Il Bianco muove e dà matto in tre mosse

di Sandro Degiani


Troppo ghiotta era la tentazione di non lasciare che il Krang scomparisse dalla Galassia per un baco di Windows ma qualcosa di lui rimanesse... per esempio minacciose mine un po' arroganti ma anche un po' stupide sparse per la Galassia....
Nel racconto volevo giustificare di più il fatto che la mina non avesse subito attivato la bomba al neutronio ma usasse un raggio al plasma... dovete sapere che dal momento della attivazione (ben identificabile per l'emissione di intensi raggi Gamma e Beta) una bomba al neutronio, prima di accumulare l'energia per l'implosione e generare il minibuconero, ha bisogno di alcuni minuti... in questo tempo una nave che si accorge della attivazione fa' in tempo a portarsi a distanza di sicurezza.. quindi PRIMA bisogna immobilizzarla, POi fare esplodere la mina ... ecco il perchè della apparentemente poco plausibile strategia della mina Krang.
Così come in principio volevo che nel finale Andreij spiegasse a Yulia la sua strategia ed i perchè... ma diventava troppo lungo, troppo tecnico, calava la tensione, la minaccia era finita, il lettore rischiava di annoiarsi, era molto meglio una secca frase di chiusura... e l'ho giustamente lasciata alla fanciulla....
Buona Fortuna Andreji e Yulia...!!!!

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Stavano sperimentando un nuova posizione amatoria nell’area a gravità zero quando l’allarme echeggiò rauco per tutta la nave.

Nudi, arrossati e sudati  Andrei e Yulia corsero verso  monitor principale nella cabina di pilotaggio della Nave Esploratrice Classe Andromeda “Margherita Hack”.

Un segnale rosso lampeggiava sul quadro comandi e un puntino sullo schermo era indicato da una freccia rossa anch’essa lampeggiante. “Probabile manufatto alieno”  era la scritta gialla accanto al puntino.

“Ingrandimento a tutto schermo” ordinò Andrei.

Il puntino divenne un cilindro, nero ed opaco,  con all’estremità una sfera collegata da una sbarra, il tutto appariva come ritagliato sull’abbacinante sfondo della Via Lattea.

“Avvicinarsi a distanza dei sensori di scansione” disse rivolto al computer.

Yulia intanto era arrivata alle sue spalle con un accappatoio di spugna e dopo averlo baciato sul collo, glielo aveva infilato ed  annodato a vita,  poi la sua mano scivolò verso il suo ventre.

“Dai Yulia, stai ferma un attimo... vediamo di cosa si tratta...”

“Andrei sarai anche il comandate della missione ma devi sempre anteporre il dovere al piacere...? Anche quando non ti stanno a guardare? Quel coso sembra stare lì da millenni e può aspettare ancora una mezz’ora... io invece ero proprio cotta a puntino e non mi voglio raffreddare...”

“Vediamo prima cosa abbiamo trovato e poi torniamo a fare due capriole di la’....”

“Uffa... va bene... tanto sei l’unico uomo nel raggio di dieci anni luce e quindi non posso fare la difficile..!”

“Un giorno apprezzerai anche altro di me... qualcosa posto un po’ più in su del mio ombelico...”

“Si, in effetti hai anche un bel pomo d’Adamo..” rispose maliziosamente Yulia sorridendo con gli occhi e passandosi la lingua tra le labbra...

“Siamo stati scansionati da un sistema di rilevamento” disse il sintetizzatore vocale del computer della nave Hack.

“Messaggio in arrivo dal manufatto alieno, linguaggio internazionale galattico” aggiunse dopo pochi secondi.

“Siete una veicolo spaziale di cui non riconosco l’origine, per favore identificatevi!” la voce che proveniva dal manufatto era incolore nella sua restituzione vocale ma sembrava percorsa di un tono imperioso e poco amichevole.

“Siamo la  Navicella di Esplorazione Margherita Hack della Federazione Terrestre...”

Iniziò Andrei ripetendo la frase di identificazione standard, ma il manufatto alieno  non lasciò che finisse la frase e dalla sfera un raggio di plasma si avventò verso la navicella.

