Edward and Winston

di Enrico Pellerito

scritta per celebrare la Festa di Utopiaucronia il 28 giugno 2019

Nel suo “The Betrothed”, William Riker, assumendo la parte di un ipotetico Alexander Bigsteers, ha delineato una versione britannica dei “Promessi sposi”, con Lawrence Tremaine e Lucy Mondale che incontrano le note difficoltà nel convolare a giuste nozze.
Eppure una sorta di “This marriage should not be done, neither tomorrow, nor at any other time”, risuonò alla fine del 1936 in molti ambienti nazionali e imperiali britannici.
Mi riferisco all'avversione che si ebbe nei confronti del desiderio di Edoardo VIII a sposare Wallis Simpson e i soggetti citati nel titolo dell’ucronia che propongo, sono proprio Re Edoardo VIII e Sir Winston Churchill, perché questo, amico del Re già da un quarto di secolo nel 1936, in questa storia ha avuto un’influenza non da poco.
La controfattualità dove Edoardo VIII resta sul trono è stata più volte analizzata nell'ambiente ucronico; per quanto riguarda la nostra cerchia si sono cimentati Matteo Marotta, Paolo Maltagliati e Perchè No?.
I primi due hanno sviluppato una situazione molto complessa, “La Wallis dell’Eden”, mentre il nostro collega ucronico francese ha ideato un’alternativa meno complicata, ma dagli stessi effetti devastanti: “Abdicare io?”.
L’argomento ucronico è stato, ovviamente, trattato svariate volte tra gli autori anglosassoni, basta digitare “Whatif” e fate seguire i nomi di Edward e Wallis (o Wally, come amava farsi chiamare) Simpson per leggere parecchio, configurandosi un vasto spettro di alternative, compreso l’impasse istituzionale derivante dall'ostilità dei politici britannici verso la volontà del Re di sposare a tutti i costi la Simpson, fino a giungere ad un colpo di stato fascista a Londra.
Per cui non escludo che le ipotesi che prospetto non siano già state fatte e dibattute.
A parte quanto Wally suscitasse in termini di simpatia o antipatia all'interno della Corte di San Giacomo e nella società del tempo, in particolare quella dei popoli sudditi della detta Corte e i cittadini delle nazioni che condividevano il correlato Sovrano come capo di Stato, vi erano numerose implicazioni di vario ordine politico e religioso che il matrimonio in questione comportava già di suo, senza dimenticare gli aspetti morali, legali (compresa la successione al trono) e sociali, e come tutto ciò rischiasse di mettere in crisi la coesione interna dell’intero Impero britannico.
La vicenda fu caratterizzata da una serie di momenti confusi, dove alcuni soggetti agirono in modo ambiguo, essendo formalmente schierati a fianco del Sovrano o del governo, ma di fatto agendo a favore degli scopi della parte opposta.
Fra questi ci sarà anche Churchill.
Al fine di comprendere quanto il meglio possibile la sequenza degli eventi, di modo da individuare un PoD, mi lancio in uno dei miei interminabili esercizi di grafomania, dove riporto i fatti per meglio inquadrare il contesto e gli attori.

Edoardo, generalmente stimato dalla gente comune, non era proprio una persona affabile riguardo la politica: una volta diventato Re, l’essersi ritagliato un largo ventaglio di positivi giudizi popolari a seguito della sua visita tra i villaggi minerari del Galles meridionale, afflitti dalla depressione, con la sua esternazione che «bisognava fare qualcosa», nel contempo gli aveva fatto guadagnare un certo sospetto da parte del mondo politico, in specie quello conservatore, perché esprimere valutazioni sulla gestione economica che il governo adottava, era un qualcosa che non competeva ai componenti della famiglia reale.
I laburisti li aveva già stigmatizzati in maniera per nulla elegante e gradevole quand'era ancora Principe di Galles, quindi neanche da quel lato vi erano estimatori della sua figura.
A questa sua inopportuna e indiscreta presunzione di voler intervenire negli affari di stato, in contrasto con le leggi e le consuetudini ormai consolidati, va associato il palese disprezzo nei confronti della Società delle Nazioni, l’aspra contrarietà alle sanzioni adottate verso l’Italia a causa della crisi etiopica, il rifiuto di incontrare il deposto imperatore HailéSelassié, la convinzione sulla necessità di un riavvicinamento tra Impero britannico e Germania (non più quella di Weimar, bensì quella nazista) e il quadretto sarà ancora più chiaro.
Forse all'epoca non era molto importante, ma Edoardo era anche razzista e convinto della superiorità dei bianchi (nel 1920, durante un viaggio in Australia, definì gli aborigeni quanto di più simile alle scimmie).
Qui si ravvede il limite delle monarchie, anche parlamentari, allorquando un sovrano sale al trono in quanto legittimato da una linea di successione ereditaria e che però esprime una personalità un po’ particolare.
Per carità, la stessa cosa può accadere con un Presidente di una repubblica parlamentare che rischia di incrinare l’armonia delle istituzioni con sconfinamenti del proprio ruolo, proprio in virtù di un suo peculiare atteggiamento, ma di solito la preventiva selezione è già una garanzia in più.
Ovvio, comunque, che così come i sistemi repubblicani parlamentari sono in grado di tutelarsi nei confronti di una tale evenienza, anche le monarchie parlamentari sono, generalmente, in grado di farlo e proprio questo episodio storico è stato un manifesto esempio di salvaguardia del sistema di governo, della sicurezza nazionale, della scelta di campo geostrategico e, last butnotleast, della democrazia, anche se in un senso molto lato.
La differenza è che le repubbliche non sono costrette a “pescare” un sostituto nell'ambito di un gruppo famigliare, esteso per quanto si voglia, ma hanno una cerchia di scelta o di rimpiazzi meno vincolante.
Proviamo ad immaginare se la personalità delle due figlie di Giorgio VI fosse stata rispettivamente ribaltata e come Regina ci si fosse ritrovati con una... diciamo scapestrata.

Edoardo conobbe Wallis Simpson, nata Warfield, (nomenomen?) nel gennaio del 1931, rivedendola in varie occasioni mondane durante i successivi tre anni.
Wally dopo undici anni di matrimonio aveva divorziato nel 1927 dal suo primo marito, Earl Winfield spencer jr., ufficiale della marina militare americana; l’anno successivo aveva spostato Ernest Aldrich Simpson, direttore di una grande compagnia di trasporti marittimi e si era trasferita a Londra con lui.
Attraverso un’amica, Consuelo Morgan, Wally aveva conosciuto la sorella di questa, Thelma Furness, che in quel momento era l’amante di Edoardo e al quale, ahi lei, presentò i coniugi Simpson.
Ai detti coniugi piaceva la bella vita (nonostante finissero per avere una situazione finanziaria precaria) e, quindi, partecipavano a feste ed eventi dove avvenivano commistioni tra l’alta borghesia e gli ambienti aristocratici e dove Edoardo a volte era presente. Finirono con il venire invitati a Corte, grazie proprio alla conoscenza con il Principe di Galles.
Nel 1934, approfittando del fatto che l’amante ufficiale di Edoardo fosse all'estero, Wally ne prese il posto, dopo grazie, secondo alcuni autori, ad un paziente e sapiente uso femminile del primario organo sessuale: il cervello.
Le conversazioni che Edoardo ebbe con la Simpson, venivano progressivamente sempre più infarcite di argomenti intimi, finendo per affascinarlo, coinvolgerlo e renderlo succubo della donna.
C’è da specificare che il “nostro” non era un imbecille, ma certo la sua personalità era quella di un adolescente, in ogni modo piuttosto assoggettabile come carattere.
Qualcuno ha parlato di una “sessualità malata”, dove una presunta disfunzione di Edoardo sarebbe stata guarita dalle arti di Wally, ma ciò appare strano, perché nessuna delle precedenti amanti di Edoardo aveva mai fatto cenno a qualcosa di simile; altri hanno ipotizzato un rapporto sadomasochistico fra i due, ma neanche questo aspetto sembra avere fondamenti concreti.
Semmai si potrebbe parlare di amore o di relazione malati, nel senso che il rapporto instaurato da Edoardo con Wally si configurava come una totale dipendenza sessuale del primo nei confronti della seconda; dipendenza che discendeva da una altrettanto totalmente intellettuale sudditanza (termine che nel caso di un futuro re appare paradossale), il che comportava la manovrabilità del personaggio.
Alcuni biografi sostengono, sebbene a loro volta contestati, che durante la sua permanenza in Estremo Oriente, quando il primo marito vi prestava servizio, Wally avesse imparato raffinate tecniche di massaggio erotico da alcune professioniste cinesi che espletavano la loro attività nei bordelli di lusso e nei saloni di massaggi riservati agli uomini più facoltosi.
Ce n’è abbastanza per ritenere che la signora in questione fosse diventata un’esperta manipolatrice di maschi, sia in senso fisico che cerebrale?

