7. Genealogia o carta etnografica?

Le tre famiglie di popoli
La cosiddetta "TAVOLA DELLE GENTI" è contenuta in Gen 10 e, apparentemente, somiglia ad una genealogia: ci sono dei padri, dei figli e talora anche dei nipoti. Noè, il capostipite, ha tre figli: tre è sempre il numero della pienezza. Ciascuno dei suoi figli ha, a sua volta, degli altri figli, i quali danno vita a... tutti i popoli della terra! Quindi, la prospettiva dell'autore biblico si "svasa" improvvisamente, si allarga "ad imbuto" e coinvolge TUTTE le nazioni. Dall'unico patriarca, Adamo, l'"UOMO" per antonomasia, e poi anche dall'unico patriarca Noè, il "PROLUNGATORE", arriviamo finalmente a tutte le genti che al tempo degli Ebrei popolavano la terra conosciuta. Il fatto è che, effettivamente, questa genealogia non va riportata al 10.000 avanti Cristo o giù di lì, come il diluvio universale, ma al tempo in cui la Bibbia fu scritta, cioè (in questo caso) verso il 550 a.C. In realtà, proprio come la genealogia dei Terahiti a cui si è accennato prima, la "tavola delle genti" rappresenta una distribuzione etnografica; o, in altri termini, rappresenta la CARTA GEOGRAFICA del mondo noto agli autori biblici. Naturalmente in essa non sono riportati i confini dei paesi, i continenti e gli oceani, le isole, i fiumi, i laghi come in un moderno atlante geografico; è invece una CARTA ETNOGRAFICA, perché intende piuttosto presentare come i vari popoli si sono dislocati sulla terra. Essi sono suddivisi in TRE grandi famiglie, quelle dei CAMITI, dei SEMITI e dei GIAPETITI. È una suddivisione usata ancor oggi, specie per le lingue, definite ancor oggi di ceppo "camitico", "semitico" o "indoeuropeo". La distribuzione di queste lingue intorno al 550 a.C. era la seguente:

Le tre grandi famiglie di popoli: Semiti, Camiti, Giapetiti

Le tre grandi famiglie di popoli: Semiti, Camiti, Giapetiti

I Semiti sono, ovviamente, i discendenti di Sem. Sem vuol dire "nome" in ebraico, e il nome per gli Ebrei rappresenta l'essenza stessa delle cose, come si è ricordato. I Semiti sono perciò "coloro che hanno un nome", sottintendendo "un nome famoso". Essi vivevano, come si vede dalla cartina soprastante, nelle zone mediorientali, anche se oggi gli Arabi si sono espansi dalla Mauritania all'Iraq (lingue tipicamente semitiche sono l'ebraico, l'arabo ed il fenicio). I Camiti, nipoti di Cam, abitavano il Nordafrica e l'Etiopia (infatti il copto, ancora oggi usato nella liturgia della chiesa ortodossa egiziana, e l'amarico parlato in Etiopia sono le due lingue più importanti del gruppo camitico). Il nome stesso Cam deriva dall'egiziano Kem, cioè "terra nera", con cui gli egizi indicavano il loro paese, reso fertile dal limo scuro delle inondazioni del Nilo, in contrapposizione alle "terre rosse" dei deserti circostanti.

