Intervista sul tema dell'ucronia

di Mancioerre


Ecco cosa ci scrive il giovane appassionato di ucronie Massimiliano Mancini alias Mancioerre dalla provincia di Perugia:

Carissimi amici di Utopiaucronia, ho frequentato un Liceo Scientifico Tecnologico e l’argomento centrale della mia tesina d’Esame di Stato è la teoria del caos (argomento di fisica). Ad essa ho ricollegato un argomento che mi ha sempre colpito ed interessato: l’Ucronia. Entrambi gli argomenti partono dallo stesso principio: da diverse condizioni iniziali si sviluppano situazioni finali imprevedibili e molto distanti tra loro.

Il fatto che i particolari sono molto più importanti di quanto sembrano credo sia palese ed è la vita di tutti i giorni ad insegnarcelo. Frasi non dette, incontri casuali, trovarsi o no nel posto giusto al momento giusto. Sbaglierò (del resto non posso pretendere di giudicare il percorso che la vita stessa ci offre) ma credo che la vita sia tutta una questione di particolari. Proprio perché i particolari a volte sono invisibili, fugaci,inaspettati ci fanno cadere nell’errore e nel rimpianto. Spesso purtroppo ci si ritrova a dire: se fossi arrivato prima, se avessi aperto gli occhi su ciò che mi stava succedendo. Spesso oggi si sente dire a malincuore: se non avessi guidato dopo aver bevuto. La realtà purtroppo aiuta molto i “se” e i “ma”. Rimangono sempre sospesi lì, sulla nostra testa, a ricordarci quanto potevamo essere diversi, sia nel bene che nel male. Quando questi monosillabi in sospensione sono motivo di rimorso e disperazione, purtroppo, poco possiamo fare per rimediare. Non si può riavvolgere il nastro della nostra vita. Sarebbe troppo facile vivere al meglio conoscendo qual è il meglio che possiamo ottenere: la realtà non ce lo permette. C’è solo un modo di riavvolgere il nastro: la fantasia. Immaginarsi l’incontro tanto desiderato, la frase ad effetto che cambia la situazione, lo sfruttare l’occasione di una vita o più umanamente la guarigione da una malattia o che una persona cara deceduta sia ancora in vita. A volte si può anche ragionare in negativo (raramente visto il nostro spirito narcisista). Allora si immagina tutto il contrario di tutto: il licenziamento sul lavoro, il fallimento personale, la caduta dei propri appigli, persino un furto o, peggio, la morte di una persona cara e la vita senza di lei.

Credo che in fondo questo sia il genere dell’Ucronia: voler immaginare la storia comune diversa dal suo effettivo corso, l’estendere il principio del “se” al mondo intero, togliendo le fantasie sulla realtà dal piano personale. Ragionare col senno di poi, nel bene o nel male, accorgendosi che un momento esatto della nostra storia, se avesse avuto esiti diversi, avrebbe potuto farci vivere nella più stretta prigionia o nella più ampia libertà. Ma soprattutto l’averne consapevolezza: l’essere consci che il corso degli eventi ci ha portato ad essere come siamo, ma che poteva benissimo percorrere altre vie, trasformandoci in tutt’altro. Pochi hanno una mente così aperta e colta da poter fare un ragionamento del genere, così critico e allo stesso tempo così affascinante, sulla storia con la S maiuscola. Facile e morboso farlo per la nostra di storia, quella personale. Difficile ma tutt’altro che apatico fare lo stesso discorso su scale più grandi. Da questo deriva la mia passione per l’Ucronia e la scelta di questo tema per la mia tesi d’esame.

Visto che voi di Utopiaucronia avete scritto moltissime Ucronie, potreste darmi una mano a comprendere meglio il genere rispondendo ad alcune domande, al fine di completare la mia tesina. Qualunque sia la risposta, sinceri saluti da un ammiratore suo e di tutti gli autori di Utopiaucronia.

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Chi può essere più indicato a rispondere alle domande di Massimiliano se non il nostro genio *Bhrg'howidhHô(n-)? Ed ecco l'intervista che gli ha rilasciato:

Mancioerre:

Come nasce un'ucronia?

*Bhrg'howidhHô(n-):

A livello neuropsicologico-cognitivo in generale, dall'abilità umana di immaginarsi situazioni non direttamente esperite (naturalmente presuppone anche la facoltà del linguaggio e l'abitudine alla comunicazione in società).
A livello logico in particolare, da una delle seguenti premesse:
1) cosa sarebbe accaduto se uno o più determinati fatti storici non fossero accaduti (o, viceversa, se si fossero verificati - per cause eventualmente da indagare in sèguito - determinati fatti in realtà non avvenuti)?
2) che cosa sarebbe necessario che fosse accaduto o non accaduto per far sì che determinati fatti storici non avessero luogo (oppure che determinati fatti - storicamente non avvenuti - avessero luogo)?
Quest'ultima premessa può anche far riferimento a cause storiche passate (da eliminare o da immaginare che siano - contrariamente alla realtà - accadute) di effetti storici prevedibili per il futuro (per esempio: cosa sarebbe necessario che fosse avvenuto per avere entro il XXI. secolo una specie umana non aggressiva?). Con ciò, tuttavia, si passa agli scenarî per il futuro:
3) cosa accadrà se uno o più determinati fatti futuri attualmente prevedibili non avranno luogo (o, viceversa, avverranno alcuni fatti attualmente ritenuti non probabili)?
4) cosa dovrebbe accadere (o no) per far sì che determinati fatti prevedibili non abbiano luogo (o, viceveresa, accadano fatti attualmente ritenuti improbabili)?
Le premesse 3. e 4. non sono ucronie, ma sono per molti aspetti implicite nelle ucronie (specialmente quelle che non si concludono con un ritorno alla Storia reale, ma anche alcune di queste), vedi sotto.

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Mancioerre:

Cos'ha di affascinante questo genere?

*Bhrg'howidhHô(n-):

Le premesse 3. e 4. sono alla base dell'argomentazione politica (sul futuro); le premesse 1. e 2. lo sono indirettamente, perché alimentano i ragionamenti del tipo "se fosse stato fatto così, oggi saremmo diversi (migliori o peggiori) da come siamo, quindi facciamo in modo per il futuro di fare (o non fare) così".
Il lato più affascinante è tuttavia quello più tecnicamente storico. L'ucronia fa parte dello studio storico (v. sotto) e siccome la storia (intesa come storiografia, conoscenza storica) è un presupposto teorico indispensabile per l'eventuale conquista della felicità perpetua e illimitata da parte dell'Umanità (conoscere la storia di ogni particella subatomica dall'inizio dell'Universo sarà l'unico modo, in un futuro ancora lontanissimo, per ricreare - eventualmente modificandole - persone umane morte e tutto ciò di scomparso che volessimo ricreare), anche l'ucronia di conseguenza lo è.

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Mancioerre:

Cosa direste ad una persona totalmente ignara di cosa sia, per spiegargli in cosa consiste e perchè vi ha appassionato?

*Bhrg'howidhHô(n-):

Userei le premesse 1. e 2.; l'ucronia è la riflessione su:
1) cosa sarebbe accaduto se uno o più determinati fatti storici non fossero accaduti (o, viceversa, se si fossero verificati - per cause eventualmente da indagare in sèguito - determinati fatti in realtà non avvenuti);
2) che cosa sarebbe necessario che fosse accaduto o non accaduto per far sì che determinati fatti storici non avessero luogo (oppure che determinati fatti - storicamente non avvenuti - avessero luogo). Il motivo di un appassionamento può consistere, per esempio, nel desiderio di concedersi un'evasione dalla realtà del momento contingente: come i viaggi (nel senso normale) e lo stesso studio del passato sono interessanti, anche le contemplazioni di storie non avvenute (romanzi inclusi) costituiscono uno sfogo ai desiderî insoddisfatti (o alle paure represse) e l'ucronia, da questo punto di vista, rientra nella letteratura d'immaginazione (semplicemente cerca di ridurre in parte l'immaginazione e di aumentare di un certo grado la somiglianza con la realtà).

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Mancioerre:

Nel realizzare un'ucronia sono più importanti le conoscenze storiche o la fantasia?

*Bhrg'howidhHô(n-):

La fantasia è comune a livello sostanzialmente pari a tutta la Letteratura, Ucronia inclusa; caratteristica dell'Ucronia è la presenza di una quantità possibilmente molto alta di elementi storici, quindi direi che nello specifico sono più importanti le conoscenze storiche.

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Mancioerre:

L'esistenza di vari tipi di ucronie ("simmetrizzanti","neutralizzanti", eucronie, discronie..) deriva dal fatto che ci sono vari modi di poter cambiare l'esito di un evento e l'evoluzione storica?

