LA NUOVA PIAZZA GRANDE (ANNO 2005)


Dopo diversi mesi di lavoro, finalmente il 25 settembre 2005 è stata inaugurata la piazza Sant'Ambrogio, completamente ristrutturata in una nuova veste, per certi versi non entusiasmante e anche poco funzionale: la maggior parte dell'area è divenuta pedonale con la conseguente scomparsa di molti parcheggi e, ai piedi del sagrato, è stata ricavata una fontana semicircolare. Ecco alcune immagini della nuova piazza scattate dall'autore di questo sito il 29/12/2005:

La nuova piazza S.Ambrogio, fotografata dall'autore di questo sito il 29/12/2005

La nuova fontana davanti alla parrocchiale di S.Ambrogio, fotografata dall'autore di questo sito il 29/12/2005

La nuova piazza S.Ambrogio con il monumento a S.Dionigi, fotografata dall'autore di questo sito il 29/12/2005

Nell'ultima fotografia soprastante si possono vedere: le tre aiuole in luogo del pozzo di cui si parlerà nell'articolo seguente; la statua di San Dionigi; sullo sfondo, l'inizio di via Garibaldi e (in giallo) la casa Mismirigo, dove i miei antenati e mia mamma vissero fino al 1968 (vedi la cronologia). Cliccate qui se volete vedere piazza Sant'Ambrogio dall'alto.

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Nel 2011 è invece stata sottoposta a restauro la Chiesa Parrocchiale. Anzitutto è stata piantata una grande impalcatura su tutti i lati di essa, inclusa la facciata, quindi si è passati alla pulizia del sottotetto, nel quale erano stipati coppi rotti, travetti, sassi, rottami vari per un'altezza di oltre un metro, il tutto ricoperto dal guano dei piccioni, che vi hanno vissuto indisturbati per anni ed anni. In tutto, sono stati portati via 15 camion di macerie! Quindi, nel sottotetto stesso è stato approntata un'impalcatura che permettesse agli operai di predisporre sulle travi un assito impermeabilizzato, sopra il quale sono state disposte le nuove tegole ed i nuovi canali pluviali in rame. Mentre però i coppi nuovi sono stati posati nello strato inferiore, il manto superiore visibile del tetto è stato ricostituito mediante coppi originali, come richiesto dalla Soprintendenza, recuperati tra i meno danneggiati Sono stati poi installati un parafulmine e un impianto antipiccioni. Non si è proceduto invece al restauro della facciata e delle pareti laterali per via dell'eccessiva spesa necessaria. In tutto, il costo dell'opera è stato di quasi 400.000 euro!

Ecco come appariva la nostra Parrocchiale domenica 26 giugno 2011 (si noti l'enorme gru sulla sinistra):

La parrocchiale in ristrutturazione

Ecco ora il testo di due articoli pubblicati sul notiziario parrocchiale, che annunciano alcune interessanti scoperte archeologiche durante la ristrutturazione della piazza Sant'Ambrogio.


IL SAGRATO DI SANT'AMBROGIO

(da "La Nona Campana", ottobre 2002)

La chiesa di Sant'Ambrogio fu ricostruita in due o più riprese negli anni 1499-1560. Il cimitero si estendeva tutt'intorno ad essa, sui tre lati est, sud e ovest secondo gli atti delle visite ecclesiastiche compiute nel 1566-67, mentre il lato settentrionale era occupato dalle case di abitazione dei due parroci. Entro il 1567 una parte del cimitero fu dotata di  muro di recinzione. Per entrare in chiesa era quindi necessario attraversare il cimitero: situazione ancor oggi riscontrabile in diversi paesini di montagna nei quali davanti alla chiesa sta, tutto o parte, il cimitero. La zona è chiamata sagrato (da "consacrato"), in quanto lo spazio cimiteriale richiedeva di essere benedetto; per Lonate si ha prova documentaria di una benedizione del cimitero di Sant'Ambrogio nell'anno 1510.

Carlo Borromeo, visitatore di Lonate nel 1567, volle che si costruisse la porta maggiore della chiesa. E infatti la stessa, con atrio monumentale, fu terminata intorno al 1585, mentre le due porte minori, ai lati della facciata, non sono anteriori al 1625.

