Mare Nero

un orrore di Generalissimus

Il pattugliatore Andrea Bafile stava ormai terminando la sua crociera di routine nel Canale di Sicilia.

Il suo comandante stava scrutando dalla plancia la distesa d’acqua che si stagliava davanti a lui come se le risposte a tutte le domande che si era fatto durante la sua vita fossero tutte lì, da qualche parte in quell’angolo del Mar Mediterraneo.

C’erano molte nuvole all’orizzonte, ma non sembravano affatto minacciose, e poi i rapporti meteo non indicavano perturbazioni in arrivo.

All’improvviso, scrollatisi di dosso i suoi pensieri e tornando bruscamente alla realtà, l’uomo al quale erano stati affidati quei poco meno di 70 metri di nave distolse lo sguardo dal mare e si rivolse al suo secondo in comando: “Primo Ufficiale”.

“Dica, Tenente”.

“Se non sbaglio tra poco sarà ora di tornare ad Augusta”.

“Non sbaglia signore”.

“Sa, stavo pensando a qualcosa per spezzare la monotonia di questo viaggio”.

“Ha in mente qualcosa, signor Tenente?” Il comandante dell’Andrea Bafile ci pensò su, poi, schioccando le dita, esclamò con aria allegra: “Ci sono! Che ne dice di un’esercitazione?” “Non posso che concordare, Tenente, la trovo un’ottima idea.

Ha già deciso di che genere?” “Dunque, vediamo… Ehm… Antincendio? No, ne abbiamo fatta una ieri… Ci sono! Che ne dice di una bella esercitazione di tiro?” “Trovo anche questa un’ottima idea, signore”.

“Bene, allora è deciso.

Solo però vorrei fare pratica su qualcosa di diverso dai soliti bersagli…” “Credo di aver capito cosa vuole dire, Tenente”.

“Le ricognizioni aeree hanno rilevato qualcosa, di recente?” “Un attimo che controllo, Tenente… Mmm, sembra di sì… Dia un’occhiata a questi dispacci”.

“Sorbole! Capita proprio a fagiolo! Meglio sbrigarci a raggiungere il punto indicato da queste coordinate.”

“Meno male che siamo vicini, non ci sono neanche navi nei paraggi, nessuno ci darà fastidio”.

“Macchine a tutta forza, allora, penso che finiremo tutto prima che cali il sole”.

Detto questo, il vascello si avviò verso la sua nuova destinazione.

* * *

L’Andrea Bafile arrivò dove il suo comandante aveva deciso, e si preparò ad iniziare l’esercitazione.

Il sole non era ancora tramontato, ma si stava per nascondere dietro le nuvole, cosa che comunque non aiutava la visibilità.

Il suo comandante, che stava di nuovo scrutando l’orizzonte, ma stavolta con l’ausilio di un binocolo e con uno sguardo ben diverso da quello di qualche tempo prima, sorrise quasi beffardo e si rivolse di nuovo al suo secondo in comando: “Vede anche lei?” “Sì, signor Tenente, vedo”.

“Che ne pensa?” “Credo che sia il bersaglio ideale”.

“Beh, allora direi di cominciare subito l’esercitazione”.

“Il cannone è già pronto”.

“Beh, conosce la prassi, prima di tutto un colpo d’avvertimento”.

“Sissignore”.

L’ordine venne dato immediatamente, e il rumore di un colpo di cannone calibro 76mm che veniva esploso invase la plancia.

Uno spruzzo d’acqua si sollevò a poca distanza dal bersaglio scelto dal pattugliatore.

Il primo ufficiale chiese al comandante della nave: “Che dice, signore, spariamo un altro colpo d’avvertimento?” Costui ci pensò su, diede un altro sguardo col binocolo al bersaglio e disse: “Ma si, perché no?” Detto fatto, un nuovo colpo di cannone risuonò in plancia e un altro spruzzo si sollevò nelle vicinanze del bersaglio.

Non appena le ultime gocce d’acqua ricaddero nel mare al quale erano state temporaneamente strappate dalla detonazione dei proietti, il secondo in comando del vascello che li aveva sparati si rivolse al suo superiore: “Penso che possiamo ordinare il fuoco a volontà, a questo punto”.

“Non posso che concordare, Primo Ufficiale, dia pure lei l’ordine, se vuole”.

L’esperto marinaio non se lo fece ripetere due volte, e dalla bocca di fuoco di cui era dotata l’imbarcazione volarono immediatamente contro la sua preda diversi proiettili, che centrarono in pieno il loro bersaglio.

Dopo aver osservato per un po’ la vittima di quell’esercitazione affondare in fiamme con un accenno di sorriso sul volto, il comandante dell’Andrea Bafile disse al suo sottoposto: “Avviciniamoci per una… valutazione dei danni”.

“Non c’è bisogno di ulteriori spiegazioni, Tenente, faccio subito avvicinare la nave”.

“Comunque sia, da quello che posso constatare, l’esercitazione può considerarsi un successo”.

“Indubbiamente, signore”.