*Bhrg'howidhHô(n-):

Oggettivamente sì, soggettivamente anche dal fatto che ogni carattere ha sviluppato preferenze e talenti per particolari tipi di scrittura (quelle simmetrizzanti immagino che si basino su una ricca cronologia di sottofondo, nella quale si cambiano ad hoc i nomi o le gesta dei protagonisti) o per determinate impostazioni politiche (ottimistiche o pessimistiche, a volte legate a precise ideologie: i fobici - per esempio, gli Islāmofobi, gli Anticomunisti &c. - tendono a essere pessimisti, almeno nell'ucronia, perché il loro scopo è di dissuadere i Lettori dall'indulgenza - per non dire dall'adesione - a idee o movimenti ritenuti esiziali, mentre gli utopici - per esempio gli Europeisti - tendono a essere ottimisti, perché desiderano convincere altri a dedicarsi, magari anche più concretamente che con l'ucronia, alla realizzazione di quegli ideali).

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Mancioerre:

Secondo voi, potrebbe mai l'ucronia elevarsi a "scienza"?

*Bhrg'howidhHô(n-):

Lo è già in quanto fase indispensabile della ricerca storica. Nei (più o meno ristretti) limiti in cui la Storia è fatta da uomini, questi ultimi agiscono in genere prefigurandosi le conseguenze delle proprie o altrui azioni o mancate azioni, quindi tra i compiti dello storico è ineliminabile quello di ricostruire quanto più dettagliatamente possibile tali prefigurazioni, specialmente in riferimento alle menti degli uomini che hanno relativamente più influito sulla Storia (Statisti, ma anche Opinioni Pubbliche).

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Mancioerre:

Se venissero confermate le Teorie di Everett sul multiverso, cambierebbe il modo con cui gli studiosi guardano questo filone letterario?

*Bhrg'howidhHô(n-):

Conseguentemente (e quindi prevedibilmente) sì. Se tuttavia ogni Universo del Multiverso dovesse rivelarsi comunque soggetto a una logica di cause ed effetti, verrebbe molto valorizzata la distinzione tra ucronie proprie (quelle basate sulle conseguenze logiche di un determinato mutamento storico, certo a sua volta bisognoso di motivazione) e ucronie 'paradossali', quelle che rifiutano in tutto o in parte (esplicitamente o, più spesso, implicitamente) il principio di causa e quindi in pratica diventano puri sfoghi letterarî (degnissimi in sé, come tutte le opere letterarie) senza attinenza col Multiverso. Da notare che molte volte le discussioni ucroniche consistono proprio in un 'processo' all'ucronia per stabilire se sia propria o paradossale!

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Mancioerre:

L'ucronia può essere posta al pari della sociologia (in senso comtiano) o ne è una diretta conseguenza?

*Bhrg'howidhHô(n-):

Ne è piuttosto una conseguenza, perché la Sociologia in senso comtiano include anche la Storia reale, su cui si basa per ricavarne Leggi umane universali che a loro volta costituiscono parte dell'impalcatura su cui costruire le ucronie.
Non dobbiamo però dimenticare che sono possibili anche ucronie non basate sulla Sociologia (bensì, per esempio, sulla sola Geologia o sulla Paleozoologia o sull'Astrofisica ecc. ecc.)

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Mancioerre:

Qual è lo scopo delle mappe ucroniche e in cosa consistono?

*Bhrg'howidhHô(n-):

Sono concentrati del massimo numero di informazioni (nel caso, informazioni ucroniche) nel minimo spazio (quest'ultima variabile è fissata nelle dimensioni di una carta geografica; meno spazio ancora sarebbe accessibile solo a Informatici professionisti). Lo scopo è quindi l'efficienza comunicativa attraverso la riduzione dello sforzo di memoria connesso all'esposizione a uno spazio - il testo ucronico discorsivo - non dominabile visivamente da un solo colpo d'occhio. Naturalmente, questi concentrati possono esprimersi in mappe solo quando l'ucronia ha rilevanza geografica; altrimenti, se si riferisce solo ad aspetti non direttamente espressi dalla superficie terrestre (per esempio, un'ucronia sulle mutazioni genetiche dell'uomo), la carta geografica non è pertinente. Le mappe ucroniche sono dunque concentrati del massimo numero di informazioni ucroniche di rilevanza geografica nello spazio di una cartina.
Di fatto, sono indistinguibili dalle carte di un atlante storico, se non per il fatto che la realtà che illustrano non ha mai avuto luogo. Va notato che, come negli atlanti storici usuali, la realtà illustrata è soprattutto la distribuzione del potere politico sul territorio (anche se sono possibili e periodicamente ricorrono ucronie - in questo caso più precisamente utopie, anche se non nel senso comune del termine - di tipo geografico fisico, come per esempio un diverso andamento delle coste).

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Mancioerre:

Credo sia vitale il bagaglio filosofico, politico, logico dell'autore nell'evolversi dell'ucronia (credo che un autore orientato politicamente verso un sistema di governo o economico tenderà a scrivere in maniera diversa da un autore che ha pensieri opposti). Voi che ne pensate?

*Bhrg'howidhHô(n-):

Lo è sempre e a maggior ragione nell'ucronia, se e in quanto si basa su (esplicite o implicite) premesse di tipo politico (v. sopra). Questo è uno dei motivi per cui le ucronie più coltivate riguardano la Seconda o la Prima Guerra Mondiale (perché alcune delle idee politiche connesse, in particolare l'Europeismo, sono ancora legate a quelle attuali). Una spia della particolare sensibilità ai dibattiti politici del momento - anche effimeri o manifestamente propagandistici - è l'insistenza su temi 'neo-con' come lo Scontro di Civiltà (che in ucronia corrisponde al paradigma Persia contro Grecia, Partia contro Roma, Islām contro Cristianità, Cina contro Europa, U.R.S.S. contro America e in generale Oriente contro Occidente - o, almeno, questa è la rappresentazione mitologica che se ne fanno gli Occidentalisti).

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Mancioerre:

Cosa si prova quando si conclude un'opera di questo genere?

*Bhrg'howidhHô(n-):

La netta sensazione di aver arbitrariamente scelto solo una o poche possibilità rispetto alle innumerevoli che la logica stretta avrebbe richiesto di trattare. Ogni ucronia è destinata a concludersi nell'infinito del Multiverso e i tentativi di sceglierne parti si basano su considerazioni quanto mai ipotetiche circa il grado di probabilità di ciascuno scenario oppure si rivelano 'spudoratamente' come scelte estetiche dell'Autore, quindi diventano sempre più Letteratura non storica e sempre meno Storia. D'altra parte, poiché lo scopo di un'ucronia può benissimo essere di tipo estetico-letterario e non scientifico-storico, il grado di cura dei particolari, l'effetto realistico (da distinguere dal vero e proprio realismo in quanto aderenza alla realtà) e simili tecniche appunto estetiche possono produrre una grandissima soddisfazione, sia sull'Autore (generalmente tuttavia critico, perché le sue aspirazioni tendono ad andare oltre il livello ogni volta raggiunto) sia su alcuni Lettori appassionati (e pigri...).

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Mancioerre:

Il fatto che l'ucronia abbia un così stretto legame con il passato (anche solo per le conoscenze storiche necessarie) non la rende forse il genere fantascientifico più legato alla realtà? e per l'incredibile libertà di scelta di temi che offre (cosa cambiare, come cambiarlo....), non può considerarsi quello con più ampia varietà di temi?

*Bhrg'howidhHô(n-):

La fantascienza è, dal punto di vista logico, un sottoinsieme dell'ucronia, anche se di fatto è così sviluppata che, sulla base appunto del criterio bibliografico (quanta più bibliografia è dedicata a un argomento, tanto più quest'argomento ha diritto di essere considerato come disciplina a sé stante), deve essere considerata disciplina a sé, per cui l'ucronia per antonomasia diventa l'ucronia-non-fantascientifica.
Poiché gli elementi di divergenza rispetto alla realtà tendono a essere abbastanza modesti nell'ucronia-non-fantascientifica rispetto a quelli della fantascienza (o ucronia-fantascientifica), l'impressione è certo quella di un maggiore realismo (anche se non va dimenticato che la fantascienza può permettersi di partire dalla premesse 3. o 4. illustrate sopra e quindi di essere non un'ucronia in senso stretto, ma uno scenario del futuro, quindi di per sé possibile, mentre l'ucronia è per definizione impossibile - almeno nel nostro universo - in quanto presuppone che qualcosa nel passato sia stato diverso: è il punto debole iniziale dell'ucronia, il fatto che il punto di divergenza non viene adeguatamente giustificato e inevitabilmente non può esserlo).

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Mancioerre:

È mai capitato, od è comunque possibile, che un'ucronia riesca involontariamente ad anticipare la realtà (riguardo a scoperte scientifiche, mode)?

