Cosa molto buona

di Edoardo Secco

Dedicato a tutte le persone che mi hanno testimoniato la Fede

Africa subsahariana, 200.000 a.C.

La primissima cosa fu l’essere cosciente di sé stesso. Si sentì.

Respiro.

La sua prima azione fu il respirare, sentì il movimento dell’aria nelle narici, dei polmoni che si ingrandirono, si fermarono un istante, e infine si compressero di nuovo.

Luce.

Mosse gli occhi, accorgendosi di stare provando la sensazione della luce sotto le palpebre chiuse. Poco alla volta le aprì, e per la prima volta vide.

Contatto.

Dopo qualche istante, divenne cosciente della sensazione della pelle verso l’aria e verso la terra.

Una parte di lui era libera ed esposta alla luce, dalla quale veniva un gradevole tepore, l’altra premeva contro una superficie rigida e più fredda.

Movimento.

Divenne cosciente della sua forma, di ciò che provava, la sensazione delle dita delle mani le une contro le altre. Poi si mosse, e per la prima volta i muscoli, sostenuti dalle ossa e spinti dai nervi esercitarono la loro funzione.

Era steso a terra. Sollevò un braccio e si rese conto per la prima volta dell’alto e del basso. Piegò le braccia e le gambe, facendo forza sulla schiena.

Infine si alzò.

Barcollando, tastandosi le braccia, le gambe, il viso mentre si scrollava via la terra di dosso; aumentava momento dopo momento la cognizione di com’era fatto il suo corpo.

Ed ebbe una sensazione stranissima: vedere tutto per la prima volta, la terra, gli alberi e le piante al suolo, gli animali che si muovevano all’intorno.

Lì vicino c’èra un laghetto: vide quella curiosa superficie che sembrava ripetere all’ingiù ciò che c’era attorno.

Si sporse con il capo e così facendo spostò di un poco il proprio equilibrio, quel poco per cui dovette allungare una gamba e appoggiare il piede un po’ più lontano.

Aveva fatto il primo passo.

Ripetendo quel movimento capì che poteva spostarsi: la prima camminata.

Raggiunse il laghetto, si inginocchiò e allungò una mano verso l’acqua: era strana, non era solida come la terra su cui si trovava ma nemmeno sfuggevole come l’aria che lo circondava… era liquida. Tirando su le dita bagnate vide che la terra scivolava via.

Allora capì che poteva lavarsi: si diede una passata sulla faccia e… meraviglia! Vide il proprio volto riflesso nell’acqua; gli occhi, il naso, la bocca, le guance, le orecchie, i capelli.

Dopo essersi rinfrescato, si diresse a passo incerto verso un luogo luminoso, una radura della boscaglia ed uscì alla piena luce.

Una smisurata distesa azzurra si estendeva ovunque sopra di lui! E nel mezzo della distesa azzurra un cerchio emanava luce accecante e diffondeva un piacevole tepore.

Non si chiese nulla, semplicemente gli sembrò normalissimo di essere lì in mezzo alle piante e agli animali del luogo.

Poi accadde.

“Ehilà!”

Chi aveva parlato? Non aveva ancora cognizione di cosa fosse una voce umana che parlava, lui stesso non aveva ancora usato le proprie corde vocali. Eppure riconobbe dentro di sé che qualcuno aveva parlato.

“Dagham!”

Si rese conto che quel suono, quella parola, che aveva udito per la prima volta, corrispondeva a lui. Indicava lui.

Chi lo stava chiamando? Da dove veniva quella voce? Gli sembrò dall’alto.

“Tranquillo, non mi vedi, ma io vedo te.”

Finalmente Dagham rispose, non impaurito e nemmeno meravigliato; gli sembrò anzi stranamente naturale.

Compresse leggermente il diaframma, mise in tiro la gola e…

“Chi sei?” per la prima volta aveva parlato.

“Io sono sempre stato colui che sempre sarà. O se ti sembra complicato, Io sono colui che é.”

“Io sono…Dagham, ma a quanto vedo lo sai già. Mi conosci?”

“Oh sì! Diciamo che ti ho… fatto io.”

“Tu?”

“Beh, io sono colui che ha fatto tutto ciò che esiste.”

Dagham rimase colpito da quelle parole. Anche se le cose che Colui-che-è gli stava dicendo le udiva per la prima volta, gli sembravano in fin dei conti estremamente ovvie, e le comprendeva subito nel loro significato.

“Vieni.”

