovuto restituirla ai britannici.

Nel 1940, da mie ricerche, l'opinione pubblica maltese era così suddivisa:

- Annessione all'Italia (tout court), 5-10 %
- Annessione all'Italia, mantenendo una forte autonomia (difficile da ottenere dal Regime), 15-20 %
- Indipendenza (freddini), da ottenersi con metodi "politici", 40-50 %
- Indipendenza (caldi), da ottenersi anche con metodi violenti (magari alleandosi, almeno temporaneamente, coi filo-italiani), 10-15 %
- Mantenimento di un rapporto con il Regno Unito, magari sotto forma di Dominion, 10-15 %
- Mantenimento del dominio britannico, come colonia, 0-5 %.

Probabilmente se obbligati a scegliere tra Italia e Regno Unito in un referendum che non contemplasse l'indipendenza, il 60-70 % dei maltesi avrebbe optato per l'Italia (in fin dei conti era dal 1934 che l'Italiano non era più lingua ufficiale).

A suffragio della mia tesi, vi porgo un esempio attuale: il 75-80 % dei maltesi tifa (in molti casi come unica squadra del cuore) per squadre italiane e solo il 10-15 % per compagini britanniche...

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Subito dopo, a William Riker è venuta quest'idea:

Quando l'Italia entrò in guerra, gli inglesi avevano in Egitto solo 36.000 uomini, contro una forza italiana notevolmente superiore, comandata da Graziani, ma il generale inglese Wavell decise di approfittare della maggiore mobilità delle sue truppe, lanciò una serie di operazioni belliche e riuscì a realizzare obiettivi che andavano molto al di là delle sue più rosee previsioni: Bardia cadde il 3 gennaio 1941, Derna il 30 gennaio, Bengasi il 6 febbraio. A questo punto, la strada per Tripoli era spianata; eppure, Churchill decise di fermare l'offensiva in terra africana. Lo storico B.H. Liddel Hart, uno dei maggiori esperti di cose belliche del Novecento, sostiene che il Primo Ministro aveva altri piani: intendeva approfittare dell'intervento tedesco in aiuto dell'Italia, dopo la sciagurata campagna di Grecia, per sostenere militarmente Atene, e fare della penisola balcanica un grande fronte antitedesco, così da allontanare il più possibile dalla Gran Bretagna la minaccia di invasione da parte della Wehrmacht. Il 7 marzo 1941, infatti, sbarcò in Grecia un contingente britannico di 50.000 uomini. Purtroppo fu una seconda Dunkerque: i britannici dovettero abbandonare precipitosamente la Grecia, lasciando sul campo 12.000 prigionieri. Era la seconda volta che Churchill in Grecia sbagliava tutto, dopo la disfatta di Gallipoli nel 1915. Ma che accade se invece l'idea Grecia è accantonata, il generale Wavell ha carta bianca e prosegue fino a Tripoli, occupando fin da subito tutta la Libia, prima che vi sbarchi quel genio militare che era Rommel, pronto a rovesciare la situazione bellica come solo lui sapeva fare? La penisola italiana verrà invasa prima? E che farà Rommel ad esempio sul fronte russo?

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A cui Enrico replica:

In effetti, Wavell e le truppe da lui guidate sentivano abbastanza salde in loro stessi la forza e la volontà per completare il lavoro iniziato a Sidi el Barrani, raggiungendo il confine tunisino.

Le possibilità per noi di contenere la prosecuzione dell'avanzata britannica erano marginali, così come modeste erano le capacità di rinforzare la Tripolitania con sole truppe italiane adeguate a quel tipo di fronte.

Una volta completata la conquista della Libia, l'Italia si sarebbe ritrovata veramente nei guai con un anticipo di ben due anni sugli eventi che sarebbero poi accaduti.

E' probabile che durante lo stesso 1941 sarebbero cadute in mani britanniche le Pelagie e Pantelleria, mentre l'azione dei bombardieri sarebbe stata molto più massiccia nei confronti degli obbiettivi del centro-sud rispetto alla nostra Timeline.

Vedo poi grossi problemi per la nostra flotta, costretta a cercare riparo dai suddetti bombardamenti e nel contempo a dover subire l'azione sempre più audace e robusta da parte delle forze navali nemiche che scorazzerebbero con più frequenza nel Mediterraneo fino alle porte di casa nostra.

Plausibile anche l'anticipazione degli sbarchi alleati in Sicilia, una volta entrati in guerra gli USA, nonostante il prevedibile rafforzamento delle difese nel Meridione in genere; stavolta potrebbe essere coinvolta anche la Sardegna.

A questo punto è lecito supporre un proseguimento nello sviluppo degli eventi abbastanza simile a quello reale, con la caduta del regime fascista ancor prima che esso compia il "ventennio".

Riguardo a Rommel, resto convinto che avrebbe dato un pesante contributo all'azione tedesca in URSS, bastonando sonoramente le armate sovietiche che avrebbe incontrato durante l'avanzata delle truppe al suo comando; ovviamente, questo da solo non sarebbe però bastato a cambiare le sorti della guerra.