L’Andrea Bafile si avviò con lentezza verso la posizione del suo bersaglio.

* * *

Il pattugliatore stava avanzando lentamente tra i detriti che fino a poco prima facevano parte del bersaglio che aveva appena cannoneggiato.

All’improvviso l’attenzione del suo comandante, che era uscito dalla plancia per osservare lo spettacolo più da vicino, venne attirata da un grido proveniente dal lato opposto del ponte di coperta in cui si trovava: “Uomo in mare!” L’ufficiale pensò: “Che sta succedendo? Non dirmi che qualcuno di questi idioti è riuscito a finire fuori bordo? Eppure il mare è una tavola! Bah, tanto peggio per lui!”, e si avviò con calma verso la zona da dove era stato lanciato quell’allarme.

Quando arrivò, l’equipaggio aveva appena finito di ripescare dall’acqua una donna dai lunghi capelli castani e dalla corporatura minuta, che però aveva evidenti ustioni sul lato sinistro del corpo.

Vedendo quella scena il comandante, colto da curiosità, affrettò il passo e disse ai suoi uomini: “Sdraiatela a terra e fatele spazio! Il medico è stato già avvisato?” “Sissignore, gli infermieri si stanno precipitando qui”.

La donna gemeva per il dolore, ma l’uomo al comando dell’Andrea Bafile riuscì a capire alcune parole:

“Ach… Wasser… Bitte!”

Il comandante quasi sbiancò quando comprese che la donna ripescata dal suo equipaggio era Tedesca, ma non poté fare altro che guardarla mentre veniva caricata su una lettiga e trasportata d’urgenza in infermeria mentre lui stesso veniva raggiunto dal suo secondo in comando, che gli chiese:

“Chi era, Tenente?”

“Non lo so, ma ha detto qualcosa in Tedesco”.

“Accidenti! Forse abbiamo commesso qualche errore? Forse quello non era il nostro bersaglio?”

“No, Primo Ufficiale, quello era sicuramente il nostro bersaglio, e quella donna si trovava a bordo di esso.

Probabilmente non stava facendo nulla di buono, ma a questo punto non possiamo fare altro che aspettare.

Cerchiamo altri sopravvissuti, e se non ce ne sono, facciamo rotta per Augusta”.

Detto questo, si avviò lentamente verso la plancia.

* * *

Ormai il sole era calato quando l’ufficiale al comando dell’Andrea Bafile venne raggiunto in plancia dal suo secondo.

Il comandante si rivolse a lui e gli chiese: “Allora, novità?” “Beh, signore, c’è una notizia buona e una cattiva…”

“Come per tradizione voglio sentire prima la cattiva”.

“Dunque, la donna che abbiamo portato a bordo è… Deceduta”.

“Porco cavolo!” L’ufficiale dovette trattenersi per non farsi scappare un’imprecazione più pesante.

Il suo secondo continuò la spiegazione:

“Le sue ustioni erano troppo gravi, e inoltre un grosso frammento di lamiera le si era conficcato nel fianco lacerandole il fegato. Ha perso troppo sangue perché potessimo salvarla”.

“Qual è la buona notizia in tutto ciò?” Chiese il comandante con una leggera punta di irritazione.

“Beh, signor Tenente, fortunatamente la donna aveva con sé dei documenti, anche se danneggiati dall’acqua, perciò siamo riusciti ad identificarla”.

“E quindi?”

“Si tratta di una criminale ricercata”.

L’espressione sul volto del comandante dell’Andrea Bafile non solo si rasserenò, ma comparve anche un accenno di sorriso.

Tirò un sospiro di sollievo e disse:

“Poffarbacco, e io che credevo di aver causato un incidente diplomatico con i nostri alleati! Invece qui rischia addirittura di scapparci un encomio! Chi era nello specifico questa sgallettata?” “A quanto pare si tratta di una certa Carola Rackete. Questa mentecatta aveva deciso di aiutare diversi Africani ad attraversare il Mediterraneo e farli immigrare illegalmente nei paesi europei perché potessero avere… Una vita migliore”.

Il comandante osservò beffardo: “Eh, certo, tutto quello che abbiamo fatto per loro in quel continente schifoso non gli basta”.

“Comunque sia faceva il tutto grazie ad un grosso peschereccio rubato qualche tempo fa”.

“Pazzesco, come diavolo avrà fatto a sfuggirci finora?” “Chissà… Pare che abbia iniziato le sue attività criminose dopo che suo padre è stato giustiziato perché sospettato di far parte di ambienti vicini alla Rosa Bianca”.

“Comunistella viziata, come si dice in questi casi la mela non cade mai lontano dall’albero. Beh, comunque sia, adesso per lei è finita. Prepariamoci a ricevere i complimenti del Führer Strache”.

“E del nostro Duce”, aggiunse il secondo in comando del pattugliatore.

“Già”, disse l’ufficiale, “sono sicuro che lo apprezzerà particolarmente”.