Dopo essere entrato in completa confidenza e intimità con l’americana, in Edoardo qualcosa cominciò a cambiare.
O meglio, essendo già poco proclive alla vita di Corte e insofferente ai relativi protocolli e ad alcuni aspetti dell’etichetta, giunse a sconvolgere l’aristocrazia, manifestando ancor più sprezzo e indifferenza verso tradizioni, cerimonie e costumi cui era legato quell'ambiente.
E qui c’era lo zampino di Wally, abbastanza spregiudicata non solo nel privato ma anche nel sociale, proprio in termini di galateo, influenzando anche in questo aspetto Edoardo.
Re Giorgio V già disapprovava che il suo primogenito fosse dedito ai peggiori vizi tipici d’oltreoceano, quali andare nei nightclub e bere troppi cocktail, per non parlare del fatto che le sue amanti erano quasi sempre donne sposate.
Il comportamento intollerante del Principe di Galles, con le sue disattenzioni (come qualche decennio dopo sarebbero state stigmatizzate le intemperanze della nipote Margaret e successivamente quelle della pronipote acquisita Sarah) aumentò l’inquietudine all'interno della famiglia reale oltre a produrre offese e risentimenti tra gli aristocratici.
Questi malumori, senza che comunque si sapesse della Simpson, finirono per raggiungere il grande pubblico, che invece apprezzava ciò che appariva essere il desiderio del Principe di modernizzare la monarchia e renderla più accettabile.
Ad un certo punto, re Giorgio chiese al figlio se ci fosse una relazione con la Simpson, ma Edoardo negò, nonostante il personale addetto al Principe di Galles ne fosse al corrente.
E negò pure di essere succube di Wally.
Poi Wallis e il marito vennero invitati a Buckingam Palace da Edoardo, cosa non gradita perché entrambi i coniugi Simpson provenivano da precedenti divorzi e, a rigore, i divorziati erano esclusi dall'ambiente reale, ma, come abbiamo visto, Edoardo non si curava di tutto ciò e si permise perfino di presentare Wally alla propria madre, la quale, insieme al consorte, da quel momento si rifiutò di rincontrarla.
Il Principe di Galles sembrava perso dietro alla donna, preferendola sempre ai suoi doveri ufficiali, disertando occasioni e cerimonie, mentre invece passava intere giornate con lei, ormai di fatto separatasi dal secondo marito.
Edoardo le faceva costosi regali, specialmente gioielli (si ritiene abbia speso almeno 110.000 sterline dell’epoca, equivalenti oggi a 7 milioni della stessa valuta) e nel 1935 si recò due volte in compagnia di Wally in vacanza sul continente europeo.
Gli organi preposti alla sicurezza, su ordine di re Giorgio in accordo col governo, avevano già da tempo iniziato a seguire i due “piccioncini” e a svolgere indagini discrete sulla Simpson, giungendo alla conclusione che mentre stava con Edoardo, Wally avesse anche altri due amanti, più o meno occasionali.
Vere, presunte o false che fossero queste informazioni (e pare fossero proprio non veritiere) anche se giunsero o vennero fatte giungere alle orecchio del Principe di Galles, questi non gli diede importanza.
L’anno prima di morire, re Giorgio, a proposito del suo primogenito proferì la profetica frase: «Dopo che sarò morto, il ragazzo si rovinerà entro 12 mesi»; le cose non sarebbero andate effettivamente così, perché quanto lucidamente previsto avvenne... entro 11 mesi dalla morte del sovrano.

Re Giorgio V morì il 20 gennaio 1936 e il giorno successivo Edoardo VIII salì al trono; infranse sùbito il protocollo perché alla proclamazione formale volle assistere con al fianco la Simpson, una donna in quel momento sposata ad un legittimo consorte che era, però, assente.
A quel punto la Corte e il governo capirono che il novello sovrano aveva l’intenzione non soltanto di essere l’amante di quella donna (e fin qui transeat), ma addirittura il marito.
Pare anche che, poco dopo la morte del Re, la Simpson abbia detto che presto sarebbe diventata Regina.
La storia d’amore fra Edoardo e Wally era a conoscenza, se mi si permette l’ironica esagerazione, di tutta la Via Lattea, Nubi di Magellano comprese; ciò non valeva, nei dettagli perlomeno, per coloro che risiedevano nell'ambito dell’Impero britannico, dato che al riguardo la stampa si era autoimposta il silenzio sulla vicenda per deferenza verso la monarchia.
Ovviamente per chi leggeva la stampa estera, europea e statunitense, o risiedeva all'estero, la cose stavano in maniera diversa; specialmente in Canada le notizie pervenivano ed erano oggetto di discussione, a parte il ritenere scandalosa una tale copertura.
Una volta Edoardo sul trono, l’MI5 ricevette la direttiva dal primo ministro Baldwin di proseguire la sorveglianza del Re e delle persone a lui vicine, eufemisticamente definendola un maggiore livello di tutela.
Dimostrazione che il paese veniva prima del suo Re.
La regina madre Anna, il fratello Albert e i rappresentanti del governo si preoccupavano seriamente per la vicenda sentimentale e per la piega che questa pareva prendere, ma Edoardo non sembrava avere fretta di prendere un’iniziativa al riguardo, limitando a far accreditare la Simpson come un’ospite del Re.
Invece Edoardo e Wally, coadiuvati da alcuni collaboratori e legali, avevano stilato un programma finalizzato al matrimonio.
Famiglia reale e governo in carica avversavano, ovviamente, quella che veniva considerata un sciagura.
Anche non volendo considerare le origini affatto aristocratiche della donna, era evidente che il suo comportamento era parecchio distante da quello di una possibile Regina.
Voci e insinuazioni la descrivevano come un’avventuriera, una persona ambiziosa «senza limiti» che perseguiva scopi da arrampicatrice sociale e che stava puntando al massimo, data la ricchezza e la posizione, in divenire prima e poi raggiunta, di Edoardo.
Il fatto che fosse divorziata impediva un nuovo matrimonio, perché il monarca del Regno Unito era anche il capo della Chiesa d’Inghilterra e non poteva certo agire in contrasto con i dettami della stessa.
La Chiesa anglicana non consentiva il matrimonio a persone divorziate il cui ex coniuge fosse ancora in vita (la qual cosa è rimasta vigente fino al 2002); inoltre sia le leggi ecclesiastiche che quelle civili locali riconoscevano l’adulterio quale motivo di divorzio, ma dato che la Simpson aveva divorziato dal primo marito per «incompatibilità reciproca», questa motivazione poteva essere contestata legalmente, sempre secondo la legge britannica, tanto da potersi considerare un illegittimo rapporto di bigamia il suo secondo matrimonio con Ernest Simpson.
Vi erano poi le, in più occasioni manifestate, simpatie filo-tedesche e si riteneva che la donna fosse in «stretto contatto con i circoli monarchici tedeschi».
Si era appurato che il primo marito ufficiale di marina fosse una spia, mentre sembrava solo una diceria che Wally fosse stata l’amante dell’ambasciatore italiano a Pechino, conte Galeazzo Ciano (del quale sarebbe rimasta perfino incinta e avendo deciso di abortire, soffriva ora la conseguenza di essere sterile).
Il fatto che Ribbentrop, quando era ambasciatore a Londra, le inviasse quotidianamente per un intero anno 17 rose rosse, è uno dei tanti “si dice” e che ha un’importanza assai relativa: al limite i due potevano essere amanti, oppure esserci un tenace corteggiamento da parte del diplomatico tedesco.
In effetti non è stato mai accertato che Wally fosse al soldo della Germania, così come di essere stata una spia americana che cercava di circuire ambasciatori stranieri; probabilmente i Tedeschi cercavano, tramite lei, come con altri illustri personaggi britannici, di creare dei circoli filotedeschi oltre la Manica.
C’è da pensare che sui sospetti si cercò di costruire qualcosa che non aveva alcun fondamento e forse di fare leva anche su questi dubbi per dissuadere Edoardo dallo sposarla.
C’era, poi, il fatto che fosse americana.
Quando l’argomento matrimonio divenne cruciale, il pubblico americano si mostrò largamente favorevole, così come la maggior parte della stampa d’oltreoceano, ma all'epoca l’Impero britannico non era minimamente influenzato dagli Stati Uniti, anzi.
I rapporti con gli USA, a prescindere dalla natura dei governi britannici che si erano succeduti nel dopoguerra, erano stati affatto che idilliaci (nei tardi anni 20 si era addirittura pessimisticamente prospettato il rischio di un conflitto); questo stato di cose aveva influenzato l’opinione pubblica britannica e si riteneva che un’americana come regina consorte non sarebbe stata gradita, a parte che la maggioranza dell’aristocrazia britannica riteneva gli americani socialmente inferiori anche quando stramiliardari.
Ma questo aspetto nazionalista, in effetti, non era poi così rilevante.
La cosa, invece, assolutamente più importante era il fatto che Edoardo fosse del tutto plagiato, sottomesso e dominato da Wally e questo era inaccettabile per la figura del Re e Imperatore.

Oggi sia l’estrazione sociale dei coniugi sia le questioni attinenti al divorzio, nella cerchia della famiglia reale britannica sono aspetti superati; anche nella linea di successione varrà il principio, sebbene da una certa data in poi, della primogenitura indipendentemente dal sesso.
Quindi nessuno a Corte e nel paese storcerebbe più il naso se, morendo Elisabetta II, Camilla sarò considerata regina consorte, anche se formalmente avrà il titolo di principessa consorte.
Mentre se per un infausto evento dovesse perire tutto il nucleo famigliare di Sua altezza reale il principe William, nessun britannico solleverà il sopracciglio ritrovandosi un giorno, quale consorte del sovrano, una nativa delle ex-colonie americane.