Quanto ai Giapetiti, discesi da Jafet, essi abitavano le regioni settentrionali del mondo, e cioè l'Europa, l'attuale Turchia, la Persia, il bassopiano Turanico e l'India. Per questo motivo sono detti anche Indoeuropei. Sono indoeuropee le lingue romanze come l'italiano, quelle sassoni come l'inglese, quelle slave come il russo, oltre al greco, all'albanese, al persiano e alle lingue indiane come l'hindi. L'origine del nome "Jafet" deriva probabilmente da un gioco di parole presente in Gen 9, 27, passo in cui viene raccontato uno strano episodio: Noè, divenuto coltivatore dopo il diluvio, pigia l'uva e si ubriaca di vino (la tradizione rabbinica successiva attribuirà l'invenzione di quest'ultimo a un inganno perpetrato dal demonio ai danni del patriarca), addormentandosi nudo sotto la tenda. Cam lo vede e va a riferire la cosa ai fratelli, i quali invece si preoccupano di ricoprire il padre senza guardarlo. Ridestatosi, Noè scopre la cosa e maledice Cam (e suo figlio Canaan), benedicendo invece Sem e Jafet: "Dio espanda Jafet, e questi dimori nelle tende di Sem". Il verbo "espandere", "rendere spazioso" usato nella benedizione può essere collegato ad uno dei significati possibili del nome Jafet. La misteriosa benedizione noachica viene di solito interpretata come una condanna dei popoli cananei nemici di Israele, discendenti di Cam, ed una esaltazione di Sem, antenato degli Ebrei, e di Jafet, la cui discendenza si sarebbe "dilatata" su quasi tutto il mondo conosciuto (egli è l'unico tra i fratelli ad avere sette figli, come vedremo tra poco) e poi si sarebbe convertita alla fede del Dio d'Israele, profezia realizzatasi con il Cristianesimo. Altri invece interpretano il nome di Jafet collegandolo alla radice che significa "bellezza", e non manca chi ha messo in relazione il suo nome a quello di Jupiter, nome latino del dio Giove.

Attenzione, però: non date retta a chi vi vuol far credere che Jafet era il progenitore della razza bianca, Sem quello della razza gialla e Cam di quella nera. Semiti, Camiti e Giapetiti sono tre famiglie di popoli tutti di razza bianca, o meglio caucasica, perchè agli Ebrei di quel tempo le razze mongolica e negroide, così come quelle amerindia ed australoide, non erano ovviamente note. Questo pacchiano errore è un esempio di "concordismo": siccome dopo le grandi scoperte geografiche del '500 gli uomini bianchi vennero a contatto con le altre razze umane, sembrò loro logico che tutte dovessero discendere da Noè. Ma Noè aveva solo tre figli; tuttavia, se estrapolate la cartina soprastante, vi accorgete che i Camiti potrebbero inglobare  anche  i neri africani, mentre l'area semitica potrebbe essere estesa fino a contenere l'estremo oriente. Da qui, nasce un clamoroso anacronismo che purtroppo è duro a morire.

I discendenti di Jafet
Il capitolo 10 della Bibbia comincia col presentare nel versetto 2 i discendenti di Jafet. Questi ha sette figli (altro numero magico!): nell'ordine si chiamano Gomer, Magog, Madai, Javan, Thubal, Mesech e Thiras. Probabilmente, letti così, per voi non significheranno nulla, come i nomi dei patriarchi antidiluviani. In realtà per ognuno di essi è possibile rintracciare dei precisi significati
, anche se l'identificazione non è facile, e richiede talvolta una conoscenza approfondita della geografia e della storia antiche. Cominciamo con Gomer, da alcuni identificato con il popolo dei Cimmerii, che a partire dal 750 a.C. calarono dal Caucaso e tentarono più volte di invadere la Mezzaluna Fertile, come avrebbero fatto i Germani secoli più tardi con l'Impero Romano; gli Assiri, che faticarono sette camice per sconfiggerli, li chiamavano "Gimirrai", e il nome della Crimea è probabilmente una deformazione di "Cimmeria". Rappresentando una tale minaccia per tutti i popoli dell'Asia Minore, non c'è da stupirsi che l'Autore Biblico lo consideri il primogenito di tutti i Giapetiti!

Magog secondo alcuni non rappresenta una persona, ma addirittura un'area geografica, significando "terra di Gog". Gog sarebbe da identificarsi con Gige, in lingua assira Gug, Re dei Lidi dal 716 al 678 a.C., fondatore della dinastia dei Mermnadi, di cui parla ampiamente Erodoto; secondo la leggenda, Zeus gli regalò un anello in grado di renderlo invisibile. Il nome di Magog dunque potrebbe designare il popolo dei Lidi, effettivamente di stirpe indoeuropea. Tale termine però viene ripreso più avanti nella Bibbia, da Ezechiele in 39, 6 e dall'Apocalisse in 20, 8, diventando simbolo dei paesi stranieri nemici di Israele.