Dopo aver dato un ultimo sguardo al mare, che ormai era diventato un tutt’uno col cielo per via dell’assenza di luce, il comandante disse: “Beh, direi che qui abbiamo finito, possiamo tornare ad Augusta”.

“Aspetti, Tenente”, disse il suo primo ufficiale, “mentre parlavamo è arrivato questo”.

“Ah, sembra che le ricognizioni aeree abbiano avvistato un altro barcone zeppo di clandestini. Ma cos’è, si sono dati appuntamento stanotte?” “Purtroppo signore sembra che siamo l’unica nave in zona, le altre sono troppo lontane”.

“E va bene, tocca di nuovo a noi a quanto pare. Facciamo rotta verso le nuove coordinate e occupiamoci anche di questa faccenda”.

“Sissignore”.

Finito questo scambio di parole, l’Andrea Bafile si avviò lentamente verso la sua nuova destinazione, facendosi strada tra i corpi esanimi di svariati uomini di colore che galleggiavano quasi invisibili in quel mare oscuro.

Generalissimus

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Così gli risponde Bhrihskwobhloukstroy:

A che cosa sono dovute le Migrazioni in questa ucronia?

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E Generalissimus spiega:

Sono di dimensioni inferiori rispetto al nostro mondo, ma ci sono comunque e vengono strumentalizzate dai vari regimi. Sono causate dalla brutalità e dalla violenza delle varie autorità coloniali, dalla povertà diffusa e da diverse siccità causate dal riscaldamento globale. E ci sono anche le epidemie di Ebola, AIDS e chi più ne ha più ne metta, tanto finché colpiscono popolazioni ritenute inferiori nessuno è interessato a contrastarle.

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Allora Bhrihskwobhloukstroy precisa:

Pensavo del raffreddamento (che era in effetti nei programmi del Fascismo): meno caldo → meno evaporazioni → meno precipitazioni (come nelle Glaciazioni). Ma sono le prime due che mi incuriosiscono di più: fuggono dalle Colonie Britanniche o Francesi per trovare rifugio nel Reich o in Italia? Gli Stati Uniti e la Cina in che condizioni sono?

A scanso di equivoci: queste domande sono dovute a curiosità esclusivamente ucronica; lo scenario in cui – come perlomeno suggerisce il racconto – ci sono un Duce e un Führer alleati fa venire in mente come primo contesto la Vittoria dell'Asse nella Seconda Guerra Mondiale e dunque le sorti dei Continenti Extraeuropei rappresentano una questione inevitabile. Se a qualcuno può interessare, percepisco la recente vicenda di Carola Rackete come un tassello nel quadro del tentativo di arrivare a una crisi internazionale fra Italia e Germania, a sua volta funzionale nel contesto di una divisione fra Germania e Russia.

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Generalissimus aggiunge:

Non sapevo dei piani di raffreddamento globale. Sì, fuggono dalle colonie britanniche e francesi (oltre che da quelle portoghesi e dalla Liberia) per arrivare nel Reich e in Italia. Gli USA sono rimasti neutrali e la Cina fa parte della Sfera di Co-Prosperità asiatica.

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La parola torna a Bhrihskwobhloukstroy:

Sul raffreddamento ricordo (ma purtroppo non da quale fonte) una considerazione del Duce a proposito dell'opportunità di rimboschire gli Appennini onde favorire un clima più rigido che fortificasse la Razza; per quanto riguarda il Nazionalsocialismo, la preferenza per i climi freddi rappresentava un'eco tutto sommato neanche troppo distorta dell'origine del biondismo e in generale della pigmentazione xantocroica da selezione naturale in climi a ridotta esposizione solare (paradossalmente, una considerazione molto utilizzata nelle polemiche antinaziste!)

Possiamo poi proseguire perlomeno col contesto dell’avvincente racconto. Il Terzo Reich nel 2019 starebbe a quello di Hitler come un’ucronica URSS di oggi a quella di Stalin (N.B. non sto affermando che Stalin fosse come Hitler, ma solo che la distanza di 74 anni dal 1945 si farebbe sentire allo stesso modo); dato che un’URSS oggi è materia di speculazione, a maggior ragione lo sarà il Terzo Reich. Punti fissi sono che esistono gli Stati Uniti (unico dato ucronico: non hanno preso parte alla Seconda Guerra Mondiale, con ciò che ne consegue), la Cina è nella Sfera di Co-Prosperità Asiatica, ci sono Colonie Francesi e Britanniche in Africa e in Italia c’è un Duce (questo solo dato non permette di capire se si tratti del Regno d’Italia o della Repubblica Sociale o altro ancora, purché con uno Stato Italiano e un Duce, verosimilmente del Fascismo). Senza Stati Uniti diventa molto difficile un’invasione solo britannica dell’Italia; quindi scarterei l’8. settembre e ciò che ne è conseguito. D’altra parte, una guerra fra Italia e Germania era considerata prossima dallo stesso Mussolini negli anni di Salò e in tal caso propenderei, come prima ipotesi, sulla vittoria del Reich e la riduzione del Regno d’Italia anzitutto probabilmente lo stesso a Repubblica (più o meno come la DDR rispetto all’Unione Sovietica, chiaramente senza Muro di Berlino e divisione in due Stati) e, sul piano territoriale, alla Linea Gotica come confine settentrionale (secondo le previsioni che già si facevano in Germania durante la guerra). Nelle parti annesse al Reich sono verosimili ripopolamenti da Nord (come quello di Nizza dopo il 1860), che in pratica sostituirebbero le Migrazioni Interne della Storia vera (dagli Anni Cinquanta-Sessanta in poi), socialmente sfociate – pur attraverso decenni di voti al PCI – nel Berlusconismo e oggi nella Lega ‘Nazionale’ di Salvini (siamo nella Lista e quindi posso tranquillamente nominare Politici viventi): in questa ucronia tutto ciò si sdoppierebbe, dato che materialmente si verificherebbe nella Repubblica Italiana (per quanto ridotta e forse senza alcuni dei protagonisti citati), mentre nei nuovi Reichsgaue ‘longobardi’ al posto di Forza Italia e della Lega sarebbero favoriti un Partito Imperiale Tedesco e poi (a voler essere proprio ‘omologisti’) la trasformazione nazionale (in questo caso tedesca) della possibile ‘Lega Longobarda’ precedentemente localista.