*Bhrg'howidhHô(n-):

Naturalmente è possibile (a rigor di termini solo indirettamente, se consideriamo ucronia ciò che si riferisce al passato: l'ucronia proietta in un passato non accaduto ciò che realmente accadrà in futuro, quindi di fatto si trasforma in una specie di scenario 'allegorico' del futuro e in ciò cessa di essere propriamente ucronia); non solo: fondamentale nella Storia è il ruolo che le ucronie legate a idee politiche hanno avuto nella creazione di compagini politiche o comunque nelle violenze attuate per creare tali compagini (dominante in Europa, ad esempio, è stato il ruolo dei miti delle Nazioni originarie nei conflitti geopolitici che hanno, tra le proprie conseguenze, creato strutture di potere note e percepite come Stati Nazionali; sull'argomento ci si potrebbe dilungare molto).

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Mancioerre:

Le ucronie hanno investito tutti i campi della realtà storica (politico, economico, filosofico, sportivo)?

*Bhrg'howidhHô(n-):

Evidentemente sì, anche se il primato cronologico e quantitativo resta alle ucronie politiche.

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Mancioerre:

Su quale aspetto si sono concentrate (quello politico forse?)?

*Bhrg'howidhHô(n-):

Per l'appunto e in particolare sulla geografia storico-politica (perché le mappe ucroniche sono un concentrato più facile da realizzare e da leggere rispetto ad altri tipi di ucronie concentrate; parte della facilità è a sua volta dovuta al fatto che gli atlanti storici sono uno dei mezzi di comunicazione più efficaci nel riassumere la Storia e quindi anche le ucronie-da-atlante-storico sono le più apprezzate). Inoltre, teniamo sempre presente che al livello di analisi geografico-storico-politico appartiene uno dei più potenti ideali di mobilitazione geopolitica mai immaginati dall'Uomo, l'unificazione del Mondo o, in sua vece, la creazione del più grande Impero del Mondo (molte ucronie girano intorno a temi del genere - e non solo le ucronie: lo stesso Nazionalsocialismo, al di là delle ucronie che continua a suscitare, perseguiva con chiara franchezza un ideale del genere).

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Mancioerre:

Qual è lo stile di scrittura maggiormente adottato?

*Bhrg'howidhHô(n-):

Breve descrizione di un momento storico; definizione chiara del punto di divergenza (cosa non succede o cosa invece succede in più); inizio di una cronologia della Storia che ne consegue (eventualmente e raccomandabilmente con indicazione delle ramificazioni alternative possibili, che tendono a diventare infinite).
L'estremo opposto, talvolta praticato, è una descrizione apparentemente normale di una situazione storica, della quale il Lettore gradualmente si rende conto che è differente - e per quali motivi - da quella reale: per esempio, uno scambio epistolare tra due persone, dalle cui parole si evince che il Mondo è dominato da una Germania vincitrice della Seconda Guerra Mondiale.
Una variante più rara è quella di partire dalla premessa n° 2. e chiedersi cosa sarebbe stato necessario per, ad esempio (sempre per rimanere nello stesso tipo di ucronia molto praticato), far vincere alla Germania la Seconda Guerra Mondiale: definito l'obiettivo, si individuano momenti critici precedenti a quelli che lo hanno storicamente reso irrealizzabile (nel caso, la sconfitta del 1945) e si prova a introdurre punti di divergenza (per esempio, una diversa conduzione della campagna del 1941) esaminandone poi le logiche (o probabili) conseguenze fino all'obiettivo enunciato.
Evidentemente, in tutti questi casi il punto debole è che il punto di divergenza storicamente NON è avvenuto e ciò per precise e ineluttabili cause precedenti: qui bisogna sottolineare che l'ucronia cerca punti di divergenza non tanto genericamente possibili (giacché a rigore tutto ciò che non è successo si è rivelato di fatto impossibile, per un motivo o per l'altro), bensì "fuori sistema": se infatti definiamo "casuale" non certo ciò che avviene senza causa, ma ciò che avviene per una causa ESTERNA al sistema che scegliamo di prendere in considerazione (per esempio: si stanno per svolgere importanti elezioni, arriva un'epidemia che uccide tutta la popolazione tranne uno speleologo che al momento si trovava in un grotta, allora lo speleologo superstite viene nominato dalla Nazioni Unite unico rappresentante legittimo dello Stato spopolato e di conseguenza ne diventa presidente; in questa vicenda, l'epidemia è il fattore fuori sistema, cioè fuori dal sistema politico delle elezioni, mentre ovviamente non è affatto fuori sistema se consideriamo, invece che lo Stato in sé, tutto il Mondo, non solo umano), allora i punti di divergenza consistono di solito in un evento causato da forze esterne a, per esempio, il sistema geopolitico di un determinato momento storico e quindi apparentemente "casuale".
Ovviamente, quanto più grande è il sistema considerato (per esempio, il Mondo intero, uomini e no), tanto meno spazio rimane alla casualità; se prendiamo in considerazione l'intero universo, restano materia di discussione soltanto le variazioni quantistiche e dunque si va nel Multiverso (in tutti gli altri casi, cioè praticamente sempre, l'ucronia si rivela come un assurdo dal punto di vista storico-naturale).

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Mancioerre:

Cosa consigliate a chiunque voglia intraprendere la scrittura di un'ucronia?

*Bhrg'howidhHô(n-):

In ordine decrescente di importanza:
> non avere impegni di lavoro o di famiglia e non provare rimorso per tutte le occasioni di vita perdute a causa della 'droga' ucronica;
> esercitare senza pietà la logica (basandosi sempre su misurazioni quanto possibile esatte);
> disporre di materiali di consultazione storica ricchi e facili da interrogare;
> se possibile, essere in grado di disegnare mappe ucroniche precise e magari vistosamente colorate;
> non considerare le (inevitabili) polemiche come un'ingiustizia.
Carissimi saluti, tuo *Bhrg'howidhHô(n-).

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Ed ecco le risposte di Never75 alla stessa intervista:

Mancioerre:
Come nasce un'ucronia?

Never75:
Credo che questa domanda abbia una sola ed unica risposta. Provare ad analizzare un avvenimento storico (preso a caso o che più ci interessa) e provare ad ipotizzare uno sviluppo u-cronologico (neologismo inventato da me in questo istante!) possibile. Niente di più e niente di meno.

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Mancioerre:
Cos'ha di affascinante questo genere? Cosa direste ad una persona totalmente ignara di cosa sia, per spiegargli in cosa consiste e perchè vi ha appassionato?

Never75:
A me piace la Storia in generale, e la conosco piuttosto bene. Per cui mi ha sempre interessato provare ad immaginare un futuro futuribile o alternativo partendo proprio dalle basi della Storia vera . Cioè ipotizzare come un POD (Point Of Divergence) apparentemente banale avrebbe potuto mutare i destini del Mondo e di milioni, forse miliardi di persone.
Inoltre credo che le ipotesi c.d. “ucroniche” anche se in passato non si chiamavano certo così, in realtà si son sempre fatte, almeno dai tempi di Tito Livio….E’ un modo come un altro per riflettere sul nostro presente (vero) e le cause o conseguenze che ci hanno portato a questo. Esagero un po’ ma credo che praticare ed allenarsi con la storia alternativa-ucronica possa essere un eccellente metodo anche per comprendere meglio le dinamiche della storia “vera”.

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Mancioerre:
Nel realizzare un'ucronia sono più importanti le conoscenze storiche o la fantasia?