Nel 1936, qualsiasi apertura della famiglia reale britannica ad una regina consorte di provenienza borghese era un fatto inverosimile, oltre ai problemi religiosi e morali che ostacolavano questo matrimonio.
Nel mese di giugno (o di luglio, le fonti sono plurime) di quell'anno, Walter Monckton, uno dei consiglieri del Re informò Winston Churchill del fatto che le voci relative all'intenzione di Edoardo di sposare la Simpson, fossero vere.
Perché lo fece?
Forse fu lo stesso Edoardo a ordinarglielo, probabilmente perché voleva sapere da fonte diversa cosa ne pensasse in proposito il suo amico Winston.
Questi non sembrò apprezzare che la consorte del Re potesse essere una donna con un divorzio alle spalle e con uno prossimo, tanto che riteneva il fatto che non avesse ancora divorziato per la seconda volta, motivo di tranquillità per il prossimo futuro.
Qui parrebbe che quanto espresso da Churchill venisse ignorato dal Re, ma c’è chi sospetta che, invece, da quel momento ebbe inizio una collaborazione da parte dell’uomo politico a fianco del Sovrano.
Nei mesi di agosto e settembre, invece di prolungare il suo soggiorno a Balmoral, in Scozia, dove tradizionalmente passava l’estate, re Edoardo preferì una crociera nel Mediterraneo orientale, insieme a Wally.
Anche stavolta la notizia della presenza della donna non pervenne al grande pubblico britannico, mentre il gossip era conosciuto a livello internazionale.
Al suo rientro, il Re si rifiutò di inaugurare una nuova ala dell’ospedale di Aberdeen, sempre in Scozia, affermando di non poterlo fare perché ancora in lutto per il padre; al suo posto presenziarono il fratello e la moglie di questi, i futuri Sovrani, mentre lui quel 23 settembre passò un’ulteriore spensierata giornata insieme a Wally.
Stavolta, però, anche se non si faceva cenno all'americana, venne riportato dalla stampa che il Re aveva trascorso allegramente il giorno della sua mancata presenza all'inaugurazione, giocandosi la popolarità fra i permalosi Scozzesi.
A fine ottobre, nell'ambiente dell’alta società britannica le voci relative alle intenzioni del Re erano diventate note e verso la fine del mese la Simpson dichiarò prossimo il proprio divorzio, mentre la stampa americana dava per imminente il matrimonio fra i due.
Il 27 ottobre si era infatti tenuta l’udienza di divorzio dei coniugi Simpson, durante la quale il marito si era assunto l’onere della colpa di aver commesso adulterio, assecondando l’accusa della moglie che voleva divorziare proprio perché lui l’aveva tradita con la sua amica d’infanzia, Mary Kirk.
In base alla legge britannica, come si è detto, l’adulterio era sostanziale motivo per richiedere e ottenere con relativa facilità e rapidità la risoluzione del matrimonio.
Pertanto il giudice emise un decreto “nisi”, il che significava che “a meno“ di un eventuale ulteriore intervento che rimettesse in discussione il tutto, operato dalle parti interessate o da terzi, la dissoluzione sarebbe stata effettiva entro sei mesi.
L’avvocato di Wallis, tale John Theodore Goddard, alla fine dell’udienza fece presente alla sua cliente (e probabilmente anche all'ancora marito) che proprio per come stabilito dalla legge, un eventuale testimone avrebbe potuto inficiare l’esecutorietà dell’ordinanza, dimostrando che entrambi i coniugi Simpson avevano architettato un piano volto a far divorziare Wallis per permetterle di sposare chiunque lei avesse voluto.
Goddard definì questo possibile testimone un «cittadino patriottico» che sarebbe potuto intervenire per bloccare legalmente la procedura di divorzio.
L’argomento sollevato era certo importante, ma l’avvocato Goddard gli diede parecchia enfasi.
Tenete a mente questo aspetto che poi riprenderemo.
Venerdì 13 novembre 1936, Alec Hardinge, segretario privato di Edoardo e una delle ambigue figure che interagirono durante questi fatti, scrisse una lettera al Re, informandolo che il silenzio della stampa britannica sulla relazione con la signora Simpson sarebbe presto venuto meno, con conseguenze non certo gradevoli.
Sul perché di questa lettera restano ancora alcuni dubbi; si suppone, con solidi fondamenti per la verità, che dietro ci sia stata la mano del governo, ormai deciso ad arrivare ad una sorta di resa dei conti con il sovrano, di cui cercava una reazione.
Lo stesso giorno, l’Alto Commissario australiano a Londra, Stanley Bruce, ex Primo ministro del Dominion di Australia, incontrò Hardinge (la cui fedeltà al Re è da considerarsi perlomeno dubbia) discutendo delle voci riguardo al matrimonio tra il Re e la Simpson; quindi Bruce scrisse al primo ministro britannico Baldwin, esprimendo la propria contrarietà a questo sposalizio.
La reazione che si sperava il Re avrebbe avuto dopo la lettera di Hardinge, non tardò ad esserci ed Edoardo convocò per lunedì 16 novembre Baldwin a Buckingam Palace.
Il Re fece ufficialmente presente la propria intenzione di convolare a nozze con Wally, una volta che lei avesse divorziato.
In cuor suo Baldwin riteneva che si poteva anche tollerare un’amante del Re, considerandola «una puttana rispettabile» (ovviamente non lo disse ad Edoardo, ma si era già privatamente espresso con questi termini con altre persone).
Ma una chiacchierata regina Wally per Baldwin era assolutamente inconcepibile, anzi, per dirla tutta, proprio lui non l’avrebbe neanche fatta avvicinare alle spalle del trono, ma in quell'occasione si limitò a dire che una donna divorziata e il cui ex-marito era ancora in vita e che si apprestava a bissare la cosa, non avrebbe trovato il gradimento del governo, della nazione e anche dell’impero, a rivestire il ruolo di consorte del sovrano e, in ogni caso, nella scelta di una regina doveva essere ascoltata la voce del popolo.
Attenzione: quest’ultima frase avrebbe potuto rivelarsi un’arma a doppio taglio per Baldwin.