Arriviamo così all’implicito punto di partenza del racconto (almeno credo): il Razzismo del 2019 nell’Ucronia della Vittoria dell’Asse. Un indizio importante è l’esistenza delle Colonie col relativo corredo di violenze e miseria. Questo ci dice che non solo la Francia ha conservato l’Impero (non essendo più stata coinvolta nel conflitto, se non con la progressiva occupazione tedesca, come nella Storia vera), ma anche il Regno Unito, che dunque non ha dovuto sottoscrivere una Resa senza Condizioni. Sconfitta invece l’Italia, che tuttavia sussiste come Stato e dunque, pur senza più un terzo del Territorio Metropolitano in Europa, a maggior ragione deve aver conservato le Colonie (ne consegue che i Clandestini non vengono dalla Libia o dall’Africa Orientale Italiana). Dato che invece la Sfera di Co-Prosperità Asiatica non lascia speranze né per la Germania né per l’Olanda (o altri), il Reich in Africa si sarà assestato sulla restituzione dei Possedimenti del 1914 e sul Congo dell’annesso Belgio. Con gli Stati Uniti neutrali nella Seconda Guerra Mondiale e sia essi sia il Reich persistenti nel 2019, non ci può essere stato alcun conflitto combattuto fra le due Potenze e perciò l’America resta sotto controllo (anglo)statunitense. Se in Europa la Francia deve aderire a un’eventuale Unione Europea (del resto non molto integrata, se gli Imperi Coloniali restano separati e a bordo dell’Andrea Bafile nessuno capisce una parola di tedesco) mentre il Regno Unito ne rimane fuori, che sia rimasto o meno un residuo di Unione Sovietica è comunque inevitabile un Mondo diviso in Panregioni (tre o quattro), quindi non solo senza una Globalizzazione come la intendiamo oggi (nemmeno una omologa a trazione germanica), ma neppure i pur sorvegliatissimi movimenti possibili ed effettivi all’interno del Patto di Varsavia.

Il Terzo Reich ‘aggiornato’ al 2019 (rispetto a Hitler) sul modello di un’URSS ucronica rispetto a Stalin dovrebbe essere un posto dove la vita è molto meno incerta che nel 1945 e d’altra parte con un costante sforzo di coerenza ideologica (che si potrebbe pure irradiare nell’Emisfero Occidentale, se caso), in tal caso improntato alla Dottrina della Razza. In queste condizioni, è logico che già dal racconto traspaia un severissimo divieto di Immigrazione e in generale di mescolamento di Popolazioni, soprattutto in Europa. Perché tuttavia ci sia un vero e proprio fenomeno di Immigrazione Clandestina dalle Colonie Francesi, Britanniche, Portoghesi e dalla Liberia verso l’Italia e la Germania, credo che non si possa fare a meno di ammettere che le condizioni di vita nelle Colonie di questi ultimi due Stati siano – relativamente – migliori che nel resto del Continente (Sudafrica incluso) o, forse più realisticamente, che in tali Colonie (Italiane e Tedesche) le notizie dall’Europa descrivano un quadro sufficientemente positivo da innescare l’Emigrazione e, siccome l’Immigrazione (come visto) non è materialmente possibile, l’unica base reale di tutto deve comunque essere il confronto fra le condizioni degli Africani nelle Colonie Italiane e Tedesche da un lato e altrove dall’altro (favorevole alle prime). Questo ha scatenato la mia curiosità iniziale.

