"Nineveh Never Dies"
ovvero: l'Assiria eterna
La lunga storia di Ninive è visibile dalla molteplicità di stili architettonici ed artistici che caratterizzano il suo paesaggio, rendendola una delle più affascinanti e visitate città al mondo. Eppure questa splendida capitale, tra antichi palazzi e moderni grattacieli, ha rischiato varie volte di essere conquistata da eserciti stranieri animati da pessime intenzioni.
Si contano in particolare cinque grandi assedi che la città subì in vari momenti della sua storia plurimillenaria. Ripercorreremo uno per volta tutti i cinque storici assedi che la città di Ninive è riuscita a superare. Per questa serie di articoli non potevamo ovviamente che scegliere come titolo quello della celebre canzone "Nineveh Never Dies" dei Rolling Stones.
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Primo assedio
Anno: 612 a.C.
Assedianti: coalizione composta da babilonesi, medi e altri iranici
Il primo grande assedio subito da Ninive risale a moltissimo tempo fa, il 612 a.C. A quel tempo l'Assiria era già una grande potenza e aveva sottomesso vari popoli vicini. Alcuni anni di micidiale siccità, tuttavia, misero in crisi la produzione agricola, che all’epoca si basava su tecniche alquanto primitive e dipendeva molto dalla regolarità delle piogge. Il sistema militare assiro puntava fortemente sulla produzione di cibo per poter sfamare gli eserciti che venivano mobilitati per le campagne militari. Il segreto della superiorità assira sui popoli conquistati era proprio la capacità di schierare velocemente un grande numero di armati e di spostarli senza che fosse necessario portarsi dietro il cibo o procurarselo localmente: lungo le principali strade del regno erano stati approntati magazzini appositamente per i soldati. La siccità ed il conseguente calo della produzione determinarono da una parte una crisi di credibilità dei sovrani, che non sembravano più beneficiare del sostegno degli dèi e quindi subivano complotti e ribellioni, e dall'altra lo svuotamento dei magazzini con indebolimento dell’esercito.
Di questa crisi avevano approfittato i medi, una popolazione che gli assiri avevano in precedenza sconfitto e obbligato a un’alleanza subalterna. Formata una coalizione con altre tribù iraniche, come quelle dei cimmerii, degli sciti e dei persiani, avevano cominciato ad attaccare una dopo l’altra le città assire. Particolare clamore aveva suscitato la conquista di Assur: si trattava della prima capitale del regno assiro, che era rimasta il principale centro religioso, soprattutto in onore alla divinità principale degli assiri antichi, che portava appunto quel nome. Per questo motivo, quando era caduta nelle mani dei medi la città del potente Assur, nume della guerra, molti pensarono che i giorni del popolo assiro fossero contati. Anche il sovrano di Babilonia, a sua volta ribelle nei confronti della potenza assira, era rimasto favorevolmente impressionato dalla caduta della città, e subito dopo aveva stretto un’alleanza con i medi.
Il sovrano assiro Sin Shar Ishkun, mentre si preparava per subire l'assedio della sua capitale, apprese da alcuni sacerdoti del tempio di Shamash, dell'invenzione di un’arma segreta, denominata alito di Shamash. Si trattava, in pratica, di una mistura fortemente infiammabile, a base di bitume reperibile naturalmente nei dintorni della città. L’esatta formula non è mai stata accertata, ma si pensa si trattasse di una sorta di primitivo napalm. Arrivati i giorni dell’assedio, gli assiri inviarono un finto traditore presso il campo dei nemici, avvisandoli di un punto debole nelle mura. Secondo la leggenda, inizialmente i medi dubitarono della sua onestà, e il finto disertore per dimostrare di essere sincero sfidò a duello sette guerrieri medi. Poiché non si trattava di un soldato qualunque, ma di una delle migliori guardie del corpo del sovrano, egli riuscì a sconfiggere tutti i nemici, e a ingannare i nemici inducendoli a pensare che godeva del favore degli dèi per la sua sincerità.
Fu così che l’esercito invasore si concentrò su un punto specifico delle mura e, dopo combattimenti comunque lunghi e sanguinosi, riuscì ad aprirvi una breccia. Gli invasori, esaltati dall’avere finalmente creato un ingresso, si riversarono all’interno con grande slancio, senza avere il minimo sospetto di ciò che li stava aspettando: gli assiri gettarono loro addosso una grande quantità di alito di Shamas, con effetti devastanti: i soldati medi si gettavano a terra nel tentativo vano di spegnere le fiamme, mentre altri inorriditi tentavano di scappare, calpestando i propri compagni. Gli assiri si avventarono su di loro facendone grande strage.
Al di là delle grandi perdite di quella giornata, l’esercito assediante fu decimato dalla paura: varie tribù si ribellarono al comando comune e si rifiutarono di combattere, rompendo l’alleanza. Sfarinata la coalizione iranica, il solo esercito babilonese restava a insistere nell’assedio, e Sin Shar Ishkun uscì orgogliosamente ad affrontarlo. L’alito di Shamash fu usato ancora una volta, e anche se si rivelò più complicato da usare in campo aperto ebbe comunque un efficace effetto psicologico sui nemici, che a un certo punto si diedero alla fuga e furono, come capita in tali casi, massacrati in gran numero.
Ninive uscì quindi salva dal primo grande assedio della sua storia e anzi, quei giorni posero le basi per la gloria successiva dell'Assiria. Fra le tribù che avevano voluto abbandonare l’assedio c’era anche quella diretta dal persiano Kurush, re di Anshan. Negli anni successivi i medi vollero vendicarsi dei sovrani che consideravano dei traditori, e quando finalmente riuscirono a conquistare Anshan sterminarono la famiglia di Kurush. Si salvò solo un neonato, con lo stesso nome del nonno, che uno dei servitori riuscì a portare via.
Dopo un viaggio di alcuni anni, il servitore riuscì a portare il bimbo in Assiria. Egli non aveva modo di presentarsi a corte, anche se avrebbe voluto presentare il bambino come legittimo pretendente al regno di Anshan, che i medi avevano annesso. Un astrologo di corte, tuttavia, rivelò al re Assur Uballit III che era arrivato a Ninive un bambino straniero che sarebbe diventato un grande guerriero e non sarebbe mai stato sconfitto da uomo. Il sovrano, che era privo di figli, decise di trovarlo e di adottarlo. Kurush fu quindi educato come un guerriero assiro tra i guerrieri assiri ed ebbe poi modo di vendicarsi dei medi distruggendo completamente il loro impero e facendoli scomparire dalla storia. L'epopea di Kurush è una delle opere epiche assire più conosciute e racconta in versi poetici tutte le campagne di Kurush da giovane comandante e quelle successive da sovrano, quando, per ordine del padre adottivo sul letto di morte, assunse il nome di Assur Uballit IV.
Aspetto curioso, la profezia dell'astrologo di corte di Assur Uballit III si avverò quando il suo successore morì in battaglia ma non ucciso da un uomo: a sconfiggerlo in duello fu infatti Tomiris, giovane e indomita regina del popolo nomade dei massageti. Assur Uballit IV morì così lontano dalla propria capitale, sulle rive orientali del Mar Caspio, lasciando al suo successore il compito di distruggere l'ultimo e il peggiore dei nemici dell'Assiria: Babilonia. Il suo successore fu appunto Sargon III, universalmente noto come il distruttore di Babilonia.
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Secondo assedio
Anno: 336 a.C.
Assedianti: Filippo II di Macedonia e alleati greci
Il secondo assedio di Ninive fu ad opera del combattivo Filippo II di Macedonia. Ma facciamo qualche passo indietro, per comprendere come si arrivò all’assedio della nostra celebre città.
Dopo la conquista di Babilonia da parte di Sargon III, l’Assiria si era ritrovata a essere l’unica grande potenza del Vicino Oriente. Appena al di là dei domini assiri si trovava l’Egitto, che però era un alleato e comunque tra i due paesi c’era il piccolo regno di Giuda a fare da cuscinetto. I sovrani assiri successivi a Sargon III approfittarono di questa situazione geopolitica stabile per dedicarsi alla costruzione di città, strade ed acquedotti.
L’opera più grandiosa di quegli anni fu probabilmente la ricostruzione di Akkad, anticamente la capitale dell’accadico Sargon I, che gli assiri consideravano come proprio progenitore. La città fu ricostruita soprattutto per utilizzare i materiali ricavati dallo smantellamento di Babilonia, di cui Sennacherib II non volle far restare traccia. Akkad comunque non fu ricostruita per essere una capitale, il ruolo di Ninive non era in discussione. Piuttosto sostituì Assur, la capitale spirituale che non si era mai completamente ripresa dalle distruzioni dei medi.
Nella parte occidentale dell’Asia Minore si trovava la Lidia, altro regno alleato. I sovrani lidi erano piuttosto alieni alle virtù militari: molto più importante per loro era il commercio. Il ricco regno di Lidia esercitava una notevole influenza sulle città-stato greche, seminando discordie e provocando continue guerre tra le città più importanti come Atene, Sparta e Tebe. Grazie a questa politica maliziosa e spregiudicata, i lidi si assicuravano che i bellicosi greci non rappresentassero un pericolo per loro.
La situazione in occidente cambiò in seguito al progressivo rafforzamento della Macedonia, un regno barbarico progredito via via grazie al contatto con greci e lidi. Filippo II, l’ultimo e il più ambizioso dei suoi sovrani, cominciò a intervenire sistematicamente nelle diatribe greche, e ben presto la sua spada cominciò a risultare più pesante dell’oro lidio. Filippo ottenne la supremazia sulle città greche e le sottomise al proprio comando. Anche il giovane figlio Alessandro era uno strumento della sua ambizione: Filippo lo fece educare da Aristotele, il più famoso tra i sapienti greci, e sin dall’adolescenza gli concesse compiti di comando militare, per prepararlo a diventare un grande condottiero.
Nel 338 a.C., Avuta notizia che il re di Lidia, l’anziano Creso IV, era caduto malato, Filippo II decise che fosse il momento giusto per tentare di sottomettere il ricco regno asiatico. Egli tuttavia sapeva che la Lidia riponeva la sua sicurezza anche nella protezione della potente Assiria, e che quindi non avrebbe potuto semplicemente invaderla in armi. Aveva bisogno che fosse la Lidia stessa a sottomettersi. Per questa ragione decise di inviare suo figlio Alessandro a trattare con i lidi per un’alleanza, che avrebbe celato in realtà una forma di sottomissione.
Gli assiri, che avevano spie anche nel palazzo di Filippo, decisero di contrastare la manovra diplomatica. Salmanassar IV decise di inviare a sua volta uno dei suoi figli, il futuro Shamshi-Adad V a proporre ai lidi il rinnovo dell’alleanza con l’Assiria. Di fatto una sfida tra le due missioni diplomatiche.
Alessandro impressionò la corte di Lidia con il suo eloquio, la sua bellezza e il suo portamento autorevole più di quanto riuscì a fare il principe assiro suo rivale. Quest’ultimo, per tentare di rovesciare le sorti di quella partita diplomatica gli propose una sfida: nella città di Gordio si trovava un carro legato ad un palo, con un nodo considerato inestricabile. Se uno fra loro due fosse riuscito a sciogliere il nodo, l’altro avrebbe dovuto accettare di tornare a casa a mani vuote.
Alessandro, al quale toccò in sorte di tentare per primo, per varie ore alternò momenti di riflessione a tentativi puntualmente falliti. Alla fine, forse temendo che il suo avversario potesse tentare il giorno seguente e riuscire, decise di chiudere la contesa impedendogli di partecipare: recise dunque il nodo con la spada. Shamshi-Adad, furioso, impugnò all'istante un giavellotto e lo scagliò contro il principe macedone, trafiggendolo in modo mortale.