Never75:
Credo che le conoscenze storiche siano essenziali per non scrivere sciocchezze od ucronie altamente improbabili.
Da parte mia ho sempre optato per ucronie possibili od altamente probabili piuttosto che per altre completamente campate in aria e senza appigli con la storia reale.
In modo particolare ho sempre amato i POD apparentemente insignificanti che alla lunga determinano conseguenze inimmaginabili, specie sul medio-lungo-lunghissimo periodo.
Un esempio tra tanti: sarebbe stata pensabile una riunificazione tedesca se Edoardo Augusto principe di Kent avesse avuto un figlio maschio al posto della famosissima Vittoria che avrebbe potuto ereditare assieme alla corona inglese anche quella dell’Hannover? Idem per Enrico VIII e Caterina d’Aragona. Se avessero avuto un figlio maschio anziché Maria (La Sanguinaria) ci sarebbe stato comunque lo strappo del “Defensor Fidei” da Roma?
Per me un’ucronia è tanto più bella, quanto più le sue basi sono solide e pertanto si basano su presupposti certi nella storia reale, anche se poi le conseguenze da cui quella parte possono essere anche enormemente diverse dalla Storia effettiva.
La fantasia invece è importante per realizzare il canovaccio successivo al POD. Anche questa è una qualità essenziale, anche se più criticabile. Infatti, per i rischi di cui sopra, ho sempre storto un po’ il naso a leggere conseguenze ucroniche che partono da presupposti altamente improbabili. Anche qui, solo per fare un esempio, un capolavoro riconosciuto come “The man in the high castle” (“La svastica sul sole” nella traduzione italiana - sic!) di Philip K. Dick pur essendo profondo come libro in sé e dall’elevato valore letterario, tuttavia sviluppa conseguenze ucroniche altamente irrealistiche partendo da POD quasi irrealizzabili.
Idem per “Romanitas” di Sophia Mc Dougall. Anche qui
L'espediente usato per far sopravvivere l'Impero è quantomeno absurdum:in pratica l'Imperatore Pertinace avrebbe scoperto il complotto dei Pretoriani contro di lui ed avrebbe mandato a morte i congiurati e dimezzato gli effettivi della Guardia per evitare simili pericoli in futuro!
Un caso a parte poi meriterebbero alcuni scrittori di romanzi c.d. storici che, forse senza conoscenze di causa, scrivono delle vere e proprie ucronie riscrivendo la Storia come garba loro.
Un esempio tra tutti, la (pessima) quadrilogia di Conn Iggulden su Giulio Cesare. Da farsi diventare calvi a furia di strapparsi i capelli dalla rabbia!

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Mancioerre:
Secondo voi, potrebbe mai l'ucronia elevarsi a "scienza"? Se venissero confermate le Teorie di Everett sul multiverso, cambierebbe il modo con cui gli studiosi guardano questo filone letterario?

Never75:
A mio modesto avviso l’ucronia è un genere letterario e basta. Non ho mai cercato di fornire alle mie ucronie un significato più “filosofico” o “scientifico” si quanto meritassero.
Per me le diverse tipologie di ucronie (simmetrizzanti, discronie, distopie , ecc.) dipendono più dai gusti dei singoli ucronauti. A me non piacciono particolarmente quelle simmetrizzanti (ed infatti ne ho realizzate davvero pochissime con questo modus-operandi perché le giudico altamente irrealistiche) e preferisco di gran lunga le altre.

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Mancioerre:
L'ucronia può essere posta al pari della sociologia (in senso comtiano) o ne è una diretta conseguenza?

Never75:
Forse può essere una sua conseguenza in quanto, specie per le ucronie che partono da POD recenti oppure quelle in cui le sue conseguenze giungono fino ai nostri tempi se non oltre, riflette in qualche modo la mentalità di chi scrive e del periodo in cui viene scritto.
In poche parole l’Autore di siffatte ucronie riflette e riassume nel suo racconto le paure ed i timori della Società nella quale vive ed interagisce, mettendola a nudo.
Questo comportamento, del resto, però è identificabile anche nella fantascienza c.d. classica e perfino in alcuni film horror.

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Mancioerre:
Qual'è lo scopo delle mappe ucroniche e in cosa consistono?

Never75:
Hanno lo scopo di illustrare meglio le conseguenze di alcuni POD. E secondo me, se ben realizzate, aiutano nella riflessione futuribile ancora di più che una cronologia sia pure ben scritta.

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Mancioerre:
Credo sia vitale il bagaglio filosofico, politico, logico dell'autore nell'evolversi dell'ucronia (credo che un autore orientato politicamente verso un sistema di governo o economico tenderà a scrivere in maniera diversa da un autore che ha pensieri opposti). Voi che ne pensate?

Never75:
Senz’altro. Come detto sopra è naturale che un uomo possa immaginare un futuro alternativo e, non vivendolo, se lo immagina. L’ucronia in questo caso assolve perfettamente alla funzione banalmente definita nel linguaggio comune “valvola di sfogo”.
Da parte mia, a parte alcune ucronie dichiaratamente satiriche dall’inizio alla fine (vedi questa o quest'altra), ho cercato di non far pesare più di tanto le mie idee politico-filosofico-religiose, molte volte ipotizzando io stesso realtà alternative nelle quali non avrei mai desiderato vivere! Alla fine, però, è solo un gioco e poi si torna tutti a casa…

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Mancioerre:
Cosa si prova quando si conclude un'opera di questo genere?

Never75:
Soddisfazione, credo. Specie se l’ucronia viene apprezzata dai colleghi o perlomeno suscita un qualsivoglia interesse.

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Mancioerre:
Le ucronie hanno investito tutti i campi della realtà storica (politico, economico, filosofico, sportivo)? Su quale aspetto si sono concentrate (quello politico forse?)?

Never75:
Io ho quasi sempre sviluppato ucronie di tipo politico, anche perché sono quelle che alla fine decidono il futuro dell’Uomo o del Pianeta.
Se nel 2006 la Francia avesse vinto i mondiali al posto dell’Italia, non credo che nelle nostre vite sarebbe cambiato granché. Avremmo solo stappato qualche bottiglia in meno…
Per passione personale, però, apprezzo anche le ucronie “artistiche”.

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Mancioerre:
Qual è lo stile di scrittura maggiormente adottato? (domanda più tecnica e meno interessante)

Never75:
Io non amo particolarmente le cronologie, le trovo un po’ troppo fredde. Preferisco di gran lunga la stesura mo’ di romanzo. Questione di gusti.

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Mancioerre:
Cosa consigliate a chiunque voglia intraprendere la scrittura di un'ucronia?

Never75:
Di documentarsi prima di tutto sulla Storia (quella vera!) e di studiarla bene per non scrivere strafalcioni innanzitutto. Poi si può parlare di ucronizzarla.

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Anche Falecius dice la sua:

Mancioerre:
Come nasce un'ucronia?

Falecius:
Ho poco da aggiungere alle osservazioni di
*Bhrg'howidhHô(n-), ma direi che nasce dalla basilare domanda "e se... ?". Spesso nella storia si trovano eventi improbabili, o le cui conseguenze sono talmente grandi, che puo' sorgere spontaneo domandarsi di un loro differente esito, a volte più "realistico".
Pensiamo a quanto singole persone, come Napoleone Bonaparte, il profeta Muhammad o Alessandro di Macedonia hanno segnato il mondo in cui vivevano in modi che agli stessi contemporanei dovevano apparire incredibili. Certamente il loro successo non può essere attribuito solo a loro (come dice Brecht, Alessandro non conquistò l'India da solo) ma il loro genio e le loro visioni individuali gli hanno permesso di agire in modo rilevante sulla Storia. Almeno, così verrebbe da pensare.
Ricollegandomi al discorso di
*Bhrg'howidhHô(n-) sulle ucronie neutralizzanti, si potrebbe verificare la validità di quanto sopra tentando di costruirne una in cui Napoleone non sia mai nato, o muoia durante la Rivoluzione, etc. La ritengo una operazione difficile (il che mostrerebbe l'effettivo significato della presenza di Napoleone nella storia) ma potrebbe essere una sfida interessante.

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Mancioerre:
Cos'ha di affascinante questo genere? Cosa direste ad una persona totalmente ignara di cosa sia, per spiegargli in cosa consiste e perchè vi ha appassionato?

Falecius:
È sempre la questione dell' "E se... ". L'ucronista ama sviluppare questa questione. Altri la trovano priva di interesse e di costrutto, e spesso nella mia esperienza si tratta di persone poco sensibili al fascino della Storia in generale.

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Mancioerre:
Nel realizzare un'ucronia sono più importanti le conoscenze storiche o la fantasia?

Falecius:
Le conoscenze storiche, almeno per la maggior parte di queste ucronie.

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Mancioerre:
L'esistenza di vari tipi di ucronie ("simmetrizzanti","neutralizzanti", eucronie, discronie..) deriva dal fatto che ci sono vari modi di poter cambiare l'esito di un evento e l'evoluzione storica?

Falecius:
Credo che il fattore principale siano le inclinazioni dell'autore.

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Mancioerre:
Secondo voi, potrebbe mai l'ucronia elevarsi a "scienza"? Se venissero confermate le Teorie di Everett sul multiverso, cambierebbe il modo con cui gli studiosi guardano questo filone letterario?

Falecius:
No. L'ucronia è un genere letterario ed una pura speculazione e non credo che sarà mai elevabile a "scienza" più di quanto non lo siano la commedia o il sonetto.

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Mancioerre:
L'ucronia può essere posta al pari della sociologia (in senso comtiano) o ne è una diretta conseguenza?

Falecius:
Non vedo particolari relazioni con la sociologia. Ma devo ammettere che Comte mi suscita uno scarsissimo interesse.

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Mancioerre:
Qual'è lo scopo delle mappe ucroniche e in cosa consistono?

Falecius:
Concordo con la risposta di
*Bhrg'howidhHô(n-).