Nel 1596 il cimitero di Sant'Ambrogio si estendeva ancora sui tre lati della chiesa. Ma negli atti della visita pastorale del 1622 compiuta dal manzoniano cardinal Federico Borromeo si legge: "Davanti alla porta maggiore (erano, dunque, gia previste le minori) c'e un vestibolo o portico sostenuto da due decorose colonne di pietra sotto cui si amministra il battesimo, al quale vestibolo segue l'atrio o cimitero chiuso da una balaustra, mentre è aperto il resto del cimitero che sta a mezzogiorno".

Oggi il sagrato è una costruzione consistente, monumentale al pari della chiesa e del campanile: un ampio spazio di metri 23 per 10, rialzato di un metro sopra il piano attuale della piazza, tutto rivestito di granito, delimitato da balaustra di 65 colonnine, interrotta a nord e a sud da una breve scalinata. Le lastre della pavimentazione attuale, posata nell'anno 1954 in sostituzione di quella antica a selciato di ciottoli, sono di beola. Del 1970 circa sono i corrimani di ferro, posti a lato di ciascuna scalinata. Stona con il resto, ma risulta assai utile, la rampa di accesso per i disabili costruita sul lato nord inglobando parte degli scalini.

Da un punto di vista stilistico il sagrato costituisce un notevole esempio di quel barocco lombardo così ricco di contenuti formali, ma anche cosi austeramente classico, privo di ridondanze, che rifugge da ogni eccesso formalistico e che risente del magistrale insegnamento di Francesco Maria Ricchino, il più grande esponente della cultura architettonica della prima metà del secolo XVII, le cui opere religiose milanesi (San Giuseppe, Santa Maria alla Porta, l'Annunciata dell'Ospedale Maggiore) e locali (San Giovanni Battista e San Michele a Busto Arsizio, Santa Maria Nascente a Legnarello, Sant'Agnese a Somma Lombardo, San Bernardino ad Abbiategrasso) lasciarono un'impronta decisiva e indelebile nell'architettura della zona, riconoscibile ad esempio nelle chiese lonatesi di Santa Maria degli Angeli e di Sant'Antonino (prima delle ristrutturazioni ottocentesche).

Ma il sagrato di Lonate appare estremamente interessante anche per il fatto di essere recintato da quella monumentale balaustra che non ha altri esempi nell'alto milanese, e soprattutto per il fatto di essere cosi alto sul livello della piazza, caratteristica unica tra tutti i paesi circonvicini (solo il sagrato della chiesa della Santa Trinità di Samarate presenta un'altezza simile): questa dimostrerebbe l'edificazione della chiesa sopra le rovine di un castello medioevale.

Nella planimetria del borgo di Lonate disegnata nel 1722 a scala in trabucchi, impropriamente detta mappa di Maria Teresa (vedi sotto), attenta a distinguere con colori diversi le aree degli orti e giardini dagli insediamenti abitativi e dagli spazi pubblici, l'area del sagrato è delimitata da una linea a tratti, cosi come l'area del cimitero a sud delta chiesa, e cosi come qualsiasi altra area con funzione riconoscibile, sia pubblica che privata. I circa 9 per 4 trabucchi della mappa per lo spazio in questione equivalgono pressappoco a 23 per 10 metri di oggi.

Nel 1864 il Comune uscì con un avviso, minacciando sanzioni contro coloro (segno questo che ce n'erano) che osassero danneggiare il peristilio e il parapetto della chiesa, cioè il chiostrino (costruito a sud della chiesa negli anni 1776-78) e il sagrato. Nel 1890 il sagrato fu riparato a spese della Fabbriceria parrocchiale: il "sostraro" Bottini di Gallarate fornì 30 colonnine sagomate e un tratto di mensola o cimasa.

La piazza antistante alla chiesa e al sagrato, dalla quale si irraggiano strade attestate fin dal Medioevo, figura nella mappa del 1722 con la stessa planimetria di oggi, fatta salva l'assenza della strada che oggi si denomina via San Fortunato, aperta nel 1932 con il tragico nome di via Martiri Fascisti. La mappa del 1722 presenta in azzurro davanti al sagrato un ovale corrispondente alla "piscina" comunale, una grande vasca di circa 20 per 8 trabucchi, cioè di metri 52 per 21, usata da secoli come pubblico abbeveratoio per il bestiame e come riserva di acqua in caso di incendi; nella parte settentrionale della piazza compaiono nella stessa mappa un pozzo, necessario anche per alimentare la vasca (in epoca più antica poteva bastare un rivolo deviato dall'Arno, quando questo era più vicino all'abitato) ed il sito di un monumento, in cui si può riconoscere la statua che la tradizione vuole di San Dionigi, recante incisa nello zoccolo proprio la data 1722. Alla "piscina" accenna un atto di compravendita su pergamena del 1303 e uno stato delle anime (cioè un censimento ecclesiastico) dell'anno 1574. Nelle planimetrie successive del 1841 e del 1856 la vasca non figura più.