“Dove?”

“Va’ da quella parte.”

Dagham inconsciamente iniziò a camminare. Raggiunse il limitare del bosco e fu su una piccola altura da cui si vedeva per buona distanza la zona all’intorno.

“Ascolta.”

“Dimmi.”

“Come ti dicevo, tutto ciò che vedi è così perché in qualche modo ho voluto che fosse così.”

Ci fu una pausa. Dagham si concesse un lunghissimo istante per guardare tutto ciò che aveva attorno.

“Ora dimmi, Dagham, tu come chiami quella pianta? E quell’animale?”

Dagham istintivamente si chinò ad osservare un arbusto che si innalzava a qualche metro di distanza e un quadrupede che vi passava davanti in quel momento.

Dagham si sorprese a rispondere con i nomi che nella sua testa egli pensava di dover usare per quei due esseri.

Colui-che-è portò Dagham in riva al fiume e ad un lago più grandedi quello in cui si era lavato, e ripeté la domanda. Andarono avanti così per un po’.

Ad un certo momento Dagham esclamò: “Ehi, c’è meno luce! Cosa sta succedendo?”

“È sera” rispose Colui-che-è “vedi, la luce viene da quel disco luminoso che si chiama Sole e che si muove nella distesa azzurra, che è il cielo. Non lo vedi sempre lì. Quando lo hai visto per la prima volta era in mezzo al suo percorso, ora scende e per un po’ di tempo non sarà visibile, e quando è buio è notte. Poi rispunterà oltre l’orizzonte e sarà di nuovo giorno. Ora torna dove ti sei svegliato e fatti una bella dormita. Buonanotte!”

“Aspetta, farmi una che?”

“Lo sentirai da te!”

Ritornando sui suoi passi, Dagham tornò al luogo in cui aveva iniziato ad esistere.

Effettivamente senza la luce non si vedeva più granché… ma alzando gli occhi vide che nel cielo, ora non più azzurro ma nero, erano comparsi molti puntini luminosi.

“Stelle” pensò tra sé Dagham.

E poco dopo tra le foglie delle piante vide apparire unluminoso disco bianco, delle stesse dimensioni del Sole ma meno potente. “Luna”.

Si distese a terra e per la prima volta provò sonno. Gli occhi si facevano pesanti, e aveva una gran voglia di… dormire.

La sensazione fu diversa dal momento dell’inizio: Dagham aveva ben presente ciò che aveva fatto il giorno prima e di aver trascorso un periodo di “incoscienza”. Per la prima volta aveva dormito e per la prima volta si era svegliato.

Mentre si metteva a sedere ebbe una sorpresa: al suo fianco dormiva un altro essere.

Quando la guardò in viso, ebbeuna sensazione strana: come se la conoscesse pur non avendola mai vista prima.

Si svegliò anche lei, e aprendo gli occhi vide Dagham, sul suo volto si disegnò un’espressione di sorpresa e di curiosità.

Si alzarono in piedi e si guardarono.

Prima che potessero proferire parola tra di loro, Colui-che-è fece risuonare la sua voce.

“Buongiorno! Dormito bene? Dagham, vorrei chiederti una cosa: hai presente ieri quando ti ho chiesto tutti quei nomi?”

“Sì”

“Ecco, cosa hai notato?”

“Ehm, che erano animali e piante?”

“Esatto! C’era qualcosa di simile a te?”

“Hmm, fammi pensare… direi di no. C’era quella scimmia che vagamente poteva assomigliare a me, ma niente di più.”

“Giustissimo. Ora guarda davanti a te.”

Daghamabbassò gli occhi e la guardò.

“Ehi! Lei è simile a me!” si ritrovò a dire con tono meravigliato.

“E tu, cosa ne dici?”

Finalmente anche la donna parlò per la prima volta: “Lui è simile a me!”

“Bene! Ora vi siete conosciuti, o meglio… riconosciuti.”

Dagham riprese: “Questa volta è come se io e lei fossimo fatti delle stesse ossa e della stessa carne.”

Vi fu una pausa. Soffiava una lieve brezza dalla pianura.

Anche se aveva come l’impressione di saperlo, le chiese: “Tu seiVeea, vero?”

“Sì”

“Io mi chiamo Dagham”

“È strano, fino a quando non l’hai detto non ne ero sicura, ma avevo l’impressione di saperlo.”