A quel punto la guerra era inevitabile, poiché Filippo II intendeva vendicare il sangue di suo figlio con quello dell’intero popolo assiro. Di lì a poco l’esercito greco-macedone attraversò l’Ellesponto. L’esercito assiro, dopo lunghi anni di pace, non era così pronto al combattimento. Un primo contingente inviato contro i greco-macedoni fu spazzato via nella battaglia del Granico, e qualche mese dopo Filippo sconfisse un esercito assiro ancora più numeroso a Isso. La superiorità dei macedoni era tattica: la loro solida fanteria, schierata in ordine serrato nella formazione chiamata falange, era in grado di schiacciare gli avversari come un rullo compressore e la cavalleria macedone, temprata dalle lotte contro traci ed illiri, era potente e tenace.
A questo punto, Salmanassar IV comprese che avrebbe avuto bisogno di una buona strategia per salvare la sua nazione dalla furia distruttrice dei macedoni. Si rinchiuse quindi nella sua capitale Ninive, ordinando invece a suo figlio Shamshi-Adad, al comando delle truppe mobili, si dirigersi a nord, verso le montagne di Urartu. La sua idea era quella di costringere Filippo a fare una scelta: inseguire l’assassino di suo figlio ma avventurandosi tra aspre montagne e allontanando i propri soldati dal bottino che speravano di raccogliere nelle ricche città dell’Assiria centrale, oppure assediare la capitale, ma con il rischio di vedersi piombare addosso altre truppe assire che già si stavano raggruppando contro di lui.
Filippo scelse di assediare Ninive, temendo che ammutinamenti o imboscate avrebbero potuto falcidiare il suo esercito e vanificare le vittorie già ottenute. I greco-macedoni erano ben organizzati ed avevano al seguito dei combattenti numerosi ausiliari che subito furono messi al lavoro per costruire le opere d’assedio lungo l’ampio perimetro della città. Salmanassar aveva intenzione di usare la sua città esattamente come i macedoni usavano la falange: per fissare il proprio avversario, tenerlo cioè ingaggiato a combattere mentre la cavalleria, muovendosi intorno, poteva attaccare il nemico sui fianchi o alle spalle. La cosiddetta tattica dell’incudine e del martello.
Filippo non era uno sprovveduto, ed aveva inviato alcune parti del suo esercito a presidiare le principali vie che conducevano a nord, per guardarsi da un eventuale ritorno dell’esercito di Shamish-Adad. Ciò che non sapeva, tuttavia, era che gli assiri conoscevano dei passi segreti fra le montagne che permettevano loro, in caso di necessità, di aggirare le strade principali. Shamish-Adad per giunta rinunciò alla fanteria, ai carri e agli elefanti per muoversi solo con i cavalieri. In questo modo riuscì ad aggirare gli avversari che avrebbero dovuto sorvegliare i suoi movimenti, per puntare poi su Ninive.
L’arrivo improvviso dei rinforzi assiri spiazzò i greco-macedoni: Filippo non aveva tempo di recuperare i soldati dispersi lungo il perimetro della città, e di riassemblare la sua falange. Doveva accontentarsi di combattere con la sola cavalleria. Nella furiosa battaglia che ne seguì i macedoni lottarono valorosamente ma una freccia scoccata dalle mura della città (secondo la leggenda, scoccata dallo stesso Salmanassar) trafisse Filippo II. Quando i macedoni si accorsero della morte del loro re decisero di interrompere il combattimento e ritirarsi con le sue spoglie. Un buon numero di greci e macedoni, che non aveva partecipato alla battaglia, si disperse. In parte i fuggitivi furono inseguiti e catturati dall'esercito assiro, che li ridusse in schiavitù. Altri semplicemente di mescolarono alla popolazione locale, lì dove riuscirono a trovare accoglienza. Ancora molti anni dopo la battaglia c'erano in Assiria reduci greci oppure figli di questi ultimi capaci di parlare la lingua greca.
A Filippo II sarebbe succeduto il figlio Filippo III, che a differenza dell'amato Alessandro non era considerato particolarmente intelligente. La politica del paese fu gestita soprattutto dalla sua regina, della quale i vari generali macedoni cercarono di contendersi i favori. Alcuni di essi riuscirono, intrigo dopo intrigo, a crearsi dei piccoli domini personali e a fondare delle dinastie. L’Assiria nel frattempo rafforzò il suo controllo su Urartu, l’Iberia e l’Albania, stabilizzando il confine settentrionale del mondo assiro in corrispondenza della catena montuosa del Caucaso.
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Intermezzo:
Il Processo
Scrivendo questa parte di
Nineveh Never Dies, mi sono reso conto che si erano determinate delle
variazioni, non trascurabili, su un piccolo paese del Vicino Oriente che ha
avuto una grande importanza non tanto a livello geopolitico, quanto per la
spiritualità. Mi riferisco ovviamente alla Giudea, che in questa TL non conosce
la conquista babilonese, la distruzione del Tempio e la deportazione della sua
élite. La redazione della Tanakh e del Talmud sarebbe stata probabilmente più
tarda e frutto di memorie meno traumatiche. Forse non ci sarebbero state tante
profezie sull'avvento del Messia, visto che la dinastia davidica avrebbe regnato
sul paese fino a Crasso (vi ricordate? Crasso sconfigge l'ultimo re della
dinastia davidica poco prima della disfatta di Carre, anche se poi Roma non
annette il paese, che resta semplicemente un alleato). Mi sono chiesto allora se
una certa storia sarebbe potuta accadere anche senza l'attesa di un Messia e in
presenza di un vero re, seppure di una dinastia nuova e meno prestigiosa
rispetto a quella davidica.
Ho provato a raccontare allora del processo forse più famoso e importante per la
cultura occidentale, nell'ambito di queste differenti condizioni. Spero che lo
troviate interessante, buona lettura.
Il sole era già alto, ma il
re entrò nella stanza del trono ancora abbigliato in maniera approssimativa,
dopo che i servi lo avevano disturbato nel pieno di un incontro amoroso in corso
dalla notte precedente. Ad attenderlo c’era Pilato, ministro del regno,
responsabile dei soldati, dei pubblicani e delle spie. Pilato era stato inviato
da Roma dopo la stipula del trattato di amicizia con cui il Senato aveva
cancellato certi grossi debiti contratti dal piccolo regno di Giudea. Il re si
accomodò sul prezioso trono e interpellò il suo ministro:
- Perché mi hai fatto destare a quest’ora, Pilato? Notizie importanti da Ninive
o da Roma? Bisogna forse preparare l’esercito?
- Nulla di tutto questo, vostra maestà. - rispose Pilato, mentre si accarezzava
le guance rasate e lisce, secondo l’uso dei romani. Faceva sempre così quando
era pensieroso.
- E allora cosa c’è? Questa notte dovevo dedicare le mie attenzioni alla nuova
concubina, una giovane gemma d’Egitto. Prima che mio ministro sei stato mio
precettore, ma ricordati sempre che la tua vita è nelle mie mani, non
disturbarmi per questioni sciocche!
- Vostra maestà - rispose Pilato alzando finalmente lo sguardo verso di lui - se
vi ho fatto disturbare a quest’ora inopportuna è perché quel Gesù che abbiamo
fatto sorvegliare in questo momento è sottoposto al processo del Sinedrio.
- Lo hanno catturato? - sbottò il re, esprimendo stupore ma anche un sottile
entusiasmo, per che in cuor suo voleva conoscerlo. - Ma come si permettono,
senza la mia autorizzazione?
- Ora comprendete perché vi ho fatto chiamare, Vostra Maestà? Che cosa
desiderate fare?
- Io sono il Re di Giuda. Posso lasciare che loro processino da soli qualche
adultera o qualche profanatore del sabato, ma quell’individuo trascina il
popolo, e tutto ciò che trascina il popolo può essere una minaccia per chi
esercita il potere. Quindi è una minaccia contro di me. A proposito, la nostra
spia non ha impedito il suo arresto?
- No, Vostra Maestà. Sembra che sia stato proprio lui a consegnarlo, per la
modesta somma di trenta pezzi d’argento. Sono mortificato, mi avevano assicurato
che fosse uomo di cui potersi fidare. -
A queste parole il re si innervosì, e replicò in modo sprezzante.
- Non mi interessa la tua desolazione, dovrai pagare un prezzo per questo
errore! - Poi, calmandosi, si ricordò del fatto che comunque il suo ministro
Pilato era stato inviato dal Senato di Roma in cambio di generosi aiuti, e che
non poteva liberarsene senza arrecare fastidio, se non seria offesa, ai romani.
Dopo qualche altro istante di silenzio, il re si alzò in piedi e cominciò a
camminare: - Voglio che sia portato qui. Chiama subito il capo delle guardie, e
digli di andare a prendere questo Gesù al Sinedrio. Che non torni indietro senza
di lui.
Trascorse poco più di un’ora, quando le porte della grande sala del trono si
aprirono e l’uomo di nome Gesù apparve alla vista del re. Indossava una logora
tunica e aveva un volto sofferente. Evidentemente era già stato percosso strada
facendo. Nei suoi occhi c’era tuttavia una luce di vita. Doveva essere un uomo
forte e in piena salute, nonostante tutto.
Le guardie lo condussero in avanti, superando via via le colonne della sala.
Ciascuna colonna era adorna di uno scudo di bronzo. In passato si trovavano al
tempio, dove li aveva messi l'antico re Roboamo, il nuovo re aveva voluto
trasferirli nel suo palazzo per dimostrare dove risiede il vero potere. Un
capriccio di gioventù che aveva provocato non pochi problemi, visto che il
popolino, sobillato dal sommo sacerdote di allora, aveva gridato al furto
sacrilego.
Il prigioniero avanzò con capo basso, scalzo e con i polsi legati, finché il re
fece cenno alle guardie di fermarsi. Anche lui si alzò quindi dal trono e andò
incontro al prigioniero, per parlargli da vicino.
- Dunque tu sei il famoso Gesù. Sai chi sono io? Parla!
- Tu sei il re, Bar Abbas, figlio di tuo padre. Ho visto il tuo volto sulle
monete. -
Gli altri presenti nella stanza rimasero sbalorditi da una risposta tanto
insolente. Nessun "maestà" o “signore”. Osava parlare al re come si parla a uno
qualsiasi dei suoi sudditi. Il soldato che era di fianco al prigioniero
d'istinto lo colpì con un pugno sul lato del volto esposto verso di lui. Poiché
si trattava di una guardia scelta del palazzo reale, ed aveva anche il dorso
della mano coperto di ferro, il colpo fece girare la testa al prigioniero e gli
provocò una ferita che fece immediatamente gocciolare sangue sul pavimento. Il
prigioniero Gesù tossì una o due volte e poi voltò la testa porgendo alla
guardia l'altra guancia. Ma non arrivarono altri colpi, perché il re riprese a
parlare:
- Mi hanno raccontato l’aneddoto delle monete. Quando ti hanno domandato se
fosse giusto pagare tributi a me. Brillante risposta, quella che hai dato,
diplomatica. Sai perché ti hanno fatto quella domanda? Perché dicono che tu
appartenga alla casa di Davide e volevano sapere se mi rispetti come tuo re.
L’affermazione del re fece scaturire un immediato mormorio nei presenti. Correva
voce, infatti, che Gesù fosse discendente della famosa dinastia che aveva
regnato sul paese per secoli e secoli, e che tutti consideravano estinta dopo la
morte del re Mattàt nella battaglia di Megiddo contro il romano Crasso e la
contestuale sparizione del giovane principe Eli. Il re nel frattempo continuava
a parlare:
- …allora io voglio sapere se veramente tu discendi da Mattàt ed Eli e se
intendevi ribellarti al mio potere. Dimmi la verità, posso essere magnanimo con
te, non credo che tu sia mai stato pericoloso. Potrei schiacciarti in qualunque
momento... e quindi posso anche perdonarti.
Dunque, tu sei della stirpe di Davide? Tu credi di essere il vero e legittimo re
di Giuda?
- Tu lo dici, io lo sono. Ma il mio regno non è di questo mondo.
- Che cosa significa? Il tuo regno si trova forse sulla Luna? Oppure è un regno
invisibile?
- Nel Regno dei Cieli non esiste la fame e non servono monete per comprare cibo.
Dove il cuore degli uomini è puro, libero dalla cupidigia e dall’invidia. Un
mondo dove non esistono l’inganno, il furto e la violenza.