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C'è anche il parere di Enrico Pellerito:

Come dice Bhrihskwobhloukstroy, se si fugge dalle colonie britanniche e francesi (a parte che queste possono far parte di un impero la cui capitale è Vichy) siamo messi davvero male.
Francamente, se arrivare in Europa significa dover sbarcare in un'Italia fascista, non so quanto possa essere meglio come prospettiva.
Quindi, da quale costa dell'Africa settentrionale partirebbero i natanti, presumo Tunisia.
Se mi si permette una paradossale digressione relativamente alla nostra realtà, visto che qui possiamo farlo, vi stupirebbe che, di comune segreto accordo, gli attuali governi italiano e maltese inizino un reciproco attacco diplomatico fino a giungere una tensione che sfoci in uno stato di effettivo conflitto non dichiarato, di modo tale da rendere i porti di entrambe le nazioni non più "sicuri"?
Oppure, sempre con lo stesso scopo, si potrebbe creare una tale tensione con la fazione libica "meno amica" e con la quale non sono stati stretti accordi di sfruttamento petrolifero.
Però in Libia le cose stanno giungendo ad una resa dei conti che vedrà presto la prevalenza di una delle parti, si che il progetto fallirebbe per quanto attiene l'aspetto idrocarburi.
Comunque, la narrazione di
Generalissimus è fatta in maniera esemplare.

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Bhrihskwobhloukstroy però ha altro da dire:

Strettamente legata alla Questione delle Migrazioni è quella della Demografia. Il Terzo Reich sosteneva per quanto poteva le nascite, anche l’Unione Sovietica ha avuto a volte questa tendenza, ma se dei due almeno il Terzo Reich è giunto fino al 2019 significa che ha raggiunto un livello economico migliore dell’Unione Sovietica nel 1991 (tengo a precisare che ritengo che il Patto di Varsavia sia stato costretto a sciogliersi per aver perso la Corsa agli Armamenti e non per le – pur innegabili e anche da me di persona sperimentate – difficoltà economiche) e allora è assolutamente inverosimile che non dico la maggioranza della popolazione, ma anche soltanto l’élite sia costituita da Germani e basta. Nella prospettiva più rosea per lo Stato, la componente detta “ariana” deve aver inglobato tutti i pur sempre numerosissimi Slavi superstiti (del resto lo stesso Führer Strache pare notoriamente sensibile alla bellezza femminile slava, no?); dopo i Genocidî è subentrata l’Assimilazione e oserei dire che perfino la Šô’ā́h sarà stata a un certo punto interrotta, con i più varî pretesti e capriole logiche, dando luogo invece all’impiego degli Ebrei rimasti, in particolare dei pochi ’Aškənāzīti, come ‘avanguardie’ tedesche (soprattutto se continua a esistere una residua Unione Sovietica in Asia, l’accento della contrapposizione ideologica verrà spostato sull’Anticomunismo e forse si assisterà ancora una volta all’equazione fra Panmongolismo – inteso come Revanchismo Sovietico ‘siberiano’ – e “Pericolo Giallo” della rivale Sfera di Co-Prosperità Asiatica).

D’altra parte, la contrapposizione comunque sussistente con la Panregione Americana e il nucleo ineliminabile della Dottrina della Razza Ariana impediscono di ricorrere a forme di (Neo)schiavismo attraverso la deportazione di Popolazioni Africane in Europa (che è invece quanto, se mi posso permettere, sta avvenendo oggi; la prossimità fra Nazionalsocialismo e ideologie attuali non è solo nel palese Neoantisemitismo in forme ’islāmofobe, ma anche nella replica aggiornata della Tratta degli Schiavi, perché non saprei come altrimenti chiamarla: Mercanti senza scrupoli fanno il lavoro sporco e poi la Domanda di Forza-Lavoro nei Paesi di Destinazione completa l’opera...). Ciò da un lato rende effettive e spietate le pratiche repressive nei confronti dei Clandestini, dall’altro non ha luogo la manipolazione dei fatti a uso della Mobilitazione Ideologica delle Masse (perché la Propaganda deve offrire ai Sudditi l’immagine di un’Europa “Ariana”: se cominciano a vedersi “Extracomunitarî” per le strade sarebbe difficile far finta di niente e qui non c’è il Gioco politico delle Parti per cui ognuna accusa l’altra e si alternano nel Teatrino del Governo; la Propaganda avrà invece già il suo bel daffare a continuare a sostenere le versioni giustificazioniste della Storia della Seconda Guerra Mondiale, i presunti attacchi di confine polacchi a Danzica fra il 31. agosto e il 1. settembre 1939 e così via). Insomma, la Crisi Demografica sembra la peggiore minaccia per la Fortezza Europa, che però non si può permettere alcuna Immigrazione degli unici territorî extraeuropei che controlla, per cui deve concentrare qui le proprie risorse di Forza-Lavoro più sfruttata. Di conseguenza, le epidemie nel resto del Continente Nero devono essere tenute lontane a qualsiasi costo e perciò immagino che l’Immigrazione dalle altre Colonie Africane sia contrastata da parte degli stessi Locali, con qualsiasi metodo lecito e illecito (sparare a vista sarà solo il più esplicito); allora anche per questo motivo la Fuga dall’Africa non si dirige verso le Colonie Tedesche e Italiane (dove pure, a sentire le lamentele del Comandante dell’Andrea Bafile, sono stati fatti perlomeno investimenti di una certa entità, fra l’altro logici se la Produzione è trasferita dove si trovano le Masse sfruttabili), ma direttamente verso le Zone Privilegiate...

