La conclusione - L'uomo di Piltdown

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L’identità del colpevole della truffa di Piltdown rimane un mistero.
Le supposizioni si sono spesso concentrate sullo stesso Dawson che potrebbe essere stato spinto dal desiderio di una scoperta brillante che gli avrebbe consentito l’ingresso alla Royal Society.
Alcuni studiosi hanno sostenuto che Woodward, principale collaboratore di Dawson, fosse innocente, e che al contrario fosse la vittima designata della beffa – per farlo risultare ridicolo durante l’esposizione delle scoperte -. Altri studiosi hanno sostenuto che un amico di Dawson, Samuel Woodhead, era un complice, in quanto aveva facile accesso ad ossa e ai prodotti chimici usati per contraffare i campioni. Un altro possibile partecipante della faccenda fu Pierre Tehilhard de Chardin, un sacerdote gesuita francese e paleontologo che accompagnò Dawson e Woodward durante i primi scavi a Piltdown.

Un’interessate congettura include l’intervento dell’autore inglese Sir Arthur Conan Doyle, che visse nei pressi di Piltdown, conosceva Dawson ed era appassionato di fossili, e di Sir Arthur Keith, all’epoca anatomista e direttore del Hunterian Museum of the Royal College of Surgeons.

La prima prova concreta riguardante l’identità del colpevole emerse nel 1996, vent’anni dopo che una cassa contrassegnata con la sigla M.A.C.H. fu rinvenuta in un deposito presso il British Museum. Dopo aver analizzato alcune ossa contenute nella cassa, i paleontologi inglesi Brian Gardiner e Andrew Currant scoprirono che erano state colorate esattamente nello stesso modo dei resti di Piltdown. Si pensa che la cassa appartenne a Martin A.C. Hinton, che divenne custode di zoologia al British Museum nel 1936.
Nel 1912 Hinton lavorava come volontario al museo e potrebbe aver trattato e collocato le ossa a Piltdown in modo da irretire e mettere in imbarazzo Woodward, che aveva da poco respinto la richiesta di un salario settimanale di Hinton. Probabilmente Hinton si esercitò con i resti rinvenuti nella cassa prima di trattare le ossa della truffa vera e propria.
 
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