- Posso entrare a visitare il tuo regno? Sono curioso di vedere come funziona… -
A questa domanda tutti si misero a ridere. Ormai sembrava chiaro che questo Gesù
era un pazzo, e che il re si sarebbe divertito a prenderlo in giro.
- E’ più facile che un cammello passi per la cruna d'un ago. - rispose Gesù. -
In verità ti dico: non avresti alcun potere su di me, se non ti fosse stato dato
dall’alto.
- Dall’alto? E da chi, da quel profeta volato in cielo, Elia? A proposito,
qualcuno dice che tu sia lui tornato dal cielo. Tu credi in questa sciocchezza?
- Non è passato un giorno intero da quando ho conversato con lui e Mosè. -
Un fortissimo grido si levò dal lato destro della sala. A pronunciarlo, un uomo
con un lungo abito nero. Era il Sommo Sacerdote, Càifa. Affatto imbarazzato di
aver interrotto l'interrogatorio, Càifa si prese da solo la parola:
- Vostra Maestà, come avete sentito, quest'uomo è un bestemmiatore come mai se
n'erano mai visti in secoli di storia del nostro popolo. Egli ha detto che i
precetti non servono a nulla, perché basterebbe amare il Signore e amare il
prossimo. Ha negato l'utilità dei sacrifici al Tempio, dichiarando che è più
efficace, alle orecchie dell'Altissimo, la preghiera sincera di un uomo pentito,
ovunque pronunciata. Comprendete? Ha attaccato le basi di tutto ciò in cui
crediamo, permettendosi anche di danneggiare i commercianti che lavorano nel
Tempio. Intende sobillare perfino le nostre donne, raccontando loro che il
ripudio è un illecito, e che se i loro mariti prendono una nuova moglie
commettono adulterio. Quest'uomo deve morire!
Il re tornò quindi a rivolgersi a Gesù: - Vedi? Al Sinedrio hai fatto una
notevole impressione. Pensano che tu sia una minaccia per tutto ciò in cui
credono. Se ti lascerò nelle loro mani, morirai di una morte indegna e dolorosa.
E’ forse questo che vuoi? Smettila di prendermi in giro con storie su regni
celesti, conversazioni con i profeti e altre sciocchezze. Confessa e avrai una
morte molto più onorevole e molto meno dolorosa di quella che il Sinedrio è
ansioso di applicare. -
Gesù restò in silenzio per alcuni secondi. Poi, quando sembrava che volesse
tacere definitivamente, rispose al re: - Io non sono venuto nel mondo di mia
spontanea volontà, ma da parte di colui che mi ha mandato. Per rendere
testimonianza alla verità.
- La verità, che cos'è la verità? - Esclamò Pilato, per poi guardarsi intorno
imbarazzato. Forse pensava di parlare tra sé e sé, e invece aveva parlato con un
tono tale che tutti nella sala lo avevano sentito.
- Pilato, smettila di fare filosofia e disponi che questo individuo sia
riportato presso il Tempio!
- Vostra Maestà - rispose con voce sommessa Pilato - debbo ricordarvi che voi
avete già preso la decisione di non lasciare il prigioniero al Sinedrio
facendolo condurre qui. Questo ormai è il vostro processo…
- Che cosa intendi dire, romano?
Vostra Maestà, se mi è permesso di dirlo senza provocarvi fastidio, voi avete
avocato un processo alla vostra competenza. Il processo presso il Sinedrio lo
avete in questo modo annullato, e solo un vostro verdetto può condannare il
prigioniero. Ne va della vostra credibilità di sovrano, dovete pronunciare una
sentenza. Di assoluzione oppure di condanna.
- Non sai forse che io, essendo il re, posso disporre come voglio?
- Certamente maestà, ma vi devo avvisare che a Roma si parlerebbe molto male di
voi se si venisse a sapere che celebrate dei processi solo per gioco e poi li
annullate restituendone la competenza a un tribunale religioso. Anche dal punto
di vista politico, non è un bel messaggio. Soprattutto Tiberio, l’uomo più forte
a Roma in questo momento, potreste pensare che siete un alleato volubile e
capriccioso...
- Che tu sia maledetto, Pilato! Avresti dovuto lasciarmi ai miei impegni invece
di coinvolgermi in questa annosa vicenda! -
Dopo aver detto questo, quasi come se si fosse improvvisamente ricordato di Gesù
fermo a pochi passi da lui, tumefatto e sofferente, tornò a rivolgersi a lui: -
Come vedi, non sarai restituito al Sinedrio, sarò io a emettere la sentenza e
sono ormai in procinto di farlo. Hai intenzione di dire qualcosa prima che io ti
condanni a morte? Perché io sto per condannarti a morte, ne sei consapevole? Tu
che sei così bravo a parlare, inventa una frase che mi stupisca e mi faccia
cambiare idea. Oppure, visto che parli con i profeti e disponi di un regno nei
cieli, mostraci qualche prodigio. Fulmini, magari legioni di angeli che vengano
a salvarti. Fallo e capirò che non sei un bugiardo e un vigliacco. -
Gesù alzò gli occhi e, con uno sguardo perso nel vuoto, disse soltanto: - Padre,
perdona loro, perché non sanno quello che fanno. -
- No, non mi ha stupito affatto, Gesù della casa di Davide. Scriba, prendi nota
della mia sentenza:
Oggi, 14 nisan dell’anno ventisettesimo del mio regno, è stato condotto innanzi
a me Gesù Bar Joseph.
Egli era stato condotto inizialmente presso il Sinedrio con l’accusa di
bestemmia aggravata e ripetuta, tuttavia io ho deciso di avocare a me il
processo, per la più grave accusa di tradimento e cospirazione contro il mio
regno.
Ho interrogato l’accusato ed egli ha assunto un contegno privo di rispetto, e mi
ha arrecato oltraggio tentando di fingersi pazzo per evitare la mia condanna.
Giudico, in modo irrevocabile, che egli è colpevole di tradimento e
cospirazione, e per questa ragione dispongo che sia messo a morte.
Giudico, in modo irrevocabile, che egli è colpevole anche di oltraggio e lesa
maestà, pertanto dispongo che prima della messa a morte subisca le pene della
fustigazione e la flagellazione.
Questo è quanto ho deciso, nella mia infinita saggezza, e che sia riportato
nell’archivio delle notizie del regno.
- Hai scritto tutto, scriba?
- Ho scritto, Vostra Maestà. - Rispose il funzionario senza nome.
- Bene, portatemi l’anello con il sigillo!
Subito un’ancella si avvicinò con un cuscino e sopra vi era l’anello con il
sigillo. Il re prese l’anello e lo indossò, quindi provvide ad apporre il
sigillo sulla sentenza di condanna. In quel momento, il re ebbe un attimo come
di smarrimento. Pilato non se ne accorse, impegnato com'era a parlare a tutti i
presenti:
- L'esecuzione avrà luogo nella giornata odierna, in modo da non lasciare in
sospeso la questione fino a dopo la festività di Pesach. Era già in programma la
crocifissione di due malfattori, che si provveda a reperire una terza croce per
Gesù Bar Joseph, nel frattempo che subirà la pena accessoria della fustigazione
e della flagellazione. -
Tutto era deciso, ormai. Le guardie presero di forza Gesù e lo trascinarono
fuori. Furono più violenti rispetto a prima, perché ormai il processo era
finito, e avevano per giunta saputo che il prigioniero sarebbe stato ridotto
molto male. Uno strattone in più non avrebbe fatto differenza. Anche Càifa e gli
altri del Sinedrio uscirono, lieti e soddisfatti di aver ottenuto la condanna
che si aspettavano, e con loro anche vari servitori. Pilato rimase da solo con
il re, e solo allora si rese conto che qualcosa in lui non andava.
- Vostra Maestà, vi sentite bene? Mi sembrate turbato.
- Pilato, credo di avere avuto una visione.
- Che cosa avete visto?
- Ciò che ho visto forse mi tormenterà per il resto della mia vita.
- Ha a che fare con l'uomo che avete appena condannato, Vostra Maestà? -
Il re annuì con un cenno del capo. Pilato, senza sapere come affrontare quel
momento di turbamento, disse soltanto: - Io pensavo che voi lo avreste congedato
come innocente.
- Egli non era colpevole di alcun crimine. Nonostante questo, ho avuto paura di
lui sin dal primo istante e ho voluto condannarlo, per eliminarlo.
- Sarà eliminato infatti. Entro poche ore sarà morto, e tutto sarà finito.
- No Pilato, sarà solo l'inizio...
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Terzo assedio di Ninive
Anno: 116-117
Assedianti: Romani, guidati dall'Imperatore Traiano
Tra gli storici assedi di Ninive, il terzo fu quello che andò più vicino alla presa della città. A condurlo, l'Imperatore romano Marco Ulpio Traiano, l'uomo che condusse l'Impero Romano alla massima espansione. Ma torniamo indietro e vediamo come Roma divenne una grande potenza, al punto da scontrarsi con l'Assiria.
Roma cominciò la sua ascesa nella seconda metà del IV secolo a.C., quando sconfisse etruschi e sanniti. Successivamente i romani si volsero contro le città greche italiote, guidate da Taranto. L'avanzata di Roma fu rallentata dall'intervento del Re dell'Epiro Pirro e successivamente dall'ascesa del suo luogotenente Antioco. Figlio di un generale di Filippo II di Macedonia di nome Seleuco, Antioco riuscì a sconfiggere in varie occasioni i romani e fondare una propria dinastia che a lungo ostacolò l'avanzata romana. In un secondo momento, cadute Taranto e Siracusa, la dinastia si trasferì in Macedonia, dove, nel corso delle guerre civili che sconvolgevano il paese, riuscì a soppiantare la dinastia regnante precedente, quella degli antigonidi. Fu solo nel 64 a.C. che i romani riuscirono ad avere definitivamente ragione della stirpe di Antioco, con la sconfitta e uccisione di Antioco XIII da parte del generale romano Gneo Pompeo.
Pompeo fu anche il primo romano che stabilì rapporti diplomatici ufficiali con l'Assiria. Egli visitò Ninive e scrisse un resoconto sulla città pieno di ammirazione. Proprio il suo atteggiamento, nonostante le grandi vittorie che aveva ottenuto per Roma, suscitò una certa diffidenza nei suoi confronti. In seguito all'accordo denominato "Triumvirato" Pompeo divenne uno dei tre dominatori della politica romana, ma a patto di spostare il centro dei suoi interessi in Spagna. L'area del Mediterraneo orientale fu invece affidata al ricco ed ambizioso Marco Licinio Crasso. Crasso, deciso a procurarsi altre ricchezze e gloria militare decise di conquistare l'Egitto. Il paese, che da millenni conosceva la civiltà e che era riuscito a mantenere fino ad allora la sua indipendenza, era piuttosto arretrato dal punto di vista militare e Crasso non ebbe particolari difficoltà a sottometterlo. Quest'azione tuttavia provocò la reazione dell'Assiria che dichiarò guerra a Roma. Crasso avanzò dapprima verso il piccolo regno della Giudea, che da secoli rappresentava lo stato cuscinetto tra Egitto e Assiria, e sconfisse a Meghiddo il suo re Mattàt. In seguito alla morte di quest'ultimo, Crasso scelse come nuovo re di Giuda un capotribù edomita di nome Antipatro, famoso per essere stato il padre di Erode il Grande. Successivamente Crasso entrò in territorio assiro, ansioso di scontrarsi con l'esercito assiro, che però evitò la battaglia, arretrando sempre più in profondità nel proprio territorio.
Bisogna precisare che da quando il clan degli arsacidi, di origine iranica, aveva soppiantato la vecchia dinastia assira, circa un secolo prima, l'esercito assiro era stato profondamente modificato. Abbandonati gli ormai obsoleti carri da guerra, che erano stati il vanto dell'esercito assiro antico, i nuovi sovrani di stirpe iranica avevano creato un forte corpo di arcieri a cavallo, che basavano la loro azione su attacchi rapidi e altrettanto rapide ritirate, bersagliando gli avversari con nugoli di frecce prima di arrivare al contatto diretto. Il generale assiro Surena si ritirò quindi davanti a Crasso, inducendolo ad avanzare sempre più in profondità, trascurando le necessità di approvvigionamento di cibo e di acqua alla ricerca di una vittoria rapida e decisiva. Fu così che la potente armata di Crasso, stremata da giorni di marce forzate sotto un clima torrido, fu infine affrontata e sconfitta dagli Assiri.