Qui deve trovare posto l’iniziativa di Carola Rackete nel contesto ucronico. Nata quando l’attuale Führer aveva 18 anni e cresciuta in un Reich ormai del tutto posthitleriano, figlia di un militare (Ekkehart Rackete), deve aver avuto un’educazione conforme a principî talmente vincolanti da indurla a cercare di vendicare in questo modo il padre; «una vita migliore» in un Paese Satellite del Reich, detto da un’esponente dell’élite (sia pure dissidente, ma che con ogni verosimiglianza ritiene di seguire un’interpretazione coerente dei principî trasmessile a scuola oltre che in famiglia), vuol dire che il consenso sociale dev’essere almeno pari a quello – per quanto critico – della vera Carola Rackete nei confronti dei Valori Occidentali. In altri termini, credo che anche la Carola Rackete ucronica si considerasse fortunata di essere tedesca, fosse consapevole dell’impossibilità di Migrazioni intraafricane (come abbiamo visto, per ragioni sanitarie) e ritenesse che l’introduzione nell’Europa Metropolitana di nuovi Sudditi, anche se da curare, rispondesse a una necessità demografica non più celabile (senza che si potesse pensare di smantellare il Sistema Produttivo nelle Colonie, trasferendone la Popolazione in Europa).

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E ora, un'altra novella ucronica dell'immaginifico Sandro Degiani:

New York, 1946

di Sandro Degiani

Tutto nasce dalla scatola di montaggio del Modellino Revell dell’Arado E 555. La boxart raffigura uno stormo di questi avveniristici (e mai realizzati) uccelli di acciaio in volo sui grattacieli di Manhattan.
Ma da sola l’idea non bastava a meno di scrivere una lunga descrizione dell’apocalisse scatenato dall’attacco e infilarci magari due o tre storie parallele, così però diventava un romanzo, ed io volevo solo un racconto breve. 
Lo svolgimento accorciato era moscio… ed allora perché non ravvivarlo, dato che in fondo era un'Ucronia, ossia una storia alternativa, con l’inserimento di ulteriori Ucronie? … di più non vi dico per non rovinare l’effetto...

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Silenzio assordante e gelido torpore lo circondavano e lo assediavano.

A 15.000 metri di quota i rumori non si propagavano facilmente e malgrado le tute elettroriscaldate, l’ossigeno in maschera e la pressurizzazione dell’abitacolo (non molto efficiente in verità) la sonnolenza innescata dall’immobilità e dal freddo cresceva sempre di più.

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“Heinz, hai controllato la rotta?”

“Si comandante, avanti così verso Ovest, tra meno di tre ore dovremmo intravedere la linea costiera!”

“Da quanto abbiamo lasciato le coste del Portogallo?”

“Sono ormai quattro ore, dovremmo essere oltre mezza strada… l’obiettivo si avvicina!”

“Carburante? Motori?”

“Consumo nell’ambito del previsto, abbiamo un discreto vento di coda che ci favorisce, siamo anche leggermente più veloci del previsto. I motori hanno temperature normali meno il numero 5, ho ridotto leggermente i giri e l’afflusso di carburante, se si raffredda lo riporto alla spinta massima.”

“Perdiamo quota?”

“No, quota costante e contatto visivo con due dei nostri camerati, non so chi siano, useremo la radio solo quando il nemico ci avrà avvistati otticamente.”

“Quindi nella peggiore delle ipotesi saremo in tre ad attaccare”

“Molti di più, siamo decollati in venticinque… non possiamo credere di essere i soli ad avercela fatta!”

“In tre porteremo 12 tonnellate di bombe che sono più che sufficienti a infrangere i sogni di invulnerabilità del nostro nemico… da oggi 200 milioni di persone non dormiranno più sogni beati e sereni, ma nel terrore di sentire una sirena di allarme e di vedere la morte piombare dal cielo come i nostri compatrioti negli ultimi sei anni…”

“Le do il cambio ai comandi comandante, riposate un po’ così sarete pronto per la fase di attacco..”

“Grazie Heinz…!”

Reclinò il seggiolino, chiuse gli occhi e lascio correre la mente sul filo dei ricordi….

* * *

Dal becco della fontana zampillava nella vasca scavata in un masso di grigio granito un rivolo d’acqua gelida e senza sapore.

Aveva riempito la boraccia e poi si era seduto su una lastra di pietra al sole per riposare un po’.

L’uomo era arrivato dal sentiero fischiettando un canto sacro e senza una parola, solo un cenno di saluto con la mano, dopo essersi dissetato alla fontana gli si era seduto accanto.

Aveva preso dalla zaino un libro nero e lo aveva aperto al segno. Era un breviario e si immerse subito nella lettura. Era un prete o uno che studiava in seminario…era evidente.