[…]

“Ora vi dirò una cosa nuova: come vi ho già ripetuto più volte, io ho creato tutto, anche voi. Ma voi avete una particolarità che vi distingue da tutto, e dico tutto, il resto.”

“E cioè?”

“Avete riconosciuto di essere simili tra di voi. Ma c’è di più: vi ho fatti simili a me.”

Dagham e Veea si guardarono, mostrando l’uno all’altra di non aver ben capito.

“In che senso simili a te? Non ti vediamo quindi dobbiamo pensare che sei anche tu una persona come noi?”

“Non esattamente. Non fisicamente. O per lo meno… un giorno lo sarò!”

“E allora se non sei fisicamente come noi, in cosa siamo simili?”

“Perchè voi, a differenza di tutti gli altri esseri viventi, non vi limiterete a vivere la nostra esistenza, ma ne siete consapevoli e siete in grado di dirigerla sulle strade che voi stessi sceglierete.”

Trascorrono alcuni giorni.

Un giorno Veea sente una voce che non è quella di Colui-che-è.

La voce parla a Veea e la convince a non fidarsi di Colui-che-è; lei poi riporta tutto a Dagham e così succede il primo peccato.

“Vi dico questo: la vostra esistenza sulla terra ha una durata. Non è indefinitamente lunga. Avevo disposto che se foste rimasti sempre fiduciosi nei miei confronti, al momento della fine della vostra vita vi avrei accolto presso di me anche con il vostro corpo, che sarebbe sparito dal mondo visibile. In più, avevo deciso di fare tutta una serie di cose magnifiche: tanto per dire, le piante avrebbero prodotto spontaneamente frutti per voi senza che vi deste la pena di andare a cercare di che mettere sotto i denti, oppure che le donne mentre partoriscono non avrebbero provato così tanto sforzo (?), e crescere i bambini sarebbe stato più facile e semplice; o ancora avrei tenuto lontane da voi quelle cose che provocano malanni e disagi fisici. E invece la vostra vita terminerà. Il vostro io cosciente, l’anima, passerà nel mondo invisibile, mentre il corpo rimarrà e si disfacerà.

Purtroppo, lasciandovi liberi a tal punto da permettervi di scegliere perfino di non fidarvi di me, non posso però lasciarvi nella condizione in cui vi trovavate prima. E non sapete quanto sono dispiaciuto! Ciò che avete fatto voi non ricadrà direttamente su chi verrà dopo di voi, anche perché non sarebbe giusto: dopotutto i vostri figli e i figli dei vostri figli non avranno avuto parte alcuna in ciò che è successo. Ognuno sarà sempre responsabile delle proprie azioni e della condotta della propria vita. Ma nemmeno i bambini, neppure quando nasceranno, saranno puri, in quanto (?) saranno nella vostra stessa condizione di potersi non fidare di me e quindi di compiere azioni non buone, e ben presto rimarranno impastoiati tra le cose di questo mondo a causa di coloro tra cui vivranno, siccome gli effetti di ciò che è avvenuto, quelli sì, si propagheranno fino alla fine dei tempi. La nostalgia di me che ogni uomo avrà, porterà col tempo allo sviluppo di altri modi di credere, ma saranno tutte pallide imitazioni di me. Colui che vuole farvi allontanare da me continuerà ogni momento a tentare di farvi credere che non c’è da fidarsi di me e che ognuno basta a sé stesso. Ma sorgeranno tra di voi alcuni, che io ispirerò a riportarvi sulla strada giusta, ma mentre saranno di esempio per alcuni, saranno odiati da altri. In fin che io stesso verrò ad abitare tra voi, per risanarvi completamente e mostrarvi come vivere nella maniera degna di me.”

“Davvero!” esclamò Dagham “Quando avverrà tutto questo?”

“Non ponetevi questa domanda, perché passeranno molte vite d’uomo prima che accada, quando i tempi saranno pieni. Continuerete la vostra esistenza. Vi spargerete per tutto il mondo, per una vastità che in questo momento non riuscite nemmeno ad immaginare. Diventerete molto più numerosi di quanto siete adesso.”

“Come avverrà questo?”

Colui-che-è dice loro che in un luogo non distante da lì ci sono altri esseri come loro [sono i primi Homo Sapiens], ma che mentre loro due sono stati fatti direttamente da Lui, quegli altri sono da sempre vissuti nel mondo. Ribadisce però ad Dagham e Veea che loro sono “nuovi” e i primi dotati di anima razionale, autocoscienza, e che da loro due questa facoltà si diffonderà nel genere umano.