Per quanto sopra esposto, si ritiene che un intervento di ristrutturazione della piazza non possa che proporre la rivalutazione del ruolo che questo spazio ha sempre avuto per il paese (prima che diventasse un parcheggio per autoveicoli): il luogo dell'aggregazione, della socializzazione, dell'incontro, della contrattazione, della comunicazione, del confronto, testimone nel corso dei secoli di infinite chiacchiere, litigi, innamoramenti, scontri, discussioni (da ultimi partiti, donne, calcio, motori), per generazioni e generazioni di lonatesi centro religioso, civile ed economico.

 

Piazza S. Ambrogio nel cosiddetto "catasto di Maria Teresa" del 1722. Il pozzo è indicato tra la piscina comunale e la statua di S. Dionigi

Piazza S. Ambrogio nel cosiddetto "catasto di Maria Teresa" del 1722. Il pozzo è indicato tra la piscina comunale e la statua di S. Dionigi (vedi anche l'articolo seguente)

 


IL POZZO IN PIAZZA

(da "La Nona Campana", aprile 2005)

Era da attendersi che, durante i lavori per la riqualificazione della piazza maggiore del paese, affiorassero testimonianze materiali del passato. Documenti storici, già studiati e divulgati in più modi e occasioni (con libri, articoli, lettere, conferenze), segnalano che Lonate, luogo dotato di due are romane del I sec. d. C., attestato per la prima volta nel 973 con il suo nome attuale che sa di celtico (Lona = acquitrino), era borgo almeno dalla prima metà del XIII secolo, cioè una comunità ben organizzata e non semplice villaggio; che era attraversato verticalmente da una strada importante (presumibilmente la Como-Castelseprio-Novara di età tardo-imperiale); che dov'e l'attuale piazza maggiore era uno dei due perni del borgo (l'altro era in San Nazé); che erano poste davanti alla chiesa di Sant'Ambrogio, in allineamento da sud a nord, una piscina attestata nel 1303 sotto il nome di vallis, un pozzo e, dal primo Settecento, la statua detta di San Dionigi; che fin dal tardo medioevo alcune se non tutte le sei contrade del borgo avevano ciascuna la sua piscina per la raccolta delle acque piovane e di scolo; che tutte le contrade furono selciate o riselciate alla fine del Cinquecento. I lettori trovano conferma documentaria di tutte queste affermazioni nella versione Web commentata del 2004 degli "Appunti per una storia di Lonate Pozzolo" stesi dal benemerito Gian Domenico Oltrona Visconti.

Durante i lavori in corso, nulla è emerso della grande piscina ovale, di circa metri 40 per 15 secondo la mappa del 1722, la quale esisteva davanti alla chiesa di Sant'Ambrogio ed aveva funzione di abbeveratoio per gli animali e di preziosa risorsa antincendio, quando le abitazioni erano fatte in gran parte di legno e interposte a cascine. I listelli di pietra numerati che sono affiorati non sembrano appartenere ad essa, ma risalire ad una sistemazione sette-ottocentesca della piazza. Si ignora quanto la vasca fosse profonda e quale tipo di orlo la recingesse.

Il grosso cilindro di pietra che sporgeva dal terreno all'angolo sud-ovest del sagrato è stato opportunamente salvato. Potrebbe essere un miliario senza iscrizione: se il confronto con altre pietre miliari confermasse quest'ipotesi, l'oggetto costituirebbe una prova ulteriore del passaggio della importante strada tardoromana. L'incavo presente sulla testa del cilindro ha fatto pensare ad un reimpiego del pezzo come acquasantiera per la cappella del castello medievale preesistente alla chiesa di Sant'Ambrogio.