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Ed ora, ecco a voi un'altra grande idea di Enrico Pellerito:

Nel sito Warfare l'autore e curatore Nicola Zotti tratta della rinascita dell'aeronautica militare tedesca, la Luftwaffe, nonostante gli impedimenti posti in essere all'indomani del primo conflitto mondiale.

Zotti scrive che il primo capo di stato maggiore dell'arma aerea germanica, ufficialmente costituita nel 1935, fu Walther Wever, perito a causa di un incidente aereo l'anno successivo.

E qui siamo in presenza di un ennesimo evento "casuale" che ha la sua incidenza sulla storia per come la conosciamo.

Wever era un acceso propugnatore del bombardamento strategico e di conseguenza pressava per la costruzione di un bombardiere pesante, il Dornier Do 19, definito il "bombardiere degli Urali".

La dottrina cui Wever intendeva indirizzare la "politica" della Luftwaffe, vedeva infatti la superiorità aerea strategica, attuata contro le basi aeree e le fabbriche di aeromobili del nemico, al primo posto rispetto altre tipologie di azioni belliche.

Ottenere la superiorità aerea non attraverso l'utilizzo primario della caccia (superiorità questa più che altro raggiungibile attraverso una sommatoria di successi tattici) ma facendo tabula rasa degli aeroporti e dell'industria aeronautica avversaria è di per se una sfida ambiziosa, eppur tuttavia ottenibile con i mezzi adeguati, a loro volta adeguatamente scortati.

Wever metteva invece le azioni aeree a supporto dell'esercito e della marina in secondo piano e, nel caso di appoggio terrestre, riteneva che colpire le infrastrutture nemiche fosse il metodo migliore per impedire o perlomeno rallentare i movimenti delle colonne avversarie.

La morte di Wever comportò l'abbandono del progettato bombardiere di cui sopra e, nel contempo, la rimodulazione delle priorità operative e dottrinali.

Di conseguenza la Luftwaffe si indirizzò su un utilizzo diverso dei bombardieri, le cui caratteristiche tecniche sviluppate non impensierirono mai i sovietici e gli Statunitensi (per i Britannici le cose furono un tantinello diverse).

Cosa accade se Wever non muore nel 1936 e prosegue nella sua gestione della Luftwaffe, impedendo l'approccio che Helmut Wilberg, altro "pioniere" dell'aeronautica nazista, voleva dare a quest'ultima (approccio che sarebbe stato quello per l'appunto adottato nella nostra TL)?

Certo ne avrebbe patito, almeno in parte, il riuscito coordinamento fra aeronautica ed esercito nella gestione della Blitzkrieg, ma immaginate che cosa sarebbe successo se la Germania hitleriana avesse ottenuto la progressiva distruzione delle fabbriche aeronautiche britanniche, grazie ad un numero superiore di bombardieri qualitativamente migliori rispetto ciò di cui in effetti disponeva.

Certo, Göring ci aveva provato, salvo poi dover inviare i bombardieri sulle città dell'Inghilterra (obiettivo assolutamente teroristico e di nessun "aggravio" sulla capacità industriale del Regno Unito) sol perchè Hitler intendeva vendicare i bombardamenti di Berlino del 25 e 26 agosto 1940 (a loro volta ritorsione per l'attacco, del tutto accidentale, su Londra).

Pur verificandosi questo evento, ancorché Hitler avesse dato tale comando, già nelle settimane precedenti (e probabilmente addirittura dal 10 luglio) l'azione della Luftwaffe sarebbe stata diretta a spazzare industrie ed aeroporti britannici, in modo molto più marcato e con mezzi ben superiori rispetto alla nostra Tl, con il conseguente graduale impoverimento delle forze in carico al Comando Caccia della RAF; senza un sufficiente numero di Spitfire e Hurricane, prima o poi l'interdizione aerea nazista sulle isole britanniche sarebbe divenuta insopportabile e da qui si aprono tutta una serie di possibili/probabili "variazioni" storiche.

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Anche stavolta MAS dice la sua:

Anche nella nostra LT se i tedeschi avessero insistito ancora 15-20 giorni coi bombardamenti su industria aeronautica, aeroporti e istallazioni radar, probabilmente avrebbero avuto ragione dei britannici e avrebbero potuto attuare, con un ritardo di 10-15 giorni, l'Operazione Leone Marino.

Se immaginiamo che al posto dei bombardieri obiettivamente scarsi messi in campo dai tedeschi (tutto sommato un BR.20 aveva più autonomia e poteva portare un carico bellico maggiore di parte degli aerei tedeschi), avessero avuto a disposizione un bombardiere strategico con maggiore autonomia e sopratutto con un carico bellico utile di almeno 4.000 kg e un caccia come l'He.100 o quantomeno come l'He.112 con un'autonomia relativamente superiore a quella dei Me.109, anche con tutti gli errori di Goering e dei suoi sottoposti (sottostima dell'importanza dei radar, sottostima della capacità produttiva britannica, ecc.), la vittoria sarebbe stata certa.