“Un giorno sceglierò un popolo tramite il quale farmi di nuovo conoscere come ho fatto con voi; è ciò che è accaduto in questi giorni verrà quasi dimenticato benché una eco continuerà a essere tramandata, ma nel frattempo ogni essere umano continuerà a provare quel senso di mancanza di qualcosa, di tendere verso qualcosa che va oltre la normale esistenza, e quel qualcosa sono io.”

Colui-che-è non si fece più sentire.

Si recano dal gruppo di Uomini. Faticosamente Dagham e Veea iniziano ad ‘istruire’ gli Uomini.

Da quel giorno, anno dopo anno, la popolazione aumentò e quello che era uno sparuto gruppo di esseri umani partì dal centro dell’Africa alla conquista del mondo.

Il resto è storia.

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Nota dell'autore: L'unico modo che ho trovato per conciliare la biologia (secondo cui è impossibile che una sola coppia animale possa dare origine ad una popolazione) e il racconto biblico ispirato da Dio è stato di affiancare un gruppo dei primi Homo Sapiens evolutisi naturalmente ad una coppia uomo-donna creata direttamente da Dio (che sarebbero Adamo ed Eva). Sono loro due ad essere i primi umani dotati di libero arbitrio e vera coscienza di sé. Verso di loro si volge quindi l'azione del Tentatore.
Alcuni link utili:
http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=4248
https://www.facebook.com/249932858456606/photos/a.253538001429425.56405.249932858456606/757813014335252/?type=1&permPage=1
http://www.laviadellavita.it/page_108.html
http://www.laviadellavita.it/dossier_darwin_109.html
Grazie a William Riker per i suggerimenti integrati nel racconto.

Edoardo Secco

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E ora, spazio al racconto tratto da questo sito e tradotto per noi da aNoNimo:

Il mito Cheyenne della creazione

Ecco il modo in cui, nella notte dei tempi, i primi Cheyenne immaginavano la creazione di tutto.

Tutto è iniziato così:

All'inizio non c'era niente.

Assolutamente niente.

Tutto era vuoto.

Maheo, il Grande Spirito, si sentiva desolato.

Si guardò intorno ma ovviamente non c'era niente da vedere.

Cercò di sentire, ma non c'era niente da sentire.

Solo lui, Maheo, era solo nel nulla.

"Devo rimediare a questa situazione."

Grazie al suo grande Potere, Maheo non si considerava solitario, perché lui stesso era un universo. Ma, dato che si muoveva nel nulla e nel tempo infinito, Maheo pensava che il suo Potere potesse avere un'applicazione produttiva e concreta.

"A cosa serve il Potere", si chiedeva, "se non può essere usato per fare il mondo e i diversi popoli? Sì, devo rimediare a questa situazione."

E realizzò le sue intenzioni.

Creando una vasta distesa d'acqua, come un lago, ma salata. Il Grande Spirito capì che, partendo dall'acqua, la vita poteva esistere. Il lago stesso era vita.

"Ci dovrebbero essere esseri che vivevano nelle acque", disse Maheo al suo Potere. Così è stato.

Prima fece i pesci che nuotavano nelle acque scure, poi le vongole, le lumache e i gamberi, che vivevano nella sabbia e sul fondo del lago.

"Formiamo ora esseri che possono muoversi sull'acqua", chiese al suo Potere.

Così avvenne.

Apparvero oche, anatre, sterne, folaghe e alzavole, che vivevano e nuotavano intorno al lago. Nel buio, Maheo poteva sentire il rumore delle loro zampe e il battito delle loro ali.

"Mi piacerebbe vedere tutte le cose che sono state appena create", pensò Maheo.

E ancora una volta gli eventi si verificarono secondo i suoi desideri più intimi. La luce cominciò a germogliare e a diffondersi, dapprima bianca e schiarente ad oriente, poi dorata e intensa quando raggiunse il centro del cielo, estendendosi infine fino all'ultimo punto dell'orizzonte.

Grazie alla luce, Maheo poté contemplare gli uccelli, i pesci e le conchiglie degli animali marini che riposavano sul fondo del lago.

"Meraviglioso!" il Grande Spirito ripeté dentro di sé.

Poi l'oca schizzò verso il punto in cui supponeva fosse Maheo, nella vastità dello spazio, sopra il lago.