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Mancioerre:
Credo sia vitale il bagaglio filosofico, politico, logico dell'autore nell'evolversi dell'ucronia (credo che un autore orientato politicamente verso un sistema di governo o economico tenderà a scrivere in maniera diversa da un autore che ha pensieri opposti). Voi che ne pensate?

Falecius:
Non è automatico, ma di fatto questo accade per qualsiasi genere letterario. L'ucronia, riguardando spesso fatti politici, accentua queste differenze. Tuttavia l'ucronista, come lo storico "vero" dovrebbe cercare di essere obiettivo.

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Mancioerre:
Il fatto che l'ucronia abbia un così stretto legame con il passato (anche solo per le conoscenze storiche necessarie) non la rende forse il genere fantrascientifico più legato alla realtà?

Falecius:
Sì e no. Salvo che nei paradigmi di Multiverso ne dovrebbe essere la più lontana in quanto descrive cose dichiaratamente impossibili (mentre la fantascienza si distinguerebbe dal fantasy per proporre eventualità sì immaginarie ma presentate e ritenute POSSIBILI: l'ucronia vi rientra comunque, sia adottando Multiversi, che la rendono possibile, sia perché in essa generalmente si rispettano le leggi fisiche note). 
D'altra parte ribadisco che, avendo un legame con la storia, può spesso accadere che si colleghi a dibattiti politici presenti, caratteristica che ha in comune che il parente stretto che e' il genere utopico (che interseca la fantascienza senza farne completamente parte: del resto anche l'ucronia nasce in modo indipendente dalla fantascienza, e in connessione con l'utopia letteraria).

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Mancioerre:
E per l'incredibile libertà di scelta di temi che offre (cosa cambiare, come cambiarlo....), non può considerarsi quello con più ampia varietà di temi?

Falecius:
Non credo. La varietà di temi della fantascienza è talmente impressionante che non saprei come discutere di questa affermazione.

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Mancioerre:
Le ucronie hanno investito tutti i campi della realtà storica (politico, economico, filosofico, sportivo)? Su quale aspetto si sono concentrate (quello politico forse?)?

Falecius:
Quello politico senz'altro.

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Mancioerre:
Qual è lo stile di scrittura maggiormente adottato? (domanda più tecnica e meno interessante)

Falecius:
Molti di noi usano delle cronologie annalistiche, che sono un utile frame per inserire od organizzare vicende più elaborate.

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Mancioerre:
Cosa consigliate a chiunque voglia intraprendere la scrittura di un'ucronia?

Falecius:
Studiare la storia, studiare la storia, studiare la storia.

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C'è anche il contributo del Marziano:

Mancioerre:
Come nasce un'ucronia?

Marziano:
Ogni volta c'è una genesi un po' diversa dalle altre. Può capitare che ci si ponga la fatidica domanda"Cosa sarebbbe succeso se.....". In effetti, gli eventi storici, nei quali il cambiamento di un minimo punto, in un aspetto apparentemente marginale, provoca alla fine un risultato molto diverso, sono davvero tanti. Ci è stato sempre detto che, con i " se" e con i "ma", la Storia non si fa. In Francia gira una versione un po' diversa che dice che, con i se e con i ma, si imbottiglierebbe Parigi. Certo è che spesso le vicende storiche seguono un concatenarsi di cause, in cui se ne manca una, il risultato cambia. E' oggetto di discussione, fino a che punto il cambiamento è sostanziale. Un classico è il nasino di Cleopatra. A parte che il fascino della Faraona di cui sopra, si basava su ben altri "argomenti", alcuni dei quali stanno più giù del naso, altri più sopra (era una donna davvero intelligente) certo che un naso più corto, forse avrebbe davvero cambiato gli eventi. Dalla riflessione su tali punti, nasce il primo germe del racconto Ucronico.

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Mancioerre:
Cos'ha di affascinante questo genere? Cosa direste ad una persona totalmente ignara di cosa sia, per spiegargli in cosa consiste e perchè vi ha appassionato?

Marziano:
Credo che l'esempio appena fatto dovrebbe dare già qualche risposta. Perché mi ha appassionato? Se vi dicessi che, forse, potrei trovare mille motivi, tutti ottimi, a che, in definitiva, sono in relazione ad un particolare: trovo la vita "reale" forse non proprio gratificante come vorrei e mi auguro che, negli eventuali "mondi" fantastici, di cui, in definitiva appunto fantastico, ci siano degli altri "me stesso" (si fa per dire. Magari si chiamano con il mio stesso nome, ma sono degli altri "se stessi", non dei "me stesso", da Cattolico so bene che la mia anima immortale è solo mia) che, tanto per fare un esempio, hanno ancora i genitori, hanno una migliore realizzazione professionale, magari hanno anche qualche soldo in più che non guasta. E, soprattutto che siano meno peccatori di me.

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Mancioerre:
Nel realizzare un'ucronia sono più importanti le conoscenze storiche o la fantasia?

Marziano:
A pari merito.

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Mancioerre:
L'esistenza di vari tipi di ucronie ("simmetrizzanti","neutralizzanti", eucronie, discronie..) deriva dal fatto che ci sono vari modi di poter cambiare l'esito di un evento e l'evoluzione storica?

Marziano:
Sì. Se John Kennedy sopravvive all'attentato, se l'attentato non ha proprio luogo, se, al contrario, muore in guerra, oppure se il fratello maggiore sopravvive alla Guerra, oppure se muoiono entrambi ed è la sorella Katrine che tenta la scalata alla Casa Bianca prima di Geraldine Ferraro e di Hillary Clinton, magari con più successo di loro, sono solo alcuni dei tanti esempi di ucronie che scaturiscono dal solo evento "Attentato di Dallas".

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Mancioerre:
Secondo voi, potrebbe mai l'ucronia elevarsi a "scienza"?

Marziano:
Sì e no. Intendiamoci. Posseggo un volume, prima edizione italiana IL SAGGIATORE 1967, scritto e pubblicato negli USA qualche anno prima "L'anno 2000". Ebbene, ci credete che ci hanno "azzeccato" molto poco? E dire che gli Autori erano un team di più quotati esperti nei vari campi. Rimarrà sempre & solo un genere letterario. Ciò non toglie che, come per la sua "cugina ", la Fantascienza, sarebbe auspicabile che, come già sta avvenendo oltre oceano, sorgessero delle Cattedre universitarie al riguardo. SF ed Ucronia hanno molto in comune (almeno a mio avviso), al punto che l'ucronia può essere considerata una branca della SF. Si tratta di forme moderne del fantasticare, legate all'innovazione tecnologica. Possono aiutare a creare un ponte tra cultura umanistica e cultura scientifica. Proprio la presente tesi (che nasce, se ho ben capito, da una ricerca sulla teoria del Caos) ne è un esempio.

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Mancioerre:
Se venissero confermate le Teorie di Everett sul multiverso, cambierebbe il modo con cui gli studiosi guardano questo filone letterario?

Marziano:
Onestamente, non credo che siano confermabili e, quand'anche fossero confermate, non penso che gli studiosi guarderebbero con occhi diversi la letteratura in genere. Ripeto, un ponte tra le due culture è più che auspicabile, ma non è temerario pensare che, la presente generazione di studiosi, cresciuti (tranne qualche lodevole eccezione) nel culto dello scientismo più deteriore, non è in grado neppure di porsi il problema.

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Mancioerre:
È mai capitato, o è comunque possibile, che un'ucronia riesca involontariamente ad anticipare la realtà (riguardo a scoperte scientifiche, mode)?

Marziano:È  SUCCESSO PROPRIO A ME! Nel 2006 scrissi un'ucronia nella quale accennavo alla nascita di una nuova Chiesa Uniate. la Chiesa Cattolica di RITO ANGLICANO. Ebbene, nel 2009, ho visto che qualche cosa del genere, non chiamata così, ma sostanzialmente simile a come l'avevo pensata, una Chiesa, unita e sottomessa a Roma, ma replica liturgica e disciplinare delle chiese anglosassoni del Medioevo, è sorta per davvero, in seguito alla sottomissione a Roma di circa un milione di anglicani tradizionalisti.

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Questo è il commento conclusivo del grande *Bhrg'howidhHô(n-):

Come si può osservare dal confronto delle diverse risposte fornite, la massima divergenza sussiste in relazione alle domande sui varî tipi di ucronia, sulla scientificità dell’ucronia, sul rapporto con le teorie sul Multiverso e sul rapporto con la Sociologia. In realtà, circa la scientificità dell’ucronia non esistono concrete divergenze: è evidente che la storiografia differisce dalle scienze naturali perché manca della possibilità di esperimento, in quanto si occupa di fatti più... precisi (per esempio: una scienza naturale come la Paleontologia ricostruisce com’era in generale ogni dimetrodonte - tanto per scegliere un animale preistorico qualsiasi - in quanto uguale a ognuno dei proprî simili, anche se si può basare sui resti di un dimetrodonte specifico, laddove la Storia si interessa alla ricostruzione di questo stesso dimetrodonte specifico in quanto singolo e alla sua biografia individuale, anche se ovviamente in ciò deve far tesoro delle conclusione che la paleontologia, con le sue generalizzazioni, le offre). La Storia non è dunque scienza (generalizzatrice e predittiva) come le scienze naturali e di conseguenza non ha, almeno per il futuro prossimo, alcuna possibilità di formalizzazione matematica ESAUSTIVA (bensì solo statistica).