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Così gli risponde invece l'esperto Sandro Degiani:

C'è un punto che non condivido…. la questione della dottrina del bombardamento strategico.

Fin dalle origini dell'impiego bellico del mezzo aereo, in seguito al geniale testo "Arte della Guerra aerea" del generale italiano Giulio Douhet pubblicato nel 1910, ci fu' una divisione tra chi proclamava l'impiego dell'aereo come mezzo di attacco e supporto alle truppe di terra e chi invece diceva che l'arma aerea poteva essere impiegata in modo strategico per distruggere l'industria e piegare la popolazione civile nemica.

La Germania nazista pose nella mani di Hermann Göring l'arma aerea e gli diede pieni poteri di despota e unico arbitro del progresso tecnico e dello sviluppo dei mezzi aerei.

Göring era un "competente" un Asso della Caccia della Prima Guerra Mondiale ed aveva comandato il Richtofen Circus (la squadriglia del Barone Rosso) dopo la morte del suo Asso.

Amava provare lui stesso gli aerei… ma... ma era un pilota da caccia!

Non comprendeva e non voleva sentire parlare di bombardamento strategico… i bombardieri tedeschi che pure nella guerra civile spagnola avevano dimostrato di cosa erano capaci nel bombardamento di obiettivi non solo militari ma anche civili (Guernica insegna), non vennero sviluppati. Si puntò molto sullo Stuka che era un mezzo d'appoggio delle truppe a terra, che colpiva con precisione un obiettivo terrestre ma non poteva portare in giro la massa di esplosivo necessaria per un bombardamento esteso.

La cosa si vide chiaramente nella Battaglia di Inghilterra dove alla Luftwaffe mancò il numero e la massa di aerei per provocare danni estesi all'Inghilterra, Coventry fu un caso e una eccezione che mai più venne ripetuta. Un Heinkel 110 o uno Junker 88 portavano si e no una tonnellata di bombe e costavano cari e non avevano autonomia… un Lancaster o un B17 ne portavano da 6 a 10 tonnellate… e qui sta la differenza!

Quando tentò di sviluppare un bombardiere strategico, l'Heinkel 177 Grief, la Germania fallì perché non aveva motori adatti… tenti ottimi e potentissimi motori da caccia ma non adatti a funzionare affidabilmente per ore e ore. Accoppiò due motori assieme per azionare una enorme elica ed ottenne un sistema che era impossibile raffreddare e che dette sempre problemi tecnici insormontabili.

E comunque le specifiche di progetto che richiedevano caratteristiche di bombardamento in picchiata, richiedendo una robustezza strutturale elevata penalizzarono il peso del carico bellico che rimase fermo alla tonnellata di bombe (uno spreco di aereo per portare a spasso un decimo delle bombe di un Lancaster).

Le stesse specifiche, viziate dal successo di immagine dello Stuka che rendevano i tedeschi ciechi a ogni tattica che non fosse il bombardamento in picchiata, vanificò tutti i successivi sforzi.

Göring poi, da buon pilota da caccia fedele al codice cavalleresco, insistè a bombardare gli aeroporti dei caccia con pesantissime perdite e non pensò mai di bombardare invece le fabbriche dei caccia….. e dire che gli Spitfire erano prodotti in unico stabilimento all'interno del raggio di azione dei bombardieri tedeschi!

Su un punto comunque questa Timeline, molto interessante da sondare ed investigare, trova difficoltà insormontabili a realizzarsi. Pur con la vittoria Tedesca nell'aria, con l'AdlerTag che diventa realtà. Con la superiorità aerea sulla Manica, lo sbarco in Inghilterra sarebbe stato un'impresa difficilmente coronata da successo.

Anche se Londra è molto vicina all'area dello Sbarco e potrebbe cadere in mani tedesche il popolo inglese difficilmente si piegherebbe ad una invasione ed occupazione.

È più ipotizzabile in caso di cancellazione della RAF dai cieli inglesi una pace negoziata con l'Inghilterra ed un regime Europeo tedesco contrapposto ad un debole Commonwealth spostato baricentricamente verso Oriente e l'India.

Anche qui ribadisco, come faccio sempre, che gli USA non avrebbero avuto mezzi né interesse ad impelagarsi in una guerra attraverso l'Atlantico ed avrebbero a loro volta trovato un punto di accordo con i nazisti.

Il Pacifico è diverso… dagli Usa si arriva al Giappone di isola in isola, ma l'Atlantico non è facilmente traversabile da una task Force di attacco e ancora oggi mantenere una forza militare minima e ridicola al di qua dell'Atlantico (Iraq, Afghanistan) costa agli USA sforzi logistici e d economici immani.

Il bombardamento strategico infine va legato ad una tattica militare più cauta ed attente, non si sposa alla BlitzKrieg ed alla aggressività di Rommel… insomma non bastano due tedeschi, bisogna cambiare la testa a tutta la Germania!