La sconfitta di Crasso fu traumatica per Roma. Pompeo propose al Senato di recarsi a Ninive per ottenere pacificamente le insegne romane perse a Carre, ma questa sua proposta gli fruttò solo l'emarginazione, perché ormai era considerato un amico degli assiri. L'altro dei triumviri, Gaio Giulio Cesare si ritrovò pertanto a essere il dominatore incontrastato della politica romana. Tutti a Roma speravano che Cesare, già conquistatore della Gallie, sarebbe riuscito a riscattare l'onore di Roma contro gli assiri. Cesare in effetti condusse delle campagne militari in Asia Minore, strappando agli assiri vari territori. Cesare tuttavia intraprese anche politiche demagogiche a favore della plebe romana e cominciò ad assumere atteggiamenti che fecero temere l'intenzione di proclamarsi Re di Roma. Fu così che sorse una congiura per ucciderlo. La morte di Cesare scatenò una guerra civile: da una parte il Secondo Triumvirato, formato dal nipote ed erede Ottaviano, dal principale collaboratore di Cesare Marco Antonio e da Marco Emilio Lepido, dall'altra i congiurati guidati dai senatori Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino. A Filippi, in Macedonia, i due eserciti si scontrarono. Vinsero i congiurati, sembra grazie ai consigli tattici dello stesso Pompeo.
La repubblica romana era comunque fatalmente destinata a trasformarsi in un impero autocratico. Dopo la dittatura di Lucio Domizio Enobarbo, discendente alla lontana di Cesare, e l'effimero Terzo Triumvirato tra Galba, Otone e Vitellio, il potere passò a Tito Flavio Vespasiano, il primo vero "Imperator". Vespasiano e suo figlio Tito dovettero far fronte alla grande rivolta ebraica, promossa dal partito degli zeloti. Scopo dei ribelli era quello di scacciare il sovrano cliente dei romani, Erode Agrippa II e stabilire un altro sovrano, anche se la dinastia originaria, quella davidica, si era ormai estinta. Gli assiri sostennero la rivolta in funzione anti-romana, ma infine Gerusalemme fu conquistata dalle legioni guidate da Tito e l'intera giudea fu annessa a Roma. Una resa dei conti tra Roma e l'Assiria era nell'aria, tuttavia Tito, succeduto nel frattempo a suo padre come Imperatore, interruppe i preparativi per una spedizione contro l'Assiria interpretando come cattivo presagio l'eruzione del vulcano Vesuvio che distrusse le città di Pompei ed Ercolano. In seguito Roma fu distratta da campagne al confine settentrionale dell'Impero.
Dopo la morte violenta di Domiziano e il breve interregno dell'anziano senatore Nerva, il potere a Roma fu assunto da Traiano. Famoso comandante militare, Traiano era un fautore dell'espansione. Il suo primo obiettivo fu la Dacia, regno dotato di miniere di oro e argento che si stava organizzando e che sarebbe potuto diventare un problema per l'Impero. Dopo aver sottomesso il paese, Traiano cominciò a concepire una storica impresa contro l'Assiria. Secondo la visione di Traiano non doveva esserci un grande impero al confine orientale di Roma, perché questo avrebbe sempre fatalmente svantaggiato i romani nel commercio con l'oriente. In preparazione della sua grande spedizione contro l'Assiria, Traiano arrotondò i confini imperiali creando le due nuove province di Cappadocia e d'Arabia. Questo gli consentì di iniziare a concentrare le sue legioni in oriente senza annunciare apertamente le sue intenzioni contro l'Assiria. Gli assiri, tra l'altro, erano coinvolti in una guerra civile tra i fratelli Osroe, Vologase e Mitridate.
L'attacco di Traiano si sviluppò da due diverse direzioni, dall'Asia Minore e dalla Giudea. Traiano guidò il primo dei due contingenti, affrontando e sconfiggendo l'esercito di Osroe, considerato fra i tre fratelli rivali il legittimo sovrano. Osroe ripiegò verso il nord, rifugiandosi in Iberia e Traiano decise di non inseguirlo, ma di puntare verso la capitale Ninive. La città era molto estesa e solo da pochi anni aveva ricevuto nuove e moderne mura, ma Traiano recava con sé il più vasto parco di macchine d'assedio mai visto fino ad allora. A sud, nel frattempo, le legioni guidate da Lusio Quieto ottennero un primo successo contro Mitridate, ma furono successivamente infastidite dallo scoppio di una nuova rivolta giudaica. Le truppe di Quieto dunque non poterono continuare la loro avanzata verso nord, portando rinforzo all'Imperatore. Nonostante questo, Traiano fu in grado anche di affrontare l'esercito di Vologase senza togliere l'assedio a Ninive. Col tempo, tuttavia, le difficoltà logistiche e lo sviluppo di un'epidemia tra i soldati romani, provocarono ammutinamenti tra le truppe.
Traiano cominciò a convincersi che l'annessione dell'Assiria e della Mesopotamia non sarebbero state sostenibili nel lungo periodo, e decise di favorire l'ascesa al trono assiro di un sovrano filoromano. Scelse per questo compito Partamaspate, che aveva vissuto a Roma per lungo tempo e faceva parte del suo seguito. A lui affidò il comando, forse anche perché cominciava ad avvertire i sintomi del male che lo avrebbe portato alla morte. Quando ormai la città di Ninive era allo stremo e sembrava che nessun esercito potesse salvarla, Traiano morì e il suo successore Adriano si affrettò a concludere la pace con gli assiri. Fu ovviamente una pace vantaggiosa per i romani, ma ancora una volta la città era salva. Nei secoli successivi ci sarebbero state altre guerre tra Roma e l'Assiria, ma i romani non avrebbero più avuto l'opportunità di arrivare fin sotto le mura di Ninive.
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Se volete fornirmi suggerimenti o commenti, scrivetemi a questo indirizzo.
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Vale la pena di discutere anche questa proposta di William Riker:
L'imperatrice di molte favelle
Il più antico personaggio storico extrabiblico nominato nella "Divina Commedia" di Dante è probabilmente la regina assira Shammuramat, vedova del re Shamshi-Adad V (823-811 a.C.), notali storici greci con il nome di Semiramide. Dopo la morte del marito ella assunse il titolo di reggente durante la minore età del figlio Adad-Nirari III (il Nino degli storici greci), ma conservò il trono anche dopo l'ascesa di questi al trono.
Secondo la leggenda ella si sarebbe suicidata proprio dopo essere stata scacciata dal figlio; gli storici posteriori le hanno attribuito campagne militari irrealizzabili (dall'India fino all'Etiopia), la costruzione dei meravigliosi giardini pensili di Babilonia e soprattutto la fama di "mangiatrice d'uomini" che attraverso Paolo Orosio è giunta fino a Dante ("A vizio di lussuria fu sì rotta, / che libito fé licito in sua legge, / per torre il biasmo in che era condotta", Inf. V, 55-57): probabilmente propaganda maschilista assira contro l'unica grande regina della loro storia.
Ora, che accade se, come l'imperatrice Irene nella storia bizantina, Shammuramat fa eliminare il figlio e mantiene la corona fino alla morte? Come cambia la storia mesopotamica l'introduzione di un matriarcato al vertice dello stato? Anche l'ellenismo e Roma ne saranno influenzati? Che accadrà all'arrivo dell'Islam?
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Ad essa così risponde aNoNimo:
L'Assiria dell'età del ferro è uno dei posti più improbabili per la costituzione di un matriarcato, il dominio maschile era sancito dalla legge in modo particolarmente duro. Del resto, la presenza di grandi regine come Irene a Bisanzio, Hatshepsut in Egitto o Elisabetta in Inghilterra non ha portato cambiamenti sociali importanti.
Shammuramat prese il potere a causa di una crisi al vertice dello Stato assiro, che era indebolito da lotte tra fazioni e governatori sempre più autonomi. Questa tendenza sarà bloccata alcuni decenni dopo da un re forte, Tiglatpileser III.
Ora, se Shammurat riesce a sbarazzarsi di Adad Nirari, è comunque probabile che questo non incida sulla struttura patriarcale della società assira nel suo insieme, ma potrebbe rafforzare il ruolo politico dell'harem al vertice dello stato. Si può pensare ad un periodo di "governo dei favoriti" simile a quello dell'Impero Ottomano nel Seicento (o della Russia sotto la zarina Anna). Un periodo cioè in cui l'espansione è paralizzata dagli intrighi di corte, più frequenti del normale, il potere è esercitato (in modo indiretto) dalle regine madri e dalle mogli dei re (fantocci) che vivendo nell'harem senza aver aveuto educazione politico-militare, difficilmente dimostreranno grandi capacità di governo (nel caso ottomano è stato così, e la condizione della donna di alto rango nella società assira era probabilmente anche peggiore in termini di isolamento e scarso accesso all'educazione; sotto questo profilo l'Islam non ha inventato niente).
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Anche Dorian Gray dice la sua:
Molto interessante! Il problema è che abbiamo pochi dati storicamente utili per poter determinare come avrebbe regnato Semiramide se fosse riuscita a eliminare il figlio. La stessa imperatrice Irene, che tu hai ricordato, riuscì a far fuori il figlio, ma poi fu deposta poco tempo dopo e mandata in convento a Lesbo.
È stato così anche nel caso dell'imperatrice Cixi, che governò la Cina prima come imperatrice consorte, poi come imperatrice madre, poi (dopo avere anche lei rovinato il figlio), come imperatrice vedova (sul trono si succedettero nipoti e pronipoti uno più sfortunato dell'altro).
Cixi, esperta di intrighi, ma non di governo, provocò con la sua politica ottusamente reazionaria, la fine della dinastia mancese e poi dello stesso Impero del Drago.
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Così allora risponde il comandante Riker:
E se allora Shammuramat provocasse una caduta anticipata dell'impero assiro, impedendo l'ascesa al potere della dinastia sargonide? Chi ne approfitterebbe? I faraoni nubiani potrebbero tornare ad avanzare pretese sulla Siria? L'impero neocaldeo sorgerebbe prima? O avrebbero buon gioco in anticipo i Medi e i Persiani? E re Achab d'Israele cosa farà? Avrà la forza di essere un nuovo Davide riunificando il paese ed abbandonando il culto di Baal imposto dalla sua sposa Jezabel, oppure sarà travolto da nubiani e neocaldei?
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Al che Dorian Graygiunge:
Certo si può dire che una caduta dell'impero assiro avrebbe anticipato l'ascesa del secondo impero babilonese, e questo avrebbe reso i regni di Israele e di Giuda molto esposti al pericolo. Forze Jezabel sarebbe diventata regina con l'appoggio dei babilonesi, ma qui non conosco bene gli anni. Anche sua figlia Atalia avrebbe potuto avere un ruolo più rilevante, sempre nell'ottica di una conquista neobabilonese. Quindi come vedi sempre di sovrane donne si tratta in questa ipotesi ucronica!
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E aNoNimogiunge:
A breve termine prevedo un'affermazione di Urartu, che potrebbe entrare in conflitto con i principali stati aramei di Siria (Hazrek, Hama), e una più precoce e più intensa arabizzazione in Siria e Palestina, contro la qualeirebbero gli Egiziani, non so con quanto successo. Probabile un impero caldeo già sotto Merodach-Baladan, in conflitto con l'Elam ma incapace di espandersi ad ovest contro una Siria ancora vitale (mancando le devastazioni assire). Continuirebbe lo slancio economico e sociale della Fenicia. Se l'Elam regge, i Persiani potrebbero restarne vassalli più a lungo, mentre i Medi potrebbero affermarsi prima e con più forza.