"Non posso distinguerti ma so che ci sei", gli disse. "Non so dove sei ora, ma so che sei ovunque: ascoltami, Maheo. Il lago che hai fatto, in cui abitiamo, è buono. Ma capisci che gli uccelli non sono pesci, a volte ci stanchiamo di nuotare così tanto e saremmo molto felici di poter riposare fuori dall'acqua."

"Allora vola", disse Maheo, agitando le braccia all'unisono.

Tutti gli uccelli nell'acqua svolazzarono agitati sulla superficie dell'acqua finché non acquisirono velocità sufficiente per spiccare il volo.

Erano così tanti che oscuravano il cielo.

La strolaga fu la prima a tornare sulla superficie del lago.

"Maheo", disse, guardandosi intorno, sapendo che il Grande Spirito era ovunque, "tu ci hai dato il cielo e la luce in modo che possiamo volare e acqua per nuotare". Chiederti qualcos'altro potrebbe sembrare ingrato, ma dobbiamo farlo. Quando siamo stanchi di nuotare e volare, vorremmo avere un luogo solido e asciutto dove camminare per riprenderci dalla stanchezza. Per favore, Maheo, dacci un posto dove possiamo costruire i nostri nidi."

"Sarà così", rispose Maheo, "ma per questo ho bisogno della tua collaborazione. Da me stesso ho creato l'acqua, la luce, l'aria del cielo e gli esseri dell'acqua. Ora, per continuare il mio lavoro creativo, ho bisogno di aiuto, perché il mio Potere mi permette di fare solo quattro cose."

"Dicci come possiamo esserti utili", parlarono gli esseri acquatici. "Siamo pronti a darti il nostro massimo aiuto."

"Lascia che i più grandi e più veloci cerchino di trovare la terra", disse il Grande Spirito, allungando le braccia e facendo un cenno all'oca.

"Sono pronta."

Così dicendo, l'oca se ne andò rapida e veloce, attraversando l'acqua finché non divenne un punto bianco che si levò nell'aria. Poi tornò con la velocità di una freccia, tuffandosi nelle acque.

L'oca rimase assente per un periodo piuttosto lungo.

"Maheo, Maheo!" contò quattro volte quattrocento prima di emergere dall'acqua e galleggiare, il becco aperto per riprendere fiato.

"Ci hai portato qualcosa? chiese il Grande Spirito.

L'oca sospirò desolata.

"No. Non ho potuto portare nulla."

Poi ci provarono lo svasso e l'anatra, ma neanche la loro avventura fu coronata dal successo. Infine arrivò la piccola folaga, sguazzando sulla superficie del lago, abbassando ogni tanto la testa per prendere un pesciolino e agitando l'acqua ogni momento.

"Maheo, Maheo", annunciò debolmente la piccola folaga, "ogni volta che mi immergo penso di vedere qualcosa, laggiù in lontananza."Forse posso nuotare giù, lo so. Non sono in grado di volare o immergermi con le mie sorelle e i miei fratelli. L'unica cosa che posso fare è questo; ma farò del mio meglio e andrò in profondità quanto le mie forze lo consentiranno. Fammi provare, per favore; Maheo."

"Sorellina", rispose, "ognuno può fare ciò di cui è capace, e ho già richiesto la collaborazione di tutti gli esseri dell'acqua. Puoi certamente provare a portare a termine questo compito. Forse saper nuotare è meglio che sapersi tuffare, dopotutto. Vai, sorellina, e vedi cosa puoi fare."

"Grazie, Maheo!" esclamò la piccola folaga.

E affondando la testa nell'acqua, nuotò sempre più in profondità, fino a scomparire alla vista.

Passò molto tempo prima che Maheo e gli altri uccelli vedessero di nuovo una piccola macchia scura sotto la superficie dell'acqua, che lentamente si alzava verso di loro. La figura divenne gradualmente più definita fino a quando tutti furono sicuri di chi fosse. L'uccellino stava risalendo dal fondo del lago salato.

Raggiunta la superficie, la folaga alzò il becco alla luce, senza aprirlo.

"Dammi quello che hai portato", disse Maheo.

Poi dal becco cadde una piccola palla di fango, che il Grande Spirito raccolse tra le mani.

"Grazie, sorellina", disse. "È possibile che ciò che hai portato ti proteggerà per sempre."

E così è stato ed è, perché la carne di folaga ha ancora il sapore del fango, e nessun essere umano o animale mangia questo uccellino, a meno che non abbia nient'altro da mangiare.