Facilissima è l'identificazione di Madai con i Medi, che nel 609 a.C., alleati con i Babilonesi (i distruttori del tempio di Gerusalemme), rasero al suolo Ninive ponendo fine all'Impero Assiro. Ai tempi di cui parliamo, il loro impero si estendeva dalla Turchia all'Afghanistan, e quindi non potevano passare inosservati.

Anche Javan ci ricorda troppo da vicino gli Ioni perchè possa trattarsi solo di una coincidenza. La Ionia era una porzione occidentale dell'Anatolia abitata da Greci emigrati dalla madrepatria; fra le stirpi elleniche, era quella geograficamente più vicina agli Israeliti, e probabilmente l'unica nota in epoca assira; non stupisce perciò che gli Ioni siano considerati i primogeniti di tutti i Greci! Al versetto 4 si nominano ben quattro figli di Javan: Elisa, Tarsis, Chittim e Rodanim. Elisa fa venire in mente l'Ellenia, cioè la Grecia continentale; Chittim e Rodanim sono rispettivamente i nomi plurali che indicano gli abitanti di Cipro e di Rodi, a quei tempi fiorenti centri commerciali. Tarsis non è facile da identificare ma, a chi non è del tutto digiuno di archeologia, fa venire in mente Tartesso, fiorente colonia vicina all'attuale Gibilterra, distrutta dai Cartaginesi nel 553 a.C., e da qualcuno identificata con l'Atlantide  di  Platone. Anche Giona, sottrattosi alla missione affidatagli da Dio di predicare a Ninive, in oriente, cerca di fuggire a Tarsis, cioè praticamente ai limiti occidentali del mondo conosciuto, proprio in direzione opposta a quella indicatagli dal suo "datore di lavoro". Dunque, i nomi dei quattro figli di Javan sono in realtà nomi di quattro popoli, tutti in buone relazioni con i Greci. Sono gli abitanti delle cosiddette "ISOLE DELLE GENTI", e cioè la Grecia, Cipro, Rodi e la Spagna, localizzati dall'incerta geografia del tempo nel bel mezzo del Mediterraneo.

Torniamo ai figli di Jafet del versetto 2. In Thubal, probabilmente, si possono riconoscere i Tibareni di Erodoto, popoli stanziati sulla costa del mar Nero, che sono detti commerciare con Tiro in  Ez 27, 13. Li citano anche il geografo Strabone ed il poeta ellenistico Apollonio Rodio nelle sue  "Argonautiche"  (II, 1010); entrambi sostengono che, quando le donne dei Tibareni devono partorire, sono i mariti a mettersi a letto e a gemere (paese che vai, usanza che trovi!) Il nome di di Mesech invece lo ritroviamo anche nel salmo 120, 5: "Ahimé, sono come straniero in Mesech..." Chi ha letto ben bene le "Storie" di Erodoto può riconoscere qui coloro che egli chiama i Moschi, abitanti come i Tibareni della costa del mar Nero, considerati barbari dagli Assiri che nei loro testi li chiamano i "Muski". Infine, Thiras ricorda moltissimo i Tirreni, altro nome degli Etruschi, sulla cui misteriosa origine si è molto favoleggiato, a partire da Erodoto, che li dice discendenti dei Lidi. Tra l'altro, gli Etruschi sono forse l'unico popolo non indoeuropeo, e quindi non discendente di Jafet, proposto in questa lista!

I figli di Gomer
Nel versetto 3 troviamo i nomi dei
tre figli di Gomer: Askenaz, Rifat e Togarma. Il primo corrisponde forse agli Askuz delle iscrizioni assire, che sarebbero da identificarsi con gli Sciti, tribù nomadi del bassopiano centrasiatico, che premendo sui Cimmerii avrebbero provocato la loro espansione verso la Mesopotamia. Gli Sciti invasero i territori originariamente abitati dai Cimmerii, e come tali potevano a buon diritto essere creduti i loro primogeniti. Più tardi, gli ebrei europei del Medioevo identificarono in Askenaz la Germania, ed Askhenaziti gli ebrei dell'Europa Centro-orientale che parlavano l'idioma Yddish, una variante del tedesco, in contrapposizione ai Sefarditi, abitanti della Spagna; ma si tratta solo di un'attribuzione assai posteriore all'Autore Biblico.