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Nella discussione si inserisce Enrico Pizzo:
Il sottoscritto accetta l'ipotesi che il crollo dell'Impero Ittita sia conseguenza delle invasioni dei Popoli del Mare, favorite dalla "permeabilità" della frontiera nord Ittita, ma è convinto che queste siano anche state "aiutate" dalla guerra civile che negli ultimi decenni di vita dell'Impero ha interessato i due rami della Famiglia Imperiale. Supponiamo che Hattušili, all'indomani della vittoria sul nipote Muršili, decida di mettere in pratica l'antico adagio veneto « omo morto non fa guerra », accoppando il consanguineo. Che accade?
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A replicargli stavolta è Bhrg'hros:
Come PoD non mi sembra poi così folle; piuttosto esito a riporvi troppe speranze di cambiamento, anche se, a voler cercare il massimo possibile, non è del tutto escluso un ribaltamento dell’esito della battaglia di Niḫriya contro Salmanassar (Šulmānu Ašarēdu) I., poco dopo la morte dello stesso Ḫattušili III (ca. 1237 a.C.). Ma la Storia cambierebbe se a quel punto toccasse all’Impero Medioassiro il destino di quello Eteo (Ittito; l’aggettivo è in -o): non tanto perché divergesse definitivamente (credo che si arriverebbe comunque, al più tardi, all’Impero Persiano), ma piuttosto perché il processo di semitizzazione linguistica del Vicino Oriente perderebbe una fase cruciale e questo avrebbe ripercussioni durature. Ammetto però che, alla fine, la turchizzazione potrebbe essere lo stesso inevitabile.
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La parola passa ad aNoNimo:
Prince of Persia
Successione ininterrotta dei sovrani di Persia dalla Preistoria ad oggi
Sovrani di Uruk
(religione mesopotamica)
1) Gilgamesh (2718-2688 a.C.),
secondo la tradizione figlio della dea Ninsun e del re Lugalbanda, protagonista
del primo poema epico della storia, fu il quinto re di Uruk dopo il diluvio e
con forza e spietatezza creò il primo impero della storia, che comprendeva anche
i territori dell'Elam
2) Ur-Nungal (2688-2658 a.C.), figlio di Gilgamesh
3) Udul-Kalama (2658-2643 a.C.), figlio di
Ur-Nungal
4) La-Ba'shum (2643-2634 a.C.), figlio di
Udul-Kalama
5) En-Nun-Tarah-Ana (2634-2628 a.C.), fratello di
La-Ba'shum
6) Mesh-He (2628-2592 a.C.), figlio di
En-Nun-Tarah-Ana
7) Melem-Ana (2592-2586 a.C.), fratello di Mesh-He
8) Lugal-Kitun (2586-2550 a.C.), figlio di
Melem-Ana
Sovrani di Elam,
prima dinastia
Awan (religione elamita)
9) Peyli (2550-2520 a.C.), approfittò
della crisi di Uruk per rendersi indipendente e fondò il Regno di Elam con
capitale Susa
10) Tata (2520-2485 a.C.), figlio di
Peyli
11) Ukkutahesh (2485-2467 a.C.), figlio di
Tata
12) Hishur (2467-2444 a.C.), figlio di
Ukkutahesh
13) Lugal-Anne-Mundu (2444-2420 a.C.), re sumerico
di Adab, creò un impero esteso alla Mesopotamia e all'Elam, impero che però non
gli sopravvisse
14) Shushuntarana (2420-2406 a.C.), nipote di
Hishur
15) Napilhush (2406-2377 a.C.), figlio di
Shushuntarana
16) Kikku-Siwe-Temti (2377-2331 a.C.), figlio di
Napilhush, fu vassallo di Lugal-Zagesi, re sumerico di Umma
17) Hishep-ratep (2331-2310 a.C.), figlio di
Kikku-Siwe-Temti, durante il suo regno l'Elam fu invaso da Sargon di Akkad
18) Luh-ishan (2310-2299 a.C.), figlio di
Hishep-ratep, fu sconfitto in battaglia da Sargon di Akkad
Sovrani accadi
(religione mesopotamica)
19) Sargon I (2299-2279 a.C.), re
degli Accadi, conquistò l'Elam e lo annettè al suo Impero
20) Emahshini (2279-2275 a.C.), alla notizia della
morte di Sargon di Akkad, con il suo alleato Abalgamash di Marhasi riconquistò
l'Elam, ma fu sconfitto poco dopo da Rimush, figlio di Sargon
21) Autalummash (2275-2270 a.C.), sovrano
fantoccio, fu messo sul trono di Elam da Rimush. Nel 2270 a.C. l'Elam fu di
nuovo invaso da Manishtushu, fratello di Rimush
22) Eshpum (2269-2260 a.C.), governatore di Elam
nominato da Manishtushu
23) Ilshu-rabi (2260-2255 a.C.), governatore di
Elam nominato da Manishtushu
24) Khita (2250-2240 a.C.), governatore di
Elam nominato da Naram-Sin, figlio di Manishtushu
25) Naram-Sin (2240-2218 a.C.), governò
direttamente l'Elam dopo che Khita gli era stato infedele
26) Shar-Kali-Sharri (2218-2193 a.C.), fglio di
Naram-Sin, alla sua morte l'impero accadico crollò a causa delle invasioni dei
Gutei
27) Epirmupi (2193-2175 a.C.), nominalmente
governatore per conto degli Accadi, governò l'Elam come un sovrano indipendente
28) Ili-ishmani (2175-2154 a.C.), idem come
Epirmupi
Sovrani di Elam, seconda dinastia di Awan
(religione elamita)
29) Hi'elu (2154-2145 a.C.),
discendente di
Luh-ishan o supposto tale, riprese il dominio nativo degli Elamiti
30) Hita'a (2145-2125 a.C.), figlio di Hi'elu
31) Puzur-Inshushinak (2125-2100 a.C.), figlio di
Hita'a, conquistò la Mesopotamia meridionale e creò un impero, ma fu sconfitto
da Ur-Nammu di Ur
Dinastia di Ur
(religione mesopotamica)
32) Ur-Nammu (2101-2094 a.C.), re di
Ur, sconfisse
Puzur-Inshushinak e si proclamò anche re di Elam
33) Shulgi (2094-2046 a.C.), figlio di Ur-Nammu
34) Amar-Sin (2046-2044 a.C.), figlio di Shulgi
Sovrani di Elam, dinastia
Shimashkide (religione
elamita)
35) Girnamme (2044-2040 a.C.), si
scrollò di dosso il dominio di Ur e ripristinò l'indipendenza dell'Elam
36) Tazitta I (2040-2037 a.C.), fratello di
Girnamme, lo uccise e ne usurpò il trono
37) Ebarti I (2037-2033 a.C.), fratello di Girnamme
e Tazitta I, vendicò il primo uccidendo il secondo. Combattè contro i Re di Ur Shulgi
e Shu-Sin
38) Tazitta II (2033-2028 a.C.), figlio di Ebarti I
39) Lurak-luhhan (2028-2020 a.C.), usurpatore
40) Kindattu (2020-2015 a.C.), figlio di Ebarti I, saccheggiò
la sumeria e pose fine alla Terza Dinastia di Ur
41) Imazu (2016-2015 a.C.), figlio di Kindattu da
lui assciato al trono
42) Idattu I (2015-1995 a.C.), figlio di Kindattu
43) Tan-Ruhuratir I (1995-1965 a.C.), figlio di
Idattu I
44) Idattu II (1965-1950 a.C.), figlio di
Tan-Ruhuratir I e di una figlia del re Bilalama di Eshnunna
Sovrani di Elam, dinastia
Sukkalmahide (religione
elamita)
45) Ebarti II (1980-1969 a.C.), regnò
contemporaneamente a
Tan-Ruhuratir I dalla città di Anshan
46) Shilhaha (1969-1948 a.C.), figlio di Ebarti II,
regnò contemporaneamente a Idattu II dalla città di Anshan
47) Pala-ishshan (1948-1920 a.C.), figlio di
Shilhaha, alla sua morte l'Elam piombò in un periodo di guerre civili
48) Lankuku (1920-1900 a.C.), figlio di
Pala-ishshan
49) Kuku-sanit (1920-1910 a.C.), usurpatore
contemporaneo di Lankuku
50) Kuk-Kirmash (1910-1905 a.C.), figlio di una sorella di
Lankuku
51) Kuk-Nashur I (1910-1900 a.C.), figlio di
Shilhaha
52) Tem-sanit (1908-1902 a.C.), usurpatore
contemporaneo di Kuk-Nashur I
53) Kuk-Nahundi (1902-1901 a.C.), usurpatore
contemporaneo di Kuk-Nashur I
54) Atta-hushu (1900-1894 a.C.), nipote di Shilhaha
55) Tetep-mada (1894-1889 a.C.), fratello e
avversario di
Atta-hushu
56) Shiruk-tuh (1889-1888 a.C.), fratello e
avversario di Tetep-mada
57) Simut-wartash I (1888-1886 a.C.), figlio di
Shiruk-tuh, da lui associato al trono
58) Siwe-palar-huppak (1886-1855 a.C.), figlio di
una sorella di Shiruk-tuh, pose fine alle guerre civili elamite
59) Kudu-zulush I (1855-1849 a.C.), figlio di una
sorella di Shiruk-tuh
60) Kutir-Nahhunte I (1849-1835 a.C.), figlio di
Shiruk-tuh
61) Atta-mera-halki (1835-1803 a.C.), usurpatore
che affermava di discendere da Shilhaha
62) Tata (1803-1785 a.C.), figlio di
Atta-mera-halki
63) Lila-irtash (1785-1769 a.C.), fratello di Tata
64) Temti-Agun (1769-1752 a.C.), figlio di una
sorella di Shiruk-tuh
65) Kutir-Shilhaha (1752-1731 a.C.), parente alla
lontana di Shiruk-tuh, compì una spedizione in Mesopotamia. Devoto del dio
Lagamar, è stato identificato con Chedorlaomer, Re
dell'Elam (Gen 14), che combattè contro il Patriarca Abramo
66) Kuk-Nashur II (1731-1698 a.C.), nipote di una
sorella di Temti-Agun
67) Temti-raptash (1698-1661 a.C.), figlio di
Kuk-Nashur II
68) Simut-wartash II (1661-1648 a.C.), figlio di
Temti-raptash
69) Kudu-zulush II (1648-1637 a.C.), fratello di
Simut-wartash II
70) Sirtuh (1637-1619 a.C.), pronipote di una
sorella di Kuk-Nashur II
71) Kuk-Nashur III (1619-1599 a.C.), usurpatore che
affermava di discendere da Shilhaha
72) Tan-Uli (1599-1567 a.C.), usurpatore che
affermava di discendere da Shilhaha
73) Temti-halki (1567-1535 a.C.), usurpatore che
affermava di discendere da Shilhaha
74) Kuk-Nashur IV (1535-1508 a.C.), nipote di una sorella di Tan-Uli
Sovrani di Elam, dinastia
Kidinuide (religione
elamita)
75) Igi-hatet (1508-1492 a.C.),
conquistò il trono dopo l'estinzione della dinastia Sukkalmahide
76) Kidinu (1492-1468 a.C.), figlio di
Igi-hatet
77) Tan-Ruhuratir II (1468-1451 a.C.), figlio di
Kidinu
78) Shalla (1451-1442 a.C.), affermava di essere
figlio di
Igi-hatet
79) Tepti-Ahar (1442-1428 a.C.), figlio di Shalla
80) Inshushinak-shar-ili (1428-1419 a.C.), nipote
di
Tan-Ruhuratir II
Sovrani di Elam, dinastia
Igihalkide (religione
elamita)
81) Igi-halki (1419-1402 a.C.),
sconfisse e uccise
Inshushinak-shar-ili
82) Pahir-ishshan (1402-1390 a.C.), figlio di
Igi-halki, sposò una sorella del re babilonese Kurigalzu I
83) Attar-kittah (1390-1380 a.C.), figlio di
Igi-halki
84) Humban-numena I (1380-1361 a.C.), figlio di
Attar-kittah, sposò la vedova di
Pahir-ishshan
85) Untash-Napirisha (1361-1340 a.C.), figlio di
Humban-numena I, sposò una figlia del re babilonese Burnaburiash II e compì una
campagna in Mesopotamia
86) Hurbatila (1340-1321 a.C.), usurpatore,
combatté e fu sconfitto dal re babilonese Kurigalzu II
87) Unpahash-Napirisha (1321-1280 a.C.), pronipote
di Pahir-ishshan
88) Kidin-Hutran I (1280-1262 a.C.), figlio di
Unpahash-Napirisha
89) Kidin-Hutran II (1262-1235 a.C.), figlio di
Kidin-Hutran I
90) Napirisha-Untash (1235-1230 a.C.), figlio di
Kidin-Hutran II
91) Kidin-Hutran III (1230-1217 a.C.), non è chiaro
come sia salito al trono. Invase Babilonia,
combattendo contro i re Enlil-nadin-shumi e Adad-shuma-iddina, ed occupò brevemente
la città. Morì in battaglia senza eredi
Sovrani di Elam, dinastia
Shutrukide (religione
elamita)
92) Shutruk-Nahhunte (1217-1190 a.C.),
figlio di
Hallutash-Inshushinak, non collegato alla precedente dinastia reale.