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Passiamo ora alla proposta di William Riker:

Le memorie del maresciallo Zukov hanno rivelato che, quando scattò l'Operazione Barbarossa, Stalin si stava preparando a sua volta ad un attacco preventivo a sorpresa contro la Germania. Di Stalin si legge: « Negli anni in cui il capitalismo ha accerchiato l'Unione Sovietica noi siamo stati capaci di fare buon uso dello slogan pacifista. Ma adesso è ora di finirla di rimuginare sempre le stesse cose, è cominciata l'ora dell'espansione violenta della Russia ». Le prime avvisaglie di ciò erano apparse nel novembre del 1940, quando Molotov aveva respinto la spartizione del mondo proposta dai tedeschi, che all'Unione Sovietica avevano offerto l'India, mentre le mire di Stalin prevedevano piuttosto l'estensione verso occidente. Che accade dunque se Stalin precede Hitler lanciando una "Operazione Ivan il Terribile"?

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Gli risponde Renato Balduzzi:

Cinicamente parlando, se fossi stato in Stalin avrei pensato prima di tutto a sistemare gli Stati Uniti e il Canada, mentre per il fronte europeo avrei fatto di tutto per allearmi con la Germania protonazista, ancora per poco aperta ad una collaborazione rossa. Una volta sistemato il Nordamerica, il Sudamerica sarebbe caduto di conseguenza grazie anche all'appoggio dei numerosi gruppi comunisti locali. Avrei anche appoggiato una rivoluzione comunista in Cina con qualche anno di anticipo rifornendo i ribelli di tutto il necessario per un colpo di stato che ne avrebbe fatto sostanzialmente un alleato sovietico. Avrei messo in embargo il Giappone, in modo che la sua potenza industriale e militare non rappresenti un ostacolo. Avrei poi lasciato alla Germania il compito di espandersi in Europa ed Africa, e avrei anche imposto un embargo alla Gran Bretagna, con conseguenti carestie sul suolo britannico e spostamenti in massa di popolazione verso le colonie che avrebbero causato instabilità politica e debolezza economica, col risultato di un'invasione meno dispendiosa.

In caso contrario (invasione dell'Europa) Stalin sarebbe stato sconfitto presto dagli Americani e forse avremmo avuto davvero l'esplosione di bombe atomiche sulle città russe.

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E Taximaxi aggiunge:

Hitler ebbe un'informativa nell'ottobre del '40. Questo è stato scritto e archiviato durante il processo di Norimberga. Ike aveva spronato ad attaccare i russi nel '45 e nel '46 aveva proposto di riarmare i tedeschi e impiegarli contro quelli che da li a poco saranno i nuovi nemici.

Perché i russi avevano carri BT in grado di correre sulle strade anche a 80 km/h quando in tutta la Russia le strade erano poche e solo nelle grandi città?

Ad oggi possiamo dire che dopo l'invasione della Polonia e del trattato Ribbentrop-Molotov i russi hanno continuato ad ammassare truppe. L'attacco al West era fissato dopo la fine del raccolto nei campi, quindi per l'inizio di Ottobre.

L'attacco tedesco sorprese le forze russe come ben sappiamo e tutti gli aerei russi ammassati per l'attacco al West vennero distrutti (7'000) nelle prime 24 ore. Per il resto basta che leggete il real time...

Se Hitler si fosse concentrato a prendere Mosca- tutte le linee ferroviarie passano e si dipartono dal suo distretto...

Se gli italiani non avessero invaso la Grecia, Winston Churcill stava meditando di invadere l'isola di Creta per avere una base di appoggio aerea per colpire i campi petroliferi di Ploesti vitali per l'economia industriale dell'europa nazista.

Dopo la Siria e la caduta dell'AOI l'avrebbe fatto!!! Quindi bene ha fatto Hitler ad imporre il suo volere nella faccenda di Barbarossa...

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Anche MAS dice la sua in proposito:

La data prevista per l'attacco alla Germania era il 6 luglio 1941, questo spiega il pessimo piazzamento iniziale sovietico; molti osservatori occidentali, che negli anni immediatamente seguenti lo notarono, dettero unanimamente una possibile soluzione: è il tipico piazzamento di un esercito (e di un'aviazione) a 10-20 gg. dall'inizio di una campagna d'attacco (lo dissero anni prima che iniziassero a trapelare le notizie dall'URSS).

Alla stessa conclusione giunsero i generali tedeschi che furono però zittiti da Hitler che escludeva una simile eventualità (strano, avrebbe fatto un figurone suffragando tale ipotesi, dimostrando di aver fatto bene ad attaccare anticipando i "rossi").

Sul fatto che puntando solo su Mosca i tedeschi avrebbero vinto è certamente sicuro, modificarono almeno 3 volte, a campagna in corso, gli obiettivi strategici della stessa e, come spesso capita, cercando di ottenere tutto (anziché alcune cose e ben chiare), non ottennero nessuno degli obiettivi finali: Leningrado, Mosca, Rostov (se non il Caucaso).