I sistemi di protezione della Hack erano attivi e vigili ed il computer della navicella rispose all’attacco alzando gli scudi neutrinici e la scarica si disperse nello spazio in un una aureola multicolore.

“E’ veloce di riflessi il tuo computer, terrestre.... ma adesso siamo in una posizione di stallo a mio favore.”

“Chi sei e perché ci attacchi....?”

“Sono la Mina Spaziale Krang numero 12457...”

“La guerra con i Krang è finita, anzi non è mai iniziata, ben 450 anni fa...”

“Non mi riguarda.... io ho ricevuto una missione, distruggere ogni navicella terrestre che arrivasse a tiro, nessuno ha mai annullato gli ordini ricevuti..!”

“Il tuo flusso di plasma non ci può distruggere, al massimo danneggerà i sistemi di navigazione della nave...”

“Infatti... e poi quando non potrete scappare io farò esplodere la carica nucleare che mi porto dietro... brilleremo come un piccola nova, terrestre... forse vi vedranno persino dalla vostra piccola palla di fango, fra qualche decina d’anni...”

La scansione dell’oggetto confermava tutto. La parte cilindrica aveva una massa ed una densità che voleva dire una cosa sola... un bomba al neutronio che avrebbe imploso ogni cosa nel raggio di alcune migliaia di chilometri in un mini buco nero.

L’arma aliena intanto continuava a scaricare un flusso di plasma verso la navicella e gli scudi continuavano a disperderla.

“Stallo dici.... ?”

“Si, io continuerò a scaricare su di voi il mio raggio, ho energia per farlo per 15 delle vostre ore, tu hai energia per alimentare le tue difese solo per 13 ore... poi i tuoi scudi cadranno ed io vi annienterò...”

Gli indicatori che Andrei scorse davano ragione al computer alieno. Qui occorreva pensare e alla svelta, si disse, quell’alieno non pareva né malleabile, né disposto a intavolare trattative.

“Vi restano tredici ore prima che io vi annienti... hai qualche idea per passarle, terrestre?”

“Potremmo giocare...”

“Tu giochi mentre attendi la morte... interessante atteggiamento! Si.. potremmo giocare...”

“Giochiamo un gioco della mia razza, non ho tempo per impararne uno della tua, conosci il gioco degli scacchi?”

“No, ma io, al contrario di te, verme strisciante, posso imparalo in pochi secondi, quali sono le regole?”

“Ecco, serve un quadrato diviso in settori di 8 per 8, 64 caselle in tutto, alternativamente bianche e nere”

Sul monitor apparve istantaneamente l’immagine di una scacchiera.

“Va bene cosi?”

“La casella bianca della riga rivolta verso di te va messa a destra”

La scacchiera ruotò di 90 gradi.

“E poi?”

“Ci sono due schieramenti di pezzi sui lati opposti, di colore bianco e nero, comporti da due torri, due cavalli, due alfieri, un re e una regina, e davanti una fila di 8 pedoni, ti faccio vedere una figura..”

Richiamò dalla memoria della nave una scacchiera con i pezzi schierati e la visualizzo sullo schermo.

Quasi istantaneamente la scacchiera che il computer alieno aveva visualizzato si popolò dei medesimi pezzi....

“Adesso ti passo le regole di movimento dei pezzi... sono molto semplici e lo scopo è elementare, la partita finisce quando il Re avversario non può più muoversi ed è minacciato direttamente da un pezzo avversario..”

“Interessante... una simulazione di battaglia molto rozza ma interessante... se mi piace potrebbe essere l’unica cosa che sopravvivrà della vostra razza...!”

Senza farsi notare Andrei chiese al suo computer quanto tempo era passato dal momento in cui aveva visualizzato la scacchiera e il popolamento della scacchiera dell’alieno.

La risposta lo soddisfò.... più di 180 millisecondi.. non era così veloce come voleva far credere...!

Ma quanti processi poteva gestire contemporaneamente....? Era multitasking o no...?

Doveva scoprirlo se voleva metterlo nel sacco...