Sposò una figlia del re babilonese Meli-Shipak
93) Kutir-Nahhunte II (1190-1155 a.C. figlio di
Shutruk-Nahhunte I), invase Babilonia deponendo il re Zababa-shuma-iddin e
ctturò grandi quantità di tesori
94) Shilhak-Inshushinak (1155-1120 a.C. figlio di
Kutir-Nahhunte II, invase di nuovo Babilonia, trafugò la sacra statua di Marduk
e controllò buona parte della Mesopotamia
95) Hutelutush-Inshushinak (1120-1115 a.C.), figlio di
Shilhak-Inshushinak, sotto il suo regno l'Elam fu invaso e saccheggiato dal re babilonese Nabucodonosor I che recuperò la statua di Marduk e
portò Hutelutush-Inshushinak prigioniero in Mesopotamia. Il re non fece più
ritorno e l'Elam entrò in crisi
96)
Shilhina-hamru-Lagamar (1115-1100 a.C.), figlio di Shilhak-Inshushinak,
cercò di rimettere ordine nel regno dell'Elam dopo l'invasione di Nabucodonosor
I
97) Humban-numena II (1100-1099 a.C.), cercò di
mantenere viva l'indipendenza dell'Elam, ma fu sconfitto e ucciso dal re
babilonese Marduk-nadin-ahhe. Iniziava il cosiddetto "Medioevo Elamitico"
Sovrani di
Babilonia (religione
mesopotamica)
98) Marduk-nadin-ahhe (1099-1082
a.C.), fratello di Nabucodonosor I, conquistò l'Elam
99) Marduk-shapik-zeri (1082-1069 a.C.), eletto
dall'esercito
100) Adad-apla-iddina (1068-1047 a.C.), eletto
dall'esercito
101) Marduk-ahhe-eriba (1047-1045 a.C.), eletto
dall'esercito
102) Marduk-zera (1045-1034 a.C.), eletto
dall'esercito
103) Nabu-shumlibur (1033-1026 a.C.), eletto
dall'esercito
104) Simbar-shipak (1025-1008 a.C.), soldato di
origine cassita eletto dall'esercito, fu assassinato durante una rivolta
105) Ea-mukin-zeri (1008 a.C.), usurpò il trono di
Simbar-Shipak e regnò per cinque mesi prima di essre ucciso a sua volta
106) Kashshu-nadin-ahi (1007-1005 a.C.), usurpatore
107) Eulmash-shakin-shumi (1004-988 a.C.), eletto
dall'esercito
108) Ninurta-kudurri-usur I (987-985 a.C.), eletto
dall'esercito
109) Shirikti-Shuqamuna (984 a.C.), ratello di
Ninurta-kudurri-usur I
110) Mar-biti-apla-usur (984-975 a.C.), originario
dell'Elam, usurpatore
111) Nabu-mukin-apli (978-943 a.C.), eletto
dall'esercito
112) Ninurta-kudurri-usur II (943-942 a.C.), figlio
di Nabu-mukin-apli
113) Mar-biti-ahhe-iddina (942-920 a.C.), figlio di
Nabu-mukin-apli
114) Shamash-mudammiq (920-905 a.C.), usurpatore,
morì in battaglia contro gli Assiri
Sovrani di Assiria
(religione mesopotamica)
115) Adad-nirari I (911-891 a.C.),
conquistò Babilonia e l'Elam e fondò l'impero neo-assiro
116) Tukulti-Ninurta (890-884 a.C.), figlio di Adad-nirari I
117) Assurnasirpal (883-859 a.C.), figlio di Tukulti-Ninurta,
passato alla storia per la sua crudeltà
118) Salmanassar I (858-824 a.C.), figlio di Assurnasirpal
119) Shamshi-Adad (823-811 a.C.), figlio di Salmanassar I
120) Adad-nirari II (810-783 a.C.), figlio di Shamshi-Adad
e di Shammuramat (la Semiramide degli storici greci)
121) Salmanassar II (782-773 a.C.), figlio di Adad-nirari II
122) Assur-dan (772-755 a.C.), fratello di Salmanassar II
123) Assur-nirari (754-745 a.C.), fratello di Salmanassar II
e di Assur-nirari
124) Tiglatpileser (744-727 a.C.), chiamato
Pul nella Bibbia, figlio adottivo di Assur-nirari
125) Salmanassar III (726-722 a.C.), figlio di Tiglatpileser
126) Sargon II (721-705 a.C.), cugino di Salmanassar III
127) Sennacherib (705-690 a.C.), figlio di Sargon
II, invase la Media ma
incassò una sconfitta dal loro re Deioce e dovette rinunciare al controllo sui
territori persiani
Sovrani Medi
(religione zoroastriana)
128) Deioce (690-675 a.C.), scacciò
gli Assiri dall'altopiano iranico e fondò l'Impero dei Medi
129) Fraorte (675-653 a.C.), figlio di Deioce, fu
ucciso in battaglia dal re assiro Assurbanipal
130) Ciassare (653-585 a.C.), figlio di Fraorte, alleatosi con il re
babilonese Nabupolassar distrusse Ninive ed abbattè l'impero assiro
131) Astiage (585-549 a.C.), figlio di Ciassare
Imperatori Persiani, dinastia Achemenide
(religione zoroastriana)
132) Ciro I il Grande (549-530 a.C.),
nipote abiatico di Astiage, sconfisse il nonno, conquistò Babilonia e la Lidia e
per primo si procamò Shahanshah ("Re dei Re"). Estremamente tollerante, permise
agli Ebrei di fare ritorno a Gerusalemme e di ricostruire il Tempio
133) Cambise (529-522 a.C.), figlio di Ciro I il
Grande
134 Gaumâta
(522 a.C.), usurpatore, alla morte di Cambise affermò di essere suo fratello
Bardiya redivivo, ma fu liquidato da Dario I
135) Dario I il Grande (522-486 a.C.), figlio di
Istaspe e di Rodogune, genero di Ciro I
136) Serse I (486-465 a.C.), figlio di Dario I e di
Atossa
137) Artaserse I Longimano (465-425 a.C.),
figlio di Serse I e di Amestris
138) Serse II (425-424 a.C.), figlio di
Artaserse I
139) Sogdiano (424-423 a.C.), fratello di Serse II
140) Dario II (423-404 a.C.), fratello di Serse II
e di Sogdiano
141) Artaserse II Mnemone (404-396 a.C.), figlio di
Dario II e di Parisatide
142) Artaserse III Ocho (396-359 a.C.), figlio di
Artaserse II e di Statira
143) Artaserse IV Arse (359-336 a.C.), figlio di
Artaserse III e di Atossa
144) Dario III Codomano (336-330 a.C.), pronipote
di Dario II
Sovrani Greci, dinastia Macedone
(religione olimpica)
145) Alessandro I Magno (332-323
a.C.), sovrano di Macedonia, sconfisse Dario III a Gaugamela e a Isso, sposò sua
figlia Statira e gli succedette, ma morì a soli 33 anni
146) Filippo Arrideo (323-317 a.C.), fratello di
Alessandro I Magno, non regnò mai effettivamente perchè malato di mente
147) Alessandro II (317-308 a.C.), figlio
minorenne di
Alessandro I e di Rossane, non regnò mai effettivamente a causa delle guerre tra
i Diadochi
148) Seleuco I Nicatore (308-281 a.C.), figlio di
Antioco e Laodice di Macedonia, nella spartizione dell'Impero di Alessandro
Magno ottenne Anatolia, Mesopotamia e Persia
149) Antioco I Sotere (281-261 a.C.), figlio di
Seleuco I e di Apama
150) Antioco II Teo (261-246 a.C.), figlio di
Antioco I e Stratonice
151) Seleuco II Callinico (246-225 a.C.), figlio di
Antioco II e di Laodice I
152) Seleuco III Sotere (225-222 a.C.), figlio di
Seleuco II e Laodice II
153) Antioco III il Grande (222-187 a.C.), figlio
di Seleuco II e Laodice II
154) Seleuco IV Filopatore (187-175 a.C.), figlio
di Antioco III e Laodice III
155) Antioco IV Epifane (175-164 a.C.), figlio di
Antioco III e Laodice III
156) Antioco V Eupaore (164-162 a.C.), figlio di
Antioco IV e Laodice IV
157) Demetrio I Sotere (162-150 a.C.), figlio di
Seleuco IV e Laodice IV
158) Alessandro III Bala (150-147 a.C.), usurpatore
159) Demetrio II Nicatore (147-144 a.C.), figlio di
Demetrio I e Laodice V
Sovrani Parti,
dinastia Arsacide
(religione mitraica)
160) Mitridate I (171–132 a.C.), re dei
Parti e pronipote di Arsace I, fondatore della dinastia arsacide, sconfisse e
catturò Demetrio II e conquistò Persia e Mesopotamia, ponendo la capitale a
Ctesifonte
161)
Fraate I (132–127 a.C.), figlio di Mitridate I
162) Artabano I (127–124 a.C.), fratello di
Mitridate I
163) Mitridate II (124–91 a.C.), figlio di Artabano
I
164) Gotarze I (95–90 a.C.), figlio di Mitridate II
165) Orode I (90–80 a.C.), figlio di Gotarze I
166) Sanatruce (80–70 a.C.), figlio di Mitridate I
167) Fraate II (70–57 a.C.), figlio di Sanatruce
168) Mitridate III (57–54 a.C.), figlio di
Fraate II, lo assassinò e gli succedette.
169) Orode II (57–38 a.C.), figlio di Fraate II, aiutò Mitridate III
a rovesciare il padre, per poi in seguito deporre e uccidere il fratello e
regnare da solo
170) Fraate III (38–29 a.C., 1° regno), figlio di
Orode II
171) Tiridate I (29–27 a.C.), discendente di
Mitridate II, usurpò il trono di Fraate III sostenuto da parte dell'aristocrazia
170) Fraate III (27-2 a.C., 2° regno), riconquistò
il trono e scacciò Tiridate II in esilio nell'Impero Romano
172-173) Musa e Fraate IV
(2 a.C.-4 d.C.), figlio di Fraate III, regnò insieme alla madre Musa, già schiava romana
donata a Fraate III da Augusto. I due
furono deposti dall'aristocrazia partica perchè giudicati troppo filoromani, e si rifugiarono
a Roma alla corte di Augusto
174) Orode III (4–8 d.C.), cugino di Fraate IV, fu incoronato dall'aristocrazia in seguito alla deposizione di Fraate
IV, per poi essere liquidato
175) Vonone I (8–12), figlio di Fraate IV cresciuto a Roma,
fu sconfitto da Artabano II ed
esiliato in Armenia di cui fu re, col benestare romano, dal 12 al 18
176) Artabano II (12–35, 1° regno), figlio di una
figlia di Fraate IV
177) Tiridate II (35–36), figlio di un figlio di Fraate IV, con il quale
era cresciuto a Roma, fu incoronato in opposizione ad Artabano II
per volere dell'aristocrazia partica, che chiese a Tiberio un re della stirpe di
Fraate. Giunto in Persia, tuttavia, si alienò il sostegno degli aristocratici, e
fu sconfitto ed esiliato da Artabano II
176) Artabano II (36-39, 2° regno), restaurato sul
trono
178) Vardane I (39–45), figlio di Artabano II,
contese il regno al
fratello Gotarze II, dapprima avendo successo e relegandolo in Ircania, ma poi morì
assassinato
179) Gotarze II (40–51), figlio di Artabano II, restò unico sovrano dopo la morte di
Vardane I
180) Vonone II (51), figlio di una figlia di Fraate
IV e fratello di Artabano II
181) Vologase I (51–55, 1° regno), fratello di Gotarze II).