Difficile è un'analisi nell'ipotesi che Stalin attaccasse il 06/07 con i tedeschi che l'attendevano al varco; probabilmente, con una difesa elastica (ma Hitler l'avrebbe permessa? si sarebbe trattato di combatere in Prussia, Polonia occidentale e in Romania a ridosso anche di Ploiesti), i sovietici sarebbero stati fermati e avrebbero subito danni e perdite fors'anche superiori a quelle della nostra LT, soprattutto durante la grande controffensiva tedesca con Stalin che urlava di non cedere un mq. di quanto conquistato.

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Ed ecco ora un'altra idea sempre del prolifico Enrico Pellerito:

Sono in vena di distopie...

All'indomani del tragico 8 settembre, tutto procede per come accaduto, ma, nel frattempo a Londra, Mosca e Washington, oltre a pensare ala conduzione del conflitto, si sta pure lavorando alla ripartizione territoriale dei paesi dell'Asse una volta che saranno occupati.

Per quanto attiene l'Italia, che sebbene si sia formalmente arresa viene pur sempre considerata una nazione che si è levata contro Londra, non vi potrà essere sorte futura diversa dalla Germania: una suddivisione in varie entità territoriali che la renderanno più debole impedendo di causare eventuali nuovi conflitti al di fuori dello stivale.

Il Foreign Office propone, pertanto, a Sir Winston Churchill di far costituire, in accordo con gli altri Alleati, una commissione internazionale di giuristi, i quali dovranno trovare i fondamenti legali per rendere quanto mai concrete e inattaccabili le motivazioni che riporteranno i tre principali paesi guerrafondai indietro nel tempo.

Tralascio, perchè dovrei cercare le relative notizie che permettano quanto sopra per la Germania (che nella nostra Timeline avrebbe dovuto essere, comunque, suddivisa a prescindere da giustificazioni legulee), mentre se qualcuno è ferrato in storia del Giappone potrà dirci in quale modo questo possa essere nuovamente suddiviso come ai tempi del suo medioevo.

L'Italia, nella sua interezza, dicono gli specialisti di giurisprudenza internazionale, è governata da una monarchia che insiste "anche" su territori a suo tempo occupati (alcuni a seguito di conflitti neanche dichiarati) e annessi senza legittimazione alcuna, tant'è che si è cercato, a posteriori, di regolarizzare la cosa attraverso l'istituto del plebiscito.

Tali plebisciti, però, sono da considerarsi assolutamente illegali, per come sono stati concepiti, attuati e gestiti; inoltre, i brogli elettorali sono certi (le prove, si assicura a Churchill, le troveremo negli archivi segreti a Roma, ma, in mancanza, la sezione contraffazioni dell'Intelligence Service è già al lavoro).

I riconoscimenti delle altre nazioni, a suo tempo effettuati, sono anch'essi prive di fondamento, invalidati dall'azione fraudolenta della monarchia sabauda che si è presa gioco dell'Europa e del resto del mondo; ora è arrivato il momento di ripristinare quanto delittuosamente sottratto ai legittimi governanti, i cui eredi hanno tutti i titoli per rientrare in possesso delle loro prerogative.

Di conseguenza: Badoglio e Vittorio Emanuele III li si prende in giro fin quando sarà possibile, negando la possibilità di gestire il territorio nazionale man mano che esso verrà, non liberato, ma occupato dagli Alleati; nessuna partecipazione militare ufficiale del Regno d'Italia al conflitto; le truppe italiane disponibili vengono impegnate in compiti logistici lontani dalla prima linea, al limite saranno d'ausilio per sgomberare le macerie, raccogliere il grano, garantire l'ordine pubblico, ma il grosso viene congedato e non si consente di chiamare alle armi ulteriori classi di leva; il governo Badoglio è ancor di più una marionetta in mano agli Alleati e resta in carica fino alla fine del conflitto; nel frattempo vengono contattati gli eredi di coloro cui è stato tolto, con violenza e inganno, il potere legittimo.

Come si sviluppa la cosa?

Geograficamente si torna indietro al 1815, alla Restaurazione, o ancora prima, con la possibilità di parcellizzare quanto più possibile? Cosa spetta legalmente ai Savoia? Solo il Piemonte (compresa la Valle d'Aosta)? perchè ciò che è stato donato a qualsiasi titolo (Nizza e Savoia) o occupato da altre nazioni (Corsica) è ormai consolidato che non può tornare sotto la sovranità di chi ha sede in Italia.

Ripristiniamo la Repubblica di Genova (senza Corsica come si è detto) così Churchill fa pure contento Hurmar?

C'è da vedere chi è in vita negli anni '40 dei vari rami dei Lorena, Borbone, Asburgo Este...

A Goffredo di Lorena spetta il Granducato di Toscana.

Ferdinando Pio Borbone s'insedia a Napoli.