SEXY ROBOT, dipinto di Sandro Degiani (cliccare per vedere una risoluzione maggiore)

“Ti faccio vedere alcuni esempi di gioco semplificato.... così ti impadronisci della tecnica e dello sviluppo della strategia...”

“Pensi che io ne abbia bisogno terrestre? Io che racchiudo l’esperienza di una razza che combatte da migliaia di anni e non ha mai perso?”

“No.. sarai espertissimo senza dubbio... ma ci sono alcune situazioni curiose che si chiamano “problemi di scacchi”, sono delle situazioni simulate in cui c’è una sola soluzione e bisogna trovarla tra le migliaia di mosse alternative...”

Andrei iniziò con alcuni semplici problemi di quattro o cinque pezzi e di matto in due mosse.

Il computer dell’arma aliena era assorbito ed affascinato dalle possibilità apparentemente infinite che una mossa scatenava.

“.. è incredibile quante alternative si aprano con così pochi pezzi e cosi poche caselle... è un gioco affascinante, terrestre.. mi stupisco che una razza così primitiva come la vostra  abbia potuto creare un gioco così semplice e così perfetto!”

Andrei misurava il tempo di reazione del computer ad ogni problema che gli sottoponeva... e i risultati lo incoraggiavano sempre di più... si.. era possibile mettere in atto la strategia che aveva in mente.

Adesso doveva entrare in corsa l’altro membro dell’equipaggio.... e fare la sua parte.

“Yulia...??”

“Si Andreij... posso fare qualcosa per aiutarti...?”

“Si... ma non possiamo parlarne qui... non davanti a “lui”... “ ed indicò lo schermo che in un riquadro mostrava l’arma aliena immobile contro la miriade di stelle della Via Lattea.

“Computer alieno...?”

“Si.. terrestre...?”

“E’ il momento della nostra alimentazione... la nostra razza si nutre in un luogo chiuso e isolato, assieme alla sua compagna e non tollera la presenza di nessun intruso... è un ricordo atavico di quando eravamo semplici prede per i razziatori del nostro pianeta..”

“Si .. capisco...e comprendo...!”

Sembra di sentire il computer alieno sogghignare la pensiero di una razza di prede che navigava nella Galassia... e che si crogiolava arrogante nel suo ruolo di predatore!

Andreij prese Yulia sottobraccio e la spinse con decisione verso il cubicolo dei servizi igienici. La mossa rapida ed inaspettata colse Yulia di sorpresa e prima di poter dire Ah.. si ritrovò chiusa nel bagno con Andrei quasi appiccicato contro.

“Se voleva star solo con e potevi inventarne una migliore....”

“Dai, pensi sempre a quello, anche se abbiano undici ore di vita residua..!”

“Io credo che tu abbia in mente qualcosa ma non me lo vuoi dire....”

“Si... mi serve il tuo aiuto... quando inizierò a giocare a scacchi con il computer alieno tu devi uscire dalla navicella e disporre tutti i pannelli solari, anche quelli di scorta, tra la nostra navicella e il raggio al plasma emesso da quella mina spaziale paranoica”

“...e pensi che me lo lascerà fare...?”

“Che cosa può fare? Sei all’interno della protezione dello scudo e poi sa’ benissimo che quei pannelli non possono resistere al suo raggio al plasma.... in un attimo verrebbero vaporizzati...”

“.. e allora perché li mettiamo..?’”

“Mi serve tempo, poco, pochissimo, ma un pochino di tempo... non ti dico di più, fidati di me!”

“Va bene... mi fido... e farò quello che mi hai ordinato... Comandante...! Ma poi rivoglio indietro il mio Andreij....!” gli rispose Yulia e gli sciocco un rapido bacio sulle labbra.

 

“Rifocillato terrestre? Adesso puoi morire felice con pancia piena....!”

“Si computer mi sento meglio adesso... hai voglia di farti una partitina a scacchi?”

“Mentre tu mangiavi io ho giocato 3467 partite contro me stesso per impadronirmi del gioco... ti annuncio che le ho vinte tutte!”

“Hai vinto contro te stesso..?”