Rifat (in ebraico significa "frantoio") secondo Giuseppe Flavio sarebbe stato l'antenato dei Rifaci, cioè degli abitanti della Paflagonia, una regione dell'Anatolia affacciata sul Mar Nero; essi diedero il nome ai monti Rifei, che secondo i geografi antichi rappresentavano il confine nordoccidentale del mondo abitato. Alcune leggende irlandesi lo chiamano Reidhpath o Diphath, ed affermano che egli fu l'antenato dei popoli Celti. Togarma (citato anche in Ez 27, 14) potrebbe essere in relazione con il popolo dei Tilgarimmu, tributario degli Assiri, che viveva sul corso superiore dell'Eufrate. Lo storico Eusebio di Cesarea (263-339 d.C.) afferma che egli fu l'antenato degli odierni Armeni, ma alcuni dicono invece che egli avrebbe dato origine ai popoli Turchi.

I discendenti di Cam
Come si vede, cominciamo ad avere un'idea precisa del carattere "etnografico" della tavola delle genti. Una ulteriore conferma ci viene dai quattro figli di Cam: Cus, Mizraim, Put e Canaan. Cus indica anzitutto la Nubia (l'attuale Sudan), dove si era formato appunto la civiltà di Kush. Quanto a Mizraim, come i già citati Chittim e Rodanim è un plurale, e già di per sé significa "gli Egiziani": non un solo capostipite, dunque, quanto piuttosto l'intero popolo. Nel libro dell'Esodo, l'Egitto è solitamente chiamato proprio "Mizr", una parola di origine semitica che probabilmente in origine significava "frontiera di un territorio". I suoi abitanti invece chiamavano l'Antico Egitto con il nome di Khem, cioè "terra nera", con evidente riferimento al fertile limo depositato dalle piene del Nilo, e in contrapposizione alla "terra rossa" del deserto (deshret). Come si è già detto, secondo molti il nome di Cam, figlio di Noè, deriva proprio dal termine "Khem"! Il nome attuale dell'Egitto deriva invece dalla parola greca Aìgyptos; si è avanzata l'ipotesi che essa provenga dall'egiziano antico e significhi "Casa del Ka (anima) di Ptah", essendo Ptah il dio creatore del pantheon egizio. Può apparire strano che la Nubia sia considerata primogenita di Cam, mentre il potente e glorioso Egitto sia degradato al ruolo di secondogenito; l'enigma però trova soluzione considerando che, al tempo in cui fu compilata la Tavola delle Genti, l'Egitto attraversava un periodo di grave decadenza, pallida ombra dello splendore dei ramessidi, e dal 715 al 656 a.C. fu addirittura governato da una dinastia nubiana, la venticinquesima.