Ora è tornato alla luce anche il pozzo, anch'esso disegnato nella mappa settecentesca. Era nascosto sotto un manto di ciottoli e d'asfalto, proprio nel sito suggerito dalla mappa. Per quel poco che è stato possibile finora vedere e sapere, esso presenta una bocca circolare svasata, di diametro nettamente maggiore rispetto a quello degli altri pozzi lonatesi; purtroppo il coperchio è franato sotto il peso della ruspa. Circolare è anche la gola; sarebbe profondo almeno 35 metri, e le pareti interne sarebbero di mattoni non intonacate. Scende nella gola una scala a pioli di ferro, del tipo in uso sulle ciminiere; poco sotto l'imboccatura, non al centro ma da una parte, attraversa il pozzo una grossa trave di legno; un tubo metallico conduce dalla canna del pozzo in direzione est. Ma perché il pozzo non fu riempito di terra quando fu sepolto? Perché quel tubo?

I pozzi pubblici (o comunali) di Lonate sono indicati nel catasto del 1722 e nelle planimetrie successive: un pozzo per ogni contrada. Gli abitanti del vicinato attingevano l'acqua con corda e secchio. A fine Ottocento si agevolò l'approvvigionamento idrico mediante l'impianto, a fianco di ogni pozzo pubblico, di una pompa da azionare a braccia. Non si sa a quando risalgono questi pozzi, ma si possono presumere tardo-medievali, come le piscine di contrada. Col passare del tempo alcuni privati si fecero il pozzo presso la loro abitazione, ma presumibilmente non prima del Cinquecento. Altra cosa sono le cisterne, in uso da secoli per raccogliere acqua piovana, non potabile. Nel 1455 nessuna delle numerose piccole comunità monacali presenti a Lonate aveva il pozzo; i tre monasteri risultanti dalla loro fusione si dotarono di pozzo nel Cinquecento (e un pozzo rimane in ciascuna delle loro sedi). In archivio comunale dovrebbe esistere, almeno per l'Ottocento, l'elenco dei pozzi pubblici e privati, con indicazione della profondità. Il pozzo comunale di Ferno, sito nella piazza antistante la chiesa di Sant'Antonio, è profondo, secondo una pubblicazione ottocentesca, metri 42.

La prima notizia documentaria del pozzo "commune", cioè comunale, esistente presso la chiesa di Sant'Ambrogio, risale al 1574. La si trova in una lista di beni parrocchiali compilata dal curato Frotti ove si legge pure della "piscina quale è inante la chiesa di Santo Ambrogio". Era L'unico pozzo pubblico per tutta la contrada superiore del borgo, la contrada di Codevico (o Capovico). Nella descrizione che il curato Frotti dà delle case parrocchiali site a nord della chiesa non è fatto cenno ad alcun pozzo di cui i due parroci che vi abitavano potessero disporre in esclusiva: anch'essi dovevano attingere quindi dal pozzo comunale. Nella tavoletta catastale del 1722 il pozzo di Codevico è disegnato con un cerchio, nella planimetria del 1841 con un quadratino intorno al cerchio (indicante la canna): dal confronto si deduce avvenuta una modifica del parapetto.

Come si riempiva la grande piscina antistante la chiesa? Non con l'acqua scolante dai tetti o dalla contrada di Codevico: sarebbe stata insufficiente ed anche torbida. Si è ipotizzato che ad alimentare la piscina, inizialmente e per alcuni secoli, fosse un canalicolo derivato dal torrente Arno, che nel medioevo scorreva ancora in più letti, uno dei quali certamente piuttosto vicino all'abitato. Nella planimetria di Lonate del 1841 si legge la presenza, in ogni vicolo e contrada, di un "riale" o "riana" a fondo acciottolato, per il deflusso delle acque piovane e superficiali. Qualcosa del genere doveva preesistere già nel Medioevo, ma con l'acqua dell'Arno, per fare funzionare la grande piscina. Un riale conduceva l'acqua dalla testa della contrada Codevico fino alla piscina; l'acqua scolante dalla piscina e dalle altre contrade e vicoli superiori defluiva attraverso altri riali fino alla piscina della Valletta, nome riscontrabile nel Cinquecento, piscina già piuttosto grande nel 1722, ulteriormente ingrandita in seguito; in caso di piena eccezionale lo scarico delle eccedenze finiva nei campi e nelle bozze (bugiòm) a lato della strada per Turbigo, oggi via XXIV Maggio. Ma almeno dal Cinquecento l'Arno in regime di acqua normale spagliava a Samarate; il letto attuale, artificiale, fu scavato nel 1820.