Maheo fece rotolare la palla di fango tra i palmi delle mani finché non divenne così grande che non riuscì più a tenerla. Poi si guardò intorno con gli occhi in cerca di un posto dove metterla, ma c'era solo acqua e aria.

"Ho bisogno di nuovo del vostro aiuto, abitanti dell'acqua", annunciò. "Devo mettere questo fango da qualche parte. Uno di voi deve farmi posto sulla sua schiena."

Tutti i pesci e le altre creature acquatiche nuotarono più vicini al Grande Spirito, che cercò di scegliere quello più adatto ai suoi scopi. Le vongole, le lumache e i gamberetti erano troppo piccoli, nonostante avessero la schiena forte e vivessero nelle profondità dell'acqua. I pesci, invece, erano troppo stretti e le loro pinne tagliavano a pezzi il fango. Alla fine, nelle acque era rimasto un solo abitante.

"Nonna Tartaruga", esclamò Maheo, "potresti aiutarmi?"

" Sono troppo vecchia e troppo lenta", ammise. "Ma ci proverò."

Maheo accumulò una certa quantità di fango sulla sua schiena rotonda per formare una collina. Sotto le mani del Grande Spirito, la collina crebbe, allargandosi e raddrizzandosi, mentre Nonna Tartaruga scompariva alla vista.

"Così sia," disse di nuovo Maheo. "Che la terra sia conosciuta come nostra nonna, e che la nonna, che è colei che trasporta la terra, sia l'unico essere che può vivere sotto l'acqua o la terra, o sopra la terra; l'unico che può andare ovunque, nuotando o camminando, come preferisce."

E così è stato ed è. Nonna Tartaruga e tutti i suoi discendenti camminano molto lentamente, mentre portano sulle loro spalle tutto il peso del mondo e degli esseri che lo abitano.

Ora c'era acqua e anche terra, ma quest'ultima era sterile. Maheo allora disse al suo Potere:

"Nostra Nonna Terra è come una donna e, di conseguenza, deve essere produttiva. Aiutami, Potenza, in modo che lei generi la vita."

Mentre Maheo pronunciava queste parole, gli alberi e le erbe germogliavano, diventando i capelli della nonna; i fiori furono trasformati in ornamenti luminosi e i frutti e i semi furono offerti dalla terra al Grande Spirito. Gli uccelli si sedettero a riposare nelle mani della nonna, ai cui fianchi si avvicinarono anche i pesci. Guardando la donna terrestre, Maheo pensò che fosse molto bella, la più bella delle cose che avesse mai fatto.

"Ma non dovrebbe essere sola", pensò. "Diamole una parte di me, così può sapere che le sono vicino e che la amo".

Maheo si portò una mano al fianco destro e tirò fuori una delle sue costole. Dopo averla incoraggiata, la posò gentilmente sul seno della donna terrestre. La costola si contrasse, si alzò in piedi e camminò. Era nato il primo uomo.

"È solo nella Nonna Terra come io ero solo una volta nel vuoto", riconobbe Maheo. "E non fa bene a nessuno stare da solo.

Usando poi una delle sue costole sul lato destro formò una femmina, che pose accanto all'uomo. Sulla Nonna Terra c'erano due esseri umani: i suoi figli e quelli di Maheo. Erano tutti felici, e il Grande Spirito era felice nel guardarli.

Un anno dopo, in primavera, nacque il primo figlio dei due esseri umani.

E con il passare del tempo arrivarono altri piccoli esseri che, seguendo il loro percorso, fondarono le diverse tribù. Poi Maheo vide che la sua gente aveva determinati bisogni. Con il suo Potere creò animali per nutrire e proteggere l'uomo. Infine, il Grande Spirito pensò a una bestia che potesse prendere il posto delle altre creando il bisonte.

Maheo è ancora con noi.

Ovunque e sempre. Sta guardando la sua gente e tutto ciò che ha creato. Rappresenta tutta la vita. È il creatore, il custode, il maestro, l'unico...

Siamo qui grazie a Maheo.

Fonte: Legends of the North American Indians, Edimat Libros, pp. 155-65

aNoNimo

Autoritratto di Sandro Degiani

Autoritratto di Sandro Degiani

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Diamo ora spazio al racconto di Sandro Degiani:

Jevah, D.I.O.