Put dovrebbe rappresentare il corno d'Africa; infatti il "paese di Punt" era il limite inferiore del commercio marittimo dei Faraoni, ed è citato con il nome di Puta anche da una iscrizione di Dario il Grande, Re dei Re di Persia dal 522 al 486 a.C. Quanto a Canaan, è fin troppo evidente che designa i popoli cananei della Palestina, preesistenti all'invasione da parte di Giosuè e soci; il nome di tali popoli è connesso al termine semitico "kinahhu", che indicava il color porpora con cui essi tingevano le stoffe, e tale è anche il significato in greco del termine "Fenici". Canaan è detto generare Sidon suo primogenito, che era la più importante città della Fenicia, oltre ad un numero impressionante di popoli: nell'ordine, gli Etei, i Gebusei, gli Amorrei, i Gergesei, gli Evei, gli Arachei, i Sinei, gli Arvadei, i Samarei e gli Amatei. Erano tutti abitanti di piazzeforti cananee piccole o grandi al momento dell'occupazione israelita; gli Etei in particolare sono gli Ittiti, che contesero all'Egitto il predominio sul Medio Oriente al tempo di Ramses II. All'arrivo degli Ebrei in Canaan, tuttavia, l'impero ittita era già decaduto da tempo, e in Palestina restavano solo piccoli insediamenti dei loro discendenti; essi apparivano dunque una tribù secondaria, e non c'è da stupirsi se la Genesi non fa menzione della loro passata grandezza. Stesso discorso vale per gli Amorrei, i fondatori di Babilonia, ormai decaduti e pressoché estinti nel VI secolo a.C. Secondo alcuni, invece, gli Evei sono gli Hurriti, che fondarono il Regno di Mitanni nell'alta Mesopotamia, fiorito tra il 1500 e il 1250 a.C. I Gebusei erano gli abitanti della piazzaforte di Gerusalemme; i Gergesei occupavano la piazzaforte cananea di Kirkash; gli Arachei erano forse gli abitanti della città fenicia di Arka; i Sinei della piazzaforte di Sianna; gli Arvadei della città fenicia di Arvad; i Samarei del centro abitato di Simarra (oggi poco a nord di Tripoli); e gli Amatei della città siriana di Hamat. Questa lista è considerata preziosa, perchè fornisce un quadro preciso della Palestina preisraelitica, che gli Ebrei conoscevano benissimo, perchè questi popoli li avevano dovuti sgominare tutti ad uno ad uno. Non lo hanno fatto certamente nel giro di una sola generazione (quella di Giosuè, intendo): per esempio, gli Amorrei furono sconfitti ancor prima del passaggio del Giordano, perchè abitavano nell'attuale Giordania: il loro re Seon fu battuto da Mosè insieme a Og, mitico re di Basan, secondo il racconto di Num 21, 21-35. Invece i Gebusei furono sconfitti solo da Davide, secondo quanto riferisce 2 Sam 5, 6-9, quindi più di due secoli dopo Giosuè.

Piero della Francesca, Salomone e la Regina di Saba, Arezzo, Basilica di San Francesco

Piero della Francesca, Salomone e la Regina di Saba, Arezzo, Basilica di San Francesco

I figli di Cus
Problematica è l'identificazione dei figli di Cus, chiamati nel versetto 7 Seba, Avila, Sabta, Raama e Sabteca, mentre Saba e Dedan sono detti figli di Raama. I più identificano Seba (attenzione, è un nome maschile come i successivi!) con la città di Sabai citata dal geografo Strabone e da Giuseppe Flavio, posta sulla costa occidentale della penisola arabica. Avila è già stata in Gen 2,11 come una terra favolosa, tale che "l'oro di quel paese è puro; là si trova pure la resina profumata e la pietra d'onice"; come si è già spiegato in precedenza, probabilmente coincide con quella che gli arabi preislamici chiamavano la tribù di Hawlan, insediata sulla costa orientale dell'Arabia. Quanto a Sabta, quasi certamente indica quelle popolazioni arabe chiamate Sabateni da Giuseppe Flavio, Saptha da Claudio Tolomeo e Messabathi da Plinio il Vecchio, stanziate nella parte orientale della penisola arabica. Il nome di Sabta si è conservato fino ad oggi in quello della città di Shabwat, la capitale del Hadramaut. Passiamo a Raama: tutt'oggi esiste una località con questo nome nel sudovest dell'Arabia Saudita. Tolomeo chiamava tale regione Ragmas, era vicina alla terra di Avila e ad est di Ofir; i suoi abitanti sono noti da altre fonti per aver commerciato con Tiro e Sidone. Sabteca viene identificato da Giuseppe Flavio con il popolo dei Sabactas, stabilitisi nell'odierno Yemen. Pochi i dubbi sul fatto che Saba, nipote di Cus, rappresenti il favoloso paese da cui proviene la regina di Saba che va a trovare re Salomone nel I libro dei Re (10, 1-13); la tradizione poneva tale paese in Etiopia, ma alcune iscrizioni ritrovate iscrizioni del nord dello Yemen, risalenti al IX secolo a.C., ci parlano di Saba come di un fiorente regno dell'Arabia meridionale, quella che i Romani chiameranno "Arabia Felix". Infatti a quei tempi tale regione era molto fertile, essendo bagnata da ingegnosi sistemi di irrigazione controllati da una grande diga che sbarrava il fiume Adhanat, oggi prosciugato: la diga crollò nel 542 a.C., un evento che viene ricordato nel Corano e descritto come un giudizio di Dio su quel popolo. Il Regno di Saba ci è noto anche attraverso iscrizioni assire dell'VIII secolo a.C., nelle quali era famoso come una delle quattro "Terre delle Spezie" (le altre erano Minea, Kataban e Hadramaut), ed oggi ne sono stati riportati alla luce alcuni resti archeologic
i di proporzioni monumentali. Infine, Dedan è citato anche in Ezechiele 27,15, dove si dice che i suoi figli "pagavano [ Tiro ] con corni d'avorio [ zanne d'elefante ] ed  ebano". Presente in alcune iscrizioni cuneiformi, il loro principale insediamento era la città oggi conosciuta come Al-Ula, circa 70 miglia a sud-ovest della moderna Taima, in Arabia.