Lui aveva buttato uno sguardo verso il libricino, poi aveva aperto lo zaino e tirato fuori la pipa ed una scatola di tabacco, quando fù carica, cercò a terra col piede un legnetto, lo raccolse e tirò fuori l’accendino con l’aquila ad ali spiegate della Luftwaffe incisa sopra e accese il rametto per accendere la pipa, il prete alzò lo sguardo sui di lui e chiuse il libricino facendolo sparire nelle grosse mani.

“Sei un soldato, vero?” chiese a bruciapelo, mentre lo sguardo dei profondi occhi azzurri, partendo dall’accendino che mi aveva smascherato, si era posato sui suoi.

“Si, un pilota!” avevo risposto con orgoglio ricambiando lo sguardo quasi con sfida.

“Io invece studio da prete… ho lavorato qui nel ’38 da operaio e mi sono innamorato di queste montagne, dell’azzurro del cielo, del canto degli uccelli… quando sento il peso della missione che Dio mi ha affidato vengo quassù, più vicino a Lui e tutto mi sembra più facile…”

“Hai rinunciato alla vita per rifugiarti nella religione, non è una scelta per uomo energico come sembri!”

“Non è così, ho abbracciato la religione proprio per vivere meglio e più intensamente la vita… ci vuole coraggio per abbandonarsi a Dio, forse più di quanto ne occorra per volare.

Da lassù la guerra sembra pulita vero? Come sembra lontana la follia umana quassù vicino alle vette innevate!” il prete aveva distolto gli occhi e adesso si guardava le grosse mani intrecciate posate in grembo.

“Noi siamo dei cavalieri su ippogrifi d’acciaio e portiamo con noi la civiltà e il progresso!” aveva esclamato con un crescendo di voce.

“Voi portate con voi la morte… e i vostri ippogrifi sono dei draghi antropofagi. Un giorno scendi più basso e vedrai che le formichine che vedi fuggire terrorizzate dalle tue bombe sono uomini e donne come te…”

“Io obbedisco agli ordini…”

“Allora vola più alto e ascolta gli ordini di chi sta ancora più in alto di te…. Un giorno dovrai fare delle scelte e i tuoi ordini ti sembreranno assurdi, forse allora ascolterai la sua voce…che Dio ti stia al fianco, pilota!”

E senza guardarlo il prete si alzò, prese il lungo bastone da montagna che sembrava un pastorale e si incamminò con passo lento e ampie falcate da montanaro sul sentiero, per un attimo brillò nella luce del sole e sembrò vestisse candidi e lunghi abiti talari, ma era un illusione e subito dopo scomparve nell’ombra del bosco.

* * *

Arado E555 sopra New York (grazie a Sandro Degiani)

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Adolf Hitler passeggiava nervosamente avanti ed indietro per la stanza con i pugni serrati dietro la schiena.

Sapeva che non poteva rompere il silenzio radio per non tradire l’attacco che stava per arrivare a segno. Ma da cinque ore le basi radar tedesche ai confini del Portogallo avevano perso il segnale della formazione che sempre più sparpagliata si stava dirigendo verso Ovest.

Era una impresa storica, i piloti erano destinati alla Gloria Eterna, e lui, il loro Capo Supremo sarebbe stato ricordato anche per questo… il primo attacco aereo sferrato al di la’ dell’Oceano contro un nemico fino a ieri invulnerabile nella sua lontananza dal fronte.

Dopo due anni di stallo la guerra sarebbe ripresa con una fiammata violenta e decisiva e finalmente si sarebbe aperta la via al Reich del Millennio con la sconfitta dell’ultimo feudo dell’imperialismo giudaico.

Erano passati tre anni dalla sconfitta degli inglesi in Africa Orientale grazie al genio di Rommel e all’ardita ed eroica manovra del Duca di Aosta che dalla Eritrea aveva preso alle spalle gli inglesi.

Sei mesi dopo Malta isolata nel Mediterraneo ed assediata dalla Flotta Italiana, senza più aiuti, era crollata senza colpo ferire.

Subito dopo l’Inghilterra aveva firmato l’armistizio con la Germania e l’Italia cedendo le sue colonie in Africa e ritirandosi nell’isolamento della sua isola.

La Russia invasa l’anno dopo era crollata subito, Stalin deposto da un Colpo di Stato dei vertici militari e fucilato come traditore per il patto di non aggressione firmato con Ribbentrop, il regime rivoluzionario guidato da Molotov non aveva fatto in tempo nemmeno a riunirsi che i carri tedeschi erano già parcheggiati nella Piazza Rossa.

Il primo atto del nuovo governo fù la firma della pace e la cessione alla Germania dei ricchi giacimenti di petrolio del Caucaso.

Gli americani si erano trovati soli, entrati in guerra nel 1942 a fianco degli inglesi con lo sbarco in Marocco, si erano reimbarcati dopo un anno a Casablanca e da allora non si era più visto un soldato americano in Europa.

La distanza impediva la guerra diretta… ma la pace non era possibile.