È interessante che le principali caratteristiche delle Scienze Naturali siano, almeno in teoria, l’obiettivo anche della Sociologia. In questa prospettiva, l’Ucronia non può certo ambire ad altrettanto; al massimo può, appunto, sfruttare le conclusioni (per quanto provvisorie) della Sociologia inserendole nel proprio armamentario logico (insieme alle nozioni geopolitiche ecc.ecc.): in tal senso l’Ucronia si può presentare come “conseguenza” della Sociologia, non certo come sua pari.

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UCRONIA E STORIA

L’unica questione davvero proponibile è se l’Ucronia sia o meno parte integrante della Storia (ovviamente intesa come Storiografia, non come Avvenimenti, giacché per definizione l’Ucronia non ha mai avuto luogo). La proposta che ho fatto è che l’Ucronia sia fondamentale nello studio storico e precisamente che si debba collocare nella ricostruzione - ovviamente ipotetica, ma obbligatoria (altrimenti non si ha Storiografia, bensì mero Catalogo di Fonti, senza dubbio veridicissimo, ma innegabilmente futile) - delle intenzioni dei “Personaggi Storici”. La Storiografia si differenzia infatti dalla ricostruzione legale (per esempio in un processo) perché ricerca SEMPRE le cause dei fatti storici (non limitandosi mai alla semplice ricostruzione dei fatti); nei fatti causati - anche solo in parte - da uomini (che questi ultimi fossero o no totalmente regolati dall’istinto non è rilevante), le intenzioni degli uomini sono cause concretissime, per quanto ardue da ricostruire in forma dimostrabile. Per esempio: nella storia della Seconda Guerra Mondiale, la ricostruzione degli scopi di guerra di Hitler, Stalin, Churchill, Mussolini, Roosevelt, ma anche di Goering, Goebbels, Himmler, Hess, Vittorio Emanuele II, Ciano &c. è tappa obbligatoria della Storiografia dopo la ricostruzione dei fatti anteriori al 1. settembre 1939 (o a data più tarda per Roosevelt, Mussolini & c.) e prima della ricostruzione dei fatti successivi al 1. settembre 1939. Come i documenti sono necessarî alla ricostruzione evenemenziale, ma non garantiscono una ricostruzione univoca né soprattutto assicurano la totale corrispondenza della ricostruzione dei fatti con la realtà effettivamente accaduta, a maggior ragione i documenti (e le considerazioni geopolitiche, sociologiche, psicologiche &c.) non arrivano a fornire tutti gli elementi che desidereremmo per ricostruire le intenzioni di Hitler e degli altri (non ce li fornirebbe neppure un resoconto psicanalitico pluridecennale - peraltro utilissimo, se fosse esistito - di Hitler), eppure siamo costretti a tentare una ricostruzione di tali intenzioni, perché le intenzioni (conscie o no) sono esistite davvero e sono state davvero tra le cause principali delle azioni, quindi rinunciare alla scommessa ricostruttiva (per ragioni di insufficienza documentaria) sarebbe come perdere un oggetto in una strada buia e rinunciare a cercarlo appunto perché manca la luce: o accettiamo di cercare a tentoni oppure rinunciamo a recuperare l’oggetto perduto (fuor di metafora: o ci sporchiamo le mani cercando di indovinare - chiaramente senza verificabilità - le intenzioni dei Personaggi Storici oppure rinunciamo a fare gli Storici e casomai andiamo a fare i Telecronisti Sportivi, che descrivono ciò che tutti vedono e di norma non si interrogano sulle cause dei fatti; questo sia detto entro il secolare dibattito sull’oggetto della Storiografia).

Si noti che questo tipo di ucronie - quelle che sono parte integrante della Storiografia - è molto restrittivamente limitato, non può concedere niente al puro piacere letterario e anzi, più che in ucronie libere, consiste in visioni - che solo oggi sono retrospettive - di ciò che per i protagonisti erano previsioni future. Solo entro questi confini l’Ucronia è parte della Storia (che poi vogliamo definire la Storia “Scienza” o no non ha più importanza, perché è comunque chiaro che non si tratta di Scienza nel senso di Scienza Naturale).

Altra questione è costituita dalle ucronie che - per qualsiasi ragione - non coincidono di fatto con alcuna intenzione o previsione mai fatta da Personaggi Storici (più o meno noti). Questo insieme di ucronie non è parte integrante della Storia. Può coincidere con la descrizioni di Ergocronotopi diversi dal nostro (entro il Multiverso)? Dipende interamente dalla Teoria del Multiverso. Interessa agli Ucronisti? Dipende dagli interessi di ciascuno. Costituzionalmente non è necessario che gli Ucronisti siano interessati al Multiverso; prevedibilmente, alcuni lo saranno e altri no: in ogni caso tale interesse non influenza (se non forse, superficialmente, la scelta di alcuni temi?) i meccanismi della produzione di ucronie. La domanda però riguardava l’interesse dei Teorici del Multiverso per l’ucronia: in questa prospettiva mi pare quasi evidente che, una volta - indipendentemente (ed eventualmente) - dimostrata la Teoria, se tale dimostrazione fosse formulata in termini da rendere concepibile l’eventualità di Ergocronotopi in cui alcune Ucronie (purché coerenti con le Leggi Fisiche locali) siano realtà, i Teorici del Multiverso diventerebbero cultori appassionatissimi di Ucronia. L’Ucronia non cambia, ma l’interesse scientifico (in senso proprio e duro) per questa branca della Letteratura sì.

Analoga considerazione vale per le classificazioni delle ucronie: l’Ucronia non cambia in funzione delle classificazioni, i singoli Ucronisti tuttavia possono ovviamente essere influenzati da tali classificazioni; il fatto stesso che i pareri si siano addensati intorno alle ucronie simmetrizzanti costituiscono una dimostrazione di questa influenza. Tutto ciò mostra che dunque in realtà non ci sono vere divergenze nelle risposte e mi è sembrato utile esplicitarlo, perché le apparenze potevano suggerire il contrario e far apparire un contrasto dove invece non c’è.

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UCRONIE “SIMMETRIZZANTI”?

Inversamente, la concordia registrata in apparenza sulla cautela rispetto alle ucronie simmetrizzanti può nascondere qualche sorpresa. È un fatto innegabile che quanti hanno pubblicamente risposto sinora hanno preferito (per ‘caso’ o per scelta) scrivere ucronie non simmetrizzanti (se non, al massimo, in occasioni rare e limitate), forse anche perché l’ucronia integralmente simmetrizzante deve rinunciare a una delle caratteristiche di maggior successo dell’ucronia, l’applicazione di criterî di probabilità generale (per chiarire il concetto è bene ricordare che nell’ucronia integralmente simmetrizzante - uso il termine semplicemente per riferirmi a un genere letterario praticato - tutti i Personaggi Storici ricompaiono praticamente con identico nome e cognome, ma con ruoli reciprocamente scambiati, il che in effetti rappresenta, tra tutte le possibilità teoriche, un’eventualità relativamente remota).

D’altra parte, in almeno due punti l’ucronia simmetrizzante (anche se non integralmente tale) pone questioni di ineliminabile rilevanza per la stessa riflessione sulla Storiografia:

1) le “Personalità della Storia” sono uniche e irripetibili o invece prodotti abbastanza necessarî di un preciso momento storico?

2) Se si sceglie come livello di analisi il piano etnico anziché quello delle persone, un certo grado di macrodeterminismo può coincidere con la rappresentazione simmetrizzante?

Anzitutto va premesso che per queste due domande non è detto che ci sia diversità di risposte tra Ucronisti; sono aspetti finora non affrontati espressamente in questa discussione. Certo, la risposta più generale a entrambe sarà probabilmente un “Dipende; non è detto; a volte sì e a volte no”; il massimo cui si può arrivare è che è possibile, ma non obbligatorio, che:

1) in mancanza di una determinata Personalità della Storia (perché non è nata o perché ha fatto un altro mestiere o per altri motivi ancora) ne emergano altre (eventualmente anche persone già note alla Storiografia) ne svolgano un ruolo (fino a un certo punto) abbastanza simile;

2) come sul piano dell’interazione tra persone, anche su quello dell’interazione tra masse di persone (in pratica: tra popoli) si creino ruoli ‘ricorrenti’ (anche senza insistere troppo sul determinismo), per cui in assenza dell’egemonia di un ethnos (per qualunque motivo ucronico) si abbia l’egemonia di un altro.