I figli di Mizraim
I versetti 13 e 14 elencano i figli di Mizraim, cioè dell'Egitto: Lud, Anam, Laab, Naftuh, Patros, Casluh e Caftor. Il primo crea subito problemi, poiché Lud
in Gen 10,13 è detto figlio di Mizraim, quindi nipote di Cam, mentre in 10,22 è annoverato tra i figli di Sem. Omonimia? Una svista dell'autore biblico? Dopotutto, il Pentateuco era considerato così sacro che venivano ricopiati fedelmente anche gli errori di grammatica. Appare probabile che, se di errore non si tratta, i due Lud indichino popoli diversi, e questo non è da identificarsi con i Lidi di cui diremo più avanti, ma forse con i Lebu, stanziati sulla costa settentrionale dell'Africa, che in più di un'occasione hanno fornito truppe mercenarie all'Egitto. Riguardo ad Anam, il re assiro Sargon II nelle sue iscrizioni ci parla degli A-na-mi dell'Anatolia meridionale, da lui sconfitti (ma i sovrani assiri si vantavano di aver sbaragliato il mondo intero). Sicura è l'identificazione di Lehab con la Libia: già i Faraoni Merneptah e Ramses III si vantavano, nel XIII-XII secolo a.C., di aver sconfitto il popolo dei Libi, perciò antichissimo. Naftuh secondo me deriva dal nome dei Na-patob-im, letteralmente "quelli della palude", nei testi egizi, popoli stabilitisi nel delta del Nilo e nella parte occidentale dell'Egitto. Idem dicasi per Patros, da identificare con gli Ptores, tribù migrata in Egitto ed ivi rimasta; nelle sue iscrizioni il re assiro Assaraddon (681-668 a.C.) afferma di aver sottomesso i Paturisi durante una sua spedizione in Egitto. Casluh, citato da Giuseppe Flavio con il nome di Chesloim, era probabilmente un'altra tribù affine alle precedenti, tributaria dell'impero egiziano. Infine, appare naturale identificare Caftor con i Cretesi, chiamati Keftiu dagli egiziani (alcuni studiosi moderni però identificano Caftor con la Cappadocia). Caftor è detto essere antenato dei Filistei, i più fieri nemici di Israele (e in particolare di Sansone); ed infatti, i Filistei facevano parte di quei "popoli del mare" di cui si parla in documenti egiziani, che invasero il Vicino Oriente sul finire del II millennio a.C. provenienti dalle isole del Mediterraneo. Ramses III li cacciò dall'Egitto, ma essi si stanziarono sulla costa meridionale della Terrasanta, che da essi prese il nome di Palestina. Oggi si sa però che essi erano indoeuropei, non camiti: infatti usavano il ferro, mentre Egiziani, Mesopotamici ed Ebrei  erano  ancora  immersi nell'Età del Bronzo. Forse l'autore biblico li ha confusi con gli altri cananei, facendo di tutta l'erba un fascio.