Edoardo ascoltò con attenzione le parole del suo Primo ministro, poi fece presente che a risolvere la questione sarebbe potuto essere un matrimonio morganatico, di modo che per il Sovrano non sarebbe cambiato nulla e la Simpson non sarebbe diventata Regina, assumendo solo un mero titolo onorifico di cortesia.
A questo Baldwin era preparato e obiettò ribadendo la tesi che la figura del Re non doveva essere compromessa, perché la questione morale relativamente ad una Regina pluridivorziata non avrebbe intaccato solo la persona di Edoardo, ma il suo ruolo istituzionale, con deleterie conseguenze per l’integrità delle basi nazionali.
E la questione non era certo limitata al Regno Unito, dato che coinvolgeva tutto l’Impero.
Non si trattava più di semplici colonie, c’erano i Dominion che avevano assunto un’importanza notevole nella condivisione dei valori comuni che facevano da pilastro all'intero sistema.
Poi Baldwin passò al contrattacco: se di fronte al parere negativo dei ministri e della maggioranza delle persone, Sua Maestà avesse proseguito nelle sue determinazioni, il governo si sarebbe dimesso in massa.
Allora Edoardo calò una carta che sembra proprio Baldwin non si aspettasse, sebbene sarà stata oggetto di considerazione da parte dell'uomo politico.
Il Re disse che intendeva sposare la signora Simpson non appena fosse stata libera di contrarre un nuovo matrimonio e qualora il governo si fosse opposto al matrimonio, il Re sarebbe stato pronto ad andarsene.
Usò proprio questo verbo, non abdicare o lasciare il trono.
Baldwin non pensava che il Re sarebbe arrivato a tanto, fra l’altro espresso a mo’ di minaccia e si allarmò per la possibile prospettiva sollevata.
Era convinto di mettere sotto pressione il Re, ritrovandosi invece adesso lui sotto tensione.
Il colloquio si concluse con Baldwin che invitava il Sovrano a prendersi il tempo necessario per riconsiderare le sue intenzioni.
Sulla base dei punti proposti da entrambi, il Re parlava di un matrimonio reale, oppure morganatico o di abdicazione, mentre Baldwin controproponeva la rinuncia al matrimonio, l’opposizione governativa al desiderio di Edoardo e l’ipotesi dell’abdicazione per risolvere la questione.
L’unico punto in comune sembrava già il solo sviluppo possibile.
Nel frattempo Baldwin avrebbe discusso con i membri del governo, dell’opposizione e del Parlamento, oltre che con i vertici politici dei Dominion, le opzioni che si erano prospettate.
Baldwin dava per scontato che qualsiasi fosse il tipo di matrimonio, i due interessati lo avrebbero contratto con il rito religioso, non ipotizzando una funzione solo civile.
Dopo di ciò, il Primo ministro parlò con i suoi colleghi di governo, ma incaricò Churchill di provare a convincere Edoardo a cambiare idea, contando proprio sul rapporto di amicizia esistente tra i due.
Al riguardo Churchill avrebbe fatto presente a Baldwin di avere una sua personale e riservata opinione riguardo il giudizio sulle intenzioni del Re, ma di essere intenzionato ad appoggiare la volontà del governo: evitare il matrimonio e l'abdicazione, evento, questo, mai verificatosi nella storia della Corona britannica.
Al momento del colloquio con Edoardo, però, Churchill cercò di persuaderlo a rinviare le nozze, di modo che venissero celebrate dopo l'incoronazione, mentre il Re avrebbe voluto che a tale cerimonia Wallis fosse presente nella qualità di moglie del sovrano, a prescindere se o meno Regina, cosa che si prospettava nel caso di un matrimonio morganatico.
Ma secondo altre fonti (non proprio da ritenersi fondate, è bene specificarlo) il consiglio di Churchill al fine di rinviare le nozze venne fatto, spiegandolo bene a Edoardo, per fare evitare a questi qualsiasi scontro con il governo. Dopodiché il Re avrebbe dovuto portare pazienza per qualche altro mese ancora, fino a farsi incoronare nell'abbazia di Westminster.
È bene ricordare che alla morte di un sovrano nel Regno Unito, il "posto" veniva automaticamente preso da colui che ne era il successore prestabilito secondo le regole, ma l'incoronazione, aspetto formale, andava fatta a distanza di tempo, trattandosi di un evento festoso che non si sarebbe potuto fare essendoci il periodo di lutto per la morte del predecessore.
Secondo Winston Churchill, quindi, una volta incoronato il monarca avrebbe goduto, se non di un potere, certo di un maggiore consolidato prestigio agli occhi del popolo, al quale si sarebbe poi potuto rivolgere per spiegare le proprie intenzioni riguardo alla donna da lui amata e tutto questo sarebbe stato accettato dalla maggioranza dei cittadini britannici, tanto che il governo si sarebbe sentito isolato e avrebbe anch'esso finito coll'abbozzare.
Le stesse fonti riportano che tale proposta venne rifiutata da Edoardo perché gli sembrava assurda, dato che al momento dell'incoronazione avrebbe giurato di difendere la fede, per poi subito dopo, o quasi, annunciare l'intenzione di sposare una donna divorziata.
In qualità di primate della Chiesa anglicana, il Re rischiava di perdere in credibilità, perché il popolo si sarebbe sentito preso in giro da colui che veniva meno ad uno dei più sacri precetti che avrebbe dovuto, invece, sostenere.
Quello che è storicamente accertato, riguarda i palesi sforzi di Churchill nel cercare di rinviare qualsiasi decisione del monarca riguardo all'abdicazione, mentre mostrerà pubblicamente un evidente supporto al Re.
Ma, come detto in precedenza, c’è anche chi sostiene che sin dall'estate del 1936 Churchill abbia collaborato con il Re, tanto da ritenere che l’idea del matrimonio morganatico fosse stata concepita proprio dall'uomo politico, idea che ad ogni modo perorò.
Nel frattempo, Baldwin iniziò a consultare i Primi ministri dei cinque Dominion (Australia, Canada, Nuova Zelanda, Stato libero d’Irlanda e Unione del Sud Africa) su come risolvere la questione.
Alcuni dei convitati erano convinti che la Simpson fosse un arrivista, interessata solo ai soldi e che sarebbe stata perfino pronta a lasciare Edoardo, una volta assicuratasi una cospicua quantità di preziosi e sterline.
Si trattava di una convinzione largamente condivisa nel mondo politico.
Per esempio, il futuro premier Neville Chamberlain (allora Cancelliere dello Scacchiere) nel suo diario aveva scritto che Wallis Simpson era «una donna senza scrupoli che non è innamorata del Re ma lo sta sfruttando per i suoi scopi, in denaro e gioielli...».
Ma bisognava valutare le intenzioni dal Re e sulla base di queste prendere una posizione.
Riguardo la prima ipotesi di un matrimonio reale, tutti ritennero che, oltre alle implicazioni di carattere religioso, una donna divorziata due volte fosse moralmente inadatta come regina consorte.
Fu sollevata l’ipotesi di un possibile matrimonio civile, ma anche in questo caso, sposare una divorziata con due ex mariti viventi sarebbe andato in conflitto con il ruolo di Capo della Chiesa anglicana che, volente o nolente, Edoardo ricopriva e a cui doveva attenersi.
La seconda opzione aveva precedenti europei, incluso il bisnonno di Edward, il duca Alessandro di Württemberg , ma non aveva paralleli nella storia costituzionale britannica; fu considerata solo dal Primo ministro neozelandese e presto abbandonata.
C’era poi la prospettiva dell’abdicazione, cosa che il governo britannico (e Baldwin in particolare) riteneva potesse produrre instabilità.
Il Primo ministro dell’Australia Joseph Lyons, quello del Canada, William Lyon Mackenzie King e quello del Sud Africa, generale James Barry MunnikHertzog, ritenevano non ci fosse alternativa all'abdicazione.
Per loro un sovrano valeva l’altro.
Riguardo la posizione di Lyons, Edoardo disse che non c’erano molte persone in quel luogo, l’Australia, e la loro opinione non rivestiva alcuna importanza.
Mackenzie King scrisse subito al Re di fare «quello che credeva nel suo stesso cuore fosse giusto», intendendo così che tale fosse il sentimento di Edoardo verso la Simpson, ma facendo appello al fatto che a questo sentimento il sovrano doveva privilegiare i suoi doveri di monarca. Comprese dopo di essere stato involontariamente ambiguo.
Il Governatore Generale del Canada, Lord Tweedsmuir, affermò che i Canadesi nutrivano profondo affetto per il Re, ma anche che l'opinione pubblica canadese sarebbe stata indignata se egli avesse sposato una divorziata.
Michael Joseph Savage, Primo Ministro della Nuova Zelanda, che quando venne contattato cadde dalle nuvole, non avendo mai sentito parlare della Simpson, respinse la prima opzione, ritenne, invece, possibile quella del matrimonio morganatico, ammesso che questa fosse stata una soluzione praticabile, ma in ogni caso se ne sarebbe dovuta assumere la responsabilità il governo britannico.
Éamon de Valera, Presidente del Consiglio esecutivo dello Stato libero d’Irlanda, si mostrò sostanzialmente freddo e indifferente; comunicò al governo britannico, accentuando nei toni della lettera questo suo distacco, che, in quanto paese cattolico, l’Irlanda non riconosceva il divorzio, pertanto l'abdicazione era l'unica soluzione possibile; la “pesantezza” del vincolo religioso, era una strumentale e ghiotta occasione per i cattolici irlandesi, al fine di dare uno strattone a tutta l’impalcatura imperiale.
All'interno della compagine governativa britannica, cominciò ad evidenziarsi una corrente che riteneva l’allontanamento di Edoardo dal trono la migliore soluzione, palesandosi che si trattava del recondito desiderio di alcuni.
Nel caso si fosse giunti ad una prova di forza e il Re avesse insistito per sposare la Simpson, allora, il governo avrebbe dovuto dimettersi, causando una crisi costituzionale, tesi già appoggiata dai Primi ministri australiano, canadese e sudafricano.
Era dunque certo l’appoggio a Baldwin.
Questi, tra il 24 e il 25 novembre consultò i tre principali politici dell’opposizione, il laburista ClementAttlee, il liberale sir Archibald Sinclair e il solito Winston Churchill.
Ricordiamo che in quel periodo Churchill stava vivendo un isolamento politico, dapprima voluto e poi radicatosi anche per l’altrui atteggiamento, assumendo egli di fatto un’opposizione in seno allo stesso Partito Conservatore.
Probabile che questo stato di cose non gli piacesse e che aspettava il momento adatto per rientrare alla grande sulla ribalta, non più solo parlamentare ma di responsabilità esecutiva.
Altrettanto probabile, però, Baldwin lo volesse consultare sempre per il legame che univa Winston al Re.
Churchill, comunque, si stava mostrando sfuggente; aveva pure declinato un invito ricevuto poco tempo prima da parte dell’illustre Lord Salisbury, che aveva organizzato un incontro tra Baldwin ed altri eminenti parlamentari conservatori, proprio per discutere la faccenda in questione.
Baldwin illustrò la situazione ad Attlee, Sinclair e Churchill, ufficializzando ciò che era ormai già a conoscenza nell'ambito parlamentare e politico; quindi chiese se di fronte ad un rifiuto del Re di accettare il consiglio del governo, persistendo nelle sue intenzioni, e alle conseguenti dimissioni dell’esecutivo, essi sarebbero stati disponibili ad accettare l’incarico di formarne uno nuovo.
Sia Attlee che Sinclair affermarono che non avrebbero accettato e convennero che di matrimonio, sotto qualsiasi forma, non se ne dovesse parlare, a meno che il Re non avesse deciso di abdicare.
A quel punto, non più sovrano, era libero di fare ciò che meglio gli aggradava.
Attlee in più disse che i laburisti non avevano alcuna obiezione se una cittadina americana fosse diventata regina (chissà se un giorno ciò sarà definibile profetico), ma che lui personalmente non avrebbe mai approvato che questa fosse la signora Simpson, e riteneva che nel resto dell’Impero la pensassero come lui.
Churchill tornò a ribadire il proprio impegno a sostegno del governo, ma evidenziò (e qui torna l’ambiguità di fondo che suscita dubbi fra gli storici) che il suo atteggiamento sulla questione era leggermente diverso, non entrando nel dettaglio. Baldwin non si curò della cosa, ritenendosi soddisfatto dell’assicurazione fornitagli.
Oppure, sospettando qualcosa sulla posizione di Churchill, pensava che questi avrebbe prontamente informato Edoardo che neanche le opposizioni appoggiavano le intenzioni del Re.
Comunque, come si vedrà, Churchill non sostenne affatto il governo.

La stampa britannica, ovviamente a conoscenza di tutto ma che non si era ancora espressa, non scrisse nulla fino al 2 di dicembre, quando riprese il testo, enfatizzando alcuni passaggi, di un discorso che il giorno prima, il vescovo di Bradford, Alfred Blunt, aveva tenuto durante una conferenza.
Si alludeva alla necessità per il Re di ricevere la grazia divina e si sperava il monarca fosse consapevole di questo bisogno.
Sarebbe stato considerato il primo commento da parte di una personalità di rilievo sull'argomento.
In seguito, al vescovo venne chiesto cosa sapesse di preciso sulla relazione tra il Sovrano e la donna americana, ma egli rispose che aveva appreso ciò solo successivamente.
Forse tra i ministri anglicani le bugie sono permesse.
Le notizie del 2 dicembre, dove si evidenziavano con dovizia di particolari la relazione, l’intenzione matrimoniale del Re, le varie opzioni sul tappeto, il pericolo di una crisi costituzionale, deflagrarono in tutto il Regno Unito, compreso a Buckingam Palace.
Lo “scandalo” era scoppiato.
I membri dello staff di Edoardo suggerirono sarebbe stato meglio che Wally lasciasse il paese, onde evitare l’attenzione della stampa.
La Simpson scelse di andare in Francia, a Villa LouViei, nei pressi di Cannes, nella casa dei suoi amici Herman e KatherineRogers, dove sarebbe rimasta per i successivi tre mesi; l’avrebbe accompagnata Lord Brownlow, amico suo e, soprattutto, del Re.
Al momento della partenza di lei, giovedì 3 dicembre, Edoardo in lacrime le disse «Non ti abbandonerò mai».
Entrambi furono provati dal doversi separare e tutte le testimonianze al riguardo concordano.
Il tam-tam giornalistico fu sùbito seguito da un fracasso parlamentare, cui si aggiunsero altre esternazioni.
I giorni seguenti furono davvero a dir poco caotici.
La stampa non si schierò solo dalla parte del governo, ma si divise.
Ad opporsi al matrimonio c’erano il Times, il Morning Post, il DailyHerald e i giornali di proprietà di Lord Kemsly, come il DailyTelegraph e il Sunday Times.
Il messaggio proposto lo si può riassumere con quanto scrisse il Times sul fatto che il prestigio della monarchia sarebbe andato perso se si fosse consentito il prevalere di una passione privata in conflitto con il dovere pubblico.
Quello della parte avversa si può sintetizzare nelle sostanzialmente simili dichiarazioni di Lord Beaverbrook e di Lord Rothermere, rispettivamente proprietari del Daily Express e del Daily Mail, dove si affermava che il re aveva il diritto di sposare qualsiasi donna desiderasse, preferendosi, comunque, un matrimonio morganatico.
La Camera dei Comuni si dichiarò, a maggioranza quasi assoluta, contraria al matrimonio, sotto qualunque forma.
Prese di posizioni ufficiali dello stesso tenore e oggetto, pervennero separatamente anche dal governo, dai laburisti, dai liberali, dalla Federazione sindacale, dai governi australiano e canadese.
Alcuni membri del governo vennero a conoscenza della probabilità che Wally fosse un agente della Germania.
Fra le notizie che erano trapelate, ci fu quella che il Foreign Office avesse intercettato una comunicazione da parte dell’ambasciatore Ribbentrop, dove si spiegava che la levata di scudi contro il matrimonio era motivata dalla volontà di «sconfiggere quelle forze germanofile che avevano lavorato attraverso la signora Simpson».
Venne pure detto che Wally avesse avuto accesso a informazioni riservate, attraverso documenti di stato inviati al Re, che venivano da questi lasciati incustoditi a Fort Belvedere, residenza reale nel Surrey, evidenziandosi ancor di più il pessimo ritratto di Edoardo.
Gli argomenti non soltanto rafforzarono fra i membri del governo, se ancora ce ne fosse stato bisogno, la convinzione che la Simpson non dovesse mai diventare la moglie del Re, ma che se questo stesso avesse abdicato, sarebbe stato meglio per la nazione.
Baldwin dichiarò al governo che un deputato laburista gli aveva chiesto: «Avremo una monarchia fascista?».
Churchill, sùbito fece sentire la propria voce in appoggio al Re e iniziò a fare pressioni su questo e su Baldwin al fine di ritardare qualsiasi decisione, fin quando non si fossero consultati il Parlamento e il popolo.
Scrisse pure una lettera a Geoffrey Dawson, editore del Times, dove confidava sarebbe stato utile temporeggiare, nella speranza che, nel frattempo, a Edoardo passasse la "sbandata" per la Simpson.
Temporeggiare è una cosa, ma come si sarebbe dovuto consultare, non tanto il Parlamento, quanto il popolo?
Quest’ultimo, nella sua stragrande maggioranza era rimasto sorpreso dei fatti.
Con chi stava la gente?
Oggi sappiamo, attraverso diari e lettere, che una buona parte della classe lavoratrice, compresi gli ex militari che avevano combattuto durante il conflitto 1914-1918 e che avevano apprezzato ogni tentativo di Edoardo di stare in prima linea (cosa riuscitagli in più di un’occasione), sostenessero che il Re fosse libero di scegliere chi sposare e di mantenere il trono.
Probabilmente si riteneva l’evento una qualche forma di progresso nei rigidi schemi reali.
Sulla base delle similari fonti, nella prevalenza della classe media e nella quasi totalità di quelle medio-alta, alta e nobiliare, si evidenziavano, invece, indignazione e avversione.
Qui giocavano gli elementi negativi di carattere morale, sociale e religioso di cui si è già trattato, oltre all'antipatia che Wally ispirava.
A conti fatti, quanti erano con il Re e quanti contro?
L’unica seria valutazione in merito, non volendosi limitare alle chiacchiere nei corridoi e ai pettegolezzi, in quel particolare momento la si poteva fare sulla base dei lettori delle testate a favore o pro.
Era un criterio che dava per scontato il fatto che, se si acquistava un quotidiano, se ne apprezzasse e approvasse la linea editoriale.
Attraverso i dati a disposizione, il Re stimava che i giornali a favore avessero una tiratura di 12,5 milioni e quelli contro di 8,5 milioni.
C’era poi la Chiesa anglicana, che metteva sul piatto della bilancia la sua influenza e, ovviamente, era contro.
L'arcivescovo di Canterbury, Cosmo Lang, sosteneva, con una certa veemenza, che il Re, come capo della Chiesa d'Inghilterra, non poteva e non doveva sposare una divorziata, prescindendo dalle motivazioni del divorzio stesso.