Per il resto mi confondo con tutti i discendenti delle case regnanti.

In ogni caso, sono le baionette del Royal Army britannico a garantire il ritorno degli eredi delle suddette case.

La Sicilia, per sì e per no, meglio lasciarla sotto il dominio alleato per non rendere eventualmente troppo forte il redivivo Regno delle Due Sicilie, che in mancanza della Sicilia Ulteriore stavolta dovrà cambiare nome.

Penso che a qualcuno questa ucronia farà (comprensibilmente) storcere il muso...

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Così gli obietta Renato Balduzzi:

Così su due piedi i confini da restaurare dovrebbero essere quelli del 1815.

Probabilmente nel dopoguerra alcune regioni settentrionali avrebbero dato origine a una confederazione ispirata al modello svizzero (vista la situazione è la prospettiva più probabile). Oppure qualcuno (penso al minuscolo ducato di Modena e Reggio) si sarebbe trasformato in un paradiso fiscale. I Savoia probabilmente sarebbero stati cacciati comunque, data la colossale "figuraccia", e il Piemonte si sarebbe proclamato repubblica.

Al sud il regno delle Due Sicilie (oppure di Napoli e, staccato, di Sicilia) avrebbe uno sviluppo simile a quello della Grecia: ai colonnelli si sarebbero sostituiti capi mafiosi, fino ad arrivare ad un equilibrio democratico alla fine degli anni '70.

Al centro e in Romagna non so se governerebbe ancora il Papa, voi che dite?

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E Never75 aggiunge:

L'idea è senz'altro buona e meriterebbe di essere approfondita e sviluppata. Consentimi però alcune precisazioni.

1) La Germania fu divisa in due (originariamente doveva essere divisa in quattro addirittura!) solo per punirla e per evitare che potesse di nuovo rappresentare un pericolo per l'Europa ed il Mondo Intero nell'immediato futuro.
Inoltre la divisione Est/Ovest servì anche per delimitare i confini delle due aree di influenza americana e sovietica (la "cortina di ferro" come la definirà Churchill).
Premesso ciò: i confini delle due Germanie furono fatti quasi a casaccio, non ci fu nessun rispetto di confini regionali o naturali nel concretizzare la divisione.
Tanto meno lo scopo doveva essere quello di ricostituire la Germania pre-bismarckiana.
Nel caso per l'Italia venga fatta una divisione pre-risorgimentale, la stessa cosa dovrebbe a questo punto essere fatta analogamente anche per la Germania che non sarebbe stata divisa "solo" in due, ma in una trentina di Stati (tenendo presenti anche i "nuovi" confini tedeschi, di molto inferiori a quelli della originaria Confederazione Germanica).

2) Assodato che la Germania nella HL fu divisa principalmente per indebolirla, appare chiaro che l'Italia era già debole di suo ed inoltre non aveva mai rappresentato un vero pericolo per gli Alleati. Anzi, qualcuno ha pure malignamente osservato che l'Italia (senza saperlo) in realtà fu un prezioso Alleato di USA e Regno Unito, perchè è stato anche grazie alla dabbenaggini italiane che Hitler ha perso la guerra!
L'Italia anzi serviva più forte possibile in quanto doveva rappresentare il confine dei due blocchi.
Fu per questo che in HL gli USA si opposero ad una eccessiva amputazione del nostro territorio (in pratica la Francia si voleva prendere la Val d'Aosta e la Provincia di Imperia, il Regno Unito aveva già concluso accordi con la mafia per tenersi la Sicilia, Tito voleva avanzare fin quasi a Venezia...) proprio perchè dovevamo essere un valido e forte loro alleato.
Se ci avessero eccessivamente frammentati, saremmo stati anche facilmente aggrediti dalla ben più omogenea Jugoslavia (tanto per dirne una).
Naturalmente, però, se gli USA cambiano idea circa il nostro destino, un'ipotesi separazionista potrebbe anche prendere piede.
In quel caso, però, la posizione "separatista" di Regno Unito e Francia dovrebbe pesare di più.

3) Io credo poi che, nonostante tutto, i regni e ducati abbiano comunque fatto il loro corso e sarebbe stato assurdo ormai voler rimettere sul trono sovrani ottocenteschi.
Piuttosto, alcuni vecchi Stati pre-unitari sarebbero divenuti delle Repubbliche.
Anche i confini delle nuove nazioni, come al solito, sarebbero stati decisi a tavolino e, come sempre in queste occasioni, diverrebbero pretesto per infinite rivendicazioni.
Magari i Savoia sarebbero rimasti "padroni" dei soli Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino e magari dell'Emilia. Quasi tutto il Nord Ovest italiano, quindi.
Ad Est sarebbe stata riesumata (quella sì) la Repubblica di Venezia comprendente Veneto, Friuli e quel poco di Venezia Giulia lasciatoci.
Nel Centro ci sarebbe stata una Repubblica dell'Italia Centrale comprendente le Romagne e tutta l'Italia del Centro.
Nel Sud ci sarebbe stata una Repubblica comprendente quasi tutto il Meridione esclusa la Sicilia che, "de facto" sarebbe divenuta un protettorato inglese e magari amministrativamente le sarebbe stata unita anche Malta.
La Sardegna sarebbe rimasta indipendente.