I discendenti di Sem
Assai più facile è riconoscere popoli noti nei nomi dei discendenti di Sem. Elam, citato fra i quattro regni che mossero guerra a Sodoma e Gomorra in Gen 14, rappresenta un ricco stato sorto ad oriente della Mesopotamia, sulle rive del Golfo Persico, annesso dagli Assiri intorno al 640 a.C., e poi dai Medi e dai Persiani. Contro di esso vaticina Geremia (49, 34-39). Assur indica ovviamente l'Assiria, potentissima fino a poco prima della definitiva stesura della Genesi. Nessun dubbio neanche su Aram: l'aramaico era la lingua parlata comunemente nell'impero neobabilonese, e deriva dagli Aramei, abitanti della Siria e della Mesopotamia settentrionale. Il regno di Aram era stato sottomesso da Davide in II Sam 10, e restò sempre un vicino scomodo per Israele e Giuda. Dopo l'esilio a Babilonia, gli Ebrei dimenticarono l'ebraico come lingua parlata, e adottarono l'aramaico, il linguaggio in cui si esprimeva anche Gesù. In qualche villaggio lo si parla ancor oggi.

In 10, 23 vengono elencati quattro figli di Aram: Uz, Cul, Gheter e Mas. C'è ancora un notevole disaccordo tra gli esegeti per quanto riguarda la zona precisa in cui si sarebbero stabiliti i discendenti di Uz, e ciò non deve sorprenderci, viste le abitudini spesso nomadi degli Aramei. Di sicuro sappiamo che Uz fu la patria di Giobbe, protagonista di un celebre libro sapienziale ("C'era nel paese di Uz un uomo che si chiamava Giobbe..."). Lamentazioni 4, 21 afferma: "Gioisci, o figlia di Edom, che risiedi nel paese di Uz!" Questo è sufficiente per affermare che tale tribù doveva essere imparentata in qualche modo con gli Idumei, e quindi doveva essere stanziata nell'Arabia settentrionale. Giuseppe Flavio, probabilmente a ragione, lo identifica con la regione chiamata Traconitide nel Vangelo di Luca (3, 1) e parte della Tetrarchia di Erode Filippo, figlio di Erode il Grande: una zona desertica e poco ospitale, oggi al confine tra Siria e Giordania, che però era abitata da pastori nomadi fin da tempi immemorabili. Il secondogenito di Aram, Cul, prende nome da un'area vicina alla Traconitide, a nord del lago di Galilea, dove si trovano il lago e la valle di Hule, citate anche da Giuseppe Flavio: un'area paludosa oggi bonificata, in cui il moderno Stato di Israele ha istituito una riserva naturale. Il lago di Hule è formato dall'accumulo di acqua proveniente dalle due fonti del Giordano, prima di iniziare la loro discesa verso il lago di Galilea. Gheter è invece una tribù che Giuseppe Flavio dice stanziata a sud di Damasco. Infine, Mas va probabilmente interpretato con i Mashu citati da testi accadici e con i Msh'r delle iscrizioni egiziane, una tribù che abitava l'interno dell'odierno Libano.

Torniamo agli altri figli di Sem. Sembra naturale identificare Lud, da non confondersi con l'omonimo camita di 10, 13, con il popolo dei Lidi, che al tempo dell'esilio a Babilonia aveva creato un forte regno nell'Anatolia occidentale. Anzi, in quegli anni si era creato una specie di "equilibrio geopolitico" tra l'impero neobabilonese, l'impero dei Medi, il regno faraonico ed il regno di Lidia. Re di Lidia fu quel Creso che la mitologia ricorda come il Paperon de' Paperoni dell'antichità (ancora oggi, uno che è ricco sfondato si dice "ricco come un Creso"). La leggenda vuole che egli consultò l'oracolo di Delfi prima di muovere guerra a Ciro il Grande, e quello gli rispose: "Se lo combatterai, distruggerai un grande regno". Creso scese in battaglia contro i Persiani, ma fu sbaragliato, e il grande regno che distrusse fu il proprio. Capita.