Non si sa se Baldwin temesse davvero una spaccatura nel paese, certo capì di dover risolvere la questione nel più breve tempo possibile e per questo rifiutò l’appello di Churchill.
L’ascoltare la voce del popolo, cui lo stesso Baldwin aveva fatto cenno durante il colloquio con il Re il 16 novembre, era un qualcosa di indefinito e neanche istituzionalmente previsto.
E lo stesso valeva per Churchill quando parlava di consultazione popolare.
Forse entrambi pensavano a civili manifestazioni da parte della gente (ovviamente a favore delle rispettive posizioni)?
Probabilmente il Re poteva godere di simpatie nel Galles, nelle zone carbonifere dell’Inghilterra settentrionale, a Londra e nei dintorni di essa, ma, per esempio, non poteva più contare sul pubblico scozzese, prima a lui più devoto.
Ad ogni modo, manifestazioni o capannelli a favore o contro le parti, non ce ne erano stati, se non rari casi.
Baldwin sperava che il Re anteponesse il trono alla sua amata e che non si giungesse all'abdicazione, ma da uomo politico e di stato capiva che di fronte ad una crisi che minacciava perfino l’unità dell’Impero, dato che l’unico legame costituzionale rimasto con i Dominion era la relazione personale con il Re, non intendeva cedere, ed era pronto a forzare i tempi, mantenendo la pressione su Edoardo.
Nulla vieta pensare che aspettò con pazienza due settimane dopo l’incontro del 16 novembre, prima di dare la stura alla stampa per ottenere quanto sopra esposto.
Lo pensarono anche i sostenitori del Re, probabilmente anche Lord Beaverbrook e Churchill, ritenendo che fosse in atto un vero e proprio complotto tra esponenti del governo, della Chiesa anglicana e il potente editore del Times, Geoffrey Dawson, per favorire l'abdicazione.
Tanto che sembra proprio venne posto in essere un piano (ma non si accenna agli ideatori di esso, che resta sempre ipotetico) teso a far ritirare Baldwin con la scusa fosse affetto da una malattia cardiaca; attraverso un falso elettrocardiogramma stilato dal Medico di Corte, dottor Bertrand Dawson, si sarebbe indotto il Primo ministro britannico a presentare le dimissioni.
Nella fattispecie è vero che il dottor Dawson, in qualità di medico della famiglia reale godeva di un certo prestigio nell'ambito della comunità medica britannica, era anche noto che fosse molto vicino a Edoardo e che avrebbe gradito il ritiro di Baldwin a seguito della questione in essere, ma Dawson non si prestò mai a mettere in atto il progetto e diede parere favorevole al referto di un giovane cardiologo sulla buona condizione del cuore del Primo ministro, che in quei giorni si era sottoposto ad alcuni esami.
Se Beaverbrook e Churchill non progettarono il succitato piano, certo cominciarono a cercare sostenitori per il matrimonio in Parlamento.
Ma il tentativo di far assumere una dimensione politica alla questione morì sul nascere. A consuntivo, solo 40 deputati appoggiavano il Re.
Si trattava di politici che, come Churchill, si trovavano in una posizione di sostanziale emarginazione dai propri partiti.
Al contrario, fuori dal Parlamento si creò un’anomala convergenza di opinioni fra i fascisti di Mosley e i comunisti, paradossalmente concordi sul fatto che Edoardo fosse libero di restare sul trono e di sposare chi lui volesse.
Tutto questo fece pensare che si stesse organizzando un vero e proprio “partito del Re”, alla cui guida ci sarebbe stato Churchill.
Fra l’altro, David George Lloyd sosteneva Edoardo, sebbene non avesse alcuna simpatia per Wally, ma in quel momento si trovava in vacanza in Giamaica e non poteva fare nulla di determinante.
Questa storia del “partito del Re”, non stava in piedi, né sembra proprio che Winston Churchill fosse disposto a guidarlo (perlomeno non con quei numeri), ma ciò procurò nocumento sia a lui sia a Edoardo, proprio per la supposta interferenza del sovrano nella politica.
Quel 3 dicembre ci fu un nuovo incontro tra il Re e Baldwin; sostenuto dai soliti Beaverbrook e Churchill, Edoardo propose di trasmettere un suo discorso (la cui bozza era stata sottoposta ai due citati personaggi e al suo avvocato) secondo l’antica usanza del sovrano di rivolgersi al proprio popolo.
Tra le frasi riportate, va annotata «Sono ancora lo stesso uomo il cui motto era Ich Dien» (io servo).
Edoardo avrebbe dichiarato il suo desiderio di restare sul trono, ovvero di essere richiamato se costretto ad abdicare, sposando comunque morganaticamente la Simpson.
In breve faceva presente che né lui né la signora Simpson insistevano sul fatto che lei dovesse essere regina, semmai che le fosse fosse riconosciuto un titolo pari alla dignità che le spettasse, in quanto moglie di un Re.
Baldwin fu fermamente contrario, sostenendo che un tale discorso rappresentava una grave violazione dei principi costituzionali; le regole in essere prevedevano che il sovrano si sarebbe potuto confrontare con il governo, non con il popolo, al quale si sarebbe potuto e dovuto rivolgere nel caso di una grave crisi ma non per richiederne un parere o la manifestazione di una posizione.
Cercare il sostegno popolare palesava una mancanza di rispetto delle convenzioni, mentre si snaturava il ruolo del Re che avrebbe agito come un privato cittadino.
Inoltre, il tenore del discorso avrebbe scioccato molte persone, rischiando perfino di polarizzare le posizioni, invece di trovare una soluzione concordata.
Dopodiché Baldwin tornò a sollecitare una decisione.
Il giorno 5 dicembre, così come comprovato da alcuni documenti desecretati, il ministro dell'Interno, Sir John Simon, ordinò che venissero intercettate le comunicazioni telefoniche tra Fort Belvedere e Buckingham Palace e tra le due località e il continente europeo.
Lo stesso giorno, venne ribadito al Re che non poteva mantenere il trono e sposare, in una qualsiasi forma, la Simpson; a quel punto, Edoardo, non potendo trasmettere un appello alla nazione per come desiderava, scelse di abdicare.
Churchill non si diede, però, per vinto e subito rilasciò una lunga dichiarazione pubblica, dove sosteneva che il governo stesse esercitando una forte pressione su Edoardo al fine che questi prendesse una decisione per chiudere la questione; queste spinte erano ritenute da Churchill incostituzionali, a parte che avrebbero evidentemente comportato una scelta affrettata e non abbastanza ponderata.
Lunedì 7 dicembre fu una giornata altrettanto densa di avvenimenti.
Churchill cercò di fare un discorso alla Camera dei Comuni a favore di Edoardo, dove tornava a chiedere un rinvio relativamente alla risposta che il Re avrebbe dovuto dare in merito alla sua scelta, ma stavolta fu tacitato con veemenza da quasi tutti i presenti, che iniziarono a fischiarlo e a indirizzargli improperi ad alta voce; Churchill cerco di proseguire, nonostante la sua voce venisse coperta dalle urla ostili dei colleghi, quindi desistette e fu visto andare via quasi barcollante.
Nel frattempo, il Re seppe che l’avvocato Goddard intendeva recarsi da Wally, per renderla edotta sugli sviluppi della faccenda e valutare le iniziative legali da attuare. Edoardo lo convocò e gli proibì di incontrare la donna, temendo per i nervi di lei.
Goddard si recò subito dopo a Downing Street per incontrare Baldwin, che gli fornì un aereo per recarsi a Cannes.
Non pare strana la cosa... oppure no?
Appena giunto, Goddard ribadì alla propria cliente la possibilità dell’intervento di un qualsiasi cittadino che avrebbe potuto invalidare, con la propria testimonianza, quanto ottenuto in tribunale. Pertanto era suo dovere, in quanto legale di lei, consigliarla per il meglio e invitarla a ritirare la richiesta di divorzio.
Wally Simpson aveva passato gli ultimi giorni sotto il fuoco di fila di Lord Bronwlow, che da quando erano arrivati a Cannes non aveva fatto altro che cercare di convincerla a rinunciare a Edoardo per consentire al Re di mantenere il ruolo che gli competeva.
Wally, però, voleva divorziare dal marito a prescindere, pertanto rifiutò ma telefonò a Edoardo insieme all'avvocato, dicendo all'ancora Re che era disposta a rinunciare a lui affinché non abdicasse.
Ma Edoardo aveva ormai deciso, infischiandosene di tutto l’Impero, Chiesa anglicana compresa.
Ovviamente la telefonata venne intercettata, facendo crollare l’ultimo progetto (e le ultime speranze) di Baldwin per evitare l’abdicazione.
Gli agenti britannici inviati in Francia per controllare Wally comunicarono che da un momento all'altro si aspettavano che lei si trasferisse in Germania, ma ciò non avvenne.
Goddard in seguito specificò che Wally era disposta a tutto pur di evitare l’abdicazione, ma Edoardo non ne volle sapere e non cambiò la sua determinazione.
Lo stesso Lord Brownlow lesse alla stampa una dichiarazione di Wally, cui aveva partecipato alla stesura, sulla disponibilità della donna a rinunciare al Re.
Quel 7 dicembre ci fu l’ultima udienza di Baldwin davanti al Re, dove il Primo ministro cercò di convincerlo a ritornare sui suoi passi, ma Edoardo lo ascoltò solo per mera cortesia, dimostrandosi irremovibile nella propria decisione.
La conferma della scelta fece scrivere al premier canadese Mackenzie King nel suo diario che se Edoardo era quel tipo di uomo, meglio non fosse più sul trono.
I sostenitori di Edoardo inscenarono qualche rumorosa ma pacifica manifestazione, accusando Baldwin di aver pressato e forzato il Re ad andarsene.
Il 10 dicembre 1936, a Fort Belvedere, di fronte ai suoi fratelli, Albert (che l’indomani sarebbe salito al trono in sua vece con il nome di Giorgio VI), Henry e George, Edoardo VIII firmò la propria abdicazione, primo e finora unico sovrano britannico a farlo.
Il Parlamento britannico e quelli dei Dominion accettarono le dimissioni.
Lo Stato libero d’Irlanda ne approfittò per approvare un emendamento alla propria costituzione, dove venivano eliminati i riferimenti alla corona.
A Londra ritenevano che l’accoglimento dell’abdicazione dovesse essere formalmente automatico, ma i Dominion imposero il loro consenso con leggi speciali promulgate nell'occasione.
Il Commonwealth significava, ormai, anche questo.
Baldwin annunciò l’abdicazione di Edoardo lo stesso 10 dicembre, facendo un discorso alla Camera dei Comuni che venne definito un successo.
In effetti era riuscito ad evitare che il problema sorto degenerasse in una crisi politica, l’avevo condotto attraverso un percorso corretto ad una questione istituzionale; non era riuscito ad impedire l’abdicazione, ma alla fine, a malincuore, dovette giungere ad accettarla come il male minore per il paese.
Il giorno dopo, dal Castello di Windsor, venne fatta una trasmissione radiofonica da parte della BBC, dove Edoardo, annunciato come Sua Altezza Reale il principe Edoardo, comunicava ai suoi ex sudditi il perché della decisione.
Il discorso era stato preparato insieme all'immancabile Churchill ed era, tutto sommato, abbastanza moderato.
Edoardo affermò che riteneva impossibile per lui portare il pesante fardello della responsabilità e assolvere i doveri di Re come avrebbe voluto, senza il supporto della donna che amava.
Il 12 dicembre lasciò il Regno Unito e raggiunse l’Austria, attendendo che il divorzio di Wally diventasse definitivo.
Il giorno dopo l’arcivescovo Cosmo Lang fece un discorso abbastanza impietoso su Edoardo, ma questa mancanza di carità venne stigmatizzata e lo scrittore Gerald Bullet gli dedicò una filastrocca satirica.
Lo scrittore Compton Mackenzie affermò che il discorso di Lang produsse un colpo disastroso al sentimento religioso in tutto il Regno Unito.
Edoardo e Wally si ricongiunsero in Francia nel maggio 1937 e si sposarono un mese dopo, il 4 giugno; un matrimonio religioso non riconosciuto dalla Chiesa anglicana, anche se ad officiare la funzione fu un ministro di quella confessione che si offrì di farlo.
A Edoardo venne assegnato il titolo di Duca di Windsor, che a seguito del matrimonio assunse anche Wally.
Secondo qualcuno, l’avvocato Goddard non venne liquidato dalla Simpson, una volta che si venne a sapere con quale aereo era giunto in Francia; poco male, è molto probabile che un qualche compenso per i servigi resi gli sia stato versato da qualche organismo statale britannico.