L'idea di base è duplice: da una parte la notizia che pare, da alcuni rilevamenti astronomici recenti, che il "Red Shift", ossia velocità di fuga delle galassie e delle stelle abbia un centro apparente ma anche reale. Tutte si stanno allontanando da noi!
Nessun "Blue Shift" che indichi un avvicinamento… che significa?
(in realtà Andromeda presenta un Blue Shift dato che è in rotta di collisione con la nostra Galassia)
L'altro è stato un giro con Google Earth sul Nevada Nuclear Test Site, dove gli USA dal 1945 al 1980 hanno sperimentato il loro arsenale atomico.
Una dstesa di 3500 Km2 di terreno "lunare" cosparso di centinaia di crateri geometricamente disposti… allucinante! Per dare un'idea, la val d'Aosta misura 3263 Km3...
Un Monumento di dimensioni planetarie alla follia umana.

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L'attesa si stava prolungando… troppo per restare serenamente seduti aspettando che il Rettore ci faccia entrare nel suo monumentale e severissimo studio.

Così Jevah passeggiava su e giù per l'anticamera guardando le sequenza dei ritratti dei 13 attuali Dottori in Ingegneria Omnidimensionale in cui il suo ritratto risplendeva all'ultimo posto… nuovo, lustro e così chiaramente recente.

Sulla parete opposta alla galleria dei ritratti troneggiava una scritta a ricordo della Missione dei 13 DIO, come se queste parole dovessero per l'Eternità' essere scolpite davanti ai loro occhi.

LA MISSIONE DI UN DIO E' QUELLA DI CONTRASTARE L'ENTROPIA. LA SOLA COSA CHE RIESCE LOCALMENTE AD INVERTIRE IL FLUSSO DELL'ENTROPIA È LA VITA. 

Il tempo passava e la porta non si apriva.

Non che il tempo per Lui avesse una importanza centrale… era Eterno, almeno nella direzione del Futuro (ammesso che si potesse parlare nella Sua realtà di Passato, Presente e Futuro).

Ma c'era stato un momento in cui i ritratti erano 12 e quindi lui non era ancora un DIO.

Cos'era prima?... non lo ricordava…

C'erano nella sua memoria stati lunghi periodi in cui aveva studiato, imparato, sperimentato ed esercitato arti e discipline ignote e strane.

Ma allora già era un adepto, un predestinato a divenire, prima o poi, un DIO, oppure a tornare da dove era arrivato, privato di ogni ricordo, di ogni esperienza, di ogni memoria, di ogni conoscenza... felice perché non avrebbe mai saputo cosa aveva perduto e in cosa aveva fallito.

La sua Onniscenza e Preveggenza non lo aiutavano a sapere in anticipo che cosa era successo e che cosa lo aspettava al di là di quelle massicce porte.

Imbarazzante… si era abituato facilmente a queste importantissime e comodissime doti che erano basilari nella fase di progettazione delle Leggi Fisiche dell'Universo da Creare.

Bastava sottovalutare una costante, impostare un valore errato della Forza di Interazione debole e ci si ritrovava nella migliore delle ipotesi con un Universo instabile o sterile. E questo non era considerato un merito e non accresceva la stima dei colleghi nei tuoi confronti.

Eppure gli Universi migliori erano stati creati con uno strappo alle regole, con un guizzo di Immensa Genialità che aveva generato fantasmagoriche ed eccitanti forme di vita superiore.

 

Un sottile linea si stagliò sulla immensa porta dell'ufficio del Coordinatore e un valletto sporse la testa..
"Si vuole accomodare, Signore?"

Jevah entrò cercando di esibire sicurezza ma anche rispetto e deferenza.

In fondo il Coordinatore era stato il Primo DIO e le discipline che adesso erano materia di insegnamento le aveva sviluppate Lui… nella sua Infinita Saggezza.

"Bene, Jevah… non ci vediamo dal giorno del tuo esame di abilitazione…"

"Ricordo bene il giorno, Signore… è stato durissimo affrontare il suo Giudizio ma mi ricordo che esso fu straordinariamente benevolo.."

"Non benevolo…. Giusto! Tu sei stato il più giovane e il più promettente dei miei discepoli… ma…"

"Ma….???"

"Ma c'è un ma… l'Universo che creasti in quell'occasione era ed è una meraviglia di Creazione… ma il sesto giorno creasti una creatura particolare… ricordi?"

"L'Uomo, Signore? Ne vado particolarmente fiero…. Un giorno quella creatura evolvendosi potrebbe persino arrivare al nostro livello di conoscenza… ha un potenziale enorme!"

"Già, enorme ed incontrollabile… lo sai cosa stanno facendo con la Forza Nucleare..?"