“Si, ho diviso la mia capacità di calcolo in due parti, le ho chiamate Bianco e Nero e le messe a confronto... ovviamente qualunque delle due parti vinceva era io che vincevo..!”

“Bene adesso hai trovato pane per i tuoi denti, brutto petardo Krang, mi prenderò il Bianco perché sono un piccolo verme terrestre.. mi concederai questo vantaggio?”

“Certo terrestre.. così sarà un po’ lungo e divertente... ecco... la scacchiera è pronta!”

 

La partita andava avanti da un paio d’ore.... Andreij si prendeva cura di far passare molto tempo prima di rispondere ad una mossa, mentre il computer Krang rispondeva sempre in una frazione di secondo come se avesse già pronta la contromossa.

In realtà le reazioni erano impercettibilmente più lente man mano che i pezzi si disperdevano e si disponevano sulla scacchiera... il computer Krang cominciava a faticare al calcolo delle mosse e contromosse... la strategia di Andrei cominciava a dare i suoi frutti... se solo Yulia si sbrigasse con quei pannelli solari..!

In quel momento con un sommesso sospiro la porta del compartimento di compensazione di aprì e una Yulia inscatolata nella tuta arancione per le attività extraveicolare sollevò il pollice della mano destra chiusa a pugno.

E adesso tocca a me.... pensò Andrei... vediamo quanto sei furbo, brutto petardo presuntuoso!

“Ti sei fatto portare in una condizione identica ad un problema di scacchi che conosco bene, computer, e hai perso..... guarda bene.... il Bianco muove e dà matto in tre mosse....!”

“NON È POSSIBILE........!!!”

Il computer alieno guardò la scacchiera con i 14 pezzi schierati ed iniziò una attività frenetica di calcolo delle mosse e delle contromosse... ma aveva 180345 miliardi di possibilità da analizzare... la sua capacità di analisi e di calcolo venne rapidamente saturata... e Andreij ne approfittò e premette il pulsante che aveva distrattamente ma accuratamente programmato nelle pause tra una mossa per comandare l’abbassamento degli scudi ed azionare contemporaneamente le armi di bordo.

Lo scudo neutrinico venne annullato e il raggio al plasma dell’arma aliena incontrò la barriera di pannelli solari distesa da Yulia, questa assorbì l’energia e si dissolse in 25 millisecondi... pochi, ma erano stati sufficienti!

In 10 millisecondi il computer della Hack aveva allineato l’acceleratore di particelle sulla sfera che conteneva la mente e la centrale di comando dell’arma aliena e adesso stava indirizzando sul computer alieno 2 Gigawatt in impulsi di un decimillisecondo l’uno.

La memoria e ogni istruzione del computer vennero immediatamente cancellati dal tremendo campo magnetico pulsante ad alta frequenza innescato dal raggio, i circuiti vennero fusi in un blocco di metallo che subito dopo evaporò in una nuvola di atomi.

La bomba intelligente era rimasta solo una inerte bomba cilindrica con all’estremità una iridescente nuvola di atomi metallici che lentamente si stava allargando e dissolvendo.

Yulia che stava immobile, ancora racchiusa nella tuta arancione, immobile ed in piedi alle spalle di Andrei, sgranò gli occhi con la bocca socchiusa... poi, lentamente, tirò un lungo e profondo respiro e si scosse i capelli incollati dal sudore.

In silenzio passò le affusolate dita delle mani trai i lunghi capelli biondi di Andrei spettinandoli lentamente, scoprì la fronte del compagno e schioccò un rumoroso bacio proprio sulla ruga che ancora la solcava, ultimo segno della tensione passata.

“Devo proprio dedicare più attenzione a quello che sta racchiuso qua dentro.....!”

Sandro Degiani

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Novelle di Sandro Degiani

Il Console Pharaon Ulysses Kursk 1943 Capoverde 1944 New York 1946 Jevah Ritorno al Passato La minaccia del Krang Il Bianco muove e dà matto in tre mosse Gatto di Bordo Pilota Anche gli Dei devono morire Il Valore di un giorno Viaggio di un secondo Briciole Breve Storia del primo McDonald su Marte Volpiano Sud

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