Fin qui si tratta di considerazioni banali, ma notiamo che comunque hanno rilevanza - benché indiretta - sulla funzione storiografica dell’Ucronia. Da un lato, infatti, se le intenzioni e le previsioni delle Personalità della Storia hanno diretta influenza sul corso degli eventi (in quanto determinano almeno alcune decisioni influenti prese dalle Personalità in questione), queste intenzioni si trovano a interagire in ogni fase biografica di tali Personalità con le intenzioni, i desiderî, le proiezioni ecc. di altre persone (pur in sé non assurte al ruolo di Personalità della Storia) ed è quindi atto di precisione storiografica - anche se le difficoltà e le insufficienze documentarie sono ancora maggiori che nella prassi normale - tener conto, per esempio, di cosa avrebbero fatto (in particolare: di cosa avrebbero avuto intenzione di fare) Hess o Rosenberg o altri al posto di Hitler (se quest’ultimo fosse stato ‘meno presente’, cioè scomparso prima o si fosse ritirato in pensione anticipata o dedicato ad altre occupazioni), perché le stesse decisioni di Hitler sono state verosimilmente influenzate dal calcolo di ciò che avrebbero potuto fare o volere i suoi Collaboratori.

Più in generale, quell’aspetto dell’azione delle Personalità della Storia che dobbiamo ricondurre a pressioni del Sistema (sociale, politico ecc.) su di loro deve essere considerato una sorta di costante (o almeno una forza con poche e poco significative variabili), per cui, di nuovo ad esempio, possiamo onestamente prendere in considerazione la possibilità che l’imperialismo romano ( o altri imperialismi) avrebbe seguìto un percorso tutto sommato paragonabile a quello storico effettivo perché prodotto da un grande insieme di aspirazioni, progetti, intenzioni, volontà ecc., anche nel caso che non solo ne mancassero figure storiche caratterizzanti quali Pompeo, Cesare, Traiano o Costantino, ma addirittura non ci fossero né concentrazioni di potere politico interno né mobilitazioni delle masse (certo, quest’ultima è solo una possibilità, ma le alternative veramente diverse non sono poi molte).

Dall’altro lato, inoltre, la Storia è fatta non solo dalla sommatoria degli atti più o meno intenzionali di innumerevoli singole persone, ma anche dalla pressione che l’esistenza stessa di grandissimi agglomerati umani (gli Stati, gli Imperi e sim.) esercita sulle volontà dei singoli, specialmente di quei singoli che hanno un ruolo nel Potere. Sempre per esempio, Lenin o Stalin o i Nordamericani possono essere stati disinteressati all’esercizio attivo dell’Imperialismo, ma la stessa esistenza di una Russia imperiale (anche se riorganizzata in forma di Unione Sovietica) o di un Impero Americano (anche se formulato in termini di Federazione di Libere Repubbliche) ha avuto come conseguenza che, se non fossero state perseguite politiche imperialistiche, nientemeno che l’esistenza di tali Stati sarebbe stata molto verosimilmente in pericolo (ciò non significa che sarebbero sicuramente scomparsi come Stati: basta però il pericolo di scomparsa o - indirettamente - di potenziale minaccia all’esistenza per causare negli Statisti e, a volte, nelle Opinioni Pubbliche ragionamenti sugli scenarî futuri, con conseguente riflesso sulle decisioni prese e sulle azioni intraprese).

Ciò che vale per gli Imperi sussiste anche a livello etnico già dall’Antichità e probabilmente dalla Preistoria: considerazioni “simmetrizzanti” (o fattualmente analoghe a quelle che noi oggi formuleremmo come ucronie più o meno blandamente simmetrizzanti) possono - questo basta a renderle oggetto di indagine storiografica - aver avuto un ruolo nella pianificazione geopolitica della politica romano-bizantina nei confronti dei Popoli Germanici (esempio talmente banale da rasentare la volgarità: «li induciamo a stanziarsi in Gallia e Spagna - per darci una mano contro i Bagaudi - anziché in Mesia e Tracia, troppo a ridosso della Capitale»); la spasmodica guerra endemica tra popoli dell’Europa protostorica poteva avere un senso solo se alimentata dalle reciproche (e reciprocamente percepite) intenzioni annessionistiche (Roma è stato l’unico caso di successo continuativo, ma qualunque centro successivamente divenuto Cīuĭtās o Municipio romano avrebbe potuto svolgere un ruolo analogo, da Sparta a Pisa a Milano a Burdigala ecc. ecc.); modelli di successo sono verosimilmente stati presenti alla coscienza di tribù indoeuropee grandi o piccole che tolleravano la modifica di alcuni apparentemente insignificanti dettagli delle proprie norme fonologiche perché così facendo si sentivano più vicine alle ricche comunità mesopotamiche all’epoca della prima (= iniziale) Rivoluzione Urbana.

Forse, per non creare confusione, potremmo chiamare tutto ciò come “parallelismo” anziché come “simmetria” (tanto più che quest’ultimo termine sarebbe impreciso, perché non avremmo sempre uno *scambio*, quanto piuttosto una redistribuzione di ruoli: Teoderico e gli Ostrogoti avrebbero potuto ‘anticipare’ la ricostituzione dell’Impero Romano d’Occidente in forma di - più o meno Sacro - Romano Impero e molto probabilmente i Bizantini - senza bisogno di essere dotati di virtù profetiche - hanno ben riflettuto sul tema, ma che in tal caso i Franchi dovessero svolgere il ruolo che storicamente è stato proprio degli Ostrogoti è solo una possibilità tra le tante aperte da un’ucronia come questa).

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UCRONIE “NEUTRALIZZANTI”?

La distinzione di ucronie simmetrizzanti, neutralizzanti ecc. non è funzionale all’ucronia in sé, anche se ovviamente è una classificazione obiettiva e quindi può avere un’utilità organizzativa per chi, come Mancioerre, sia interessato allo studio dell’Ucronia prima ancora che all’esercizio pratico dell’Ucronia.

Una normale ucronia che si concluda con un sostanziale (anche se difficilmente può essere totale) ritorno alla Storia nota (per esempio: non è Cristoforo Colombo ma Amerigo Vespucci a scoprire l’America, poi però tutto il resto rimane sostanzialmente uguale - ovviamente è solo una possibilità, l’altra è che invece il successivo corso degli eventi fosse davvero diverso) è già di per sé una presa di posizione con conseguenze politiche e ideologiche, perché implica che un determinato avvenimento non sia stato significativo (in quanto la sua assenza non avrebbe avuto conseguenze di rilievo) e l’attribuzione di significatività a un evento e quindi a tutti gli eventi analoghi è un giudizio squisitamente politico (è la ricerca di paralleli storici a decisioni difficili da prendere). Chiaramente, tutto ciò vale non solo per le ucronie neutralizzanti, ma per qualsiasi ucronia: ciò che importa è che anche le ucronie che in qualche misura finiscono per negare se stesse, come appunto le neutralizzanti, in realtà sono ucronie politiche (quando l’argomento è politico) a tutti gli effetti come le altre. Di fatto, anzi, sono tra le più polemiche: normalmente infatti non si fa un’ucronia neutralizzante scegliendo un punto di divergenza già evidentemente poco significativo (per mantenere l’esempio di Never75: la Nazionale francese di calcio sconfigge quella italiana ai Campionati Mondiali del 2006; o ancora più paradossale: la Regina Vittoria viene battezzata col nome di Britta anziché di Vittoria) e dimostrando che appunto non è significativo (sarebbe un’ucronia possibilissima, ma abbastanza noiosa), ma si sceglie un evento (apparentemente) molto significativo (per esempio, la deposizione di Romolo Augustolo), lo si cambia e si mostra che le conseguenze sarebbero state poche e poco importanti. È in un certo modo l’operazione inversa di quella prediletta da Never75 (individuare un fatto apparentemente minuscolo, variarlo e dedurne con rigore logico conseguenze di vastissima portata).

Quando non c’è uno scopo polemico (cioè di dimostrare che un punto di divergenza apparentemente importante non lo è in realtà), l’ucronia neutralizzante diventa una sorta di zona d’ombra: deve essere sempre tenuta in conto nel calcolo delle varie possibili conseguenze di un punto di divergenza, ma non presenta interesse a essere sviluppata, perché non produce ucronia, bensì ritorna alla Storia senza produrre alcunché in più. Mentre l’ucronia simmetrizzante è di per sé un tipo di tecnica letteraria e si può applicare a qualsiasi tipo di punto di divergenza (in fondo, è indifferente ai punti di divergenza; al limite potrebbe essere indifferente alla logica e quindi costituire qualcosa d’altro rispetto alle normali ucronie, una sorta di letteratura dell’assurdo - detto in senso tecnico e non assolutamente offensivo), l’ucronia neutralizzante è una tipica ucronia a tesi, ossia appartiene a quelle ucronie che non scelgono un punto di divergenza e poi ne indagano le conseguenze, bensì scelgono prima le conseguenze (paradossalmente, in questo caso, l’assenza di conseguenze) e poi ne individuano il punto di origine in un punto di divergenza da ricercare con cura.