"Non riesco a seguire nel dettaglio la loro evoluzione Signore… e cerco di intervenire il meno possibile per dare la possibilità di evolversi liberamente alla loro mente"

"Bene, hanno scoperto le leggi base dell'interazione nucleare e stanno sperimentando la fissione dell'atomo.."

"Incredibile… solo seimila anni fa erano ad un livello poco più che animalesco e duemila anni fa hanno barbaramente eliminato il mio tentativo di diffondere un'etica e una morale superiore…"

"Adesso spaccano atomi come noccioline e non contenti sai dove tengono i loro esperimenti nucleari?"

"…. Nello spazio?"

"NO… SULLA TERRA…!!!!!"

"Ma.. ma.. è follia…!"

"Infatti ho decretato l'embargo totale nell'Universo. È la prima volta che lo applico, ho agito già agli inizi della loro esplorazione delle leggi atomiche ma con discrezione, ma adesso mi trovo a dover accelerare il processo!"
"Vuol dire che…"

"Sì… terra bruciata attorno a loro…. Allontanerò ogni pezzetto di materia dal loro pianeta e poi vedremo se è il caso di dare una lezione esemplare… c'è altra vita in quell'Universo… quei simpatici anfibi a metabolismo basato sull'arsenico di Orione per esempio…"

"Date loro qualche decennio.. potrebbero rinsavire…"

"Ebbene si… concederò loro un secolo, poi riunirò il Consiglio dei 12 e decideremo il loro destino..!"

"Sia fatta la Vostra Volontà Signore… " disse Jevah e si volto con tristezza verso la porta… era Onnisciente e Preveggente e non vedeva nulla di buono nel futuro per quegli esserini fatti a Sua Immagine e Somiglianza…

 

Erano rimasti in due nell'Archivio Storico Fotografia Spaziale della NASA.

"Guarda queste lastre fotografiche… Sono del 1902, segnalano un Red shift di alcune Galassie e stelle, ma in misura molto ridotta"

".. e queste?"

"Sono del 1930, il Red Shift è aumentato e non è un errore di osservazione o un miglioramento della precisione… è un aumento della velocità!"

"… non finisce qui, vero?"

"No, queste del 1945 indicano un ulteriore aumento della velocità..! E la velocità aumenta ancora dopo il 1990…"

"Le date che mi hai citato non sono un caso vero?"

"No, ho scelto la lastre in base a precisi momenti storici… agli inizi del 1900 i coniugi Curie scoprono e diffondono le proprietà straordinarie del Radio e degli elementi transuranici, nel 1930 inizia la ricerca sulle applicazioni militari e civili dell'energia atomica, nel 1945 sono state lanciate due bombe atomiche in guerra e fatti decine di esperimenti nucleari in atmosfera… ed infine nel 1986 la centrale nucleare di Chernobyl esplode nel più devastante incidente nucleare della storia."

"Per cui ad ogni aumento o segno di impiego di energia nucleare sulla Terra le Galassie aumentano la velocità di fuga?"

"Sembra proprio cosi…"
"… che cosa vorranno dirci….?"

"Se tu vedessi una bomba con la miccia accesa che cosa faresti…? Scapperesti nella direzione opposta..."

Sandro Degiani

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Il primo pensiero che ho avuto scrivendolo è stato.. se Dio lo leggesse lo troverebbe divertente? Io ritengo di si, perché Somma Intelligenza vuol anche dire somma comprensione e spirito umoristico altrimenti essere Dio che senso avrebbe senza una bella risata ogni tanto?
Il secondo è stato.. ma chi crede lo avrebbe apprezzato? Io credo di si perché in fondo non dissacro DIO, al massimo stigmatizzo e condanno l'Uomo e in particolare alcuni suoi folli comportamenti.
C'è stato un racconto di Asimov che in parte ricalca questo mio racconto.
Anche qui una divinità giudicava severamente i test nucleari umani cancellandoci, nella sua divina onniscienza, dal libro delle razze in crescita.
Finiremo davvero così?

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Novelle di Sandro Degiani

Il Console Pharaon Ulysses Kursk 1943 Capoverde 1944 New York 1946 Jevah Ritorno al Passato La minaccia del Krang Il Bianco muove e dà matto in tre mosse Gatto di Bordo Pilota Anche gli Dei devono morire Il Valore di un giorno Viaggio di un secondo Briciole Breve Storia del primo McDonald su Marte Volpiano Sud

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