Ed i piani segreti di sviluppo dei motori a reazione erano proseguiti fino a realizzare il nuovo aereo a cui adesso aveva affidato tutto il suo futuro.

A venticinque esemplari di Arado 555 e a 75 uomini era affidato il futuro della Germania, del Reich del Millennio ed il compito di sacrificare se stessi al Destino della Grande Germania.

Gli ordini che aveva dato erano brevi e chiari: “Colpire, e poi distruggere aerei ed equipaggi in una picchiata suicida sui grattaceli di New York, non v’è ritorno per l’Eroe ma il Walhalla lo attende!”.

Se solo questa snervante attesa finisse…. se solo il mal di testa cessasse di tormentarlo…

“Karl!” urlò i Fuhrer.

Il suo medico personale, Karl Brandt, entrò di corsa nella stanza.

“Qualcosa per il mal di testa, ma che non mi annebbi… devo essere lucido quando sentirò la notizia alla radio perché il telefono squillerà non molto dopo e all’altro capo ci sarà Roosevelt e le parole che ci scambieremo saranno decisive per il destino del mondo…!”

“Ecco mio Fuhrer… è solo un blando calmante…!” rispose il medico porgendogli una pasticca giallognola e un bicchiere d’acqua.

“Se solo avessi notizie…. se solo potessi fare qualcosa!” mormorò il Fuhrer gettando il capo all’indietro ed inghiottendo la pastiglia.

* * *

L’inconfondibile skyline di NewYork occupava l’intero orizzonte e si stagliava su un tramonto infuocato.

Per dodici ore avevano volato sulle grigie onde dell’Atlantico senza un riferimento che non fosse la bussola e le indicazioni del navigatore. Adesso vedere l’obiettivo così vicino trasmise a tutti gli equipaggi un brivido di eccitazione che fece evaporare come nebbia al sole il torpore di tante ore di monotona crociera.

Occorreva mantenere un rigoroso silenzio radio per evitare di essere avvistati, ma i grandi aerei iniziarono a far oscillare le spesse ali triangolari per segnalare uno all’altro che erano pronti all’attacco.

Il puntatore prese il suo posto al sistema di mira per lo sgancio delle bombe, regolò le manopole e poi si giro verso di lui e fece un cenno con la mano… tutto era pronto.

Joseph tirò un profondo respiro, alzò un attimo lo sguardo al cielo dove la luna brillava nel suo ultimo quarto e poi con la mano guantata dette tutta manetta ai motori.

* * *

Campo di prigionia di Hereford, Texas, 18 Ottobre 1946

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“Dolcissima Helga,

Non so cosa ti hanno raccontato e come hai vissuto questi mesi in cui mi hai creduto morto.

Invece sono vivo e sto bene.

Non posso asciugare le tue lacrime passate ma vorrei vedere il tuo sorriso e i tuoi occhi in questo momento. E vorrei baciarti e stringerti a me.

La guerra dopo la nostra azione su New York e la risposta americana con l’orrore atomico di Dresda è finita con un trattato di pace che vedrà un mondo diviso per chissà quanti anni ed un Terzo Reich monco ed incompleto.

Che mondo erediteranno i nostri figli..? Me lo domando ogni notte e non trovo una risposta.

Non credere a quello che ti diranno su di me, sono un traditore, non sono un vigliacco, sono sopravvissuto perché quando era venuto il momento di finire la missione in un olocausto di fuoco schiantandoci contro un grattacielo, ho diretto l’aereo verso il mare, bloccato i comandi e mi sono eiettato.

Perché l’ho fatto? Non lo so ancora… ho visto il volto sorridente e risentito le parole di quel giovane prete polacco che avevo incontrato su quel sentiero sui monti Babia Gora della Polonia nel 1941. Ti ricordi? Ne parlavo spesso… le poche parole scambiate mi avevano scavato dentro ed erano rimaste in fondo al cuore.

La mia vita non poteva finire uccidendo altri innocenti, c’era qualcosa di più per me nel futuro che la gloria del Walhalla. Ho molto da farmi perdonare ma anche molto da dare ancora, se Dio me ne darà l’occasione ed il tempo.

…Karol si chiamava quel prete, chissà che sentiero ha seguito e chissà se il destino ci farà di nuovo incontrare…

Mi piacerebbe pensare che nel mondo del futuro lui potesse essere una guida per questa umanità stremata da una lunga guerra.

Un bacio ed un abbraccio nella speranza di stringerti presto a me… dicono che per Natale ci sarà uno scambio totale dei prigionieri di guerra. Il tuo affezionato marito

Joseph Ratzinger.

Sandro Degiani

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Novelle di Sandro Degiani

Il Console Pharaon Ulysses Kursk 1943 Capoverde 1944 New York 1946 Jevah Ritorno al Passato La minaccia del Krang Il Bianco muove e dà matto in tre mosse Gatto di Bordo Pilota Anche gli Dei devono morire Il Valore di un giorno Viaggio di un secondo Briciole Breve Storia del primo McDonald su Marte Volpiano Sud

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