Il punto di divergenza ucronico starebbe nella riuscita della manovra che, forse, era nelle intenzioni di sir Winston.
Churchill forse aveva sperato di approfittare della questione per ritornare in auge nel mondo politico, pensando di far cadere quello che considerava un «governo di uomini deboli», invece la sua reputazione ne uscì danneggiata, anche se neanche 4 anni dopo sarebbe diventato Primo ministro.
Egli stesso scrisse: «Ero sceso così in basso nell'opinione pubblica che la visione quasi universale era che la mia vita politica fosse finita».
Alla fine si può pure pensare che il comportamento di Churchill fosse disinteressato perché improntato ad un appoggio al Re in quanto suo amico.
Ma c’è uno storico, Giorgio Galli, che all'aspetto affettivo dell’amicizia, affianca la ragion di stato; ciò si sarebbe concretizzato nel far ottenere a Edoardo di sposare Wally, farlo diventare profondamente grato allo stesso Churchill, il quale avrebbe così potuto poi meglio tenere sotto controllo il Re, evitando che le simpatie filonaziste potessero comprometterlo.
In pratica, se il progetto di sir Winston è quello che trasparirebbe dalle varie fonti, comprese quelle non del tutto fondate, avremmo avuto:
- Edoardo e Wally sposati morganaticamente, lei non sarebbe stata la Regina e l’eventuale prole non avrebbe avuto alcun titolo ad aspirare al trono;
- nel caso il trono fosse rimasto vacante per la morte di Edoardo o una sua qualsiasi impossibilità, breve o prolungata, al regno o alla reggenza erano destinati a coloro che nella linea di successione ne avevano diritto;
- Churchill sarebbe nuovamente tornato in auge e dopo le dimissioni di Baldwin si può dire certo che gli sarebbe stato dato l’incarico di formare un nuovo governo;
- inoltre Churchill avrebbe legato a se il Re per il senso di gratitudine di questo, e il sovrano sarebbe stato tenuto sotto controllo dal furbo politico, di modo da non creare un quadro europeo favorevole alla Germania.
Per riuscirci, però, il vecchio Winston avrebbe dovuto contare su una consistente quantità di parlamentari a favore della posizione di Edoardo, potendosi configurare davvero un “partito del Re”.
E ciò è davvero poco plausibile, stante il panorama in essere in quel periodo nella Camera dei comuni, dove il sentimento politico dei rappresentanti faceva si che l’atteggiamento di Edoardo non avrebbe mai potuto godere di molta simpatia.
Non parliamo poi della Camera dei lord; sebbene il peso di questo ramo del Parlamento britannico non fosse determinante sulle dinamiche politiche, la sua composizione, ministri religiosi e rappresentanti dell’aristocrazia, in quel frangente li vedeva compatti contro quanto auspicava il sovrano.
Necessario sarebbe pure stato che lo stesso Re fosse meno determinato a perseguire in qualunque modo il suo scopo, impuntandosi sul matrimonio morganatico e che, nel frattempo, tra l’opinione pubblica si consolidasse un più chiaro appoggio al sovrano, facendo nel contempo pervenire al governo il timore che un’eventuale dimissione compatta non avrebbe prodotto alcun sconvolgimento e nessuna impasse, grazie alla formazione di un esecutivo da parte del “partito del Re”.
Al limite, se il piano di far ritirare Baldwin con un falso certificato medico fosse stato davvero ideato, lo si sarebbe pure reso esecutivo, sebbene il rischio di fallimento era alto e, a quel punto, lo scandalo avrebbe travolto i politici a favore del Re, se non questo stesso.
L’aspetto religioso per Churchill non aveva alcun valore, essendo un massone; era noto che in più occasioni si era rivolto alle autorità ecclesiastiche con sufficienza e non tanto velato disprezzo, ma la difficoltà di risolvere la questione del capo della Chiesa anglicana che sposava una divorziata non so proprio come intendeva risolverla.
Le fonti che ho consultato non spiegano se un matrimonio morganatico fosse accettabile per le leggi ecclesiastiche e, in ogni caso, compatibile con il ruolo religioso del sovrano.
Forse Churchill contava sul prestigio della figura di Edoardo nelle classi proletarie e che, una volta incoronato, il suo peso sarebbe cresciuto, tanto da incidere per un’apposita modifica delle regole.
Se le vicende fossero andate così (ma certamente Edoardo avrebbe dovuto fare buon viso a cattivo gioco riguardo la guerra contro Hitler) allora è probabile che egli sarebbe rimasto sul trono fino al 1972 e alla sua morte sarebbe diventata regina Elisabetta, la prima in linea di successione.
In tutta questa storia, appare chiaro un fatto: Edoardo era totalmente invaghito di Wally, sinceramente innamorato e voleva assolutamente sposarla, riconoscendole, in forma e sostanza, la posizione che lei aveva nella vita di lui.
Se fosse stato un po’ più cinico, o realista (è il caso di dire), avrebbe potuto conservare il trono mantenendola come sua amante, non preoccupandosi di dare ad una propria stirpe il diritto a ricoprire il ruolo di sovrano, lasciando l’incombenza a chi ne avrebbe legittimamente avuto diritto.