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Renato Balduzzi riprende il filo del discorso:

Io me la immagino in questo modo:

- Alto Adige di nuovo all'Austria:

- confini veneti ripristinati al 1797 con l'aggiunta del Trentino, e progetti jugoslavi di espansione almeno in Friuli;

- nordovest e Toscana savoiardi (poi probabilmente repubblica) sotto influenza francese;

- Sardegna indipendente sotto influenza francese, oppure, data la sua posizione intermedia tra la Corsica e le colonie francesi del Nordafrica, protettorato francese anch'essa;

- repubblica dell'Italia centrale e di Napoli utile alleato angloamericano (forse si dovrebbe creare un ipotetica Repubblica del Lazio sotto amministrazione USA per "isolare" Roma);

- Sicilia protettorato inglese, poi indipendente insieme a Malta.

Aggiungo una parentesi linguistica. Do per scontato che l'italiano non sarebbe o quasi una lingua parlata; la situazione linguistica degli stati italiani potrebbe essere la seguente:

- al nord sono diffuse ovviamente le parlate galloromanze ed è molto conosciuto il francese, mentre la lingua italiana si apre all'uso dei gallicismi al posto del gerundio ("io sono dietro a fare" in luogo di "sto facendo"), utilizzo generalizzato dell'articolo per i nomi propri, tendenza allo scempiamento delle doppie consonanti, scomparsa del passato remoto anche nello scritto;

- nella Nuova Serenissima il veneto sarebbe lingua ufficiale accanto all'italiano;

- nella Repubblica dell'italia centrale la dizione volgerebbe in breve allo standard romano. Obbligatorio il raddoppiamento fonosintattico (la "doppia che non esiste" all'inizio di alcune parole), abolizione della C dolce a favore di SH breve, betacismo e raddoppiamento di B, affricazione della S sonora e forse qualche avvisaglia di apocope.

- nella repubblica di Napoli diviene prassi comune la posposizione del pronome possessivo ("la lingua mia" al posto di "la mia lingua"), tendenza a pronunciare muta la vocale a fine di parola, complemento oggetto retto dalla preposizione "a", utilizzo di "tenere" al posto di "avere" e del passato remoto.

- in Sicilia vi sarebbe bilinguismo siciliano-inglese dal quale deriverebbe un "siculenglish" parlato dai giovani siciliani su cui sarebbe interessante costruire un'ucronia linguistica, mentre l'italiano tenderebbe a scomparire;

- in Sardegna rimarrebbe il sardo a fianco del francese, mentre l'italiano, a causa della distanza dall'ex madrepatria, perderebbe colpi.

Nel giro di 30-40 anni le varietà dell'italiano potrebbero rendere difficile la comprensione tra italofoni, più o meno come accade tra le varietà di inglese sparse per il mondo o per il tedesco standard, quello austriaco e quello svizzero.

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Ed ecco il parere di MAS:

Non penso che RU e USA avessero in mente una spartizione dell'Italia e se il trattato di pace fosse arrivato con qualche mese di ritardo sarebbe stato assai più benevolo nei ns. confronti (sia a livello coloniale che sul confine orientale dove sarebbe prevalsa la linea di confine proposta dagli USA che ci avrebbe lasciato la valle dell'Isonzo, l'entroterra triestino e gran parte dell'Istria), anche lo smantellamento della flotta (nel '45 avevamo la III flotta mondiale dopo lo sbriciolamento di quella nipponica e l'autoaffondamento di quella francese) ci sarebbe stato evitato.

Io vorrei tornare sull'argomento iniziale della sopravvivenza della Serenissima: nessun abitante della Repubblica (ricostituita dopo il Congresso di Vienna) avrebbe mai voluto far parte di uno stato unitario italiano (sopratutto sotto i Savoia o comunque sotto uno stato conquistante ed egemone), probabilmente non sarebbero stati alieni alla nascita di una confederazione con 4 stati principali (Sardegna, Due Sicilie, Papato e Venezia stessa) e vari staterelli (PR e PC, MO e RE, Toscana, San Marino e Monaco).

Solo in questo caso la Serenissima Repubblica "Italiana" di Venezia sarebbe giunta ai nostri giorni.

Comunque questa discussione si avvicina sempre di più alla trama del libro scritto dal nostro ucronista Fabio Oceano! Per leggerlo, scaricatelo da questo indirizzo.

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C'è anche la proposta di Generalissimus:

Quando nel Novembre 1940 gli Inglesi attaccarono le unità della Regia Marina ancorate a Taranto, decisero di suddividere le forze aeree a loro disposizione in due ondate: una avrebbe attaccato il Mar Piccolo, dove erano ormeggiati gli incrociatori e le unità minori, e l'altra si sarebbe occupata del Mar Grande, dove si trovavano tutte e sei le corazzate che facevano parte della marina italiana.