182) Vardane II (55–58), figlio di Vardane I, si
ribellò a Vologase I e usurpò il trono
181) Vologase I (58–75, 2° regno), sconfisse e
uccise Vardane II
183)
Pacoro (70–77, 1° regno), Figlio di Vologase I, che lo proclamò suo
co-regnante, alla sua morte gli succedette
184)
Vologase II (77–80), figlio di Vologase I, usurpò per breve tempo il
trono di Pacoro
185) Artabano III (80–82), figlio di Vologase I,
dopo la morte di Vologase II si installò a Babilonia
183)
Pacoro (82–109, 2° regno), riconquistò il trono in un clima di guerra
civile che indebolì il suo impero
186) Vologase III (105–109), figlio di Pacoro,
associato al trono dal padre
187) Osroe (109–116), figlio di Pacoro, usurpò il
trono di Vologase III. Fu sconfitto e preso prigioniero da Traiano, che pose
fine alla dinastia Arsacide
188) Partamaspate (116), figlio di Osroe, si
sottomise a Traiano e divenne re vassallo di Partia, ridotto a uno staterello,
fino alla morte nel 123
Imperatori
Romani (religione
olimpica)
189) Traiano (116-117), conquistò l'Armenia, la Mesopotamia e la Persia, ma morì
prima di poter organizzare le nuove conquiste
190) Adriano (117-138), figlio adottivo di Traiano,
consolidò le conquiste di Traiano e spinse i confini di Roma fino alla Battriana
191) Antonino Pio (138-161), figlio adottivo di Adriano I,
con lui l'Impero Romano giunse alla sua massima estensione e commerciò
direttamente cnn India e Indonesia
192-193) Marco Aurelio (161-180) con
Lucio Vero (161-169), figli adottivi di
Antonino Pio
194) Commodo (180-192), figlio di Marco Aurelio e di Faustina
195) Elvio Pertinace (192-193), eletto dal Senato
196) Didio Giuliano (193), proclamato imperatore dall'esercito
197) Settimio Severo (193-211), proclamato imperatore dall'esercito
198-199) Caracalla (211-217) con
Geta (211), figli di Settimio Severo e di
Giulia Domna
200-201) Macrino (217-218), prefetto del pretorio di Caracalla,
con suo figlio Diadumeniano (218)
202) Eliogabalo (218-222), nipote della sorella della moglie di Settimio Severo
203) Alessandro IV Severo (222-235), cugino di Eliogabalo
Imperatori Persiani, dinastia Sasanide
(religione zoroastriana)
204) Artaserse V (235-241), figlio di Sasan
e di Radak, approfittò della guerra civile romana seguita
all'assassinio di Alessandro Severo per riconquistare il trono di Persia
205) Shapur I (241-272), figlio di Artaserse V e di
Murrod, sconfisse e fece prigioniero l'imperatore romano Valeriano, che morì in
cattività
206) Ormisda I (272-273), figlio di Shapur I
207) Bahram I (273-276), fratello di Ormisda I,
fece uccidere Mani, fondatore della religione manichea
208) Bahram II (276-293), figlio di Bahram I
209) Bahram III (293), figlio di Bahram II e di
Shapurdukhtak
210) Narsete (293-302), ultimo figlio di Shapur I
211) Ormisda II (302-309), figlio di Narsete
212) Shapur II (309-379), nipote di Ormisda II,
divenne Shah alla nascita e regnò per settanr'anni
213) Artaserse VI (379-383), fratello di Shapur II
214) Sapore III (383-388), figlio di Shapur II
215) Bahram IV (388-399), figlio di Shapur III
216) Yazdgard I (399-420), fratello di Bahram IV
217) Bahram V (420-438), figlio di Yazdgard I e di
Shushandukht
218) Yazdgard II (438-457), figlio di Bahram V
219) Ormisda III (457-459), figlio di Yazdgard II e
di Denag
220) Peroz I (459-484), fratello di Ormisda III, lo
sconfisse e gli tolse il trono, ma fu sconfitto e ucciso dafli Eftalit nella
battaglia di Herat
221) Balash (484-488), fratello di Ormisda III e di
Peroz I
222) Kavad I (488-496, 1° regno), figlio di Peroz I
e della principessa eftalita Sambice
223) Jāmāsp (496-498), figlio di Peroz I
e di Narsi, detronizzò il fratello con l'aiuto di parte della nobiltà
222) Kavad I (498-531, 2° regno), sconfisse Jāmāsp
e riprese il trono
224) Cosroe I Anoshirvān ("anima immortale", 531-579),
figlio di Kavad I, strinse con Giustiniano I di Bisanzio una "pace perpetua"
225) Ormisda IV (579-590), figlio di Cosroe I
226) Bahram VI Chobin (590), usurpatore
227) Cosroe II Parwiz ("il conquistatore", 590-628),
figlio di Ormisda IV, approfittò del fatto che l'usurpatore Foca aveva fatto
uccidere l'imperatore bizantino Maurizio, che lo aveva aiutato a recuperare il
trono, per conquistare Siria, Palestina ed Egitto. I monofisiti egiziani in
particolare accolsero i Persiani come dei liberatori, essendo stati duramente
perseguitati dai bizantini duofisiti. L'imperatore bizantino Eraclio sconfisse
Cosroe II nella Battaglia di Edessa e gli impedì di conquistare l'Anatolia, ma
comunque con lui l'impero Sasanide raggiunse la massima estensione
228) Kavad II (628), figlio di Cosroe II e di
Maria, a sua volta figlia dell'imperatore bizantino Maurizio, istigato da
Eraclio assassinò il padre, ma poco dopo morì di peste
229) Artaserse VII (628-630), figlio minorenne di
Kavad II e di Anzoi, non governò mai effettivamente perchè il potere era nelle
mani del Gran Visir Mahadhur Gushnasp. Fu ucciso dal generale Shahrbaraz nel
corso di una rivolta
230) Boran (630-632), sorella di Kavad II, salì al
trono dopo l'assassinio di Shahrbaraz e fu una delle poche donne a regnare sulla
Persia. Fu assassinata in una congiura
231) Yazdgard III (632-651), nipote di Cosroe II,
salì al trono all'età di otto anni. Gli Arabi conquistarono Palestina, Siria ed
Egitto, ma nel febbraio 637 il generale Rostam Farrokhzād inflisse loro una
devastante sconfitta nella Battaglia di al-Qādisiyya, impedì per sempre la
conquista islamica della Persia e divenne l'effettivo detentore del potere
232) Peroz II (651-677), figlio di Yadzgard III,
strinse alleanza con la Cina dei Tang e lottò a lungo contro gli Arabi che
tentavano di conquistare la Mesopotamia
Imperatori Persiani, dinastia Bavandide
(religione zoroastriana)
233) Surkhab I (677–717), figlio di
Bav, pronipote del principe sasanide Kawus, fratello di Cosroe I, sconfsse
Narsete, figlio di Peroz II e ultimo dei Sasanidi, e fondò una nuova dinastia,
portando la capitale nella più sicura Esfahan e resistendo agli ulteriori
tentativi degli Omayyadi di penetrare in Persia
234) Mihr Mardan (717–755), figlio di Surkhab I,
aiutò l'arabo Abu l-Abbas al-Saffah a rovesciare il Califfato Omayyade e ad
instaurare al Cairo la nuova Dinastia Abbaside, che da allora fu in buoni
rapporti con la Persia Bavandide
235) Surkhab II (755–772), figlio di Mihr Mardan
236) Sharwin I il Grande (772–817), figlio di
Surkhab II, scambiò ambasciatori con l'imperatore Carlo Magno e riportò la
Persia all'antica potenza. Sotto il suo regno furono composte le "Mille e Una
Notte", celeberrima raccolta di fiabe persiane, armene, siriache ed arabe
237) Shahriyar I (817–825), nipote di Sharwin I
238) Shapur III (825), figlio di Shahriyar I, fu
ucciso dal suo generale Mazyar, che gli succedette sul trono
239) Mazyar (825–839), usurpatore
240) Qarin I (839–867), fratello di Shapur III,
sconfisse e uccise Mazyar
241) Rustam I (867–896), figlio di Qarin I
242) Sharwin II (896–930), figlio di Rustam I
243) Shahriyar II (930–964), figlio di Sharwin II
244) Rustam II (964–979), fratello di Shahriyar II,
lo depose e gli succedette
245) Marzuban (979–986, 1° regno), figlio di Rustam
II
246) Sharwin III (986), fratello di Marzuban,
usurpò per breve il tempo mentre lo Shah era impegnato in battaglia
247)
Shahriyar III (986–987, 1° regno), nipote di Sharwin III, salì al trono
dopo il suo assassinio
245) Marzuban (987–998, 2° regno), riprese il trono
una volta tornato dalla guerra e
Shahriyar III gli si sottomise
247) Shahriyar III (998, 2° regno), tentò una
seconda volta di usurpare il trono, ma fu definitivamente sconfitto e
giustiziato
245) Marzuban (998–1006, 3° regno), riprese il
trono e lo tenne fino alla morte. Dietro sua richiesta Firdūsī, uno dei massimi
poeti persiani di tutti i tempi, scrisse lo "Shāh-Nāmeh" ("Libro dei Re"),
sterminato poema epico che narra la storia della Persia zoroastriana fin dalla
creazione del mondo
248) Setūdeh I (1006-1027), figlio di Katun,
figlia di Marzuban
249) Qarin II (1027–1037), nipote di
Shahriyar III, usurpò il trono di Persia, ma non potè nulla contro l'invasione
dei Selgiuchidi. Fu l'ultimo discendente dei Sasanidi sul Trono del Pavone
Sovrani Selgiuchidi (Turchi)
(religione mitraica)
250) Toghrul Beg (1037-1063), nipote
di Seljuq, conquistò Mesopotamia e Persia
251) Alp Arslan (1063-1072), nipote di Toghrul Beg
252) Malik Shah I (1072-1092), figlio di Alp Arslan
253) Mahmud I (1092-1094), figlio di Malik Shah I e di Terken Khatun
254) Barkiyaruq (1094-1105), figlio di Malik Shah I e di Zubayda Khatun
255) Malik Shah II (1105), figlio di Barkiyaruq
256) Tapar (1105-1118), figlio di Malik-Shah I e di Taj al-Din Khatun
Safariya
257) Sanjar (1118-1153), figlio di Malik-Shah I e di Taj Safariyya
Khatun
Sovrani corasmi (Uzbeki)
(religione buddista)
258) Anushtigin (1077-1097)
259) Ekinchi (1097)
260) Quṭb (1097-1128).
261) Atsız (1128-1156)
262) Il-Arslan (1156-1172)
263) Sulṭān Shāh (1172-1193)
264) Tekish (1172-1200), all'inizio in opposizione
al fratello Sulṭān Shāh
265)
Setūdeh II (1200-1220).