Come già detto, le condizioni politiche del 1936 non consentivano affatto la costituzione di un “partito del Re”; le opposizioni non erano in sintonia con la richiesta di Edoardo e, dunque, le cose molto difficilmente sarebbero potute andare come prima prospettate.
Ma una divergenza davvero incidente potrebbe essere l’effettiva appartenenza di Wally ai servizi segreti tedeschi.
Ipotizzando ciò potremmo trovarci di fronte ad alcuni eventi alternativi di contorno all’ucronia base; io per primo sono contrario a questi “puntelli”, ma riconosco che sono necessari, al limite rientrano in una dinamica allostorica logicamente sostenibile.
Fra le direttive che Berlino ha, già da tempo, dato a Wally, c’è anche quella di assumere, una volta che è riuscita a diventare l’amante ufficiale di Edoardo, un atteggiamento molto più discreto; quindi niente comportamenti disinibiti e formale osservanza delle regole dell’etichetta a tutti i ricevimenti e le manifestazioni, private o pubbliche che siano, che la vedranno coinvolta.
Edoardo va “strapazzato” solo durante l’intimità, di fronte a tutti trattarlo con garbo, ossequio e rispetto e, soprattutto, non enfatizzare la propria immagine.
Nel frattempo, diciamo nel 1934, il primo marito in America muore dopo una super sbronza; la certificazione medica non lascia alcun dubbio sulla fortuità dell’evento.
Poi, circa un anno dopo, un increscioso incidente automobilistico toglie di mezzo Ernest Aldrich Simpson.
Nonostante le indagini successive al funesto evento, Scotland Yard non riuscirà a rintracciare né il furgone, né tanto meno l’autista che, dopo aver travolto Mr. Simpson, si è dato alla fuga.
Cadono ben due ostacoli, quello di carattere religioso e quello legale: la morte dei due ex mariti fa assumere a Wallis una condizione di sostanziale vedovanza che supera quella di divorziata.
Gli aspetti nazionalistici sono, come visto, abbastanza contenuti e non hanno effettivo peso incidente, mentre quelli morali e sociali potrebbero venire in parte, sia chiaro solo in parte, arginati con un comportamento diverso da parte della donna e un ben più fermo e solido atteggiamento del Re riguardo le sue intenzioni, senza neanche prendere in considerazione l’opzione di abdicare.
Di fronte, comunque, ad un altrettanto netta e ferma presa di posizione del governo, la minaccia delle dimissioni può far cercare a Edoardo il compromesso del matrimonio morganatico.
A Downing Street sospettano molte cose: che Wallis sia in grado di esercitare un controllo sul Re, che sia un’avventuriera, che possa essere una spia tedesca, ma non si riesce a provare nulla; come su detto, le istruzioni alla donna sono già stata debitamente impartite e non vi è più bisogno di contattare, anche indirettamente, Berlino. I controlli in tal senso non giungono ad alcuna conclusione.
Si potrebbero costruire prove a tavolino, ma il rischio è davvero enorme, così come l’ipotesi di far uscire di scena la Simpson con qualche artificioso accorgimento, dato che la guardia militare del Sovrano le fa da cornice di sicurezza.
In questo panorama, come devono comportarsi il governo britannico e i suoi omologhi dei Dominion?
Già quello neozelandese appare poco interessato alla questione, mentre quello dello Stato Libero d’Irlanda approfitterebbe per scombussolare quanto più possibile il sistema di potere britannico, dichiarando che nulla osta al matrimonio (Wally è vedova e se il Re la vuole sposare, che si accomodi pure).
Per Baldwin non resterebbe da fare altro che abbozzare al desiderio di Edoardo oppure presentare le dimissioni.
Ciò comporterebbe una crisi istituzionale non da poco, con un paese che si dividerebbe sulla questione.
Se poi il prestigio del sovrano si è rafforzato tra il popolo (compresa un’accorta gestione delle attività del monarca nei rapporti con la gente, dove la Simpson non è di ostacolo), Edoardo potrebbe godere di una base d’appoggio non indifferente, tanto da indurre Baldwin a riflettere molto sulla convenienza di una crisi politica.
Infine, c’è un aspetto che in una democrazia quale quella britannica non dovrebbe essere importante, cioè la fedeltà delle forze armate al proprio sovrano. Ma ritengo davvero improbabile, al 99,99%, che si possa giungere ad un pronunciamento militare contro l’autorità politica per assecondare un “capriccio” del Re.
Si rischia, allora, che nel 1939 abbiamo Edoardo VIII fermamente contrario alla politica estera britannica che vuole opporsi alla Germania ed è invece favorevole a proseguire l'appeasement.
Arriverà ad incaricare Mosley di formare un governo?
Questo è davvero inverosimile ed altamente improbabile; ma già un governo a guida Chamberlain piuttosto condizionato e, quindi, pressato nel non dare assicurazioni alla Polonia, potrebbe bastare per convincere questa ad accettare le proposte tedesche, se non su Danzica, sui collegamenti extraterritoriali tra la Pomerania e la Prussia Orientale?
Ovvio, bisogna vedere se Hitler si sarebbe accontentato.
E a quel punto, la Francia si sentirebbe investita da sola a proseguire nella missione di ostacolare il Terzo Reich?
Anche questa ipotesi ha dei punti non solidi, non tanto sul fatto che Wally sia un agente tedesco, quanto la possibilità che la sua influenza sul Re conducesse ad un diversa politica estera britannica.
Certo è che circoli filo-germanici erano presenti negli anni 30 nel Regno Unito, costituiti pure da elementi dell’aristocrazia e della stessa famiglia reale (che però non gradivano la signora Simpson per il suo comportamento), ma che a fianco di ambienti finanziari e di potentati economici, miravano a fare di Hitler e della Germania gli strumenti per avversare l’Unione Sovietica e magari riuscire a far crollare il bolscevismo.
Se tutti queste componenti, con l’avallo del Re, fossero riuscite a determinare una politica nel senso da esse auspicate, la piega degli eventi poteva essere davvero diversa.
Benvenuto a chiunque vorrà esprimere un contributo critico. Per farlo, può scrivermi a questo indirizzo.

Enrico Pellerito

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Così gli replica Bhrihskwobhloukstroy:

Come altre tue ucronie, è esemplare e la voglio prendere a modello (anzi, ammetto che ho provato una tale vergogna per quel che ho scritto finora che d'ora in poi ci penserò due volte prima di esprimere un'opinione, sia pure ucronica). Le parole riservate ai controfatti possono essere di meno di quelle sui fatti, ma la conclusione è comunque di vasta portata: la Storia sarebbe cambiata meno di quel che si tende a pensare. Man mano che leggo trattazioni magistrali come questa si fa più forte il sospetto che il XX. secolo, nonostante sia prediletto dalla maggior parte degli Ucronisti, sia di fatto immodificabile: non so se prevalga il fatto che, con una maggiore interconnessione del Mondo, cambiare diventa sempre più difficile oppure dipenda invece dalla circostanza che conosciamo meglio il secolo in cui siamo nati e quindi arriviamo più facilmente a capire che la Storia è stata di una necessità inesorabile.

A questo punto le uniche ucronie possibili sarebbero quelle degli Universi Paralleli; è un po' il fallimento della Poetica manzoniana del Componimento Misto di Storia e d'Invenzione (che infatti è stata sconfessata dallo stesso Interessato)...

Tutta la vicenda di Edoardo VIII dimostra comunque che il Re del Regno Unito è solo un Funzionario dell'Oligarchia Inglese, che ne dispone a proprio piacimento. La coerenza perfetta si legge mettendo in successione la perdita dei diritti di Filippo II, la Gloriosa Rivoluzione, il Divieto di Successione dei Cattolici, la Pace Separata nella Guerra di Successione Spagnola, la Prima Guerra Mondiale, l'Abdicazione di Edoardo VIII, la Seconda Guerra Mondiale, la N.A.T.O. e l'uscita dall'Unione Europea.

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E ora, l'invenzione a sei mani di tre nostri amici:

Lettere da Londra

Mr. Fergus MacKenzie
Independence Street, 5
Glasgow/Glaschú
Kingdom of Scotland

London/Londoin, 5 giugno 2000

Caro fratello,

sono giunto all'ultimo semestre di lavoro a Londra.

Quasi sicuramente, riuscirò a tornare in Scozia entro i primi di dicembre. In realtà sono aperte due piccole possibilità di trasferimento, una a Denver e l'altra a Melbourne. Ma confido di tornare a casa: ne ho voglia.
Devo ammettere che la vita a Londra non è molto male.

Ma ho proprio nostalgia di casa. Comunque, la vita culturale, qui, è in gran fermento. E si estende ai luoghi più impensati. L'altro giorno, a Hyde Park, uno strano americano ha revisionato l'apocalittica storia virtuale elaborata dal professor Regent, di Eton.