Si è pure ipotizzato che la piscina funzionasse grazie ad un pozzo adiacente, magari corrispondente in primo impianto al pozzo ora tornato alla luce: ma la distanza tra la piscina e il pozzo deducibile dalla mappa settecentesca è troppa per un travaso comodo dell'acqua.

La necessità di un pozzo si legge nel doppio nome del paese e nella configurazione della contrada Codevico. Questa contrada, con i suoi vicoli storti e con la sua configurazione complessiva, risulta poco e male congiunta ancora nel 1722 (si veda la mappa) con la parte inferiore dell'abitato o quartiere di San Nazé, che si ritiene di impianto più antico.

Nei documenti la successione cronologica del secondo nome del paese è Pozalto (anno 1254), Pozoldo (1284), Pozzolo (1584). Il toponimo aggiuntivo divenne necessario per distinguere Lonate Pozzolo da Lonate Ceppino.

Pozzolo discende da un vocabolo mezzo latino e mezzo tedesco secondo Pier Giulio Sironi, il più affidabile studioso di toponomastica del Basso Varesotto che è ad un tempo studioso dei Longobardi; egli vi legge il verbo haldan, halten del gotico e dell'alto tedesco; di conseguenza interpreta il toponimo come "piscina o pozzo tenuto e riservato per sé", si intende da parte dei Longobardi. Del lessico longobardo rimangono in territorio lonatese nella valle del Ticino toponimi come Gaggio, Brera, Binda; per un terreno coltivato presso l'abitato un altro Brera; nell'abitato la contrada Vertemasso (oggi via Cavour), deputata a "deposito e controllo delle merci" (warten + masse), contrada proveniente dalla valle del Ticino e confluente nella piazza in questione. Per maggiori informazioni vedi la pagina di questo sito dedicata alle contrade lonatesi.

Nel pozzo ritrovato abbiamo dunque, integro o in parte, il pozzo dei Longobardi, il pozzo che ha dato una metà del nome al paese? Si attendono novità dall'indagine archeologica. L'indagine, quanto più possibile attenta ai materiali impiegati e alle tecniche di costruzione, deve appurare almeno gli interventi subiti dal manufatto lungo i secoli, datare lo scavo originario, precisarne la profondità iniziale al netto dai materiali precipitati via via sul fondo. Il destino del pozzo riscoperto si deciderà di conseguenza.

Invece è gia possibile rispondere ai due interrogativi: perché questo pozzo non fu riempito di terra quando nell'Ottocento fu nascosto sotto la piazza? perché quel tubo?

Sino al 1933, quando fu aperta la strada di accesso alla stazione della tramvia Lonate-Gallarate-Milano, la piazza era chiusa ad est dalla muraglia di recinzione delle case parrocchiali. Ad essa era addossata (lo confermano le mappe) una delle pompe idrauliche di cui fu dotato il paese nell'Ottocento. Per questa pompa non era stato scavato un altro pozzo, ma la si era collegata mediante tubo al pozzo antico, distante pochi metri, che rimase ancora efficiente per alcuni anni (cosi come altri pozzi). Quando si apri la strada per la stazione tramviaria, la pompa venne spazzata via ma una parte del tubo è rimasta sotto terra.

 

Piazza Sant'Ambrogio in un disegno del 1841 dovuto all'ing. Mariani. Come si vede, il pozzo ha forma quadrata. Si distinguono le sagome nere della parrocchiale e del campanile e le scritte « Sagrato », « Via Crucis » e « Piazza Maggiore S.Ambrogio »

Piazza Sant'Ambrogio in un disegno del 1841 dovuto all'ing. Andrea Mariani. Come si vede, il pozzo ha forma quadrata. Si distinguono le sagome nere della parrocchiale e del campanile e le scritte « Sagrato », « Via Crucis » e « Piazza Maggiore S.Ambrogio ».

 

Se volete maggiori informazioni, rivolgetevi alla Pro Loco di Lonate Pozzolo, indirizzo via Cavour 21, telefono 0331/301155.

 

Subito dopo il restauro della Piazza è cominciato quello della cella campanaria; cliccate qui per vederne la fotostoria. Già che ci siete, se lo credete, potete dare un'occhiata alla storia antica e recente di Lonate; altrimenti, cliccate qui e tornate indietro.


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