Il misterioso Arfaksad
Veniamo ad Arfaksad, che è diretto antenato di Abramo, pur essendo solo il terzogenito di Sem (appare strano che l'Autore Biblico non abbia fatto discendere il Popolo Eletto dal primogenito del primogenito di Noè). Secondo la maggior parte degli orientalisti, il suo nome deriverebbe da
Arp-Keshed, cioè "i confini della Caldea"; a confermare quest'ipotesi vengono alcune tavolette hurrite, nelle quali il suo nome compare nella forma Arip-Hurra, cioè "il fondatore della Caldea" (tale nome era noto anche agli Accadi nella forma Arraphu). Arfaksad sarebbe dunque il progenitore dei Caldei, un popolo di lingua aramaica forse originario dell'Arabia orientale, che nel XIV secolo a.C. occupò il sud della Mesopotamia, stanziandosi fra Babilonia ed il Golfo Persico. L'ascesa al trono di Babilonia di Nabupolassar nel 626 a.C. segnò l'inizio dell'ascesa di questo popolo, che si alleò con Ciassare, re dei Medi, e con il suo aiuto assediò e distrusse la grande città di Ninive, ponendo fine all'impero assiro. In seguito Nabucodonosor II, figlio di Nabupolassar, distrusse il Tempio di Gerusalemme; all'impero caldeo pose fine Ciro il Grande di Persia, conquistando Babilonia nel 539 a.C. Genesi 11, 31 dice che Terach con la sua famiglia "uscì da Ur dei Caldei"; si tratta di un anacronismo, poiché all'epoca di Abramo probabilmente i Caldei non si erano ancora stanziati nella Bassa Mesopotamia, ed Ur era ancora una città sumerica; la dizione "Ur dei Caldei" è qui utilizzata perché, al tempo della redazione finale del Pentateuco, Ur si trovava nel territorio dei Caldei, e dunque l'Autore poteva credere che fossero stati loro (e quindi Arfaksad) a fondarla. Di qui, la discendenza di Abramo dall'antenato dei Caldei. Ma non tutti sono d'accordo con questa identificazione. Lo storico canadese Donald B. Redford nella sua opera "Egitto, Canaan, e Israele nei tempi antichi" ha proposto di interpretare Arfaksad come la trascrizione in caratteri ebraici di Urfa-Kasid, cioè di Urfa degli Yazidi, centro dell'alta Mesopotamia chiamato altrove anche Harran: proprio la città da cui sarebbe partito il viaggio di Abramo alla volta di Canaan! Dei discendenti di Arfaksad continueremo a parlare nel capitolo seguente.

La Tavola delle Genti trasformata in carta geografica: possibile localizzazione dei discendenti di Noè

La Tavola delle Genti trasformata in carta geografica: possibile localizzazione dei discendenti di Noè

 

Naturalmente, fra tutti gli ascendenti dei popoli loro contemporanei, i sacerdoti di Giuda concentrano la loro attenzione solo sui propri antenati. Come anticipato, lo sguardo dell'autore di Gen 10 si restringe progressivamente, fino a convergere sui PATRIARCHI di Israele, la cui storia occuperà tutto il resto del primo libro della Bibbia. È suggestivo andare a caccia di questi antenati, scoprendo che rappresentano gli eponimi (cioè coloro che diedero il proprio nome, come Romolo a Roma) dei popoli contemporanei di Nabucodonosor e di Ciro, e quindi che il decimo capitolo della Genesi rappresenta un'"istantanea" della distribuzione dei popoli nel VI secolo a.C.: io vi mostro questa distribuzione nella figura qui sopra. Nulla  ha perciò di storico (nel senso moderno) la "tavola delle genti", la quale si configura precisamente come un tipico racconto mitico: in esso qualcosa di attuale per chi scrive, com'è appunto la suddivisione politica del mondo, viene proiettato alle origini dell'umanità. Perciò, alla domanda: "Perchè i popoli appaiono sistemati così sulla terra, e non altrove?", l'autore risponde: "perchè questo è il modo in cui si sono dispersi sulla terra gli immediati discendenti di Noè, i capitribù delle prime famiglie umane". Resta però da rispondere ad un'altra domanda: perchè mai i popoli si sono dispersi, senza rimanere tutti uniti in un'unica nazione, in un "impero universale"? La Genesi prevede quest'obiezione, e risponde magistralmente con l'episodio fin troppo noto della Torre di Babele.