Già con questa strategia i danni furono consistenti, ma cosa accadrebbe se la Royal Navy decidesse di concentrarsi solo sul Mar Grande, facendo strage delle sei corazzate?

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Così gli risponde l'esperto Enrico Pellerito:

Già nella realtà storica il raid su Taranto privò per molti mesi la marina italiana di una decisa volontà di proiettarsi contro il nemico alla ricerca di grandi scontri, se non risolutivi, almeno importanti e, quando ciò avvenne, fu il radar a fare la differenza facendo subire sconfitte come quella di Capo Matapan, nel successivo marzo del 1941.

Quanto prospettato sarebbe un bel colpaccio, rendendo la Regia Marina più che zoppa e, nel contempo, mortificandone lo spirito combattivo (e già in HL non è che vi fossero poi tanti ammiragli entusiasti).

Risorse sufficienti per ripristinare navi da battaglia in organico non ve ne sarebbero e, dato che la dottrina navale italiana si basava sull'utilizzo delle corazzate come forza principale nella manovra della flotta, le squadre della Regia Marina soffrirebbero di un handicap non facilmente superabile.

Tanto per dirne una, facendo proprio riferimento a Capo Matapan non credo che esso sarebbe avvenuto, proprio per i timori che avrebbero reso insicuri i vertici di Supermarina a proiettarsi al largo, senza la presenza delle corazzate, ritenute in grado di proteggere se stesse e le navi minori sulla base della maggiore gittata del proprio armamento.

A questo punto la lotta ai convogli per supportare Malta o il contingente alleato in Grecia, diverrebbe difficoltosa.

Si farebbe ricorso al naviglio sottile (torpediniere e MAS) e ai sommergibili, mentre gli incrociatori rischierebbero grosso nel doversi misurare con squadre navali ritenute superiori per la presenza delle navi da battaglia della Royal Navy.

A questo punto è probabile che la strategia navale britannica comporti una maggiore presenza nello stesso Canale di Sicilia, supportata dalla forza aerea imbarcata e rendendo non solo difficoltosi i rifornimenti verso la Libia, ma perfino oneroso, in termine di perdite prospettabili, lo stesso trasferimento delle truppe guidate da Rommel in aiuto al Regio Esercito, ormai ristretto in Tripolitania.

Unico modo per cercare di risolvere questa situazione, un riposizionamento di massicce forze della Regia Aeronautica e della Luftwaffe in Sardegna, Sicilia e nelle basi aeree rimaste in essere in Libia.

Questa sarebbe poi potuta essere definitivamente conquistata dai britannici entro il successivo trimestre, proprio sulla scorta della favorevole situazione strategica navale che si sarebbe consolidata dopo il raid.

Da qui possiamo immaginare azioni come l'occupazione delle Pelagie, di Pantelleria e perfino della Sicilia, dai cui aeroporti conquistati sarebbero partiti i bombardieri della Raf con obbiettivi in Italia e nei territori meridionali del Terzo Reich.

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Chiudiamo per ora con la proposta di Tony Moretta:

La rivoluzione comunista del 1917 travolge la Francia e non la Russia. Basandomi su questo PoD ho realizzato una mappa ucronica datata 1940:

In rosa l'Inghilterra e le sue colonie, protettorati e dominions.
In rosso la Francia, il suo impero coloniale e i suoi alleati.
In grigio scuro il Reich di Hitler, in chiaro i paesi occupati o vassalli.
In verde scuro l'Italia fascista e le sue colonie.
In marrone il Portogallo e le sue colonie.
In turchese la Mongolia.
In giallo la Cina.
In viola il Giappone.
In arancione le colonie olandesi.
In indaco gli USA.

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Al che Mattia Spadoni si domanda:

In Russia cosa ci sarebbe al posto del regime comunista prima dell'invasione nazista? I socialrivoluzionari di Kerensky? In quel caso come POD o loro decidono di uscire dalla guerra, togliendo ai bolscevichi una delle loro motivazioni più forti o la continuano costringendo la Germania a tenere ancora uomini su quel fronte. Mettendo che la Russia cada e i tedeschi possono portare tutti gli uomini come nella nostra Timeline ad Occidente cosa spinge verso la rivoluzione comunista la Francia? Ci sarebbe voluta una situazione al collasso come quella russa oltre che ad un ambiente idoneo al bolscevismo. In più la stessa struttura della Francia cambierebbe molto, le colonie potrebbero tentare di ribellarsi e rendersi autonome sfruttando la guerra civile interna o diventare la sede di un governo in esilio, dei "francesi bianchi". In qualunque caso non potrebbero rimanere colonie vere e proprie perché il concetto è totalmente contrario a quello del comunismo.

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Se volete contribuire alla discussione in corso, scriveteci a questo indirizzo.


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