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IL PUNTO EFFETTIVO DI PARTENZA

Mi sono permesso di insistere sull’ultimo punto perché - del tutto lecitamente, com’è ovvio - non è stato molto affrontato nelle altre risposte all’intervista. Ho infatti l’impressione che, se è possibile una (più o meno fine a se stessa?) classificazione delle ucronie, sia possibile e interessante una pur generalissima distinzione degli Ucronisti in quanto tali, produttori di ucronie (ossia non in quanto persone umane, dotate di interessi politici ecc.ecc.), tra Ucronisti-Logici, che - come ben illustrato nelle interviste - scelgono per i motivi più varî un punto di divergenza e lo sviluppano con rigore storiografico e (almeno) rispetto delle Leggi scientifiche, e Ucronisti-Utopici, anch’essi operanti in piena ed esclusiva conformità ai dati storici (con l’unica eccezione - per definizione, in ogni ucronia - del punto di divergenza) e al contesto scientifico, ma che partono dal risultato finale e ne cercano il più verosimile punto iniziale (di divergenza dalla Storia reale).

Da notare che gli Ucronisti-Utopici, nella maggior parte dei casi, cominciano a scrivere ‘a ricerca finita’, cioè partono dal punto di divergenza (in ciò mascherandosi, magari anche involontariamente, da Ucronisti-Logici), ma lo hanno scelto perché già avevano in mente la conseguenza cui volevano arrivare. Normalmente, gli Ucronisti-Logici propongono in grandissimo numero possibili punti di divergenza, anche nella speranza di coinvolgere altri nel loro grande lavoro di applicazione della Logica; gli Ucronisti-Utopici invece tendono a tener fermo (e magari inespresso) il traguardo finale che sta loro a cuore e periodicamente propongono (per verificarlo!) un possibile punto iniziale di divergenza che porti al traguardo pensato.

Importante: Ucronisti-Logici e Ucronisti-Utopici sono ruoli, non caratteri; la stessa persona può fare a volte l’ucronista-logico e altre volte l’ucronista-utopico (o entrambi contemporaneamente). Never75 e Riker sono spesso ucronisti-logici e propongono numerosissimi punti di divergenza, oltretutto sviluppandoli a lungo con incredibile ricchezza e dottrina; al contempo possono essere anche ucronisti-utopici, per esempio Never75 quando individua conseguenze enormi da punti di partenza apparentemente minimi: in tal caso appare chiaro che la scelta del punto di partenza non può essere stata totalmente priva di indagini preliminari, perché un punto di partenza minimo è praticamente invisibile tra i miliardi e miliardi di altri punti di partenza altrettanto minimi ma non altrettanto ricchi di conseguenze e quindi le possibilità di trovarlo per “caso” sono remote.

Esempî frequenti di ucronie da Ucronisti-Utopici (o forse piuttosto Distopici) sono quelle che cercano il più verosimile punto di divergenza che potesse portare alla vittoria tedesca nella Seconda Guerra Mondiale (o nella Prima, qui magari con grado di Distopia più controverso). Altre tipiche sono le ucronie che, in apparenza, partono dalla mancata “caduta” (ci sarebbe molto da discutere non solo sul termine ma anche e soprattutto sul concetto) dell’Impero Romano (di nome quello d’Occidente, di fatto l’intero Impero Romano in quanto unificazione politica del Bacino del Mediterraneo), in realtà però mirano ad arrivare all’Iperimpero (termine ibrido: Ipereparchia sarebbe più classico, Superimpero potrebbe essere altrettanto chiaro) di estensione quantomeno eurasiatica. In ciò si avvicinano ad analoghe ucronie a sbocco iperimperiale (basate sui Parti o sui Persiani, sui Cinesi, sugli Unni, sui Mongoli ecc.) e contemporaneamente si distanziano dalle altre ucronie che partono bensì dalla sopravvivenza dell’intero Impero Romano e che tuttavia ne ricavano conseguenze non iperimperiali (a volte possono essere simmetrizzanti, cioè dividono altri Imperi in Impero d’Oriente e Impero d’Occidente, oppure scambiano i ruoli tra Impero Romano d’Oriente e d’Occidente, o si risolvono in neutralizzanti, tornando alla Storia nota, o ancora impostano una Storia totalmente alternativa ma senza “derive” - in senso tecnico di sviluppi marcatamente divergenti - iperimperiali: particolarmente specializzato in Storie alternative di aspetto molto ‘normale’, con alternanza di fortune e sfortune per i Protagonisti, è Filobeche).

Sorge anche l’impressione che il tema dell’Iperimpero tenda a caratterizzare, almeno in sottofondo, la maggior parte delle ucronie esplicitamente utopiche (naturalmente non - o almeno non per forza - quelle implicitamente tali, come le già ricordate macroutopie da micropunti di divergenza predilette da Never75) e, a seconda delle prospettive, distopiche (come quelle sull’Iperimpero Nazionalsocialista; dal punto di vista pratico una distinzione tra utopiche e distopiche non è pertinente, perché per quanto riguarda l’ucronia in sé non esiste differenza, se non nell’impressione positiva o negativa che può suscitare; di fatto però può suonare paradossale oggi chiamare Ucronisti-Utopici gli autori di ucronie sull’Iperimpero Nazionalsocialista).

Per questo motivo e dal momento che i raggruppamenti disciplinari sono distinti in proporzione diretta alla mole della bibliografia pertinente, mi sembra lecito riconoscere l’esistenza di un numero sufficientemente alto di ucronie (scritte da Ucronisti-Utopici) di tema iperimperiale, appunto perché sono davvero scritte con uno scopo diverso da quelle dedicate puramente alle conseguenze logiche di un punto di divergenza. Farei addirittura rientrare tra le iperimperiali (pur non “eurasiatiche”) ucronie come quella intitolata "Ma Milan l'è un grand Milan" di Homer, perché anche in quel caso si prendeva in considerazione una “deriva” geopolitica con esito ad accumulo territoriale, nonostante l’evidente diversità costituita dal fatto che l’orizzonte geopolitico di una Signoria bassomedioevale era per forza più ristretto rispetto non solo all’Eurasia, ma già rispetto alla normale politica esterna di una media Potenza dell’epoca o precedente: pur con tale diversità di dimensioni, il potenziale esito dell’Ucronia Viscontea (nonché di ogni ucronia in cui l’Entità geopolitica protagonista si accresce in continuazione) era davvero iperimperiale (anche se al momento questa specifica ucronia è sospesa in uno stato di quiescenza, a motivo dell’urgenza di altre ucronie). Forse (probabilmente, ma non lo so) Homer non l’ha iniziata con pensieri da ucronista-utopico, bensì da ucronista-logico (il punto di divergenza era significativo e quindi si prestava comunque a tentazioni ucroniche): in tal caso possiamo arrivare ad affermare che, come spesso in Letteratura, l’opera (qui l’opera ucronica) non è solo una funzione delle intenzioni dell’Autore, ma anche delle letture che ne può fare il Pubblico, in particolare il Pubblico costituito dagl altri Ucronisti (senza dimenticare che tutti sono potenzialmente Ucronisti, specialmente se si dotano degli strumetni consigliati).

Un’ultima considerazione per tornare ai temi di Mancioerre: dato che l’impatto dell’Umanità sul Pianeta Terra è di sufficiente consistenza (per esempio, la “mineralizzazione” - della Biosfera - costituita dall’Urbanesimo avanzato) e che un Iperimpero (cioè una compagine politica in grado di avere il controllo egemonico relativo del Pianeta) renderebbe inutili alcune attività umane tradizionali e libererebbe risorse per altre, anche dotate di conseguenze planetarie (climatiche, idrografiche ecc.) e ulteriori, personalmente ho la convinzione che il tema dell’Iperimpero sia, tra i tantissimi, quello di più diretta rilevanza per le discussioni sul Principio Antropico e che, siccome quest’ultimo (nella sua formulazione debole, beninteso) è immediatamente in rapporto con la Teoria del Multiverso, i Sostenitori di quest’ultima incontreranno - se mai sarà possibile - gli Ucronisti in qualche punto più o meno a metà strada del percorso che, sul lato ucronico, parte proprio dall’Iperimpero.

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