266) Mankubirnī (1220-1231)
Sovrani mongoli
(religione tengrica)
267) Ögodei (1231-1241), terzo figlio
di Gengis Khan, conquistò la Persia e vi compì spaventose carneficine
268) Güyük (1241-1248), figlio di Ögodei e di Töregene
269) Möngke (1248-1259), figlio di Tolui e di Sorgaqtani Beki
Sovrani Ilkhanidi
(religione zoroastriana)
270) Hülegü (1260-1265), figlio di
Tolui (figlio di Gengis Khan) e della cristiana nestoriana Sorqaqtani Beki, si
rese indipendente dal Gran Khan e fondò l'Ilkhanato
271) Abāqā (1265-1282), figlio di Hülegü e di Yesuncin Khatun
272) Tekuder (1282-1284), figlio di Hülegü e di Qutui Khatun
273) Arghūn (1284-1291), figlio di Abāqā e di Haimash Khatun
274) Gaykhatu (1291-1295), figlio di Abāqā e di Martai Khatun
275) Baydu (1295), nipote di Hülegü, fu sconfitto da Ghazan I e giustiziato
276) Ghazan (1295-1304), figlio di Arghūn e di Qūtlūq Khātūn, fu amico di
Marco Polo
277) Oljeitu (1304-1316), figlio di Arghun e di Uruk Khatun
278) Farrūkh I (1316-1335), figlio di Oljeitu e di
Hajji Khatun, ultimo forte sovrano Ilkhanide
279) Arpa Ke'un (1335-1336), cognato di Farrūkh
280) Musa (1336-1337), nipote di Baydu, fu una marionetta nelle mani del Gran
Visir Pādshāh
281) Setūdeh III (1337-1338), discendente di Hülegü
282) Sātī Beg (1338-1339), sorella di Oljeitu
283) Solaymān I (1339-1343), discendente di Hülegü,
di religione cristiana nestoriana, fu l'ultimo degli Ilkhanidi
Sovrani della Dinastia del Montone
Bianco (Ak Koyonlu, Turkmena)
(religione mitraica)
284) Kara Osman (1343-1360)
285) Qutlugh Fakhr (1360-1387)
Sovrani della Dinastia Timuride
(mongoli) (religione
zoroastriana)
286) Timur Leng o Tamerlano
(1387-1405), discendente di Gengis Khan, conquistò la Persia e con spietatezza e
genio militare tentò di ricostruire l'impero del suo avo, ma morrì mentre si
apprestava ad attaccare la Cina
287) Miran Shah (1405-1408), figlio di Timur Leng e
di Mengli Khatun, non riuscì a mantenere unito l'impero del padre, che andò in
pezzi
Sovrani della Dinastia del Montone
Bianco (restaurata)
(religione mitraica)
288) Qara Yoluq 'Othman Fakhr (1408-1435)
289) Jalal (1435-1438)
290) Hamza (1438-1444)
291) Jahāngīr I (1444-1457)
Sovrani Ottomani
(Turchi) (religione
islamica)
292) Mehmet il Conquistatore (1457–1481),
sultano dei Turchi Ottomani convertitisi all'Islam, approfittò della guerra
civile per occupare Isfahan e proclamarsi Shah di Persia
293) Bayezid (1481–1512), figlio di Mehmet e
Gülbahar Hatun, consolidò la conquista della Persia e fu tollerante
294) Selim (1512–1519), fratello di Bayezid, si
rese odioso ai Persiani zoroastriani cercando di imporre loro la religione
islamica
295) Suleyman II (1520-1526), figlio di Selim e
Hafsa Sultan, proseguì nella politica del padre. Tenuto occupato dalle guerre in
Europa, non riuscì ad evitare la perdita della Persia
Sovrani della Dinastia Moghul
(Uzbeka) (religione
zoroastriana)
296) Bābur (1526-1530), figlio di Mīrzā
Shāh e di Shah Sultan Begum, dopo aver conquistato l'India, inflisse agli
Ottomani una storica disfatta nella Battaglia di Chaldoran e occupò anche la
Persia, venendo accolto da zoroastriani e nestoriani come un liberatore. Fu il
fondatore dell'Impero Moghul
297) Humāyūn (1° regno, 1530-1540), figlio di Bābur
e di Maham Begum
298) Shēr Shāh Sūrī (1540-1545), usurpò il trono
297) Humāyūn (2° regno, 1545-1556), rimesso sul
trono
299) Bozorg (1556-1605), figlio di Humāyūn e di Hamida Banu Begum
300) Jahāngīr II il Grande (1605-1627), figlio di
Bozorg e di Mariam-uz-Zamani, fu
il più grande dei sovrani Moghul
301) Shāh Jahān (1628-1658), figlio di Jahangir e di Jagat Gosain, fece
costruire lo splendido mausoleo Tāj Maḥal per l'amatissima sposa Mumtāz Maḥal
302) Aurangzeb (1658-1707), figlio di Shāh Jahān e di Mumtāz Maḥal, detto
ʿĀlamgīr I, "il Conquistatore del Mondo"
303) Bahādur Shāh I ʿĀlam I (1707-1712). figlio di Aurangzeb e di Nawab Bai
304) Jahāndār Shāh (1712-1713), figlio di Bahādur Shāh I ʿĀlam I
305) Farrūkh II Siyar (1713-1719), nipote di Jahāndār Shāh Muʿizz al-Dīn
306) Setūdeh Shāh IV (1719-1748), nipote di Bahādur Shāh I ʿĀlam I
307) Bahādur Shāh II (1748-1754), figlio di
Setūdeh Shâh e di Qudsia
Begum
308) ʿĀlamgīr II (1754-1759), figlio di Jahāndār Shāh e di Anup Bai
309) Shāh Jahān III (1759), nipote di Aurangzeb
310) Shāh ʿĀlam II (1759-1781), figlio di ʿĀlamgīr II e di Zinat Maḥal, perse il
controllo della Persia
Imperatori Persiani, dinastia Qājār
(religione zoroastriana)
311) Setūdeh V Khān Qājār (1781-1797)
312)
Fat′h Shah Qajar (1797-1834), figlio di Setūdeh V Khān Qājār
e di Agha Baji
313)
Setūdeh VI Shah Qajar (1834-1848),
nipote abiatico di Fat′h Shah Qajar
314)
Naser Shah Qajar (1848-1896), figlio di Setūdeh VI Shah Qajar
e di Malek Jahan Khanom
315)
Marzuban Shah Qajar (1896-1907), figlio di Naser Shah Qajar
e di Shokouh Saltaneh
316)
Setūdeh VII Shah Qajar (1907-1909), figlio di Marzuban Shah Qajar
e di Taj ol-Molouk
317)
Setūdeh VIII Shah Qajar (1909-1930), figlio di
Setūdeh VII Shah Qajar e di Malekeh Jahan
318) Mirza Shah Qājār I (1930-1975),
figlio di Setūdeh VIII Shah Qajar e di Fatemeh Khanum
319) Mirza Shah Qājār II (1975-1988),
figlio di Mirza Shah Qājār I e di Mohtaram Razzaghi
320) Mirza Shah Qājār III (1988-in carica),
figlio di Mirza Shah Qājār II e di Soraya Esfandiary Bakhtiari, nato il
18 luglio 1949. Il 12 giugno 1986 ha sposato Yasmine Etemad-Amini, da cui ha
avuto l'erede al trono, Setūdeh (IX) Shah Qajar,
nato il 3 aprile 1992. Quest'ultimo ha sposato a sua volta Hawa Khanum, nata il
27 ottobre 1993, figlia del Re di Battriana Zahir Khan II, della Dinastia
Barazkai, e da lei ha avuto il figlio Mirza Shah Qājār
(IV), nato il 26 maggio 2021, secondo in linea di successione al Trono
del Pavone
Nota: Setūdeh, in persiano "Lodato", è l'equivalente persiano del nome "Muhammad"
Dato che parliamo di imperi antichissimi, ecco a voi il contributo di Lord Wilmore:
Tempo fa avevo proposto di dividere la storia / le storie degli ultimi cinquemila anni in 17 epoche chiamate "imperi", perchè ciascuna di esse ha visto - spesso contemporaneamente, ma singolarmente per ogni regione fisica del globo terracqueo - il prevalere di un Impero:
.
I 17 Imperi
IMPERO EGIZIO (da Menes fino a Cleopatra)
IMPERO MESOPOTAMICO (Sumer-Akkad-Babel-Assur-Nabucodonosor; è però da qui che esce anche Israele e, più tardi, l'impero Arabo)
IMPERO PERSIANO (assorbe i precedenti; da Ciassare il Medo a Ciro e a Dario III, poi la dinastia Sasanide e quindi la Persia islamica dei Safawidi fino a Reza Palahvi ed oggi a Khomeini e Khatami)
IMPERO GRECO (da Minosse - Creta - a Micene, da Pericle -Atene - ad Epaminonda - Tebe -, fino ad Alessandro Magno e fino a che Roma non conquista i regni ellenistici)
IMPERO ROMANO (dagli Orazi & Curiazi fino a Romolo Augustolo e poi fino alla presa di Costantinopoli)
IMPERO ARABO (dai primi Quattro Califfi ad Al-Mansurli Ottomani, e poi giù giù fino ai vari caudillos arabi locali come Bashar Assad, Gheddafi e Saddam Hussein)
IMPERO INDIANO (da Moenjo-Daro ad Asoka, ai Gupta, al Gran Mogol, fino alla dinastia Nehru)
IMPERO CINESE (dai leggendari Shang fino a Pu Yi, a Sun Yat Sen, a Mao Zedong e a Hu Jintao)
IMPERO GERMANICO (dai regni romano-barbarici fino a Carlo Magno e poili Ottoni, la dinastia di Franconia, gli Hohenstaufen, gli Asburgo, la corona austroungarica fino al 1918, ma anche il II Reich degli Hoenzollern e il III Reich di Hitler)
IMPERO SPAGNOLO (dal Cid Campeador fino a Carlo V e poi fino a Francisco Franco, ma anche i mille dittatorielli latinoamericani sarebbero eredi di questa tradizione)
IMPERO MESSICANO (dai Maya ai Toltechi,li Aztechi, poi confluisce in quello Spagnolo)
IMPERO PERUVIANO (dalle linee di Nazcali Inca a Macchu Picchu, poi confluisce in quello Spagnolo)
IMPERO SUDANESE (da Ghana al Songhay a Kanem-Bornu fino ai deboli stati africani attuali)
IMPERO RUSSO (dopo la caduta di Costantinopoli prosegue la tradizione di quello Romano attraverso Ivan IV il Terribile, i Romanov, Lenin, Stalin, Breznev, Gorbacev, Eltsin e Putin)
IMPERO FRANCESE (da una costola di Carlo Magno a Luigi XIV ed a Napoleone, e poi giù fino a Charles de Gaulle e alle guerre di Indocina e d'Algeria)
IMPERO INGLESE (da una costola del regno barbarico dei Sassoni e da Guglielmo il Conquistatore fino alla Regina Vittoria e all'attuale Commonwealth)
IMPERO AMERICANO (nato dal precedente, è l'Occidente di oggi impegnato nella Lotta al Terrore)
.
Ecco dunque l'albero genealogico:
EGITTO +
MESOPOTAMICO ----> ARABO
PERSIANO
GRECO
ROMANO
RUSSO GERMANICO
INGLESE, FRANCESE, SPAGNOLO <----
MESSICANO + PERUVIANO
AMERICANO
INDIANO, CINESE e SUDANESE stanno a sé stante e solo saltuariamente interagiscono con Russo, Germanico, Francese, Inglese, Spagnolo, Americano.
.
Ed ecco per finire il commento del mitico Bhrg'hros:
L'idea è geniale e degna di molto miglior fortuna. Dico davvero,
perchè sarebbe una divisione preferibile a quella stantia di Antichità - Medioevo -
Età Moderna.
A questo proposito mi permetto solo di proporre l'inserimento di una serie di imperi che nella mia suddivisione in epoca costituiscono un evo intero: le egemonie di popoli di lingua altaica (magari i Tungusi possono rientrare in quelli Cinesi; gli Unni in quelli Turchi; restano comunque i
Turco-Tatari, appunto, e direi anche i Mongoli)
.
Per dirci il vostro parere al riguardo, scriveteci a questo indirizzo.
Successioni ininterrotte di sovrani ucronici Imperatori di tutta l'umanità – Re di Roma – Imperatori Romani – Imperatori Romani di Britannia – Ostrogoti – Israele – Sparta – Danimarca – Svezia – Russia – Italia – Baviera – Valacchia – Persia – Yavana |