Forse lo hai letto, il libro di Regent... "Se non fosse scoppiata la guerra civile inglese del 1914". In pratica, Regent ha costruito una storia "parallela" basata sul cambiamento di un particolare. Nel libro, Gavrilo Princip (il terrorista arrestato a Sarajevo nel 1914 e accusato di voler sparare a Francesco Ferdinando, quello che di lì a qualche anno sarebbe diventato imperatore d'Austria e re d'Ungheria, e avrebbe trasformato la "Duplice" in "Triplice" monarchia) riesce ad assassinare l'erede al trono. Te la faccio breve: si crea un effetto domino tale per cui quasi tutti gli stati europei entrano in guerra. E (pensa un po' dove può arrivare la fantasia degli inglesi per immaginare la sopravvivenza del loro impero) la Gran Bretagna entra in guerra sai quando? Una settimana prima del giorno in cui, nella storia reale, scoppiò la guerra civile inglese, che divise l'esercito tra la parte reazionaria e quella fedele alla Corona, e che fu vinta a caro prezzo dai secondi (a caro prezzo nel senso che, come tutti sappiamo, la divisione dell'esercito inglese evitò a Londra di fronteggiare le rivolte indipendentiste di Irlanda, Scozia e Galles). Proseguo: dopo la guerra, secondo Regent, crollano Germania e Austria-Ungheria, mentre la Gran Bretagna avendo evitato la guerra civile, ne esce compatta, ingrandita e più potente. Il contrario di quanto accaduto! Crolla anche la Russia, pur alleata della Gran Bretagna, dopo una rivoluzione di stampo comunista. L'umiliazione della Germania facilita spinte revanscistiche, che culminano in una dittatura di estrema durezza e crudeltà. La caduta dell'Austria-Ungheria forma molti stati instabili, e ne getta alcuni nelle braccia della Germania, e (fatto che ritengo più inverosimile) sveglia il fantasma dell'antisemitismo, dato che i più importanti protettori degli ebrei (gli Absburgo) non sono più al potere. Risultato: un'altra guerra, la Germania che si prende una parte dell'Austria, poi gran parte dell'Europa... Ma poi che succede? Parapà! Gli inglesi salvano la situazione. (Regent piazza la vittoria nel 1945, anno in cui, nella realtà, se non era per Attlee l'Inghilterra diventava repubblica) L'esercito britannico e quello russo, alleati, entrano in Germania, con l'aiuto di reparti francesi, americani e di altri eserciti del Commonwealth. Processano i leader tedeschi, che si sono macchiati di enormi crimini di guerra. Poi prendono il controllo politico dell'Europa. Rule Britannia! Questo il lungo preambolo su Regent. Bene: l'americano, visibilmente ubriaco, ha cambiato il finale. Sai come? Ecco come: al posto del dominio inglese sull'Europa, quello americano! Praticamente, l'Europa di oggi, sempre secondo l'ubriacone sentito a Hyde Park, sarebbe poco meno che un protettorato americano, invece che (come è ora) un insieme di Stati bilanciati dai poteri di Francia, Austria-Ungheria-Slavia, Russia e Germania...

Difficilmente ho sentito qualcosa di così assurdo. Gli americani, che fino agli inizi del secolo facevano fatica a fronteggiare gli indiani, sarebbero addirittura i padroni d'Europa...

Ma, bando alle fantasie e alle ucronie (così si chiama questa disciplina, così di moda, che consiste nella riscrittura della storia), ti annuncio già che sarò a Glasgow i primi di settembre. Mettimi da parte un po' di Scotch! Ora ti saluto: la tua ostinazione a voler ricevere lettere cartacee e non e-mail mi costa così fatica che devo chiudere la lettera in anticipo. Non ti racconto del mio futuro viaggio in Russia: lo farò la prossima volta. Ti anticipo che visiterò Mosca, San Pietroburgo e Costantinopoli... so che la Russia è grande, ma ho poco tempo, e vorrei vedere bene le tre città più importanti di questo grande paese.

Come te sono un nostalgico degli Stuart... ma che ci posso fare se la Scozia è ancora sotto la dinastia dei Sassonia-Coburgo-Gotha? Non lo farei, se non fossi a Londra, ma, per rispetto degli Albionesi (che dovranno tenersi la sterlina, dato che hanno rifiutato l'euro) chiudo la lettera proclamando:

Viva Elisabetta I, Regina di Scozia.

Non è quello che ci insegnano a scuola?

Tuo fratello
Duncan

Bhrig

* * *

Fàilte Duncan,

sono Brian Bruce, scusami se non mi sono fatto vivo per parecchio tempo, è che tra esami e tesi non posso fare altro ormai da un anno.

Ti scrivo - come vedi sono meno schizzinoso di Tuo fratello a riguardo della posta elettronica - perché appunto Fergus mi ha riferito della Tua lettera e in particolare sia del libro di Regent, con recensione dell'americano di Hyde Park, sia del progetto di un viaggio in Russia.

Sai che mi piacciono moltissimo le ucronie e ho già ordinato il libro di Regent; Ti chiedo invece ulteriori particolari sulle tesi dell'americano. Mi sembrano considerazioni molto interessanti e comunque approvo sempre le proposte che vengono guardate con sufficienza dall'ambiente accademico.

Invece per il viaggio Ti chiederei, se puoi, un grosso favore. Se hai tempo, dato che - come è noto - se esiste al mondo anche una sola copia di un libro, a Costantinopoli la si trova, avrei bisogno degli originali o di una fotocopia a colori (ovviamente Ti pago tutto anche in anticipo) almeno dei primi due volumi dell'Istoriceskij Atlas Rossii i Asiaticeskikh Car'stven, che è stato pubblicato proprio a Costantinopoli dal Pridvornyj Institut Vostocnikh Jazykov verso la fine degli Anni Trenta, mi pare, e di tutto l'Atlas za Istorija na Balkanski Poluostrov, pubblicato a Sofija non mi ricordo da quale Istituto, comunque legato all'Arciduca d'Illiria e Tracia (o di Jugoslavija, come dicono i giornali).

In particolare, dell'atlante russo mi servono le cartine che ricostruiscono le divisioni amministrative dell'Anatolia antica e tutta la parte che riguarda la storia degli Imperi oggi associati alla Russia e al Mitteleuropa, soprattutto la Persia e l'Afghânistân (per l'India posso ovviamente contare su fonti britanniche), la Zungaria, la Mongolia e la Manciuria, oltre chiaramente all'Armenia e all'Assiria (per la Grande Arabia avevo già raccolto varî materiali negli anni in cui ero a Berlino e a Vienna). Invece, l'atlante bulgaro mi serve, oltre che per la parte antica con la ricostruzione delle tribù tracie e daco-misie, anche perché ho saputo che ha tutta un'Appendice con le carte storiche delle varie distribuzioni geografiche delle etnie balcaniche (scusa il termine) su base linguistica e mi risulta che, siccome all'epoca non era ancora stata riconosciuta un'identità separata macedone, tracci un confine tra Serbi e Bulgari proprio all'interno della Rumelia di oggi.

Poi, non so se vai in Russia in dirigibile o con l'Orient Express, ma, se opti per quest'ultimo, Ti domando ancora se puoi fare attenzione ai discorsi che senti quando passi per tutto il tratto tra Susa e Cattaro; ho sentito che sia nelle regioni dei Savoia che in quelle della Triplice Monarchia c'è tutta un'effervescenza di movimenti di revival etnico anche preromano, che a me interessano appunto non tanto per il lato panromanistico (che pure so che c'è), ma piuttosto, come puoi immaginare, per quello celtico, 'retico', 'venetico' e così via.

Quando torni a Glaschu (o - come noi del Galloway preferiamo dire, alla maniera sia dei Pitti che dei Britanni - Glasgow), cerca di tenerTi qualche giorno per venirmi a trovare a Maol Gallaibh.

Non sto a raccogliere le provocazioni dinastiche nei saluti; tanto, quel che importa è che siamo tutti favorevoli alla riforma amministrativa che riconosca le clann tradizionali .

Tuo Brian

Bhrihskwobhloukstroy

* * *

Al signor Duncan

Distinti saluti da Philipp R.E.L Becker, Dottore di storia contemporanea e moderna presso l'università di Richomnd (VA).

Tramite vostro fratello mi è stata fatta pervenire una lettera firmata da voi medesimo, quale simpatico ed arretrato modo di scrivere ben che degno di un popolo come il vostro, nella quale veniva citato, in una divagazione circa un preteso testo ucronico, su un americano a Londra che chiaccherava a sproposito, come certo accade a certi Yankee, su argomenti di cui certo il signore in questione, non poteva sapere alcunchè; ma ripeto questo è quello che succede a certi Yankee se non a tutti.

Invece, qua a Sud, misurati come siamo certe cose non ne facciamo, né argometo da "sermone" né tanto meno da orazione.

Vi debbo tuttavia informare, che le tesi del sopradetto signore, non sono invenzione sua alcuna ma appartengono ad una certa "stroriografia" e mi premuro di mettervi le virgolette, Yankee che, non senza forzature vorrebbe ridisegnare il passato, e qua sta l'Ucronia, per rendere, forse loro meno amaro il presente.
ma per arrivare al punto, le tesi sostenute da questa storiografia farebbero precipitare tutti mali degli Stati Uniti dalla guerra di secessione e dalle imprese dei Generali della nostra illustre confederazione.
Se, ed io diffido sempre della storia che inizia con i se, il sud non avesse vinto, ripetono come i tamburi Cherokee questi storici, allora l'Unione sarebbe sopravvissuta unita e non mancante di un terzo.
Dicono anche che non si sarebbero combattute ne le guerre del 1880 del 1889 e 1914 nella triste vicenda della guerra civile inglese, che come ben sapete vide coinvolte le nostre nazioni e poi, alla fine nel tremendo conflitto iniziato nel 1945 e concluso, come ben sapete, grazie alle invenzioni di Fermi nell'olocausto di Philadelphia. Dicono pure che se non fosse stato per la secessione del Sud, che conseguì certo grazie alla Gran Bretagna ed alla Francia, il Nord sarebbe andato incontro alla dittatura militare (1864-1880 con McClellan, 1914-1921 con Omar Bradley) ne nelle dittature di vario colore che si formarono in quegli anni; né, ma qua si rasenta la comicità, non avrebbero dato il via all'epurazioni etcniche che portarono alle guerre Indiane dei tremendi trenta, come si dice in gergo (Tremendous Thirties).

Né alla dittatura di Charles A. Lyndberg.

I loro insuccessi dopo la gurra del '45 non è neppure il caso di enumerargli tanto sono vasti e numerosi; tutto questo loro lo fanno discendere dalla guerra di secessione e dalla nostra libertà...

Nemmeno fossimo stati noi a continuare le guerre e a bagnare di sangue l'Ohio ed il Potomac...

Comunque se siete interessato vi farò pervenire una copia(a mie spese consideratelo un regalo) del più recente libro Yankee sull'argomento "Dall'Aquila Bicipite a quella Calva--storia del potere americano che poteva essere" di un certo George W. Bush che secondo il mio modesto pare di storico, se ben valga qualcosa, avrebbe fatto meglio a darsi in politica come il padre piuttosto che volgersi alla storia...

Vi saluto, dovendo andare a controllare che i miei schiavi svolgano attivamente il loro lavoro, non posso trattenermi oltre davanti allo schermo del Computer.

Vostro
P.R.E.L Becker
Robert Edward Lee Avenue 33
Richmond (VA), Confederated States of America

Filobeche

FINE

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Per farci sapere che ne pensate, scriveteci a questo indirizzo.


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